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Autore: Karl Arbeni    07/06/2019    0 recensioni
Layben, pianeta di straordinarie meraviglie, da sempre protetto da quattro entità, non garantisce più la prosperità e la pace di un tempo. Le molteplici creature che vi abitano, un tempo unite dalla differenza, sono adesso spinte da un misterioso sentimento di disagio, altre invece bramano il conflitto. Strani fenomeni atmosferici e mentali si abbattono sulla vita di tutte le creature. Le stesse entità protettrici sono silenziose e schive, quasi come se fossero loro stesse le cause del cambiamento. Gli umani investigatori Goyfridus e Eyren, su mandato di un' entità, indagheranno nei limiti del possibile, cercando le risposte ai problemi mentali e atmosferici che affliggono Layben. Una ricerca di sé e dell' altro, di una memoria perduta, di una sapienza dimenticata, di un' armonia sempre più lontana.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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L' animo si placava come dondolato in una culla, quando superava l' Arco del Trionfo della Prima Montagna dell' Arcipelago Celeste, una meraviglia evanescente.

Qui tutto respirava, il vento esalava, confluivano aria e terra nella stessa sublimazione, intuivano e anticipavano le cose lontane i pensieri più remoti. << Qui essere e percezione sono la stessa essenza >> Esclamava un essere fatto di luce che vegliava all' entrata dell' arco. << Qui la Divisione della forma non inganna l' Unità della sostanza >> Esclamava un altro essere di luce, che affiancava il primo, << La Percezione di questo luogo sintetizza tutte le percezioni >> intonarono entrambi in maniera sincronizzata. 

Eirene e Goyfridus, accolti dai due enti di luce, avanzarono per la Prima Montagna, ma senza toccare il terricciolo di erbette fresche, poiché una foschia li librava per auto-contemplazione. I due, che erano investigatori umani scelti da Teriphan-El per indagare circa gli ultimi drammatici incidenti che colpirono l' Arcipelago, ritennero che un buon inizio fosse quello di esplorare la Ventesima Montagna, una delle più importanti, nota come il piano del Boschetto dell' Idillio, luogo d' incontro tra le creature di Arileia e quelle di Paragan, entità dell' ovest, rappresentante l' ordine. Gli ultimi incidenti videro la dissoluzione di un' Effige di Arileia e la disintegrazione di un Colosso di Paragan in due zone molto distinte di Layben, primi questi incidenti in millenni di storia.


Passarono già diverse settimane da quell' incidente e sembrò che nessun Arileita e nessun Paraganiita si volesse "occupare" in prima persona della situazione. A dire il vero, era pur sempre la prima volta che una tale disgrazia accadesse e tutta Layben si mostrò confusa quanto paralizzata. Le due entità restarono mute, ma nessuno osò colpevolizzarle. E non poteva essere neanche possibile... Se qualcuno l' avesse fatto, un continente intero di potenze ataviche si sarebbe scagliato contro di lui...

Gli alberi delle boscaglie dell' Arcipelago erano quasi sempre a forma di spirale allungata, avvolti da moltissime ramificazioni, le cui estremità terminavano con un concentrato di nuvole compresse, dai vari colori, che alimentavano le foglie all' interno. Una volta entrati nei fitti boschi, la luce solare si sarebbe infiltrata difficilmente e la nebbia di Arileus avrebbe offuscato ancora di più la vista umana. In genere i boschi erano abitati da creature piccolissime, come cicale, rane, lucciole e scoiattoli, ma era possibile anche fare degli incontri un po' più anomali, con quel tipo di creature molto sfuggenti e schive quali sono quelle di Arileia.

 
I due investigatori s' inoltrarono nel bosco, accompagnati da uno sciame di lucciole, che a debita distanza, li inseguivano e illuminavano flebilmente il loro percorso. Raggiungere la Ventesima Montagna sarebbe stato difficile per due esseri umani e avrebbe richiesto molto tempo, ma la missione andava completata e Goyfridus non si sarebbe dato pace neanche baciato da Arileia, se non l' avesse completata. 
Goyfridus era un uomo che sapeva mantenere la parola data, ma era anche resistente ad ogni fatica, purché ci fosse stato uno scopo superiore per superarla.
Eirene, sebbene avesse anche le qualità di Goyfridus, ma non la sua stessa resistenza alla fatica, eccelleva soprattutto nell' empatia e nell' intuizione; il piano di Arileia era sicuramente più adatto a lei che a Goyfridus, più allineato all' influenza di Paragan, pragmatica e deduttiva.

Poteva trattarsi anche di un' avventura per amarsi ancora di più, e anche se i due erano troppo cortesi per non esplicitarlo così direttamente, lo pensavano e lo speravano, ma non prima di aver risolto il problema in sé. Dovevano trovare la causa delle due tragedie, partendo dalla Ventesima Montagna, luogo delle due tipologie di creature interessate, l' una "dissolta", l' altra "disintegrata".

Il silenzio e l' immobilità erano una costante del primo boschetto, misti a un' atmosfera di solennità vibrante. Ma siccome l' Arileus era dotato di coscienza propria e rilevava lo stato di apprensione dei due investigatori ormai prossimo, inviò una potente folata di vento che per poco non spostò i due, ma insufficiente per spostare le solide ramificazioni degli alberi del luogo, più solidi e robusti di un corpo umano. I due capirono che l' Arileus, la materia aeriforme del piano, aveva coscienza propria e aveva deciso di rompere la loro apprensione, inviando una creatura che desse una svolta.

Destabilizzati, Goyfridus ed Eirene si tennero semi-abbracciati e l' uno cercò di coprire gli occhi dell' altra, e viceversa, per impedire che qualcosa entrasse negli stessi.


Un lontano ruggito si estese nel cielo, oltre al vento si elevò una propagazione d' onda sottile ma percettibile, quindi la luce solare smise di filtrare, poiché una grande ombra volante la coprì, e l' unica luce disponibile fu quel poco che le lucciole e l' Arileus potevano dare. Dall' alto di quel cielo annebbiato si elevarono due voci maschili, una possente, maestosa e calorosa, l' altra rauca e cavernosa che ne faceva da eco; si propagarono dalla stessa fonte, una fonte irriconoscibile, poiché intensa era l' oscurità che copriva la vista dei due.

<< Sono onnipresente ma ovunque infinitamente sfuggente, cosa sono? >> Domandò ai due umani, la voce che conteneva due voci, una mente che parlava attraverso le rime, com' era usanza della sua specie, per dimostrare la capacità di anticipare l' istante del proprio pensiero con la costruzione dello stesso.

Goyfridus ed Eirene stentarono a rispondere, ma quando il primo tentò, subito la seconda gli mise la mano davanti alla bocca e disse a lui:

<< Ti ricordi come ci si deve comportare con lui, tesoro? Rispondi solo se sei sicuro di dare la risposta esatta, oppure non rispondergli, ti farà un' altra domanda >>. Eirene aveva capito in anticipo di quale creatura si trattasse.

<< Vero, vita mia >> rispose Goyfridus, che nonostante le forti folate, riuscì ad aprire a malapena un occhio fino a scorgere la testa enorme di un anaconda penzolante tra gli alberi.
Goyfridus alzò lo sguardo, ma vide solo le nuvole attaccate agli alberi e quella grande massa ancora velata dalle ombre e dalla nebbia che si era appollaiata sopra di esse.
Ma ecco che si poté intravedere uno dei sue grandi ditoni, un pollice leonino marroncino ma opponibile, più grande dello stesso Goyfridus.
Due fari rotondi di fosforescenza azzurra filtravano attraverso le nuvole, rivolti imperscrutabilmente verso gli umani, erano gli occhi della creatura, fissi e assenti, immobili e penetranti.

<< Tesoro, non ti fa niente, lo sai >> Rassicurò Eirene, che sentiva Goyfridus quasi tremare. La creatura che avevano davanti faceva parte di una delle specie predilette di Aireleia, inviate spesso come guardiane del continente, essendo tra le più potenti della divinità.

Questo tipo di creatura, da sempre innocua, testava la "sapienza" di chi entrava nel piano di Arileia e, se il test fosse fallito, avrebbe tirato un soffio così potente da spazzare via gli intrusi, respingendoli nel continente più vicino, ma lontano da quello di Arileia.

<< Ho capito che creatura è... >> Disse Goyfridus, poi in mezzo alla foschia si riuscì ad intravedere un poco di folta barba bianca, talmente grande che dieci umani si sarebbero potuti arrampicare su di  essa.
I due comunque scelsero di non rispondere al quesito. Non ci sarebbe stato alcun problema nel farlo, se non una perdita di tempo. 

 

<< Alla prima domanda non avete risposto in fretta, passiamo alla seconda domanda, che disdetta! Alla libertà io sono costretto, a quella di tutti per non essere abietto! astraggo me stesso, catene che son fatte d' affetto, possano gli occhi spegnersi, lo ammetto! Il rischio è sorretto ma sia benedetto, sono costretto ma tutto è perfetto! Cosa sono, in questo boschetto? >>

<< La gratuità! >> Rispose Eirene, valore che nella sua terra fu sempre uno dei più elevati e scontati.
La creatura tirò allora un ruggito da dieci leoni, emanando anche un' onda d' aria. A queste seguirono anche misteriose onde violacee ultrasoniche, onde di propagazione psichica tipiche della potenza di quella creatura. Il misterioso essere aveva esultato, in favore della risposta dell' umana.

<< La risposta è corretta, e stavolta avete risposto in fretta. Ma se aveste risposto con una rima, avreste ricevuto tutta la mia stima, e dunque vi avrei accompagnati al di là della bruma, sareste già giunti alla più alta cima, ma ahimé, voi umani non anticipate l' attimo, il vostro intelletto è sì discreto ma ancora non ottimo! >>

La creatura, agitandosi tra le fronde della selva, avvicinò gli occhi fatti di luce fosforescente azzurra senza pupilla a quelli di Goyfridus, almeno 20 volte più piccoli dei suoi, la differenza che vi era tra uno scoglio e un sassolino.
Era raro che un essere come lui mostrasse così facilmente il suo volto, poiché era raro che le creature di Layben esterne all' Arcipelago Celeste potessero essere all' altezza dei suoi enigmi. Mostrare il suo volto era un gesto di rispetto.

La creatura, che fino a quel punto era quasi indefinibile, rivelò un' enorme faccia rotonda di un umano anziano, coperta da una foltissima barba, le labbra erano viola con denti affilati da leone, ciascuno grande almeno 60 centimetri, il suo capo pelato era pelato, ma qualche piuma incastonata nelle cellule emergeva al di sopra di questo, anche le sue estremità facciali erano coperte da piume di aquila, due occhi che sussurravano l' imprevedibilità, le sue zampe leonine avevano un pollice opponibile e potevano afferrare fino a dieci umani, dunque al di là della nebbia si palesò un' ala di aquila lunga almeno venti metri, un' anaconda che penzolava e che era la sua coda.
Il naso era schiacciato, quasi non umano, ma la cosa che trafiggeva più di tutte era quella forma degli occhi priva di palpebre, fatta di pura luce azzurra, perfettamente rotondi e immobili, privi di una pupilla, ma dotati di una trasparente lente che "avvolgeva" quella luce, un sottile strato violaceo dunque avvolgeva l' azzurro fosforescente, e in assenza di buio l' occhio diventava una specie di micro-gas celeste fosforescente.
La sua posizione era imperiosa e fiera, mostrante il petto all' insù e il viso diritto, con i soli occhi che tradivano la linearità e le zampe conserte. Era un volto enorme, rugoso, piumato, peloso, con uno sguardo solenne e imperscrutabile, ma di una vacuità profonda.

Restia da sempre al riso e allo scherzo, la creatura ignota amava mantenere un rapporto distaccato, ma rispettoso, minaccioso ma comprensivo, e cercava sempre un intelletto alla sua altezza, niente la stimolava quanto una sfida d' intelletto, e sebbene potesse mostrare più facilmente una mole fisica spaventosa e distruttiva, era solita tenerla a bada e risolvere le questioni con un dialogo strampalato.

<< Se foste nel Soffio per meditazione, non avreste bisogno di superare la Prima Montagna con tanta apprensione. Se foste nel Soffio per divertimento, avreste chiesto da subito altro intrattenimento. Dunque siete qua per dovere, intuisco, per conoscere le cause oscure, già presagisco. Ebbene, noi Arileiiti non abbiamo colpa né responsabilità, poiché siamo stati traditi dal Ciclo Emerin, vergognosa divinità! >> Tuonò la creatura.
Finalmente fu chiara la sua natura: era una Sfinge.

<< Come sarebbe a dire? Cosa ha fatto Emerin?? >> Domandò sospettoso Goyfridus.

La Sfinge si girò verso di lui e ritirò parte del suo viso, ormai più ombrato e con uno sguardo più innalzato.

<< Emerin è una falsa divinità! Del tradimento più immorale si è fatto vessillo, con le furie draconiche ha invaso e saccheggiato il nostro riposo tranquillo. Le nostre meraviglie sono state violate come petali di rosa travolti da fiamme, Divina Arileia, convoca tutta la nostra forza contro il vile Emerin, presto, dai l' allarme! >>

<< Oddio, Emerin ha dichiarato guerra ad Arileia? >> Domandò preoccupata Eirene, tenendosi una mano sul petto.

<< E senza preavviso! Un millennio di pace e di concordia è stato insensatamente ucciso, il violento Che Confluisce vince solo attaccando all' improvviso, ma il nostro ardore sarà più caldo del cuore dei suoi rettili e il nostro rimontare sarà deciso! >>

Onde elettromagnetiche e violacee, generate dalla Sfinge, si propagavano insieme all' aria, onde che destabilizzavano l' udito dei due investigatori, ma senza che la Sfinge se ne accorgesse, tanto era concentrata nel suo disprezzo.

<< Emerin crede che Layben debba diventare un pianeta governato dalla forza, noi vogliamo che sia governato dalla bellezza! ma se è la forza il suo più alto anelare, il favore gli restituiremo e umiliato sarà il suo aspirare! >> Continuò la Sfinge

<< Ma da quando in qua Emerin ricerca il desiderio di governare e il desiderio di acquisire più forza? >> Domandò con perplessità Goyfridus, accarezzandosi la barba.

<< Credevamo che Emerin fosse il secondo aspetto dell' interazione atomica... >> Gli fese da eco Eirene, che continuò: << Ma Paragan e Leylain cosa stanno facendo? >>

<< Paragan ha rotto l' alleanza con la Magnifica e adesso è neutrale, Leylain non ci chiama e non sappiamo se è accidentale. >> Rispose la Sfinge.

<< Chiamatela voi... >> Disse Goyfridus con una certa sfacciataggine.

<< La Magnifica Arileia è troppo alta per distrarsi dalla sua auto-contemplazione, così come quasi tutte le creature del Soffio ne fanno singolarmente partecipazione. Solo Le Sfingi, i Duchi, Esperion e Teriphan-El possono interagire con Leylain, ma sono tutti al fronte, in difesa della bellezza e del giusto orizzonte >>.

<< è strana tutta questa situazione... Dobbiamo investigare di più... Volevamo, ehm, andare a parlare con le autorità dell' Arcipelago Celeste, per capire meglio, ma sembra siano occupate a nord contro le creature di Emerin... Dove dovremmo andare? >>

<< Da Emerin sarebbe l' ideale, ma non ora per voi piccolini che la sua terra è infuriata e letale... Dovete avvisare i Leylainiti ed esortarli a sostenere la Magnifica, che il sostegno della Prima Unione Leylain dà l' ora salvifica! >>

<< Dobbiamo scendere quindi a sud, verso la Pace di Leylain, il continente della Madre e avvisare le sue creature... Se Leylain sosterrà Arileia, Emerin perderà, speriamo di raggiungere la pace senza ricorrere alla violenza... >> Rispose flebilmente Eirene.

<< Ma cosa speriamo? è chiaro che Emerin non è più un' entità innocente, andrà avanti fino in fondo. C' è da capire subito quali sono le carte in gioco, Emerin è bellicoso e anche dopo la pace desidererebbe invadere di nuovo, dobbiamo schiavizzare le sue creature e diffondere l' influenza di Leylain e di Arileia sul suo continente per renderlo inoffensivo, altro che non-violenza. Accetteresti di convivere con un' entità bramosa di prevaricare in eterno? Ti devo ricordare di cosa sono capaci le sue creature?>> Domandò improvvisamente Goyfridus, con un tono deciso e a tratti inquietante.

<< Prima dobbiamo capire meglio la situazione, non sappiamo se la versione della Sfinge sia completa e infallibile... >> Esclamò timidamente Eirene.

La Sfinge ascoltò ma non mostrò un cambiamento di espressione e di portamento minimo, come se in effetti anche lei se lo fosse domandato, poi intervenne impassibile:

<< Darixian, il Drago Primogenito, che è di Emerin, ha invaso il nord del Soffio di Arileia con uno stormo di altri rettili alati... I Grifoni, le Sfingi e i Duchi li combattono in cielo, io so solo che alle spalle siamo stati pugnalati... >>.

<< il confine di nord-est quindi è un campo di battaglia, o meglio un cielo di battaglia... se vogliamo raggiungere anche il continente di Emerin per parlare con Darixian, dobbiamo per forza entrare dal Centro o dall' ovest di Paragan, ma perché Paragan è neutrale?? Dov' è la giustizia! >> Disse Goyfridus.

<< Noi Arileiiti siamo innocenti... >> Rispose la Sfinge.

<< Possiamo sapere per favore il tuo nome, Sfinge? >>. Chiese con cortesia Eirene.

<< Beneintende >>. Rispose la creatura, mantenendo un' espressione sempre immobile ma vagamente inquieta e mettendo le zampe conserte.

<< Beneintende, potresti per favore portarci in volo fino al confine con il continente di Leylain? >> domandò Eirene.

<< No... perché per rima non avete risposto al quesito, di questo mi dispiaccio ma il mio desiderio è stato inesaudito... Dovete andare da soli, ma avendo superato la prova, lascio libero il passaggio ora, Arileia guida i nobili viandanti, seguitela, nell' aurora >>.

La bestia alata, al termine del consiglio, si elevò dalle fronde su cui si era poggiata con uno sbattere di ali possente, che costrinse i due umani ad abbracciarsi forte tenendosi per il tronco di un albero. Essi videro finalmente Beneintende per intero, un leone alato con la faccia di un umano molto anziano con una criniera e con una lunga barba e un' anaconda come coda.  

<< Aspetta, siamo umani, abbiamo bisogno di più aiuto! >> Esclamò Goyfridus.

<< Puoi aspettare, per cortesia? >> Domandò Eirene.

Ma la Sfinge in un lampo già sfrecciò in cielo, non concedendo nemmeno il tempo di un saluto.

Goyfridus ed Eirene si guardarono con disappunto e con le sopracciglia abbassate e dopo qualche secondo d' imbarazzante silenzio, ripresero il cammino abbandonati.

Essi cercarono in cielo l' aurora ma le concentrazioni di Arileus erano troppo dense e tante tonalità di azzurro si confluivano impedendo di trovare qualsiasi altro colore, dunque andarono sempre dritto, dove le lucciole si dirigevano, trovarono un forziere lungo il percorso, protetto da una sorta di barriera violacea, e non potendola superare, scelsero di lasciarlo, proseguendo.
I due sentirono alcuni bisbigli dietro di loro, ma voltandosi, non videro mai nient' altro che la selva, e talvolta i bisbigli erano proprio accanto all' orecchio, anche se ai lati non videro mai niente.
I due continuarono il cammino un po' inquieti, con un formicolio interno e con un salire della paura dal grigio al nero, << E si ci fossimo persi? >> si dicevano sempre internamente, per ore e ore di camminata. Ma ad un certo punto arrivarono in una zona del boschetto in cui vi era posto un sistema trilitico di due colonne in marmo come piedritti e un ammasso di vapore posto su di esse come architrave, al centro del sistema vi era un complesso di luci azzurre e verdi luminescenti che s' intrecciarono tra loro di moto circolare.
Quando Goyfridus ed Eirene giunsero lì, l' Arileus si diradò e una sensazione di grande sollievo albergò dentro di loro, ormai lontani da tutto quell' agitarsi di sinistri suoni dei boschetti, e dalla persistente sensazione di non vedere mai niente di chiaro.
La luce era il portale, e i due credettero di dover interagire con esso, quando improvvisamente si generò davanti a loro un accumulo di venti, sino a formare la forma di un umano con una tonaca, anch' essa di vento. Questa creatura cambiava colore della propria "sostanza" ventosa dall' azzurro al verde e viceversa, e tenendo il viso rivolto verso l' alto, disse a loro:

<< Le Luci Santuarie sono portali di disgregazione cellulare e atomica e di ricomposizione cellulare e atomica in un altro punto. Esse conservano la memoria della forma disgregata e la riapplicano identica in un altro luogo. è questo che volete? Sappiate che le Luci Santuarie possono dimenticare le proprietà atomiche considerate "in eccesso" e quindi potrebbero non ricostruirle. Sappiate che se conservate dentro di voi eccessi atomici come il troppo cibo interno o la troppa acqua interna, le Luci Santuarie potrebbero non teletrasportare anche queste, e in certe circostanze, potrebbe essere pericoloso per creature fragili come voi. >>

Goyfridus rispose con tono deciso: << Noi non sappiamo di preciso perché dobbiamo usare le Luci... Una Sfinge ci ha detto di seguire l' aurora ma non l' abbiamo trovata e ora eccoci davanti a questa costruzione, siccome le luci del portale sono simili all' aurora, crediamo di prendere questo portale... >>

<< Dove andate? >> Chiese lo spirito.

<< Stiamo investigando sulla morte di un Colosso e di un Effige, ma a detta di una Sfinge, anche sulle motivazioni della guerra dichiarata da Emerin ad Arileia... La Sfinge ci ha detto di chiedere sostegno a Leylain >>.

<< Impossibile. Emerin non ha dichiarato guerra ad Arileia. >> interruppe lo spirito.

<< Eh, ma a quanto pare sì.. Ce lo ha detto la Sfinge, ha detto che i Draghi stanno attaccando gli Arileiiti nel fronte a nord est >>. Continuò Goyfridus.

<< Sì ma non c' entra niente Emerin. Anche io sono una creatura di Arileia intimamente connessa alla dea e mi suggerisce che non c' entra niente Emerin. >>

<< Ma i Draghi li controlla Emerin... >> rispose sommessamente Eirene.

<< Sì ma Arileia non può sbagliare. >> disse lo spirito.

<< E se si stesse sbagliando? >> Domandò timidamente Goyfridus.

<< State forse insinuando che Arileia sia imperfetta? >> domandò con un tono accesso lo spirito, mentre il colore della sua aria si fece sull' arancione.

<< No,no... Va bene... Non può essere... Beh, noi dobbiamo andare da Leylain e riferire tutte queste strane informazioni >>. Continuò Goyfridus.

<< La Luce Santuaria non vi porta dove volete andare voi, vi porta in un luogo casuale, dov'è posta un' altra Luce Santuaria. è questa che riapplica la composizione fisica. La Luce Santuaria più vicina alla Pace di leylain è nella Valle della Ginestrica, ma non è detto che vi porti lì, essendoci 48 Luci Santuarie e il teletrasporto è casuale >>.

<< Allora dobbiamo prendere la strada migliore per arrivare da Leylain >> pronunciò Eirene.

<< Ci mettereste settimane per arrivare dalla Prima Montagna al confine con la Pace e dovreste passare per la Nona Montagna, attualmente contesa tra i Draghi e gli Arileiiti. è troppo pericoloso per voi. Altrimenti dovete consultare Miriam, nel suo Santuario, nella Seconda Montagna. Ma Miriam è molto schiva. >> Disse lo spirito.

<< Andiamo al Santuario di Miriam, tesoro? >> Domandò Eirene a Goyfridus: << sisì.. >> rispose un po' incerto.

lo spirito puntò una direzione e disse: << Non andate né a destra, né a sinistra, ma nel mezzo. Lì troverete uno dei Tubi Slancianti, che vi spingerà fino alla seconda montagna. La seconda montagna è nota per essere il luogo dell' Eterno Patto tra Paragan ed Arileia. Lì troverete anche i Colossi e i "cristalizzatori di riconversione" di Paragan. In quel luogo convivono in armonia sia i Paraganiiti sia gli Arileiiti, anche se i Paraganiiti comprendono sempre una minoranza e svolgono ruoli perlopiù estetici. >>

<< La Sfinge ci ha detto che Paragan ha rotto l' alleanza con Arileia >> pronunciò Goyfridus.

<< Non è vero. I Colossi di Paragan continuano a difendere fedelmente i territori di Arileia, laddove sono posti. >>

<< Ma la nostra Sfinge non è anch' ella connessa ad Arileia, come te, spirito? >>

<< Non quanto me. >>

<< è più fallibile dunque. >>

<< Se vi ha detto queste imprecisioni, sì. >>

<< Quindi è più fallibile di te perché tu sai con certezza che le sue sono imprecisioni. >> Domandò implicitamente Eirene.

<< Certo. è più che sufficiente. >>

<< Ma anch' ella era molto convinta di quello che diceva... >> Continuò Eirene.

<< Non m' importa. La Sfinge si sbaglia. Esigo il suo nome. >> Rispose ancora con tono deciso e intransigente lo spirito.

<< Non vogliamo coinvolgerla. Comunque è stata abbastanza onesta da dirci il suo nome! >> Esclamò perentorio Goyfridus, come se tenesse a lei.

<< E tu, umano, che ne sai che non abbia mentito sul suo nome? >> Fece la prima domanda esplicita, lo spirito.

<< Ehm... Ci fidiamo, la Sfinge era buona... >> Rispose l' uomo.

<< Sono costretto a pretendere ancora il nome che vi ha dato. >> Tuonò lo spirito, mentre la sua consistenza si faceva più solida e rossastra.

<< Non vogliamo coinvolgerla... >> Dissero timidamente entrambi all' unisono.

<< A che gioco state giocando? >> Domandò con tono ostile lo spirito, poi continuò: << Questa è l' ultima volta che vi dico che esigo il suo nome, altrimenti sarete esiliati dall' Arcipelago Celeste e rispediti nel continente centrale >>.

Un nodo alla gola s' insinuò nei due, una paura crescente e persistente, come fauci attorno al cuore, ma i due odiavano solo una cosa più della loro missione, il tradimento... Scelsero di non rispondere.

<< State difendendo una Sfinge colpevole di aver tradito Arileia, e vi preoccupate di non tradire la Sfinge, infinite volte inferiore a Lei? Bene. Vi proibisco di rientrare nell' Arcipelago Celeste! >>

I due scelsero ancora di non rispondere, restando fermi, con gli occhi nel vuoto e molto preoccupati. Lo spirito cominciò a incanalare sempre più vento dentro di sé, diventando sempre più grande, fino a raggiungere dimensioni gigantesche.
Caricò un soffio, sotto quegli occhi azzurri luminescenti, che dovrebbero significare "amicizia verso qualcosa", un colore degli occhi che non poteva essere deciso dallo spirito, ma da Arileia stessa, eppure quello spirito era ostile agli umani e i suoi occhi si sarebbero dovuti ri-configurare di rosso. Ad un certo punto, prima che scaricasse il potentissimo soffio, lo spirito si dissolse improvvisamente e all' istante, non lasciando niente. Lo spirito scomparve nell' istante successivo.
La Luce Santuaria che era ancora posta davanti ai due si spense e l' Arileus riavvolse tutto in una fittissima nebbia.
Cadde una pioggia.
E Goyfridus ed Eirene, allucinati più che mai, restarono imbambolati su loro stessi e con il battito cardiaco infuriato. Non si vedeva più nulla, nemmeno il trilitico a 5 metri da loro.
La vista era diventata completamente inutile.
E forse, non solo quella.
   
 
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