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Autore: Carme93    02/06/2019    2 recensioni
I nati del 1998 sono figli della guerra e della vittoria su Lord Voldemort.
La loro nascita ha simboleggiato nuova luce nel buio delle tenebre e gioia e speranza in un mondo in macerie da ricostruire. Un chiaroscuro insito nella vita di ognuno di loro.
La generazione figlia della guerra arriva a Hogwarts.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Minerva McGranitt, Neville Paciock, Nuovo personaggio, Teddy Lupin | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo sesto
 


 

 
Serpeverde anomali e prime lezioni
 
 



 
«Dove sarà?» borbottò Enan ancora assonnato. «Già in Sala Grande?».
«Non credo» replicò Teddy pensieroso. «Il suo zaino era sul baule».
«Potrebbe esserselo dimenticato».
Teddy si strinse nelle spalle ed entrò nella Sala Comune; sorrise spontaneamente alla vista della sala circolare trionfante nel sole del primo mattino. Le piante pendenti dal soffitto rilucevano e altre addirittura stavano… ballando? «Enan, hai visto?» chiese a mezza voce indicando quello strano spettacolo. In undici anni aveva visto quadri, specchi e chissà cos’altro parlare, ma mai un essere vegetale.
«Sì, mi sa che Mark ha dormito qui. È con la Caposcuola… la ragazza di ieri sera, mi fa paura… andiamo da lui…» ribatté Enan, con lo sguardo fisso da tutt’altra parte.
Teddy distolse gli occhi dalla strana ballerina e si voltò stranito. «Cosa?».
«Vieni» replicò semplicemente il compagno.
I due ragazzini raggiunsero Mark ed Elly che parlavano a bassa voce. «Buongiorno» disse Teddy annunciando la loro presenza, mentre Enan lanciava occhiate sospette alla Caposcuola.
«Avete litigato ieri sera?» domandò Elly a bruciapelo.
«No!» rispose precipitosamente Enan.
La ragazza si accigliò. «E per quale altro motivo avrebbe dovuto dormire in Sala Comune?» chiese fissando Mark, Enan e Teddy uno alla volta.
«Siamo andati a letto insieme, senza litigare, ma stamattina non l’abbiamo trovato» spiegò Teddy con calma.
«Non riuscivo a dormire, tutto qui» mormorò Mark.
Elly continuò a scrutarlo sospettosa, ma annuì. «Beh, prossimamente cerca di rimanere nel tuo letto. È sicuramente più comodo del divano. Ora vai a cambiarti o rischiate di fare tardi il primo giorno».
«Noi vorremmo andare in Guferia per spedire una lettera, potresti spiegarci come raggiungerla?» le domandò gentilmente Teddy, stringendo nella mano destra le due pergamene su cui aveva scritto velocemente.
«Aspettate Mark, poi o io o uno dei Prefetti vi accompagneremo».
«Va bene, grazie».
Mark non si fece attendere e si preparò rapidamente.
«Sei lento» lo accusò Enan.
Teddy ridacchiò. «Sei stato veloce, tranquillo» lo rassicurò cogliendo il suo sguardo mortificato. «Devi scrivere anche tu qualcosa ai tuoi?».
Mark scosse la testa.
«Non sono curiosi di sapere in che Casa sei finito?» gli chiese Enan.
«Gliel’avranno già detto i miei fratelli» replicò il ragazzino e si avviò alla porta con gli occhi bassi, rendendo chiaro che fosse meglio chiudere l’argomento.
In Sala Comune trovarono Charis che andò subito loro incontro.
«Buongiorno» li accolse timidamente.
«Ciao» trillò Enan.
«Buongiorno» replicò Teddy sorridendole.
Il saluto di Mark fu più sommesso, ma la ragazzina non parve prendersela.
«Dove sono Charlie e Zoey?» le domandò Teddy, guardandosi intorno sospettoso: quelle due erano capaci di apparire all’improvviso alle sue spalle e farlo spaventare davanti a tutti.
«Hanno detto che vogliono dormire ancora un po’» sospirò Charis, lasciando intendere che pazientemente aveva tentato di svegliarle e convincerle a seguirla, ma invano.
«Ci faranno perdere punti dal primo giorno!» sbuffò Teddy contrariato.
Charis si strinse nelle spalle impotente. «Corbin ci sta aspettando» disse indicando un ragazzo poco distante, intento a chiacchierare. «Ci mostrerà il percorso più breve per raggiungere la Guferia e poi la Sala Grande».
«Oh, bene, grazie» disse Teddy.
Il Prefetto Corbin Savage era un ragazzo di poche parole e, oltre a presentarsi, non fiatò finché non raggiunsero la meta.
«Ecco, questa è la Guferia. Avete dei gufi? In caso contrario potete usare quelli della Scuola».
«Non ti preoccupare» rispose Teddy, notando Ramoso volare immediatamente verso di lui. «Ciao» gli sussurrò.
Enan chiamò la sua civetta con un leggero fischio. «Ciao, bella. Ti piace questa Guferia o ti manca quella di casa?» gli chiese accarezzandola.
Anche la civetta di Charis raggiunse la padroncina, ma ella non ne fu particolarmente felice. Corbin se ne accorse e si offrì di darle una mano.
«Se fai così, non legherete mai» le disse Enan in tono di rimprovero.
«Non mi piacciono molto gli animali» bofonchiò ella in risposta. «Grazie, Corbin» soggiunse rivolta al ragazzo più grande, mentre la civetta volava via portando con sé la lettera per lo zio, che aveva scribacchiato rapidamente quella mattina.
Enan le rivolse un’occhiata corrucciata e per nulla amichevole. «Che l’hai comprata a fare?».
«Mi ha costretto mio zio» replicò Charis timidamente.
«Non la pressare» borbottò Teddy vedendo la compagna a disagio.
«Non a tutti piacciono gli animali e, comunque, finché starà qui starà bene» intervenne Corbin Savage cogliendo la tensione.
«Non starà bene senza affetto» disse testardamente Enan.
«Andiamo a fare colazione» esclamò il Prefetto, forse temendo un litigio. «Stai bene?».
Charis, Enan e Teddy si voltarono verso Mark, al quale Corbin si era rivolto. Effettivamente Mark era rimasto in silenzio per tutto il tempo.
«Sì» mormorò, ma non sembrava molto convinto.
«Dai, ora andiamo a fare colazione» commentò sorridente Enan. «Non ci vedo dalla fame».
Teddy fissò Mark per qualche secondo, consapevole che non dovesse essere il cibo il suo problema.
Erano ormai a metà di una scalinata, quando una vocetta femminile e ancora infantile attirò la loro attenzione. «Teddyyy!».
In cima alle scale c’era Diana e Teddy le sorrise spontaneamente. Sembrava star bene, a parte un po’ di agitazione più che giustificabile.
L’aspettarono e Teddy la presentò agli altri.
«Allora com’è andata la prima notte?» le chiese Teddy.
«Bene, la Sala Comune è molto bella. C’è una libreria enorme! È fantastica! Peccato che tu non possa vederla!» trillò tutto d’un fiato.
«Anche la nostra Sala Comune è molto bella. Stamattina ho visto una pianta ballare!» replicò Teddy, felice di poter raccontare a qualcuno quella storia.
«E ti sorprendi? Pensavo che conoscessi tutto del mondo della magia!» replicò Diana.
«Non ho mai visto una pianta ballerina» insisté.
«Sul serio?» chiese stupito Mark.
«Sì, non l’hai vista?».
«Secondo me te lo stai inventando» intervenne Enan.
«No, l’ho vista! Corbin?!».
Il Prefetto ridacchiò e annuì. «Oh, sì, beh alcune piante ballano, altre parlano persino».
I cinque ragazzini lo fissarono a bocca aperta.
«Le piante non parlano!» s’imputò Enan.
«Ti dico di sì» ribatté Corbin. «Se non ci credi pomeriggio te le presento».
«Tanto non è vero» borbottò Enan.
«Ma perché non dovrebbe? Esiste la magia» sospirò estasiata Diana. «Che cosa c’è di tanto strano in una pianta che parla? Lo fanno anche gli animali?».
«Solo alcuni» rispose prontamente Enan.
«Mi piacerebbe tanto vederne uno» disse subito la ragazzina con gli occhi luccicanti.
«Meglio di no» intervenne Corbin. «Alcuni sono pericolosi».
«È vero che c’è una colonia di acromantule nella foresta?» domandò Enan.
«Sì, ma sei un po’ troppo entusiasta all’idea. Ricordati che la Foresta Proibita è proibita, come ha detto la Preside ieri sera».
Enan non appariva molto d’accordo, ma fortunatamente pensò bene di non insistere con il Prefetto.
Grazie a Corbin non impiegarono molto a raggiungere la scalinata principale e quindi la Sala Grande. Teddy, però, temeva profondamente il momento in cui si sarebbero ritrovati da soli: dubitava fortemente di saper ritrovare la strada per il proprio dormitorio.
«Che c’è?». La voce timida e cortese di Charis riscosse Teddy dai suoi pensieri. La ragazzina parlava con Mark, fermatosi e rimasto indietro. Teddy ne seguì lo sguardo e vide che era puntato su un gruppetto di ragazzi decisamente più grandi che stazionava sulla soglia della Sala Grande.
«Niente» biascicò Mark, mentre una ragazza di Grifondoro si staccava dal gruppo.
«Dobbiamo parlare Mark» disse quest’ultima senza neanche salutare.
«I ragazzi sono con me. La Caposcuola mi ha chiesto di accompagnarli in Sala Grande» intervenne Corbin infastidito.
«Sinceramente, me ne frega ben poco di quello che dice la Montgomery. E, comunque, lui è mio fratello, ergo ho tutti il diritto di parlargli quando e come voglio» ribatté la ragazza. «Vieni» soggiunse, tirando Mark lontano dai suoi compagni.
Il ragazzino con il cuore in gola non si oppose. Non seppe se dovesse tranquillizzarsi o meno vedendo che Alexis lo stava trascinando verso loro fratello Jay.
«Ciao» dissero in coro i due ragazzi senza neanche guardarsi negli occhi.
«Ma che ciao e ciao» sbottò Alexis irritata. «Come hai potuto non farti smistare a Grifondoro! Sei veramente irrecuperabile!».
«Ha deciso il Cappello Parlante» mormorò Mark tentando di difendersi.
«No, la colpa non è di quello stupido cappellaccio» sibilò sua sorella abbassandosi alla sua altezza. «La colpa è tua, sempre tua! Sei solo uno smidollato. Ci mancava solo la vergogna di vederti nella Casa dei mollaccioni, degli stupidi… anche se, pensandoci, avremmo dovuto aspettarcelo…».
«Non sono stupidi i Tassorosso» provò Mark pensando a Elly.
«Oh, sì che lo sono. E tu sei il re degli stupidi» ribatté Alexis spingendolo contro il muro.
Mark gemette, ma non replicò più.
«Aspetta che lo sappia nostro padre. Non mi pare che ti avesse chiesto molto! Finisci a Grifondoro! Avrebbe dovuto tenerti a casa, io lo sapevo! Ma non ha voluto sentire ragione. Dopotutto come biasimarlo? Non averti tra i piedi per qualche mese dev’essere una liberazione». Quelle parole ferirono Mark, ma ancora non fiatò. «Ti ucciderà appena lo saprà».
«Gli hai scritto?» sussurrò.
«Oh, sì. Ieri sera. In questo momento l’avrà già saputo o comunque manca poco» replicò Alexis sadicamente divertita.
«Tassorosso è una buona Casa» mormorò il ragazzino più a sé stesso che ai fratelli.
«Idiozie» sbottò Alexis. «Nemmeno la Preside ci crede. Lei è Grifondoro fino in fondo. L’imparzialità è solo di facciata».
«Dai, Alexis, andiamo. Paciock tra poco distribuirà gli orari» intervenne Jay.
«Paciock può aspettare, devo prima chiarire un paio di cose con il nostro fratellino» replicò Alexis. Mark si strinse al muro, ma ella eliminò la distanza che li separava e lo prese per i capelli.
«Ahi, Alexis, mi fai male».
«Ascoltami bene, ragazzino. Lo so che sei stupido, ma per il tuo bene non dimenticare quello che ti sto per dire» sibilò Alexis, stringendo la presa e sollevando nuove lamentale da parte del più piccolo.
«Alexis, se ci vede qualcuno finiamo nei guai» borbottò Jay.
«Non andare in giro a dire che sono tua sorella. Ho una reputazione». Quello era un vero e proprio controsenso, visto che l’aveva appena detto ella stessa a Corbin Savage, lo sapevano anche Elly, Lucas e Bobby, infine avevano lo stesso cognome, ma Mark non osò farglielo notare. «E vedi di non mettermi in imbarazzo in nessun modo. Hai capito?» concluse, accompagnando le ultime parole con uno schiaffo.
«Alexis» la richiamò Jay agitato.
«Ok, ok, andiamo. Gira lontano dal tavolo dei Grifondoro» soggiunse sua sorella prima di voltargli le spalle e dirigersi verso la Sala Grande come se nulla fosse.
«È meglio se l’ascolti» gli sussurrò Jay, accennando un lieve sorriso. «Divertiti».
Mark non rispose nemmeno troppo scioccato per la ‘chiacchierata’ con la sorella maggiore. No sul serio, perché non aveva dei fratelli normali che si preoccupavano per lui come aveva visto fare ai fratelli di Charlie o ai cugini di Enan la sera prima? Vero anche che il Caposcuola di Grifondoro l’aveva spaventato, ma almeno sembrava aver a cuore la sorellina. Si sfiorò la guancia calda e probabilmente arrossata, poi, con un sospiro, si decise a entrare.
In un primo momento si sentì smarrito: la Sala Grande era affollata e chiassosa, ancora più della sera precedente. Impiegò diversi minuti prima d’individuare la chioma colorata di Teddy. Non aveva mai conosciuto un metamorphomagus, ma si stava rivelando decisamente utile. Si lasciò scivolare nel posto vuoto accanto a Diana e scrutò i due Grifondoro che, entusiasti, discutevano con Teddy.
«Ehi, tutto ok?» gli chiese quest’ultimo, accigliandosi leggermente.
«Sì, sì» bofonchiò Mark, contento che Teddy, Charis e Diana erano discreti e non avrebbero indagato ulteriormente. «Enan?».
«Al tavolo dei Grifondoro. È andato a salutare i suoi cugini» rispose Teddy. «Ti presento Laurence Landerson, il mio migliore amico, e Samuel Harper».
«Piacere, Mark» replicò.
«Amico, mi sembra che tu abbia bisogno di una bella svegliata» strillò Laurence.
«Pensiamo di fare un giro per la Scuola dopo le lezioni, che ne dite?» propose Samuel.
«Ma se ci segnano i compiti…» iniziò Teddy, poi colse le occhiate scioccate dei due Grifondoro e lasciò perdere. «Vedremo».
«Il Cappello Parlante non funziona, fattelo dire» commentò Laurence. «Tu saresti stato bene tra i Corvonero insieme a Diana e le tue amiche… quelle che ieri sera sono corse via nonostante i richiami della vostra Prefetta…».
«Eccole, quelle appena arrivate» intervenne Samuel in aiuto.
«Zoey e Charlie» disse Teddy.
«Sì, loro. Beh, quelle sono Grifondoro nate. Insomma hanno buttato una nel Lago Nero» sussurrò Laurence in tono cospiratorio, come se l’avvenimento non fosse ormai sulla bocca di tutta la Scuola.
«Buongiorno!».
Charis quasi si affogò con il succo di zucca alla vista di Shawn. «Ciao».
«Il professor Paciock vuole che andate a prendervi personalmente l’orario delle lezioni» comunicò Shawn a Samuel e Laurence. I due sbuffarono e, a malincuore, salutarono e si affrettarono a raggiungere il loro Direttore.
Nel frattempo Charlie e Zoey si era sedute e avventate sulla colazione, bofonchiando dei saluti frettolosi e assonnati. «Gentile da parte vostra presentarvi». Una voce secca e severa fece sobbalzare tutti, persino Shawn. Un uomo anziano, dall’aria sciupata e completamente canuto, li fissava attentamente. «Lattes, non ricordavo che fossi un Tassorosso».
«Mi scusi, signore, ero solo venuto a salutare un’amica».
«Allora torna al tuo posto, anche perché le lezioni cominceranno a momenti» lo zittì l’insegnante. Shawn salutò e si dileguò come richiesto. «Voi due, avete causato confusione prima ancora di mettere piede al castello e, in più, arrivate in Sala Grande alle nove meno dieci. State iniziando veramente male!».
Charlie lo guardò malissimo, ma Zoey, non sapendo ancora come comportarsi con gli insegnanti di una scuola di magia, assunse un’aria preoccupata.
«La scusi, professor McBridge, mia sorella ancora non ha compreso il modo in cui si deve comportare a Hogwarts».
Decisamente quella mattina il tavolo dei Tassorosso era molto frequentato: James Krueger, con alle spalle il fratello Willy, si ergeva in tutta la sua altezza mandando il petto in fuori e mostrando il suo distintivo da Caposcuola.
«Allora, temo, che presto dovrò disturbare i vostri genitori» commentò il professore. «Ecco i vostri orari, mi raccomando la puntualità e spero per voi di non ricevere lamentale dai miei colleghi. Buona giornata».
«C’eravamo perse, comunque» borbottò Zoey.
«Perché non avete chiesto informazioni?» replicò James Krueger.
«Ma ti vuoi fare gli affaracci tuoi?» sibilò Charlie.
«Ti conviene stare attenta!» ribatté il più grande. «I professori ancora non hanno deciso se sei o no responsabile della caduta nel Lago Nero di Matilde Gould».
«Non hanno prove».
«Vedi di comportarti bene» sibilò James prima di andarsene visibilmente irritato.
«I professori non hanno prove, ma mamma capirà subito che sei stata tu» sospirò Willy.
«Ma mamma non lo sa, no?».
Willy sembrò a disagio e fece qualche passo indietro. «James gli ha scritto» sussurrò, ma non a voce abbastanza bassa da non farsi sentire.
Zoey fu rapida e bloccò Charlie che stava per lanciare un calide d’oro contro il povero ragazzo.
«Ma sei impazzita!?» sbottò Teddy. «C’è pure la Preside!».
I ragazzi si voltarono per un attimo verso il tavolo dei professori, ma con loro sollievo nessuno sembrava fare caso a loro.
«E dimmi un po’, avete anche detto che sono stata smistata a Tassorosso?» domandò Charlie fulminando il fratello con gli occhi.
«Sì, ma qual è il problema? Pensavi di tenerglielo nascosto?».
«Sono affari miei».
«Ragazzi, che avete? Non dovremmo andare a lezione?» intervenne Enan appena sopraggiunto e guardandoli sorpreso, probabilmente rendendosi conto della tensione creatasi.
«Sì, andiamo. Che abbiamo?» chiese Charlie alzandosi senza neanche guardare Willy.
«Dai, Charlie, non fare così».
«Sparisci!» gli sibilò la ragazzina avviandosi a grandi passi fuori dalla Sala Grande. Teddy, Charis, Zoey, Mark ed Enan dovettero quasi correre per raggiungerla.
Willy, però, non si diede per vinto e li seguì. «Che avete alla prima ora?».
«Storia della Magia» rispose Enan con una smorfia dopo aver dato un’occhiata al suo orario.
«Sai dov’è l’aula?» ne approfittò Teddy, sebbene temesse uno scoppio d’ira da parte di Charlie.
«Certo, vi accompagno» rispose prontamente il più grande. «Senti Charlie, per favore, dimmi qual è il problema».
«Il problema è», sibilò la ragazzina fermandosi senza preavviso, e Zoey quasi le cadde addosso, «che non volevo che papà sapesse che non sono una Grifondoro come tutta la nostra famiglia!».
«Io sono un Corvonero» le ricordò Willy, mentre riprendevano a camminare.
Charlie scrollò le spalle.
«A papà non interessa» insisté Willy.
La ragazzina non replicò e nessuno osò rompere il silenzio creatosi finché non raggiunsero l’aula, proprio poco prima che suonasse la campanella.
«Devo correre, sono in ritardo. Buon prima giorno a tutti».
Mark lo guardò correre via con una stretta al cuore: né Alexis né Jay si erano mai preoccupati per lui in quel modo.
«Vieni» lo chiamò Charis, riscuotendolo e facendogli notare che gli altri erano già entrati.
Zoey e Charlie avevano già occupato due banchi in ultima fila, mentre Teddy si era seduto al primo. Charis si mosse verso di lui, ma un Grifondoro la precedette e, dopo aver salutato Teddy, che evidentemente già conosceva, prese posto vicino a lui.
«Oh, scusa, stavi venendo tu a sederti qui?» le chiese notandola.
Charis arrossì e scosse la testa. «No, tranquillo» mormorò occupando l’altro banco in prima fila.
«Mi chiamo Peter, Peter Lux» si presentò il Grifondoro porgendole la mano. «Sicura che non vuoi stare vicino a Teddy?».
«Sì, sì, grazie».
Enan, invece, non sembrava troppo contento del suo posto al centro della seconda fila. «Mark, mi fai sedere vicino alla finestra, ti prego?».
Mark assentì proprio mentre il professore di Storia della Magia entrò attraversando il muro. Il libro gli cadde dalle mani per lo spavento, ma il tonfo fu coperto dallo strillo di Zoey e di qualche altro ragazzino.
«Che figata» si percepì udibilissima la voce di Samuel Harper.
«Dai» esortò Enan affinché concludessero lo scambio.
Di tutto quel caos il ben emerito professor Cuthbert Rüf non se ne accorse neanche e chiamò l’appello.
«Non li avevi visti i fantasmi ieri sera?» sussurrò Charlie a Zoey.
«Sì, ma lui è un professore» replicò strabiliata la ragazzina. «Che forza! Ci sono anche vampiri o altri mostri?».
«Non credo. E comunque non è forte per nulla. Willy mi ha detto che lui è il professore più pesante e noioso della Scuola. E Willy è un Corvonero!».
Zoey in un primo momento non le credette, insomma come poteva essere noioso un professore fantasma? Ma, man mano che la lezione procedette, dovette ricredersi. La classe sprofondò nel torpore più totale, addirittura alcuni Grifondoro si appisolarono; altri chiacchieravano, altri ancora come Enan sembravano persi nei loro pensieri. Solo Teddy, Charis, Peter Lux e Mark sembravano intenzionati a rimanere svegli e prendere appunti. Zoey si disse che non sarebbe sopravvissuta a un’ora in quel modo e propose a Charlie di giocare a tris.
Il suono della campanella fu accolta con sollievo da molti, altri si lamentarono per essere stati svegliati di soprassalto.
«Che rottura di pluffe!» sbuffò Charlie uscendo lentamente dalla classe e stiracchiandosi.
«Non avete preso neanche un appunto?» chiese Teddy accigliato, beccandosi in cambio un’occhiata scandalizzata da Charlie, una intontita da Zoey e una smarrita da Enan.
«Tu non sei normale» borbottò Charlie. «Nessuno prende appunti a Storia della Magia».
Teddy arrossì e le rispose per le rime. Mark non osò unirsi alla conversazione, anche perché dubitava che il suo parere interessasse a qualcuno, ma lui aveva trovato la l’argomento interessante, certo che sarebbe stato di gran lunga meglio se il professor non avesse usato un tono tanto soporifero alle nove del mattino!
«Sul serio, Teddy,» s’intromise Enan. «Ammettilo è stato pesante. Non puoi trovare bella Storia della Magia».
Il ragazzino fu messo alle strette da quell’affermazione e boccheggiò, facendo sorridere Charlie, Zoey ed Enan.
«Ma che c’entra! Anche se non mi piace, bisogna studiarla» borbottò, ma se ne pentì quasi subito perché era sua nonna che parlava in quel modo! Quasi inorridì di se stesso.
«Oh, l’ha ammesso. Evviva!» strillò Charlie facendo voltare molti ragazzi più grandi che affollavano il corridoio nel cambio dell’ora.
«Sapete dov’è l’aula di Incantesimi?» domandò Charis per toglierlo dall’imbarazzo.
Teddy le rivolse uno sguardo grato.
«No, ma possiamo rimediare» ribatté Charlie. «EHI TU, EHI!».
I compagni la scrutarono come se fosse matta: aveva appena attirato l’attenzione del Caposcuola di Serpeverde chiamandolo ‘ehi tu’.
Il ragazzo si avvicinò loro con un sopracciglio alzato. «Parli con me?».
«Sì» rispose serenamente Charlie. «Accompagnaci nell’aula di Incantesimi».
Teddy si disse che Laurence avesse perfettamente ragione: il Cappello Parlante andava sostituito. Quella ragazzina non aveva il minimo senso del pericolo.
«E sentiamo, volete anche un the e delle brioche di zucca?» replicò il Caposcuola palesemente sarcastico.
«Veramente preferirei del succo di zucca e delle cioccorane» ribatté candidamente Charlie.
«Tu sei la ragazzina che ha buttato nel Lago Nero una Serpeverde?».
«Non ci sono prove e tecnicamente non era ancora una Serpeverde».
«Ehm…» intervenne incerto Teddy, conscio che non sarebbe andata bene per loro se Charlie avesse continuato su quella linea. «Potresti aiutarci, per favore?».
Il Caposcuola focalizzò l’attenzione su di lui e commentò: «Wow allora esistono i Tassorosso che ancora sanno chiedere ‘per favore’».
«Io sono una Grifondoro mancata e lo dimostrerò» dichiarò Charlie gonfiando il petto, proprio mentre suonava la campanella.
«Bene, piccola arrogante, conserva un po’ del tuo coraggio per spiegare al professor Vitious perché siete in ritardo».
«Non ci aiuti?» esclamò Teddy, odiandosi per il suo tono stridulo e quasi spaventato.
«Ne farei volentieri a meno, ma rientra nei miei compiti. Seguitemi» rispose il ragazzo, lanciando un’occhiata seccata a Charlie. Effettivamente li accompagnò dritto fino all’aula richiesta.  «Ecco» disse. «E la prossima volta non osate chiamarmi ‘ehi tu’, perché non vi risponderò».
«E come ti chiami?» mormorò Charis arrossendo e sorprendendo tutti. «Così la prossima volta ti chiamiamo per nome» aggiunse a mo’ di spiegazione.
Mark, Teddy ed Enan le rivolsero un’occhiata scettica: perché mai avrebbero dovuto chiedere aiuto a un Serpeverde? Solo Merlino sapeva che cosa fosse passato per la mente di Charlie poco prima.
«Bertram Delaney» rispose il ragazzo.
«Mi chiamo Charis Williamson» mormorò la ragazzina in risposta. «E loro sono Teddy, Enan, Mark, Charlie e Zoey» soggiunse indicandoli uno alla volta.
«Come osi dare il mio nome a uno spocchioso Serpeverde?» sbottò Charlie lanciandole un’occhiataccia.
«Non credo di essere io lo spocchioso qui» sbuffò il Caposcuola, poi fece una mossa inaspettata ed entrò in aula prima di loro. «Professor Vitious, buongiorno» disse sorridente.
Il professore d’Incantesimi aveva dei goblin per antenati, o almeno così aveva spiegato Hermione a Teddy, e questo spiegava la bassissima statura.
«I ragazzi avevano difficoltà a trovare la classe e li ho dato una mano».
«Grazie, grazie, Delaney va’ pure ora. Ragazzi prendete posto».
Mark rimase impressionato da quello che aveva appena visto e Teddy dovette spingerlo verso il fondo della classe, visto che i Corvonero aveva già occupato la parte anteriore. Alexis e suo padre avevano sempre parlato molto male dei Serpeverde, eppure quel ragazzo non gli era sembrato cattivo. Visto come gli aveva risposto Charlie avrebbe potuto toglierli una valanga di punti o vendicarsi, invece li aveva persino giustificati con il professore. Mark si volse verso Teddy e notò che anche lui era soprappensiero.
La lezione fu molto più leggera della precedente. Il professor Vitious chiamò l’appello e presentò il programma che avrebbero affrontato insieme quell’anno. I ragazzi furono delusi nello scoprire che avrebbero iniziato la parte pratica solo verso la fine di ottobre. Charlie addirittura sbuffò sonoramente, ma il professore fece finta di non notarla.
Vitious a differenza di Rüf non assegnò compiti e Charlie e Zoey dichiararono alla fine della lezione che fosse il loro insegnante preferito.
Teddy scosse la testa e alzò gli occhi al cielo, prima di andare a salutare Diana; Charis sorrise e commentò: «Ma se ancora abbiamo conosciuto solo due insegnanti».
«Ti ricordo che io li conosco tutti grazie ai racconti dei miei fratelli» replicò Charlie. «E, a proposito, preparatevi, perché la professoressa di Trasfigurazione è l’incubo della Scuola».
Charis e Mark assunsero un’aria preoccupata nel vederla così seria per la prima volta; persino Zoey si accigliò.
«Scherzi?» chiese incerta quest’ultima.
«No» rispose asciutta la ragazzina e si avviò verso l’uscita e nel mentre afferrò Teddy per un braccio e lo trascinò con sé.
«Ehi, ma che fai?! Stavo parlando!».
«Dobbiamo andare a Trasfigurazione, mister Perfettino. Si dice che l’ultimo che ha osato arrivare in ritardo…».
«Ti prego» sbottò Teddy divincolandosi, «non mi raccontare fesserie».
Charlie scoppiò a ridere. «Allora non sei tanto scemo» commentò schioccando le dita di fronte ai visi di Charis e Mark che la fissavano scioccati.
«Stava scherzando» borbottò Teddy a beneficio di questi ultimi.
«Allora la prof non è così terribile» sospirò Zoey.
«No, su quello era serissima».
«Sì, anche i miei cugini mi hanno raccontato qualcosa» disse Enan.
Chiesero indicazioni a più studenti e trovarono l’aula proprio mentre la professoressa faceva cenno ai Grifondoro, con cui avrebbero condiviso la lezione, di entrare.
«Non mi piacciono i ritardatari» disse rigidamente.
«Non siamo arrivati in ritardo. Siamo puntualissimi» la contraddisse Charlie, che parlava sempre prima di pensare.
«Ci scusi, professoressa» esclamò Teddy, facendo finta che quella scriteriata che l’avrebbe, ahimè, accompagnato per i prossimi sette anni non avesse aperto bocca tanto spudoratamente, «abbiamo avuto difficoltà a trovare l’aula».
«Ho consigliato al professor Lumacorno di fornire a tutti i Serpeverde del primo anno una mappa della Scuola, che li guidasse per i primi giorni. Forse avrebbe dovuto pensarci anche il vostro Direttore» replicò la professoressa stizzita. «Ne parlerò con la Preside. Ora entrate».
I sei Tassorosso non se lo fecero ripetere. Con grande scorno di Charlie, il cui sguardo era assassino, e di Zoey, i furbi Grifondoro avevano gentilmente lasciato loro le prime due file.
Fu subito chiaro che Candida Macklin fosse fatta di una pasta totalmente diversa dai professori conosciuti fino a quel momento, tanto che, mentre presentava il programma, nessuno osò fiatare. In più iniziò persino a spiegare come trasformare un fiammifero in un ago.
«Domani ci eserciteremo. Studiate l’incantesimo Acutus e fate una ricerca sulla storia della Trasfigurazione. Non accetto giustificazioni» concluse la professoressa proprio mentre suonava la campanella.
«Ho scritto un sacco» sospirò Teddy flettendo la mano, mentre rimettevano i libri negli zaini.
«E dobbiamo trovare la Sala Grande» gemette Mark, altrettanto stanco tanto da non riuscire a trattenersi.
Teddy s’impensierì e annuì, poi a voce bassa, in modo che solo i due compagni potessero sentirlo disse: «E se chiedessimo alla professoressa una di quelle mappe? Sarebbe più semplice e non dovremmo rincorrere i ragazzi più grandi in cerca di aiuto».
«Ma non è la nostra Direttrice» sussurrò in risposta Charis.
Mark non fiatò: la mappa sarebbe stata senz’altro utile, ma non gli sembrava il caso di chiedere nulla alla professoressa.
«E nemmeno dei Serpeverde» replicò Teddy. «Ci provo io» decise, male che vada se ne sarebbe assunto la responsabilità. Non che gli piacesse l’idea di mettersi nei guai il primo giorno…
La professoressa era ancora seduta alla cattedra, probabilmente, in attesa che uscissero tutti. Teddy prese un bel respiro e si avvicinò. Charis e Mark lo seguirono incerti.
«Lupin» lo apostrofò all’istante la donna. Aveva una buona memoria o si ricordava il suo nome solo per via dei suoi genitori? «Sei un metamorphomagus» disse. O forse era per questo che si ricordava di lui. «Insegno a Hogwarts da circa undici anni, ma non mi era mai capitato. D’altronde i maghi con questo potere sono estremamente rari». Teddy in realtà non aveva la minima idea di che cosa replicare. Probabilmente avrebbe dovuto interloquire raccontando di aver ereditato il suo potere dalla madre, dopotutto una conversazione funzionava in quel modo, ma non aveva la minima voglia di parlare della madre né tanto meno l’espressione severa e rigida dalla donna gli faceva venire voglia di chiacchierare. La professoressa, però, lo tolse dall’imbarazzo di dover dire qualcosa. «Non sai ancora controllare il tuo potere». Altra costatazione, che, però, non mise minimamente a proprio agio il ragazzino che aveva una vaga idea di dover avere i capelli di tutti i colori in quel momento.
«Mio nonna ha detto che avrei imparato a Hogwarts a controllarlo» mormorò in propria difesa. Non poteva fargliene una colpa no?
«Sì, ogni cosa a suo tempo. Più avanti faremo qualche lezione extra e presto riuscirai a padroneggiarlo».
Lezioni extra, pensò inorridito Teddy, con lei? «Veramente non volevo parlarle di questo, professoressa» si costrinse a dire.
«Ma io sì». Giusto, non faceva una piega. «E di che cosa volete parlarmi?».
«Le volevo chiedere se per caso potesse dare anche a noi una mappa così non avremmo difficoltà a spostarci tra le classi».
«Temo non sia possibile. Con il professor Lumacorno abbiamo realizzato un numero di mappe perfettamente congruo ai ragazzi smistati ieri sera a Serpeverde».
«Ah, va bene, grazie, professoressa».
«Però potreste sempre chiedere ai vostri compagni di darvene una, dopotutto possono sempre usarne una in due».
Chiederle ai Serpeverde? Sì, vabbè. Magari proprio a quel Dolohov che l’aveva minacciato in treno!
«Va bene, grazie, professoressa» tagliò corto Teddy, ben conscio che mai e poi mai avrebbe chiesto qualcosa ai Serpeverde.
«Buon pranzo» li congedò ella.
«Che fine avete fatto?» li accolse veementemente Charlie in corridoio.
«Stavamo…» iniziò a spiegare Teddy, ma ella lo interruppe.
«Enan sta male, ma voi secchioni eravate troppo occupati a prendere appunti».
Mark la fissò sorpreso visto che nella cerchia dei secchioni stava includendo anche lui.
«Ma che diavolo c’entra!» sbottò Teddy. «Come se fosse reato seguire la lezione! E se stava male perché non ci hai chiamato o l'hai detto alla professoressa?».
«Io non parlo con i professori» ribatté Charlie come se fosse ovvio.
«Oh, giusto, lo fai solo per rispondere loro male! E perdere punti!».
«Ehm scusate» li richiamò Charis. «Forse dovremmo pensare a Enan».
Teddy lanciò un’occhiataccia a Charlie e a passo sostenuto raggiunse i compagni. Enan aveva una brutta cera e respirava faticosamente.
«Che ti senti?».
«Ho bisogno d’aria» borbottò il ragazzino.
«Bene, allora usciamo nel parco» decise Charlie.
Impiegarono un bel po’ a raggiungere la Sala d’Ingresso visto che alle scale piace cambiare e, nonostante le imprecazioni di Charlie, furono costretti a cambiare strada e chiedere più volte indicazioni quando si resero conto di non sapere più dove fossero.
Enan riprese fiato solo quando furono nel vasto parco e gradualmente riprese un po’ di colore.
«Ma che ti è preso?» gli chiese Zoey.
«Sei allergico alla Macklin?» chiese Charlie scherzando.
«Non sono abituato a stare al chiuso per tanto tempo. Fagan mi aveva avvertito, ma non pensavo che mi sarei sentito così…».
«Dove abiti?» gli domandò Zoey curiosa.
«Sull’isola di Jura, nelle Ebridi».
«La tua famiglia custodisce una delle riserve di draghi più antiche della Gran Bretagna, vero?» lo interrogò Charlie altrettanto curiosa. Persino Mark, Teddy e Charis si misero in ascolto.
«Sì, ma abbiamo anche altri animali e io sto gran parte della giornata con mio nonno e i miei zii e li aiuto ad accudirli… Per questo mi piacerebbe tanto entrare nella Foresta Proibita, devo esserci esemplari bellissimi! Fagan mi ha detto che non c’è entrato, ma a lui non piacciono gli animali tanto quanto piacciono a me».
«Se vuoi entrare nella foresta io sono a disposizione» esclamò Charlie. «Anche ora, tu Zoey?».
«Ehm, non mi piacciono molto gli animali selvatici» rispose ella leggermente disgustata.
«Prendila come una prova di coraggio!».
«Non credo che nessuno di noi dovrebbe entrare nella foresta» disse assennatamente Teddy.
«Giusto, il secchione non vuole».
Teddy la guardò male e la ignorò. «Se vuoi ti presento Hagrid, è il guardiacaccia e insegna Cura delle Creature Magiche, lui può farti vedere le creature».
«Davvero?» saltò su Enan fissandolo un po’ follemente.
«Sì, venerdì pomeriggio andrò a prendere un thè a casa sua, puoi venire se vuoi… Anzi, potete venire tutti. Sarà contento di conoscervi».
«Sei sicuro… non ci ha invitati» intervenne Charis.
«Oh, sì, tranquilla. Conosco Hagrid da sempre».
«Bene, ora mi sento meglio e ho fame!» disse Enan tutto contento.
I Tassorosso risero e si sbrigarono a correre dietro di lui. Persino Mark si lasciò sfuggire un sorriso, rilassato dal venticello fresco di settembre, che scompigliava giocosamente i loro capelli e increspava leggermente la superficie del Lago Nero. A guardare un simile paesaggio ci si poteva dimenticare anche del resto.
   
 
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