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Autore: LadyPalma    04/06/2019    3 recensioni
[Questa storia partecipa al contest "La danza dei sette veli" indetta da rhys89]
Davos Seaworth è il principale consigliere del candidato alla carica di Governatore della California, Stannis Baratheon, ma la sua tranquillità è scossa quando gli viene affiancata una nuova insopportabile collega. Naturalmente, si tratta di Melisandre.
Modern AU - Melisandre/Davos.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Davos Seaworth, Melisandre di Asshai
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Red Onion - Davos/Melisandre'
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La storia partecipa al contest "La danza dei sette veli" indetta da rhys89 sul Forum di EFP.

 
Gli strati delle cipolle

 

La prima volta che l’aveva vista – sulla copertina di una rivista trovata nell’ufficio del suo capo – aveva pensato che fosse semplicemente una qualche attrice per cui Stannis si fosse preso una sbandata.
La prima volta che se l’era vista comparire davanti – in carne e ossa, nel suo ufficio – scoprì immediatamente che quella considerazione era stata troppo avventata.
“Melisandre, lui è Davos, il mio collaboratore di più lunga data. Davos, lei è Melisandre, la donna che risolleverà la nostra campagna elettorale.”
Davos spalancò gli occhi, non nascondendo il disappunto, ma dopo qualche istante strinse ugualmente la mano guantata di rosso che lei gli stava porgendo.
“Bene, ora che le presentazioni sono state fatte, direi che si potrebbe mettere una scrivania in quell’angolo, se non è troppo disturbo.”
Prima che Davos potesse rendersi davvero conto di cosa quella frase implicasse, quella donna aveva invaso il suo spazio personale, afferrando un anello di cipolla dal sacchetto che si era preso per pranzo dal McDonald’s di fronte.
“Mmm, buona” commentò, masticando molto lentamente, come se fosse una specie di atto di seduzione. “Ma da domani dovranno sparire. È un odore che mi deconcentra mentre lavoro.”
Solo allora, l’uomo comprese effettivamente la spina nel fianco che aveva appena ricevuto. Dopo anni di pura fedeltà a Stannis Baratheon, adesso finalmente candidato all’ambita posizione di Governatore della California, si ritrovava affiancato nel suo lavoro di marketing da una femme fatale in tailleur rosso e dai modi decisamente troppo confidenziali.
Era certo che la sua presenza sarebbe stata come quella della nuova scrivania che dì lì a poco sarebbe stata istallata nel suo ufficio.
Ingombrante.

 
***

“Potresti smettere di muoverti, cortesemente?”
La formula della domanda non corrispondeva esattamente al tono: era vero che le parole sembravano disposte verso una certa cordialità, ma erano state tuttavia pronunciate con una pungente ironia.
Un giorno solo era bastato a Davos per sviluppare un’insofferenza verso la nuova collega, specialmente quando nel pomeriggio lei aveva iniziato ad accendere delle candele e a trascorrere il suo tempo a passare le dita sopra le piccole fiamme. E pensare che lui aveva rinunciato al suo solito pranzo a base di cipolle!
“È una cosa che mi rilassa. Lo facevo fin da piccola. Pensa che mi sono già venute un paio di idee per la visita di Stannis al liceo di Mission Viejo!”
L’uomo le rivolse un’occhiata palesemente scettica, che gli permise di cogliere l’espressione quasi mistica sul volto della donna mentre indugiava con l’indice destro un paio di secondi nel fuoco.
“Cos’è che facevi da piccola? Dare fuoco alle cose?”
In effetti, secondo i criminologi, la piromania è uno dei tre segnali per riconoscere un serial killer in età infantile – si ritrovò a pensare l’uomo. Francamente, si aspettava di tutto. Era pronto a continuare il suo sarcasmo e chiederle se per caso da bambina si fosse divertita anche a uccidere animali o se le fosse capitato di urinare spesso di notte, giusto per completare il quadro. Tuttavia, proprio quando stava per aprire bocca, lei alzò improvvisamente lo sguardo e gli rivolse un sorrisino divertito.
“Non essere sciocco” lo blandì, inclinando leggermente la testa. “Ogni volta che scendeva la sera, mia nonna aveva l’abitudine di accendere le candele nella mia cameretta e, solo fissando tutte quelle fiammelle, riuscivo finalmente ad addormentarmi.”
Ora Davos pareva interessato, o perlomeno incuriosito.
“Avevi paura del buio?”
Lo sguardo di Melisandre, ancora fisso su di lui, si fece improvvisamente serio.
“Tutti dovrebbero aver paura del buio, Seaworth. Cose terribili accadono quando la luce scompare dal mondo. La notte è oscura e piena di terrori.
L’uomo aggrottò le sopracciglia e valutò per un momento l’ipotesi che lo stesse prendendo in giro. Ma l’espressione di lei non era cambiata di una virgola e un brivido gli percorse la schiena quando si accorse che non si trattava di uno scherzo. A dire il vero, l’atmosfera delle candele, le parole pronunciate e quello sguardo così intenso, gli stavano dando l’impressione di assistere ad un pericoloso sortilegio. Contro di lui.
Dunque, per scrollarsi di dosso quella pesante sensazione, decise di interrompere il contatto tra i loro occhi e dire la prima cosa che gli passasse per la mente.
“Da bambino invece io mi chiedevo sempre perché diavolo notte si scrivesse con due t.”
L’effetto di quell’osservazione, fatta completamente a caso, fu quello di portare l’incantatrice a tornare al suo lavoro senza offrirgli più alcuna attenzione.
Probabilmente Melisandre avrebbe pensato che era un completo idiota oppure un rozzo insensibile. Bene.
Del resto anche lui si era fatto una nuova idea su di lei. Magari non era una serial killer dopotutto, ma la passione per il fuoco e quelle assurde parole erano comunque sufficienti a dargli un’immagine del tipo di persona che fosse.
Una pazza.

 
***
 
“E così era questa la brillante idea che avevi per il liceo di Mission Viejo? Gettare in pasto ai media tutta la storia di Shireen?”
Mentre lui era completamente furioso, lei sembrava solo vagamente annoiata.
“Non fare il melodrammatico ora, Davos, non sto mica suggerendo di bruciarla su una pira!”
“Ha solo 8 anni, se non te ne sei accorta! E farla parlare della sua malattia davanti alle telecamere è uguale a darle fuoco! Tu non hai la minima idea del dolore di quella bambina e vuoi solo sfruttarla per cosa? Per avere un servizio più lungo in televisione?”
Nonostante le sue parole rabbiose e la sofferenza nei suoi occhi, Melisandre sospirò semplicemente e gli rivolse uno sguardo pieno di compassione. Ma del tipo di compassione che si riserva ai poveri sciocchi.
“Tu le vuoi bene, lo capisco” iniziò a dire, lanciando un’occhiata eloquente al piccolo cervo di legno sulla scrivania dell’uomo, uno dei tanti animali che si divertivano a creare insieme lui e la bambina. “Ma devi aprire gli occhi sulla realtà! La politica è un gioco crudele in cui bisogna utilizzare ogni mezzo a nostra disposizione per poter vincere. Renly si può giocare la carta delle discriminazioni subìte in gioventù per la sua omosessualità? Bene, noi ci giocheremo la carta della povera bimba malata.”
Davos non nascose la sua indignazione, che la compostezza della donna non faceva che aumentare.
“Stannis non approverà mai una simile idea. Ha dei principi morali, a differenza tua. È un uomo integro e…”
“Talmente integro da tradire la sua povera moglie depressa? Talmente integro da non vedere quasi mai sua figlia?” lo interruppe lei, staccandosi dal bordo della scrivania dove era appoggiata per porsi esattamente di fronte a lui. “Beh, ti darò adesso una grande sorpresa: ho già parlato di questa idea a Stannis e l’ha approvata!”
Quella nuova vicinanza, che la donna probabilmente aveva pensato di giocarsi come un’arma per sfoggiare le sue consuete doti seduttive, le si ritorse contro quando l’uomo le afferrò improvvisamente il polso. Non abbastanza da farle male, ma sufficientemente per mostrargli la sua immunità a quei tentativi.
“Se Stannis è d’accordo è solo per colpa tua, lo stai evidentemente plagiando!” sibilò, fissandola con lo sguardo più minaccioso che riuscì a fare. “Stammi bene a sentire: lascia stare Shireen, altrimenti te la farò pagare.”
“Me la farai pagare?” gli fece eco lei, con un sorriso. Forzato e veloce. “Sarebbe questa una minaccia? A quanto pare neppure tu sei un uomo così integro dopotutto” continuò, abbassando lo sguardo sulla stretta che ancora la teneva bloccata.
A quel rimprovero velato, Davos lasciò di scatto la presa e fece un passo indietro. Effettivamente, non era il tipo di uomo da minacciare una donna, né tantomeno metterle le mani addosso; la nuova collega riusciva in qualche modo a portare la sua pazienza al limite e a tirare fuori il peggio di lui. Si vergognò di se stesso per il proprio atteggiamento, ma allo stesso tempo non riuscì a smettere di sentirsi arrabbiato con lei.
“Se pensi che due settimane siano state sufficienti a plagiare Stannis, allora sopravvaluti le mie capacità oppure non conosci abbastanza bene il tuo caro amico. Lui sarebbe davvero capace di bruciare la figlia al rogo se questo potesse assicurargli la vittoria!”
Per qualche motivo quelle parole lo ferirono più di tutte le precedenti e, proprio per questo, lo fecero infuriare di più. Forse perché sapeva che contenevano un fondo di verità e che si ricollegavano senza troppa difficoltà a piccoli segnali che si erano andati accumulando nel corso del tempo.
“Basta a sputare veleno su Stannis! Quella sei tu!” esclamò invece, rinunciando a indugiare su quella riflessione pericolosa.
“Cosa? Cosa sono io?” chiese lei, curvando le labbra rosso scarlatto in un sorriso adesso più controllato.
Davos scosse la testa e si voltò pronto a lasciare l’ufficio. Non prima però di pronunciare forte e chiara la sua sentenza.
Spietata.

***
 
Lo scroscio di applausi che concludeva il servizio della CNN sulla visita di Stannis Baratheon al liceo della cittadina di Mission Viejo fu l'ultimo suono che si udì dalla televisione, prima che Melisandre impostasse la modalità muto. Con il telecomando stretto in mano e un sorriso compiaciuto, si voltò verso il suo scettico collega.
Nessuna presenza di Shireen e una schiacciante vittoria.
Ma non era una vittoria di Davos.
“Allora, cosa te ne pare? Ci tengo a dire che è stata una mia idea alla fine quella di non coinvolgere la piccola Baratheon.”
Davos teneva gli occhi incollati sulle immagini mute della televisione che proiettava ora una partita di basket. Taceva e pensava. Il cambiamento di rotta della donna lo aveva certamente sorpreso, anche se non bastava a modificare l'opinione che aveva di lei. Non cadde nella trappola di chiederle il perché di quella decisione all'ultimo minuto - sapeva in ogni caso che la risposta autentica doveva trovarsi a metà tra il provargli di non essere un mostro e l'aver trovato un'altra soluzione più vantaggiosa. Forse le accuse che le aveva rivolto qualche giorno prima l'avevano scossa, ma sapeva bene che non era il tipo di persona da far trionfare qualche improvviso scrupolo morale sul timore di fallire.
“E posso sapere quale altra brillante idea hai proposto?” decise di chiederle alla fine, mantenendo la sua facciata di diffidenza nonostante i dubbi che avevano iniziato a vorticare nella sua mente.
“Hai visto anche tu la presenza di tutte quelle personalità di spicco del cinema e dello sport” rispose lei con tranquillità.
Oh sì che li aveva visti. Due attori da premio Oscar e due idoli dei Dodgers. Quattro carte vincenti, tutte rigorosamente maschili.
“Vuoi farmi credere di averli convinti tutti tu a supportare la causa di Stannis?”
Un sorriso malizioso affiorò sulle labbra di lei mentre si avvicinava lentamente a lui.
“Diciamo che ho un certo ascendente sugli uomini” disse, con un tono apparentemente neutrale, fermandosi a pochi passi da lui.
“Su tutti gli uomini?” la provocò in tono ironico.
Aveva pronunciato quella domanda ben consapevole di una reazione. Si aspettava di vederla ridurre la distanza tra loro, ma non riuscì ad anticipare la mano che gli posò sul petto, né la morbidezza dei suoi lunghi capelli rame che gli sfioravano il viso.
“Io direi proprio tutti” gli sussurrò all'orecchio, dopo aver indugiato in quell'inaspettata intimità.
L’uomo non aveva mostrato troppi segnali – i suoi occhi si erano leggermente dilatati e la salivazione si era talmente attivata da aver avuto la necessità di deglutire. Eppure, per un'esperta di seduzione come lo era Melisandre, quei dettagli erano più che sufficienti per confermare la sua affermazione.
Davos aveva giocato con il fuoco e aveva finito per scottarsi troppo.
Mentre la guardava tornare dietro la sua scrivania come se nulla fosse successo, ma con un'espressione innegabilmente soddisfatta sul volto, non poté che darsi mentalmente dello stupido per essere diventato improvvisamente una delle prede di quella incantatrice.
Una novella maga Circe.
Irresistibile.

 
***

Le settimane successive erano state allo stesso tempo più tranquille e più tese. Tranquille perché non c'erano più grandi divergenze tra loro, ma tese perché quel momento aveva svelato un'attrazione reciproca che rendeva in qualche modo il loro rapporto ancora più complicato di prima. Melisandre sapeva di essere in vantaggio e per questo non lesinava piccole frecciatine al suo indirizzo, ma Davos era stato abile ad ignorarle e a evitare il più possibile la sua stessa presenza, nonostante condividessero l’ufficio.
Tuttavia, l’ultima sera, quella prima dei risultati delle elezioni, fu proprio lui a cercare un contatto. Vederla seduta dietro alla sua scrivania, circondata dalle sue solite candele accese e con una bottiglia di vino davanti, aveva inevitabilmente suscitato la sua curiosità. Il fatto poi che fossero gli unici rimasti in tutto il piano era sembrato quasi un segno del destino. Davos non credeva – né nel Destino né in qualsiasi altro ente superiore – eppure non rifletté molto prima di rientrare nell’ufficio.
“Non torni a casa?” le chiese senza mezzi termini.
Melisandre, seminascosta dal monitor del computer, continuò a digitare sulla tastiera.
“Non ho nessuno da cui tornare, Seaworth, quindi preferisco attendere qui.”
Forse per qualche inflessione nella sua voce o forse per il modo in cui non lo stava guardando, ma l’uomo comprese che c’era qualcosa di sbagliato. Aveva lavorato ormai abbastanza con lei per sapere che quel comportamento così distaccato non era naturale e che la tristezza non rientrava nel suo abituale spettro di emozioni. Davos esitò per qualche istante, lanciando un’occhiata all’elegante completo che aveva indossato per partecipare alla cena organizzata da Stannis. Improvvisamente però, senza dire una parola, si slacciò la cravatta e si levò la giacca; dopo aver posato gli indumenti sulla propria scrivania, prese una sedia, piazzandola direttamente davanti alla postazione della donna, che ora lo fissava sorpresa.
“Cosa diavolo pensi di fare?”
Davos si strinse nelle spalle, poi si sedette.
“Neanch’io ho qualcuno da cui tornare.”
Non era del tutto una bugia: certo, c’era la festa di Stannis, ma non tollerava molto il circolo di amicizie del suo capo e, festa a parte, l’alternativa era una casa maledettamente vuota da quando aveva divorziato e suo figlio Matthos era morto in un incidente stradale.
Senza lasciarsi trascinare da quei tristi pensieri, posò sul tavolo il sacchetto di anelli di cipolla che aveva comprato per sé.
“Dal momento che non è orario lavorativo, le cipolle sono ammesse” disse, alludendo alla repulsione per l’odore di quel cibo che lei aveva manifestato durante il loro primo incontro. “Potremmo dividerci gli anelli di cipolla e il vino, cosa te ne pare?”
Melisandre piegò la testa leggermente e lo scrutò divertita. Di certo non si aspettava una simile proposta da parte del collega, ma in ogni caso quella novità ebbe l’effetto di cancellare il velo di amarezza che Davos aveva notato in lei fino a quel momento.
“Una cena a base di vino e cipolle mi sembra perfetta per un primo appuntamento. Abbiamo anche le candele” disse con aria vagamente maliziosa, protendendosi verso di lui.
A differenza di tutti gli altri tentativi di sottile seduzione della donna, questa volta l’uomo non reagì con irritazione ma anzi accennò un sorriso.
“Dico solo che non dovremmo restare soli questa notte” commentò e per una volta furono le parole sue, e non quelle di lei, a suonare enigmatiche.
“Hai forse paura?”
Davos attese qualche istante prima di rispondere, protendendosi a sua volta verso di lei con aria circospetta, come se dovesse rivelarle un segreto.
“Beh, una volta qualcuno mi ha detto che la notte è oscura e piena di terrori.”
Melisandre spalancò per un attimo gli occhi e poi, lentamente, scoppiò a ridere.
Una risata aperta, autentica e cristallina.
E di fronte a quella risata, fu il turno di Davos di spalancare gli occhi e restare meravigliato.
Perché si ritrovo a pensare che lei era meravigliosa.

 
***

Nonostante i sondaggi positivi, le elezioni erano state un completo fallimento per Stannis Baratheon. La notizia giunse alle prime luci dell'alba direttamente dalla televisione e fu accolta da Davos con un prevedibile dispiacere. Aveva sinceramente creduto nelle possibilità di Stannis e ora sapeva che quella nave era ormai naufragata, dato che difficilmente il suo amico avrebbe potuto candidarsi nuovamente tanto presto. Perdere la campagna elettorale significava un duro colpo anche per la propria occupazione, e l'idea che tutto il duro lavoro che per anni lo aveva impegnato si fosse rivelato del tutto vano lo lasciava ancora incredulo.
Tuttavia, curiosamente, ciò che in quel momento lo sorprendeva più di ogni altra cosa era la reazione di Melisandre che, senza manifestare nessuna emozione, aveva semplicemente spento la TV e iniziato a sistemare con calma la scrivania, eliminando i resti della cena improvvisata della sera precedente.
“Melisandre!” la chiamó per attirare la sua intenzione.
E dovette ripetere il suo nome per altre due volte prima di riuscire ad ottenere una risposta.
“Cosa c'è?” gli chiese alla fine, con voce atona, senza interrompere i suoi movimenti.
Un nuovo ennesimo velo che copriva l'essenza della donna si stava sollevando. E lui non sapeva ancora dire quale nuovo aspetto gli sarebbe stato rivelato.
“Abbiamo perso. Ma è solo una campagna elettorale, il rischio era preventivato” le disse, interpretando quella singolare reazione come il frutto di una forte delusione. “Sono sempre stato dalla parte di Stannis, ma probabilmente non è mai stato il cavallo giusto su cui puntare.”
Ascoltando quelle parole, Melisandre si era finalmente fermata ma in modo da dargli le spalle.
“Forse era solo una campagna per te. Per me era molto di più" sussurrò lei. "Tu non hai idea di quello che ho fatto per arrivare in questa posizione, finalmente mi ero trovata all'interno del mondo della politica e ora quest'occasione è andata completamente in frantumi. So che tu pensi che io sia una stronza, Davos, ma volevo davvero fare qualcosa di buono, volevo davvero aiutare a portare al potere qualcuno in grado di gestirlo.”
Mentre parlava, la sua voce si era leggermente incrinata e la sua schiena era sembrata scossa da brividi. L'uomo, sempre più confuso e adesso anche preoccupato, le si avvicinò posandole una mano all'altezza del gomito.
“Senti, io posso capire ma...”
Qualunque cosa avesse intenzione di dire gli morì sulle labbra quando la donna si voltò improvvisamente per guardarlo finalmente in faccia. Fu allora che la sorpresa di Davos ebbe modo di aumentare ancora di più, ritrovandosi davanti qualcosa che non avrebbe mai pensato di vedere: Melisandre con gli occhi lucidi e un'espressione di pura desolazione.
Aveva indovinato nell'intuire che quella reazione così composta era solo una facciata per una profonda delusione, ma ne aveva decisamente sottovalutato l'intensità.
“Tu non capisci, tu non puoi capire!” esclamò decisa, fissandolo. Non con rabbia però; sembrava piuttosto stranamente disperata e smarrita. “Stannis per te è un amico, per me era il politico giusto, una sorta di politico che era stato promesso! E tu ora hai perso un lavoro, ma io... Io ho perso la fede. La politica era la mia religione. Adesso non ho più niente.”
Effettivamente Davos non capiva, quel suo modo enigmatico di parlare e quella sorta di fanatismo restavano per lui un mistero. Però quello che poteva capire era che lei stava soffrendo e per qualche ragione la cosa gli era intollerabile.
“Lo sai da cosa deriva la mia passione per le cipolle?” chiese ad un tratto senza apparente nesso logico.
Melisandre, infatti, alzò un sopracciglio incredula.
“Non mi sembra il momento per una lezione di cucina” gli rispose, senza tralasciare l'ironia dalla voce ancora spezzata da lacrime inespresse.
“No, ascoltami, mi piace il sapore e perfino l'odore, ma la cosa che mi piace di più è il fatto che hanno gli strati. Mi ricordano in qualche modo le persone... Sono sempre diverse da come appaiono. E anche tu, sei così... Diversa adesso.”
“Lieta di sapere che non mi consideri solo una grande stronza” commentò lei, accennando un sorriso. Non poteva negare di sentirsi incuriosita da quel discorso, non tanto per il significato in sé, ma perché svelava un modo di pensare per metafore che lei non si era aspettata da un uomo così pragmatico.
Forse lui aveva ragione, dopotutto: le persone erano un po' come le cipolle e, da quando si erano incontrati per la prima volta, anche lui aveva rivelato più di uno strato.
“Quello che voglio dire è però un'altra cosa" riprese lui. "Quando tagli una cipolla e togli strato dopo strato, è sempre una cosa traumatica. La cipolla reagisce in qualche modo e... Beh, sai cosa succede sempre quando si taglia una cipolla?”
“Si piange?”
Davos annuì lentamente e le afferrò ora con dolcezza entrambe le braccia, come per stringerla in un abbraccio che non si sentiva ancora di osare.
“Si piange” disse in un sussurro, che più che una semplice conferma voleva essere un invito.
I due si fissarono in silenzio per un po', finché, improvvisamente, le lacrime cominciarono a scendere dagli occhi di Melisandre. Fu lei ad azzerare la distanza tra loro, gettandosi letteralmente tra le braccia di lui. Davos la strinse immediatamente, quasi sorreggendo quel corpo scosso da singhiozzi, mentre vedeva svelarsi un nuovo strato della sua anima.
Mentre la abbracciava, si ritrovò a pensare qualcosa che mai avrebbe immaginato di poter pensare di lei.
Che era fragile.

 
***

“Disturbo?” chiese Davos bussando sulla porta aperta, anche se l'ufficio era di entrambi.
Anzi, a dire il vero, non era più di nessuno ora che Stannis si era ufficialmente ritirato dalla politica e tutti stavano sgomberando il quartier generale.
“Non interrompi nulla” rispose lei, con una voce innegabilmente triste, alzando appena lo sguardo dallo scatolone in cui stava raccogliendo le sue cose.
L'uomo entrò lentamente nella stanza e, a dispetto del leggero nervosismo che provava per le parole che stava per dire, si sforzò di fare un sorriso allegro.
“Non so se hai sentito, ma Jon Snow ha intenzione di candidarsi a sindaco di Philadelphia e sta allargando il suo team. Ieri ho ricevuto una proposta molto interessante direttamente da parte sua e ho accettato.”
Lei parve per un breve istante quasi delusa, ma fu veloce ad abbozzare un sorriso e a girare intorno alla scrivania per avvicinarsi a lui.
“Pennsylvania dunque, non proprio dietro l'angolo, eh?”
“Beh, ormai non ho più alcun motivo per restare qui. Certo, ho sempre amato il mare, ma mi farò piacere anche la neve.”
“Il lato positivo è che finalmente ti libererai della mia presenza” disse lei in tono scherzoso, facendo per salutarlo.
Tuttavia, prima che lei potesse invadere effettivamente la sua sfera personale, Davos alzò una mano per fermarla.
“A dire il vero, entro sera riceverai una telefonata anche tu. Ho parlato di te come di una donna capace di compiere miracoli e, ovviamente non lo credo minimamente, ma ho perfino detto a Snow che saresti capace di far resuscitare l’intera campagna se dovesse perdere i primi scontri contro Alliser Thorne.”
Di fronte allo sguardo entusiasta di lui, l’espressione di lei era indecifrabile. Probabilmente era semplicemente sorpresa ma quella completa inespressività si protrasse abbastanza a lungo da farlo preoccupare.
“Melisandre, se ho sbagliato, ti chiedo scusa. Volevo semplicemente aiutarti a trovare un nuovo posto nel mondo della politica e Snow... Snow potrebbe essere davvero questo politico che è stato promesso di cui vai blaterando. Insomma, è un'occasione che…”
Improvvisamente, la donna si rianimò e interruppe quel fiume di parole zittendolo con un bacio sulle labbra. Era stato un bacio impetuoso e intenso, quasi carico di aggressività, eppure appena lui mostrò segni di partecipazione, lei si sottrasse al contatto.
“Continueremo in Pennsylvania” gli disse, posandogli un dito sulle labbra e sorridendo apertamente. “Del resto mi devi ancora un primo vero appuntamento, Seaworth.”
Dopo quell'ultima frase a effetto, afferrò il suo scatolone e si avviò verso la porta. Senza salutare - non c'era bisogno di nessun addio; ma ancora con il sorriso sulle labbra - non uno seducente come suo solito, ma in un modo che si poteva definire dolce.
Davos restò a guardarla mentre se ne andava e, solo quando la sua figura rossa fu definitivamente fuori dal suo campo visivo, si concesse una risata.
Gli sembrava impossibile come nel giro di pochi mesi il suo giudizio su quella donna fosse cambiato così drasticamente - in modo graduale eppure stupefacente.
Da ingombrante a insostituibile.
 
 



 
 
NDA: Primo contest a cui partecipo e naturalmente doveva essere sulla mia OTP. Ho provato a cimentarmi in un Modern AU cercando di inserirci più elementi di richiamo possibile alla storyline dei due personaggi - dalla frase "La notte è oscura è piena di terrori" alle cipolle, dal riferimento alla triste sorte di Shireen al sostegno finale a Jon Snow. Ci sono anche altri "easter egg" come le parole di Davos in merito a resuscitare la campagna di Jon oppure il dettaglio del cervo in legno che Davos e Shireen costruiscono insieme. Un'ultima nota abbastanza inutile: l'ambientazione in California non è casuale per me: Mission Viejo è stata la splendida cittadina dove ho trascorso la vacanza più bella della vita un paio di anni fa e a Los Angeles ho avuto anche l'occasione di vedere una partita di baseball dei Dodgers:)
Detto questo, spero che la storia vi sia piaciuta e alla prossima - con nuovi contest e challenge (oltre che con le long che non ho intenzione di abbandonare!)

LadyPalma
 
 
   
 
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