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Autore: Hell Storm    07/06/2019    0 recensioni
Nell'universo di SPACE FRONT IER vediamo due razze aliene tanto simili quanto diverse combattere un'eterna battaglia, con e senza regole di ingaggio, per il dominio del Creato nella quale la razza umana è entrata da poco in forma neutrale. Il debole periodo di pace creatosi tra i due popoli verrà messo a dura prova dall'arrivo di un'altra minaccia aliena che solo un eroe potrà fronteggiare. Il Sergente Jack J Raider. Ma nel frattempo scoprirete la vita di Mira. Una giovane soldatessa fedele all'Impero. Fede che però inizierà a vacillare quando Mira vedrà con i suoi occhi l'ingiustizia, la malvagità e soprattutto l'ipocrisia dell'Impero in cui è nata e che come molte altre guerriere ha giurato di proteggere.
L'Alba di una Rivoluzione è solo uno dei capitoli che compongono la saga di SPACE FRONT IER, come: Il Sentiero degli Eroi, Il Picco delle Stelle, Scontro tra Uragani, La Carovana degli Arditi, Spazio Infernale, La Ballata di Jack e tanti altri avvincenti capitoli.
Spin-off della mia vera opera originale. L'ho iniziato per distrarmi da Fallout che è il romanzo di prova al quale mi manca poco e voglio comunque finire anche se è di prova.
Genere: Azione, Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Dei e mortali

 

26 E.W./Ore 20:14/Zera

Decimo distretto/Cancelli del Palazzo Imperiale

 

Mira ancora non riusciva a crederci. Per la prima volta nella sua vita era arrivata al Decimo distretto. Nessuno delle sue conoscenti era arrivata fin la su. Neppure la Direttrice.

Zera era stata fondata nel monte Zondor, sulla cui vetta poggiava l’Alveare Primordiale. L’Alveare era un antico meteorite con un diametro di ventitré chilometri sorretto da una colonna naturale di reron. Uno dei cinque metalli più resistenti di Arvian. Nei secoli i geologi avevano dimostrato che la capitale si trovava a confine tra due placche tettoniche in continuo avvicinamento. Ciò spiegò come un meteorite dalle notevoli dimensioni si fosse innalzato su una montagna invece di restare fermo nel suo cratere. Dopo aver scavato per secoli lungo la colonna, gli antenati degli zarnarak decisero di non intaccarne la struttura. Rinunciarono alla più vicina fonte di reron per garantire la stabilità dell’Alveare in superficie e la sua elevata posizione strategica.

L’idea era semplice. Il Palazzo Reale stava in cima e formava il Decimo distretto. Poi scendendo si arrivava fino al Sesto distretto. Il Sesto era il distretto più grande dell’Alveare e comprendeva l’intera metà bassa della struttura sferica. Questa era solo la cima dell’immenso mondo sotterraneo della capitale. Poi c’era la colonna portante il cui diametro era di quattordici chilometri e la lunghezza di circa centoventi. Le cinque autostrade che collegavano il Sesto distretto al quinto le erano state costruite attorno a mo di spirale. Gli zarnarak avevano scavato così tanto da creare una caverna conica a otto chilometri sotto la superficie, con un suo micro clima e un suo nome. Il Sotto. I primi cinque distretti furono fondati circolarmente attorno alla colonna, nelle gelide viscere del Polo Nord di Arvian. Oltre i confini del Primo distretto, il più grande e inferiore del Sotto, iniziava la vasta rete di tunnel e grotte che gli zarnarak avevano scavato per ampliare i loro allevamenti, fattorie, stabilimenti industriali e collegare il Sotto alla superficie. Era così che le merci provenienti dal mondo esterno arrivavano alla capitale. Mai direttamente all’Alveare.

E ancora più sotto del Primo distretto, si diceva che l’Impero avesse confinato i suoi più grandi segreti, ma nessuno osava parlarne.

Oltre le spesse pareti di roccia del monte Zondor, che separavano il Sotto dalla superficie, si estendevano le terre dell’Impero. E ancora più in la, gli inviolabili confini dell’Unione e gli ancora inesplorati angoli di mondo che nessuno aveva ancora esplorato.

Mira non avrebbe mai creduto che un giorno sarebbe arrivata fino in cima a tutto questo. La Direttrice era l’unica persona che lei conosceva ad essere arrivata più in alto. E lei era arrivata solamente al Nono distretto un paio di volte.

Il viaggio era stato il più emozionante della sua vita. Più del suo primo volo in elicottero per l’addestramento nelle steppe nordiche. Mentre l’auto percorreva il primo tratto della S3 per l’Alveare, pote vedere quello che un tempo era tutto il suo mondo farsi sempre più grande e immenso. Poi fu costretta a godersi un bel pezzo di galleria costantemente in curva. Neppure quando arrivò alla Stazione Centrale riuscì a vedere granché del Sesto distretto. La Stazione Centrale era stata costruita per indirizzare il traffico ai vari distretti dell’Alveare e così facendo, limitare il rischio di incidenti, ritardi, incidenti e naturalmente attacchi terroristici.

L’ufficiale della ZneZnaZ non fu di molta compagnia. L’unica volta in cui le rivolse la parola fu quando l’auto uscì dai cancelli della caserma.

-Ma quella donna è sempre così, o fa la stronza solo con gli uomini?- Le aveva chiesto riferendosi alla Direttrice.

-Ehm … credo che sia solo autoritaria.- Gli rispose Mira temendo ancora di essere osservata dalla Direttrice.

Ad ogni modo il viaggio continuò tranquillamente. L’ufficiale non mostrò alcun segno di ostilità nei confronti della giovane. L’unica cosa che fece oltre a guidare il mezzo fu accendersi una sigaretta.

Raggiunto il Decimo presero uscirono finalmente all’aria aperta e in pochi minuti arrivarono al cancello del Palazzo Imperiale.

Le due ante di reron da più di trecento tonnellate erano state forgiate diversi secoli addietro. Prima della Grande Rivoluzione Industriale di Arvian, per aprirle ci avrebbero dovuto pensare i due titani C70 sempre di guardia notte e giorno, ma con l’avvento dei motori ad impulso magnetico ai due colossi di turno era rimasto solo il compito di proteggere l’entrata principale. E ci riuscivano benissimo. Fin dalla sua creazione, nessuno aveva osato attaccare direttamente il Palazzo Imperiale.

Mira quasi rabbrividì quanto l’auto passò in mezzo ai due titani. Quei due avrebbero potuto schiacciare il mezzo con un solo piede.

L’ufficiale si fermò al posto di blocco e dopo aver abbassato il finestrino fece un cenno alle guardie. Quelle di statura media ovviamente.

-Zerb. Sei andato a fare la spesa?- Gli chiese il comandante delle guardie passandogli un porta blocco.

-Ho portato un po di nuova carne fresca. GZ di prima scelta.- Affermò orgoglioso l'ufficiale firmando l’entrata.

Il comandante diede una veloce occhiata a Mira. Non sembrò molto impressionato, ma a Mira la cosa non diede alcun disturbo. Era così che funzionavano le cose su Arvian. Ad ogni singola occasione, uno sconosciuto poteva mettersi a studiarti e capire il tuo potenziale. Per alcuni un’invasione della propria privacy, per altri un complimento.

Salutati i suoi colleghi l’ufficiale fece ripartire l’auto. La strada che conduceva al Palazzo era un magnifico viale tenuto costantemente in perfetto ordine e pulizia. La neve che ci si depositava sopra veniva portata via ogni giorno dai giardinieri e lo stesso valeva per le foglie delle magnifiche piante che costeggiavano la strada fino al piazzale del Palazzo. Le bassissime temperature di quel luogo non davano alcun problema agli zarnarak o agli altri organismi locali, ma la neve restava pur sempre un intralcio per il traffico.

Per Mira fu quasi un sogno vederlo con i propri occhi. Anche chiamato il Castello nel Cielo, il Palazzo Imperiale era la struttura più imponente e sicura che gli zarnarak avessero costruito in tutta la loro storia. Solo un paio di piattaforme orbitali e città fortezza sparse per l’Impero riuscivano a tenergli testa. Ovviamente c’era anche da tenere conto della sua controparte evorex. Il Congresso dell’Unione era una struttura altrettanto imponente. Ma come ogni cosa degli evorex, per gli zarnarak si trattava semplicemente di una squallida imitazione.

Appena l’auto si fermò davanti alla grande scalinata del palazzo due soldati aprirono le portiere del mezzo.

-Ben tornato signore.- Dissero i due.

-Fate portare il bagaglio del tenente nel suo appartamento. Seguimi soldato.-

Senza lasciarsi prendere dall’emozioni Mira seguì l’ufficiale fino al portone in cima alle scalinate. Lungo quei duecentosettantatré gradini Mira vide diversi pezzi grossi dell’Ordine. Tutti alti ufficiali accompagnati dai loro aiutanti o scortati da guardie del corpo ben armate. Per poco Mira inciampò quando Farua Zan Berrol, una delle elevate più importanti dell’Ordine, le passò vicino scendendo i gradini. Non era ancora entrata dentro al Palazzo che già aveva incontrato una celebrità delle forze armate.

Quando finalmente arrivarono nella Grande Entrata, Mira fu al settimo cielo. I tappeti pregiati, le colonne di marmo, le statue gigantesche, le decorazioni di metalli preziosi, i soffitto altissimo.

Mira sarebbe rimasta li tutto il giorno per poter ammirare la bellezza di quella sala, ma il dovere la chiamava.

Un pensiero che però continuava ad attanagliare la mente della giovane era il reale motivo del suo trasferimento. Una cosa però era certa. L’Imperatrice doveva esserne a capo.

Il viaggio continuò per diversi altri minuti. Mira non se ne stupì. Il Palazzo era immenso. Senza contare i suoi giardini e le strutture separate.

Dopo una discreta sequela di corridoi, sale e ascensori, l’ufficiale e la soldatessa giunsero ad una delle più importanti sale del Palazzo. Il Vestibolo della Camera Imperiale.

Mira aveva visto solo nelle foto la magnificenza di quel luogo. Ogni piastra di granito, opera di marmo o ferro battuto, arazzo e candelabro era stato inserito in quel mosaico di ordine e bellezza al solo scopo di ricordare a tutti la sacra purezza di quel luogo.

Ovviamente ogni opera d’arte aveva la sua lacune. La sala traboccava di membri dell’alto comando e di aristocratici. Per una volta però Mira non fu motivo di vessazioni o pettegolezzi. In quell'ambiente nobili e soldati coesistevano in armonia. Questo era dovuto semplicemente al fatto che se un militare si trovava nel Palazzo allora doveva trattarsi di un valido membro delle forze armate.

In quell’istante Mira non ci fece caso, ma col passare del tempo avrebbe imparato che se un numero così sostanzioso di aristocratici e ufficiali era presente nella stessa sala. Allora l’Imperatore e l’Imperatrice non dovevano essere molto lontani.

Dopo essersi addentrati in mezzo alla folla di cortigiani, dame di corte, valletti, o come Mira li chiamava “Lecca Culo Imperiali”, e altrettanti ufficiali dell’Ordine, lei e l’ufficiate della ZneZnaZ giunsero davanti all’ennesimo portone gigantesco.

Mentre i due attesero che le porte si aprissero, Mira si accorse che dall’alto qualcuno la stava sorvegliando. Qualcuno che fino a poco prima aveva scambiato per due statue di reron da cento metri. Se i titani all'entrata l’avevano intimorita, quelli di guardia della Camera Imperiale la terrorizzarono. Zaf e Zero, due dei dieci titani più potenti del pianeta la stavano studiando con sguardo minaccioso nelle loro pesanti armature in reron temprato. Zaf, la femmina, sembrò anche aggrottare la fronte, come se Mira avesse fatto un gesto offensivo.

-Non hai nulla da temere. Fanno sempre così quando vedono un volto nuovo.- Disse l’ufficiale per tranquillizzarla.

Per fortuna il portone si aprì subito dopo, facendo scorrere le sue due ante lateralmente di una decina di metri e permettendo a Mira di sfuggire allo sguardo minaccioso dei due colossi.

Nello stesso istante uscirono anche cinque individui. I cinque capi di stato maggiore dell’Ordine.

Ghed Fenk, amministrazione generale. Zunnok Scarten, polizia. Zakar Zan Flont, aviazione. Zeb Zolonock, esercito. Zibbon Zerni, marina. Tutti e cinque i capoccia in un solo colpo. In un altra giornata a Mira sarebbe sembrato impossibile.

Arrivati finalmente a destinazione Mira fu quasi sul punto di svenire. L’Imperatore Zoron Zurgon e l’Imperatrice Zarna Virian Zan Zurgon stavano conversando al centro della loro camera. Lei bella e maestosa come sempre. Lui … magnifico.

L’imperatore Zurgon, discendente dell’antica stirpe reale degli Zurgon, era il penultimo Campione degli zarnarak, cioè il possessore di tutte e cinque le caratteristiche delle classi genetiche. Praticamente un titano C20 con ali e artigli retrattili, quattro braccia, un nucleo capace di generare abbastanza energia magnetica da far muovere tranquillamente un corazzato e abilità psichiche al pari dei più grandi maestri elevati.

Vestiva una delle sue centinaia di uniformi militari. Più nello specifico una delle più sobrie vista la scarsa presenza di mostrine e medaglie. A parte un paio di placche decorative, sicuramente antiproiettile, e tre medaglie senza le quali non poteva neppure muoversi, la sua veste era abbastanza sobria. Praticamente uno dei suoi abiti casalinghi.

Quando i due la videro, Mira quasi si gettò a terra di faccia, ma l’ufficiale la bloccò tempestivamente, invitandola dopo ad effettuare un lieve inchino con il capo. Meno servile, ma comunque rispettoso.

-Dunque questa è la salvatrice della mia consorte?- Disse l’Imperatore camminando verso Mira. -Puoi andare Zerb. Sei congedato.-

Obbedendo al suo imperatore, l’ufficiale uscì dalla sala senza dare le spalle ai due reali. Quando le porte si richiusero, Mira rimase da sola con le due persone più importanti, potenti e temute di quella metà di mondo.

-Hai la mia gratitudine per aver impedito lo sfregio della mia imperatrice.-

Il tono dell’Imperatore era profondo e “caldo”. Anni passati a fare discorsi al popolo gli avevano dato una certa dimestichezza nel parlare alla gente.

Mira al contrario era tesa come una corda di violino e quasi paralizzata.

-D…do…dovere. V…vostra ma maestà.- Disse con fatica Mira.

-Non essere spaventata figlia mia. Sei qui perché io volevo ringraziarti di persona. Mica per punirti. Inoltre io e l’Imperatrice abbiamo pensato che una giovane con il tuo talento debba essere premiata adeguatamente.-

Il cuore di Mira stava battendo come una macchina da cucito, e il suo nucleo stava pompando energia magnetica nelle sue vene ad ondate. Le falangi delle dita e la punta della coda cominciavano a fargli male. Se non si fosse calmata avrebbe rischiato di iniziare a lanciare onde magnetiche da tutte le parti.

-Ai me il dovere mi chiama, ma spero di poter rivederti al più presto giovane guerriera. Continuate pure senza di me signore.-

Dopo che l’Imperatore uscì dalla stanza, Mira rimase sola con l’Imperatrice. La soldatessa riuscì a tranquillizzarsi, ma non di molto.

-Spero che mio marito non ti abbia spaventata.-

-No. No signora.- Mentii Mira.

-Ad ogni modo, vorrei che diventassi la guardia personale di mia figlia. La principessa Zackarva Zurgon.-

Mira non rispose. Non perché le serviva del tempo per formulare una risposta, ma perché di quello che le era stato detto non aveva capito nulla.

-Come scusi?-

-La più piccola tra le mie figlie sta crescendo. Il suo istinto la spinge a dipendere sempre di meno dalle cure di suo padre e dalle mie, ma entrambi riteniamo che ella, come i suoi fratelli e le sue sorelle maggiori, debba continuare a crescere in totale sicurezza. Converrai anche tu che una sua coetanea ben addestrata e fedele all’Impero sia la scelta migliore?-

-Si.- Le rispose Mira senza averci neppure pensato.

-Pertanto vorrei sapere se ti potrebbe interessare il nobile compito di proteggere una piccola parte della mia progenie.-

L’Imperatrice non ordinò a Mira di accettare la sua offerta senza alcuna condizione. Non c’erano altre condizioni. Mira sapeva che in caso di rifiuto per lei non ci sarebbe più stata altra occasione. Sarebbe tornata alla sua unità, poi trasferita in prima linea e avrebbe passato il resto della sua vita a pulire le latrine degli ufficiali. Sempre se prima una pallottola non le avesse centrato la testa. Magari partita dal fucile di una guardia imperiale con l’hobby del omicidio su commissione.

Se Mira doveva accettare per forza quell’offerta, allora l’avrebbe fatto come una vera servitrice dell’Impero. Non come una semplice serva di casa.

-La mia carne è pietra. Il mio sangue acqua. Il mio zerma è reron. La mia mente è zarnarak. Io offro tutta me stessa all’Impero. Vivo per servire l’Impero e muoio per salvare l’Impero. Se dovessi perire …-

Mira si era messa a recitare in ginocchio il giuramento dell’Ordine, giuramento che ogni recluta doveva imparare prima della sua integrazione e poi recitare in svariate occasioni. Ma l’Imperatrice la interruppe con un lieve gesto della mano.

-È sufficiente un si o un no mia cara.-

-Oh. Allora … si.-

-Magnifico. Nuar avverti il Direttore Zellenek di procedere alla sistemazione di Mira.-

-Si mia signora.-

A parlare fu un servitore di qualche anno più vecchio di Mira e di qualche centimetro più basso. Nuar, il valletto ufficiale dell’Imperatrice, sbucò improvvisamente da dietro Mira. Uno dei vantaggi di essere piccoli su Arvian era la capacità di muoversi senza dare nell’occhio. Ma quel tipo era fin troppo silenzioso.

-Assicurati che riceva tutte le indicazioni necessarie e degli alloggi adatti alle sue esigenze.-

-Subito mia signora.-

Subito dopo, come era arrivato il valletto svanì alle spalle di Mira. Voltandosi Mira vide solo le enormi porte della stanza. Per essere un maggiordomo di alta classe e stazza bassa, quel Nuar era un tipo inquietante. Doveva conoscere qualche tipo di antica ed arcana tecnica di spostamento. Tipo quella che Mira aveva usato la sera prima per saltare contro il primordiale ribelle. Ma molto più sofisticata e precisa.

-Se dovessi aver bisogno, potrò contare sul tuo aiuto mia cara Mira?- Le chiese la Regina.

-Naturalmente maestà. Vivo per servirvi.-

-Magnifico. Già che ci siamo, potresti aprire quella cassa e portarmi il contenuto?- Chiese l'Imperatrice indicando con il suo scettro una cassa di acciaio decorata con delle incisioni vicina ad una delle colonne portanti ai margini della stanza.

-Subito.-

Mira scattò verso la cassa senza neppure chiedersi perché l’Imperatrice ne avesse bisogno. Quando la aprì rimase spiazzata.

Zuzino, la larva del Duca di Korna, stava dormendo nella cassa. Mira lo raccolse e se lo mise in braccio chiedendosi come quella cosa fosse finita li con lei. Ma sopratutto, perché?

Quando però si voltò per raggiungere l’Imperatrice, vide che nel frattempo si era recata all’entrata di una serra dalle modeste dimensioni all’altro lato della stanza, che prima per l’emozione non aveva notato. Intanto la larva aveva iniziato a divincolarsi muovendo i piccoli muscoli della pancia su Mira. Quello bastò a far tornare il disprezzo che Mira provava per quell’insulsa larva.

-Ieri sera ho avvertito dell’odio nel tuo eco. Rivolto a questa piccola creatura.- Disse l’Imperatrice accarezzando la larva e riportandola alla calma.

-Beh, ecco. Io …-

-Non temere Mira. Non è un crimine provare dei sentimenti d’odio verso le sotto specie dell’Impero.- Continuò l’Imperatrice disattivando la serratura magnetica della serra con un piccolo impulso. -Ma vorrei che tu capissi che ogni essere esiste di questo mondo per uno scopo.-

Mira seguì l’Imperatrice nella serra senza dire nulla. Non riuscì a capire il motivo di tutto quello che stava accadendo. Ne l’esatto scopo di quella serra. La struttura conteneva un microclima da foresta glaciale arvianana . C’erano degli esemplari di piante tipiche delle più grandi foreste di quella fredda parte di mondo, ma nessuna di rara. Quando giunsero al centro della serra, l’Imperatrice prese in una delle sue grandi mani la larva. Li Mira vide anche un grande nido di legno morto, ragnatele, brina e esoscheletri di piccoli insetti senza vita. Il che le fece temere che tutto quello era stato riservato al piccolo Zuzino.

-Zihakka? Zihakka?- Chiamò l’Imperatrice.

Mira aveva già sentito quel nome da qualche parte, ma non riusciva a ricordare chi fosse. Poi però una lunga zampa aracnide ci posò sul suo collo. Seguì poi un’altra sulla sua nuca, una sulla sua spalla destra e tre sul suo braccio destro.

Quando Mira voltò lentamente la testa vide un intero set di chele e quattro spaventosi occhi viola che fissavano l’Imperatrice. Prima che Mira potesse anche solo capire cosa fosse, quella cosa saltò con uno solo rapido balzo sulla cima del nido.

Zihakka, discendente diretto della più antica nidiata di ragni imperatore di Arvian e animale più sacro delle cultura zarnarak. La sua specie era stata allevata fin dagli albori dell’Impero. Lo si poteva considerare uno di famiglia.

-Oh eccoti qui. Mio bel tesoro.- Disse l’Imperatrice appoggiando Zuzino su un tronchetto della tana. -Guarda. Ti ho portato una sorpresa.-

Zihakka era un artropode con sei zampe, due chele affilate, otto occhi viola come il sangue e un nero carapace grande come un la testa di un bambino. L’incarnazione dell’aracnofobia. Ma a parte i suoi padroni, solo pochi tra i più bravi entomologi del pianeta sarebbero stati in grado di riconoscerlo tra i suoi simili che abitavano le regioni più oscure di Arvian. Questione di caratteristiche millimetriche nella sua struttura fisica.

La nidiata di Zihakka era celebre per la rara capacità di assorbire i migliori geni delle proprie vittime. Secondo i naturalisti dell’Impero e dell’Unione, circa il sette percento delle creature sul pianeta ne era capace.

Mira restò a guardare il ragno avanzare verso l’inerme Zuzino, mentre questo continuava a sonnecchiare incurante del pericolo incombente. Quando Zihakka fu sopra di lui, iniziò a tessere dei sottili fili di bava. E dopo averli usati per trasformare la larva in un salame, li tese di colpo. Il povero Zuzino venne affettato in sette grossi pezzi, tra i quali anche la sua testa. A giudicare dai movimenti della sua boccuccia, il suo piccolo cervellino doveva essere rimasto attivo. La tipica morte lenta di un insetto decapitato.

Zihakka invece iniziò a setacciare le fette di larva alla ricerca di qualcosa. Qualcosa che la larva aveva iniziato a far crescere già al suo primo stadio di vita. Un piccolo organo, che dopo aver raccolto con estrema delicatezza, il ragno ingerì senza masticare per dare il via al processo di assorbimento. Qualunque abilità gli avrebbe portato quel pezzo di larva, ci sarebbero volute settimane per vederne i risultati. Forse anche mesi.

Mira stava riconsiderando i suoi sentimenti per Zuzino quando l’Imperatrice le si avvicinò.

-Ricorda piccola Mira. Ogni creatura di questo mondo, dalla più piccola alla più grande, esiste per una ragione.- Spiegò l’Imperatrice con tono amorevole. -Zuzino non viveva per rallegrare il Duca di Korna, ma per servire un essere ancor più superiore.-

Poi l’Imperatrice allungò il suo indice verso Mira. La ragazza provò un senso di terrore alla vista del lungo artiglio della donna, che lentamente avanzò fino a toccarla delicatamente sul petto.

L’artiglio però non infilzò lei, ma qualcos’altro di “croccante”. Un buigo. Un piccolo scarabeo alla base della catena alimentare e allevato nelle fattorie dell’Impero per la produzione di razioni.

Mira tornò a rilassarsi quando l’Imperatrice si portò l’animaletto in bocca per sgranocchiarlo. I migliori esemplari erano ottimi ingredienti per le pietanze più costose nei ristoranti zarnarak.

-Allora cosa decidi? Regni tra gli dei? O servi tra i mortali?-

-Regno.- Le rispose la ragazza.

-Bene, Mira. Molto bene.-

 

 

Ore 21:13/Palazzo Imperiale

Ufficio del Direttore Zellenek

 

Dopo aver concluso l’incontro con l’Imperatrice, Mira venne accompagnata da una cameriera all’ufficio del Direttore Zellenek. Colui che sotto l’Imperatore e l’Imperatrice gestiva, amministrava e sovrintendeva le operazioni all’interno del Palazzo.

Da quando era entrata nella stanza, le era stato solamente detto di sedersi davanti alla scrivania del Direttore, che nel frattempo aveva continuato a compilare delle carte senza neppure alzare lo sguardo.

Quando ebbe finito, chiuse il suo registro, rimise la sua penna di bevek nell’apposito compartimento della sua scrivania e si mise a fissare Mira con le dita intrecciate sopra alla sua scrivania. L’uomo era un furioso di mezz’età con una carnagione molto nera e uno sguardo privo di emozioni.

-Normalmente sarei io a valutare le domande di assunzione qui a Palazzo e a procedere con le assegnazioni.- Il suo tono era calmo, ma al tempo stesso serio. -Ma di quando in quando l’Imperatore e l’Imperatrice segnalano potenziali promesse. Ti interessi di politica Mira 5/5/5?-

-No, signore.-

-Bene, perché non tolleriamo opinioni politiche qui al Palazzo Imperiale.-

L’incontro si stava facendo teso. Mira cominciava a credere che quell’uomo non provasse una grande simpatia per lei.

-Hai parenti o amici in contatto con gruppi terroristici, ribelli o anarchici?-

-No.-

-Hai mai visto o toccato un evorex vivo o morto?-

-No.-

-Hai mai aggredito un soggetto appartenente ad una casta superiore alla tua?-

-No.-

-Quanti nemici dell’Impero hai ucciso fino ad ora.-

-Nove confermati.-

Il Direttore fece una breve pausa per riaprire il suo registro e dare una breve occhiata. Dopo averlo richiuso emise un lieve grugnito come approvazione.

-Bene. Almeno adesso sappiamo che sai sparare.- Si complimentò. -Ma adesso vorrei mettere ben in chiaro una cosa, Mira 5/5/5.-

Il direttore si alzò in piedi appoggiandosi con i quattro pugni sulla scrivania e guardando Mira con i suoi due occhi viola scuro.

-Te lo dirò una sola volta e nel modo più carino e gentile che io conosca, come sempre ho fatto, e sempre farò con gli embrioni di uova marce che sono capitati e capiteranno nello stesso punto dove tu ti trovi adesso. Se alla Principessa dovesse accadere qualcosa di spiacevole, o se tu dovessi fallire in qualsiasi altro modo, non mi importa quale grazia ti verrà concessa dall’Imperatrice o dall’Imperatore in persona. Chiamerò a raccolta tutti i peggiori taglia gole al servizio dell’Impero e appena metterai piede fuori dai cancelli di questa sacra magione ti ritroverai con una taglia da un milione di zibbar sulla tua testolina. Afferrato?-

Mira era rimasta sorpresa dalle minacce di quel demone con la veste da Direttore, ma non si fece intimorire.

-Vivo per servire l’Impero. Signore.-

Il direttore fece un mezzo sorriso e tornò a sedersi. La risposta di Mira alla sua minaccia sembrava averlo divertito.

-Oh si. Sarai una buona blatta da compagnia.-

 

 

Ore 21:22/Palazzo Imperiale

Area Servitù Imperiale

 

Concluso il colloquio peggiore della sua vita, Mira venne accompagnata da un’altra cameriera al suo nuovo alloggio. La cameriera era di qualche anno più giovane di Mira. Sembrava quasi Bivif.

-È un grande onore conoscere la guardiana della Principessa Zackarva.- Si complimentò la cameriera.

-Grazie.-

Mira non era molto in vena di chicchere. Il trattamento riservatole dal suo nuovo “principale” le aveva quasi rovinato la giornata.

Svoltato l’ennesimo angolo e percorso il ventottesimo corridoio le due giunsero finalmente all’appartamento di Mira. Per aprire la porta la cameriera usò un lieve impulso magnetico. Ogni zarnarak emetteva costantemente una lieve traccia magnetica, unica come le impronte digitali, e i sensori magnetici sulle porte di sicurezza o sparsi nelle zone ad accesso limitato sapevano identificarne i proprietari. Dopo aver ricevuto la conferma della sua registrazione, Mira sarebbe stata in grado di aprire ogni porta semplicemente passandoci davanti. Quelle alle quali lei era autorizzata per lo meno.

-Eccoci qua.- Disse la cameriera invitando Mira ad entrare per prima.

Quando però Mira fu dentro, restò con gli occhi sbarrati. La stanza in cui si trovava era bellissima. Candelabro di cristallo. Televisore a parete da sessanta pollici. Divano in pelle bianca. Angolo cucina. E perfino un acquario.

-Questa è la sala comune?- Chiese Mira incredula.

-No. Questo è il suo appartamento.- Le rispose la cameriera.

-Appartamento?- Chiese Mira guardando le due porte sulla parete a destra.

-Ma certo. Le guardie imperiali necessitano di tutto il comfort possibile per garantire il loro servizio. Venga le mostro la sua stanza.-

-Stanza?- Domandò Mira seguendo la cameriera oltre la porta più vicina all’entrata.

La nuova “stanza” di Mira era quattro volte più grande di quella vecchia. Con un bellissimo letto matrimoniale, una scrivania con specchio, altre due porte e una cosa che Mira aveva visto solo di rado indosso a dei nobili.

-Questa è una pelliccia?- Chiese accarezzando il grande tappeto bianco ai piedi del letto.

-Oh, si. Cellule di orso polare unite a cellule staminali mammifere e allevate in laboratorio da abili artigiani terrestri.-

Prima dell’arrivo della razza umana, nessuno su Arvian aveva conosciuto la piacevole morbidezza di una pelliccia. Data la totale assenza di mammiferi sul pianeta e quindi di peli.

-È la prima volta che ne tocco una.-

-Metto il suo bagaglio nel guardaroba?-

-Guarda che?-

La cameriera aprì la porta a sinistra dell’entrata alla camera e dopo averci lasciato la valigia mostrò a Mira i vari particolari di quella stanza.

-Sei cassettiere, due armadi, una rastrelliera blindata e due busti porta abito.-

Mira restò più confusa che stupita.

-Con cosa dovrei riempire due armadi?- Si chiese.

-E questo è il suo bagno.- Disse la cameriera aprendo la porta al lato opposto della camera.

Quando Mira entrò nell’ultima stanza, le venne quasi da piangere. Il bagno era il più lussuoso che lei avesse mai visto. Neppure quello della sua vecchia Direttrice si avvicinava ad un simile splendore. Mira lo sapeva bene, visto che qualche anno prima, per scontare una punizioni aveva passato un’intera mattinata a pulirlo con uno spazzolino da denti.

Il pavimento era di pietra bianca come nel resto dell’appartamento, solo che nel bagno era stato adornato con placche metalliche raffiguranti esotiche creature marine. Il lavandino era di corallo arivianano e lo specchio sovrastante aveva anche un display che mostrava data e ora. Ma il pezzo forte era la vasca da bagno circolare da quattro metri di diametro. Praticamente una piscina.

-Se ha bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, può usare l’interfono o consultare il registro elettronico del suo appartamento.- L’informò la cameriera. -Desidera pranzare prima di incontrare la Principessa?-

-Ehm, no. Non credo sia una buona idea far attendere la Principessa.-

-Ma la Principessa sta ancora riposando.-

-Ancora?-

-Si. Sua maestà la Principessa Zackarva ama dormire fino ad ora di pranzo. Per tanto se lo desiderate, potete ordinare qualcosa dalle cucine prima del suo risveglio o prepararvi un pasto nella vostra cucina qui accanto.-

Mira era rimasta più confusa di quando a lezione di elettronica sul campo il suo drone ricognitore si era messo a sbattere contro un manichino invece di colpirlo con il tesar. Ufficialmente i membri della famiglia reale erano persone che vivano una vita regolare. Ma ovviamente c’era una spiegazione se la Principessa stava ancora dormendo. Invece la possibilità di ordinare il cibo in camera era una vera e propria novità.

-Le serve altro?-

-No. Grazie. Per che ora devo essere pronta.-

-È libera fino a mezza notte meno cinque. Poi qualcuno verrà per guidarla fino alle proprietà della Principessa. Dopo di che procederà con le sue mansioni fino al termine delle attività giornaliere di sua altezza. Se è tutto la lascio da sola.-

Salutata la cameriera Mira pote finalmente dedicarsi all’esplorazione della sua nuova casa. La ragazzina infantile nel suo cuore, che nessuna direttrice sarebbe mai riuscita a sopprimere, voleva farla saltare sul letto o rotolare sulla pelliccia d’orso con solo la biancheria intima, ma l’ufficiale nella testa la convinse a leggere prima il registro.

Lo trovò sul divano in pelle. Era un datapad con diverse applicazioni. Tra queste c’era quella dei servizi. Cose come cibo, pulizia, servizio sanitario, intrattenimento e compagnia. Delle ultime due cose Mira non ne capì il significato, e quando premette su cibo comparve una lista di piatti che lei neppure conosceva. Non sapeva neppure se poteva permettersele.

Terminata le ricerche sul palmare si diresse verso l'angolo cucina. Sul tavolo di pietra era stato messo un vassoio pieno di frutta. C’erano perfino frutti coltivati nelle terre equatoriali di Arvian. Mira ne prese uno a caso e quando lo assaggiò, il suo palato venne colpito da un’esplosione di dolce sapore tropicale. Qualcosa che chi ha vissuto fin dalla nascita nella capitale di ghiaccio senza grandi titoli non può neanche immaginare.

Divorato avidamente il frutto, Mira aprì la porta del frigo. Cinque ripiani colmi di razioni dall’ottava alla decima casta. Ingredienti che mai prima d’allora aveva visto. Carne, verdure, bevande. Ma una cosa la riconobbe subito. La confezione da sei lattine di Kerat. La bevanda energizzante più dolce e costosa di tutto l’Impero. Quelle deliziose lattine nere venivano vendute solo ai membri della nona e della decima casta. Sopratutto militari.

Mira aprì con la massima attenzione il sottile cartone della confezione. Controllò la lista degli ingredienti per accertarsi che non si trattasse di un imitazione. E finalmente si decise a tirare la linguetta di alluminio.

L’odore era indescrivibile, e il sapore allucinante. Quando il liquido raggiunse lo stomaco, il nucleo di Mira iniziò a emanare il triplo dell’energia. Trecento millilitri di quella roba erano sufficienti a fare stare sveglio uno zarnarak per più di ventiquattrore. In parte merito del loro sistema digerente, e in parte dello sciroppo di gagfat distillato.

Il passo successivo per Mira fu prendere la fruttiera, una lattina extra e andare in bagno. Li la ragazza si spogliò, abbandonando uniforme e biancheria intima per terra, appoggiò il cibo a bordo della vasca e si immerse dentro alla vasca.

Rimase sorpresa quando capì che la vasca era più profonda di qualche centimetro. Arrivata sul fondo guardò i cinque metri di acqua che la separavano dalla superficie. Li, in quell’isolato spazio bianco, separata da tutto, assuefatta al potere energizzante della Kerat e avvolta dal candido gelo dell’acqua a due gradi centigradi, Mira trovò la beatitudine. Un senso di pace che più passavano gli anni e meno riusciva a trovare. L’ultima volta era stato quando la Direttrice l’aveva encomiata per aver fermato un sospetto ribelle e aver fermato il contrabbando di una grossa partita di scorte mediche rubate. Ricevere un’intera giornata di licenza in una caserma della GZ era cosa rara.

Mira restò in quello stato per una decina di minuti. Le branchie nei sui polmoni filtrarono per tutto il tempo l’ossigeno nell’acqua. Milioni di anni passati ad evolversi in tutti i modi possibili avevano dato ad entrambe le specie la possibilità di nuotare senza necessitare dell’aria per ore.

Terminata la sua meditazione, Mira risali in superficie. Li si appoggiò al bordo della sua “piscina” e gustò qualche chicco di uva terrestre. Anche quella una rarità nell’Impero, vista la necessità di un clima caldo per coltivarla.

-Accidenti. Mangiare frutta a bordo vasca come dei ricconi è un lavoraccio se non hai un buon appoggio. Dovrò farmi alzare il fondo dal muratore di corte.- Scherzò Mira.

-Alzare fondo.- Disse una voce sintetica.

L’acqua della vasca cominciò ad uscire lungo il brodo circolare, per poi affluire nella sottile canaletta che la circondava. Due secondi dopo Mira percepì il fondo mentre questo si alzava a gran velocità e in un lampo la ragazza si ritrovò sdraiata come una nobile intenta a mangiare frutta a bordo vasca.

-Chi ha parlato?- Chiese Mira confusa.

-Sono stata io. Caya 5000. IA casalinga della NORYAK. Colosso zarnarak numero uno nel campo della produzione di beni per l’arredo e il comfort. Al servizio dell'Impero.-

Le IA erano nate prima dell’arrivo dell’umanità. E sempre prima avevano dato prova della loro pericolosità quando l’Unità di Controllo della Sicurezza nella colonia lunare evorex di Ron pensò che l’unico modo per garantire la sicurezza dei suoi abitanti rettili fosse quello di sterminarli il prima possibile. Dopo l’incidente entrambi i governi avevano approvato delle leggi per limitare la produzione di IA potenti e migliorare le restrizioni informatiche.

Caya 5000 era un IA di base prodotta su larga scala per facilitare l’utilizzo di costose apparecchiature civili. Le intelligenze artificiali come lei potevano solo comandare ciò a cui erano collegate e rispondere a domande basilari. Praticamente degli interruttori intelligenti.

-Ehm … ciao. Io sono Mira 5/5/5. Sai fare anche altro?-

-Questa unità è una vasca da bagno YNB322 della NORYAK in microfibre plastiche rimodellabili. Possiede più di novanta modalità pensate per soddisfare i suoi occupanti.-

-Per esempio?-

-Modalità sdraio relax.-

Il rivestimento sotto di Mira cominciò a muoversi, fino a creare una sorta di poltrona molliccia su cui la ragazza pote sdraiarsi comodamente.

-Modalità schermo mobile.-

Dal soffitto scese un braccio meccanico con un sottile schermo al suo apice. Il braccio seguiva i movimenti della testa di Mira grado per grado, permettendole di guardare lo schermo in qualsiasi posizione. A quell’ora su I stavano trasmettendo Conquista. Uno dei più grandi classici del cinema imperiale.

-Sofisticata.- Si complimentò Mira.

-Modalità cascata a tenda.-

Dall’alto iniziò a scendere un sottile strato di acqua, che subito circondò la vasca come una tenda semitrasparente.

-Wow. Bella.-

-Modalità idromassaggio.-

-Hey! Ma che …!?-

Quando dal fondo della vasca iniziarono ad emergere centinaia di bolle, la ragazza temette di aver rotto qualcosa, o che la vasca si fosse improvvisamente riempita di fameliche lalembe. Poi però, percependo il piacevole tocco delle bolle, tornò a rilassarsi. Quello fu il suo primo idromassaggio.

-Ah. Ok.-

 

 

Ore 00:00/Palazzo Imperiale

Tenuta della Principessa Zackarva

 

Mira era pronta come mai prima dall’ora. Rilassata e carica allo stesso tempo. Merito del suo pranzo e del bagno fatto poco prima. Ad accompagnarla non c’era solo una cameriera, ma l’intero gruppo di domestiche e ancelle al servizio della Principessa. Truccatrice, sarta, calzolaia, addette alla pulizia, medico reale, parrucchiera e naturalmente guardia del corpo. Tutte e dieci rigorosamente donne.

La rete di treni sotterranei del Palazzo era il miglior modo per spostarsi tra le varie sezioni senza dover percorrere il labirinto di corridoi che lo componevano. In oltre era molto veloce.

Per arrivare alla tenuta della Principessa, passando sotto l’immenso giardino che separava le proprietà dei principi dal Palazzo, ci misero meno di un minuto. Alla fine della corsa, il gruppo giunse in una stazione poco più grande del nuovo appartamento di Mira. Nulla di speciale. Qualche ornamento regale e sistemi di sicurezza al pari di quelli nel Palazzo.

Salite le scale Mira poté finalmente entrare nell’immenso atrio della tenuta. Una sala dalle modeste dimensioni decorata con animali imbalsamati e antiche reliquie appartenute ai predatori più terrificanti del pianeta. Per la maggior parte teschi. Al centro della sala però, troneggiava la statua della Principessa Zackarva, detta La Divoratrice. Divenuta già leggenda per la sua abilità con le armi di precisione e per la sua spietata passione per la caccia. In oltre si diceva che il suo insaziabile appetito era inferiore soltanto alla sua bellezza. Eppure restava pur sempre una ragazza snella ed atletica come molte giovani guerriere.

La tenuta non era vasta come il Palazzo. Più terreno che struttura. Contava circa una quindicina di stanze e sale. Compresa una piscina olimpionica, una sala dei trofei, una palestra e un poligono di tiro dove la Principessa si allenava quotidianamente.

La camera da letto si trovava sul retro e si affacciava sui trecentoventi acri di riserva privata dove animali provenienti da tutte le terre dell’Impero brucavano indisturbati. Salvo per le sporadiche battute di caccia della Principessa.

Mira ebbe un pizzico di timore quando entrò nella camera con le altre servitrici. La donna che a partire da quel giorno avrebbe fedelmente servito fino al suo congedo o alla sua morte, la stava aspettando. Anzi, dormendo.

La camera rispecchiava i canoni estetici della tenuta. Pavimento nero, soffitto nero, pareti nere, mobili neri. Tutto nero, salvo qualche particolare eccezione. Ciò non stava solo ad indicare la perfezione e la purezza degli zarnarak. Ma anche il potere della proprietaria.

La prima cosa che Mira vide fu il letto della Principessa. Un grande letto a baldacchino quattro metri per sette coperto da tende di stoffa pregiata. Stoffa nera ovviamente.

Le domestiche si divisero per adempiere ognuna al proprio compito. Mira si fermò sull’attenti al centro della stanza in attesa di indicazioni e di vedere un’altra tra le persone più importanti dell’Impero.

-Vostra maestà, è l’ora.- Disse una delle domestiche affacciandosi alle tende del letto.

Quando il letto fu scoperto si udii un lieve mugolio di sofferenza. E quando le tende della vetrata che dava sul giardino vennero fatte scorrere, e la flebile luce delle lune entrò nella stanza, si udii un ringhio di sofferenza.

-Aaah, voglio dormire.-

-Ma rischierete di saltare il pranzo, Principessa.-

Anche se non molto contenta, la Principessa si decise scendere dal suo regale giaciglio. E finalmente Mira la vide.

Pelle nera come gli abissi più profondi e abbellita da sinuose strisce laterali poco più chiare. Chioma nera lucente alla moicana con capelli portati lunghi sulla nuca. Coda da due metri e mezzo, sottile e con una lama ossea affiliata come un rasoio. E le forme … uno spettacolo di pura bellezza che avrebbe spinto qualsiasi maschio a rilasciare i propri ormoni nell’aria.

Mira pote gustarsi quell’afrodisiaco spettacolo, per maschi, millimetro per millimetro. Tranne che per un piccolo particolare.

Da come stava in piedi e barcollava, doveva aver passato una nottataccia. Una nottataccia a base di alcol. Per Mira fu un mezzo shock vedere la Principessa con i postumi della sbronza. Una divinità terrena perfetta in tutto e per tutto ridotta ad uno straccio.

Mentre Mira tratteneva lo sgomento, la Principessa si fece strada barcollando, ma senza farsi aiutare, fino alla vasca da bagno che la attendeva a pochi metri dal suo letto. Li le quattro ancelle addette alla pulizia la insaponarono con delle morbide spugne marine. Pur restando sull’attenti, Mira evitò di seguire la Principessa con lo sguardo durante il suo bagno.

-Qual cosa di nuovo?- Chiese ancora assopita.

-Oggi ha ricevuto tredici lettere da alcuni nobili alto locati. Il figlio del generale Sank vorrebbe invitarla ad una cerimonia …-

-Spazzatura.- La interruppe la Principessa.

-Come desiderate. Karva chiede se stasera vi riunirete con le vostre amiche.-

-Si. Hanno aperto un nuovo club al Centro.-

-E in oltre l’Imperatrice ha trovato la vostra prima guardia del corpo.-

La Principessa guardò Mira. La esaminò con i suoi splendidi occhi. Temperatura, flusso sanguigno, flusso energetico. Quelle due sfere viola lucenti erano l’eredità genetica di molteplici generazioni di predatori, capi clan, re guerrieri, supremi generali e imperatori. Due occhi, mille modi di vedere le cose.

-Tu hai salvato mia madre?- Chiese la Principessa uscendo dalla vasca.

-Si Principessa.-

La Principessa si avvicinò con passo elegante a Mira. La soldatessa non osò muovere un muscolo.

Prima la Principessa abbassò la temperatura del suo corpo fino a ghiacciare l’acqua che lo ricopriva, poi si scrollò di dosso il ghiaccio, e arrivatale davanti, contro ogni previsione, eseguì un lieve inchino. A giudicare dalla reazione delle domestiche la cosa non era molto comune.

-Te ne sono grata. E come dovrò chiamarti d’ora in avanti?- Chiese la Principessa recandosi ad una chaise longue dove il suo medico, la truccatrice e la parrucchiera la attendevano.

-Mi chiamo Mira 5/5/5.-

-Ferme!- Ordinò la Principessa.

Tutte si bloccarono. Mira pensò di aver detto qualcosa di sbagliato.

La Principessa però volle soltanto darsi un’ultima scrollata prima di sdraiarsi e concedere i suoi splendidi capelli alla parrucchiera.

-Credo che ti chiamerò Mira. 5/5/5 non si adatta alla guardia di una reale. Roba da plebei. Non credete?-

-Si vostra maestà.- Risposero le serve in coro.

La parrucchiera iniziò a pettinare la chioma della Principessa, mentre la truccatrice si occupò della sue unghie e la dottoressa scansionò il suo corpo con uno scanner biometrico.

-Dovreste diminuire l’uso di sostanze alcoliche Principessa. Il vostro fegato potrebbe cedere nel momento peggiore.-

Gli organi degli evorex e degli zarnarak non si infettavano. Non c’erano tumori o malattie per creature dal sangue ardente o gelido. Certo potevano essere infestati da parassiti autoctoni o danneggiati da bruschi impatti o lacerazioni. Ma la malnutrizione o l’assunzione di determinate sostanze in dosi eccessive rischiava di indebolire le funzioni dell’organismo in qualsiasi momento. E un mal di pancia nel bel mezzo della battaglia non andava di certo sottovalutato.

-Vorrà dire che stasera berrò nove bottiglie invece di dieci. Fate entrare Ziama.-

Due delle ancelle addette alla pulizia si recarono alla porta della vetrata. Dopo aver aperto la serratura e spalancato le due ante, nella camera entrò il più bel esemplare di raunrok che Mira avesse mai visto.

I raunrok erano statisticamente la specie animale di Arvian più letale. Non erano i più grossi o quelli più pericolosi. Ma le statistiche dimostravano chiaramente che il numero di vittime per attacchi di raunrok erano maggiori rispetto a quelli di un leviatano abissale.

Erano intelligenti, maestosi e letali. Ma la cosa più incredibile era la loro capacità di comprendere il linguaggio zarnarak ed evorex. Il perché? Semplice. Tutti loro erano zarnarak o evorex che nella preistoria di Arvian, invece di seguire il ramo evolutivo dei bipedi, avevano preferito evolvere il loro corpo in qualcosa di più aggraziato e sofisticato dei loro antenati. Certo non erano in grado di leggere o scrivere dei testi, ne di creare armi o meccanismi, ma il loro antico legame con le due specie predominanti del pianeta ne aveva fatto i predatori più pericolosi. E come se ciò non bastasse rientravano in quel gruppo di specie capaci di evolversi nutrendosi di altre creature. Alcuni esemplari avevano sviluppato perfino dei pollici opponibili. Ciò permetteva loro di impugnare armi da mischia. E se ben addestrati, anche armi da fuoco.

Ziama era una femmina di raunrok dalla pelle bianca. Come l’Imperatrice. Solo che una così ci era nata, mentre l’altra si era sottoposta a rituali arcani per modificare la propria cute.

Raggiungeva i sei metri di lunghezza, senza contare la coda da sette, e i tre di altezza. Le forti zampe posteriori possedevano quattro dita con lunghi artigli retrattili, mentre quelle posteriori tre. Il suo esoscheletro sottocutaneo molto elastico gli garantiva agilità e protezione. I denti aguzzi nascosti dalle labbra incutevano timore in chiunque avesse avuto il pregio o la sfortuna di vederli.

Pur avendo vissuto nel lusso e nella comodità fin dalla nascita, Ziama era diventata una temibile predatrice. Come la sua padrona d'altronde.

Accortasi di Mira, la creatura le si avvicinò minacciosamente, squadrandola con i suoi occhi viola acceso. E quando fu su di Mira la annusò con le sue quattro narici, piegando col respiro il suo ciuffo.

-Buona! Qui Ziama.- La chiamò la sua padrona.

Mentre Mira riprendeva a respirare, il raunrok andò ad accovacciarsi vicino alla chaise longue dove la Principessa era ormai pronta per vestirsi. La sua padrona usò il datapad della sarta per scegliere cosa mettersi.

Facendosi aiutare dalle ancelle, la sarta iniziò a vestire la Principessa. Biancheria intima, tuta aderente, leggings, giacca in pelle e occhiali da sole con protezioni laterali e stanghette in lucente bevek. Il tutto in pregiate stoffe nere e disegnato su misura per la Principessa.

Per finire, la calzolaia mise ai piedi della Principessa un paio di telan. Una via di mezzo tra dei guanti e dei calzini largamente usata dai primordiali di tutto il pianeta per non dover rinunciare alla loro natura animalesca ed evitare lo sporco dei centri abitati. In oltre le leggi dell’Ordine sul pudore vietavano di girare per le strade senza coprire adeguatamente il proprio corpo.

Un attimo prima di salire in groppa a Ziama, la Principessa si diede una grattata alla cute della testa con i lunghi artigli retrattili della sua mano, scompigliando lievemente la sua chioma e rovinando, anche se di poco, il capolavoro dell’acconciatrice. La quale però non mostrò alcun segno di offesa.

Quando Ziama si erse sulle sue quattro zampe con la sua padrona seduta sopra, la Principessa fece segno a Mira di salire.

-Su forza.-

-Ehm, devo salire con voi?- Chiese Mira confusa.

-Ovviamente. Altrimenti come fai a starmi dietro?-

Facendosi aiutare dalla Principessa, Mira salì con un piccolo sforzo dietro alla nobile. Ziama non perse un istante per protestare ringhiando.

-Buona!- L’ammonì la sua padrona. -Non fare la cattiva. Forza. A pranzo.-

-Perdonatemi Principessa, ma dove devo tenerMIIIIIIII!!!-

Con un solo balzo, la femmina di raunrok volò oltre la soglia della vetrata lasciata aperta. Mira per poco non cadde. Fu solo grazie ai suoi riflessi se riuscì ad aggrapparsi in tempo alla Principessa.

La sua nuova vita, era appena iniziata.

   
 
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