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Autore: G RAFFA uwetta    27/05/2019    5 recensioni
Giovanni e Daniele non avevano compreso che la Vita era un Dono finché lei non aveva preteso la loro attenzione.
Non era stato facile venire a capo del groviglio che era la loro esistenza, ma la reciproca vicinanza aveva reso più semplice l’accettazione. Perché si sa, quando si ama ogni ostacolo non sembra più così insormontabile.
Attraverso alcuni episodi conosceremo un po’ della loro storia.
Questa sarà una raccolta disomogenea.
Le flash partecipano al contest ‘Il contest del Simbolismo’ indetto da Arianna.1992, rilevato da Little_Rock_Angel5 sul forum e si sono classificate al primo posto.
La oneshot 'Il vuoto nel cuore' si è classificata seconda al contest 'OUT & PROUND – Originali e Fanfiction’ indetto da Nuel2 sul forum.'
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Un amore nato dal caso



Non resta che guardare



Era una sera limpida, una di quelle in cui il cielo faceva l’amore con le stelle e la luna invidiosa si appiattiva dietro a un angolo buio. Giovanni, occhi viola e capelli neri come il carbone, se ne stava seduto sulla panchina dall’altra parte della strada a fumare pigramente, ammirando il paesaggio.

All’improvviso, senza un motivo valido, per un secondo, si fece silenzio. Ed era ben strano considerato il parco vicino che pullulava di insetti e il grande raccordo che sovrastava il quartiere periferico della città.

Poi un boato. Immenso e stucchevole, fradicio di pietre che rotolavano le une sulle altre.

La terra tremò e si spaccò, come se all’improvviso le fosse venuta voglia di ridere a crepapelle. Squarci bui come bocche affamate di coccodrillo afferravano e rivoltavano ogni cosa li sovrastava. Sciami di sirene, urla e scoppi si fusero con il terrore e la polvere imbevuta di calcinacci.

Fu di nuovo silenzio. Irreale e suggestivo come la nebbia di dicembre.

L’intero isolato era stato inghiottito. Rimasero indietro solo il dolore e lacrime sporche di sangue che si mischiavano agli idranti saltati lungo la via.

A pochi passi dalla panchina, una ruota girava lenta, il resto della macchina incastrato sotto un blocco di cemento. Una mano strisciò da sotto un tronco e sbucò dai rami fradici di detriti. Più lentamente un’altra la seguì, così come tutto il corpo.

Giovanni sbatté le ciglia, passandosi le dita tra i capelli sudici.

Sotto l’intermittente luce dell’unico lampione rimasto attaccato al suolo, quasi si strozzò ingoiando saliva mista a sangue. Davanti a sé scoprì che, al posto di un rigoglioso angolo di quartiere, vi era una voragine fumante.

La terrà tremò ancora un paio di volte, come se lo stomaco del coccodrillo si assestasse per accogliere meglio la propria preda. Lingue di fuoco erano disseminate ovunque lungo il percorso del gasdotto e sporadiche scintille crepitavano nel buio della notte.

Agghiacciato, si accasciò sulle ginocchia tremanti. Il suo urlo fagocitò il silenzio e l’eco ridestò i rumori che ripresero a ronzare nelle sue orecchie. Giovanni pianse impunemente come un bimbo.

Non si avvide degli uomini accorsi che si guardavano attorno impreparati. Dei curiosi che sgomitavano per avere la migliore visuale. Di una coperta e un abbraccio caldo che lo sorreggevano davanti a quell’inferno.

Era rimasto vivo solo lui. Tutto il resto era polvere di stelle.



Niente è più emozionante nella vita che vedersi sparare addosso e non essere colpiti – Sir Winston Churchill ( dopo aver subito un attentato )



Note dell’autrice: inizio un po’ forte per una storia che vuole essere raccontata.

Buona lettura e i commenti sono graditi.

Questa storia partecipa al contest ‘Il contest del Simbolismo’ indetto da Arianna.1992 sul forum con il prompt sopravvivenza/alligatore.

Disclaimer: l’immagine non è mia ma appartiene agli aventi diritto.

   
 
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