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Autore: Bloody Wolf    28/05/2019    6 recensioni
Storia senza un vero significato... in molti si sono chiesti cosa sia successo dopo il film ma io ho deciso di soffermarmi su quelle anime che invece sono scomparse per quel breve attimo che è composto da 5 lunghi e desolati anni...
E' spoiler se non avete ancora visto il film, spero che possa piacervi.
Dalla storia:
"Aveva pensato, stupidamente, di essere riuscito a sfuggire da quella gabbia ma non era così… quando il Tesseract aveva brillato vicino a lui su Asgard, qualcosa lo aveva obbligato ad allungare una mano e percepire, per l’ennesima volta, quel potere che infrangeva quella barriera che aveva eretto con tanta fatica, l’aveva avvertita nella propria testa mentre crollava con un suono secco e doloroso, l’aveva avvertita assieme alla risata sadica e vittoriosa dal Titano Folle."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor Stephen Strange, Loki, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non ha un vero e proprio senso questa Os,  lo so che leggendola non capirete perfettamente cosa significhi e per questo vi dico che non ce l’ha il senso oppure è a libera interpretazione …

Ho scritto questa cosina, che inizialmente doveva essere tipo duemila parole al massimo e che è cresciuta man mano che scrivevo, perchè dopo EndGame mi sono bloccata, rimanendo nel limbo e domandandomi cosa avessero fatto in quel breve attimo i nostri eroi.

Una cosa stupida? Sì.

Ma tutto è partito dalla frase che Loki dice a Thor prima di immolarsi ovvero “the sun will be shine on us again” ma che oltre ad un leggero ed ipotetico mezzo pensiero su un futuro non ci viene mostrato assolutamente nulla… Da lì mi sono detta, Loki è di sicuro nel Valhalla perchè si è immolato per dare motivazione a quel fratello, per dargli la forza di affrontare Thanos quindi il nostro ingannatore sa tutto o quasi…

Ok, vi sto spoilerando la mia stessa storia, sono un genio….

Comunque sia ci sono dei riferimenti ai fumetti che elencherò alla fine per chi non li conoscesse quindi buona lettura?

 

| 4714 Parole | NonSense | Drammatico |

 


 
 

Raddrizzò la schiena ed incrociò le mani sul grembo, alzò il mento con fare fiero e sprezzante lasciando che i suoi occhi saettassero in quel luogo per ricordare a chiunque incontrasse quello sguardo che lui rimaneva comunque il  grande dio dell’inganno…

Anche lì, in quel posto in cui solo i prodi guerrieri potevano trovare conforto, lì dopo millenni che si radunavano creature di ogni galassia e mondo, lì dove la miriade di gente che era sparita dopo il famigerato schiocco si era radunata, affollando la sala con impietoso rumore.

Erano apparsi dal nulla, si era formati corpo dopo corpo come polvere soffiata nell’universo; si erano radunati nel Valhalla, forse visti dalle Norne come innocenti che erano finiti in quel conflitto per errore.

Molti si avvicinarono a loro, camminarono inizialmente silenziosi e spaventati da quel nuovo luogo di riposo eterno, in quel posto dove musica e divertimento accompagnavano i prodi con allegria in quella dipartita.

Asgard rimaneva un popolo di dei e di dee, dalla bella presenza e dai modi affabili e gentili, ma nonostante tutto alcuni umani si scostavano nel vederlo, forse memori di ciò che aveva fatto in quella loro cittadina, ignoranti sul fatto che lui avesse cercato di limitare i morti.

Loki era molte cose oltre che ad un dio: era un ingannatore, un doppiogiochista, un burlone e un potente mago, un approfittatore e delle volte anche un sadico ma mai era stato un assassino spietato.

Aveva invaso New York per salvarsi da quell’oblio che la caduta gli aveva imposto, aveva trovato appiglio in Thanos ma quando aveva capito in cosa consisteva quel folle piano, si era opposto a quella nuova prigionia mentale e aveva creato un nuovo percorso per quell’energia che lo comandava, aveva creato un’alternativa meno sanguinosa per gli umani e per sé.

Aveva pensato, stupidamente, di essere riuscito a sfuggire da quella gabbia ma non era così… quando il Tesseract aveva brillato vicino a lui su Asgard, qualcosa lo aveva obbligato ad allungare una mano e percepire, per l’ennesima volta, quel potere che infrangeva quella barriera che aveva eretto con tanta fatica, l’aveva avvertita nella propria testa mentre crollava con un suono secco e doloroso, l’aveva avvertita assieme alla risata sadica e vittoriosa dal Titano Folle.

Era stato doloroso rendersi conto che nemmeno Thor poteva qualcosa contro quel mostro con la distruzione nel sangue, un mostro che altro non omaggiava se non Morte.

Aveva commesso un terribile errore quando si era fidato di lui nei fumi di quel delirio cosmico, era stato lui a dare inizio a tutto quello, aveva visto attraverso gli occhi di quei fedeli discepoli, che accompagnavano Thanos, ogni singolo mondo che aveva distrutto per quel famigerato equilibrio, aveva percepito sulle proprie spalle ogni singola creatura che aveva perso la vita per quella follia.

Aveva provato a dirlo a Thor ma l’influenza sulla sua mente era troppo forte affinchè il fratello capisse davvero il significato di quel “è troppo tardi”, un significato che Loki si portava ancora nel cuore sperando che quel suo ultimo sacrificio avesse portato, nel dio del tuono, lo spirito di rivalsa che tanto voleva vedere in lui.

Thor era da sempre destinato a grandi cose, doveva vegliare su quei mondi mandati alla deriva e badare a quel popolo che tanto avevano ignorato ma che, in verità, valeva più di loro senza avere nè poteri nè longevità.

 

Il Soldato d’inverno, la Pantera Nera, Groot, Wanda, Falcon, Peter e il Dottor Strange assieme a milioni di altri giunsero in quel limbo avviliti per quella sconfitta ma con un lieve sorriso di incoraggiamento mentre attorno a loro la musica si levava festosa.

Non li conosceva tutti ma Gamora era di fianco a lui e, volto dopo volto, gli spiegò parlandogli con tono freddo perchè in fondo nemmeno lei li conosceva se non per sentito dire, lei parlava ma dentro aveva il fuoco e Loki se ne accorse, lo notò da quegli occhi che saettavano addolorati alla ricerca di qualcuno a lei caro, qualcuno che, quando riuscì ad individuare, si fiondò verso di lei abbracciandola con sentimento.

Perchè doveva essere così difficile vedere quegli umani che pativano tanto per delle emozioni come quelle? Forse perchè da un lato, in qualche parte nella sua testa Loki aveva osservato quei volti con disperazione, nascosta sotto strati e strati di indifferenza e di freddezza, alla ricerca di qualche volto a lui conosciuto, il volto di Thor e, ogni volta, augurarsi che lui non fosse lì in quella marmaglia e accozzaglia di falsi guerrieri.

“Io sono Groot.”

Spostò il volto l’ingannatore, guardando quella creatura e stirando un lato della bocca in un piccolo sorriso abbozzato, aveva studiato assieme a quel pentapalmo di suo fratello quella lingua e quelle tre sole parole avevano più significato di quanto si potesse pensare. Decise di rispondergli mantenendo quello sguardo fiero ed inscalfibile mentre dentro di sè però i ricordi ferivano come lame.

“Come conosci il dio del tuono, creatura?”

Le stesse tre parole vennero dette da quella specie di albero e Loki si ritrovò a socchiudere gli occhi annuendo consapevole che quello era ciò che aveva sperato per tutti quei… giorni? Mesi? Anni?

Lì il tempo non scorreva, sembrava tutto infinito e bello, ma forse lo era per quei guerrieri che davvero avevano trovato quella pace ma per chi, come Loki o quelle persone, non c’entravano nulla, forse era solo l’ennesima condanna.

“Il mio sacrificio aveva quello scopo Groot e sono impressionato che Thor abbia capito quale fosse il suo destino.”

L’albero si sedette vicino a lui, gli sorrise mentre si osservava attorno come se mai, nella sua lunga vita, avesse visto nulla di simile nonostante le mille mila fasi che uno della sua razza doveva affrontare…

“Io sono Groot.”

Gli occhi del dio si spalancarono di poco, impercettibile quella sottigliezza di sorpresa e di dolore che, come un lampo a ciel sereno, adombrò quelle membra stanche.

“Questo era il mio destino, le Norne avevano già tessuto questo per me e se da guerriero dovrò restare qui, in questo Valhalla senza scampo, così sia...”

Thor aveva raccontato loro cosa lui, il grande ingannatore, aveva fatto come si era immolato stupidamente contro quel folle titano e lo aveva pianto da quell’unico occhio che era rimasto sano, ricordando sempre di più nella mente di Loki, sfumatura dopo sfumatura, quel padre che tanto aveva odiato e poi tollerato…

Aveva visto cosa sarebbe successo, lo aveva forse solo immaginato quando, nel delirio, Thanos lo aveva accarezzato prima di spedirlo, con la tenebra nella testa, verso Midgard; aveva visto gli Asgardiani morti, sparpagliati tra le lamiere di una nave, aveva visto quel guanto e quelle sei preziose gemme radunate attorno a quel ghigno malefico.

Quel sogno aveva avuto termine quando aveva guardato in basso, ai suoi piedi il cadavere di quel fratello che tanto aveva invidiato e mal sopportato, lì ai suoi piedi con gli occhi colmi di lacrime rosse, la carnagione bianca e i capelli corti e maltagliati mentre sul suo collo grossi ematomi si andavano a mostrare dolorosi e significativi.

Solo a quel punto la sua mente si era ripresa, aveva iniziato a capire che nulla sarebbe stato uguale, che nulla avrebbe potuto davvero migliorare…

“E’ troppo tardi.”

Avrebbe potuto dire qualcosa, aiutare o altro ma aveva preferito fare un passo indietro e lasciarsi trasportare da quelle morti che lo avevano accompagnato fino alla sua dipartita: la sua amata madre, Frigga e quel padre che celava segreti oscuri come la presenza di quella sorella che tanto aveva ammirato quando poi aveva gettato lontano da Asgard, Heirmdall che li aveva sempre scrutati come un secondo padre con quei suoi occhi che parevano ambra.

 

Si isolò come faceva sempre, si sedette in disparte su una sedia lontana dal grande banchetto, accavallò le gambe con eleganza e si perse nei meandri della propria mente.

“Loki Odinson?”

Alzò lo sguardo rivolgendolo a quell’umano che gli stava parlando con tono serio ma che nascondeva con maestria una leggera punta di irritazione e di agitazione.

Il dio annuì guardingo e pronto a scattare nonostante fosse consapevole che nessuno all’interno di quel salone potesse davvero fargli del male fisico.

“Io sono Strange, il sommo stregone che doveva proteggere la Terra dalle minacce…ci siamo conosciuti in passato.”

Loki sorrise mostrando quei denti perfetti, divertito da quel personaggio che gli si era presentato come un potente stregone, proprio a lui che dominava il Seidr meglio di Freya…

Dietro di lui un giovane midgardiano, nei suoi occhi si poteva leggere uno stupore misto a paura, uno sguardo carico di una fobia mentale e per nulla reale, Loki sembrò leggere quell’anima forse perchè si rispecchiò in essa o forse perchè nessuno lì dentro era davvero in pace con se stesso.

Lesse il dolore del giovane ma soprattutto si immedesimò in quel senso di abbandono e di solitudine che lo stavano quasi sommergendo...

“Ero in possesso della gemma della realtà e oltre a guardare i possibili futuri ho guardato da dove venivano le gemme… mi sono imbattuto nel tuo sacrificio, Loki.”

L’ingannatore però era fisso su quel giovane che aveva fatto inconsapevolmente un passo indietro nello scontrarsi con quello sguardo chiaro e sicuro di sé, aveva spostato lo sguardo sentendosi improvvisamente nudo e consapevole che quegli occhi gli avevano ormai già sondato l’anima.

“Un sacrificio vano, Strange se voi tutti siete qui, alla mia presenza... “

Il giovane avanzò facendo alcuni passi ma mantenendosi vicino a quello stregone, forse speranzoso che quello Strange fosse abbastanza potente per mantenere quella minaccia, che altri non era Loki, calmo e seduto.

“S-Signor Loki nessun sacrificio è stato vano in questa guerra… e io penso che dobbiamo solo aspettare e credere in chi è rimasto.”

Il dio sorrise, nei suoi occhi albeggiava la tristezza e la desolazione di chi sapeva che, qualsiasi cosa sarebbe accaduta da quel preciso istante in avanti, nulla sarebbe cambiato.

“Speranza dici, giovane super eroe? In questo breve istante in cui noi tutti siamo qui, il tuo mondo potrebbe già non esistere più, potrebbero essere passati millenni e ciò che una volta chiamavi Terra, ora essere soltanto un altro Buco Nero all’interno dell’universo… questo stai chiamando speranza.”

Fece una breve pausa per guardare quella giovane anima speranzosa andare lentamente in pezzi, voleva vederla mentre si frantumava e cadeva a terra, osservarla disfarsi con quel languido dolore della disperazione ma nulla di tutto ciò accadde… alcune lacrime velarono quegli occhi prima che esso parlasse.

“Sono sicuro che il signor Stark risolverà la questione, io lo conosco, non si darà pace fino a quando avremo vinto!”

Innocenza. Purezza. Gioventù.

Si portò le mani incrociate sul grembo prima di sospirare e voltare lo sguardo verso quel banchetto che dominava quel salone, parlò per l’ultima volta rivolgendosi ad entrambe gli eroi:

“Speriamo che l’umano non sprechi la possibilità come ha fatto il Dio.”

Lo stregone abbassò lo sguardo consapevole del peso di quelle parole e rispose cercando di non cadere nella trappola del dio perché nessuno, a parte loro due, conosceva quel destino.

“Saggia osservazione ingannatore.”

 

"Come lo sai?"

Quello stregone si era avvicinato a lui nuovamente, si era accomodato di fianco a lui e aveva parlato senza nemmeno guardarlo in volto, troppo occupato a guardare quei suoi compagni che cercavano di rimanere allegri in quella marmaglia caotica.

"Come faccio a sapere cosa di preciso?"

Un profondo respiro venne rilasciato da quei polmoni, come se mantenere quella discussione in atto fosse un problema, qualcosa di troppo grande persino per il grande Strange…

"Della possibilità, Loki."

Il dio voleva giocare con quell'uomo, voleva capire fino a dove poteva tirare quella corda e vedere con i propri occhi il momento in cui si sarebbe spezzata.

"Possibilità di cosa, Strange?"

Il suo tono era calmo, pacato e dubbioso, era un buon ingannatore in fin dei conti e la cosa fece sorridere lo stregone, obbligandolo a scuotere il capo.

"Non penso di poter vincere questa battaglia, le tue armi sono state affinate negli anni mentre le mie sono ancora troppo acerbe…"

Anche sul volto del dio si formò un sorriso consapevole della sua breve vittoria, non avrebbe mai rivelato i suoi trucchi, men che meno lo avrebbe fatto con qualcuno che usava la magia.

"Sai, Stephen, non ho ancora digerito del tutto quel tuo scherzetto del farmi cadere nel vuoto per trenta minuti… sono una creatura molto rancorosa."

L'ennesimo sorriso si levò dal volto dello stregone che, dopo aver lanciato l'ennesima preoccupata occhiata a Peter, si decise di guardarlo in volto con occhi insicuri.

“Non sarà facile vincere e ne sono consapevole ma... vorrei poterti dire che verrai con noi ma sono consapevole che tutto questo alla fine è la tua punizione.”

Sul volto di quell’umano si formò una serie di piccole rughe sulla fronte specchiandosi nel volto tranquillo e quasi scocciato del dio dell’inganno; Loki era morto, come quella metà di Asgard, prima dello schiocco così erano solo rimasti come carne da macello per quel maledetto che li avrebbe appesi al suo muro come un trofeo, uno dei tanti che aveva collezionato nella sue eterna vita.

“Io ho commesso fin troppi errori, mi hanno scortato qui passo dopo passo, sofferenza dopo sofferenza ma guardandomi indietro, Dottor Strange, non rimpiango nulla di ciò che ho fatto, quindi ora ti chiedo di darmi una risposta alla domanda che ora ti pongo…”

Loki fissò quelle iridi che lo stavano scrutando alla ricerca di quel cavillo di menzogna, quel particolare che induceva la bugia ma che Loki era sempre stato bravo a nascondere quasi con maestria.

“Daresti davvero ancora una possibilità ad uno come me?”

Il sommo stregone si ritrovò a sospirare e a scuotere il capo, era consapevole delle dicerie e delle malelingue che si erano diffuse su quel personaggio; prima pensava fossero solo semplici leggende ma quando nelle sue vene aveva iniziato a scorrere la magia aveva preso coscienza di quelle parole, aveva visto attraverso quei mondi e quelle magie differenti qualsiasi cosa…

“No, Loki. Chi mai si fiderebbe di un folle che si lancia, armato solo di un pugnale, dopo aver consegnato una delle gemme, verso Thanos?”

Loki aprì bocca, fece per parlare ma si zittì ascoltando una voce che, con tono pacato e orgoglioso, parlava dando corda a quel dio…

“A quanto ho capito dal racconto che ci hanno brevemente detto, bhe devo dire che se nonostante tutto nessuno avrebbe puntato nulla su di te, Thor l’ha fatto ed è grazie a te che il dio del tuono ha forgiato StormBreaker.”

Quella voce era pacata, addolorata ma carica di orgoglio, come se la sua presenza lì fosse solo l’ennesima prova che dall’altra parte ce la stessero facendo.

“Cosa fai qui, Natasha?”

La voce di Peter arrivò alle loro orecchie con tono spaventato e spezzato, si era avvicinato a loro ed era stato seguito da tutti quelli che facevano parte degli Avengers.

La donna si era bloccata, persa con occhi bassi e un sorriso soddisfatto stampato in volto, qualsiasi sacrificio avesse dovuto compiere ne era soddisfatta, consapevole dell’importanza del gesto che aveva compiuto.

“C’è una possibilità di riportarvi tutti indietro e la seguiremo fino alla fine, sappiatelo.”

La rossa si ritrovò a sorridere a quelle persone che si ritrovarono ad annuire come rapite da quelle parole, da quella speranza che qualcosa potesse andare per il verso giusto, almeno quella volta…

 

“Così tu sei stata il prezzo da pagare, Vedova Nera, saggia scelta la tua.”

La russa si era allontanata da tutta quella marmaglia che, felice di quella mezza verità, si era concessa un brindisi o due per riuscire a pensare che tutto sarebbe migliorato ma lei si ritrovò ad isolarsi dietro ad una colonna. Ci si era appoggiata e aveva chiuso gli occhi inconsapevole che dall’altra parte di quel freddo sasso ci fosse il dio degli inganni che attendeva che lei si spezzasse.

“Speravo di non trovare più alcuna rottura dopo la morte ma a quanto pare mi toccherà sopportarti, Loki.”

Il dio ridacchiò stirando le labbra in un sorriso affabile e divertito, non aveva motivo per preservare quel lato doppiogiochista, non lì dove nulla aveva una fine e soprattutto non dove l’eternità durava un battito di ciglio.

“Non ci sarà ritorno per te e per Gamora, le gemme vi hanno corroso l’anima, ve l’hanno divorata lasciando che la vostra mente si corrompesse…”

Natasha si lasciò scivolare a terra e si tirò le ginocchia al petto, non aveva detto nulla agli altri, gli aveva dato una speranza che lei stessa vedeva possibile ma che, in quel preciso momento, si rese conto di quanto tutto fosse andato a rotoli e di quanto lei avesse davvero perso: tutto.

“Come puoi essere così calmo di fronte alla dannazione eterna?”

Il dio la guardò camminando attorno a quella grossa colonna con passo lento e calcolato, si appoggiò con una spalla alla fredda roccia, inarcò elegantemente un sopracciglio prima di indossare l’ennesimo sorriso e parlare con parole chiare e fredde verso quella che, una volta, era quasi riuscita a fare breccia nelle sue difese.

“Dannazione eterna la chiami? Preferisco mille volte essere qui ad elaborare un modo per tornare nel regno dei vivi che essere sul campo di battaglia come una delle tante pedina degli scacchi. Chiunque venga a contatto con le gemme viene influenzato da esse e dal loro potere, Thanos ne è consapevole e avrebbe usato il tuo legame con gli Avengers per metterli l’uno contro l’altro come fece quella prima volta attraverso lo scettro.”

 

Sembrava essere passato un'epoca intera, millenni forse quando Strange si ritrovò ad alzare lo sguardo verso il dio dell'inganno con occhi speranzosi, annuì con il capo mentre il suono di uno schiocco di dita si espandeva in quell'aria satura di allegria.

Uno dopo l'altro sparirono come semplici statue di cenere che, a contatto con la minima onda, si sciolgono e si disfano lasciando solo un piccolo cumulo ai propri piedi.

"Loki…"

Il sommo stregone fece un leggero inchino con il capo prima di sparire completamente, lasciò quel semplice ed elegante ringraziamento nella stanza di quel riposo eterno.

Silenzio.

Ecco cosa giungeva ora alle orecchie del dio, quella metà dell'universo era tornata al suo giusto posto ed ora il Valhalla era tornato desolato, non più affollato e ricco di vita ma ora era solo colma di vecchi guerrieri che ricordavano una vita che non sarà mai più, almeno non per loro.

Come era possibile che quel luogo fosse ancora lì nonostante che il Ragnarok fosse giunto?

Una maledizione forse, l'ennesimo inganno a cui Odino aveva partecipato nel tendere le trame a discapito di quel figlio che aveva raccolto da una roccia…

"Ce l’hanno fatta alla fine…”

Natasha si era seduta vicino a lui, guardava quella metà che tornava a casa e sorrise, dai suoi occhi lente lacrime scivolarono verso terra, cadevano silenziose e colme di quel sentimento di orgoglio e di addio con cui il dio si scontrò quando lei si voltò a guardarlo…

“Ce l’abbiamo fatta, Loki.”

Il dio poggiò il capo contro lo schienale di quella sedia e permise ad un leggero sorriso di avanzare sul proprio volto, il grande male era stato debellato e nonostante tutto lui era riuscito a dare una, seppur minima, mano…

La sua mente iniziò a ragionare, ogni luogo che fosse divino o infernale, umano o altro, aveva una via d’uscita, lì nascosto da qualche parte doveva esserci quel percorso segreto e conosciuto da pochi per andarsene.

Aveva trovato quelle vie anche ad Asgard, aveva eluso anche il grande guardiano quindi che difficoltà ci poteva essere per evadere  anche da quel luogo?

Avvertì su di sè lo sguardo dubbioso della rossa ma la ignorò continuando a permettere alle proprie iridi di sfogliare, angolo dopo angolo, quell’intero salone.

“Nell’ipotesi che io trovi una via d’uscita, vulvetta che non sei altro… mi fermeresti o vorresti con me?”

Natasha si fissò su quel volto calmo e pacato che stava parlando di fuggire da quel luogo come se stesse parlando di evadere da una qualsiasi prigione, quella proposta aveva i suoi vantaggi come i suoi svantaggi e ne era consapevole, eppure un lieve fremito si levò dalla sua pelle risalendole con intensità l’intera schiena.

“Perchè mi porteresti con te?”

Il dio mostrò i denti sorridendo con quella punta di sadicità a cui non riusciva a dividersi, era così bello e prezioso potersi prendere gioco di chi aveva di fianco, anche solo con quelle parole che tanto amava…

“Perchè di solito le vie traverse sono colme di pericoli e ti userei come un sacrificio umano...”

La donna ingoiò a vuoto cercando di mantenere la calma e annuendo però a quella creatura che, tanto pareva folle quanto però sapeva il fatto suo, come poteva essere Loki una delle più grandi contraddizioni che lei avesse mai incontrato e affrontato?

“Divertente davvero… ma sarebbe comunque meglio che rimanere qui, per l’eternità a pensare.”

Loki si voltò verso di lei, il suo ghigno si spense, inarcò un sopracciglio e sbuffò, non era nemmeno più divertente avere a che fare con gli Avengers, o in quel caso con Natasha, non lo vedevano più come un male ma come un fastidioso ronzio, un allarme costante ma sopportabile, era diventato il male necessario e, anche se la cosa avrebbe dovuto dargli fastidio, in quel preciso istante quel semplice pensiero gli fece piacere; nella sua mente diede alcune risposte ai propri quesiti, forse non gli dava più tanto fastidio perchè aveva imparato a conoscere gli umani e sapeva che mai si sarebbero fidati completamente di lui, avrebbero sempre avuto pronto un piano b e il solo pensiero gli risollevava l’animo, ma la verità che si celava sotto a strati e strati di strafottenza era che, forse, per una volta il dio dell’inganno si sentiva dalla parte giusta del velo, lì in quel luogo perchè aveva compiuto qualcosa di giusto, in modo sbagliato, ma lo aveva fatto ed era quello che secondo le Norne contava…

Gli dispiaceva a dire il vero non aver potuto godere nel vedere il volto di Thanos mentre capiva di aver perso, avrebbe davvero voluto vederlo con i propri occhi e sentire nelle proprie viscere quel piacere che lo inondava.

Era l’unico rimpianto che aveva di quella battaglia.

 

Natasha si fiondò verso quell’ultima figura che era giunta fin lì, gli si era lanciata al collo e aveva iniziato a piangere senza alcun freno inibitore mentre lo sguardo di lui si innalzava da terra e si posava sulla figura statuaria del dio dell’inganno.

“Dove siamo? Io ho...”

Tony si guardò le mani notando la mancanza della sua fedele armatura, notò sulla sua mano destra un reticolo di vene più scuro, come se il guanto che aveva imbracciato le gemme gli avesse semplicemente bruciato quella zona, cauterizzata…

“Schioccato le dita, Stark.”

Tony assottigliò lo sguardo verso quel dio che pareva sapere tutto, guardò Natasha e le sorrise come a volerla consolare quasi a volerle dire che ora anche lui era lì e che assieme avrebbero affrontato qualsiasi cosa.

“Tu lo sapevi…”

Si voltò il dio e se ne andò, tornando a sedersi su quella sedia che ormai gli apparteneva, non sapeva quanto tempo fosse passato di preciso ma dopo quel famigerato schiocco di dita, non conosceva altro di quel futuro che spettava a chi era vicino, sembrava quasi che le Norne avessero chiuso la tenda che faticosamente era riuscito ad aprire sul futuro.

“Ehi! Piccolo Cervo se lo sapevi perchè non me l’hai detto? Perchè non ci hai avvertito!”

L’ingannatore si fece serio prima di accavallare le gambe e semplicemente parlare quasi sussurrando parole che fece spostare di posto chi stava seduto a quelle tavolate, eresie di un folle traditore che aveva visto il futuro prima che divenisse tale.

“Se te lo avessi detto avrei sconvolto gli eventi, le Norne avrebbero trovato un modo per riequilibrare tutto ma a vostro discapito… sono stato zitto, ho osservato nel delirio della follia che Thanos mi aveva imposto all’inizio, Stark.”

Strinse la mano a pugno prima di tornare a parlare quando i due eroi si fecero più vicini a lui, non c’era astio nei loro occhi ma solo una grande confusione.

“Credermi o meno non mi cambierà nulla ma sappiate che le vittime di New York dovevano essere migliaia se io avessi seguito alla lettera il suo piano.”

Tony socchiuse gli occhi, si leccò le labbra e annuì alzando la mano verso quel dio che stava ancora parlando, non voleva più sapere nulla di quella storia, voleva solo prendere un bel respiro prima di ricominciare a combattere per quella vita che gli era stata strappata per la salvezza dell’umanità e dell’universo.

“Loki, so che può sembrare una frase fatta ma in questi ultimi giorni, prima che tutto crollasse definitivamente ho pensato molto, ho analizzato l’intera questione e mi sono reso conto che con l’esercito che avevi a disposizione non potevi fallire eppure lo hai fatto…Perchè?”

Gli occhi dell’ingannatore si chiusero, stanchi e provati da quella storia ma felice che quell’umano che amava interpellarlo con nomignoli a lui  incapibili, avesse messo assieme i pezzi, forse troppo tardi ma lo aveva fatto.

“Perchè mi domandi? Non sono un assassino, non sono un dominatore e nemmeno un folle…”

Si leccò le labbra prima di terminare quel breve discorso godendosi le iridi di quell’umano mentre capiva la vera essenza di quel dio che tutti avevano additato come spietato e sadico.

“Io sono il caos e non lo nego, Stark, ma in tempi antichi io vi portai il fuoco disubbidendo agli ordini di Odino.”

Il capo di Tony si abbassò, aveva perso tutto a partire dalla sua famiglia fino a perdere la propria vita per un conflitto che durava miliardi di anni e che nessuno aveva davvero compreso fino in fondo.

“L’equilibrio che Thanos cercava era un’utopia, di questo ne sono certo ma che la nostra amata Diva fosse dalla nostra parte, accidenti questa è una rivelazione!”

Loki alzò gli occhi al cielo e li lasciò semplicemente roteare, quell’essere sapeva essere fastidioso ed interessante allo stesso modo, era odioso e aveva modi di fare così altezzosi da dargli quasi fastidio, ma in fondo era l’unico che aveva fatto ciò che andava fatto per salvarli tutti, l’unico che aveva avuto il coraggio di schioccare le dita.

“Uomo di ferro stai zitto, sei fastidioso.”

Nat aveva un sorriso che gli schiariva il volto mentre li osservava perchè inconsapevolmente stavano spezzando quell’alone di sofferenza e di ricordi che Tony aveva portato inevitabilmente con sè.

“Tony, Loki… abbiamo vinto, siamo riusciti a fermarlo, dei e umani…”

Loki si rilassò contro quella sedia e sospirò soddisfatto mentre nella sua testa il pensiero costante di un’ipotetica via d’uscita lo tormentava, Tony si sedette a terra guardando per la prima volta quella sala e annuendo a se stesso parlò, fiero nonostante le parole che gli si ruppero in gola per via delle lacrime che avevano iniziato a cadere copiose dai suoi occhi.

“Abbiamo vinto, abbiamo salvato l’universo ma il prezzo è stato alto ed era siamo qui, seduti di fronte ad un banchetto…”

Natasha gli si sedette di fianco poggiandogli una mano sulla spalla per aiutarlo a superare quel ricordo doloroso, lei avrebbe ridato la sua anima per permettere a quell’uomo, una volta egoista e pieno di sè, di poter vivere la propria vita con quella bambina che lo aveva cambiato più di quanto avessero fatto i vari combattimenti.

“Riposate perchè il Valhalla è un luogo di allegria dove solo i grandi guerrieri, che hanno raggiunto la pace, possono stare.”

Gli sguardi dei tre si trovarono e Loki sorrise loro, ambiguo e doppiogiochista, consapevole che quella non fosse la loro fine perchè nessuno di loro era davvero in pace per poter rimanere lì, in quel limbo fatto di gioia e di poco altro, era certo che per loro non fosse finita quella partita.

 

Lo sguardo di Loki si posò sulla figura che avanzava danzando verso il centro della sala, si alzò senza fare alcun rumore e camminò verso di essa con passo sicuro, la guardò muoversi leggiadra con quei lunghi abiti scuri e quel volto scavato e pitturato di bianco e di nero.

“Lady Morte è un piacere incontrarti.”

La donna si mosse abbracciando quel dio ed obbligandolo a muovere alcuni passi di danza, leggiadri e impalpabili, come le due creature che erano.

“Il vostro tempo non è ancora giunto al termine, Loki figlio di Laufey. Solo tu puoi trovare la via che mai è stata trovata qua dentro, mi raccomando... non farmi perdere una scommessa, Ingannatore.”

 

Fine.

 

 

Lady Morte che cito un paio di volte è nei fumetti la “donna” a cui Thanos dedica le sue stragi, è la stessa di cui lui è innamorato ma che lei, dopo averlo usato per recuperare qualcosa di cui non mi ricordo di preciso, lei snobba e si innamora del nostro Deadpool.

Quindi diciamo che lei è un’entità a tutti i costi, so che nel film non è stata nemmeno menzionata ma io la adoro quindi l’ho inserita in questa OS.

Altra piccola cosa, anzi piccola licenza poetica, è che Loki conoscesse tutto, consapevole ma ottenebrato dal controllo mentale del Titano.

Detto ciò non so che dirvi, insomma io l’ho letta tipo trenta volta e sono in uno stato d’animo in cui mi piace ma non mi piace, non sono soddisfatta ma nello stesso momento lo sono quindi mi affido a voi, impavidi lettori che avete avuto l’ardore di arrivare fin qui, vi chiedo umilmente di dirmi anche brevemente cosa ne pensate di questa storiella.

La grafica è fatta da me e basta, mi affido al vostro giudizio e sappiate che sono rimasta sconvolta da EndGame e penso che farò fatica a riprendermi, sappiatelo.

 

Bloody Wolf

 
   
 
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