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Autore: Redferne    04/06/2019    8 recensioni
Tra Nick e Judy sta accadendo qualcosa di totalmente nuovo ed inaspettato.
E mentre Nick cerca di comprendere i suoi veri sentimenti nei confronti della sua collega ed amica, fa una promessa a lei e a sé stesso: proteggerla, a qualunque costo.
Ma fare il poliziotto a Zootropolis sta diventando sempre piu' pericoloso...
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 60

 

 

 

 

 

L' ARRIVO DEL MOSTRO (SECONDA PARTE)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fu una manovra totalmente istintiva.

Davanti a quel gesto ebbe una subitanea visione, immediatamente seguita da una sensazione acuta e dolorosa proveniente dalla zona che di lì a poco avrebbe dovuto essere presumibilmente colpita.

Si sentì il cranio andare in mille frantumi, ancora prima che il colpo della pantera andasse a segno.

Si trattò proprio di una sorta di percezione extra – sensoriale, in piena regola. Anche se non si riteneva in grado di spiegare come fosse potuta accadere. Come GLI fosse potuta accadere.

Forse é vero quando affermano che il corpo di un mammifero, in condizioni di estremo rischio e pericolo, riesce a fare appello e ad attingere a delle energie profonde quanto inaspettate. Energie che permettono ad esso di operare a tutto un altro livello, e che in condizioni normali non potrebbero mai venire impiegate di propria volontà.

E pensare che nei tempi antichi queste capacità a dir poco eccezionali rappresentavano la NORMALITA' ASSOLUTA. Erano sempre disponibili, e le si poteva utilizzare a piacimento.

Logico, quando in ballo ed in gioco c'era LA VITA.

Sia per colui che veniva catturato, sia per chi cacciava. Sia per chi finiva divorato, sia per chi doveva sfamarsi.

Sia per PREDE, che per PREDATORI.

Ma quel tale tutto sfregiato e mal combinato che gli era apparso davanti all'improvviso...e che con la mossa ed il movimento di UN UNICO BRACCIO gli aveva fatto attraversare in volo l'intero piazzale...doveva costituire L' ECCEZIONE CHE CONFERMAVA IN PIENO LA REGOLA.

Tsk. Ed indovina un po' a chi gli doveva capitare, tanto per cambiare.

Le abilità primordiali quali la forza e la velocità spropositate e fuori dalla norma, oppure i riflessi e gli spostamenti a dir poco fulminei...quel tizio gli stava dando chiara prova di POSSEDERLE ANCORA. TUTTE QUANTE.

Si sosteneva, in ambiente accademico ma non soltanto, che un corrispettivo dell'età primitiva trapiantato a forza a vivere nei tempi odierni sarebbe come minimo in grado di sollevare un'intera auto CON UNA SOLA MANO. E DI SALTARE FIN SOPRA AL TETTO DI UNA CASA DI DUE PIANI CON UN SOLO, AGILE BALZO.

Questo perché gli abitanti di quell'epoca possedevano di natura una muscolatura armoniosa, tonica e perfettamente sviluppata, in ogni sua parte. E di cui avevano un totale quanto completo controllo. Muovevano e usavano in ogni modo possibile muscoli che nemmeno sapevano di avere. Per il semplice fatto che NON AVEVANO IL BENCHE' MINIMO BISOGNO DI SAPERLO.

Gli riusciva così, punto. PER ISTINTO.

E almeno a riguardo dell'utilizzo al risparmio degli arti inferiori c'era da crederci, dannazione. Vi era proprio da crederci e prenderla per buona quell'affermazione, visto il modo in cui lo aveva SOLLEVATO E LANCIATO PER ARIA.

Come UN LEGGERO E STRIMINZITO FUSCELLO. Come se fosse fatto di FRAGILE E FRIABILE CARTAPESTA invece che di carne, ossa e muscoli.

Poi, sul fatto di poter SALTARE COSI' IN ALTO...poteva solo augurarsi che NON FOSSE COSI', altrimenti...

se anche quella notizia avesse dovuto CORRISPONDERE A VERITA', in qualche modo...allora NON AVREBBE AVUTO ALCUNA VIA DI FUGA.

Ogni possibilità di scampo gli sarebbe stata PRECLUSA.

Sarebbe risultato pressoché SPACCIATO. SENZA NESSUNA POSSIBILITA'.

Già. Proprio così. Quelle fantomatiche capacità di cui blateravano i vari esperti e studiosi del caso...doveva averle RISCOPERTE, in qualche modo. Magari tramite un rigoroso e severissimo addestramento. Oppure....

Oppure NON LE AVEVA MAI PERSE, ecco la verità.

Forse, nel suo specifico caso...si trattava di DOTI INNATE.

Forse FACEVANO PARTE DI LUI, DA SEMPRE. Le doveva avere sin dalla più tenera età.

SIN DAL GIORNO IN CUI LO AVEVANO MESSO AL MONDO.

Un INFAUSTO giorno. Specie per chi, adesso, si ritrovava malauguratamente a DOVERLE FRONTEGGIARE. Anche se, in cuor suo...NE AVREBBE FATTO PIU' CHE VOLENTIERI A MENO.

Ed ovviamente...il malcapitato in questione era UNA CERTA VOLPE DI NOSTRA CONOSCENZA.

Il fato lo aveva sorteggiato e scelto, senza nemmeno avere la buona creanza di avvisarlo e metterlo in guardia. Neanche un piccolo messaggio di avvertimento, giusto per non farsi beccare alla sprovvista. Od un FILINO MENO IMPREPARATI, che sarebbe già stata una gran cosa.

Niente da fare. Toccava a Nick DOVERSELE ACCOLLARE, quelle grane formato gigante che la gente amava denominare DOTI INNATE. Ed IN PIENO, anche.

Ed innate o meno che fossero...avrebbe dovuto fare appello ALLE PROPRIE, se voleva avere anche solo una minima opportunità di riuscire a cavarsela.

Certo, l'inizio faceva ben sperare. Ma...ci sarebbe riuscito?

Ne sarebbe stato capace?

E soprattutto...SAREBBE SERVITO A QUALCOSA, DAVANTI A COTANTA FURIA?

DI FRONTE AD UNA FURIA SCATENATA, ASSASSINA E TOTALMENTE FUORI CONTROLLO COME QUELLA?

Non restava che provarci. Ed INCROCIARE LE DITA.

Ma, prima di qualunque altra cosa...SPERARE. E PREGARE CHE FOSSE COSI'.

Che POTESSE BASTARE.

Rotolò sul proprio fianco destro e scivolò giù dalla station – wagon, finendo sull'asfalto. Batté le costole sul catrame indurito e spesso, facendosi un gran male. Ma era comunque poco più che una puntura di zanzara, in confronto a quello che aveva appena evitato.

“Davvero fastidioso, questo rumore...”

Nick, udendo quella voce, alzò lo sguardo. E vide coi propri occhi a cosa era appena scampato.

Mentre era scivolato di sbieco, il colpo del suo avversario si era abbattuto sul cofano della vettura, SFONDANDOLO COMPLETAMENTE. E proprio nel punto...

PROPRIO NEL PUNTO ESATTO IN CUI, FINO AD UN PAIO DI SECONDI PRIMA, C'ERA LA SUA TESTA.

A quel botto l'allarme dell'antifurto si zittì di colpo, come un fanfarone a cui vengono distribuiti due sonori schiaffi con l'intento di fargli abbassare la cresta e rimetterlo al suo posto.

Doveva essersi fracassato in seguito al tremendo schianto. Ma per estrema fortuna, e soprattutto SUA...ERA L'UNICA COSA AD ESSERSI FRACASSATA.

ALMENO PER IL MOMENTO, però. Ma la faccenda appariva ancora BELLA LUNGA.

A conti fatti...sarebbe potuta ANDARE PEGGIO. MOLTO, MOLTO PEGGIO.

Poteva esserci ben altro DI ROTTO dopo una mazzata simile, se non si fosse levato prontamente dalla traiettoria e dal conseguente punto d'impatto.

Ma come si era già ribadito in precedenza...ERANO APPENA AGLI INIZI.

Per quanto avrebbe potuto riuscire ad evitare attacchi così micidiali, prima di soccombere?

Non era il caso di pensarci, almeno per desso. Col primo, intanto, CI ERA RIUSCITO. E per adesso...era più che sufficiente. Degli altri che se ne stavano messi in coda per piombargli addosso se ne sarebbe occupato a tempo debito. Uno alla volta. Uno dopo l'altro. E avrebbe schivato tutti quelli che sarebbero seguiti, tutte le volte che lo avrebbe ritenuto opportuno. E tutte le volte che ne avrebbe sentito o avuto il bisogno.

 

Una cosa per volta, e alla volta. E CON CALMA, Nick.

Prenditi TUTTO IL TEMPO CHE TI OCCORRE.

TUTTO IL TEMPO DEL MONDO.

NON TI CORRE DIETRO NESSUNO, RICORDALO.

 

Così parlò Carotina. Augh.

In ogni caso...l'aveva proprio SCAMPATA BELLA. E PER UN SOFFIO.

Era davvero vivo PER MIRACOLO. Era proprio il caso di dirlo. Ma non poteva concedersi il lusso di rimanersene lì a rimirare il bel lavoro di demolizione compiuto da quel bestione.

Doveva muoversi. E togliersi da lì.

ED IN FRETTA, pure.

 

Alzati, si disse.

Alzati, forza.

 

Forse non l'aveva visto cadere. O forse non era stato in grado di seguire la direzione del suo spostamento, dato il modo così repentino e rapido in cui era avvenuto. Dal tanto che si era mosso veloce.

Stava accadendo tutto così in fretta...e in tutti i sensi.

O magari nel suo cervello di SCHIZOIDE doveva esserselo immaginato già bello che SPIACCICATO, in seguito al suo pugno.

Magari non pensava che potesse riuscire davvero ad evitarlo. Che potesse farcela ad uscire indenne. Aveva già dato la sua DIPARTITA per più che SCONTATA.

E non certo nel senso che COSTASSE POCO, meglio intendersi.

Ok, come battuta faceva letteralmente PIETA'. Meglio sorvolare.

E comunque, se le cose stavano sul serio messe a quel modo...allora MISTER GRANDONE poteva anche NON SAPERE DOVE SI TROVASSE DI PRECISO. E questo equivaleva a...POTERLO COGLIERE ED ATTACCARE DI SORPRESA.

Un varco. Un'opportunità.

Una chance, finalmente

Difficile stabilire con certezza se fosse veramente così. Se lo scenario che aveva appena elaborato tenendo conto di ogni eventuale e possibile variabile corrispondesse alla realtà. Alla VERITA'.

Quello non aveva certo l'aria dello SPROVVEDUTO. Soprattutto in materia di SCONTRI FISICI. E nonostante gli EVIDENTI PROBLEMI DI NATURA PSICHICA, giusto per una sorta di curiosa quanto singolare contraddizione.

Dopotutto...anche un pazzo può essere in grado di CONTINUARE A COMBATTERE. Ora, sempre ed ancora. Basta fornirgli e dargli in mano un'arma, unita alla semplice ma efficace raccomandazione di AGITARLA E COLPIRE QUALUNQUE COSA SI MUOVE. E di SBATTERLA SUL MUSO AD OGNI MALCAPITATO CHE SI RITROVI A TRANSITARGLI DAVANTI O A PASSARE DA QUELLE PARTI. FOSSE ANCHE SOLO PER SBAGLIO.

In tal modo anche UN IDIOTA si poteva tranquillamente trasformare in una MACCHINA PER UCCIDERE, e senza particolari sforzi. Una macchina di morte CIECA ed INCONSAPEVOLE. Ma ugualmente MICIDIALE.

Magari era proprio quello che aspettava. Non stava facendo altro che rimanersene lì, ad attenderlo al varco per poi...

Aah. Inutile stare a rimuginarci sopra. Quelle elucubrazioni fini a sé stesse non lo avrebbero portato da nessuna parte. Non avrebbero fatto altro che farlo GIRARE IN TONDO, senza sosta.

E Nick, in quel momento, non poteva concedersi il lusso di PERDERE ULTERIORE TEMPO.

Lì c'erano da muovere LE GAMBE, non certo le MENINGI.

Non aveva che da provarci, PUNTO. Tornare in piedi, sgattaiolare attraverso la fiancata dell'auto e sbucargli al fianco per una sortita.

Già. Non gli rimaneva proprio altro, che potesse fare.

Si rimise sulle zampe posteriori, poggiando entrambe le palme delle mani a terra ed assumendo una posa identica sputata a quella di un centometrista pronto alla partenza non appena si fosse udito il colpo secco di rivoltella a salve che dava il via alla gara.

 

On your mark, Pensò, mentre contraeva i muscoli.

Si parte.

 

Fece per sprintare e...

UN' OMBRA.

Uh – oh.

Un'ombra nera lo aveva totalmente sovrastato. Possibile?

Era davvero possibile che...

Non voleva farlo. Ma non poté proprio farne a meno. DOVEVA SAPERLO, anche se in cuor suo era ben conscio COSA stesse generando quel manto buio che lo aveva avvolto, così all'improvviso.

Alzò lo sguardo, lentamente e con fare timoroso. Perché LA SAPEVA GIA', la risposta al tremendo quesito che gli stava attanagliando l'anima e i pensieri.

Ecco. Come volevasi dimostrare.

Era proprio come si aspettava. E come temeva.

ZED.

Era sopra di lui, ritto in piedi. Non si rea nemmeno voluto concedere il disturbo e la scocciatura di restarsene bello pacioso ad aspettare il suo agguato. Aveva addirittura ben pensato di PRECEDERLO, piazzandoglisi proprio davanti.

Non gli concesse il tempo di reagire. O forse Nick non ci aveva nemmeno voluto provare. Doveva già essersi reso conto da solo che ad una distanza così miserrima non avrebbe avuto né I SECONDI né I CENTIMETRI necessari per tentare qualcosa.

Non poteva fare NIENTE. Solo BUSCARLE. Proprio come quel mattoide gli aveva profetizzato in precedenza.

Zed allungò il braccio destro e glielo calò sopra la testa, afferrandogliela alla sommità con le dita ben larghe e separate, e strinse forte.

Non tirò fuori gli artigli, però. Non gli bucò la pelle, anche se avrebbe potuto benissimo farlo. Ma solo quella stretta bastò a causargli un male atroce.

“Ah!!”

La volpe emise un gemito strozzato. Sentì il cervello premergli contro la stessa scatola ossea che lo racchiudeva col compito di proteggerlo. Come trasformare uno strumento di protezione e salvaguardia degli organi vitali in un attrezzo di TORTURA, mediante il più semplice dei gesti.

La pantera sollevò l'altro braccio e lo colpì alla mascella con un'ampia sventola che ricordava un violento manrovescio, se non fosse per il fatto che era eseguito col pugno chiuso e ben serrato.

Una, due, tre volte. Lo colpì e lo ricolpì, totalmente indisturbato.

Ad ogni schiaffone il corpo dello sceriffo girava e vorticava su sé stesso, rimanendo però sul posto. Sembrava una di quelle statuine a forma di ballerina danzante che si posizionano sulle sommità dei carillon, e che prendono a roteare non appena si apre il coperchio che le cela o si aziona l'apposito meccanismo con la chiavetta corrispondente. E che vanno avanti, avanti e avanti fino a che non si richiude il tutto. O non si esaurisce la carica.

I suoi movimenti scomposti e disarticolati ricordavano quelli di una marionetta agitata da un burattinaio impazzito all'improvviso.

Zed gli fece fare almeno una ventina di giravolte, poi decise di mutare programma.

Portò il sinistro, che aveva usato fino a quel momento, a metà strada tra la propria milza e le ultime costole, quelle situate più in basso. Lo posizionò alla metà esatta del busto, col gomito piegato a novanta gradi, e fece partire un montante che centrò la volpe in pieno ventre, appena due dita sopra a dove, una volta e tanto tanto tempo fa, si trovava agganciato il cordone ombelicale.

A quel tremendo uppercut, Nick schizzò via e all'indietro come una molla. L'unica resistenza fu gentilmente e controvoglia offerta da una ciocca di pelo sulla cima del cranio, che l'energumeno aveva ben pensato di afferrare e serrare tra le falangi. Come a volerlo trattenere un poco, per voler giocare ancora. Come a non volerlo lasciare assolutamente andar via.

Un altro volo. Stava cominciando a diventare una fastidiosa routine.

Mentre si ritrovava a galleggiare per la seconda volta nell'aere, si sentì come se il suo stomaco avesse deciso di puro impulso di abbandonare la sua sede naturale per venire a fare un tour di sola andata nella cavità orale. E da lì uscire, per andare a vedere di propria persona com'é che era fatto il mondo esterno.

Voleva urlare, ma preferì tenere la bocca chiusa. Si sa mai che la parte iniziale del suo apparato che la natura aveva adibito alla digestione si fosse messo in testa di venigli fuori per davvero dalla bocca. Ma quello non era l'unica cosa a tormentarlo con fitte lancinanti ed insopportabili, in quel momento.

Nel momento stesso in cui il pugno lo aveva fatto sbalzare aveva percepito qualcosa anche sulla fronte. Si era sentito tirare, come se qualcuno avesse deciso di piazzargli una ventosa formato gigante sulla zucca. Un enorme stoppone da gabinetti, con cui stavano tentando di strappargli la cute dalle ossa. Come se stessero tentando di scotennarlo a furia di aspirare.

Stomaco e testa. Non sapeva dire quale tra le due gli stesse facendo più male. Era una gara serrata e senza esclusione di colpi. Come quelli che il suo carnefice gli stava sferrando senza sosta e senza alcuna pietà.

Del resto...lo aveva avvertito, sulle sue intenzioni. E gli stava dimostrando di essere ben deciso a volerle mantenere in pieno.

Visto sotto una certa ottica...quel che gli stava accadendo, gli stava accadendo tutto quanto PER COLPA SUA. SOLO ED ESCLUSIVAMENTE SUA.

Quel folle lo aveva messo in guardia. Ed era stato lui a non volergli dare retta.

Se si fosse rassegnato sin dall'inizio...

No. NO. Se lo poteva scordare, capito?

Non poteva. Non poteva cedere.

Di più. NON VOLEVA.

Atterrò di nuovo di schianto e di nuovo sulla schiena, ma questa volta sull'asfalto. Proprio come quando prima era sfuggito al colpo a mani nude effettuato dall'alto verso il basso, come una mannaiata.

Caracollò e capitombolò più e più volte, rotolando ripetutamente su sé stesso. Ingoiò terra e sassolini, che sentì sfregare tra le gengive. Poi gli riuscì di piantare le unghie delle mani sulla strada e di dare finalmente un freno ed una fine a quella rovinosa caduta.

Gli girava il capo. Di brutto. Ma non avrebbe saputo affermarne con chiarezza le cause. Non avrebbe potuto accertare se ciò fosse dovuto alle sberle ricevute o al brusco atterraggio. Si sentiva confuso, smarrito, come vagante nei fumi e nella nebbia. Ma decise di dividere le cause del suo malessere a pari merito, giusto per non scontentare nessuno.

Prese a tastarsi la sommità della fronte, a più riprese, come a voler cercare qualcosa. O come a voler controllare che quella tal cosa si trovasse ancora al proprio posto.

Tirò un sospiro di sollievo.

Perfetto. C'erano ancora tutti. Tutti quanti.

Per un attimo aveva temuto che le unghie di quella gigantesca canaglia glieli avessero strappati via durante l'ultima presa che gli aveva effettuato all'altezza della testa, in un grossolano ma a momenti parecchio efficace tentativo di scotennamento. E QUASI RIUSCITO, a momenti. Ma SOLO QUASI, per fortuna.

Aveva davvero avuto paura, per un attimo. Ma non per le botte subite, quanto per il fatto che il suo avversario non lo aveva scalpato per un soffio. C'era mancato POCO COSI', sul serio.

Ce l'aveva quasi fatta. Ma SOLO QUASI, come si era già detto in precedenza.

Nonostante sia tra la cerchia dei mammiferi più DISPREZZATI e BISTRATTATI, per non dire IL PIU' BISTRATTATO E DISPREZZATO TRA LE SPECIE, sotto certi aspetti. Eppure...

Eppure le volpi PIACCIONO, nonostante tutto. E A MOLTI, anche.

Ci si potrebbe azzardare a dire che quello che perdono, oppure che non hanno mai avuto sin dalla nascita in termini di AFFIDABILITA' e REPUTAZIONE lo riguadagnano in termini di ASPETTO e di FASCINO. DI CHARME. E allora...ci si aggrappano zampe anteriori e posteriori, a questi punti fermi. Diventano ALIBI, proprio come quelli che lui era abituato a fornire ai tutori della legge e alle forze dell'ordine durante gli interrogatori e le deposizioni ogni volta che si ritrovava, direttamente o indirettamente, invischiato in qualcosa di LOSCO. Per spiegare ad esempio COSA CI FACESSE LI', o perché SI TROVAVA DOVE NON AVREBBE DOVUTO ESSERCI, E viceversa, alle volte.

Le volpi le consideravano DONI per controbilanciare le loro MANCANZE e DEFICIENZE. I mezzi con cui da REIETTE che erano passavano per MALEDETTE, RIBELLI ed INCOMPRESE.

La gente le disprezzava ma sotto sotto le AMMIRAVA. E le invidiava. Facevano sguardi disgustati però le osservavano a lungo ed il più possibile, con la coda dell'occhio. Per il semplice fatto che erano...BELLE DA VEDERE.

BELLE E DANNATE.

Ce lo avessero avuto loro un pelo così fulvo, folto e lucido. E di QUEL COLORE, poi...

QUEL ROSSO FUOCO COSI ACCESO ED INTENSO...

Quello era L' INTERSTIZIO tra i vari tessuti sociali in cui loro potevano sguazzare. Lo STRAPPO al cui interno potevano muoversi ed agire. E se gli avessero tolto anche quello...cosa sarebbe mai rimasto?

Come IL MANTO, ad esempio. Le volpi ne sono oltremodo ORGOGLIOSE. Ne vanno FIERE, se ne vantano ad ogni occasione e fanno di tutto per preservarlo e conservarne lo splendore originario il più a lungo possibile, fino all'ultimo. Guai, a perderne anche solo un ciuffo!

E quelli della zona dell'encefalo e dintorni, nonostante fossero più corti e radi , non costituivano certo un'eccezione a quella regola.

Toccò di nuovo con le dita, giusto per stare sicuro.

Le ciocche, ogni ciocca si trovava perfettamente dove doveva essere. Tutto il contrario di lui quando compiva qualche misfatto o crimine, e tutto il contrario di quel che spiattellava agli sbirri e ai piedipiatti quando lo beccavano e lo facevano finire sotto torchio.

Proprio come ai vecchi tempi. Che fossero belli o meno...non sapeva dirlo con certezza, ora che aveva preso a rigare e filare dritto. E da un bel pezzo, anche.

Ma si. Perché vergognarsene, dopotutto? Nessuno dovrebbe nascondere o celare il proprio passato, poiché fa parte dell'individuo stesso che lo ha trascorso e vissuto. E a far finta di nulla e tentare di rimuoverlo che lo si MITIZZA. E che si finisce invariabilmente con l'esaltarne e far risaltare aspetti che di esaltante non hanno proprio nulla. Niente di niente. E che non meritano di essere fatti risaltare e ricordati.

A parlarne e a spiegarli, invece...si inizia a ragionare e a mettere in discussione. E a instillare ed insinuare dubbi. Sotto l'apparente perfezione iniziano ad apparire le prime crepe. E si finisce con lo scoprire che le quelle cose così meravigliose, in realtà...erano piene zeppe di GROSSOLANITA' e CONTRADDIZIONI.

Erano dunque BELLI, quei tempi?

Si. ERANO BELLI. Ma ormai era ACQUA PASSATA. UN CAPITOLO CHIUSO, E DEFINITIVAMENTE.

Comunque...il suo ammasso di pelo color della fiamma era ancora intatto. Cranio compreso.

Meno male. Avrebbe avuto voglia di far passare le chiazze e le isole mancanti tra il suo mare di follicoli come un grave caso di ALOPECIA. Anche il fatto di aggiungere che fosse del tipo AERATO non avrebbe certo contribuito a migliorare la situazione. Nemmeno di una virgola.

Era il suo TESORO PIU' PREZIOSO. Insieme alla sua CANDIDA DENTATURA E ai DUE SMERALDI CHE GLI RISIEDEVANO DENTRO ALLE ORBITE DEGLI OCCHI. Le uniche cose preziose su cui poteva contare, almeno al momento. Anche se facevano parte del suo stesso corpo, e quindi il discorso poteva valere fino ad un certo punto. Perché si vocifera che i tesori migliori sono quelli che LA VITA OFFRE, E CHE CI SI GUADAGNA CON L' IMPEGNO, LA FATICA ED IL SUDORE. NON QUELLI CHE SI POSSIEDONO GIA'.

Quelli non sono validi. Non contano. Ed in quel senso...

In quel senso la sua vita gli aveva già offerto la cosa PIU' UNICA, SPLENDIDA E LUCENTE Che potesse mai immaginare. Che potesse anche solo MAI SPERARE DI AVERE, uno come lui. Ma...

Ma L' AVEVA PERDUTA. E forse...iniziava ad esserci il grosso rischio che NON L' AVREBBE MAI PIU' RIAVUTA INDIETRO. E perciò...doveva TENERSI STRETTO CIO' CHE ANCORA AVEVA. Ciò che ANCORA GLI ERA RIMASTO. ANCHE SE POCO.

Se gli toglievano anche quello...COSA GLI SAREBBE RIMASTO?

Temeva davvero che gli avesse ROVINATO QUALCOSA. Ed invece...era ancora TUTTO IN ORDINE. Sia denti che occhi che pelliccia. Alla faccia dei MENAGRAMI, degli UCCELLACCI DEL MALAUGURIO e delle sue più fosche e nere previsioni ed elucubrazioni.

Tutto in regola, dunque. PER ORA. Perché il tizio che aveva di fronte in quel momento aveva tutta l'aria di volerci mettere DEL BELLO E DEL BUONO, per fare in modo che le cose non RIMANESSERO PIU' TALI. E per stravolgerne l'attuale stato, STRAPPANDOGLIELE VIA.

UNA AD UN A ED UN PEZZO ALLA VOLTA.

E a volerla dir tutta...SI STAVA IMPEGNANADO DAVVERO MICA MALE.

Perciò...se ci teneva davvero o conservarsi in ottimo stato, nonché a rimanere ancora TUTTO QUANTO INTERO...doveva DARSI UNA MOSSA.

E SUBITO, anche.

In ogni caso...il mattoide quasi interamente sfregiato aveva fatto il suo gioco, che lo volesse o meno.

Gliene aveva date tante, e tante ne aveva prese. Ma, in compenso...lo aveva buttato ad almeno un metro di distanza. Magari senza farlo neppure apposta...gli aveva concesso un poco di spazio. Di spazio VITALE.

Per AGIRE.

Per REAGIRE.

Per RIFLETTERE.

Per PENSARE.

Per CONTROBATTERE. E per POTER INIZIARE A DIFENDERSI, in qualche modo.

Ora non restava che rialzarsi una buona volta in piedi, ributtarsi immediatamente nella mischia e poi iniziare a...

NO.

Oh, no. ANCORA.

Stava succedendo di nuovo. Proprio come prima. Esattamente identico.

E come prima sarebbe andata senz'altro a finire. Questo era ciò che temeva, non appena l'aveva percepita.

L' OMBRA. L' OMBRA NERA. ERA DI NUOVO SU DI LUI.

Lo aveva già raggiunto. Di nuovo. Un' altra volta. Ma non fece in tempo a pensarlo con una certa dose di rammarico che si ritrovò di nuovo a baciare il suolo, e a verificarne la linearità mediante le proprie membra.

Tsk. Rialzarsi. Era una parola.

E' quel che aveva tentato. Ci aveva provato.

Era proprio quel che aveva cercato di fare, ma...nel momento stesso in cui aveva lanciato il busto in avanti per mettersi seduto aveva avvertito una pressione a dir poco spaventosa all'altezza del torace, per poi sentirsi risbattere per la terza volta sulla strada con una violenza a dir poco inaudita. Qualcosa lo stava tenendo inchiodato a terra, impedendogli di muoversi. Di fare qualunque cosa. Persino di respirare, se continuava a premere a quel modo.

Sbattè la nuca, ma non aveva il temo di pensare né alla botta, né al dolore. Sfruttò l'impatto della pestata come trampolino per il capo e lo alzò di slancio cercando di guardare in direzione della pressione, che si stava facendo sempre più opprimente ed insistente.

Vide una zampa posteriore, coperta dalla gamba di un pantalone in tenuta mimetica ma muscolosissima, a giudicare da come comprimeva e tirava il tessuto. Quasi quanto la stessa forza che gli stava schiacciando e triturando il petto. E probabilmente nera come la notte più fonda ed oscura, anche se con la porzione di vestito che la celava. Fatta eccezione per il piede che gli stava riducendo, lentamente ma inesorabilmente, il diaframma in pura poltiglia.

Era la zampa destra di Zed. Anche se ancora non sapeva come si chiamasse di preciso, visto con lo aveva nemmeno ritenuto degno di venire a conoscenza del suo nome. Forse lo riteneva un'ulteriore spregio nei suoi confronti, e quel che era peggio...la storia gli dava pure ragione a comportarsi in tal modo. Pare che costituisse il supremo e assoluto atto di disprezzo, non presentarsi davanti al nemico. Non dargli nemmeno la soddisfazione di sapere chi lo stava sconfiggendo.

La pantera gli stava tenendo l'arto ben piantato contro la bocca del suo stomaco.

Nick lo afferrò con entrambe le mani, stringendola forte e torcendola in qualunque direzione possibile nel tentativo di causargli dolore. Qualsivoglia e qualunque, anche se minimo.

Si sentiva come se una pressa fatta di MATERIA ORGANICA, anziché di METALLO ed INGRANAGGI, si stesse azionando verso il basso e lo stesse lentamente schiacciando e triturando, riducendolo ad un foglio sottile di carta velina. E quindi stava cercando in ogni modo e con ogni mezzo di togliersela di dosso e di uscire da quella scomoda quanto lancinante situazione, Ma...non c'era niente da fare.

Nonostante tutti i suoi sforzi, non si muoveva di un millimetro. Sembrava pesante come un blocco di cemento. O di MARMO. O di GRANITO.

“Fermo.” gli intimò la pantera, con un breve quanto minaccioso ringhio.

Quest'ultima spostò pressoché indisturbata la zampa impegnata nell'azione demolitrice dalla parte appena sotto al petto fino all'addome. E poi premette con ulteriore forza all'ingiù, come a volergliela IMMERGERE DENTRO. Come a volergli PASSARE ATTRAVERSO.

Nick emise un rauco quanto strozzato gemito di dolore, probabilmente per via del poco fiato a disposizione.

“Aaaahh....”

“Stà buono.” gli disse Zed. Sempre con quel tono impersonale e monocorde. “Un attimo ancora e sarà TUTTO QUANTO FINITO.”

La volpe, ovviamente, si guardo bene dall'accettare quel folle consiglio. Men che meno ad accettarlo passivamente senza far nulla.

Riprese a divincolarsi come un ossesso. Il suo avversario, per tutta risposta, schiacciò ulteriormente con il piede girandolo a destra e a sinistra, a ripetizione. Facendo alla perfezione da solo, e nel giro di pochi istanti, quello che lo sceriffo stava cercando di fare da svariati minuti senza alcun esito né successo.

Era impressionante. Sembrava che non pensasse nemmeno di avere un suo pari, dal punto di vista della scala evolutiva. Che non lo ritenesse nemmeno un mammifero, colui che in quel preciso momento giaceva ai suoi piedi. O SOTTO AL SUO PIEDE, a voler essere oltremodo puntigliosi.

Questa era la sensazione che trasmetteva di primo acchito, da tali che erano il disprezzo e la noncuranza con cui stava proseguendo il suo operato, uniti ad un'incredibile quanto inaspettata meticolosità.

Non stava agendo in maniera indiscriminata, tutt'altro. Nonostante sia la crudeltà che la violenza che stava dimostrando senza remora alcuna...vi era indubbiamente DEL METODO, in ciò che stava facendo.

Si stava applicando con piglio e fare a dir poco SCIENTIFICI, in quel tentativo di MACELLAZIONE. Questo glielo si doveva concedere, purtroppo.

Ma erano I SUOI MODI, a colpire. Si stava comportando come se stesse cercando di FRANTUMARE IL CARAPACE PROTETTIVO DI UN ENORME CROSTACEO. O DI UN MINUSCOLO INSETTO. Che tanto, per lui e secondo la sua ottica...DOVEVANO COSTITUIRE LA MEDESIMA COSA.

Un ORGANISMO INFERIORE. Di INFIMO LIVELLO. Tra i PIU' BASSI CHE SI POSSANO IMMAGINARE. Ecco come lo stava considerando. E glielo stava dimostrando sia con I FATTI, che con LE AZIONI.

Lo stava trattando come UNA MOSCA. UNA ZANZARA. O UN VERME. Non di più.

Una forma di vita INUTILE, di cui si può DISPORRE A PIACIMENTO E COME SI VUOLE. Perché...per il semplice fatto che, a detta di chi si sta DOPERANDO IL PIU' IN FRETTA POSSIBILE A SPEGNERLA...ESSA E' TALMENTE INUTILE CHE NON HA NEMMENO IL DIRTTO DI CONTINUARE AD ESISTERE. Anzi...

NON CE LO HA MAI AVUTO, quel diritto.

Ecco. SPEGNERE. Forse quel tizio non lo stava NEMMENO CONSIDERANDO UN ESSERE VIVENTE, a dirla tutta. Forse lo riteneva alla pari di UNA CICCA O DI UN MOZZICONE DI SIGARETTA. Di quelli che si buttano sul marciapiede dopo che si é tirata l'ultima, soddisfatta boccata. E che poi si smorzano col tallone, prima che le ceneri giungano al filtro ed inizino a bruciarlo, causando UNA PUZZA INSOPPORTABILE.

Il QUADRO DEI PARAGONI INFIMI era quasi al gran completo. VERMI, INSETTI, MOZZICONI...per terminare la GRAN COLLEZIONE DELLE SCHIFEZZE mancava giusto l'ammasso di materia composta da polifosfati organici allo stato sia semi – liquido che semi – solido e di natura anfibia comunemente denominata MER...

Meglio lasciar perdere. Perché, tanto per parafrasare un discorso emesso in precedenza da un suo caro amico nonché SOCIO IN AFFARI e MENTORE, e nella fattispecie una piccola volpe del deserto dalle lunghe orecchie e dal manto color della sabbia...nel liquame prima menzionato GIA' CI STAVA.

E FINO AL COLLO.

Ed in tal proposito...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Maggie stava osservando tutta quanta la scena. Aveva gli occhi sgranati dal terrore, e i pugni ben serrati e piantati all'altezza delle cosce. Tra non molto avrebbe finito col piantarsi le proprie unghie nelle carne delle palme, e da sola. E ce ne voleva, visto che si trattava di ZOCCOLI.

Ma non doveva ritenere quel dolore una sufficiente valvola di sfogo. Non abbastanza da far sfogare lo stato d'animo ed emotivo in cui versava, in modo da liberarsene. Così, non sapendo che altro fare, iniziò pure a mordersi ripetutamente il labbro inferiore. Probabilmente nel tentativo di staccarselo.

Finnick le stava al fianco, in piedi su una seggiola. Una di quelle continuamente e periodicamente riaggiustate ed incerottate a suon d giri di nastro adesivo da parte del gestore nonché proprietario del locale. E che miracolosamente stava dimostrando di riuscire a reggerlo senza finire in pezzi. Non che il corpicino di una minuscola volpe del deserto dovesse costituire chissà quale grande e gloriosa sfida, per testare la resilienza di una sedia. Ma considerando sia l'infima qualità dei componenti che i ciclici rimaneggiamenti, c'era da ammettere che già il poter sostenere un così infimo peso senza subire ulteriori cedimenti strutturali nei prossimi minuti a venire era da considerarsi già UN MEZZO MIRACOLO.

Anche il piccoletto stava osservando la scena senza battere ciglio. Non ne stava perdendo nemmeno un singolo fotogramma. E, a differenza della daina, stava facendo sfoggio di un'inaspettata quanto invidiabile imperturbabilità. VERA E CONCRETA, almeno questa volta.

Non si percepiva nessuna calma apparente sotto la quale in realtà ribolliva come la spuma del mare, come si era potuto constatare nel corso di altre occasioni. E come ormai era lecito aspettarsi da uno come lui. DA LUI, in fin dei conti.

Davvero, non era proprio da lui. IL VUOTO ASSOLUTO, ecco quel che si sarebbe potuto sentir provenire dalla sua figura se qualcuno ci si fosse messo a guardarla i quel preciso momento, anche solo per pochi secondi.

Il vuoto assoluto. Ecco ciò che stava emanando. Peccato solo...

Peccato solo che l'insieme non contribuiva certo a rassicurare o a tranquillizzare.

No, c'era qualcosa che non tornava e che risultava decisamente fuori posto.

UNA NOTA STONATA.

Non traspariva fiducia o fermezza, dai suoi lineamenti contratti in una smorfia impassibile. Non ve ne era la benché minima traccia. Vi era piuttosto...una sorta di INELUTTABILITA'.

Di RASSEGNAZIONE. Dovuta al fatto di rendersi conto di essere finiti faccia a faccia con qualcosa di TROPPO GRANDE. Di TROPPO GROSSO. Di TROPPO POTENTE.

Un evento che non si ha la forza di poter cambiare o modificare contando sulle proprie sole forze, per quanto brillanti possano essere.

La presa di coscienza che, per quanto ci si possa sforzare...NON SI PUO' RENDERE IL MONDO UN POSTO MIGLIORE. Non finché sulla sua superficie continuano ad accadere certe cose, almeno. E non finché continuano a vagare CERTI INDIVIDUI.

Ma sopratutto...NON FINCHE' IL MONDO AVREBBE CONTINUATO IMPERTERRITO A SBATTERE IN FACCIA QUELLA TRAGICA REALTA' A TUTTI COLORO CHE SI ADOPERAVANO SENZA RISERVE PER TENTARE DI DIMOSTRARE IL CONTRARIO.

Ad esempio...CONTINUANDO A FAR SUCCEDERE ED APPARIRE QUEL TIPO DI COSE E DI INDIVIDUI. Senza sosta. E senza ritegno, in barba a qualunque cosa cosa si possa fare, escogitare o tentare.

E quindi...che si fa, giunti a quel punto?

Si fa che si decide di ACCETTARE QUELLA REALTA', per quanto AMARA e SGRADEVOLE possa essere.

Si INGOIA IL BOCCONE E LO SI MANDA GIU'. TUTTO DI UN FIATO E SENZA FIATARE. Anche...ANCHE A COSTO DI STROZZARSI. E di SOFFOCARE.

Perché, dopo attente quanto pacate valutazioni...si giunge alla conclusione che E' MEGLIO COSI', tutto sommato. MOLTO MEGLIO COSI'.

PER TUTTI. E prima lo si capisce...PIU' FACILE SARA' DOPO.

Già. Il vecchio Finn aveva un'aria davvero funesta, questa volta. Chiunque e ne sarebbe potuto accorgere.

Persino la vice e ne sarebbe potuta rendere benissimo conto, se si fosse presa la briga di mettersi ad osservarlo per qualche attimo, distogliendo lo sguardo da ciò che stava accadendo la fuori.

Ma non poteva, Non poteva proprio. Sia i suoi occhi nocciola che la sua mente tesa ed agitata erano occupati e tenuti impegnati DA ALTRO, in quel momento.

Da BEN ALTRO. E BEN PIU' GRAVE.

“Santo cielo...” mormorò, sconvolta. “Lo...lo sta facendo A PEZZI...”

Si coprì la bocca con una mano.

“Lo farà a pezzi, di questo passo...” aggiunse sottovoce. “Lo DISTRUGGERA', se non facciamo subito qualcosa!”

Fece per muoversi, ma dopo nemmeno un passo sentì uno strattone alla parte bassa della mano destra, in corrispondenza delle due ultime falangi.

“Si voltò e vide che Finn l'aveva presa in controtempo ed intercettata un'altra volta, afferrandola con entrambe le zampine anteriori proprio nella zona prima indicata. E adesso stava tirando forte forte, per impedirle di abbandonare la postazione. Per impedirle di fare qualunque cosa.

Per impedirle di AIUTARE NICK.

Era EVIDENTE. PIU' CHE EVIDENTE.

“Wait, wait, wait...HOLD ON JUST A MOMENT, babe” le fece il piccoletto. “E ti...tu do'é che de bello te ne staresti pensando de andare tutto ad un tratto, muchacha? Hm? Non lo vuoi dire, al tuo caro e vecchio ZIETTO FINN?”

“SECONDO TE?” Sbraitò lei, cercando di fargli mollare la presa. “VOGLIO ANDARE A DARGLI UNA MANO, PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI! MA NON LO VEDI CHE LO STA UCCIDENDO, DANNAZIONE A TE? Beh...NON GLIELO LASCERO' FARE. NON GLIELO PERMETTERO', MI HAI CAPITA? A QUALUNQUE COSTO!!”

Per tutta risposta il fennec si aggrappò e strinse ancora di più, mettendosi a fare forza pure con le minuscole ma energiche gambe.

“No way, chica” le disse. “NO EXISTE, non esiste. Levatelo dalla CABEZA. Toglietelo da la tu testolina, claro? ES FORA DE DESCUXION. E' fuori de descussione. Nella maniera più assoluta.”

“LASCIAMI, FINN!!” Gli urlò Maggie. “LASCIAMI, HO DETTO!! NON TE LO RIPETERO' UN' ALTRA VOLTA!!”

Diede un'altra strappata piuttosto violenta e decisa, ma le dita del nanerottolo rimasero dove si trovavano, e al preciso e medesimo posto di prima. Sembravano di ferro.

“NNNGH!! LASCIAMI ANDARE!!” Ribadì lei. “SUBITO! IMMEDIATAMENTE!! ALTRIMENTI TI GIURO CHE IO...”

“Proprio non vuoi capire, eh?” Le fece lui. “Ti ostini proprio a non volerlo fare. Quello...QUELLO TRUCIDA ANCHE TE, se osi metterte en mezzo ad un suo combattimento o commetti l'errore de interromperlo. Anzi, a dirla tutta...GLIE FAI UN PURO FAVORE. Quella carogna es lì que NON ASPIETTA ALTRO. Tanto...UNO EN PIU' O EN MENO NON F ALCUNA DIFERENZIA, differenza, por lui. Ed es siempre muy feliz, muy felice de AGGIUNGERNE, si puede. Se può. Y nun fa DESTENZIONI, TU ME CREES. Non fa distinzioni de sorta, credmi. Quando quello entra in azione, y sciende SUL TERRENO DE CACCIA...nun lo ferma NINGUNO, nessuno. Y nun se ferma de fronte A NADA. A niente de niente, te lo assicuro. Non risparmia nemmeno LE FEMMINE O I CUCCIOLI. E' talmente freddo y spietato...QUE SE GLIE FARESTI ENGOLLARE UNA CISTERNA DE AGUA CALIENTE, un silos de acqua muy ma muy calda...DAL CAPOLINEA DELLA PARTE OPOSTA GLIE TORNEREBBE FUORI SOTTO FORMA DE CUBETTI DE GLACIO, DE CUBETTI DE GHIACCIO!!”

La daina lo guardò, finalmente. Nel suo sguardo vi era paura, certo. Ma anche una ferrea determinazione.

Un chiaro segno che il sermone del fennec, per quanto fosse stato più che esauriente e molto ben argomentato, non era bastato.

Non era servito a convincerla. Non del tutto, almeno. Non quanto era avrebbe dovuto essere necessario a farla desistere.

“Sul serio” le disse. “Lo conosco, e fin troppo bene. Me puoi credere SU LA PALABRA, sulla parola. Se io te dico che non può essere sconfitto...es por que es accussì que stanno las cosas. E' così que stanno le cose, muchacha. NESSUNO PUO' BATTERLO, TU M' AS COMPRIS? NESSUNO.”

“Finn, ma cosa...”

“Non fare pazzie, ragazza mia” aggiunse lui. “Tu es MUY JUVANE. Sei ancora giovane. Tu TIENES TODA LA DAMNADA VIDA. Hai TUTTA LA TUA DANNATISSIMA VITA, davanti. E affrontandolo...LA PERDERESTI. So quel che dico. Por que...L' HO VISTO ALL' OPERA. Y SO DE QUE COSA E' CAPACE, quel tizio. Ho avuto LA DISGRAZIA DE ASSISTERVE EN PERSONA, e...E QUEL QUE HO VISTO ME ACCOMPAGNA ANCORA. Y DE NOCHE, durante certe notti en cui nun me riesce de pigliare sonno...ME LO VEDO ANCORA SCORRERE DAVANTI. COMO EL PEGGIORE DEGLI INCUBI.”

La vice lo fissava in silenzio, come inebetita.

“Ma cosa te credi?” Le domandò all'improvviso lui, stizzito ed infastidito da quel mutismo quasi accusatore, che a quanto pare doveva farlo sentire piuttosto in colpa. Cosa alquanto strana, per uno abituato a non chiedere mai SCUSA o PER FAVORE oppure PREGO, visto che erano totalmente escluse dal suo già alquanto striminzito vocabolario.

E forse fu proprio questo a sorprender ancor di più la sua interlocutrice.

“Respondime!” ribadì con leggera eppur fin troppo evidente ira la minuscola volpe. “Credi que sia FACILE, por mi? Pesi que sia siemplice acciettar una cosa simile, por mi?”

“No” sentenziò afflitto. “Non é facile. Non lo es por nada. Non lo é per niente, credime. Ne ho viste nel corso de la mi vida, de situazioni simili. Però...NON CE SE ABITUA MAI, te lo assicuro. Ogne volta...es como LA PIMERA VUELTA, la prima volta. Siempre. Non posso fare altro, por el mio socio. No puede far altro que OBBEDIRE. Obedir CIECAMIENTE ai su ordini. Me ha detto seulemént de BADARE A TI, chica. Y de PROTIEGERTE, de proteggerti. E così farò. Nun te la scerò andare de fora, là fuori. Is TOO DANGEROUS, in truepo pericoloso por ti. I MUST...dievo TENERTE AL SEGURO. Tenerti al sicuro. Esta es la VOLUNTAD, la volontà de Nick. Y yo...al REXPECTERO'. La rispetterò, fino en fondo y QUALUNQUE COSA ACCADA.”

“F – fino in fondo?” Esclamò Maggie, allarmata da quella dichiarazione d'intenti che al suo dito risuonava così lugubre e nefasta. “L – la VOLONTA' DI NICK? Finn...m – ma d – di che cosa...di c- che c – cosa s – stai...”

“Sssh” la zittì il mammifero in miniatura, portandosi l'indice della mano destra all'altezza delle nere e sottili labbra. “Fà silenzio, Magda. Posso solo dirti...posso solo dirti que da esto momiento en poi la tua anzi, la NUESTRA unica possibilidad de salvarce entrambi es de NON PRONUNCIAR PIU' NINGUNA PALABRA. De non dire più nemmeno una sola parola. E sta attenta a NO EXPIRAR, A NON RESPIRARE NEMMENO TRUEPO FUERTE, troppo forte.”

E per farle meglio comprendere il significato di quanto aveva annunciato, spostò la mano che aveva usato per intimarle di chiudere la bocca verso l'alto, fino alla grossa orecchia situata sul medesimo lato del braccio appena mosso. E poi toccò il bordo con le prime due dita, mettendosi a sfregarlo ripetutamente.

“Vedi, bella mia...” le confidò, mentre continuava a rimanere impeganto in quella strana quanto astrusa operazione. “Quel tipo...LUI CE SIENTE. SIENTE OGNE COSA.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Era troppo.

Lo schiacciamento a cui lo stava sottoponendo in modo continuo ed incessante era troppo. Lo sarebbe stato per chiunque. Persino per gente molto più grossa e robusta. E a confermargli ciò arrivò prontamente la voce cavernosa ed impersonale de suo implacabile avversario.

“Ogni resistenza é INUTILE” gli disse, col tono ridotto a poco più di un sussurro.

“Inutile” ribadì poi, meccanicamente e ripetutamente. “Inutile. Inutile. Inutile. Inutile. Inutile. Inutile. Inutile. Inutile. Inutile. Inutile. Inutile.”

Sembrava per davvero un automa, esprimendosi a quel modo. Come se la sua pelliccia, o meglio quel che ne rimaneva, fosse artificiale e posticcia e sotto di essa vi si trovassero e scorressero fiumi di cavi, circuiti, meccanismi ed ingranaggi di qualche macchina. Comprendente una vaga parvenza di intelligenza artificiale, senza dubbio. Ma tarata, progettata e settata su di un unica funzione.

Quella di UCCIDERE.

“Inutile!!”Esclamò poi Zed, a conclusione del suo discorso limitato ma dal senso inequivocabile.

Nick cercò di reggere stoicamente ancora per un altro po', ma fu tutto vano. Proprio come gli aveva suggerito Zed poco prima.

L'ennesima, tremenda fitta lo obbligò a spalancare e strabuzzare gli occhi, mentre la sua testa si inarcava al''indietro.

“Aaahh...COFF!! COFF!! BLEEARKK!!”

Fece un verso stridulo. Ed un fiotto di sangue gli uscì dalla bocca, accompagnato da una serie di violenti spasmi ed accesi quanto convulsi colpi di tosse.

“AAARRGGHH!!”

Urlò.

La pantera approfittò di quell'attimo ed alzò il piede, preparandosi a colpirlo con un pestone e mirando direttamente al suo muso. Col fin troppo chiaro intento di RIDURGLIELO IN POLTIGLIA.

“Ti spezzerò TUTTE QUANTE LE OSSA.” Annunciò, perfettamente impassibile.

Giusto un istante prima di venire colpito in pieno, Nick diede una spinta di reni e rotolò all'indietro, schivando il colpo giusto di un soffio. Zed si sbilanciò in avanti per effetto dell'attacco lanciato a vuoto e la sua pedata si abbatté sul manto stradale con un tonfo a dir poco assordante. C'era da poter giurare che avesse lasciato un profondo solco, in seguito alla terrificante botta.

Ovviamente non era accaduto nulla. La continuità del lastrone di catrame realizzata con lo stesso dopo averlo grattato, fuso e poi di nuovo ri – colato, il tutto all'insegna del riciclo e del risparmio di pecunia sulla manutenzione stradale, era perfettamente intatto come prima.

Il colpo non aveva sortito alcun effetto, per fortuna. Ma c'era da poter stare certi che ci fosse mancato davvero un NIENTE A DISTRUGGERLO, a giudicare dal rumore che aveva generato in seguito all'impatto.

Poco meno di un metro più avanti, la volpe aveva sfruttato la capriola per rimettersi finalmente sulle estremità naturalmente felpate ed ammortizzate delle proprie zampe posteriori, anche se accovacciato.

 

Molto bene, pensò con un certo grado di soddisfazione.

 

Aveva quasi recuperato la posizione eretta. Ci mancava davvero poco, pochissimo. E, cosa più importante...le gambe gli reggevano e rispondevano ai suoi tentativi di controllo in maniera ancora più che soddisfacente, nonostante tutte le percosse che aveva subito.

 

Ottimo. Ancora meglio.

 

Questo dedusse mentre si dava ad un'inaspettata quanto insospettabile ondata di ottimismo, almeno per lui. Arrivando persino a lasciarsi trasportare da esso, pur mantenendo tutte le dovute cautele del caso.

Era ancora integro, nonostante tutto. Sarebbe potuta andare davvero più grama di così. INFINITAMENTE PIU' GRAMA.

Anche la perdita di sangue dalla bocca subita in precedenza si era arrestata. Sin da subito. Ma adesso...era l'ora di passare al contrattacco.

Non poteva solo limitarsi a pigliarle. Il combattimento non poteva diventare L' ASSOLO DI QUEL DANNATO BESTIONE MEZZO SFIGURATO. In alcun modo.

Per ora aveva resistito. Ma non poteva stabilire con certezza per quanto avrebbe potuto andare avanti a farlo senza dover pagare l'inevitabile scotto. E senza affrontare le inevitabili conseguenze e ripercussioni dal punto di vista fisico.

ANCORA PER POCO. Almeno di questo era più che certo.

Il tipo aveva perso momentaneamente l'equilibrio, a causa del suo attacco fallito. Era SENZA DIFESE. Anche se non sarebbe certo rimasto a lungo, in tale sfavorevole condizione. Non più che qualche lieve e brevissima frazione di secondo.

Doveva attaccarlo. E colpirlo. ADESSO.

Non poteva fallire.

Avrebbe dovuto farcela. Assolutamente.

Era la sua unica possibilità. La SOLA CHANCE che aveva potuto ottenere. E che gli era rimasta.

UN SOLO COLPO DISPONIBILE IN CANNA. Non poteva mancarlo.

NON DOVEVA MANCARLO. Altrimenti, in caso contrario...

Altrimenti ERA FINITA. SAREBBE STATA DAVVERO FINITA.

Raccolse tutte le forze e concentro tutte le energie di cui ancora poteva disporre.

Spiccò un fulmineo balzo in avanti ed in direzione dell'enorme felino, portando la mano destra dietro la spalla e l'orecchio corrispondenti allo scopo di caricarla alla massima ampiezza ed estensione possibili. E mirando tra l'occhio che ancora gli era rimasto sano e lo zigomo con cui confinava.

Una bella frattura netta lungo tutta la parete orbitale. Con probabile interessamento e coinvolgimento delle zone limitrofe. Tra cui quella OCCIPITALE e magari pure quella TEMPORALE, se la sorte mai troppo benevola nei suoi confronti avesse mai deciso di CONTRAVVENIRE ALLE REGOLE, almeno in un'occasione. In QUESTA occasione, nello specifico. Chissà...forse fornendogli una dose supplementare e suppellettiva di FONDO. E visto che si aveva deciso di nominare tale termine...

Si, Proprio quello che ci voleva, in un frangente simile. Proprio che GLI ci sarebbe voluto.

Un bel PRESTITO A FONDO PERDUTO DI C...

Meglio non proseguire.

Una considerevole ed importante INTERRUZIONE DI OMOGENEITA' DEL TESSUTO OSSEO DEL CRANIO. O, tradotto in soldoni...

Una bella ROTTURA MULTIPLA. Roba da PROGNOSI CON UN NUMERO DI PARTENZA COMPOSTO DA TRE CIFRE, come minimo.

Questo era ciò che aspettava quel buzzurro. Una bella SESSIONE SOTTO AI FERRI PER FARSI RICOSTRUIRE QUEL SUO MUSO SUDICIO E SGRAZIATO, prima di finire per lungo tempo alle dipendenze dello stato con specializzazione nel ramo di OSPITE DI LUNGA DATA E DI LUNGO CORSO NELLE PATRIE GALERE.

Anni e anni in cui avrebbe avuto tutto il tempo di far guarire le cicatrici. Ma quell POST – OPERATORIE, questa volta. Non tutte quelle che già possedeva, e che davano tutte quante la sgradevole aria di essere state procurate dal loro stesso portatore.

Ne avrebbe avute di giornate, se quella era la sua intenzione. Anche perché, una volta che ci si ritrova DIETRO LE SBARRE...NON SI HA PIU' LA POSSIBILITA' DI FARE MOLTO ALTRO.

Si può solo ASPETTARE.

PER UN PERIODO LUNGHISSIMO. TUTTA L'INTERA, STRA – MALEDETTISSIMA VITA, alle volte. E lo sceriffo si augurò che L' ERGASTOLO fosse compreso tra le pene previste dei CAPI D' IMPUTAZIONE che quasi di sicuro dovevano pendere sulla testa di un simile individuo.

Perché aveva tutta l'impressione di averne commesse davvero TANTE.

DI OGNI.

E che nel corso del suo eventuale, per non dire FUTURO e PROBABILISSIMO processo sarebbero saltate tutte quante fuori, influenzando in modo IRRMEDIABILE sia IL PARERE DEI GIURATI che LA SENTENZA DEL GIUDICE.

Arresto. Ospedale. Prigione. Non si meritava altro. E questo era proprio quel che gli sarebbe toccato, una volta che il diretto di Nick fosse andato pienamente a segno.

Peccato soltanto che la cosa non avvenne.

Estese e roteò il pugno su sé stesso in direzione antioraria, in modo da far trovare le due prime nocche completamente parallele al terreno nel momento stesso in cui le avrebbe fatte atterrare, per poi parcheggiargliele sotto la vasta fronte. Ma...finì COL MANCARLO, purtroppo.

LO MANCO'. Anche se di uno sputo. Anche se non che di pochi millimetri.

Zed piegò il collo nella direzione opposta a quella da cui proveniva l'affondo e scartò leggermente con la testa. Poco più di un soffio e poco meno di un dito, come si era già detto in precedenza. Ma che gli bastò per evitarlo.

Nick ebbe una strana sensazione, mentre lo sfiorava col suo pugno. Lo aveva toccato, questo era certo. Ma gli sembrò che la sua mano scivolasse contro lo scuro manto del bestione fino a raggiungergli l'epidermide, ma senza tuttavia causargli dei danni ingenti. Nessun tipo di danno considerevole o che si potesse calcolare o ritenere tale, a voler essere onesti. Anche a costo di fare i conti con una dura quanto dolorosa ed amara realtà.

Non ce l'aveva fatta neanche questa volta. Aveva ricavato un'occasione d'oro, l'unica che quel tipo gli aveva concesso. L'unica che era riuscito a ritagliarsi a prezzo di una gran fatica e di sforzi a dir poco immani. E...l'aveva FALLITA.

AVEVA FALLITO.

Non gli aveva fatto NULLA. NIENTE.

Aveva fallito. Anche QUESTA VOLTA.

UN' ALTRA VOLTA.

Con questa consapevolezza Nick atterrò di nuovo su tutti quanti i cuscinetti digitali dei propri piedi al gran completo, alle spalle della pantera e al termine del suo attacco e una volta esaurito lo slancio. Una consapevolezza al sapor del fiele più aspro e nauseante, ed ulteriormente nutrita da un atroce dubbio. A cui volle ottenere un subitaneo riscontro, sperando non si tramutasse in un'inopportuna conferma. Piuttosto tragica, vista la situazione.

Alzò la mano che aveva appena finito di utilizzare nel precedente assalto e se la portò davanti al muso, fissandola attentamente. E...

Abbassò la testa rassegnato, con un sospiro.

Era proprio come pensava. E come TEMEVA.

Le gambe avevano retto bene, almeno fino a quel momento. Almeno tanto quanto aveva retto il suo fisico alle percosse e alle ripetute batoste subite. Ma...lo stesso non si poteva dire degli occhi. E DELLA TESTA.

Lo sporco lavoro a suon di PAPAGNI da parte di quel pazzoide stava iniziando a dare i suoi luridi frutti, purtroppo.

Era già MEZZO SUONATO. I ripetuti colpi ricevuti lo avevano di già RIMBAMBITO. E IN GRAN PARTE, pure. Anche se, immerso nel mezzo dell'impeto della battaglia, non se ne era minimamente accorto. O NON AVEVA VOLUTO ACCORGERSENE, di proposito. Perché non voleva accettare come si stavano davvero per mettere le cose. Soprattutto per lui. Ma adesso...

Adesso era giunto il momento del risveglio, e mai come questa volta fu doloroso. Molto più di quello patito fino ad ora. E non c'era ostinazione che tenesse o servisse.

La sua mano...ERANO TRE.

NE VEDEVA TRE, DI MANI DESTRE. E TUTTE PARI SFOCATE.

STAVA GIA' VEDENDO DOPPIO. Anzi...TRIPLO.

E non c'era ragione per non mettersi a pensare che con il suo implacabile quanto feroce contendente potesse essere differente o diverso.

DOVEVA VEDERNE SENZ' ALTRO GIA TRE ANCHE DI LUI.

ANCHE DI QUELLO LI'.

Ah, già. LUI.

Come mai non gli era già piombato addosso approfittando del suo attimo di smarrimento per ridurlo ai minimi termini? Ed in men che non si dica, anche?

Versava in uno stato semi – confusionale, a dir poco. Avrebbe potuto ridurlo alla sua mercé in un batter di ciglia. E senza poi questo gran sforzo.

Ma allora...PERCHE'?

Perché non gli aveva inflitto IL COLPO DI GRAZIA?

Si voltò di scatto. E vide che Zed era ancora immobile nella posa plastica di prima, nel medesimo punto in cui lo aveva lasciato dopo il suo assalto. E seguitava a dargli le spalle.

“Non lo sapevo.” Mormorò quest'ultimo.

Nemmeno lui sembrava aver sfruttato la ghiotta occasione. Ma nel suo specifico caso la cosa appariva come PIU' CHE VOLUTA, dato che stava fornendo l'impressione di non curarsi minimamente della volpe. Almeno per il momento.

“Non lo sapevo.” ripeté.

Nick lo guardò, quasi incuriosito.

Che...che cos'era che non sapeva?”

E comunque era ben strano. Non riusciva in alcun modo a comprendere perché avesse avuto la necessità di schivare. Dopotutto...il primo colpo alla mascella lo aveva incassato senza battere ciglio. Per quale motivo questo lo aveva voluto evitare? Per quale motivo aveva sentito l'imminente esigenza di dover fare ciò?

Magari non era così bravo a prenderle come voleva dare a bere. O forse...

Non era così bravo a ricevere delle mosse che non gli venissero TELEFONATE, prima. Non gli riusciva di assorbire una centra senza almeno un minimo di preparazione.

Anche gli vecchio Butch glielo diceva sempre, quando si allenava con lui all'interno della sua vecchia e scalcinata palestra. Quante volte glielo aveva ripetuto...

 

Ricordatelo, Rosso.

Il colpo che fa più male é quello che NON VEDI ARRIVARE.

Non dare mai punti di riferimento.

Riduci i movimenti inutili AL MINIMO CHE TI SIA INDISPENSABILE.

Il modo in cui contrai i muscoli, la posizione delle gambe, la maniera in cui imposti la guardia...

Sono tutti SEGNALI che mandi al tuo avversario.

Cerca di non esagerare. Perché...se ti capita uno ESPERTO, SARA' IN GRADO DI LEGGERTELI. TUTTI QUANTI.

Ma anche il più FESSO e SPROVVEDUTO...alla lunga finirà per FARCI IL CALLO.

NON DARGLI MAI QUESTA POSSIBILITA'.Altrimenti...

Altrimenti rischierai di diventare PREVEDIBILE.

E sapi che un colpo, QUALUNQUE TIPO DI COLPO, anche quello meglio sferrato...una volta che viene RICONOSCIUTO, PERDERA' INEVITABILMENTE DI EFFICACIA. Perché ormai potrà venire ANTICIPATO. SEMPRE.

Non dimenticarlo MAI.

 

Se quindi aveva dovuto ricorrere ad una schivata...stava a significare che con l'ultimo attacco era riuscito per lo meno a SORPRENDERLO, in qualche modo.

Bene così, allora. Forse non tutto era perduto. Anche perché...in quest'ultima occasione non aveva ATTINTO ALLA FARINA DEL SUO SACCO.

Aveva piuttosto attinto una bella manciata a piene mani dalla farina del sacco DI CAROTINA.

Le tecniche a base di salti, balzi e capriole erano il pane di Judy. Il suo MARCHIO DI FABBRICA.

Pura SCUOLA HOPPS, AL CENTO PER CENTO.

Non che avesse fatto questa grandissima differenza, ad onor del vero. Certo, lo aveva colto momentaneamente alla sprovvista. Ma, a parte quello...non aveva ottenuto NULLA D'ALTRO.

Nessun EFFETTO SIGNIFICATIVO. Né con il primo attacco di tipo DIROMPENTE, né col secondo basato sulla FLESSIBILITA' e la VERSATILITA'.

E brutto vedere che si hanno appena utilizzato due dei propri migliori assi nella manica per poi rendersi conto, con un certo disappunto, che quello su cui li si é utilizzati se ne appena FATTO BEFFA. E ALLA GRAN PIU' BELLA, uscendone fuori senza il benché MINIMO GRAFFIO.

Per un pugile...dev'essere senz'altro la cosa più vicina a quello che viene comunemente denominato INCUBO.

Psicologicamente...E' DEVASTANTE. A DIR POCO. Quasi quanto ciò che quel dannato gli stava facendo provare a livello ORGANICO.

Forse era vero che non tutto era ancora perduto, ma le frecce che poteva incoccare sul suo arco stavano iniziando drasticamente a DIMINUIRE. E due ta le più MICIDIALI erano già sparite dalla faretra. Con il bersaglio che, alla fine di tutto...E' ANCORA IN PIEDI, come se NIENTE FOSSE.

“Avevo intuito che fossi VELOCE.” gli rivelò il colosso, mentre si trovava ancora girato di schiena.

“Ma non immaginavo che fossi anche AGILE. Non me lo avevano detto. Mi mancava un'informazione.”

“Ma poco male.” aggiunse, mentre roteava su sé stesso fino a mettersi in posizione frontale. “Ora SO ANCHE QUESTO. Ora SO TUTTO DI TE. Ho TUTTO QUEL CHE MI SERVE. CONOSCO LE TUE CAPACITA', ADESSO. AL COMPLETO.E sappi che NON PERDO CONTRO UN AVVERSARIO CHE CONOSCO. MAI.”

“Mai. Mai. Mai. Mai. Mai. Mai.”

Di nuovo quel fastidioso e robotico intercalare, simile a un androide o qualche altro essere sintetico.

“Mai. Mai. Mai. Mai. Mai. Mai. Mai. Mai. Mai. Mai. Mai. Mai. Mai....e ancora MAI. Mi hai capito? MAI.”

E come no. Più chiaro di così...gli aveva appena fornito la PROVA PRATICA di essere tanto bravo ad offendere quanto a proteggersi.

Attacco e difesa riuniti in un solo individuo. E raffinati e perfezionati Pressoché AL MASSIMO.

Proprio quel che ci voleva. E proprio quel di cui aveva bisogno.

Oltretutto...quel poco che ancora non sapeva sul suo conto...lo stava apprendendo DIRETTAMENTE SUL CAMPO. Da LUI STESSO.

Gli stava rivelando anche le ultime, vitali informazioni. E una volta che il quadro d'insieme, il DOSSIER sulle sue PECULIARITA' DI COMBATTENTE fosse stato completato...

Lo avrebbe FINITO. Non gli avrebbe lasciato più ALCUNO SCAMPO.

Nick si preparò a riceverlo. Ma, con sua enorme sorpresa...Zed non si mosse.

Sembrava non avesse alcuna intenzione di avanzare. Rimase immobile, in attesa di qualcosa.

E su cosa fosse il qualcosa in questione...lo sceriffo fu abbastanza perspicace da poter riuscire ad intuirlo al volo.

Era in attesa della sua OFFENSIVA, ecco di cosa.

Sembrava che quell'energumeno gli avesse letto nel pensiero. Pareva proprio che lo stesse invitando a farsi sotto e a colpire. Come a volergli far vedere non sarebbe stato minimamente in grado di SFIORARLO o di SCALFIRLO.

Nemmeno se avesse voluto. Nemmeno se ce l'avesse messa tutta.

Poteva certo deluderlo? Ma certo che no. Non c'era nemmeno da starci a pensare. Non avrebbe rifiutato per nulla al mondo.

Ma certo che avrebbe accettato la sfida. GARANTITO AL CUBO.

Nick decise di raccogliere la provocazione in pieno e gli si scagliò contro.

La vista non gli si era ancora riassestata. Non del tutto, almeno. Ma per fortuna...

Grazie al cielo il vecchio Butch aveva sempre una dritta da suggerire.

PER TUTTO. PER OGNI COSA.

E anche stavolta non fece eccezione.

 

Tientele PER IL TUO STOMACO le farfalle, Rosso.

Ma se succede che iniziano a svolazzarti DAVANTI ALLE PUPILLE...

NON NE FARE UN DRAMMA. NON E' IL CASO.

Se hai fretta e non vuoi stare ad aspettare che se ne vadano per conto proprio, beh...

TU CERCA SEMPRE DI BECCARE L' IDIOTA DI MEZZO.

Capito, Rosso? Nel dubbio...TU MIRA SEMPRE A QUELLO DI MEZZO CHE NON TI SBAGLI.

 

E così fece. O, almeno...TENTO' DI FARE.

Prese la rincorsa, scattò ancora in avanti caricando per la seconda volta il diretto di destro portando il gomito all'altezza delle ultime costole e puntando deciso a quelle dell' INVASATO NEL MEZZO e...

E niente. In un solo istante Zed effettuò un rapidissimo scatto in avanti e ridusse al volo la distanza, nuovamente addosso alla volpe, come da copione. E giusto in tempo per centrarlo in piena faccia con un forte pugno di rovescio verso l'esterno.

Questa volta era stato lui a giocarlo. Ripagandolo con la stessa moneta che poco prima aveva tentato di usare, e ritorcendogliela contro con un'abilità a dir poco consumata.

UN COLPO D' INCONTRO. Netto. Pulito. Semplice. Essenziale.

Aveva calcolato il tempo alla perfezione e gli aveva copiato la mossa, in modo altrettanto pefetto.

Non c'era proprio niente da fare. Il carognone...NE SAPEVA, ecco la verità.

Almeno quanto ne sapeva lui, SE NON DI PIU'.

Non era solo grosso e forte e feroce. Ed anche INSOSPETTABILMENTE AGILE.

SAPEVA COMBATTERE, quel tizio. E anche bene. NOTEVOLMENTE BENE. O forse...

Si trattava della vecchia questione DELL'ISTINTO. Delle DOTI INNATE di cui si parlava poco prima. Doveva trattarsi di un caso più unico che raro di PICCHIATORE PER NATURA, in grado di usare ed applicare qualsiasi stile o movenza, senza alcun bisogno di un allenamento specifico in tal senso. Perché gli veniva DI GETTO. Ce lo doveva avere NEL SANGUE. NEL DNA.

Il copione menzionato in precedenza stava iniziando decisamente a scocciare, a causa della sua reiterata continuità. Non faceva altro che ripetere la stessa scena, ancora e ancora. Ogni volta uguale. Non c'era verso di interrompere la sequenza, o di modificarla in qualche modo. E, a dirla tutta...era oltremodo STANCANTE. Specie per colui che si ritrovava giocoforza ad interpretare il ruolo del PERDENTE.

Il dorso della grossa mano con su inciso DESTRUCTION si abbatté in pieno contro la sua mascella. Sembrava che il proprietario dell'arto in questione lo stesse utilizzando come un vero ed autentico TIMBRO, nel tentativo di lasciargli quella sorta di SENTENZA GIA' ANNUNCIATA E SCRITTA sulle zone del corpo che stava martoriando. E su cui stava infierendo senza sosta già da un bel po', anche se non dava l'aria di GODERSELA APPIENO. Almeno non quanto AVREBBE DOVUTO.

Non che ci volesse molto. Con i RILIEVI causati dai ripetuti TAGLI e SOLCHI, sarebbe bastata una semplice rullata od inzuppata di PURO INCHIOSTRO ed il gioco era fatto. Ci sarebbe riuscito alla perfezione, a lasciargli la sua FIRMA.

Lo sceriffo venne sbalzato in cielo a mezz'aria per la terza volta consecutiva. Già, la sceneggiatura aveva la preoccupante tendenza a RIPETERSI e ad ARROTARSI SU SE' STESSA, senza che vi fosse qualche segno di cambiamento all'orizzonte.

No. Nessun COLPO DI MANO o DI SCENA figurava in previsione, all'interno del plot. PURTROPPO PER LUI, veniva da aggiungere.

Nick atterrò dopo un volo di almeno un metro e mezzo ma si rialzò da subito, rimettendosi prontamente in piedi. Ed anche questa volta...

Anche questa volta si ritrovò Zed davanti, a bloccarlo ed ostacolarlo alla stessa maniera di come avrebbe fatto una gigantesca quanto invalicabile cinta muraria.

Non era possibile. Non era proprio possibile.

Gli stava addosso peggio di una sanguisuga. Si era forse INAMORATO anche lui, per caso?

Ma Nick si era già promesso e consacrato ad UN' ALTRA, anche se unicamente PER CONTO PROPRIO.

E la BIGAMIA, almeno per quanto concerneva l'ambito strettamente GIURIDICO e LEGISLATIVO...era ILLEGALE, nel loro paese. Quella pantera avrebbe dovuto farsene una ragione. E non gli avrebbe certo fatto cambiare IDEA e SPONDA a suon di PESTONI.

Era a dir poco SOFFOCANTE, comunque. Non gli stava dando l'occasione di ORGANIZZARSI.

Nemmeno di RESPIRARE, a momenti.

Una TREGUA. Solamente uno sparuto, breve, misero attimo di tregua. Per valutare la situazione in atto. Non chiedeva altro. Ma quello...non aveva intenzione di concedergli nemmeno un frazione di centesimo di secondo. Non lo mollava mai.

Lo avrebbe persino accompagnato AL GABINETTO in caso di BISOGNO IMPELLENTE, ci si sarebbe potuti giocare la propria madre alle scommesse clandestine o al totonero.

CONDUCEVA LUI IL GIOCO, ecco tutto. Lo aveva condotto sin dall'inizio e stava continuando imperterrito a farlo. E non gli permetteva di metterci BECCO, in alcun modo.

Voleva essere L' UNICO, A GIOCARE. Non gli avrebbe concesso NESSUNA CHANCE. MAI.

E vedendo bene il tipo...veniva piuttosto facile farsi l'idea che non sarebbe stato nemmeno semplice riuscire a RICAVARESELA DA SOLI, la possibilità tanto agognata.

Del resto, anche a costo di voler rischiare di apparire noiosi e monotoni...GLIELO AVEVA DETTO. PIU' E PIU' VOLTE.

Non poteva fare altro che STARSENE FERMO. E RASSEGNARSI.

E per un istante, un solo istante...Nick fu quasi tentato di obbedire.

Emise un sospiro sconsolato. Null'altro. Non si mise nemmeno in guardia, e nemmeno tentò di difendersi o di preparasi a schivare.

Già sapeva cosa lo stava aspettando, e che cosa gli sarebbe capitato.

Perché affannarsi, dunque? Per cosa, visto che tanto NON NE VALEVA AFFATTO LA PENA?

Zed lo colpì allo stomaco, di sinistro. E poi ancora al muso, ributtandolo al suolo.

La volpe si rialzò ancora. Non voleva cedere, a nessun costo.

Perché cedere proprio adesso, e contro UNO COSI'...equivaleva a MORIRE.

Si lanciò contro la pantera, questa volta mirando alle gambe nel tentativo di colpirle e provare almeno ad azzoppargliene una. Si sa che i tizi alti hanno le gambe deboli, dopotutto. O almeno questo era ciò che aveva sentito dire da Butch parecchi mesi addietro, nel corso di un intenso allenamento pomeridiano. Ma, ancora una volta, Zed fu più veloce. Si abbassò leggermente ed estese nuovamente la mano sinistra, afferrando il suo avversario per il collo e sollevandolo di peso con un solo braccio, come in occasione del loro primo scambio.

L'immagine era quasi ridicola ed aveva un non si sa che di comico, con Nick che sgambettava mulinando calci all'aria e cercando di far forza con entrambi gli arti superiori contro le falangi ossute e callose, quasi da lottatore, per cercare invano di aprirle e sgattaiolare via. Il tutto con Zed che non muoveva neanche un muscolo. Nemmeno un singolo pelo.
Proprio da sbellicarsi dal ridere, già. Come confermato da una ridda di oscene sghignazzate poco distanti. Provenienti con tutta probabilità da elementi pescati a caso tra il gruppo di scagnozzi, ormai ridotti poco più che a COMPARSE. Per non dire semplici SPETTATORI.

La volpe gemette e sbuffò.

E di nuovo riprovò a divincolarsi in maniera scomposta e forsennata.

E di nuovo fu ancora e sempre TUTTO INUTILE.

Il bestione lo lasciò fare ancora per un mezzo minuto circa. Poi sbuffò a sua volta e, con un semplice gesto rotatorio del polso. Lo scagliò di viva forza contro la parete di una casa situata a tre metri scarsi di distanza.

Come UN CENCIO. Peggio di uno STRACCIO VECCHIO, LOGORO e CONSUNTO.

Nick si schiantò contro il muro di schiena e di traverso, messo quasi in posizione orizzontale. Sia le bracia che le gambe gli si stesero in risposta al violento impatto.

Si udì un rumore di calcinacci, come se qualcuno avesse voluto vibrare un colpo di mazza contro quei mattoni. Una grossa e lunga MAZZA DI FERRO. O come se gli fosse finita addosso la parte frontale di un automobile al termine di una manovra SPERICOLATA quanto SBAGLIATA.

Si fece una semi – roteata in avanti e si staccò dalla parete. Ci aveva picchiato addosso talmente forte che quasi ci aveva lasciato sopra la sagoma della sua intera figura.

Finì sulla parte centrale del marciapiede. Si puntellò sui gomiti e sulle ginocchia e prese a gattonare penosamente nel goffo quanto improbabile intento di ripoggiarsi sulle zampe posteriori.

Ma ormai persino quelle dovevano essergli diventate DI GELATINA, ormai.

“Ad occhio e croce non mi sembra che tu possa andare avanti ancora per molto.” Osservò Zed. Che, tanto per cambiare, si era già avvicinato provvedendo a colmare all'istante la distanza che per breve tempo li aveva tenuti separati.

Nella sua voce ora c'era una nota diversa. Quasi di DISPREZZO.

“Ti posso considerare degno di alcuni tra i miei innumerevoli avversari.” gli buttò poi lì, quasi con noncuranza. “Abbiamo incrociato POCHI COLPI, ma é SUCCESSO DI TUTTO. Direi che é stato PIUTTOSTO BREVE, ma intenso. Ma resta il fatto che ho combattuto contro GENTE DI SICURO PIU' FORTE, e che E' DURATA MOLTO MA MOLTO PIU' A LUNGO DI TE. Ci tengo che tu lo sappia, prima di FARLA FINITA. Perché...E' GIUNTA L' ORA. E' TEMPO DI MORIRE, per te.”

Nick, ad udire quelle parole sminuenti quanto sprezzanti, smise all'improvviso di muoversi ed arrancare a quattro zampe ed in maniera convulsa ed inconcludente.

Piantò il ginocchio destro a terra e vi mise sopra il palmo dell mano corrispondente, mentre si accosciò sull'altra gamba. E così rimase, a fissare il suo aggressore.

Del sangue gli colava da un taglio appena sopra l'arcata sopraccigliare sinistra, e da lì proseguiva lungo la guancia fino al bordo inferiore della mandibola. Ed un'altra striscia egualmente copiosa stava facendo altrettanto dal lato destro del labbro. Ma non se ne curò. Né di una né dell'altra.

Al momento stava pensando AD ALTRO.

A QUELLO CHE AVEVA SENTITO UN ATTIMO FA.

Cosa...cos'é che aveva appena detto, quello? Ah, si.

BREVE. No...PIUTTOSTO BREVE.

Questo era ciò che aveva appena osato dire. Ma...

MA COME DIAMINE SI PERMETTEVA?

Davvero...davvero la pensava così? Che era stata una cosa breve?

A lui sembrava di combattere da un tempo a dir poco immemore.

DA ORE. DA GIORNI. DA SETTIMANE. DA MESI. DA ANNI.

DA UNA VITA INTERA.

No. Non ci stava. Decise che non ci sarebbe stato, nella maniera più assoluta.

Passasse pure che lo stava massacrando. Quello ci stava benissimo. Può capitare, quando si ha la sfortuna di incocciare in un avversario forte. Anzi...FORTISSIMO. PIU' FORTE DI TE.

Ma che si mettesse ad irriderlo in tale maniera...questo no. MAI.

Non gliela perdonò, quell'uscita. Decise che non gliel'avrebbe mai e poi mai perdonata, a qualunque costo. Anzi...

Gliel'avrebbe fatta vedere lui. Gliel'avrebbe fatta proprio vedere. E DA SUBITO.

La frase di prima, buttata lì quasi a caso e con noncuranza, ebbe l'effetto del più balsamico e ricostituente tra I TONICI. Lo ringalluzzì e lo galvanizzò all'istante, invece di avvilirlo ulteriormente.

Se davvero voleva infliggergli l'estrema umiliazione al solo scopo di ridicolizzarlo una volta di più prima di finirlo, beh...gli avrebbe fatto capire a sue spese che AVEVA FUNZIONATO A ROVESCIO.

Del resto ci era abituato, dopo un'intera esistenza trascorsa sulla strada. Quelli della sua risma, quando partivano svantaggiati...SI ESALTAVANO. E se poi si ritrovavano con le spalle al muro...SUPERAVANO ADDIRITTURA SE' STESSI.

Aveva sviluppato una dote naturale. Ed era quello il suo TALENTO INNATO. Come gli ISTINTI PRIMORDIALI E BESTIALI che stava dimostrando il tipo che stava di fronte a lui. E grazie ai quali lo stava gonfiando peggio di un tamburo.

Era ora di stabilire chi, tra i due...disponesse del TALENTO MIGLIORE.

Se quel tale aveva LA FURIA, dalla sua...lui aveva LO STOICISMO. LA SOPPORTAZIONE.

Quelle erano le sue CAPACITA' ISTINTIVE. Che sapeva applicare in qualunque situazione e che conosceva a menadito sin da piccolo, senza che nessuno gliele avesse tramandate o insegnate.

Al massimo gli avevano mostrato come poterle affinare.

MAESTRI.

FINNICK.

BUTCH.

E JUDY.

Più di chiunque altro...era stata sopratutto Carotina a mettercisi di buzzo buono, fino a completare degnamente l'opera.

 

Il valore di un persona si misura nelle DIFFICOLTA', Nick.

E' grazie ad esse che un individuo CRESCE.

Ed é proprio in questo che si riconosce UN EROE.

Non da QUANTE VOLTE FINISCE AL TAPPETO, no.

Ma DA QUANTE VOLTE SI RIALZA.

Perché ciò che conta...quel che CONTA DAVVERO...E' RIALZARSI.

RIALZARSI PRIMA CHE TERMINI LA CONTA FINALE. E PRIMA CHE SUONI LA CAMPANA.

RIALZATI, NICK.

 

RIALZATI!!

 

E così fece.

Si rimise in piedi, lentamente e con dignità, con un fare quasi solenne.

Alcune gocce gli caddero dalle ferite. Singole stille di pioggia rossa che precipitarono tutte in un punto comune, e confluirono a formare una minuscola pozzanghera.

Come se nulla fosse. Come se nulla fosse accaduto. Come se nulla GLI fosse accaduto.

Si passò le mani sulla divisa, togliendosi la terra e la polvere di dosso. A voler dimostrare che la micidiale strapazzata rimediata fino a quel momento non era altro che l'equivalente di UNA BRUTTA CADUTA, niente di più.

PIUTTOSTO BRUTTA, certo. Ma...PUR SEMPRE E SOLO UNA CADUTA. Null'altro che questo.

E dalle cadute, per quanto brutte e dolorose che siano...CI SI RIALZA, prima o poi.

CI SI RIALZA SEMPRE.

Fino ad ora il mondo lo aveva sempre trattato per quello che NON ERA.

Ma neanche lui stesso, per primo, dove essere ben certo di sapere CHI FOSSE.

Quell'idiota CI AVEVA PRESO, questa volta. Ci aveva AZZECCATO IN PIENO.

Era giunta l'ora. Ma non certo di MORIRE. TUTT'ALTRO.

Era giunta l'ora di scoprire CHI ERA.

CHI FOSSE VERAMENTE.

Concentrò il proprio sguardo su Zed, con gli occhi ridotti a due fessure sottili.

“Ehi, sottospecie di MOSAICO AMBULANTE” gli fece. “Stammi a sentire...e stammi a sentire BENE, mi raccomando. PER CHI MI HAI PRESO, eh? Si può sapere CON CHI ACCIDENTI PENSI DI AVERE A CHE FARE, mh? Mi hai scambiato per un PAPPAMOLLA, per caso? Ma cosa ti credi?! Credi che soltanto perché mi sono fatto BATTERE UN POCO...IO ABBIA PERSO TOTALMENTE LA FORZA? Pensi che QUALCHE LIVIDO ED UN PIO DI GRAFFI POSSANO FERMARMI? O CHE POSSANO ARRESTARE LA MIA SETE DI VENDETTA? HO ANCORA TANTA DI QUELLA FORZA CHE TU NEANCHE TI IMMAGINI, amico! HO TALEMENTE TANTA DI QUELLA FORZA CHE POTREI AFFRONTARE ADDIRUTTURA UN MIGLIAIO, DI VERMI TUOI PARI! TU E I TUOI DEGNI COMPARI MI AVETE AGGREDITO ALLA SPROVVISTA E DI SORPRESA, PROPRIO COME FANNO I VIGLIACCHI QUALI VOI SIETE. E AVETE DISTRUTTO PURE LA MIA CENTRALE DI POLIZIA, COME SE NON BASTASSE. E TI POSSO ASSICURARE CHE TE LA FARO' PAGARE, DANNATO! E ANCHE MOLTO CARA! E' ARRIVATO IL MOMENTO CHE QUALCUNO TI PRESENTI IL CONTO, PER TUTTE LE MALEFATTE CHE HAI COMPIUTO. Ed io...IO SONO VENUTO A RISCUOTERE!!”

Ok. Forse aveva ESAGERATO UN POCO, questa volta.

Forse, nel corso di quest'occasione, con le SMARGIASSATE l'aveva SPARATA UN PO' TROPPO GROSSA. DAVVERO troppo grossa.

Forse non sarebbe stato in grado di mantenere in pieno tutto quello che aveva annunciato durante la sua fantasiosa invettiva. Ma, in fin dei conti...

Quel tipo aveva fatto la stessa cosa, prima di iniziare a prenderlo a botte. Praticamente UGUALE, anche se un versione sicuramente più TRUCE e SANGUINARIA. E quindi...

Quindi che male ci poteva mai essere a volerlo RIPAGARE CON LA STESSA MONETA?

Zed lo osservò in silenzio. Poi incrociò le voluminose braccia all'altezza dell'identicamente voluminoso petto ed abbassò la testa fin quasi a posizionare la base del mento sopra esso.

Si mise a scrollare ed ondeggiare il capo, chiudendo gli occhi. E sul suo muso comparve una smorfia che stava a metà tra l'ironico ed il disgustato.

“E' inutile.” commentò. “Certo che é davvero inutile. Non cambiate mai. Quelli come te non cambiano mai. PERSO LA FORZA...ARRESTARE LA MIA SETE DI VENDETTA...certe espressioni sono così RIDICOLE...davvero ridicole. Eppure...vi ostinate a NON CAPIRLO. A non volerlo capire MAI. Siete sempre i soliti. SBRUFFONI OGGI COME ALLORA.”

Nick gli rivolse un'occhiata disorientata. Non riusciva a capire dove volesse andare a parare, con quel discorso assurdo.

“Di...DI COSA STAI PARLANDO, si può sapere?” Gli domandò, allibito. “Voi CHI?!”

“Tu ti ricordi cosa stavi facendo di preciso il Ventitré di Maggio di quattro anni fa?” Gli chiese di rimando la pantera.

“C – cosa...cosa stai...”

“Ti ho chiesto cosa stavi facendo quel giorno. Rispondi!” Insistette il grosso felino.

“Cosa...cosa vuoi che ne sappia, io!” Fu la replica secca e stuccata da parte della volpe, insieme ad una scrollata di spalle e ad un'allargata di braccia. “C – chi vuoi che se lo ricordi!!”

“Io, invece, cosa accadde il Ventitré Maggio di quattro anni fa me lo ricordo benissimo.” disse Zed. “Quel giorno un tizio mi pronunciò LE STESSE PAROLE. Identiche a quelle che ti sei fatto sfuggire tu.”

Poi alzò il dito indice destro e lo potrò in direzione del muscolo trapezio situato a sinistra della gola. Lo puntò verso una cicatrice sghemba situata proprio nel mezzo. In modo talmente esatto e preciso che partendo da lì con un bisturi bene affilato si sarebbe potuto sezionare quella porzione di tessuto in due parti pressoché esatte. Sia a destra che a sinistra del segno, caratterizzato da una fettuccia irregolare di pelle secca ed esposta, vi erano degli sfregi uguali e di medesima forma. Anche se di dimensioni più ridotte e modeste.

“Quel tizio si trova QUI, ora.” rivelò, prendendo ad evidenziare con maggior insistenza il taglio ormai richiuso. “E' L' UNICA COSA COSA CHE SIA RIMASTA DI LUI, SULLA FACCIA DI QUESTO MONDO.”

Poi passò agli altri.

Toccò uno dei solchi simili ricavati a destra di quello principale.

“Quella che vedi adesso rappresenta SUO FRATELLO MAGGIORE.”

Spostò la falange su una di quelle che spuntavano a sinistra.

“Questa, invece...E' SUO FRATELLO MINORE. In quanto alle altre...SONO TUTTI I MEMBRI RIMANENTI DELLA SUA BANDA. DOPO AVER ELIMINATO IL LORO CAPO E I SUOI FRATELLI MI SONO MESSO A CERCARE I SUPERSTITI. E LI HO PRESI TUTTI, UNO PER UNO. E HANNO FATTO TUTTI QUANTI LA STESSA FINE. Gli ultimi quattro...LI HO AGGUANTAI IN MUCCHIO, IN UNA VOLTA SOLA. Ma hanno preferito BUTTARSI DI SOTTO ED AMMAZZARSI PER PROPRIO CONTO, PRIMA DI RISCHIARE DI PASSARE PER LE MIE GRINFIE. Hanno fatto quella scelta perché probabilmente SPERAVANO IN UNA MORTE PIU' RAPIDA. NON POSSO DAR LORO TORTO.”

Nick sgranò gli occhi, davanti a tanto orrore.

Non era possibile. Erano FROTTOLE. DOVEVANO ESSERE FROTTOLE.

DOVEVANO ESSERLO. Un essere vivente, per quanto ALLUCINATO che sia, non può arrivare a compiere cose simili.

NON PUO'.

Anche se era difficile, MOLTO DIFFICILE...non credergli e rimanere assolutamente convinti del contrario. Specie se lo si GUARDAVA BENE. E specie se lo si GUARDAVA DRITTO DRITTO NELLE PALLE DEGLI OCCHI.

Persino I PICCIOTTI DI MR. BIG non scherzavano per nulla, in quanto ad EFFERATEZZE. Lui stesso avrebbe potuto raccontarne di belle con tutte le esecuzioni di cui era stato testimone in passato, volente o nolente. E anche quando non aveva avuto lo sgradevole privilegio di assistervi...le condizioni miserevoli in cui venivano ritrovate le salme dei poveretti avevano sempre lasciato ben poco spazio all'immaginazione, per quanto riguardava le modalità utilizzate.

I TUFFI NELLA TOMBA DI GHIACCIO non erano che una minima parte. Quando a quella gente gli si scatenava la fantasia e dava fondo alle proprie INCLINAZIONI PERVERSE...c'era da restare basiti.

Ma lì si parlava di CRIMINALITA' ORGANIZZATA. Non c'era compiacimento, nel farlo. Solamente la consapevolezza che quando muovi i tuoi passi in un mondo abitato puramente da CATTIVI...se vuoi ottenere sia la giusta considerazione che l'adeguato rispetto devi dimostrare a tutti gli altri colleghi e a chi sgarra di essere IL PIU' CATTIVO IN ASSOLUTO.

Parlare LA LORO STESSA LINGUA. E far capire loro di SAPERSI ESPRIMERE ANCORA MEGLIO, alla bisogna.

Era molto probabile che la maggior parte degli scagnozzi appartenenti alla fazione del vecchio toporagno riluttassero oppure si dispiacessero di fare del male ed arrecare danno e sofferenza agli esponenti del prossimo che gli capitavano davanti. Anche se si era costretti ad ammettere che, una volta che non avevano altra scelta che iniziare, avevano tutti quanti abbastanza pelo sullo stomaco da andare FINO IN FONDO.

In caso contrario...TOCCAVA A LORO, fare la stessa fine.

ESEGUIVANO SOLAMENTE GLI ORDINI, come disse un tale in famoso processo del passato che lo riguardava in prima persona.

Tutto qui. ORDINI. L' ordine tassativo di essere CRUDELI quanto SPIETATI.

Anche se ai più potrà sembrare poco più che una SCUSA. E PATETICA, anche.

Ma qui...qui si trattava di un'altra cosa.

Non solo non era lo STESSO CAMPO DA GIOCO, qui. Qui...NON ERA NEMMENO LO STESSO DANNATISSIMO SPORT.

In questo caso...non c'era solo la volontà di DISTRUGGERE, di ANNIENTARE.

Qui c'era anche l'intento preciso e categorico di CANCELLARE, oltre che all'individuo...LA SUA INTERA STIRPE. FINO ALLA SETTIMA GENERAZIONE, come minimo.

Per...PER NON LASCIARE NESSUNA TRACCIA DEL SUO PASSAGGIO SULLA CROSTA DI QUESTO PIANETA.

Per SPAZZARNE VIA ANCHE IL RICORDO SULLA TERRA.

Quello che faceva quel tipo...era roba TUTTA GRATUITA.

COL SOLO OBIETTIVO DI SODDISFARE IL PROPRIO ODIO.

GRATUITO. IMMOTIVATO. Ed IMMERITATO DA CHI HA LA SFORTUNA DI SUBIRLO.

Come LUI, in quel momento.

Un odio di cui l'artefice stesso non conosceva o si ricordava nemmeno più LA CAUSA, forse. Sempre ammesso che CI FOSSE, una causa. E che non lo usasse solo per SFOGARE e SODDISFARE I PROPRI IMPULSI MALVAGI.

Un odio sconfinato che IRROMPEVA e che si SPRIGIONAVA DA OGNI SUO PORO, e che continuava a premere senza sosta. E che quando veniva lasciato andare si sprigionava in ogni direzione possibile ed immaginabile, colpendo chiunque gi capitasse a tiro.

SENZA FARE DISTINZIONE ALCUNA.

Questa era l'impressione che gli stava dando quel tale.

Quel tizio...ODIAVA TUTTO E TUTTI, E SENZA MOTIVO. E perciò...

TUTTI DOVEVANO MORIRE. SENZA UN PERCHE'.

“Fecero tutti un volo di una QUARANTINA DI PIANI.” Aggiunse il mammifero dalla pelliccia nera e mezza sbrindellata. “Fino a SPIACCICARSI COMPLETAMENTE SULL' ASFALTO. La mattina dopo, quando li RASCHIARONO VIA DA LI'...NON AVEVANO PIU' UNA SOLA GOCCIA DI SANGUE, dentro ai loro corpi. SI ERA SPARSO TUTTO INTORNO, PER ALMENO MEZZO MIGLIO. FINO AD IMBRATTARE OGNI EDIFICIO CIRCOSTANTE ALL' ALTEZZA DEI PRIMI DUE PIANI.”

Detto questo spalancò entrambe le proprie braccia mostrando il petto, il busto e tutte quante le profonde cicatrici che lo attraversavano e martoriavano.

Pareva che lo stesse invitando ad avvicinarsi. Quasi come se lo volesse STRINGERE IN UN ABBRACCIO.

Per farsi ACCOGLIERE DENTRO ESSI, e DENTRO DI ESSE, per poi LASCIARSI PERDERE.

Fino ad ANNULLARSI e a DISSOLVERSI COMPLETAMENTE.

Fino a NON LASCIARE ASSOLUTAMENTE PIU' NULLA DI SE'.

PIU' NIENTE DI NIENTE.

Il significato di quel gesto era fin troppo chiaro, così come il messaggio che voleva trasmettere.

Un abbraccio, si. UN ABBRACCIO DI MORTE.

E a confermare le sue intenzioni arrivò prontamente quel che pronunciò subito dopo.

“NON C' E' PIU' MOLTO SPAZIO A DISPOSIZIONE, come puoi vedere tu stesso.” gli dichiarò. “Ma farò in modo di TROVARNE ABBASTANZA ANCHE PER TE. ANCHE TU ENTRARAI A FAR PARTE DEL MIO CORPO, E MOLTO PRESTO.”

L'espressione di Nick, a quella scena, si fece totalmente smarrita. E tutta la grinta che aveva recuperato e messo da parte negli ultimi istanti con così gran fatica svanì di colpo, sciogliendosi come un lastrone di ghiaccio colpito dai primi e tiepidi raggi del sole dopo aver appena fatto il suo ingresso tra le calde e miti correnti sottomarine della zona tropicale.

 

Perché? Si chiese.

 

Questa era la domanda che gli ronzava nelle testa, insieme al ronzio e al rimbombo della gragnuola di mazzate appena prese.

 

PERCHE' ?!

 

Ormai il quadro d'insieme era chiaro. FIN TROPPO.

Aveva capito tutto, dopo ciò che aveva visto ed udito.

Anche la volpe, alla pari del suo avversario, aveva imparato a capire tutto quel che ancora c'era da comprendere su chi aveva di fronte.

Quel tizio NON ERA PAZZO.

No. ASSOLUTAMENTE.

ERA IL DIAVOLO. IL DIAVOLO IN PERSONA. IL DIAVOLO INCARNATO.

Anzi...PERSINO IL DIAVOLO SAREBBE FUGGITO, DAVANTI AD UN TIZIO SIMILE.

 

PERCHE'?!

 

Perché devono esistere simili individui? Perché?

Quando un simile DEMONIO fa la sua comparsa...IL DESTINO DELLE GENTI E' SEGNATO.

Era troppo. DAVVERO TROPPO.

Ne aveva davvero abbastanza. Voleva solo ANDAR VIA DA LI'. ED IL PIU' IN FRETTA POSSIBILE.

Proprio come da piccolo. Subito dopo che quei teppistelli gli avevano infilato a forza quella lurida museruola sul viso. Umiliandolo e sbeffeggiandolo senza ritegno e senza alcuna pietà.

Voleva solo mettere le ali alle zampe posteriori ed allontanarsi all'istante da quel posto, mettendo più miglia che poteva tra lui e quello schizzato.

Così si sentiva. Ed infatti...non si riuscì più a trattenere.

“Eh eh eh....AH AH AH AH!!”

Doveva essere senza alcun dubbio in preda al PANICO PIU' CIECO. Eppure, incredibilmente...

Si era messo a RIDERE.

Proprio così. ERA SCOPPIATO IN UN RISO SFRENATO.”

Zed lo guardò. Sempre in silenzio e con quell'espressione assente che tanto aveva imparato così in fretta a detestare.

Non riusciva nemmeno a farsi un'idea di come avesse potuto interpretare una simile REAZIONE, da parte sua.

“AH AH AH AH AH AH!!”

Andò avanti ancora per qualche attimo, poi si ricompose.

“Devi sapere una cosa” gli disse, all'improvviso. “Esiste una TECNICA SPECIALE che noi volpi ci tramandiamo, sin dall'antichità. E che é SOLO ED ESCLUSIVAMENTE NOSTRA, preclusa a chiunque altro non faccia parte della nostra cerchia. E' la TECNICA DEFINITIVA, davanti alla quale...OGNI AVVERSARIO SI INGINOCCHIA. Di norma andrebbe utilizzata solo nelle situazioni di ESTREMO PERICOLO o in caso DI REALE NECESSITA'. Ma d'altra parte, se si ritiene che l'avversario sia DI PARI VALORE, SE NON ADDIRTTURA PIU' FORTE...BISOGNA IMPIEGARE TUTTE LE PROPRIE RISORSE PER POTER PORTARE A CASA SANA E SALVA LA PELLICCIA, e senza lasciare nulla al caso.”

“Ti informo che NON AVREI MAI VOLUTO ARRIVARE A QUESTO” gli rivelò. “Non avrei mai pensato di dover giungere al punto di DOVERLA UTILIZZARE, prima o poi. Ma tu...MI CI HAI COSTRETTO, sappilo. NON MI LASCI ALTRA SCELTA. E quindi...ANDRO' FINO IN FONDO ANCH'IO. E DARO' IL TUTTO PER TUTTO, senza risparmiarmi.”

Fece una lunga inspirazione, seguita da un'espirazione altrettanto prolungata e profonda. Successivamente lasciò cadere le proprie braccia lungo i fianchi, mentre divaricava leggermente le gambe.

“Fiuuu...stà pronto” gli raccomandò, con u ritrovato tono spavaldo nella voce. “E' la prima volta ANCHE PER ME. E' la prima volta che l uso, e NEANCH' IO SO COSA POTREBBE SUCCEDERE.”

Ci fu un attimo di silenzio glaciale. Persino l'aria che stava attorno ai due si era fatta immobile, mettendosi a gravare come piombo.

“Ci siamo” annunciò la volpe. “La TECNICA SEGRETA DI CUI PARLO é...”

Finse uno scatto in avanti.

Zed si irrigidì di colpo, come ad attendere l'ennesimo attacco. Ma, invece...

Invece Nick gli diede le spalle, voltandosi in modo fulmineo. Poi iniziò a CORRERE ALL' IMPAZZATA, muovendo in alternanza le braccia piegate ad angolo retto in avanti e all'indietro senza sosta. E all'unisono con gli arti inferiori, per aumentare la spinta propulsiva.

“...LA FUGA!!” Gridò, senza più voltarsi indietro, ma ben immaginando la faccia che stava facendo la pantera.

“TOGLIETEVI DI MEZZO, VOI DEL PUBBLICO!!” Intimò, mettendosi a muovere le mani come un forsennato come se si stesse davvero facendo largo tra una folla ed una calca COMPLETAMENTE INVISIBILI, e che solo lui stava vedendo.

Pensava, sperava di averlo spiazzato almeno un poco, con quella sceneggiata. Ma non si poteva concedere il lusso di girasi ad ammirare lo spettacolo per vedere quanto era stato bravo. Men che meno di fermarsi, fosse anche solo di una frazione di decimo di secondo.

E comunque...SI STAVA SBAGLIANDO, anche se non poteva ma soprattutto NON VOLEVA saperlo.

L'altro seguitava a non battere ciglio mentre osservava la sua figura che attraversava l'ampio piazzale fino ad entrare nella seconda metà di esso, facendosi via via sempre più lontana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

Ed anche stavolta ce l'ho fatta, a rispettare i termini previsti!

Beh, ho sgarrato di un giorno...ma penso che me la si possa perdonare.

Il fatto é che la scuola sta per finire, e con l'arrivo dell' Estate per il sottoscritto si prospetta un periodo alquanto incasinato.

Come sempre e come ogni anno, del resto.

La mia piccola tra poco sarà a casa, e sul lavoro inizia il rush finale prima della chiusura stagionale. Il che si traduce in POCO, POCHISSIMO TEMPO a disposizione per scrivere.

Comunque...anche se indubbiamente meno il tempo lo si trova, in un modo o nell'altro.

L'ho sempre trovato e me la caverò anche stavolta, non temete.

Intanto...cominciamo a fare due conti.

Ho in mente di riuscire a pubblicare ancora DUE EPISODI, prima di concedermi il consueto break estivo. Penso di potercela fare tranquillamente.

Farò in modo di postarne uno ai primi di Luglio e poi un altro ai primi di Agosto, e poi...BUONE VACANZE A TUTTI!!

Scherzi a parte (ma anche no), la scorribanda di Zed durerà ancora due puntate, poi...si cambia scena.

Resta solo da capire come ed in che modo ne verrà fuori il povero Nick, che sembra veramente nella m...ah – ehm, con le spalle al muro. Come ne uscirà?

Piuttosto...cosa ne pensate del nuovo cattivo?

Devo ammettere che stiamo assistendo ad una certa impennata, per quanto riguarda la violenza. Ma é un combattimento, ci sta.

E comunque...state tranquilli, ragazzi. Non ho intenzione di mettere nulla di troppo crudo o troppo truculento.

Anche perché...Zed lo trovo davvero SPAVENTOSO.

Non tanto per ciò che fa, quanto...PER QUEL CHE E'. IN GENERALE.

Per quel che dice, e per quel che supponiamo pensi.

Anche se una persona sana di mente non si sognerebbe mai di entrare in una mente così malata.

Io ritengo abbia dei seri problemi. Una rabbia ed un odio simili...NON SONO NORMALI.

Ma veniamo al nostro Nick. Che é davvero in una brutta, BRUTTISSIMA situazione. Eppure, nonostante tutto...io l'ho trovato a dir poco strepitoso.

Quel bestione lo sta letteralmente massacrando. Eppure...la nostra volpe NON ARRETRA DI UN MILLIMETRO.

E' martoriato nel fisico, ma il suo spirito é intatto. E continua ad ardere più forte che mai.

Sta rischiando di farsi ammazzare, ma...NON SI PIEGA.

Davvero fantastico.

Qui siamo nel campo dello shonen più puro, ragazzi. Nick é come Seiya, come Goku, come Kenshiro alle prese con la loro prima batosta. E come un certo Joe Yabuki (che io e la mia collega ed amica Devilangel476 conosciamo fin troppo bene) che si ritrova in balia dell'avversario prima di dare inizio AL RIMONTONE.

O, giusto perché si parla di Boxe, e giusto per guardare anche dall'altra parte dell'oceano...come il buon vecchio ROCKY BALBOA, che si fa riempire di pugni e aspetta solo che il suo avversario si stanchi. Per poi cominciare a ridargliele indietro.

Già. E' proprio qui che sta il punto, amici.

LA RIMONTA. E LA RIVINCITA.

A tutti i protagonisti capita di perdere, prima o poi. Ma si rialzano sempre, e diventano più forti di prima.

E' un concetto che Judy esprime in modo CHIARO E TONDO, nel corso del capitolo. Ed é un concetto che sta alla base di qualsiasi manga a base di azione e combattimenti.

E che fa da elemento cardine di ASSOLUTI CAPOLAVORI, tipo quelli che ho citato poco fa.

E' il motivo del successo degli shonen. Un successo che li ha portati a diventare tra i generi più amati ed apprezzati.

L' ESALTAZIONE DELLO SPIRITO UMANO CHE SI FORGIA ATTRAVERSO LE DIFFICOLTA'.

Ma Nick, pur condividendo alcuni tratti con i personaggi che ho descritto...non é nessuno di essi.

NICK...E' SEMPLICEMENTE NICK, ragazzi. Ed ovviamente la deve risolvere ALLA SUA MANIERA.

Ormai abbiamo imparato a conoscerlo. Non agisce MAI asproposito. Persino una semplice fuga non é MAI una semplice fuga. Starà macchinando senz'altro qualcosa...

Dopo aver dato vita all'ennesimo “coup de teathre”, naturalmente.

Usando l'inventiva che da sempre lo contraddistingue, ha disorientato tutti. Ed é riuscito a ritagliarsi un attimo di respiro.

E' davvero un tipo dalle mille risorse.

Prima di concludere, vorrei fare un applauso a tutti voi per l'incredibile vitalità dimostrata dal nostro fandom, specie nell'ultimo periodo.

Tra vecchi ritorni e nuove leve abbiamo assistito ad una vera impennata, complimenti!

In realtà ritengo che la spiegazione sia molto semplice. Come ho già avuto modo di ribadire, trovo che questa sezione sia davvero SPECIALE.

Lo dico sempre e non mi stancherò mai di ripeterlo. Ho davvero l'impressione di trovarmi in un gruppo di AMICI, che si conoscono da sempre.

Ci si aiuta, ci si consiglia, si scambiano pareri ed opinioni. E quando arriva uno nuovo che decide di cimentarsi con Judy e Nick, subito fioccano le recensioni. Per far capire che non sono soli. Che tutti noi leggiamo, ed apprezziamo.

Bravi, davvero. Tutti quanti.

E' QUESTO, solo questo a tenere VIVA E VITALE questa sezione. La CORTESIA ed il RECIPROCO RISPETTO.

Fino a che ci saranno, questa sezione continuerà ad esistere. E a prosperare.

E veniamo all'angolo dei ringraziamenti, come di consueto.

Un grazie a hera85, Bloody_Mary_25, Devilangel476, Sir Joseph Conrard e Plando per le recensioni all'ultimo capitolo.

Ed un grazie anche a EnZo89 per le recensioni ai capitoli 57 e 58. Ho visto il tuo aggiornamento a COPS: tranquillo che arrivo a recensirlo, uno di questi giorni!

E come sempre...un grazie a chiunque leggerà la mia storia e se la sentirà di inviare un parere.

Grazie di cuore a tutti e alla prossima!

 

 

See ya!!

 

 

 

 

 

 

 

 

Roberto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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