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Autore: Aliseia    03/06/2019    3 recensioni
«Cosa dovrei scegliere? Dovrei dividere, straziare… Cos’altro devo dire se non… »
Tristan scosse violentemente la testa e con la mano premuta sulla bocca gli impose di tacere.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Elijah, Tristan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'L'Amour Sera Roi'
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The Writing’s On The Wall
 
 
 
Fandom: The Originals
Genere: Romantico
Personaggi: Elijah Mikaelson, Tristan De Martel;
Pairing: Tristan/Elijah
Note alla storia: La storia è un crossover con Legacies. Malivore è la dimensione, simile al Purgatorio, dove le anime dei defunti soprannaturali sono trattenute e consumate finché sulla terra si perde anche il loro ricordo. E questo è un altro racconto intermedio prima del mio “finale di stagione”.
Dediche: A Miky. Non ho molto da offrire in questo periodo, se non un piccolo bacio “perfetto” tra un Grande e un Piccolo Mostro. Perfetto per loro, ovviamente, non per la mia scrittura.
A Abby: lentamente mi avvicino al finale, Legacies è stato utile alla situazione, ma l’ispirazione parte pur sempre da TO e TVD. Spero che sia interessante e ispirante anche per te.
A Lilyy: grazie per i commenti e per l’ispirazione. Ne riparleremo quando tratterò di… colori.
Rating: Teen and Up Audience
Disclaimer: I personaggi e i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me ma a Lisa Jane Smith, Julie PlecKevin Williamson, Michael NarducciDiane Ademu-John, Jeffrey Lieber nonché agli altri autori della serie e a chi ne detiene i diritti.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
 
I'm prepared for this
I never shoot to miss
But I feel like a storm is coming
If I'm gonna make it through the day
Then there's no more use in running
This is something I gotta face

If I risk it all
Could you break my fall?

How do I live? How do I breathe?
When you're not here I'm suffocating
I want to feel love, run through my blood
Tell me is this where I give it all up?
For you I have to risk it all
'Cause the writing's on the wall

 
The Writing’s On The Wall – Sam Smith
 
 
 
 
Cielo che rabbia gli faceva vederlo lì, tra loro. Rabbia, disgusto… e il desiderio però, feroce e duro com’era allora, quando Elijah non era suo.
Com’era una manciata di anni prima, quando giunto a New Orleans da un passato inconfessabile, era tornato a guardarlo negli occhi.
Elijah, le iridi nerissime e attente che pungevano la pelle e strappavano il cuore. Elijah maledetto che lo faceva parlare e pensare come un autore di canzonette. Un artista disse che nelle canzoni romantiche c’è già tutto. Ti amo. Ti voglio. Ho bisogno di te. Che altro serve, che altro si dovrebbe aggiungere? Oh, di cose da dire ne aveva tante… Pure taceva, le labbra piegate in quel sorriso ineffabile.
«Tristan…» sospirò lui.
«Elijah.»
Il Conte sembrava quello di allora, seducente e minaccioso. Ma Elijah era meno languido, meno sensuale. No, questa volta era davvero arrabbiato.
«Lui dov’è?» chiese Tristan cambiando espressione, calando un sipario opaco sulla luce degli occhi.
«Di là.» Elijah lo fissò. Si guardarono scrutandosi a vicenda le guance non rasate, le rughe d’espressione che s’irradiavano dagli occhi e quelle che ondulate scavavano la fronte. Per un attimo nello sguardo di entrambi brillò il desiderio di un bacio. Non c’era tenerezza, forse neppure amore, non in quell’istante.
Pura lussuria, ché di quella non ne avevano mai abbastanza. Poi entrambi distolesero lo sguardo, ché troppi tra gli altri occhi li stavano fissando.
Tristan superò la soglia della camera di Klaus, il passo felpato e sicuro di chi non teme la morte. O l’oblio.
Come Aurora, Klaus era sospeso in uno stato che non poteva dirsi “tra la vita e la morte” poiché l’espressione sarebbe stata adeguata solo per un essere umano.
Klaus, come la sua ex amante, era sospeso tra un’esistenza soprannaturale e, drammaticamente, la non-esistenza.
 
Intanto nel salone aveva luogo l’ennesima discussione. Elijah non avrebbe voluto coinvolgere Hope, ma Hayley invece pretendeva di farla partecipe. Erano ancora recenti le ferite causate dalla stessa ragazza, disperata di ottenere l’attenzione del padre. E per quello disposta persino a imprigionare la propria madre e a renderla un facile bersaglio per Greta. Secondo Hayley proprio la reticenza, il non detto tra i Mikaelson aveva favorito quella tragedia e ora non intendeva ripetere lo stesso errore. Tanto più che la scuola di Mystic Falls non sembrava più sicura di Palazzo Mikaelson… e per tutti quei motivi era meglio che la ragazza sapesse. Elijah si arrese e quando Hayley contattò la figlia le sue rivelazioni furono invero… sorprendenti.
«Io so dov’è.» disse la giovane.
«Tu cosa?»
«Mamma, io lo so. So dov’è la coscienza di papà. Non è un semplice oblio. Non è incoscienza. È … Malivore.»
Vincent afferrò il telefono. «Malivore?» Il potente stregone sembrava l’unico in grado di riconoscere il luogo. O non-luogo, dove i mostri finiscono la loro esistenza, dimenticati. Una dimensione, simile al Purgatorio, dove le anime dei defunti soprannaturali sono trattenute e consumate finché sulla terra si perde anche il loro ricordo. Era il luogo che avrebbe assorbito e distrutto le anime degli stessi fratelli Mikaelson, se all’epoca della loro precedente morte Bonnie non fosse riuscita a imbrigliarli nella propria dimensione alternativa. Allora Elijah e Klaus erano sfuggiti a qualche cosa che non conoscevano, tirati dentro l’esistenza grazie alla caparbietà di Freya, di Rebekah… di Tristan, che collegando cuore e cervello aveva risolto l’enigma di Inadu.
Ora però, per vie misteriose, il nero gorgo di Malivore era tornato ad attrarre le anime tormentate degli Originali… E, sì, quelle dei De Martel.
 
Era fin troppo evidente che la sorte di Aurora, scivolata nell’incoscienza nelle stesse ore del “malore” di Klaus, fosse la stessa dell’uomo che aveva amato.
Hope Mikaelson spiegò alla madre che da qualche mese la scuola Salvatore era infestata da strane presenze legate al “Purgatorio dei mostri”. Draghi, driadi, zombies, le creature più strane che si credevano estinte o addirittura mai esistite. Elijah e Tristan avrebbero potuto confermare l’incontro ravvicinato con un’incredibile donna-drago.
La ragazza, ovviamente, si guardò bene dal dire che il problema era drammatico e lungi dall’essere risolto. Solo confermò di aver ascoltato il nome del padre, poche ore prima, dalle labbra del Negromante. Si era detta che la stavano ingannando, che il mondo credeva ancora che Klaus fosse morto e che per questo l’infido Negromante ne aveva usato il ricordo per renderla debole. Ma evidentemente non era così.
«Parto subito.» disse Hope.
«No, tu resti lì.» rispose Hayley gelida.
Con garbo Elijah le sottrasse la cornetta. «Non ti muovere. Non è una preghiera.»
«Oh, ma figuriamoci… ora mi dai ordini?»
Tristan avvertì con una certa irritazione l’acuta nota di pianto che s’irradiava dal cellulare. La sua mano scivolò sulla mano di Elijah, in un’abitudine che suggeriva contatto, confidenza, comunicazione in un linguaggio non verbale. Hayley scattò per mettersi tra loro ma Freya la bloccò.
«Hope – cominciò Tristan con la sua voce soave – Mia sorella Aurora è nella stessa condizione di tuo padre. A quanto pare tutto ciò non è collegato a te… Ma tu, un ibrido dei Mikaelson, potresti essere una calamita per creature assetate di potere. E noi non potremmo proteggerti. Io, per lo meno, non lo farei. Ma suppongo che persino la tua famiglia avrebbe solo un problema in più, senza ricavarne alcun vantaggio.»
«Come ti permetti?» Hayley reagì con rabbia, nonostante le parole di Tristan avessero la stessa intenzione delle sue.
«Lascia stare. - Elijah fermò Hayley con un breve contatto sul braccio, cosa che non sfuggì allo sguardo attento del Conte. –Tristan ha ragione. Se Klaus e Aurora sono vittime della stessa entità, New Orleans in questo momento è un magnete per ogni malvagità. E Hope, la nostra Hope, non farebbe altro che moltiplicare l’effetto dell’incantesimo che tiene prigioniero Klaus. Se, come dice, la situazione è sotto controllo, è meglio che resti lì, a miglia di distanza, protetta da altre creature soprannaturali. »
Hayley cedette inalberando il consueto broncio. Poi Elijah fissò di nuovo Tristan. «Ti devo parlare.» mormorò.
Una rapida occhiata tra Hayley e Freya fu sufficiente affinché le due donne decidessero di lasciare la stanza.
 
«Cosa vuoi?» lo sguardo di Tristan restava velato, impenetrabile.
«Tu non puoi trattarmi in questo modo… Hai scelto tu. Sei scappato. Hai scelto tu di dividere le nostre strade.»
«E?» chiese freddamente il Conte.
«E niente. Non ti ho chiesto di scegliere. Io non l’ho fatto. Per me era importante averti qui così come era importante correre subito da Klaus. Io non posso scegliere…»
Tristan scosse la testa. «Non sei mai stato bravo con le parole… almeno nelle questioni sentimentali. »
Elijah non rispose ma con un balzo fu su di lui, una mano dietro la schiena l’altra sulla nuca. «Ho bisogno di te. – disse attirandolo sul proprio petto – Mi servi qui. Non posso scegliere perché sarebbe come scegliere di strapparmi gli occhi, o il cuore… Tu sei mio. Tu sei me. Cosa dovrei scegliere? Dovrei dividere, straziare… Cos’altro devo dire se non… »
Tristan scosse violentemente la testa e con la mano premuta sulla bocca gli impose di tacere. Ma Elijah si strappò quella mano dalle labbra e con una rabbia impregnata di voglie aderì all’amante. Con urgenza, non gentile ma disperato e Tristan non riuscì più a difendersi. Ma cedendo nel corpo e nella volontà lasciò che l’altro gli violasse le labbra, si lasciò baciare nei primi momenti senza ricambiare. Finché Elijah non prese ad alternare lingua e denti, piacere e dolore, straziandolo piano e poi sempre più con veemenza, strappando un po’ di pelle a quelle labbra rosa. Scrivendo col sangue ciò che in quel momento non poteva dire a parole. Finché Tristan non cedette anche l’orgoglio e prendendogli il viso tra le mani lo guidò in un bacio completo, perfettamente ricambiato.
 
Ma come sempre la perfezione durò un solo istante. Il grido di Rebekah costrinse tutti, Freya, Keelin, Vincent, gli stessi amanti vampiri a raggiungerla fuori. Sulla facciata di mattoni rossi una scritta che sembrava nera, ma era solo di un rosso più scuro, scarlatto. Tre triangoli intrecciati come a formare una croce. Lo avrebbero scoperto presto: era il simbolo di Malivore.
Elijah e Tristan si separarono, ognuno aveva occhi solo per il proprio congiunto. Per quei due giovani di mille anni, un tempo amanti, sprofondati in un tragico oblio.
 
 
 
  
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