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Autore: Lady Lara    02/06/2019    5 recensioni
Tratto dall'incipit.
“Mi dispiace … mi dispiace veramente … ma il mio cuore deve restare di ghiaccio!”
La sua mente se ne stava facendo una convinzione e stava alzando dei muri spessi intorno a quel cuore. Ne aveva bisogno perché … perché quegli occhi verdi e quelle labbra di ciliegia, erano riusciti a scalfire quel ghiaccio irrimediabilmente!
Una giovanissima Emma Swan, studentessa universitaria, incontra "casualmente" un giovane che sconvolgerà la sua vita e la condizionerà nelle sue scelte professionali e sentimentali. Il destino è spesso crudele e la vita lascia traumi difficili da superare. L'amore a volte può essere un trauma, specialmente quando ti viene strappato agli albori, quando le speranze sono tante e i sentimenti sono potenti ma, una nuova possibilità fa risorgere la fenice dalle sue ceneri. Emma si chiederà come si è potuta ingannare e innamorare in breve così profondamente. Dovrà lavorare duramente su se stessa per erigere i muri che la proteggeranno, ma se la fenice risorgerà dalle sue ceneri? Sboccerà ancora l'amore? Sarà Emma la fenice? O sarà il bellissimo uomo misterioso che, da un quadro visto in un museo, tormenta i suoi sogni con i suoi magnetici occhi azzurri?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 56

Obiettivo finale
Prima parte

 
 
L’aereo per Boston era in volo già da un pezzo e si stava lasciando alle spalle “l’Isola verde”.
Emma era seduta al suo posto, vicino all’oblò. Aveva la testa appoggiata al vetro, ma questa volta, rispetto al volo di arrivo, non stava guardando fuori. No. Decisamente non ne aveva nemmeno voglia. Era assorta nei suoi pensieri e i suoi occhi, verdi come la linea sempre più lontana e sbiadita dell’Irlanda, erano arrossati per le lacrime, che aveva iniziato a versare già nel momento in cui era entrata nel Taxi che l’aveva portata all’aeroporto internazionale di Dublino.
 
Aveva preso quel Taxi al volo. Aveva sperato di trovarne uno quanto prima, scendendo velocemente le scali dell’appartamento di Killian. Il suo desiderio era stato esaudito appena uscita dal portone. Le era bastato alzare una mano verso il mezzo, l’autista l’aveva vista con il trolley e aveva capito immediatamente la sua necessità. Nel momento in cui lei si era sentita al sicuro, lontana da Killian, nell’abitacolo della vettura, non era riuscita a trattenere le lacrime che, in breve, avevano corso lungo le sue guance, nel silenzio interrotto, ogni tanto, dalla radio gracchiante indicazioni e istruzioni per i tassisti in turno.
Svicolando tra le altre auto, l’uomo alla guida non le aveva prestato attenzione, finché aveva sentito un suo singhiozzo involontario. L’aveva guardata dallo specchietto retrovisore e si era preoccupato per lei. Quanti anni poteva avere quell’uomo? Sui 57-58? Era brizzolato e aveva un’evidente calvizie che si intravvedeva da sotto il berretto con la visiera, un viso bonario e lo sguardo attento di chi è abituato a trattare con la gente. Le aveva parlato con una voce dal timbro greve e il tipico accento irlandese.
 
– Signorina non si sente bene? Sicura di voler andare all’aeroporto? Non è che preferisce tornare indietro?
 
Lei aveva scosso la testa asciugandosi gli occhi con un fazzolettino di carta. L’uomo aveva continuato di tanto in tanto a guardarla dallo specchietto. Chissà quante ne aveva ipotizzate!
 
– L’ho vista correre come se stesse scappando … A volte si litiga con il proprio compagno e si vorrebbe fuggire via …
 
Emma lo aveva fissato negli occhi attraverso lo specchietto retrovisore. Che voleva fare quel tizio? Rubarle il mestiere? Si vedeva lontano da un miglio che le sue fossero lacrime collegate ad un uomo?
 
– Scusi, sono stato indiscreto … ma lei ha l’aria di una ragazza che ha appena lasciato una persona alla quale tiene … magari le cose si possono riaggiustare! Dai! Si asciughi quei begli occhioni, sono sicuro che niente valga le loro lacrime!
 
In fin dei conti quell’uomo, dal tono paterno, aveva solo voluto riconsolarla e alla fine le aveva strappato un sorriso con un paio di aneddoti ben raccontati.
Durante l’ultimo chilometro aveva saputo che si chiamasse Patrick Ridle, un nome tipico per un irlandese, era padre di una figlia della sua età, una giovane allieva infermiera che si era trasferita per studio proprio a Boston e si era inserita presso l’ospedale militare di Chelsea.  Mary Jane, così si chiamava sua figlia, era quasi un anno che si trovava a Boston e se non fosse stato per l’ala protettiva che le aveva offerto una caposala del reparto di chirurgia, probabilmente sarebbe già stata di ritorno, trovandosi priva di amicizie e agganci.
Emma si era incuriosita riguardo alla caposala. Nel reparto di chirurgia di quell’ospedale militare, dove anche Killian era stato ricoverato e operato, lei conosceva una sola caposala.
 
– Sa come si chiama la caposala?
– Come no?! È una gran cara persona! L’ho conosciuta quando io e mia moglie siamo andati a trovare Mary Jane! Rosy, si chiama Rosy White!
 
Era proprio la vecchia burbera e cara Rosy! La brava e generosa caposala che era stata l’insolito Cupido che le aveva fatto incontrare Killian in ospedale. Sorrise amaramente al ricordo. Era stato un bel momento quello con Killian, ma poi aveva scoperto del suo matrimonio già avvenuto e poi … poi …
 
- La conosce per caso?
 
Patrick aveva visto la sua espressione allo specchietto.
 
– Si, si l’ho conosciuta …
- Qualche parente operato lì?
– Si, si un parente … tempo fa …
 
Era impossibile togliersi di mezzo il pensiero di Killian! In qualche modo ritornava a bomba, anche lì in quell’abitacolo dove pensava di tenerlo fuori. Killian e quello che le aveva fatto!
 
 
Con la fronte poggiata al vetro dell’oblò, un’altra lacrima superò la barriera della palpebra sinistra. Si sentiva indignata, offesa, arrabbiata, avvilita e … svuotata. Svuotata di tutto quello che aveva provato per Killian da quando lo aveva rivisto nella sua base segreta di Dublino!
Possibile che fosse nuovamente da capo a zero? Un altro inganno! Un’altra terribile bugia scoperta! La peggiore bugia ricevuta da lui da quella della morte di Kim!
No! No! Anche sul loro bambino no!
 
“Come ha potuto farmi questo! Già ero distrutta dentro per la morte di Kim! Mi stavo riprendendo con l’idea che ancora ci fosse qualcosa di noi con il mio piccolo, qualcosa di lui … Dio mio! Lo ha preso dalle mie braccia quel giorno, appena nato, e me lo a portato via?! Non ci posso credere che abbia fatto questo ad una madre … a me! Questo è l’uomo che dice di amarmi?! Per quanto in pericolo potevamo essere io ed Henry … non la concepisco questa cosa! Poteva farmi sapere la verità, lo avremmo protetto comunque, ma io avrei saputo che nostro figlio fosse ancora vivo! È stata una crudeltà gratuita! Solo un “cuore di ghiaccio” avrebbe potuto architettare una mostruosità simile! Questo è Killian! Un cuore di ghiaccio! Il nomignolo gli si addice veramente! Uno così non sa proprio che significa amare! Quello che c’è stato tra noi per lui era solo semplice ed esclusivo desiderio sessuale! Se ripenso a questi quattro giorni passati insieme! Mi sono illusa ancora una vota?! Lui continuerà a tenermi sempre qualcosa nascosto, a mentirmi nel bene e nel male! Come posso continuare ad amarlo così tanto come lo amo? Non merita un briciolo del mio amore!”
 
Chi avrebbe potuto darle torto? Mentre rimuginava, le passavano tante immagini davanti agli occhi, come una serie di fotogrammi di una pellicola da film. L’immagine più ricorrente, di quella sorta di moviola mentale, era il visetto grinzoso di suo figlio, nel momento in cui lo aveva guardato teneramente per la prima volta, racchiuso tra le sue braccia.
Lo ricordava con i capelli castano scuri, sicuramente più chiari di quelli di Killian, ma forse crescendo si erano scuriti ulteriormente? Gli occhi? Chissà quale era il loro colore? Fossero stati azzurri come quelli di Killian li avrebbe riconosciuti tra mille, nessuno aveva quella tonalità di azzurro, a parte Killian e suo padre Brennan. Il loro piccolo li aveva ereditati così? Era stato dato in adozione, l’unica cosa di cui era certa in quel momento. Conoscendo Killian, il passaggio dell’adozione sicuramente non era stato come da prassi! Come avrebbe potuto rintracciare la famiglia adottiva senza interpellare lo stesso autore dell’inghippo?
Non aveva intenzione di rivedere mai più Killian, né di chiedergli informazioni specifiche. Doveva e, soprattutto, voleva fare da sola, con le sue capacità, le sue conoscenze e … il suo istinto di madre!
 
Si tirò su, appoggiando la schiena più comodamente alla spalliera del sedile. Il posto al suo fianco era vuoto, ne era contenta, nessuno poteva attaccare bottone con la scusa di passare il tempo del viaggio. All’andata era stata Paula Santa Cruz, nei panni di Alexandra Pereira a darle chiacchiera. Almeno di buono c’era stato, in quel viaggio, che una pericolosa criminale fosse finita in galera!
Emma sorrise ironicamente tra sé, poiché la deformazione professionale stava riprendendo il sopravvento sui suoi problemi individuali. Rimuginò sui documenti che aveva esaminato per completare la stesura del profilo del serial - killer.
 
“Eppure è strana questa cosa! Dagli indizi il carattere dell’assassina doveva essere diverso. Mi sarò sbagliata! Quegli aspetti di maternità che vedevo, non sembrano appartenere a Paula. Forse ha un lato che non tira fuori facilmente e nell’uccisione della povera Gretel è saltato fuori improvvisamente! Comunque ora è sottochiave e quello conta! Forse ci saranno difficoltà per estradarla, ma a me ormai non importa più nulla di lei, né della faccenda in sé. Ho dato quello che ho potuto, ora se la vedrà Killian con l’Interpol e la F.B.I.!”
 
Stizzita si risistemò automaticamente il bracciale in cuoio che portava al braccio sinistro. Era diventato una parte di lei e quel gesto di tirarlo su, quando scivolava sulla mano, le veniva orma automatico. Questa volta lo guardò, osservando il brillare della Fenice d’oro. Il raggio di sole che filtrò dall’oblò fece brillare anche la pietra purissima incastonata sull’anello che portava alla stessa mano. Il pensiero le corse a Neal. In quei pochi giorni che era stata in Irlanda non lo aveva chiamato mai, distratta dal lavoro e, soprattutto, da Killian Jones!
 
“Caro Neal! Sempre così attento nei miei confronti, pronto a lasciarmi i miei spazi … gli avevo detto di non chiamarmi e che forse non avrei avuto il tempo di chiamarlo nemmeno io! Devo ammettere che non l’ho pensato per niente, da quando sono partita ad oggi! Questo anello devo ridarglielo, non lo merito! Dovrò trovare un modo per dirgli che non voglio sposarlo! Non sarà facile purtroppo! Non posso sposarmi con un uomo che non amo! Non sposerò nemmeno quello che amo in fin dei conti e credo proprio che cambierò lo scopo della mia vita. Ho un figlio da ritrovare e lui sarà lo scopo! La mia felicità non deve essere legata all’amore di un uomo! Se quello che ho amato con tutta me stessa mi ha ingannata così, dicendo di amarmi, figuriamoci chiunque altro! No! Non ho bisogno di un uomo, ne posso fare a meno!”
 
Il cipiglio di Emma si era indurito pensando a quale sarebbe stato il suo obiettivo. Con quel proposito iniziò a ragionare su suo figlio,  sul come fare per rintracciarlo. Si rendeva conto che ormai, a tre anni d’età, adottato fin da neonato, avesse raggiunto un forte attaccamento alla madre adottiva e al padre. Riuscendo a rintracciarlo non poteva di certo entrare come un tornado nella vita del piccolo e della sua famiglia! Per lui lei era una perfetta estranea.
 
“ Una perfetta estranea … Sono questo per mio figlio! Non sono niente e nessuno per lui! Non l’ho mai cullato tra le braccia quando aveva bisogno di me, non ha mai ricevuto le mie coccole, non ha sentito il suono della mia voce raccontargli una fiaba, ne le mie mani accarezzarlo e lavarlo per il bagnetto! Ha ricevuto tutto questo da un’altra donna che si è presa cura di lui … per il mio Henry quella è la sua mamma … non io!”
 
Le lacrime le riempirono nuovamente gli occhi ma le asciugò immediatamente. Cercò di ridiventare razionale e concentrare il suo pensiero, non su ciò che non aveva mai potuto fare con suo figlio, bensì su cosa avrebbe potuto fare per ritrovarlo.
 
“David! David Noland è l’uomo giusto! Lui lavora proprio nell’ambito delle adozioni, insieme a lui lavora anche il buon Daniel! Racconterò tutta la storia anche a Regina! So che mi aiuteranno! Lorna non credo sia informata della falsa morte di Henry, sicuramente Killian l’ha tenuta fuori per il lavoro che lei stava facendo con me, ma il suo ex marito credo che sappia parecchio invece! Lui era d’accordo con Killian, lo ha fatto assistere al parto, lo ha coperto facendolo passare per un infermiere! Credo proprio che sarà il primo con cui andrò a parlare. Non potrà mentirmi! Poi dovrò avere un incontro con Seb. Lui credo invece che sia molto più informato di Lorna, in fin dei conti è il braccio destro di Captain Hook!
 
La brillante mente, da detective e profiler, di Emma, stava elaborando e pianificando tutto il procedimento che avrebbe affrontato per arrivare ad Henry.
 
“Quando l’avrò trovato non potrò essere diretta con lui, dovrò farmi conoscere pian piano e farmi voler bene. Povera donna pure la madre adottiva! Chissà cosa le è stato detto?! Se gli vuole bene veramente, soffrirà tanto anche lei a restituirmelo! Mio Dio! Potrebbe non volerlo restituire! Dovrò chiedere a David cosa dice la legge nel caso in cui una madre non sappia che il figlio è stato dato in adozione contro la propria volontà! Già lo immagino ovviamente! Non è una cosa legale! Figuriamoci che imbroglio avrà fatto il “Pirata” per far andare tutto liscio!”
 
Tornava davanti ai suoi occhi l’immagine del suo “Pirata”, i suoi occhi azzurri, tristi e pieni di rammarico quando lei lo aveva guardato in viso l’ultima volta. Le si strinse il cuore di nuovo a pensarlo. Lo amava, lo amava veramente! Ma forse era meglio iniziare ad odiarlo! Non poteva sorvolare su un’azione come quella che aveva perpetrato ai suoi danni. Non più! 
 
Irlanda. Contemporaneamente …
 
Dire che si sentiva da schifo era poco per Killian Jones! Aveva sbagliato la tempistica nel dire la verità su Henry! Magari era meglio dire ad Emma solo della sua presenza in sala parto …
 
“Maledizione! Maledizione! Dovevo dirle tutto sulla Jolly Roger, come era nel mio piano! Maledizione! Non posso perderla! Sta volando dritta tra le braccia di quel “damerino”! Quel … quel … come diavolo si chiama?! Neal! Dovevo fermarla e trattenerla! La dovevo costringere ad ascoltare anche il resto! Ora pensa solo che io sia un mostro!
 
Il rammarico di Killian, ormai, poteva risolvere ben poco la situazione. Era rimasto quasi inebetito dal dolore, quando l’aveva vista uscire dalla porta del suo appartamento. Non aveva avuto né la forza né il coraggio di correrle dietro, prenderla tra le braccia e dirle quello che avrebbe voluto farle sapere. Era rimasto spiazzato pure dal suo rimettersi l’anello di Neal all’anulare, segno che avrebbe accettato la sua proposta di matrimonio di sicuro!
 
“Lei ama me non Neal! Lo so! Ne sono sicuro! Forse adesso mi sta detestando! Ne ha pure ragione in fin dei conti! Ma non potrà smettere di amarmi nel giro di poche ore no?! Non può rovinarsi la vita con un uomo che non ama, sposandolo per ripicca nei miei confronti! Cristo! E se lo facesse veramente?! No, no, no, nooo! La chiamo! No! Non posso chiamarla, non mi risponderebbe! Sull’aereo avrà il cellulare spento e pure se non fosse così non mi risponderebbe comunque! Le mando un messaggio! Si … meglio … lo leggerà! Quando sarà meno arrabbiata lo leggerà, ne sono sicuro!
 
La giacca, che indossava la sera prima, era buttata in un angolo della camera da letto. Dentro la tasca sinistra c’era il suo cellulare. Rovistò nella tasca e lo prese. Digitò velocemente le parole che voleva dirle, non gli venne in mente molto, ma quello che scrisse era ciò che per lui contava di più e sperò che lei ci credesse ancora.
 
“Ricordati solo che ti amo! Su questo non ti ho mai mentito!”
 
Seduto sul letto, ancora a dorso nudo, diede l’invio e si buttò con la schiena sulle lenzuola ancora disfatte. Lesse ancora il messaggio e, pensieroso, lentamene  poggiò un attimo sulle labbra il telefonino, quasi a voler inviare un bacio insieme alle parole scritte. Distese poi le braccia allargate sul letto e lasciò la mente riempirsi di ricordi.

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Ospedale di Boston, 3 novembre 2008, tre anni prima …
 
Aveva visto Emma ancora sofferente, aveva appena partorito e lui le aveva tenuto la schiena, aiutandola a spingere durante le contrazioni. Aveva fatto un corso accelerato di assistenza al parto e aveva letto in pochi giorni una serie di libri in merito. Era da tempo che avesse parlato con il ginecologo di Emma. Aveva chiesto a Lorna di indirizzarla proprio al suo ex marito, sia perché fosse un ottimo ginecologo, sia per il fatto che lui fosse a conoscenza del ruolo della ex coniuge nella F.B.I. e quindi sarebbe stato più facile farlo entrare nell’ottica del piano di protezione per il bambino e la madre, secondo quanto progettato da Captain Hook.
 
Quando Mulan lo aveva avvisato delle prime doglie di Emma, in seguito all’attentato dopo la sua testimonianza al processo Manguso-Gold, aveva chiamato Federick Victor While, dicendogli che presto sarebbe arrivata in ospedale e che lui stesso avrebbe fatto in modo di farsi trovare pronto per entrare in sala parto.
Mentre Emma veniva visitata al Pronto Soccorso, lui, che era arrivato contemporaneamente, si era cambiato, indossando la divisa verde da infermiere con la mascherina e il berretto, attendendola con il Dr. While.
 
Era stato straziante vedere la sofferenza di Emma e constatare con quanto coraggio avesse portato avanti quella difficile gravidanza e il parto stesso. Lei non si era lamentata molto, aveva resistito al dolore delle doglie, anche se Killian si era reso conto che fossero state piuttosto impegnative per una primipara come lei. Quando il loro bambino era finalmente uscito  e aveva strillato aprendo i polmoni, l’amore e l’orgoglio per Emma e il piccolo, d’istinto lo avrebbero fatto gridare di gioia e baciare la sua donna, ma aveva dovuto trattenersi. Lei non sapeva che lui fosse lì, che fosse ancora vivo. Pensava fosse un infermiere qualunque.
 
 Emma lo aveva ringraziato per il sostegno che le aveva dato, scusandosi di avergli fatto male stringendogli troppo le mani durante il parto, ma non l’ aveva potuto vedere bene in viso dalla sua posizione ed era stato meglio così! In ogni caso la mascherina lo rendeva irriconoscibile.
Mentre il medico si occupava di Emma, l’ostetrica Zelina si prendeva cura del neonato, pulendolo e poi pesandolo e misurandolo.
Lui era rimasto a vedere quella meraviglia di suo figlio piagnucolare e dimenarsi durante tutta la prassi, finché non aveva taciuto nel momento in cui Zelina lo aveva posato sul seno di sua madre. Poi il Dr. While, con la scusa che il neonato fosse troppo piccolo e avesse un sospetto cardiaco per cui era da portare in reparto pediatrico, gli aveva ordinato  di prenderlo.
Con suo figlio in braccio si era avviato verso la porta, bloccandosi nel sentire la domanda che Zelina rivolgeva a Emma.
 
– Che nome vuoi dare al tuo bambino Emma?
 
Zelina stava compilando la scheda anagrafica del neonato ed era necessario sapere il nome che la madre gli attribuiva, per registrarlo all’anagrafe. Emma non aveva esitato nel rispondere.
 
– Henry! Il suo papà lo avrebbe chiamato così! Questo sarà il suo nome!
 
Fermo sull’uscio, di spalle, gli si erano riempiti gli occhi di lacrime per l’emozione a sentire le parole di Emma, avrebbe voluto  ringraziarla per il regalo di quella nascita e per aver scelto di chiamare il loro bambino come lui le aveva detto nelle vesti di Kim Steward, avrebbe voluto stringerla forte a sé e baciarla come da tanto non aveva più potuto fare ma, non potendo rivelarsi, aveva stretto al petto il piccino ed era uscito dalla stanza.
Non era andato nel reparto pediatrico, era rimasto nella stanza adiacente alla sala parto, aspettando che il medico, dopo aver inviato Emma in corsia, andasse da lui.
Aveva tenuto Henry in braccio, cullandolo e accarezzandone le guance. Aveva cercato d’imprimersi nella mente ogni dettaglio di quel visino, per non dimenticarlo mai. Lo aveva portato più vicino al proprio, ne aveva inspirato l’odore di pulito e vi aveva riconosciuto l’odore di Emma. Gli aveva dato piccoli baci leggeri sulla fronte, timoroso di graffiarlo con la barba lunga. Aveva sentito una tenerezza infinita per lui e una profonda tristezza per quanto stava per fargli.
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– Piccolo tesoro di papà! Ti voglio bene lo sai? Ti ho aspettato tanto, anche se la tua mamma non lo sa ancora! Ho fatto in modo di esservi vicino pure se lontano e dovrò starvi lontano ancora. Non avere paura piccolino mio, non sarai mai solo, farò in modo che non succederà mai e avrai la tua  mamma e il tuo papà a prendersi cura di te in qualche modo!
 
Le sue parole, dette sottovoce, al piccolo che si stava addormentando, erano state interrotte dall’arrivo del Dottor While.
 
– Emma sta bene?
– Si Capitano! Lei sta bene … per ora! Quando vedrà il bambino morto sarà una tragedia!
– Lo so Dottore! Ma è necessario!
– Sicuro che non ci possa essere un’altra soluzione? Quella povera ragazza ne ha passate di tutti i colori! Solo per portare avanti la gravidanza ha avuto tante difficoltà, vedere il figlio morire le spezzerà il cuore!
– Se le lascio nostro figlio correranno un pericolo mortale entrambi Dottore! Emma è più forte di quello che sembra, inoltre Lorna le darà il supporto necessario per affrontare il dramma.
– Lorna sa della messa in scena?
– No. Non deve saperlo, così lavorerà come deve con Emma. Non gliene faccia parola!
– Non ci penso proprio! Non sono orgoglioso di questa complicità, ma se è necessario per salvare due vite, mi sta bene fingere che una sia finita. Mi lasci il piccolo ora, Zelina lo porterà nella nursery e gli applicherà la flebo con il sonnifero. Quando Emma andrà a vederlo …
- Lei dichiarerà che nostro figlio non ce l’ha fatta. Dirle durante la gravidanza che il piccolo avesse un difetto cardiaco è stata un’ottima trovata, in questo modo è già in parte preparata all’evenienza, sarà meno dura!
– Stiamo parlando sempre di una giovane madre Capitano! Perdere un figlio è il dolore più grande che una donna possa provare!
– Allora sarà anche la gioia più grande quando potrà ritrovarlo non crede?
– Mi auguro per Emma che possa essere presto!
 
Aveva guardato un’ultima volta suo figlio, intanto era entrata Zelina e glielo aveva deposto in braccio, non prima di avergli dato un ultimo bacio sulla piccola fronte rotonda.
 
– Ostetrica Zelina … mio figlio ora è nelle sue mani!
– Lo porterò a casa mia dopo la dichiarazione di decesso, come da accordi Capitano. Prenderò una settimana di ferie per accudirlo, già le ho chieste!
– Una settimana basterà per trovare la famiglia adatta per lui! Verrà un agente a prelevarlo, le farò sapere chi e quando!
 
Zelina aveva annuito ed era uscita con il piccolo, lui era rimasto ancora con il Dr. While per organizzare la documentazione della morte di suo figlio. Sulle carte che Zelina aveva compilato, sul rigo dedicato ai nomi dei genitori, il suo affiancava quello di Emma Swan. Quella era la copia originale che il medico avrebbe fatto avere all’anagrafe dell’ospedale e di conseguenza a quella del comune di Boston. Il piccolo era stato riconosciuto da suo padre e sarebbe stato registrato con il nome di Henry Swan Jones. A Emma sarebbe stato dato un certificato falso, con solo il suo nome e la dichiarazione del decesso. La piccola bara bianca sarebbe stata chiusa immediatamente e avrebbero evitato di far vedere ulteriormente il neonato alla madre.
 
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Ancora disteso sul letto, ripensava al resto dell’organizzazione della messa in scena.  Il funerale era stato riportato sui giornali, insieme ad una foto del momento in cui si vedeva una giovane Emma, pallida e vestita di nero, affiancata da sua  zia Ingrid, dalla cugina Anna e da pochi amici intimi. Quella parte, resa pubblica, aveva lo scopo di  allontanare l’interesse di Gold per lei e il piccino.
 
Non era orgoglioso di quello che aveva fatto, ma non ne era pentito. Era stato doloroso anche per lui non poter dire la verità a Emma e continuare a far crescere l’amicizia telefonica tra loro, camuffando la propria voce per non farsi riconoscere. Poi c’era stata la missione in Colombia, dove era andato di persona, dovendo agganciare Antonio Santa Cruz per scoprire la sua rete con la Cina.
 
“Tre anni! Sono passati tre anni! Lei ha completato gli studi e si è arruolata nella F.B.I. Ha lavorato sodo ed è riuscita a diventare quello che voleva, una brillante Profiler. Sono orgoglioso di lei, come lo sono di nostro figlio, che sta crescendo robusto, forte e intelligente!”
 
Pensando al figlio gli si aprì un sorriso sul viso, il primo da che Emma era uscita dalla sua casa. Guardò l’orologio al polso. Realizzò che Emma fosse  partita da un po’ e lui doveva andare a lavoro. Si alzò e finì di vestirsi. Mise una maglietta Polo blu, infilò gli occhiali da sole nello scollo sbottonato, prese le chiavi della sua Audi dal ripiano del comò, il portafogli con i suoi documenti, attivò il dispositivo d’allarme e uscì dall’appartamento.
Continuando a pensare ad Emma, non si rese conto di aver dimenticato il cellulare tra le lenzuola disfatte del letto e non poté sentire che stava squillando.
 
***

Sul letto il cellulare suonava e, sullo schermo illuminato, il nome che il Capitano avrebbe letto era quello di una cara amica, oltre che una delle sue più fidate agenti.
 
– Maledizione Kil! Perché diavolo non rispondi?
 
L’agente Mulan Chang riprovò ancora a chiamare il suo Capo. Niente da fare! Il cellulare era libero ma squillava a vuoto.
Manuelito si era ripreso dal coma, lo stavano visitando, mentre lei si era allontanata per chiamare Captain Hook. Quello che gli doveva dire era di vitale importanza. Da quanto le aveva detto Manuel il loro Capitano era in pericolo e non aveva idea di esserlo. Mulan aveva capito che il pericolo non veniva da Paula Santa Cruz, ormai arrestata, bensì da qualcun altro. Manuel aveva avuto un vuoto di memoria subito dopo aver detto le prime poche frasi smozzicate, aveva un ricordo vago di chi gli aveva sparato ed era un miracolo che si fosse risvegliato con alcune capacità motorie e verbali che i medici pensavano dover essere del tutto compromesse. Mentre lei stava cercando di contattare Killian, i sanitari stavano facendo le prove di sensibilità agli arti inferiori del suo collega e lei non vedeva l’ora di rientrare nella sua stanza per chiedere notizie.
All’ennesimo squillo a vuoto, Mulan decise di contattare direttamente la base segreta di Dublino. Le risposero che il Capitano non era ancora arrivato, ma sarebbe stato lì entro pochi minuti …
***
 
C’era parecchio traffico in quel momento e Killian guidava automaticamente e fluidamente seguendolo. Continuava a rimuginare mentalmente su Emma. Sapeva che doveva andare al più presto da lei a Boston. Doveva riconciliarsi con lei e farle conoscere il loro splendido bambino. Sapeva che non sarebbe stato facile, Henry non sapeva nulla della verità ed era molto attaccato ai genitori adottivi. Si chiedeva come si sarebbe comportata Emma in proposito, lei in fin dei conti aveva dalla sua parte degli strumenti professionali che a lui mancavano. La grande fiducia, che riponeva in lei e nelle sue doti, gli faceva credere che per la giovane sarebbe stato più facile di quanto si potesse pensare. Immaginando svariati scenari per quell’incontro così importante, giunse al parcheggio sotterraneo vicino alla sede della sua base. Un’auto di piccola cilindrata entrò nel sotterraneo poco dopo la sua. Gli sembrò di vedere una donna alla guida, ma non le prestò attenzione più di tanto, era un parcheggio pubblico in fin dei conti.  Si tolse gli occhiali da sole, poggiandoli sul cruscotto, e si distrasse ulteriormente a cercare il cellulare  realizzando di averlo lasciato sul letto dopo averlo usato per l’invio del messaggio a Emma. Rimproverò se stesso per quella dimenticanza. Era un pignolo in tutto quello che faceva e non ammetteva errori, specie i propri. Già si sarebbe schiaffeggiato da solo per come era andata con Emma e quell’ultima distrazione lo infastidì ulteriormente. 
 
“Mi destabilizzi proprio Emma! Sto bene e mi sento completo solo quando sei con me! Se sono in conflitto con te non riesco a concentrarmi su altro ed ecco i risultati!”
 
Imbronciato aprì lo sportello dell’Audi e uscì da essa. Si guardò intorno per una frazione di secondo e vide che l’auto arrivata dopo di lui aveva parcheggiato due auto dopo la sua. Percepì il movimento dell’automobilista che stava armeggiando con il bagagliaio. Non si vedeva la parte alta del corpo della persona, ma vide qualcosa di giallo e frusciante. Era di sicuro una donna, indossava un abito con gonna ampia di colore giallo. Si incamminò dalla sua parte, verso l’uscita pedonale. La vide meglio di profilo. Era esile, non molto alta, forse sul metro e sessanta, aveva i capelli neri, tagliati a caschetto, lunghi sul collo. La vide di spalle che tirava fuori dal bagagliaio un passeggino. Ricordò di averla vista il giorno prima, all’incrocio poco distante dal suo ufficio, era una giovane mamma, il giorno prima era con il suo piccolo che passeggiava sul marciapiede. Pensò che probabilmente abitasse poco distante, non l’aveva mai vista prima del giorno precedente. Forse era da poco che abitava nei paraggi! 
La giovane madre sembrò in difficoltà con il passeggino, non riusciva ad aprirlo, forse si era inceppato. La vide alzare il viso verso di lui, portava un paio di ampi occhiali da sole. Killian pensò che, con quegli occhiali e la poca luce del sotterraneo, non sarebbe riuscita a vedere dove metteva le mani sul passeggino.
 
– Mi scusi Signore! Potrebbe aiutarmi un secondo con questo passeggino? Si è incastrato e non riesco ad aprirlo!
 
Killian le sorrise. Era un gentiluomo e non si tirava certo indietro quando si trattava di aiutare una “donzella” in difficoltà!
Salutandola cordialmente le si avvicinò e si chinò ad osservare quale fosse il problema di quel moderno passeggino. La giovane intanto si era tirata un po’ indietro lasciandogli spazio.
 
– Nulla di grave Signora! Ecco fatto! Questo pulsante era rimasto bloccato, è un po’ difettoso e ricapiterà. Se lei spinge da questa parte si sblocca. Vede?
 
– Vedo Capitano! Vedo bene!
“Capitano?!”
 
Cosa ne sapeva quella donna del suo grado? Killian alzò lo sguardo verso di lei. Gli si gelò il sangue nelle vene. Automaticamente si rimise in piedi, guardando la bocca della pistola con silenziatore, puntata verso di lui.
 
– Cosa diavolo …
 
Dall’arma spostò lo sguardo verso il viso della donna e vide con terrore il suo sorriso ironico. Chi era veramente quella donna?
 
– Non mi riconosci Capitano?
 
Killian cercò di individuare, dietro quegli occhiali da sole, il viso della donna. La sua mente fotografica, tipica delle persone con le sue capacità artistico - pittoriche, la immaginò in pochi secondi con il viso contornato da capelli biondi e poi da capelli mogano.  Rivide davanti a sé Emma che, seduta con la documentazione sul serial Killer, gli descriveva il profilo che aveva stilato.
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- Sono convinta che sia una donna. Alta sul metro e sessanta come risulta dai calcoli balistici. Travestita da uomo non ha dato un senso di pericolosità a Gretel. Un tipo mingherlino che non avrebbe potuto far male ad una mosca, se non fosse stato che avesse avuto una pistola nascosta da qualche parte.
– Perché pensi proprio una donna? Un uomo basso no?
– No. L’assassino ha mostrato una delicatezza e un’attenzione femminile nei confronti di Gretel. Solo una donna poteva mostrare quel senso di maternità. Ha messo la foto di Gretel e sua figlia tra le sue braccia, vicino al cuore. Non l’ha cosparsa con la cocaina/cenere sulla testa perché le è sembrato già di averle dato una grande punizione strappandola all’amore di sua figlia. È una donna Killian … ne sono sicura. Una donna con forte senso di maternità, forse ha avuto un figlio o una figlia anche lei o desidera fortemente averne, ha tra i 23 – 30 anni d’età. Quale donna conosci che potrebbe volerti morto e corrisponde a questo profilo?

 
Come aveva fatto a non pensarci quando Emma gli aveva rivolto quella domanda?
Si era concentrato solo su Paula Santa Cruz, ma c’era un’altra donna che poteva odiarlo al punto da commettere tutti quegli omicidi e volere morto anche lui!
 
Tenendolo ancora sotto la minaccia della pistola che teneva in mano, la giovane donna si tolse gli occhiali, mostrando i suoi occhi azzurri.
 
– Pensavi di farla franca Captain Hook? Credevi che non ti avessi riconosciuto in Cina, nonostante il tuo travestimento da stilista gay? Robert non voleva crederci all’inizio, poi quando ha capito che c’era la possibilità che avessi ragione non ha potuto parlare con il Tay Pan e ha cercato di eliminarti una volta per tutte di persona, ma sei stato tu ad uccidere lui! Me lo hai ammazzato! Me lo hai portato via nel momento in cui eravamo più felici, aspettavo un figlio da lui finalmente! Per colpa tua Jed non ha potuto conoscere suo padre!
 
Killian guardava Lucy Handersen, alias Belle French, cercando di mantenere la sua freddezza, ma in realtà il sudore freddo imperlava la sua fronte.
 
– Sei stata tu ad uccidere i miei agenti … non Paula!
– Certo che sono stata io! Dovevate pagare tutti per la morte di Robert! Dovevate espiare la vostra colpa!
– Per quello la Cocaina l’hai usata come cenere sulla testa delle tue vittime?
– La odio ormai! E si! È la cenere che meritavate tutti! Con Paula ci siamo incontrate per caso, io da un pezzo sapevo dove trovarti!
– Come ci sei riuscita? E come sei riuscita a sfuggirci in Cina?
– In Cina ho avuto l’aiuto necessario dai seguaci del Tai Pan Li Yu Wong! Anche se lui era stato arrestato, l’organizzazione non è finita con lui. Tra le notizie che avevo io e la loro rete d’informazione, sono stati meglio della D.E.A. e della tua Squadra Speciale! Mi hanno aiutata a nascondermi, mentre indagavano sul misterioso Captain Hook. Che tu fossi irlandese si era capito e che Dublino fosse la tua base principale, non era difficile arrivarci, ma scoprire dove abitassi, quello è stato un colpo di fortuna insperato. Sei entrato per caso nel bar dove stavo prendendo un caffè. Non so che dispiaceri stessi passando, ma non avevi un’aria contenta. Ti ho visto rifiutare le avances di quella ragazza, lasciarle dei soldi e uscire. Ti ho seguito, eri a piedi e io sono stata dietro di te, fino a vederti entrare in quella bella palazzina dove abiti. Non mi è stato necessario avvicinarmi troppo!
– Hai messo tu la lettera anonima sotto il portone quindi!
– Certo che sono stata io! È stata una sorpresa scoprire la tua relazione con Emma Swan, l’amica di Regina Mills! Mi sono chiesta come l’avessi conosciuta e come fosse arrivata qui, ma Paula mi ha raccontato le parti che mi mancavano!
– Quindi tu e Paula vi siete messe in società!
– Paula voleva arrivare a te per ucciderti, almeno questo è quello che diceva con la bocca, ma mi sono resa conto che aveva altri sentimenti nei tuoi confronti, ero sicura che non ce l’avrebbe fatta a spararti, ma per quello rimedierò io adesso!
 
Killian aveva osservato bene Lucy-Belle mentre parlava. Era risoluta, fredda nella sua decisione. Lui non portava un’arma addosso, né un giubbotto antiproiettile, aveva pensato che non gli servisse e con il caldo di luglio non era proprio il caso! Era troppo distante dalla donna per provare a disarmarla, come si fosse mosso lei lo avrebbe colpito sicuramente. Fissò la bocca dell’arma, puntata all’altezza del suo stomaco. Un colpo e sarebbe morto con dolori atroci in una ventina di minuti, martoriato dall’acido fuoriuscito dal suo stesso stomaco. La mano della donna era ferma, era la mano di una pluriomicida, non si sarebbe fatto alcuno scrupolo. Ebbe pochi secondi per riflettere mentre il pollice di Lucy tirò indietro il cane e con l’indice premette il grilletto.

Con lo sparo soffocato dal silenziatore, Killian concentrato sull’arma vide, in una frazione millesimale, il proiettile uscire velocemente dall’arma e dirigersi verso il suo addome …




Angolo dell'autrice

Buona domenica a tutti! Lo so è qualche settimana che sono sparita, ma eccomi qui, altri impegni mi hanno tolto il tempo per scrivere questa storia. Spero che questo capitolo vi abbia catturato e che nessuno voglia venire a cercarmi. Abbiamo scoperto finalmente chi è il vero assassino della Squadra Speciale di Captain Hook. Emma aveva visto giusto! Chi di voi aveva ipotizzato che fosse l'apparente ingenua Belle?
Ho inserito anche un tenero disegno, spero si veda nel momento in cui posterò. Ringrazio tutti i lettori che mi hanno accompagnato fino ad ora e i nuovi che si stanno inserendo pian piano scoprendola piacevole. Ho interrotto qui il capitolo per soddisfare chi mi ha chiesto di pubblicare, il resto spero di pubblicarlo presto, ma come dicevo molti impegni mi stanno portando altrove. Ancora un grazie a chi commenta e a tutti coloro che categorizzano nelle varie sezioni. Un saluto affettuoso a tutti.
Vostra Lara
   
 
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