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Autore: Ser Cipollotto    03/06/2019    0 recensioni
Il giusto Maestro per il giusto discepolo. E il giusto discepolo per il giusto Maestro.
Queste sono le parole che Soleyl, appena diventato a sua volta Maestro, si era sempre sentito ripetere durante il suo apprendistato. Aveva imparato a conoscere quelle parole, a crederci e darle per scontate, fino a farle diventare il suo motto personale. Ma allora perché la Cerimonia si era conclusa in modo tanto peculiare? Come mai quelle parole lo avevano tradito proprio nel momento in cui dovevano dimostrare la loro efficacia? Cosa aveva fatto lui di male per diventare il giusto Maestro di... di che cosa?
Sullo sfondo di un mondo frammentato in diverse nazioni e culture, Soleyl si ritroverà al centro di segreti e giochi di potere. E solo perché il suo unico desiderio era stato quello di essere un bravo Maestro...
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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#Nota bene - i discorsi diretti hanno dei colori diversi a seconda della lingua che viene usata: a colori uguali corrisponde la stessa lingua. Sul fondo di ogni capitolo è aggiunto l'elenco di quelle già comparse#

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Anno 314 del Secondo Ordinamento, Mese Nono, Giorno 26
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Città-Stato di Nuova Rudril

Maestro Soleyl camminava per le strade di Nuova Rudril a passo sostenuto, schivando di lato i rari passanti e continuando per i vicoli meno affollati della città. La sua non era fretta, era nervosismo: non aveva la necessità di raggiungere nessun posto in breve tempo, ma i dubbi che gli vorticavano in testa lo rendevano inquieto e smanioso di trovare al più presto chi potesse aiutarlo a mettere pace ai suoi pensieri. Fino a quel giorno aveva creduto che tutto quello per cui aveva lavorato avrebbe finalmente avuto un senso al termine della Cerimonia, ma in quel momento, in cui la Cerimonia si era conclusa da neanche un'ora, non si sentiva né realizzato né felice. Solo immensamente confuso.
Si costrinse ad appiattirsi contro il muro per permettere ad un carretto di passare nello stretto vicolo. Picchiettò nervosamente il piede contro il terreno finché non gli fu possibile ripartire. Neanche lui capiva il perché di quella fretta. C'era solo una persona di cui si fidava abbastanza per confidarsi e chiedere consiglio, ma non era riuscita a trovarla in nessuno dei posti più ovvi che preferiva frequentare. L'aveva aspettata per mezz'ora nel suo Dormitorio, poi non era più riuscito a trattenersi.
Svoltò a destra, superò uno stretto passaggio tra due alte case di pietra, per sbucare infine nel Viale dei Mercanti, una delle vie principali di Nuova Rudril. Non era difficile intuire il perché del nome di quella strada, soprattutto nei giorni di mercato come quello: bancherelle con ogni genere di mercanzia costellavano i lati della carreggiata, alternandosi alle vetrine di botteghe artigiane e ambulanti di ogni genere e nazionalità. Normalmente Soleyl si sarebbe fermato a curiosare tra le merci esposte, a valutare le offerte e comprare ciò che riteneva necessario, ma quel giorno tirò dritto, sordo delle grida intorno a lui e cieco dei colori delle stoffe e del luccicore dei brillanti.
Le merci esposte si fecero gradualmente più preziose, finché la via lo portò nella Piazza del Mercato. Davanti ad una vetrina ricca di vecchie pergamene e grossi volumi, due uomini facilmente riconoscibili dalle vesti come due Maestri stavano in piedi uno davanti all'altro. Soleyl accennò a continuare quando confermò che nessuno dei due fosse chi stava cercando, ma uno di loro si accorse del suo passaggio: smise di indicare qualcosa dall'altra parte del vetro, disse qualche parola al compare affianco e cercò di attirare l'attenzione di Soleyl con un cenno della mano.
«Soleyl... anzi Maestro Soleyl a quanto sembra! - Lo richiamò con il classico accento di chi era originario di Rheb'id. - Le vostre vesti: vedo che finalmente è stata data anche a voi una possibilità!»
Chiamato in causa, Soleyl si costrinse a rallentare e ad avvicinarsi ai due Maestri, lanciando una veloce occhiata verso la tunica bianca che indossava, simbolo del suo nuovo status. Non conosceva i due Maestri di persona ma non era la prima volta che li vedeva, anche se raramente li aveva incontrati all'esterno del Tempio Verde o della Grande Biblioteca: Maestro Gron'dy era un uomo alto e slanciato, di pelle scura e con una lunga barba nera in parte ingrigita dal tempo; Maestro Thrywn, invece, era l'esatto opposto del compagno, alto quanto largo, bianco come il latte e completamente glabro, sia sul mento che sulla testa. I due facevano spesso coppia, sia nell'amicizia che nel lavoro, cosa su cui molti giovani si divertivano a scherzare... rigorosamente lontano dalle loro orecchie.
«Maestro Gron'dy, Maestro Thrywn, buona giornata a voi!» disse Soleyl, più per educazione che per piacere.
D'altro canto, Soleyl si sorprese del fatto che i due Maestri lo conoscessero di nome e... di fama. Era vero che lui era l'esempio lampante di come il Disegno fosse spesso imperscrutabile e a volte crudele, ma dopo tutto quel tempo Soleyl non immaginava che il suo nome fosse ancora conosciuto: il "Maestro senza discepolo" lo avevano chiamato finché la gente si era ricordata di lui. Dieci anni ormai erano passati dalla fine del suo apprendistato e cinque da quando aveva terminato gli studi necessari per diventare un Maestro a tutti gli effetti. Eppure, in tutto quel tempo, il Disegno non aveva mai rivelato il nome del suo discepolo: Maestri di più giovane età venivano convocati dal Guardiano prima di lui, altri più anziani ottenevano il nome del loro secondo o terzo discepolo... lui era l'unico che non aveva mai avuto una possibilità nonostante fosse più che qualificato. Con il passare del tempo la sua fama si era appianata. Ormai la gente aveva smesso di additarlo nella Biblioteca e, da fenomeno da baraccone, era stato declassato a mera curiosità. Fino a tre giorni prima, per lo meno.
«Effettivamente avevo sentito che il Disegno si era finalmente deciso ad indicare anche a voi la strada. - esclamò con fare pensieroso Maestro Thrywn - La Cerimonia si è già svolta? Sapete già il nome del vostro discepolo? Di quale nazionalità è?»
«Voi siete originario di Porto Bodred, giusto? - lo incalzò Maestro Gron'dy - Allora vi auguro che sia anche lui di Thavan. Il mio Maestro non sapeva neanche una parola di rheb'idiano quando ci siamo incontrati: è stata una faticaccia tentare di parlarci nei primi tempi!»
Ascoltando le loro parole, Soleyl si costrinse a trattenere un sospiro. Distolse lo sguardo dai due Maestri nel ripensare alla gioia che aveva provato tre giorni prima nel sentire di stato convocato dal Guardiano del Disegno, una sensazione così in contrasto con la confusione che lo attanagliava da quando la Cerimonia si era conclusa. Adesso che il nome del suo discepolo gli era stato rivelato, poteva partire alla sua ricerca come aveva sempre sognato e dare finalmente uno scopo a tutti quegli anni di studio. Pensava di essere pronto, ma non poteva immaginare un risultato così... particolare. Da dove avrebbe dovuto cominciare?
«Chiedo scusa, Maestri, mi piacerebbe rimanere a chiacchierare qui con voi, ma sono un po' di fretta. - accennò un sorriso per smorzare la bruschezza della sua frase - Avete visto per caso Maestra Adem da qualche parte? Non l'ho trovata in Biblioteca.»
«Maestra Adem, dite? - Maestro Thrywn si voltò verso il compare al suo fianco - Maestro Gron'dy, ieri pomeriggio mi avevate accennato che era stata convocata dal Circolo, per caso?»
Maestro Gron'dy portò la mano verso la barba e cominciò ad accarezzarla sovrappensiero, come se stesse riflettendo.
«Credo di sì. - rispose infine, annuendo - Ieri sono capitato per caso nella Sala dei Saggi e mi sembra proprio che il suo nome fosse stato citato.»
Con un secondo sorriso, Soleyl ringraziò i due Maestri e li salutò. Quando si era avvicinato credeva che gli avrebbero solo fatto perdere del tempo, invece lo avevano perfino indirizzato verso la giusta strada. Era strano, però, Soleyl si era aspettato di trovare Maestra Adem dovunque tranne che nel Tempio Verde: erano anni che Adem non sopportava più il Circolo e da allora non aveva mai fatto nulla per nascondere il suo astio verso di esso. Da quando avevano declinato la sua candidatura di diventare la nuova Guardiana del Disegno cinque anni prima, Adem aveva cominciato a ribellarsi sempre di più alle scelte del Circolo, fino ad entrare in aperto contrasto con molte delle loro proposte. Mentre procedeva per le rumorose vie di Nuova Rudril, Soleyl si chiese con quale scusa i Saggi dei Circolo avevano indotto Adem a presentarsi: doveva trattarsi di una richiesta piuttosto convincente se erano riusciti nell'intento.
Soleyl affrettò il passo, lasciò la Piazza del Mercato e iniziò a percorrere il Viale dei Saggi. Sul fondo della strada un'imponente struttura di marmo verde si stagliava contro il blu del cielo: il Tempio Verde, in tutto il suo splendore. Il sole alle sue spalle definiva i contorni dell'edificio, delineando ogni singola guglia, definendo ogni decorazione, chiazzando di un candore abbagliante ogni finestra e sottolineando le sottili forme di ogni pilastro. Il Tempio Verde era uno degli edifici più eleganti che Soleyl avesse mai visto: orgoglio e simbolo di Nuova Rudril e visibile da qualsiasi punto della città, dai più stretti vicoli del centro alle case più periferiche. Era considerato uno degli edifici più antichi, uno dei pochi che avevano resistito al passaggio tra il Primo e il Secondo Ordinamento.
Il Tempio Verde era anche la sede del governo di Nuova Rudril: il Circolo, che si riuniva nella Sala dei Saggi per tre volte al mese. Ogni Maestro aveva il diritto di assistere alle sedute, ma solo quelli che superavano i 60 anni di età potevano entrare nella discussione senza essere convocato da uno dei membri. Salvo casi eccezionali.
«Perché non posso entrare?» chiese un giovane Maestro ad una guardia che presidiava l'entrata.
Soleyl preferì non avvicinarsi. Conosceva di persona quel Maestro: Dekar, si chiamava, avevano la stessa età ed entrambi provenivano da Thavan. Avevano avuto modo di conoscersi più che approfonditamente durante il loro apprendistato, ma non erano mai riusciti a legare più di tanto. Non che Soleyl avesse qualcosa contro di lui, ma il carattere freddo e ambizioso dell'altro Maestro gli rendeva difficile provare una forte simpatia nei suoi confronti.
«Mi dispiace, Maestro, ordini dei Saggi: la seduta di oggi non è pubblica.» rispose la guardia, leggermente imbarazzata.
«Ma io voglio solo capire perché il Circolo si è riunito oggi! L'ultimo incontro è stato appena ieri e questa è già la seconda seduta speciale in neanche un mese!» esclamò.
Dall'espressione della guardia, quella non doveva essere la prima volta che il Maestro pronunciava quella frase.
«Sono un semplice soldato, Maestro, io so solo di non dover far entrare nessuno...»
«Ma perché?»
Soleyl rimase in disparte, osservò la scena a distanza di sicurezza e aspettò pazientemente che Maestro Dekar terminasse di parlare con la guardia. Dopo la fretta che lo aveva spinto fino a lì fu quasi doloroso rimanere immobile ad aspettare la fine di quel teatrino. Dopo cinque minuti abbondanti, non riuscì più a trattenersi: si avvicinò a Dekar e alla guardia.
«Maestro Dekar, - disse - se nemmeno noi Maestri possiamo saperlo perché i Saggi dovrebbero essersi confidati con questa guardia? Le sedute straordinarie non durano mai tanto, abbiate la pazienza di aspettare che escano dei Saggi prima di porre le vostre domande...»
Dekar si voltò di scatto piuttosto indignato. Nel vederlo, sembrò avere appena un attimo di incertezza, ma si riprese subito: cominciò ad osservarlo dall'alto verso il basso, socchiudendo leggermente gli occhi in uno sguardo carico di astio.
«Noi Maestri? - ribatté Dekar in thavasiano - Anche al Maestro senza discepolo è stata data una tunica? Probabilmente è per questo che si sono riuniti: perfino i Saggi sono sorpresi della scelta del Disegno!»
Lanciò un'ultima occhiata alla guardia, girò i tacchi e finalmente se ne andò, offeso più che mai. Né Soleyl né la guardia tentarono di fermarlo.
«Vi ringrazio, Maestro, confesso che non riuscivo più a sopportarlo...» sbottò la guardia con un sospiro.
Lo vide impallidire non appena si fu accorto di ciò che aveva detto: la guardia aveva alzato lo sguardo con una titubanza che Soleyl trovò quasi comica. Sapeva che in quella città i Maestri erano l'autorità e che parlare male di loro era un affronto che non veniva perdonato facilmente, ma Soleyl non era mai riuscito a capire da dove gli abitanti di Nuova Rudril tirassero fuori tutto quel timore reverenziale nei loro confronti.
«Già, Maestro Dekar fa anche a me lo stesso effetto.» rispose Soleyl ridacchiando.
La guardia si rilassò sensibilmente e Soleyl ne approfittò per chiedere di Maestra Adem.
«Con il rischio di tediarvi ulteriormente, temo di avere anch'io una domanda da farvi...»
«Maestro, non posso fare entrare nessuno, davvero. I Saggi hanno ordinato esplicitamente che...»
«Non vi preoccupate, non è questo che intendevo. - disse Soleyl, portando le mani in avanti - Volevo chiedervi se per caso avevate visto Maestra Adem entrare nel Tempio Verde. Ho sentito che ieri è stata convocata dal Circolo.»
«Maestra Adem...» ripeté la guardia, distogliendo lo sguardo da quello del Maestro.
Rimase qualche secondo a fissare verso il terreno, come se stesse cercando di ricordare qualcosa che gli stava sfuggendo.
«Mi sembra di averla vista entrare insieme agli altri Saggi... - rispose infine - Sì, ne sono abbastanza sicuro.»
Ringraziò la guardia con un cenno della mano e si allontanò per sedersi su una panchina e aspettare all'ombra di due querce. Non seppe per quanto tempo fu costretto ad attendere, ma il sole scese di parecchio prima che le porte del Tempio Verde si aprirono, lasciando passare i primi Saggi. I loro volti familiari sfilarono lentamente sulla piazza antistante al Tempio, in una silenziosa processione formata da decine di tuniche bianche su uno sfondo di pietra grigia e verde. Alcuni Saggi si voltarono verso Soleyl con una strana espressione perplessa, per poi tirare dritto e continuare per la loro strada. Non fece in tempo a chiedersi a cosa fossero dovute quelle occhiate: scorse Maestra Adem uscire dall'edificio.
«Maestra! - esclamò Soleyl, alzandosi in piedi - Maestra Adem!»
Adem si voltò nella sua direzione, socchiuse gli occhi per cercare chi l'avesse chiamata. Quando finalmente lo notò, accolse il suo vecchio discepolo con un sorriso.
«Soleyl!» lo salutò allegra.
Di media statura, Maestra Adem era facilmente riconoscibile in tutta Nuova Rudril per i suoi lunghi capelli di un rosso acceso, tipici delle regioni più settentrionali di Jeggard. Anche se l'età stava piano piano spegnendo quel rosso in un grigio cenere, si poteva leggere nei suoi occhi lo stesso ardore della giovinezza e una viva curiosità che aveva accomunato Maestra e discepolo fin da quando si erano conosciuti. Lei era la Maestra che aveva insegnato a Soleyl tutto ciò che sapeva e, pure al termine del suo apprendistato, non si erano allontanati mai più di tanto: anche se i suoi interessi lo avevano portato a preferire materie diverse rispetto a quelle della sua Maestra, Soleyl si affidava al suo giudizio per ogni genere di consiglio; Maestra Adem, d'altro canto, non rifiutava mai nessuna domanda del vecchio discepolo e cercava di rispondere sempre al meglio delle sue conoscenze.
«Allora? E' già terminata la Cerimonia?» chiese Adem, tralasciando i convenevoli.
Soleyl si avvicinò con in volto un'espressione greve. Annuì lentamente, valutando per qualche secondo l'idea se parlare o meno.
«Vorrei chiedervi un consiglio, Maestra, se posso.» disse infine.
«Ora che anche tu sei diventato un Maestro a tutti gli effetti, hai il diritto di chiamarmi con il mio nome, Soleyl, senza titoli onorifici.»
«Sarà difficile abituarsi, Maestra.» disse Soleyl con un sospiro.
L'occhiataccia di Maestra Adem fu più che significativa: se avesse osato chiamarla ancora in quella maniera probabilmente non gli avrebbe più risposto. Durante il suo apprendistato aveva avuto modo di sperimentare questa sua attitudine in più di un'occasione: Maestra Adem odiava dover ripetere più di una volta la stessa cosa.
«Perché cerchi un mio consiglio, Soleyl? - chiese Adem dopo qualche istante - E' già stato scelto il nome del tuo discepolo?»
Soleyl annuì.
«E' proprio a questo riguardo che sono venuto: non ho idea di come comportarmi.»
«E' così per tutti i Maestri che sono appena stati eletti! - rispose Adem ridacchiando - E' normale essere nervosi quando si deve incontrare il primo dei propri discepoli!»
Nonostante le sue parole, Soleyl non si sentì per nulla rassicurato. Credeva nella sua Maestra, si fidava ciecamente di lei, ma dal tono della sua voce gli sembrò come se cercasse di sdrammatizzare più per sé che per lui. Con uno sbuffo lasciò perdere l'idea: dopo essere stata costretta a rimanere nella Sala dei Saggi insieme a gente che non sopportava, era comprensibile che dimostrasse un minimo di nervosismo.
«Non è questo, Maes... - si bloccò prima di ricevere una seconda occhiataccia - Adem. Ho fiducia nel Disegno, non è per questo che ho difficoltà a capire da dove iniziare.»
«Il Disegno può sembrare oscuro all'inizio, ma sceglie sempre il giusto discepolo per il giusto Maestro... e viceversa. Non dimenticarlo mai: se tu non ne fossi in grado, il Disegno non ti avrebbe mai scelto per diventare un Maestro.»
Soleyl distolse lo sguardo piuttosto imbarazzato. Dopo tutto quel tempo aveva finalmente la conferma che il Disegno non lo avesse dimenticato, ma allora perché si sentiva comunque beffato da esso?
«Adem, non è a questo riguardo che sono venuto a chiedervi consiglio: è... è il suo nome ad essere il problema.»
L'espressione di Adem si fece perplessa, ma non tanto quanto Soleyl aveva immaginato.
«Il nome?» chiese Adem, dopo qualche secondo di incertezza.
Soleyl annuì.
«Perché il nome che il Disegno mi ha dato non è fatto di lettere... - si bloccò, come se dovesse riorganizzare le idee - Anzi, non è un nome per nulla: è un'immagine... un disegno!»
Adem sospirò, alzando lo sguardo come faceva sempre quando doveva riflettere attentamente su qualcosa. Dalla porta del Tempio, i Saggi continuavano ad uscire. Molti di essi si voltavano verso loro due e Soleyl non riusciva a togliersi di dosso la sensazione che fossero lui e le sue bianche vesti che i loro occhi cercavano. Riteneva tutto alquanto sospetto, da quello strano nome al comportamento della sua Maestra e dei Saggi. Perché Adem non aveva dimostrato il suo stesso stupore alla notizia? Perché sembrava solo che avesse avuto conferma di... qualcosa? E perché i Membri del Circolo guardavano tutti nella sua direzione? Cosa sapevano? Cosa gli stavano nascondendo? Vide in lontananza Maestro Dekar avvicinarsi al suo vecchio Maestro, il Saggio Sowter. Soleyl non riuscì più a trattenere la sua curiosità.
«Maestra, perché siete stata convocata nella Sala dei Saggi?» chiese di punto in bianco.
Adem sospirò di nuovo. La vide costringersi a sorridere, ma a Soleyl parve sospetto che non lo punzecchiò neanche un po' per il modo in cui l'aveva chiamata.
«Soleyl, non ti preoccupare per queste cose: hai un viaggio da preparare. Tu e... il tuo discepolo siete stati legati dal Disegno. I vostri cammini si incroceranno, puoi starne certo.»
Soleyl non rispose. Con una pacca sulla spalla ed un sorriso, Adem cercò di rassicurarlo.
«Ti ricordi come sei stato tu ad avvicinarti a me e non viceversa? Per te sarà lo stesso. Devi solo cercare nel posto giusto.»
«Lo spero, Adem...» disse Soleyl sbuffando.
«Il giusto Maestro per il giusto discepolo, questo è ciò che ti ho insegnato.»
I Maestri intorno a loro si diradarono piano piano e le porte del Tempio Verde si chiusero alle spalle dell'ultimi Saggi che uscirono. Era tempo che la sera calasse, che il sole lasciasse spazio alla luna. Il giorno successivo, per Soleyl, si sarebbe rivelato l'inizio della sua nuova vita.
«E il giusto discepolo per il giusto Maestro.» rispose Soleyl finalmente convinto.

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Legenda delle lingue:
- Nuova Rudril;
- Thavan.

   
 
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