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Autore: LaMusaCalliope    03/06/2019    0 recensioni
NINETEEN KLAINE KISSES:
1) A kiss on the cheek means "Friendship"
2) A hug means "I care"
3) A kiss on the forehead means "I comfort you"
4) Looking away means "Hiding your feelings"
5) Raising eyebrows and winking means "Flirting"
6) Smiling at each other means "I like you"
7) Looking your lips means "Waiting for a kiss"
8) A kiss on the lips means "I love you"
9) Holding hands means "You're a happy couple"
10) A kiss on the nose means "Laughter”
11) A kiss on the ear means "You are special"
12) A nibble on the ear means "Warming up"
13) A kiss on the side of your lips means "You are mine"
14) Playing with your hair means "I can't live without you"
15) A kiss anywhere else means "Be careful, you two!"
16) Arms around the waist means "You're mine and I need you"
17) A kiss on the neck means "I want you"
18) A kiss on the shoulder means "You are wonderful"
19) Something cute
Una raccolta di missing moments Klaine da un po' tutte le stagioni di Glee.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel, Mercedes/Sam, Nick/Jeff
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Blaine mancava Kurt, non poteva negarlo.
Seduto alla scrivania, mentre cercava di memorizzare tutte quelle formule e dimostrazioni di Algebra, Blaine non riusciva a non pensare ad altro.
Niente era più lo stesso: non lo erano le lezioni, senza di lui che gli sussurrava cattiverie sull’outfit della professoressa di turno; non lo erano le prove con gli Warblers, diventate più silenziose senza la sua voce squillante e la sua mano sempre alzata per dare suggerimenti, o i suoi occhi che lo seguivano sorridendo mentre cantava. Gli mancavano le colazioni al Lima Bean, i pomeriggi trascorsi a studiare e a tenersi per mano sotto il tavolo e le serate passate a vedere musical o a sfogliare i nuovi numeri di Vogue.
Blaine sapeva che ora che era tornato al McKinley dai suoi amici era più felice, soprattutto considerato che la faccenda di Karofski sembrava essersi risolta, ma lui non poteva fare a meno di sentirsi uno straccio. Si era così abituato all’idea di avere il ragazzo sempre accanto a sé, che non aveva mai davvero riflettuto sul fatto che un giorno sarebbero stati costretti a separarsi. Tutto era cambiato da quando Kurt era apparso nella sua vita, su quelle scale che percorreva ogni giorno, migliorandogliela e sconvolgendogliela. Poi era tornato tutto come era prima di conoscerlo, solo con la consapevolezza che Kurt c’era, anche se si trovava ad un centinaio di chilometri da lui, e ci sarebbe sempre stato.
Finché non finisce il liceo, pensò Blaine, perché Kurt gli aveva parlato dei suoi piani per il futuro, sapeva perfettamente cosa avrebbe fatto una volta diplomato, ed era così ovvio che quando avevano avuto quella conversazione, Blaine si era stupito di non averlo pensato prima. New York era la sua meta, ovviamente. La città di Broadway, dei Tony Awards, del Met Gala e della Julliard, la scuola in cui aveva deciso avrebbe proseguito i suoi studi. E Blaine? Kurt gli aveva detto che avrebbe potuto seguirlo nella Grande Mela, una volta finito il liceo, e lui gli aveva detto di sì immediatamente, senza pensarci un istante di troppo.
Ora che Kurt si era trasferito, aveva capito quanto la sua presenza era diventata fondamentale nella sua vita, ed era sempre più convinto di quella risposta.
Blaine passò le dita tra i capelli ingellati e chiuse il libro di Algebra. Non gli interessava dell’esame del giorno dopo, in quel momento voleva solo stare con Kurt.
Prese il telefono e si spostò sul suo letto, decisamente più comodo della scrivania su cui stava studiando. Avrebbe voluto chiamarlo, sentire la sua voce anche se distorta dal gracchiare metallico del telefono, ma che era sempre meglio di quel silenzio in cui gli sembrava di star soffocando. E stava per farlo se il cellulare non avesse iniziato a vibrare, segnalando l’arrivo di un messaggio. Quando lesse il nome del mittente, il cuore di Blaine iniziò a battere più forte e con il sorriso più ampio di cui fosse capace, aprì la casella dei messaggi.
Non hai idea di cosa abbiamo appena provato con il Glee!
Faremo Lady Gaga, Blaine. Di nuovo! Riesci a crederci?
Ho una cosa da mostrarti, sei libero questo weekend?

 
Mentre leggeva il messaggio, Blaine poteva quasi immaginarselo accanto a lui, con un sorriso enorme e gli occhi che gli brillavano, battere le mani e parlare di quanto fosse eccitato all’idea di dover cantare di nuovo una canzone della sua artista preferita. Riusciva quasi a sentire la sua voce salire di un’ottava man mano che parlava, per poi riprendere fiato e chiedergli, con una voce più calma, di potersi vedere.
Cero! Vengo a prenderti per fare colazione.
Non vedo l’ora di rivederti

 
Stava per aggiungere altre tre parole, ma non lo fece e inviò il messaggio così come era.
Ci pensò Kurt a scrivergliele e a spedirgliele, facendo battere il cuore di Blaine ancora più velocemente e rendendolo triste e felice assieme.
Mi manchi tanto…
 
Si prese ancora un istante per leggerle e rileggerle, per immaginare la voce di Kurt sussurrargliele, come se avesse il timore di aver detto troppo, e all’improvviso era come riaverlo lì accanto a lui.
Mi manchi tanto anche tu <3
 
Gli rispose, stringendo il telefono al petto in attesa di una sua risposta. Mancavano solo due giorni al sabato, due giorni interi di astinenza prima della sua dose settimanale di Kurt Hummel.
Mentre guardava lo sfondo del suo cellulare – una foto di quelle che gli avevano scattato gli Warblers di nascosto – decise di non voler pensare a cosa sarebbe successo una volta che Kurt avrebbe finito il liceo, o a quanto sarebbero stati distanti l’uno dall’altro, voleva solo concentrarsi su quello che sarebbe sicuramente successo quel weekend: avrebbe riavuto Kurt tutto per sé, seppur per poco.
Chiuse gli occhi e, mentre immaginava di stringerlo tra le braccia, mentre sognava di baciarlo di nuovo, Blaine si addormentò col sorriso sulle labbra per la prima volta in quella settimana.

Quel sabato mattina Blaine si era svegliato troppo presto e l’unico motivo per il quale non si era ancora addormentato al volante erano due occhi azzurri che lo guardavano dal lato del passeggero. Alla radio stavano passando If You Say My Eyes Are Beautiful di Whitney Houston e Jermaine Jackson e, non appena i cantanti avevano intonato le prime note, Kurt e Blaine l’avevano seguiti a ruota, alternandosi nelle strofe e creando un duetto degno di quel nome.
A Blaine sarebbe piaciuto girarsi a guardarlo mentre gli cantava il ritornello, perdersi nella sua voce e nei suoi occhi, ma la strada quella mattina era particolarmente trafficata e, se volevano evitare incidenti, avrebbe fatto meglio ad accontentarsi di sorridere e di lanciargli solo qualche fugace occhiata di sfuggita.
Gli era mancata la sensazione di avere il suo sguardo su di sé, così come gli era mancato il suono limpido della sua voce quando prendeva una nota particolarmente alta, o la morbidezza delle dita che si intrecciavano alle sue ogni volta che si fermavano e Blaine toglieva la mano dal volante. In quelle brevi occasioni, Kurt poggiava la testa sulla sua spalla, assumendo una posizione che non doveva essere delle più comode, e chiudeva gli occhi mentre canticchiava sottovoce le parole della canzone e gli lasciava qualche bacio leggero sulla mascella, rendendo Blaine più felice di quanto non lo fosse stato da quando aveva lasciato il cortile del McKinley con l’aria più melanconica di cui fosse capace.
Il Breadstick’s non era lontano dalla casa degli Hummel, e a Blaine quasi dispiaceva dover interrompere quel viaggio in auto.
Fermata la macchina nel parcheggio, Kurt stava per scendere, parlando di quale cheesecake avrebbe poi ordinato e lamentandosi del servizio lento del ristorante, quando Blaine lo tirò per la manica della giacca elegante che aveva scelto per l’occasione, facendolo ricadere sul sedile del passeggero, e lo attirò a sé per un bacio. Ecco cosa gli era mancato di più in quella settimana: le labbra morbide di Kurt sulle sue, la mano di lui sulla sua guancia e quella sensazione di essere finalmente completo, di sentirsi giusto.
«Mi sei mancato» gli disse Blaine e gli sorrise.
«Anche tu» rispose l’altro, poi il moro gli prese il volto tra le mani e gli lasciò un piccolo bacio sul naso leggermente all’insù. Kurt rise come faceva sempre lui, con un suono soffocato e chiudendo gli occhi, ma senza allontanarsi di un centimetro dal volto di Blaine. Gli era mancata la semplicità della loro felicità, tenerlo per mano intrecciando le dita alle sue, guardarlo negli occhi, sorridergli e vederlo sorridere a sua volta. E, lo sapeva, sarebbe tornato a mancargli lunedì, quando sarebbe andato a lezione senza di lui, poi alle prove con gli Warblers e in caffetteria.
«A che pensi?» gli chiese Kurt baciandogli il dorso della mano ancora stretta tra le sue dita, e il cuore di Blaine perse un battito.
«A niente» disse e lasciò una carezza sulla guancia di Kurt, chiedendosi se quegli zigomi fossero già così pronunciati una settimana prima.
«Cosa dovevi mostrarmi?» gli chiese invece, ed era la domanda giusta perché gli occhi del suo fidanzato si illuminarono per l’entusiasmo.
«Guarda» disse e scese dall’auto, lasciando aperto lo sportello. Si sbottonò la giacca velocemente, la tolse, poggiandola accuratamente sul sedile del passeggero, e indicò la t-shirt che stava indossando. Conosceva Kurt da più di sei mesi oramai e, in tutto quel tempo, non lo aveva mai visto mettere una semplicissima maglietta, tantomeno una con uno slogan! Solo quando lesse cosa c’era scritto Blaine capì perché aveva deciso di mostrargliela.
«Born this way!» urlò infatti Kurt, confermando la sua teoria.
«LIKES BOYS» lesse Blaine ad alta voce e sorrise. «Mi piace»
«Oh, non è finita qui. Ne ho fatta una anche per te» Kurt rientrò in auto e prese la bustina anonima che aveva poggiato sul sedile posteriore non appena era salito in macchina. Quando l’aveva notata, Blaine aveva provato a chiedergli cosa contenesse, ma il ragazzo lo aveva zittito con un bacio e gli aveva intimato di partire perché aveva fame, e lui aveva eseguito perché sapeva cosa succedeva quando Kurt era affamato.
«La prima idea era quella di scriverci HOBBIT» al ché Blaine rispose con una faccia a metà tra il contrariato e il divertito. «Ma poi ho pensato che c’è una parte di te che nemmeno io conosco ed ho avuto l’illuminazione, quindi eccola qua».
Kurt gli diede la bustina, al cui interno Blaine trovò un involucro di stoffa bianca ben piegata. La tirò fuori e la aprì: a caratteri neri – e anche piuttosto grandi –, per tutta la larghezza del busto, c’era scritto CURLY HAIR. Blaine non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere.
«Ti piace?» gli chiese Kurt, non sapendo come interpretare la sua reazione.
Per tutta risposta, Blaine scese dall’auto e indossò la t-shirt direttamente sopra la polo, poi fece il giro della macchina fino ad arrivare di fronte a Kurt, gli prese il volto tra le mani e lo baciò, le labbra di entrambi distese in un sorriso.
«Lo prendo per un sì, allora» commentò Kurt senza fiato, sistemandogli il colletto della polo fuori dalla maglietta.
Blaine annuì e torno a baciarlo, pensando che non si sarebbe mai stancato della sensazione che provava ogni volta che le loro labbra si sfioravano.
E forse lunedì sarebbe stato di nuovo triste, forse Kurt gli sarebbe mancato più che mai, ma mente gli prendeva la mano, mentre lo ascoltava parlargli dell’esibizione del numero della settimana e delle magliette degli altri, Blaine decise che avrebbe fatto di tutto per rendere quegli istanti che avrebbero trascorso insieme i più preziosi possibile.



Angolo autrice: I did it!
Lo so, il mio ultimo aggiornamento risale all'Età della Pietra, e mi scuso tantissimo, ma siamo alle porte della sessione estiva, e la maggior parte del mio tempo libero è stata impiegata in ulteriore studio. 
But here we are again!
Il capitolo non è lunghissimo, di per sé, ma solo perché lo sarà il prossimo, quindi tenetevi pronti per fogli di pergamena un po' angst. 
Ho sempre pensato a cosa avrebbe scritto Blaine sulla sua maglietta, e credo che questa risposta sia tra le più popolari. Ecco perché ho deciso di inserire questo tema nel capitolo, per riflettere meglio sulla personalità di Blaine. A differenza di Kurt, non si è mai sentito totalmente a disagio con la consapevolezza di essere gay. Certo, ha avuto i suoi momenti di dubbi, ma poi ha compreso che era ciò che era, e che gli è sempre andata bene, nonostante anche ciò che ha passato. Per quanto riguarda la sua altezza, non credo sia stata qualcosa che abbia inciso particolarmente sul suo carattere o sulla sua formazione. Invece, la lotta contro i suoi capelli riccissimi è stata protagonista di diversi dialoghi, primo fra tutti durante il Promosaurus. And so... 
Dopo questo poema più lungo del capitolo stesso, vi lascio con la promessa di aggiornare il prima possibile, dato che il capitolo 11 è in stesura. 
A presto!

P. S. Happy Pride Month, everybody!
   
 
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