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Autore: Evola Who    27/05/2019    1 recensioni
Se c’era una cosa che Abby Stiller poteva dire di conoscere molto bene, era la pazienza...
“Sì!” Si sfogò per qualche istante: “Volevo vedere Bennie And The Jets! Volevo vedere lei, con i suoi stivali elettrici ed il completo di mohair!”
“Sì… l’ho presente” rispose il ragazzo. “L’ho vista in una rivista.”
“Oooooh… Bennie And The Jets.”
Genere: Comico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Saturday Night

Londra, primi anni’70, un sabato di primavera
 
Se c’era una cosa che Abby Stiller poteva dire di conoscere molto bene, era la pazienza.

In fondo, quando si è la seconda genita, nata dopo un fratello maggiore che pensa solo a studiare fino a dimenticarsi di se stesso ed una sorella minore arrogante, vanitosa e che pensa solo alla moda ed all’ apparenza come una vecchia lady dell’Ottocento - ma dotata di una bocca sboccata e volgare, peggio di un scaricatore di porto - beh, impari molto presto a provare pazienza verso le altre persone. E lo impari sia verso ai tuoi fratelli sia verso i tuoi stessi genitori: una madre casalinga ed un padre piccolo imprenditore edile.

Fortunatamente per lei, i suoi non erano troppo chiusi mentalmente per impedire ai propri figli di vivere come preferivano le loro esperienze e scelte; ciò non di meno, apparivano sempre pronti a criticare ed a giudicare con distacco le nuove generazioni.

Nonostante tutto, Abby voleva bene alla sua famiglia.
Ma, se c'era un’altra cosa che lei amava quanto i suoi genitori ed i suoi fratelli, erano senza dubbio le sue passioni. Prima su tutte, quella per la musica.

Vittima fin da bambina dalla Beatlemania, aveva sviluppato un grande orecchio per la musica Rock. Era sempre pronta a scoprire nuovi sound, nuovi gruppi e nuove manie; e le riusciva parecchio facile unire la musica a tutte le altre, in primis il cinema e la fotografia. Coltivava le sue passioni con pazienza e amore e non avrebbe permesso a nessuno di impedirglielo.
Come ora.

 Stava andando al concerto di Bennie and the Jets, ossia il gruppo glam-rock più famoso del momento. Avevano appena iniziato una lunga tournée europea e la prima tappa sarebbe stata proprio Londra.

Ovviamente, Abby non poteva non andarci! Non solo perché adorava il glam-rock o perché, così, avrebbe avuto l’occasione di vedere dal vivo la mitica cantante Bennie Glam ed i suoi ragazzi, i Jet, ma soprattutto perché, quello, sarebbe stato, in assoluto, il suo primo vero concerto rock dal vivo.

Ormai, non stava più nella pelle per quella serata.
Il tour era stato annunciato parecchi mesi prima e lei stava letteralmente contando i giorni che sembravano non passare mai. Ma sapeva che, tutta quella attesa e quella pazienza, sarebbero state ampiamente ripagate.

Con passo svelto e leggero, stava andando in direzione del teatro dove, finalmente, ci sarebbe stato il tanto agognato concerto. Anche se mancavano almeno un paio d'ore all'inizio del concerto, voleva assolutamente essere la prima ad entrare nel luogo in cui si sarebbe svolta la più bella serata di tutta la sua vita.

Ma, quando raggiuse la sua destinazione, ebbe una notizia che non avrebbe mai voluto avere…
 
 
*** 
 
"CONCERTO CANCELLATO!"
 CANCELLATO!

 
Abby era furiosa.

La serata, l’evento ed il concerto che aspettava da mesi, tutte quelle ore in film, già alle prime ore della mattina per comprare i biglietto, e la fatica per guadagnare i soldi per comprarselo... tutto questo… cancellato!

Il sogno di mesi era svanito in un solo instante e tutto perché, all'ultimo momento, la cantante aveva dato forfait e se ne era andata! – almeno, questa era la versione del gestore del locale mentre incollava alle porta a vetri il cartello con la scritta “Concerto cancellato”.

E ora, quindi, se ne stava ritornando a casa, con le mani in tasca, il volto infuriato e gli occhi lucidi per la rabbia. E tutto quello che le riusciva di pensare, adesso, era che sarebbe rientrata a casa ed avrebbe sfogato la sua frustrazione chiudendosi in camera sua per tutto il resto del weekend.

“Ma, almeno, mi hanno rimborsato il biglietto. Be', era il minimo!” pensò.

Continuò a camminare per la sua strada a testa bassa, senza guardare dove stesse andando, finché si scontrò con qualcuno.

Alzò subito lo sguardo, scusandosi per quell'incidente, e vide un ragazzo davanti a sé.

Era un ragazzo giovane – probabilmente più grande di lei solo di pochi anni - più alto di almeno dieci centimetri, il viso un po’ allungato, guance piene, piccoli occhiali da sole dalla montatura squadrata ed una grande massa di capelli arruffati e spettinati di un color castano chiaro.

Si scusò subito con lui, dicendo che non l’aveva vista. Ma lo sconosciuto, sorridendo lievemente, iniziò a parlare.
“No, tranquilla. Non ti avevo vista neanche io. E… spero che non ti sia fatta troppo male…”

Confusa per quelle parole, lo fissò un po' stranita, dicendo: “Cosa?”

“Insomma, non… non volevo farti del male. Anche se… non ho capito come, visto che…”

“Aspetta, aspetta, aspetta…” interruppe lei, confuse “Davvero credi che mi sia fatta male solo perché ci siamo scontrati per un attimo?”

Abby continuò a guardarla con aria un po' dubbiosa, mentre il ragazzo rimase abbastanza interdetto, passandosi la mano attorno al collo con fare nervoso, rispondendo: “Forse…

“Okay…” rispose lei, per poi pensare tra sé e sé: “Questo è imbarazzante.”

Rimasero per qualche secondo in un silenzio teso, guardandosi senza sapere che cosa aggiungere. Alla fine, fu di nuovo lui a rompere il silenzio.

“Allora, come mai stai piangendo?”

“Non sto piangendo.”

“Però, hai gli occhi lucidi” le fece notare lui.

Abby, per istinto, si asciugò subito gli occhi sotto ai suoi occhiali, girandosi dall'altra parte.

“Non è niente” rispose, “Niente di catastrofico o di troppo serio, comunque. Solo una piccola sciocchezza. Tutto qui.”
“E… come mai una ‘una piccola sciocchezza’ ti fa stare almeno un po’ male?”

Lei tornò a voltarsi verso di lui, per fissare meglio quello sconosciuto con qualche perplessità.

Lui teneva il capo chino, forse perché era un po' timido, ma si notava benissimo che aveva gli occhi rivolti in alto, verso di lei. Era come se una parte di lui non la volesse guardare in faccia ma, allo stesso tempo, fosse sinceramente interessato a ciò che l'aveva fatta piangere.

Ed Abby, a dire il vero, non capiva il perché di tutto questo. Alla fine, però, cedette e decise di sfogarsi un po’ per la sua situazione.

“Nulla di troppo grave, per fortuna. Ma stasera sarei dovuta andare a vedere un concerto. Ero pronta a scatenarmi sul mio posto ed a divertirmi fino a tarda sera. Ma, a quanto pare, la cantante non si è presentata ed hanno dovuto cancellare l'intero show.”

“Oh, quale concerto? Quello di Bennie And The Jets?”

La ragazza, sentendo pronunciare il nome del gruppo, si abbatté ancora di più di morale e disse, singhiozzando: “Sì!”

Si sfogò per qualche istante, per poi riprendere a spiegare: “Volevo vedere Bennie And The Jets! Volevo vedere lei, con i suoi stivali elettrici ed il completo di mohair!”

“Sì… l’ho presente” rispose il ragazzo. “L’ho vista in una rivista.”

“Oooooh… Bennie And The Jets.”

Abby si sentì ancora più inconsolabile di prima, dopo quella confessione, come se fosse più brutto ricordare quell'evento che viverlo direttamente.

Il ragazzo, ora, si sentiva realmente imbarazzato e con le spalle al muro. Voleva in qualche modo trovare la maniera più pulita per uscire da quella strana situazione, che non sapeva bene come fosse nata e che gli stava persino sfuggendo di mano.

“Beh… come hai già detto tu…” lo sconosciuto cercò di esprimersi con tono gentile e cercando, al medesimo tempo, di tenere la testa alta. “Non è nulla di serio. In fondo, è solo un concerto. No?”

Al quel punto, Abby gli lanciò un'occhiata infuriata, come se avesse appena ricevuto il peggior insulto della sua vita. E sentì la sua pazienza che si spezzava tutto in un momento.

Solo un concerto?! Solo un concerto!?” iniziò a sfogarsi davanti al povero ragazzo.

“Hai idea da quanto tempo aspettassi questo giorno?! Hai una minima idea della pazienza che ho avuto in questi ultimi sei mesi?!”

Il suo viso si era fatto duro e pieno di rabbia, ma i suoi occhi tradivano un velo di lucidità.

Il ragazzo rimase sbigottito per quella relazione e per il tono della sua voce, che si era fatto alto ed acuto.

“Hai idea di quante aspettative nutrissi per questa serata? Sei mesi che ho letteralmente trascorso a contare i giorni! Non ho fatto altro che ascoltare i loro due album, i loro singoli, e leggere ogni singolo articolo su di loro in ogni rivista che mi capitasse di trovare, aspettando anche di compiere i diciotto anni per andarci da sola…”

Più continuava a sfogarsi, più la sua voce diventava struggente e singhiozzate.

“Ho dovuto lavorare per comprarmi il biglietto per il concerto, facendo la babysitter ai figli dei miei vicini! Sai che cosa voglia dire badare due gemelli pestiferi di quattro anni in una sola volta?!”

Le lacrime copiose iniziarono a rigarle le guance, ma senza che smettesse mai di parlare: “Tutto questo solo per vedere il mio primo concerto! Volevo solo godermi una bella serata ascoltando un po’ di musica rock! È chiedere tanto?”

Aveva un'espressione frustrata e triste. Quasi stanca, si asciugò gli occhi con le mani e tirò su con il naso, finché lui, con un sorriso timido, non le offrì un fazzoletto di stoffa.

Abby ricambiò lo sguardo, prese il fazzoletto ed iniziò ad asciugarsi il pianto.

“Comunque, ti capisco…” rispose lui. “In fondo, anche io ci rimango sempre male, per un concerto annullato. Capisco la tua delusione e la tua frustrazione. In fondo, come musicista, lo devo capire…”

“Sei un musicista?”

Abby, finito di soffiarsi il naso e di asciugarsi gli occhi, si riprese un pochetto e lo guardò con un sorriso sincero sulle labbra.

Lo sconosciuto annuì con la testa china, sentendosi un po’ nervoso per quello sguardo, rispondendo vagamente: “Beh, sì. Sono un cantante solista ed ho una band di accompagnamento.”

“E hai un concerto?”

“Beh, sì. In teoria, sto andando al locale dove mi sto esibendo in questi ultimi giorni... e, se ti va, potresti accompagnarmi ed entrare e… ascoltare.” Finì con un sorriso timido e con lo sguardo alzato verso di lei, anche se, questa volta, con gli occhiali abbassati sul naso. Così, per la prima volta, Abby poté notare i suoi occhi verdi e brillanti.

“Sì, perché no?” rispose lei, con sicurezza e con un'espressione più serena. “Tanto, ormai, la mia serata è andata. Mi hanno rimborsato il biglietto. Quindi, molto meglio stare ancora un po’ in giro, piuttosto che ritornare a casa ed andare a buttarmi nel letto senza nulla da fare.” E rise di gusto, contagiando lo simpatico sconosciuto.

“Comunque, io sono Abby” si presentò, con la mano tesa.

“Elton” rispose lui, stringendogliela.

“Nome insolito, non trovi?”

“Perché? Abby non è insolito?”

“Sì. Forse Abby è anche più insolito di Elton.”

Entrambi si misero a ridere, per poi iniziare a camminare uno di fianco all’altro lungo la strada.

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Note:
Eccomi qui!
Un'altra storia ad tema Elton John.
Nata dopo aver visto questa clip
del film
(una clip figisima e, lo dico
senza vergonia... mi farei Taron
Egerton, con indosso piume e 
paillette che lo rendono il
meno eterosessuale possibile)
E ho pensato:
"Hey? perchè
non scrivo una piccola storia ad
tema questa canzone e 'mettemi'
della storia?" ed è nata questa
storia, non piccola, per ammazzare
l'attesa di "Rocketman" e sperando
di pubblicarla tutta prima della uscita
Italiana del film?
(*SPOILER*
Non sarà così XD)
E l'ho messa della categoia AU
perchè la rock band glam

"Bennie & the Jets" è
una delle mie canzoni preferite
di Elton, e palra di una fan
che vuole vedere la cantante e
gruppo band "
Bennie & the Jest"

e il resto è storia...
letteramente XD
Grazie a tutti
ad quelli che hanno letto questa
storia e spero che vi sia piacuto.
Ad quando la seconda parte?
Boh XD
Ma spero presto ;)
In tanto, grazie ancora
per aver letto questa storia!
Evola 





 
   
 
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