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Autore: FreddiePie    10/06/2019    1 recensioni
[She-Ra e le principesse guerriere]
Catra, Adora ed un possibile finale alla loro storia dopo che la guerra è finalmente conclusa.
Dal testo:
Adora rilassò i pugni. «Non ti combatterò, Catra. Mi dispiace.»
Oh, ma certo che avrebbe fatto: sarebbe stata proprio lei a costringerla. «Be’, ma allora è molto più facile.» Si guardò compiaciuta gli artigli. «Per me, intendo.»
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ricominciamo da qui
di Freddie Pie

Crew&Ship: Adora, Catra | Catra/Adora, FalcodelMare/Mermista, Bow/Glimmer, Entrapta/Hordak
Note: Ebbene, il finale di stagione che la cara e buon vecchia Noelle ci ha dato è stato BELLISSIMO, e non potrei chiederle di meglio, però... sono costretta a cambiare leggermente gli eventi canonici perché, lo ammetto, Catra e Adora che si amano/odiano sono il mio personalissimo guilty pleasure e non riesco ad abbandonarle.
 

Capitolo primo, una vita guadagnata.

Quella che i libri di storia avrebbero raccontato come l'Ultima Grande Battaglia di Etheria aveva trovato la sua conclusione con l’arrivo del crepuscolo. La guerra si era presa tutti senza fare alcuna distinzione e, impietosa, aveva lasciando ai pochi sopravvissuti nient'altro che i conti da fare con i propri fantasmi.

Tra ammassi di ferraglia fumante, sangue viscido e appiccicoso, la vittoria aveva un'aria troppo lugubre. E non sembravano esserci vinti e vincitori, tra i superstiti.

Glimmer tagliò il campo fino al copro sfinito di She-Ra, accasciata a terra e perlata di sudore, sporco, lividi e ferite.

«Abbiamo vinto» le disse mentre tendeva la mano per aiutarla ad alzarsi. Avrebbe voluto consolarla meglio, dirle che nonostante le perdite - le numerose, dolorose perdite - ce l'avevano fatta. Che ora più nessuno sarebbe dovuto morire. Eppure la voce era uscita incrinata, incerta, e persino lei aveva dovuto ammettere con uno sguardo di crederci un po' meno.

Avevano vinto, ma a quale prezzo?

Esausta, ma non per questo meno grave del solito, Adora accettò la mano dell'amica e servendosi anche della sua spada si tirò su in piedi. «Non è ancora finita» rispose guardando l'orda notevolmente decimata. Pensò che se le cose fossero andate diversamente nella sua vita, se il destino degli antenati fosse stato riservato a qualcun altro, forse lei sarebbe anche potuta trovarsi tra di loro, al cospetto di un'altra She-Ra.

«Ascoltatemi!» richiamò a sé l'attenzione. «Vi hanno sempre ingannati. Manipolati.» Tempi brevi e concisi, non doveva perdere l’attenzione di nessuno e, in più, anche dalle ultime file dovevano udirla. «Le principesse non hanno mai desiderato la guerra e continuano a non desiderarla. Quello che desiderano, che desideriamo tutti noi, è la pace.»

Frosta si mise sulle punte per vederci meglio. «Cosa sta facendo? Abbiamo vinto?». Mermista, ancora ansante dallo scontro, le strinse la mano.

«Deponete le armi. No, deponiamole tutti.» Fece segno ai suoi amici di dare il buon esempio. «Non c’è più alcun bisogno di combattere, ora che il male è stato sconfitto.»

Una risata che si levò dalle prime file - l’avrebbe riconosciuto fra mille.

«Ora che il male è stato sconfitto» si sentì fare il verso, mentre Catra emergeva zoppicando - qualcuno altro doveva averla colpita, ma chi? - dalle prime file dell’orda.

«Catra. È finita.»

«Finita?» rise, allargando le braccia come per invitarla a sé. «Ma io sono ancora qui, Adora. Cosa aspetti?»

Avrebbe combattuto ancora mille battaglie prima di dichiararsi sconfitta. Adora lo sapeva. Catra, la sua Catra, non avrebbe mai accettato la sconfitta se non costretta dalla morte. Dunque era questo che voleva da lei? Che la combattesse fino ad ucciderla? 

Oh, non starò al tuo stupido gioco, Catra. Mi dispiace.

«Non devo più combattere con te.» Lasciò cadere la spada di She-Ra a terra. L’acciaio impattò al suolo e in un istante lei riprese le sue vere sembianze.

«Adora, cosa fai?» Glimmer le si avvicinò poggiandole una mano sulla spalla. Bow affiancò entrambe. Erano preoccupati, ma sapeva quello che stava facendo.

«Fidatevi di me.» li tranquillizzò con un cenno della mano, tornando all’altra. «Catra, io non capisco. Veramente vuoi combattere ancora? E per cosa? Perché non puoi semplicemente venire dalla parte giusta-»

A volte era meglio quando stava zitta.

«Giusta?!» Catra sfoderò gli artigli. «E dimmi, Adora, perché sarebbe la tua quella giusta?» Non riuscì a trattenersi dal ridacchiare. «Perché lo dici tu?»

«No, ovviamente! Non intendevo questo-» ma era tutto inutile, Catra non aveva alcuna intenzione di ascoltarla, e Adora lo sapeva. Voleva un nemico da combattere e voleva che quel nemico fosse lei.

Adora chiuse le mani a pugno, inferocita. Conosceva fin troppo bene l'ex amica per sapere che non sarebbe scesa a patti. Avrebbe continuato a combattere e solo per vendetta contro di lei.

I suoi occhi eterocromi sembravano addirittura volerle dire: “Esatto, non ho più interesse per l'orda; hai capito bene. L’ho soltanto per te, Adora”.

Non sarebbe mai finita, lo sapevano entrambe: Catra avrebbe continuato a combatterla.

Rilassò i pugni. «Non ti combatterò, Catra. Mi dispiace.»

Oh, ma certo che avrebbe combattuto: l’avrebbe costretta lei da lì a poco. «Be’, ma allora è molto più facile.» Si guardò compiaciuta gli artigli. «Per me, intendo.»

Catra balzò su di lei tirando una graffiata in avanti e poi una laterale. Entrambe mancarono Adora di pochissimo.

“Ancora un graffio, ancora un colpo, e poi contrattaccherà. Ci scommetto”. Ma si sbagliava. Adora continuò a schivare ogni colpo e a non rispondendo neppure una volta.

«Non capisci o lo fai apposta?! Sei veramente così stupida, Adora?!»

Forse lo era.

Si fermarono entrambe ad una distanza di sicurezza per riprendere fiato; le gambe della bionda rimasero leggermente più allargate, pronte a scattare nel caso la felina avesse tentato ancora una volta di colpirla. Avevano bisogno di riprendere fiato, ma sicuramente tra le due era Catra quella che ne aveva più bisogno: ansimava a pieni polmoni e la ferita alla gamba doveva essersi aggravata sotto lo sforzo.

«Veramente, Catra?» Adora si asciugò la fronte madida di sudore. «Le cose stanno così? Vuoi combattermi ancora, nonostante non ce ne sia più bisogno? So che sei arrabbiata—»

La stanchezza non sembrò più bastare a fermarla. «Zitta! Tu non sai proprio niente di me!» Balzò di nuovo in avanti, verso di lei, ignorando il dolore alla gamba. Con un pugno e poi un calcio ben assestato, riuscì a farla cadere a terra.

Glimmer urlò preoccupata ma prima che potesse intervenire assieme a Bow, Adora scosse la testa e li scoraggiò, tornando poi a rivolgersi a Catra. «Dimmi che non è così, Catra. Ti viene molto più facile odiare qualcuno che volergli bene.»

Stanca e ansante, Catra trovò comunque le forze per ridare di lei. Era veramente molto, troppo!, facile prenderla in giro. «Santo cielo, Adora, cosa stai dicendo? Ti hanno messo i glitter anche nel cervello?»

«Perché…» Tentò di tirarsi su facendo leva sui gomiti. «Perché non puoi provarci?» Non specificò cosa, ma Catra capì. Voleva che provasse ad arrendersi e vivere tranquillamente insieme a tutti loro. Che vanificasse tutti suoi sforzi e la sua individualità appena ritrovata per vivere in un modo costruito a regola d'arte da Adora. 

Adora, Adora, sempre Adora. Tutti dovevano sempre e solo piegarsi al volere di Adora.

La spinse nuovamente a terra con un calcio, ma questa volta la testa della bionda andò a sbattere contro un masso e Catra trasalì più forte di tutti.

Adora, dal canto proprio, tornò a parlare come se dalla nuca non uscisse neanche un po’ di sangue e non si fosse fatta niente. «Come ho detto, non ti combatterò.»

Ancora sgomenta per la buona riuscita di quel calcio, ma sopratutto per la sua mano fin troppo svelta nel tendersi ad aiutarla - accidenti a lei, com'era stato possibile uno scatto tanto sciocco? Per aiutarla, poi - Catra abbassò un po’ la guardia. «Vuoi sapere perché?»

Adora annuì con un sorriso, confidando ancora nell’amicizia che un tempo le aveva legate. Si sbagliava.

«Se devi chiedere per saperlo… allora non serve che te lo dica.» Questa volta fu Catra a stringere i pugni. Con le unghie ancora sguainate che le affondarono nella carne, il dolore le si lesse in pieno volto. «Te ne sei andata.» Era in lacrime, e il fatto che Adora non riuscisse ancora a capire, rendeva la sua vista insopportabile. “O ha sempre dato per scontato avermi al proprio fianco, o non è mai stato importante che ci fossi”. Tra le due, non sapeva quale fosse peggio.

Sentì le lacrime rigarle le guance e si rese conto che doveva sembrare tremendamente patetica. “Non compatirmi. Non compatirmi più. Temimi, piuttosto.” Partì in avanti con una graffiata: la colpì in volto, prima con gli artigli di una mano e poi con quelli dell’altra. Adora provò a nascondersi dietro il braccio, ma tre graffi riuscirono a prenderla sulla guancia e colpirle l’occhio.

Catra, ancora, fu quella a trasalire più di tutti.

Era riuscita veramente a colpirla. Farle male. Una piccola parte di lei aveva colpito cosciente del fatto che comunque, Adora, l’avrebbe schivata. Perché lo faceva sempre. Adora si sarebbe sempre rialzata; Adora l’avrebbe sempre combattuta e forse, un giorno, quel giorno, l’avrebbe anche battuta. Non era possibile il contrario.

Guardò la guancia deturpata e lo credette inverosimile, sopratutto perché erano state le sue unghie a ferirla. E com'era possibile? Il loro destino non era forse quello di combattersi a vicenda in eterno? Odiarsi in eterno? Allora perché era riuscita a ferirla?

Adora la guardò con l'occhio destro, quello sano: e con quello le disse che lei, in fin dei conti, sapeva.

A volte l'odio non è solo odio. A volte l’odio può essere una strana maschera dell’amore, nient'altro che il suo rifiuto.

Ma, a volte, capire qualcosa non te la fa necessariamente accettare.

Catra sentì il principio di una nuova rabbia. Era sinistra, profonda, e voleva assolutamente uscirle dalle mani, che si strinsero prima in pugni e poi attorno al collo di Adora. Sempre più forte. Era furente. «Che stai facendo?! Combatti! Andiamo, su, combatti!»

Adora non si ribellò. Iniziò a gorgogliare il suo nome alla ricerca di un po’ d’aria. «Ch-a th-a. Th p-goh»

Strinse più forte. Era certa che tanto si sarebbe ribellata all’ultimo. Non sarebbe tutto finito. Non l’avrebbe persa per sempre.

Poco alla volta, però, quella certezza iniziò a cedere. Fu a quel punto, alla soglia di quel nuovo timore, che le sue mani artigliate persero forza. Immobile, sotto il suo tocco, stringeva il collo della persona che probabilmente amava. Dischiuse la stretta e si allontanò con uno scatto, in lacrime e confusa, mentre Adora provava a riprendere aria e qualcuno dava invece a lei una bella botta in testa.

Poi per Catra vi fu solo buio e null’altro, solo un ricordo.

___

Si era trovata faccia a terra senza comprenderne il motivo. Aveva commesso un errore, certo, ma non sarebbe stata né la prima né l'ultima a rompere l'arma durante un allenamento.

Eppure "guarda", sembrava volerle dire la Tessitrice d'ombre. "Guarda qual è la forma del tuo fallimento!”

«È stato... è stato un incidente.» Ma nessuno la sentiva. Forse perché nessuno, lì, l'aveva mai degnata di orecchie e di considerazione. 

Con le lacrime che le solcavano le guance, gli occhi chiusi e un braccio piegato sulla faccia per proteggersi dalle percosse, una mano si era poggiata sulla sua spalla. Una mano piccola quasi quanto la sua, senza artigli.

Improvvisamente, Catra non aveva avuto più paura.

   
 
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