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Autore: sissi149    07/06/2019    5 recensioni
Il mondiale femminile è alle porte, la nazionale giapponese è pronta e carica per affrontare la sfida, nonostante qualche piccola scaramuccia tra compagne.
Breve one-shot per l'inizio dei veri mondiali femminili in Francia.
Genere: Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kumiko Sugimoto/Susie Spencer, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Yayoi Aoba/Amy, Yukari Nishimoto/Evelyne Davidson
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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A volte, quando le idee arrivano, bisogna prenderle al volo!
Ecco quindi una piccola bakata per celebrare l'inizio dei mondiali femminili di Francia 2019. Ricordo che il Giappone è vicecampione in carica ed è stato campione nel 2011. Takahashi ha sbagliato nazionale su cui puntare.
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La cena per la nazionale giapponese era stata servita da circa un’ora. Il coprifuoco imposto dall’allenatore sarebbe scattato da lì a non molto tempo.
La quiete del cortile posteriore dell’hotel era interrotta solo dal ritmico rumore di delicati colpi al pallone.
“Hey, Principessa! Non hai ancora finito con quei palleggi?”
La palla cadde morbida a terra, rotolando per qualche centimetro oltre i piedi della ragazza che si voltò verso la nuova arrivata.
“Akamine! Scommetto che tu sei stata ad esercitarti col tuo Tiro della Tigre fino ad adesso, non mi sembra di averti visto a tavola.”
Maki Akamine, centravanti titolare della Juventus Women e capocannoniere nel suo campionato, si strinse nelle spalle.
“Io non rischio di crollare in campo se mi alleno troppo, a differenza di qualcuno. Dovresti fare più attenzione Aoba!”
“Ancora! – La centrocampista incrociò le braccia al petto piuttosto risentita – Quando la smetterete di preoccuparvi per me? Sono passati dieci anni da quando mi sono operata!”
“Scusa se mi sono spaventata quando mi sei quasi morta davanti!”
Yayoi lasciò che la sua posa rigida si distendesse, il suo passato clinico era un fardello che avrebbe sempre dovuto portarsi appresso.
“Vorrei solo che non mi trattaste sempre come se fossi fatta di vetro, come se potessi rompermi al primo contrasto.”
Maki capì di essere stata troppo dura e si ammorbidì, a modo suo:
“Beh, suppongo che avere un fidanzato che studia da medico sia una sufficiente garanzia per la tua buona salute. Ti avrebbe tenuta legata in casa se così non fosse.”
“Devo leggere qualche doppio senso?”
“Ovviamente!”
Yayoi arrossì alla stoccata, raggiungendo una tonalità sinistramente simile a quella dei suoi capelli, non sapendo come replicare.
A toglierla dall’imbarazzo ci pensò Yukari che arrivò di corsa, strillando come suo solito:
“Eccovi qua voi due! Vi sto cercando da una vita!”
“Cosa c’è di tanto urgente? – Chiese Akamine – Sono finite  le scorte di cibo?”
“Spiritosa! – Nishimoto ribatté con una linguaccia – Il capitano ci vuole tutte nella stanza della Golden Combi, prima che Gamo passi a controllare che siamo tutte a letto.”
Le tre si incamminarono per raggiungere l’ascensore, ormai abituate alle convocazioni prepartita del loro capitano, la più grande giocatrice che si fosse mai vista in Giappone e probabilmente la migliore del mondo. Nonostante la sua giovane età, si sussurrava da più parti che l’allieva prediletta di Roberto Hongo fosse in lizza per il pallone d’oro femminile[1] e la vittoria del mondiale avrebbe fatto impennare le sue quote.
Quando arrivarono nella stanza si accorsero che tutte le altre le stavano aspettando.
“Ce ne hai messo di tempo a trovarle, Nishimoto!”
“Scusa, Capitano!”
Sanae Nakazawa, fantasista della nazionale, era un capitano che sapeva incutere timore quando voleva: far infuriare Gamo voleva dire passare attraverso allenamenti  ancora più estenuanti del solito e un lungo periodo di panchina, ma contrariare il capitano voleva dire passare attraverso l’inferno e non sapere se se ne sarebbe uscite vive. Ma accadeva raramente, poiché l’altra metà della Golden Combi sapeva come placare l’amica.
“Dai Sanae, questo hotel è immenso. Nemmeno superman le avrebbe trovate in così poco tempo.” Kumi Sugimoto si era alzata ed aveva appoggiato una mano sulla spalla del Capitano.
Machiko Machida, portiere, alzò lo sguardo dalla rivista che stava sfogliando.
“Di sicuro saranno state nascoste in qualche buco a litigare come loro solito.”
“Pensa per te, Machida! – Ringhiò Maki – O ti ritroverai nero l’occhio che non ti ha conciato per le feste Marie Schneider in campionato.”
“Vedo che frequentare quel tale Hyuga è un toccasana per il tuo carattere.”
Portiere ed attaccante si stavano fronteggiando in mezzo alla stanza, solo Fujisawa, difensore proveniente dall’estremo nord di Hokkaido, cercava di calmare gli animi.
“Ragazze, non mi sembra il caso di litigare alla vigilia dell’inizio del mondiale.”
“Non intrometterti Yoshiko!” Machiko allontanò con un gesto l’amica di vecchia data.
“Adesso basta! - Tuonò Sanae – Se voi due non riuscite ad andare d’accordo vi farò mettere in panchina entrambe, a vita!”
Le due abbassarono lo sguardo ed andarono a sedersi ai lati opposti della camera, Maki vicino ad Azumi, la sua spalla nel reparto offensivo, mentre Machiko raggiunse Yukari.
“Così va meglio, non vi ho fatto venire qua per assistere a questo teatrino!” Chiuse la questione Nakazawa.
“Lo sappiamo Capitano! – Saltò su Yukari – Ci hai fatto venire per uno dei tuoi soliti discorsi motivazionali, su quanto il  pallone sia il nostro migliore amico e quanto dobbiamo impegnarci per vincere questo mondiale e…”
L’occhiataccia che le arrivò da Kumi, fece arrestare il fiume di parole del difensore.
“In realtà non è così. Penso che dopo anni che giochiamo insieme queste cose siano entrate nella testa di tutte, anche in quelle particolarmente dure come la tua, Nishimoto!”
“Se non fosse così, come potrei esibirmi nella mia mossa segreta?”
“E di grazie, quale sarebbe?” Domandò perplessa Yayoi, poiché studiava da sempre tutte le tecniche di gioco di compagne ed avversarie, al punto da essere considerata un’enciclopedia vivente, e non aveva notizia qualcosa di nuovo.
“La respinta di faccia, ovviamente!” Rispose Yukari orgogliosa.
Tutte scoppiarono a ridere.
“Principessa, pensi in modo troppo raffinato! Che altro ti potevi aspettare dalla nostra giullare!” Chiosò Maki, una volta che si fu ristabilita la calma.
Azumi scrocchiò un paio di volte il collo, prima di rivolgersi a Sanae.
“Capitano, perché ci ha fatto venire, se non per uno dei tuoi discorsi?”
Sanae si accomodò meglio e disse semplicemente:
“Per passare del tempo con voi in tranquillità.”
“Che vuoi dire?” Le chiese Sugimoto.
“Voglio dire che in questi anni passati a giocare insieme, non siamo solo diventate compagne di nazionale, ma siamo anche diventate amiche e con le amiche è bello passare del tempo a spettegolare.”
“Ma domani dobbiamo giocare!” Constatò allibita Aoba.
“Prendetela come un modo per alleggerire la tensione. – Continuò Sanae – So che questo mondiale è importante per tutte noi e so che tutte daremo il massimo senza bisogno che ci venga chiesto. Ma l’insegnamento più importante che ho avuto da Roberto è stato quello di ricordarmi sempre perché ho iniziato a giocare a calcio: perché mi divertivo, perché mi faceva stare bene. La sera prima dell’inizio dei mondiali voglio fare questo, voglio fare qualcosa che mi faccia stare bene, voglio stare con voi.”
Tutte le ragazze annuirono commosse e convinte: ognuna di loro aveva riposto sogni, speranze, rivincite personali nel mondiale di Francia, ma ognuna di loro era lì prima di ogni cosa perché amava il calcio.
“E per fortuna che non volevi fare un discorso, Capitano. Ci stai facendo piangere.” Sussurrò Kumi all’orecchio della compagna di stanza, facendole poi l’occhiolino.
Yoshiko si alzò in piedi reggendo una scatola con numerosi timbri postali.
“A questo proposito: vi ricordate di Hikaru Matsuyama?”
“Il ragazzo che ha vinto il concorso per disegnare la nuova maglietta della nazionale?” Domandò curiosa Yayoi.
Prima che Fujisawa potesse annuire, Machiko rivelò a tutte:
“Quello che ti fa il filo da quando vi siete conosciuti sotto una tormenta di neve?”
“Ma che dici?”
“Dicci tutto! Io adoro il gossip! – Urlò Yukari – È carino? Quanto è alto? Di che colore ha gli occhi?”
Sanae si spalmò una mano sulla faccia, cominciando a pentirsi di aver dato il via ad una serata diversa dal solito.
“Nishimoto, lasciale prendere aria! – Intervenne Kumi – Siamo tutte curiose di sentire.”
Tutti gli occhi erano puntati sulla calciatrice del nord. Yoshiko deglutì e cominciò il racconto:
“Sì, Hikaru Matsuyama è il ragazzo del concorso e no, non ci prova con me.”
“Ingenua.” Sibilò Machiko.
“Se posso continuare, Matsuyama ci ha inviato un pacco contenente delle hachimaki per tutte noi. Su ognuna ha fatto stampare il nostro numero di maglia. Sperava ci facesse piacere avere un portafortuna in più.”
Fujisawa aprì la scatola e mostrò a tutte le famose fascette bianche che riscossero un immediato successo. A turno, ogni giocatrice si avvicinò per ritirare la propria.
Yayoi afferrò senza esitazioni quella col numero 14, sollevando lo sguardo verso l’amica con cui condivideva la camera:
“Sai – disse pensierosa – mi domando come Matsuyama sapesse esattamente in quale albergo alloggiamo.”
Yoshiko sgranò gli occhi e lasciò cadere la scatola che raggiunse il pavimento con un tonfo.
“Per fortuna che non fai il portiere, ragazza mia! – Machiko si chinò e raccolse il cartone – Mi raccomando, controlla che non ci sia qualche messaggio d’amore nascosto qui in mezzo!” Suggerì, rimettendole la scatola tra le braccia.
Nel frattempo, Sanae faceva scorrere la chat del telefono, scuotendo la testa con disappunto. Kumi le si avvicinò discretamente.
“Che è successo?”
“Tsubasa.” Rispose semplicemente il capitano, mostrando il cellulare alla compagna affinché potesse leggere.
“Cosa ti aspettavi? Hai demolito quel povero ragazzo.” Disse Sugimoto comprensiva.
“Se non avesse voluto essere demolito, avrebbe evitato di fare ciò che ha fatto.”
Yukari le raggiunse da dietro e le avvolse in un abbraccio:
“Che sta facendo la Golden Combi? Sta studiando un nuovo tiro combinato?”
Bruscamente Nakazawa allontanò il telefono e lo nascose sotto al cuscino: non voleva che quella pettegola di Yukari mettesse il naso nelle sue questioni private.
“Il  capitano ha problemi con il capo tifoseria.” Rivelò Sugimoto.
“Giuda!” Le urlò dietro Sanae.
“Capitano, la serata delle confessioni è stata una tua idea!” Si difese Kumi con sguardo furbo.
Azumi alzò un sopracciglio e, candidamente, chiese:
“Cosa avrebbe fatto di male il tuo tifoso numero uno?”
Nakazawa saltò addosso a Kumi per tapparle la bocca, sicura che fosse sul punto di spifferare tutto, ma l’altra metà della Golden Combi fu più rapida e sgusciò  via come un’anguilla.
 
“Le ha chiesto di sposarlo. Prima dell’inizio dei  mondiali.”
“Brutto affare!” Commentò Yayoi.
“Pessimo tempismo!” Aggiunse Maki.
“E tu che hai detto?” Chiese Yukari.
“Ma che domande sono? Ovviamente ho detto di no! – Sbuffò Sanae – Ma come gli è venuta in mente una cosa del genere? Come se avessi tempo per pensare ad altro che non sia il mondiale!”
Tutte annuivano al discorso del Capitano, tranne Kumi e Yoshiko che si guardavano ad occhi spalancati, non credendo possibile di essere le uniche a non ritenere un peccato mortale il gesto di Tsubasa.
“Spero che tu abbia minacciato di lasciarlo a stecchetto per molto tempo! Io farei così se Kojiro facesse una cosa del genere.” Commentò Akamine, ricevendo per una volta il pieno appoggio di Yayoi.
Sanae sospiro:
“Spero solo che non faccia qualcosa di melodrammatico, tipo esporre qualche striscione imbarazzante sulle tribune, domani.”
Questa volta il brivido di terrore fu percepito anche da Fujisawa e Sugimoto: non c’era nulla di peggio di uno spasimante che faceva scenate in mondo visione, forse solo rompersi qualcosa prima della finale.
Azumi intervenne, pratica:
“Vorrà dire che chiederemo a Katagiri di verificare cosa il  gruppo vuole portare all’interno dello stadio.”
“Io non ho nessuna intenzione di farmi prendere per il culo da Marie Schneider per colpa di un capo tifoso in crisi esistenziale.” Chiosò Machiko.
Improvvisamente, tutte le sveglie dei cellulari delle calciatrici si attivarono all’unisono, in un frastuono di melodie diverse.
“Il coprifuoco!” Urlò Yukari.
Veloci come il vento le ragazze scattarono in direzione delle proprie camere.
“Buona notte!”
“A domani!”
“Concentrate!”
“L’Argentina non avrà scampo!”
 
 
Il Parco dei Principi a Parigi era gremito per la partita inaugurale dei mondiali.
Dalla panchina, Gamo osservava con orgoglio le sue ragazze schierarsi sul campo, le divise perfettamente stirate e le hachimaki legate in fronte. Quando, quattro anni prima, aveva rivelato a Mikami che aveva intenzione di lasciare il calcio maschile per accettare la sfida di allenare la nazionale femminile, aveva ricevuto in cambio uno sguardo scettico ed era stato definito pazzo. Ora, era sicuro, che ovunque fosse, Mikami si sarebbe presto rimangiato le sue parole.
Queste ragazze erano una vera forza della natura, mai aveva trovato un gruppo così forte e determinato a raggiungere l’obiettivo prefissato e disposto a qualsiasi sacrificio. Se avessero giocato il mondiale come erano in grado di fare, nessuno avrebbe potuto fermarle.
Tutto era pronto: Akamine ed Hayakawa erano sul dischetto di centrocampo.
L’arbitro portò il fischietto alle labbra e…
 
 
Tsubasa si svegliò rigirandosi più volte nel letto.
Sanae, accanto a lui, gli sussurrò:
“Che succede, amore?”
“Niente, ho solo fatto un sogno molto strano.”
“Vuoi raccontarmelo?”
Tsubasa scosse la testa.
“Meglio di no, ti annoieresti e basta.”
Ozora si sistemò il lenzuolo e cercò di riaddormentarsi, maledicendo mentalmente Ishizaki e la sua cena “poco impegnativa” della sera precedente.
 
[1] Il premio è stato istituito per la prima volta nel 2018.


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Eccoci giunti alla fine, sperando di avervi strappato un sorriso, anche se alla fine era tutto un sogno del povero Tsubasa che chissà cosa aveva mangiato a cena.
La vera nazionale giapponese farà il suo debutto a Francia 2019 lunedì alle 18:00 conto l'Argentina, mentre l'Italia (sì, a questi mondiali l'Italia c'è!) giocherà domenica con l'Australia.
  
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