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Autore: _armida    03/06/2019    1 recensioni
Si tenevano per mano su di una scogliera a picco sul mare, un bambino ad una bambina intenti a osservare il cielo azzurro sopra le loro teste.
“Cosa faremo se la Galassia fosse in pericolo?”, chiese lei in un mormorio incerto, timoroso quasi.
L’espressione sul viso del piccolo Poe si fece sicura. “Se la Galassia avrà bisogno, noi ci saremo”, rispose.
I loro eroi avevano combattuto per la libertà, perché loro non avrebbero dovuto farlo?
...
“C’è stato un risveglio nella Foza”, rivelò il Leader Supremo.
Sotto la maschera, gli occhi color pece di Kylo Ren ebbero un guizzo.
“Fonti certe mi hanno informato che la mercante di rottami ha raggiunto Skywalker, sai questo cosa significa?”, continuò il Leader Supremo.
“L’addestrerà e ne farà un Jedi e noi saremo in minoranza…”. Ren alzò il viso su Snoke, sotto la maschera, quindi non visibile, un ampio sorriso faceva capolino. “…almeno che non trovassimo questo nuovo detentore della Forza e lo convincessimo a stare dalla nostra parte”
Anche il Leader Supremo sorrise, un ampio e sadico sorriso che avrebbe messo i brividi a chiunque. “Ti affido dunque il compito di trovarlo e portarlo da me, mio fedele apprendista"
Genere: Azione, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kylo Ren, Nuovo personaggio, Poe Dameron, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo VIII


Schiena dritta, testa alta, passo lento. Era questo che suo zio - che il re - voleva da lei? Una bambola di porcellana pronta a sorridere a comando, a parlare a comando, a dire assolutamente e soltanto quello che gli altri avrebbero voluto sentirsi dire, era questo quello che voleva? 
No, non lo avrebbe avuto. 
Si sentiva furiosa, una rabbia all’interno che non riusciva a scaricare e che le pareva espandersi anche all’esterno, intorno a lei. Dalle occhiate nervose che le serve si erano lanciate mentre l’aiutavano a prepararsi, avrebbe detto che l’avvertivano pure loro. 
Camminò per i corridoi della reggia agghindati a festa con il passo svelto, ben consapevole del proprio ritardo. Probabilmente avevano già iniziato senza di lei. 
Passò davanti ad uno specchio dalla complicata cornice di legno dorato e si fermò un istante ad osservarsi: i suoi occhi mostravano una furia trattenuta a stento e in generale l’espressione del suo viso non era delle più rassicuranti, di certo non era un volto a cui le persone si sarebbero lasciate andare a confidenze; in quello stato non poteva di certo aiutare Poe. Doveva calmarsi. 
Poggiò entrambe le mani al mobile sottostante, anch’esso di legno dorato, per sostenersi e chiuse gli occhi, concentrandosi solo suoi suoni che le arrivavano alle orecchie, in cerca di qualcosa che l’aiutasse: i rumori della festa, il chiacchiericcio delle persone e le note dell’orchestra furono le prime che individuò, riuscì ad isolare delle singole voci, le più conosciute, ma esse non l’aiutarono affatto; capì anche di quale melodia si trattasse, ma essa non fu abbastanza. Si concentrò di più, alla ricerca del rumore delle onde del mare e non ci mise molto a trovarlo e a visualizzarlo nella propria mente: poteva quasi vedere le onde infrangersi violentemente contro la scogliera e la sua torre con un ritmo regolare, avvertì un forte odore di salsedine e respirò a pieni polmoni, più volte, fino a quando non fu certa che la rabbia fosse tornata ad un livello controllabile. 
Aprì gli occhi e tornò a guardarsi nello specchio: sì, ora poteva andare. 
Riprese a camminare sempre a passo deciso, ma questa volta con un po’ più di grazia. 
Una volta arrivata in corrispondenza del portale d’accesso alla sala dei banchetti rallentò, fermandosi poi davanti ad esse nell’attesa che le quattro guardie all’ingresso aprissero i battenti; erano vestite con i tipici abiti del guerriero Horuruok, l’antica tribù di umanoidi che aveva abitato quelle terre prima della colonizzazione. C’era stato un tempo in cui la loro pelle era stata scura come il carbone e sulla loro testa vistosi palchi di corna avevano indicato il ruolo di ognuno nella tribù, ma poi i nativi si erano fusi con i colonizzatori e la pelle dei loro discendenti si era mano a mano schiarita, prendendo sfumature dai toni cioccolato e le corna erano diventate esili protuberanze appena notabili sotto al cuoio capelluto. 
Un panneggio di stoffa grezza, colore della terra, a coprire il basso ventre, il petto nudo e al collo molteplici fili su cui andavano ad intrecciarsi perle, conchiglie e piume dai diversi colori, era questo il loro abbigliamento per le occasioni speciali.
Lys fece un veloce cenno di saluto rivolto a tutti e quattro, per poi entrare con passo autorevole. 
L’etichetta avrebbe richiesto che si dirigesse subito a porre i propri omaggi al re, invece si fermò più volte a scambiare parole e saluti con gli altri invitati: c’era il Capitano Tel Dak`win, capo delle truppe di Iranja, anch’egli con indosso gli abiti sgargianti del guerriero, ma con anche polsiere e gambali d’oro, ad indicazione del proprio alto grado. C’era Aren Saar, personaggio di spicco della Corporazione dei Lavoratori, unica opposizione nel Parlamento al potere smisurato di re e nobiltà; a Lys le idee innovative di quell’uomo piacevano e per questo non perdeva mai occasione di dargli il proprio appoggio, fatto che mandava il re su tutte le furie. 
Ai margini della sala intravvide l’anziano Voth Passik, capo spirituale dell’ormai esigua tribù degli Horuruok. Gli rivolse un cenno di saluto con la mano, prima di dirigersi al proprio posto, al tavolo del sovrano, proprio davanti alla pista da ballo e su di un podio rialzato. 
Dal proprio trono, Re Nestor, in posizione centrale, la osservava con uno sguardo glaciale che non passò inosservato a nessuno. Perfino la musica e le chiacchiere si zittirono all’istante non appena zio e nipote furono faccia a faccia. Il sovrano si alzò, porgendole la mano.
Per l’etichetta si sarebbe dovuta inchinare e baciare l’anello d’oro con il sigillo reale che il re portava ad un dito ma la giovane non lo fece, rimanendo con un’espressione severa e passandogli oltre, per poi sedersi al posto vuoto al suo fianco. 
Il re rimase in piedi ancora qualche istante, con la mano tesa e tutti i propri ospiti ad osservarlo, per poi fingere che nulla fosse successo e tornare a sedersi. Dall’irritazione dell’aver visto la propria autorità venire sminuita in quel modo davanti alle personalità più importanti del proprio regno, poggiò malamente le mani sul tavolo, chiudendole poi a pugno. 
Lys notò ogni suo singolo movimento con celata soddisfazione, permettendosi solo un appena percettibile segno di sorriso. Diede una veloce occhiata alle altre persone presenti al tavolo: il Generale Hux occupava la sedia alla propria sinistra, mentre quel Kylo Ren si trovava di fianco al re. 
“Non mi presenti i tuoi ospiti, zio?”, chiese la giovane, sottolineando nuovamente quel “tuoi”.
Il volto del sovrano si girò appena nella sua direzione, per poi tornare a prestare tutta la propria attenzione a Io Chias, suo fidato consigliere, che nel frattempo gli si era avvicinato. 
Lys scrollò le spalle. “Non importa”, disse, tendendo poi la mano in un gesto amichevole, ma secondo il galateo non adatto ad una principessa, al generale Hux. “Piacere di conoscerla, Generale”. Finse un sorriso garbato, nonostante gli occhi glaciali di quest’ultimo le mettessero non poca soggezione. 
“Il piacere è tutto mio, principessa”, rispose a sua volta. 
La giovane arricciò il naso. “Chiamatemi Lys”, ribattè prontamente, facendo mostra dei propri grandi occhi azzurri, un’espressione alla quale era impossibile dire di no. 
“Voi potete chiamarmi Armitage”, disse a sua volta l’uomo, con un tono di voce affabile, così in contrasto con lo sguardo.
Che avesse fatto amicizia già così in fretta? Meglio così, sarebbe stato più facile reperire le informazioni per Poe. 
Osservò l’uomo fissarla attentamente con una malcelata bramosia nello sguardo glaciale che le fece venire i brividi. Se avesse potuto assecondare la vocina che dentro di lei gridava a gran voce di scappare, in quel momento se la sarebbe data a gambe levate, ma invece di quello si limitò a sorridere e a balbettare qualche scusa sul doversi presentare anche agli altri ospiti. E per altri ospiti intendeva Kylo Ren. 
Lanciò un’occhiata incerta alla figura incappucciata di nero seduta affianco al re, prima di avvicinarglisi alle spalle. Stava parlando, parlare era una parola grossa, con uno dei tanti nobili bavosi di cui il re si circondava e che, come tanti altri, sperava di poter ottenere grandi vantaggi dalla presenza del Primo Ordine su Iranja. Povero illuso. 
L’uomo tutto ingioiellato gli parlava, ma lui rimaneva in silenzio, forse nemmeno lo guardava in faccia, difficile capirlo quando si porta una maschera. Di certo non lo stava ascoltando. 
Aspettò pazientemente che il monologo avesse fine e quando vide l’altro congedarsi stava quasi per aprire bocca, ma Ren fu più veloce. 
“Non mi piace sentire il fiato caldo di un avvoltoio dietro alle spalle”, disse, voltandosi poi verso di lei. 
“Quella è una sua prerogativa, vero?”, ribattè prontamente la giovane con una punta di fastidioso sarcasmo nella voce. “Ha terrorizzato qualcun altro nel mentre con la sua spada laser?”
Lo vide alzarsi e mettersi i fronte a lei, minaccioso, ma nonostante questo Lys non si lasciò intimidire, mantenendo il mento alto e lo sguardo fisso nella fessura scura dell’elmo. 
Che cosa vedeva? Senz’altro doveva apparirle molto diversa da poche ore prima: i capelli, arruffati e sciolti sulle spalle, ora si trovavano chiusi in un severo e alto chignon, le occhiaie erano scomparse sotto al trucco e uno sfumato dai toni scuri le esaltava lo sguardo, ravvivato anche da due brillantini applicati agli angoli. 
E del resto cosa ne pensava? L’aveva visto chinare l’elmo verso il basso e soffermarsi a lungo a studiare il suo corpo. Niente che tutti gli altri ospiti di sesso maschile e non solo non avessero già fatto. Senz’altro lo apprezzava più di quello malconcio del pomeriggio. 
Ciò che indossava non era esageratamente ad effetto, né più sontuoso di quelli indossasti dalle altre donne presenti, ma forse Ren non era abituato simili costumi. Avrebbe dovuto farci l’abitudine se intendeva restare a lungo su Iranja, lì i costumi erano molto liberi e il rapporto stoffa-carne mostrata il più delle volte pendeva vistosamente a favore della seconda. Niente a che vedere con le divise castigate del Primo Ordine. 
L’abito di quella sera era sui toni del grigio, formato da due parti: un corpetto di una stoffa più spessa, che andava al allacciarsi dietro la schiena, completamente nuda, e che terminava come se si trattasse di body, e un secondo strato, questa volta semitrasparente, la cui parte superiore all’altezza della vita andava a dividersi in due lembi incrociati sul petto e che poi sul retro formavano uno strascico, e una gonna, il cui finale era completamente incrostato da cristalli, che sfumavano verso l’alto, lasciando visibili completamente sotto al tessuto trasparente le gambe dal ginocchio in sù. 
Lys sorrise, soddisfatta alla vista di quella reazione. Tese la mano. “Credo di non essermi presentata a dovere prima, nel suo alloggio”, esordì. Un piccolo tentativo di porgere un ramoscello d’ulivo. 
L’elmo si rialzò, tornando ad osservarla in viso. “Io so chi siete e voi sapete chi sono io, non c’è bisogno di questi convenevoli”, ribatte brusco Ren. 
E così come si era voltato, tornò a darle le spalle e a sedersi. 
La giovane rimase ancora per qualche istante con la mano tesa, per poi abbassarla e incrociare le braccia sotto al seno, più che irritata. Sbuffò. 
Si guardò in giro, non potendo fare a meno di notare i calici vuoti del loro tavolo e lo sguardo annoiato del Generale Hux. 
Se Ren era troppo scontroso per darle le informazione che le servivano - e per avere una conversazione civile in generale - allora avrebbe trovato qualcun altro. 
Fece segno al coppiere di avvicinarsi. 
“Non offrite nemmeno una goccia di vino ai vostri ospiti, Vostra Altezza?”, domandò al re, nascondendo dietro ad un sorriso di cortesia tutta la propria ostilità. “Propongo un brindisi”
Che la seconda parte del piano ‘fingiti-una-spia-e-trova-quelle-informazioni-per-Poe’ avesse inizio.


Nda 
Innanzitutto mi sento in dovere di scusarmi per il moltissimo tempo passato dall'ultima volta che ho messo online un capitolo. So che un anno è tanto tanto tempo, ma prometto che cercherò di essere un pochettino più puntuale con le pubblicazioni. 
Secondo: che sia aprano le danze! E non solo in modo figurato... 😇
L'abito (perchè non me ne sono scordata) è questo: abito

PS. Come sempre, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che vogliate farmi sapere cosa ne pensate!

PPS. Il prossimo capitolo lo pubblico il prossimo mese 
Come sempre, spero che il capitolo vi sia piaciuto
   
 
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