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Autore: soliloquia    02/06/2019    1 recensioni
Magari, se ti va.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(volte farsi indietro è già un passo avanti)

 

Ma come? Se vai sempre indietro non arrivi mai da nessuna parte.
Mio padre me lo diceva spesso, farsi indietro non serve a niente.
Non ne esci vincitore.
Non perdi nemmeno. 
Semplicemente non ci provi e questo è peggio, no? Non credi?

Erano le tre di notte, L era troppo ubriaco anche solo per riuscire a camminare, anche io avevo difficoltà, anche nei gesti più semplici. Perché c'eri tu.
Hai riso per tutta la sera, lì, seduta, con quella tua amica che dicono che ci sappia fare con la lingua.
Non mi sono avvicinato, "mi serve spazio" me l'hai detto un paio di volte, giusto per rinforzare il concetto.
"C'è un concerto martedì sera, ti va di venirci? Ti passo a prendere e magari"

E magari mi avvicino e te lo dico piano, così non ti spaventi, così non hai paura.
Come ieri sera che ho fatto piano piano, che quasi non mi sentivo, che quasi non sentivo niente perché sentivo troppo e tu che mi annulli completamente perché sei brava solo in questo.

Un passo indietro ed ora tu non ci scherzi più.
Ti avvicini velocemente, come se provocasse dolore, come se facesse male.
Non ridi più, "dobbiamo parlare" e sei improvvisamente seria e hai il fiato corto, come se mancasse aria.
(siamo troppo vicini? Vuoi che mi allontani? Ti serve aria?)
Tra le mani stringi solo aria, e le mie mani? Non le stringi? 
Io resto con le mani in mano, ma le tue le prenderei fino a farle diventare livide.
Prova ancora a muovermi il sole, fammi stare come l'altra sera. Rendimi apatico perché sento tanto, perché sento troppo e non mi basta mai.
Non parli. Non ti servon le parole, non servono le mie. Perché non sono stupido, perché non ho più dodici anni. 
Quasi capisco, perché se la tua amica ci sa fare con la lingua, tu sei una frana con le parole.
(dai amore dai dai, muovimi il sole).
Un passo indietro ed io.
Un passo avanti e tu.
 

Sono uscito fuori a fumarmi un'altra paglia. 
Tu mica mi hai fermato, mica mi hai aspettato, mica hai sperato.
Io invece ancora spero che magari mi presti l'accendino e poi non te ne vai, e se te ne vai lo fai solo per prendere le tue di sigarette e fumare con me, perché tu vuoi stare con me, perché con me ci stai bene. (dopotutto)

Tu che sei come aria, come dopo aver smesso di fumare e respiri aria pulita, capisci che è così che vuoi vivere, è così che vuoi andare avanti.
Io, un passo avanti.
Tu, un passo indietro.

Mio padre mi ha insegnato a disprezzare queste persone. 
A starci lontano e a diffidare da loro. 
Chi lo immaginava che avrei preso una sbandata per una come te. 
Tu che mi dici che non ce la fai, che ti fa male, che devo andarci piano, che altrimenti ci schiantiamo.
Che ti fa paura, che non sei abituata. Che tuo padre se n'è andato e tu non l'hai nemmeno salutato, che tua madre c'è poco a casa e che non compra il latte. 'Che anche tua zia ti ha insegnato che è meglio andarsene, che non fa male, che ti fa star bene.
Come se fosse giusto così.
Come se a me andasse bene così, come se dovessi accettare le tue scelte, i tuoi movimenti passivamente. 
Senza fare niente, senza avere parole.

"Ho paura"
Hai paura, ed io non ho paura? 
È la prima volta che resto veramente.
Tu prova a restare, prova a sperare e a farti venire a prendere. Perché l'amore sì, fa male, ma se non ci provi, come dormi la notte? Come riesci a legarti, come puoi essere te stessa se non hai mai pianto per qualcuno?
Io sai quante notti insonni passerei senza di te? Senza l'altra sera? Senza nemmeno sperare?
E si, magari mi illudo da solo. Ma i tuoi occhi parlavano e non era arabo e io ti capivo, perché ti respiravo, perché ti ero vicino.
Ero dentro di te e non era importante andare veloce, venire prima, venire dopo, non venire affatto. 
Era importante.
Perché c'ero io e perché c'eri anche tu.
E allora le mani erano sudate, non mi ero tolto i calzini –e si, sono poco esperto, e magari era troppo improvviso e quel posto non era l'ideale.
Ma era importante, andava bene.
Perché oltre al sesso, all'atto in sé, al fatto che non ho urlato, che i miei capelli erano bagnati, noi abbiamo condiviso qualcosa.
E non puoi tornare indietro e resettare tutto, non funziona così.
Non mi va bene così.
E anche se non mi hai detto "ti amo" so che l'hai pensato, ma fa paura vero?
Io ci ho provato, mi sono plasmato per te, mentre mi toccavi sul petto, il mio cuore andava al tuo stesso ritmo.
Tocca a te ora, perché io i miei passi avanti li ho fatti, i miei muri li ho fatti cadere.
Tu non sai cosa significhi camminare, correre, farsi male e cadere.
Tu non sai vivere.

Io sono forte, tu lo sai.
Incasso tutto e ritorno come prima, ma sempre diverso, e magari ritorno a prenderci se ci sei.

Ma tu non ci sei, perché è molto più facile così. 
Ti fa comodo, come quando hai il biglietto per il pullman ma non lo timbri.
Te lo conservi e magari "la prossima volta lo uso, giuro".
Non rischiare ti fa bene alla salute, ma ti fa bene al cuore?
"A volte farsi indietro è già un posso avanti" mi dicevi sorridendo.
Certo, ma se io resto dove mi hai lasciato e non mi muovo? È andare avanti o restare indietro? Perché a questo punto ho difficoltà con i movimenti, a stento respiro.
Sei tu a muovermi, dopo un po' l'ho capito.
Come se fossi senza peso, senza forma, mi sposti, mi lasci dov'ero due mesi fa, poi magari torni sui tuoi passi.
E poi indietro.
Indietro.
Indietro.
(E quindi avanti? Vai avanti?)
Ti serve spazio, aria, okay, l'ho capito.
Vuoi aria, ma quale aria? La mia di aria che è sempre un po' rarefatta, un po' sporca ma che comunque, magari, per i tuoi spazi è giusta?
Me li lasci i tuoi spazi ed io li riempio con i miei vuoti e vediamo che ne viene fuori? Ti va bene?
Aspetti un po' qui o torni indietro?
L'importante è che ritorni.
O magari, martedì sera c'è un concerto, un gruppo poco conosciuto. 

Ma magari se ti va...

(Se ti va)

 
   
 
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