Personaggi: Tony Stark, Natasha Romanoff
Pairing: none
Words: 536
Genere: introspettivo
Rating: giallo
Contesto: Avengers: Endgame (SPOILER!!)
Beta: Nais
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono.
Note: Scritta per il drabble event del 10/05 - 12/05 2019 con il prompt: "Tony & Nat, Non avrebbero mai scommesso di trovarsi sul ponte del paradiso insieme, loro che si erano spesso scontrati e non avevano mai avuto la possibilità di riappacificarsi prima della morte.
"A cosa stai pensando?"
"A casa e al fatto che sono finalmente salvi, Tony. Ce l'abbiamo fatta."
"Io stavo pensando a un cheeseburger, pensi che ce l'abbiano in questa landa desolata?"
Nat aveva semplicemente riso."
we'll just start walking again
Si sveglia al suono
delle onde di mare, una leggera brezza marina ad accarezzargli il volto
e l'odore di salsedine a pizzicargli le narici.
Borbotta scontento: non vuole alzarsi. Non è sicuro di dove
si trovi e ciò dovrebbe allarmarlo, questo lo sa, ma al
momento si sente troppo bene perché possa davvero
importargliene qualcosa. C'è un senso di calma e contentezza
a pervadergli il corpo ed è una sensazione preziosa che nel
tempo ha imparato a custodire gelosamente ogni volta che gli
è capitato di poterla saggiare.
«Sei sveglio?»
Conosce quella voce.
Tony si permette di aprire un occhio soltanto e si accorge di essere
disteso. Qualcuno, seduto accanto a lui, lo sta guardando dall'alto.
«Natasha?»
Lei inclina appena un angolo delle labbra in un sorriso di assenso.
Con una grande forza di volontà e un sospiro forse un po'
esagerato, Tony decide di aprire anche l'altro occhio e si mette
seduto. Si trova su un ponte di pietra, le gambe penzoloni oltre il
bordo, ognuna tra una barra e l'altra della ringhiera in ottone dorato.
Sotto di lui, le onde del mare di infrangono chiassose sulla battigia,
per poi ritirarsi e lasciare il segno delebile del loro passaggio.
«Uh» gli sembra una risposta abbastanza
appropriata. Natasha inarca un sopracciglio: «Tony Stark
senza parole. È vero che esiste una prima volta per
tutto.»
La guarda storto, giusto perché quella, ormai, è
la risposta standard alle sue frecciatine.
«Dove siamo?»
Natasha si prende qualche secondo, mentre contempla in silenzio
l'orizzonte. Alza le spalle in un gesto noncurante: «Il
Paradiso, se sei un credente. Sinceramente non mi interessa come si
chiama.»
Tony si acciglia. Adesso ricorda: è morto in battaglia. Non
sa come, esattamente, dovrebbe sentirsi di fronte a questa
realizzazione. Amareggiato, forse, ma non sembra possibile provare
sentimenti negativi in quel posto o forse ha semplicemente accettato
ciò che è accaduto. È sempre stato un
uomo pratico, dopotutto.
Anche se per un momento gli sembra di poter vedere il volto di Pepper e
il sorriso giocoso di Morgan e gli mancano, gli mancano tantissimo, ma
sa che, col tempo, staranno bene.
Si volta ancora una volta a guardare Natasha. Indossa dei pantaloncini
neri, una camicetta bianca e i capelli sono raccolti in una lunga
treccia dal colore rosso acceso. Ha le labbra ancora leggermente
curvate in quel sorriso tranquillo che lo ha accolto al suo risveglio:
per la prima volta non sembra avere nessuna preoccupazione al mondo.
«A cosa pensi?»
«A casa e al fatto che sono finalmente salvi, Tony. Ce
l'abbiamo fatta.»
Fa spallucce, noncurante, anche quando sente le labbra traditrici
stirarsi in un ghigno soddisfatto.
«Io stavo pensando a un cheeseburger. Pensi che ce l'abbiano
in questa landa desolata?»
Nat ride. È un suono nuovo. Le dona.
Si alza e gli porge una mano.
«Diamo un'occhiata?»
Accetta l'offerta e si mette in piedi.
Lancia un ultimo sguardo alla distesa d'acqua che pare separarli dal
resto del mondo: gli è sempre piaciuto il mare.
«Mi dispiace, Nat... sai, per quella volta...»
«Tranquillo, Tony. Se non ti avessi già perdonato,
saresti morto molto prima.»
Così, con le mani ancora intrecciate, si incamminano: per
dove non si sa, ma sono insieme e questo è sempre stato
abbastanza.