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Autore: saitou catcher    02/06/2019    14 recensioni
Alain De Soisson, e quello che è venuto dopo.
[Alain!centric- post canon- anime verse- angst ma con un lieto fine]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alain de Soisson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il 13 luglio 1790, Alain lo passa senza ricordarsi, neanche per un istante, che quel giorno è l'anniversario della morte di André. Ci sono troppe cose a cui pensare, troppo sangue che si rapprende sulla pietra del selciato, sulla lama della ghigliottina, e i morti appesi alle sue spalle sono così tanti che ormai fatica a tenerne il conto.
E' Rosalie a dirglielo, quando passa a trovarla quella sera, con gli occhi rossi e gonfi a cui il velo delle lacrime ha conferito un bagliore metallico. Ti ricordi che giorno è oggi? Gli chiede, e Alain non le risponde- ma in quel momento ricorda, eccome se ricorda, e passerà il resto della serata a cancellare nel sapore acre dell'alcool l'ultimo sguardo di André, il pianto disperato del suo Comandante contro la giacca.
 
-La loro morte ha avuto un senso- gli ha detto un giorno Bernard. Non aveva bevuto, ma il tremore febbrile nei suoi occhi non aveva nulla da invidiare a quello di un ubriaco. Ubriaco di sogni, soffocato dalle sue testarde illusioni; questo è Bernard Chatelet. -Tutte lo hanno avuto.
Alain non ha detto nulla neanche lì, perché Bernard è l'unico amico che gli resta, ora che gli altri soldati della Guardia sono morti o si sono ritirati. Bernard è l'unico amico che gli resta, e senza la sua fede accecante in un mondo senza muri, senza la sua convinzione che un giorno i pezzi del puzzle andranno a posto, malgrado tutti i cadaveri, grazie a tutti i cadaveri, Alain vacillerebbe e crollerebbe e si disfarebbe in polvere alla fine dell'ultimo sorso di vino. Così non ha negato, né annuito; ma ha stretto le mani con forza attorno al boccale, nelle orecchie il tuono rimbombante dei fucili alla Bastiglia.
 
(Bernard ha torto, dirà un giorno, le parole pesanti e umide che rotolano come pietre dalla lingua rigonfia di vino, la vostra morte non è servita. La ruota è girata, e adesso il trono è fatto di teste tagliate invece che oro- André, perché non vi ho fermato?)
 
-Un contadino?- Bernard inarca un sopracciglio, lo scetticismo visibile in ogni lineamento. - Non pensavo coltivare la terra fosse il tuo genere.
-Non lo è- replica Alain, indifferente, le labbra storte in un parodia del suo vecchio ghigno scanzonato. Dalla Bastiglia, ha iniziato a far male persino sorridere. -Ma l'aria da queste parti si è fatta irrespirabile,  e ormai non ho più le età per questo genere di cose.
Bernard aggrotta le sopracciglia, fumante di virtuosa, rivoluzionaria indignazione- ma non è lui che Alain guarda, è Rosalie, il viso chino su una tazza di the, Rosalie che non dice nulla, ma ricambia il suo sguardo per appena un frazione di secondo, Rosalie che capisce, Alain lo sa, perché anche lei sgrana il suo rosario di morti ogni mattina, e anche lei lotta per ricordare a sé stessa che non è una colpa essere ancora viva. Bernard non capisce, ma Rosalie sì, qualcuno sì- e ora come ora, per Alain è più che abbastanza.
 
(Se l'è chiesto spesso quale fosse la ragione, il calcolo, la logica- avrebbe dato la vita per loro, entrambi loro, senza pensarci neanche un secondo, se gliel'avessero chiesto, ma non gli è stato chiesto, e forse, pensa Alain, forse la risposta è che la sua vita non valeva nemmeno la pena di essere scambiata.)
 
Non è mai andato a visitare le loro tombe. Si è accontentato di sapere che fossero in un bel posto, al sole, con l'erba, e che fossero insieme. Data la loro storia, gli sembrava il minimo.
Decide di andarci quando sono passati ormai cinque anni, quando svegliarsi urlando i loro nomi è diventato l'eccezione e non la regola, quando non riesce più a ricordarsi l'esatta sfumatura di verde degli occhi di André, l'intonazione metallica della voce di Oscar che gridava ordini. Oscar e André stanno scivolando, stanno scomparendo- e anche se la loro assenza è il dolore più grande che Alain abbia mai conosciuto, niente lo spaventa più che l'idea di vederli svanire per sempre.
La prima volta che decide di andarci, non arriva nemmeno fino ad Arras. Si ferma in mezzo alla strada, a qualche miglio dalla sua casa in riva al mare, e respirare d'improvviso è difficile, d'improvviso la sua mente è piena di spari e grida e André si sta accasciando tra la sue braccia in una nube di sangue, e lui non è riuscito a salvarli, non è riuscito a salvare nessuno- che diritto ha di cercare conforto sulle loro tombe?
 
(Un giorno, dovrà farsene una ragione, si dice, rassegnarsi all'idea che il suo cuore non si è fermato e il suo cammino nemmeno. Un giorno accadrà comunque, lo sa, e  la cosa non gli è di conforto.)
 
Bernard è il suo unico amico, il suo ultimo amico. Bernard è l'uomo che l'ha aiutato a non affogare nella melma del dolore e del senso di colpa, Bernard gli ha dato una ragione per lottare, anche se non una per vivere. Senza Bernard, Alain sarebbe andato a morire sotto i proiettili della Bastiglia come il suo Comandante, e questo lo sanno entrambi.
Quello che Bernard non sa, e che Alain non dirà mai, è che in certi momenti somiglia così tanto ad André che solo a guardarlo Alain sente dolore. Ma gli occhi di Bernard sono blu, non verdi, ha i capelli scuri ma non neri, Bernard è il motivo per cui André ha passato gli ultimi istanti della sua vita indifeso e al buio- certe volte, Alain lo farebbe a pezzi con le sue stesse mani, ma poi si ricorda che è il suo ultimo amico, e questo basta a fermarlo.
 
 
-Perché non te ne vai?- ha chiesto una volta ad André, mille vite fa, il peso di un fucile su una spalla, il freddo della notte sulle guance e il calore dell'alcool nello stomaco. -Potresti lasciarti tutto alle spalle in ogni momento, se solo lo volessi, non è che tu non abbia posti dove andare. Perché non te vai, se restare significa farsi del male?
André non ha risposto subito. E' sempre stata così, la loro amicizia: domande urlate e risposte sussurrate a metà, e Alain non ha mai conosciuto nessuno che sapesse dire così tante cose stando zitto.
André non ha risposto subito, come non faceva mai del resto. Poi ha sorriso- Alain ha scordato il verde esatto dei suoi occhi, ha scordato la sua risata e la sua voce, ma c'è una cosa di lui che ha sempre ricordato, ed è il modo in cui André sorrideva, il sorriso di chi ha guardato negli occhi tutto  il dolore del mondo e lo ha accettato.
-Ci sono cose che ti seguono ovunque, Alain, non importa quanto lontano tu vada- ha detto poi- Certe volte, scappare non serve a niente.
 
(Ha capito la verità di quella frase solo dopo averli visti morire, averli seppelliti, solo dopo aver visto il sogno per cui sono morti rapprendersi sulla lama instancabile della ghigliottina. Non importa quanto lontano sia  andato- loro l'hanno sempre seguito.)
 
-Sai- dice Rosalie, gli occhi distanti, le mani intrecciate in grembo- c'è stato un tempo in cui ero innamorata di lei.
Alain non le chiede di chi stia parlando. Non serve. Oscar e André sono in ogni silenzio che attende tra una frase e l'altra, in ogni lacrima che ricacciano indietro quando gli altri non vedono. Così rimane in silenzio e aspetta che sia Rosalie a continuare, il calore del the che va raffreddandosi tra le sue mani.
-Ma lei è morta- prosegue piano Rosalie- come mia madre, come le mie sorelle, come tutto ciò a cui ho voluto bene. Il mio amore non ha salvato nessuna di loro. E certe volte,  certe notti, non riuscivo a dormire, e mi chiedevo... a che è servito amare così tanto qualcuno che poi se ne è andato? A che serve continuare ad avere amore nel cuore, se le persone a cui vorresti darlo non sono più con te?
Tace, le mani chiuse a pugno, gli occhi lucidi di lacrime, ma  tiene lo sguardo fermo e non china la testa. Alain ha conosciuto tante persone, ma nessuna di loro, pensa, più forte di Rosalie Lamoliére, che si ostina a rimettere a posto il suo mondo ogni volta che le si infrange tra le dita.
-E ti sei data una risposta?
Rosalie resta in silenzio per un tempo che sembra infinito, lo sguardo fisso sui fiocchi di neve che volteggiano oltre la finestra.
-Avessi potuto, sarei morta per loro- risponde alla fine- Ma non sono morta. Quindi il meno che posso fare adesso è accettare questo fatto, e vivere per loro, anche senza di loro.
 
(Non sono morto neanch'io, pensa Alain, sulla strada di casa, e forse è ora che affronti anche questo.)
 
Quando finalmente trova il coraggio di andarci, l'erba è cresciuta sulle loro tombe, un tappeto soffice e verde, e la brezza che sfiora il suo viso gli porta l'odore dei fiori e delle terra appena smossa, la vita che torna a ricrescere.
Alain guarda le croci di legno corrose dalla pioggia, i nomi a malapena visibili, dopo quasi sei anni. Sfiora con le dita i petali dei fiori che avvizziscono ai piedi del legno. Pensa ad André, e l'erba è dello stesso verde che un tempo colorava i suoi occhi, pensa ad Oscar, e la sua voce è nel sussurro del vento che porta alla tempesta, pensa ai suoi compagni, e il suo cuore non cesserà mai di soffrire, ma non ha nemmeno cessato di battere, ed è lì che lo capisce: non è una colpa essere vivi.
Poggia la mano sul terreno, sente l'humus tra le dita, il profumo dei fiori, la carezza del vento. Ha la testa piena di parole, ma ne pronuncia una sola.
-Grazie.
 
(Per la prima volta dalla Bastiglia sorride, e questa volta non fa male.)


Beh. Che dire.
Lady Oscar è stato il mio primo fandom in senso stretto, ed è proprio vero che il primo amore non si scorda mai. Ho iniziato recentemente a riguardarlo, e benché adesso mi renda conto di cose che sfuggivano al mio sguardo di bambina, questa storia e i suoi personaggi avranno sempre un posto speciale nel mio cuore. I primi lavori di scrittura che ho condiviso nascevano dal mio amore per questo fandom, e quindi mi fa uno strano effetto tornarci, a distanza di tanti anni.
Ciò detto, questa storia si potrebbe considerare un rifacimento e un miglioramento di Empty chairs at empty tables, primo capitolo della mia raccolta A Song for Every Moment (anche se il mio stile ha subito un cambiamento notevole fra un lavoro e l'altro). Questo perché Alain de Soisson è sempre stato il mio personaggio preferito, e perché tutto sommato, volevo concedergli un po' di speranza, invece di lasciarlo nella più prostrata desolazione. Ci tengo a precisare che lo scritto in questione fa riferimento all'anime e non al manga (con tutto il bene, l'Alain creato dalla  Ikeda non lo sopporto), quindi Alain si è ritirato a fare il contadino e via discorrendo.
Ciò detto, spero abbiate gradito questo mio occasionale ritorno sul franco lido, e che vogliate condividere con me i votri pensieri al riguardo!
Un bacio a tutti, 

Catcher

 
  
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