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Autore: shira21    07/06/2019    2 recensioni
Due donne diverse ma entrambe impaurite dall'amore: Bianca, con un matrimonio fallito alle spalle, fa fatica a lasciarsi andare con gli uomini e Dalila nella sua breve vita ha collezionato più delusioni che gioie.
Complice un incontro casuale e una richiesta d'amicizia su Facebook, Bianca e Dalila si avvicinano sempre più fino a quando l'attrazione sboccia tra loro. Ma, per avere un futuro insieme, dovranno lasciarsi alle spalle le loro paure.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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A svegliarmi è il suono di un grido femminile ma quando apro gli occhi la stanza, una stanza che non riconosco, inizia a girarmi intorno mentre un fiotto di nausea mi brucia dallo stomaco alla gola. Chiudo gli occhi e cerco di muovermi lentamente fino a mettermi seduta. Non so dove sono, gli ultimi eventi della serata mi risultano alquanto sfumati nella mia memoria, ma mi rendo conto di essere su un divano e di essere quasi nuda sotto la coperta.
Dove sono? E, soprattutto, cosa ho fatto?
Non ho il tempo di trovare nella mia memoria le risposte a queste domande perché un altro urlo fende l'aria facendomi spalancare gli occhi di scatto; ignoro la nausea e d'istinto vado verso il punto da dove proveniva l'urlo. Sbatto il ginocchio contro un mobile ma il suono di un pianto mi spinge a muovermi e alla fine mi ritrovo nella camera di qualcuno. Di Dalila, precisamente. La osservo sconvolta per un attimo mentre combatte contro un incubo, le unghie conficcate nel materasso e il volto rigato di lacrime e trucco sciolto. Parla nel sonno, chiama sua madre, ed è una visione che mi strazia, mi spezza il cuore e mi fa passare qualsiasi residuo dell'ubriacatura di questa notte.
«Dalila» la chiamo esitante ma non mi sente. Al diavolo tutto, non posso vederla in questo stato e non fare nulla. Mi siedo sul bordo del letto e la scuoto leggermente «Dalila! Svegliati!»
Finalmente apre gli occhi e mi ritrovo persa in un mare verde di puro dolore; ha le pupille dilatate, la pelle cadaverica, i capelli tutti arruffati e il respiro affannato come se avesse corso una maratona.
Non penso a quello che sto facendo quando me la tiro contro e l'abbraccio, stretta. Sotto le dita percepisco i suoi muscoli irrigiditi rilassarsi gradualmente fino a quando non appoggia la testa contro il mio collo e mi abbraccia a sua volta. Sento le lacrime bagnarmi la spalla ma non la lascio andare, al contrario le deposito una serie di piccoli baci sulla tempia e tra i capelli mormorandole che va tutto bene.
Non so quanto tempo passa prima che si calmi del tutto, abbastanza da farmi tornare sprazzi di memoria di quello che è successo prima che praticamente collassasi sul suo divano.
Il bacio, anzi, i baci.
Il suo sguardo dolce.
La sensazione che fosse la cosa più giusta del mondo.
«Ti ho sporcata di mascara» la sua voce è più bassa del solito, graffiata dai singhiozzi e dall'imbarazzo. Mi allontano leggermente, senza lasciarla andare, solo quello che basta per guardarla in volto.
«Non m'importa, si lava via» sposto una mano sul suo volto, circondandole le guancia con le dita «Vuoi parlarne?»
Dalila distoglie lo sguardo, si allontana anche restando tra le mie braccia e mormora un «No» a bassa voce.
«Vuoi che me ne vada?»
«No» stavolta lo dice a voce più alta, fissandomi dritta negli occhi e strappandomi mio malgrado un sorriso. La vedo arrossire leggermente e alla fine aggiunge con un filo di voce «Cioè a meno che tu voglia andare... non sei costretta a rimanere... capisco che...» non la lascio finire e la bacio. Cede immediatamente, stringendosi ancora più forte contro di me mentre un gemito di piacere le muore in gola. Non era un illusione dei troppi drink: baciarla mi pare giusto e naturale quanto respirare.
Quando si stacca, probabilmente per riprendere aria, tiene la fronte appoggiata alla mia e finalmente sul suo volto è tornato del colore e sulle sue labbra arrossate fa di nuovo capolino quel suo sorriso dolce e malizioso allo stesso tempo.
«Speravo che non fosse solo un sogno» mormora ancora ma siamo talmente vicine che mi pare quasi di sentire la consistenza delle sue parole contro le labbra.
Le sfioro i lineamenti con la punta delle dita mentre sento di sorridere e di non riuscire a farne a meno. «C'è qualcosa in te, non so neanche io cosa, che mi fa venire voglia di starti vicino. Di abbracciarti e di proteggerti. E baciarti.» Le sfioro le labbra con un altro velocissimo bacio «Mi fai mettere in discussione tutto quello che credevo di sapere e di volere».
Dalila si allontana di qualche altro centimetro, mordendosi le labbra, «Ed è una cosa buona o cattiva?»
«Non lo so. Sarò onesta: queste sensazioni sono meravigliose ma mi terrorizzano anche. Eppure, per qualche ragione, non riesco ad immaginare che tu possa uscire dalla mia vita.» L'accarezzo piano il volto «Non so se te l'ha mai detto nessuno ma sei un piccolo esuberante raggio di sole».
Dalila spalanca ancora di più i suoi occhioni mentre il sorriso le si allarga. Dopo un solo secondo, mi butta le braccia al collo e mi bacia con passione. Il movimento è talmente repentino che mi sbilancio, finendo di schiena sul materasso, con lei sopra. Ci scappa da ridere tra un bacio e l'altro mentre la passione sale. Il momento delle parole per ora è finito ma non abbiamo davvero smesso di parlare, semplicemente ora lo stiamo facendo con le labbra, le dita e i nostri corpi.

Quando l'alba sorge ci trova ancora abbracciate nel letto di Dalila; fa un sospiro e appoggia la testa sulla mia spalla e mi circonda la vita con un braccio. Abbasso lo sguardo su di lei e noto una punta di dolore, o forse di paura, nel suo sguardo mentre guarda fuori dalla finestra.
«Tutto bene?»
Con la punta delle dita inizia a disegnare sul mio stomaco, intorno all'ombelico e vicino al bordo delle mutandine. «Dovrei essere io a farti questa domanda».
«Io sto bene» ed è stranamente vero, più sto tra le sue braccia e più mi sento bene. Non mi ero mai sentita così, neanche con Giorgio. Ma quando glielo dico, invece di sorridere, si rabbuia ulteriormente.
«Dalila?»
Le sue dita si bloccano mentre alla fine butta fuori quello che la preoccupa «Fino a ieri sera volevi Daniele... come faccio a sapere di non essere solo un ripiego, una distrazione?»
Le sue parole mi fanno irrigidire e mi metto seduta, guardandola dall'alto. «Come puoi anche solo pensarlo?»
Un pizzicore sulla pelle, nelle vene, e un emozione che non provo spesso: irritazione. Pensavo che nelle ultime settimane fossimo arrivate a conoscerci, conoscerci per davvero, ma se fosse così non mi accuserebbe di starla usando. Poi, però, gira il volto verso di me e per la prima volta vedo oltre la facciata, vedo tutte le ferite e il dolore che si porta dentro. Ripenso alle urla che mi hanno svegliata, alla malinconia che le aleggiava sempre intorno quando si era trasferita nella mia scuola e mi rendo conto che non è di me che sta dubitando ma di se stessa. Sembra sempre così sicura di sé, sempre padrona della situazione ma in questo momento vedo solo una ragazza che pensa di non valere abbastanza. E la mia irritazione ssfuma come neve al sole.
«No, piccola, sarò anche confusa o spaventata ma ti giuro che non ti sto usando». Come faccio a spiegarle che mi piace da quando era solo una ragazzina o che rivederla, cresciuta, mi ha dato una stretta allo stomaco? Come faccio a spiegarle che ero più emozionata del finto appuntamento con lei che di quello vero con Daniele? O che per tutta la cena di ieri sera avevo pensato a lei? Era un ristorante di lusso, raffinato, eppure avrei voluto essere di nuovo su una panchina con lei a ridere di nulla e mangiare un panino.
Non riesco ad esprimere tutto questo a parole, forse ad avere paura siamo tutte e due, per cui la bacio, sperando di riuscire a farglielo capire. Dalila infila le dita tra i mie capelli, rendendo più profondo il contatto. Credo di non aver mai passato così tanto tempo solo a baciare qualcuno, anche all'inizio della nostra relazione Giorgio aveva l'abitudine di allungare la mani dopo pochi minuti.
Poi all'improvviso mi bacia sulla linea della mascella, sul naso, sul collo e vicino all'orecchio e prima di rendermene conto mi ritrovo di nuovo stesa di schiena e lei sopra di me, a cavalcioni.  Stavolta è lei a guardarmi dall'alto e ha perso l'espressione fragile di un attimo fa; invece, con lo sguardo ardente e i capelli neri che le circondano il volto sembra una piccola dea. Artemide, forse.
Continua a baciarmi, piccoli sfioramenti di labbra su ogni centimetro che riesce a raggiungere e, visto il mio scarso abbigliamento, sono molti. Prima di riuscire a trattenermi, inarco la schiena e mi sfugge un gemito.
Dalila ridacchia e sussurra, quasi tra sé e sé, «Sensibile sul lato del collo» e subito dopo mi mordicchia leggermente e stavolta più che un gemito quello che mi esce sembra un lamento ma invece di continuare con quella deliziosa tortura si allontana.
«Guardami Bianca» alzo le palpebre lentamente, non mi ero neanche resa conto di aver chiuso gli occhi, e Dalila sorride. «Mi piaci Bianca e anche tanto quindi ci andremo piano, con calma, e se in qualsiasi momento dovessi sentirti a disagio basta una parola e giuro di fermarmi o rallentare. Okay?»
«Dalila, non c'è bisogno...»
Mi appoggia un dito sulle labbra e ripete, con sguardo più serio stavolta «Okay?»
Ed io riesco solo ad annuire. «Bene, allora ora che abbiamo chiare le regole direi» fa un sorrisino, si china verso di me ma prima di baciarmi salta giù dal letto. «Direi di andare a lavarci e andare a fare una bella corsa».
«Stai scherzando vero?» Stavolta il lamento che mi esce non è decisamente di piacere.
Quasi avesse sentito le parole della sua padrona una cagnolina bianca arriva quasi saltellando e inizia ad abbaiare «Vedi, lei ne è felice».
Metto il broncio ma Dalila si mette a ridere e si avvia verso il bagno; prima di entrare, si volta e mi guarda dalla soglia «Forza, angioletto, prima iniziamo e prima finiamo. E prima finiamo e prima torniamo qui».
Mi rianimo di colpo e Dalila scoppia a ridere prima di chiudersi in bagno.
Ed io mi ritrovo a pensare che anche anche con il trucco sul volto, gli occhi arrossati dal pianto o i capelli annodati e incasinati... beh, anche in queste condizioni non ho mai visto nulla di più bello.
Mi lascio ricadere all'indietro, sotto lo sguardo vigile della cagnolina, e mi ritrovo a ridacchiare come una ragazzina del liceo. Perché dire che a me Dalila piace sarebbe riduttivo... ho paura invece di starmi innamorando di lei.
   
 
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