Teatro e Musical > Romeo e Giuletta - Ama e cambia il mondo
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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    10/06/2019    2 recensioni
[BenRoCutio][Reincarnation!AU]
"Era sempre stato così.
Fin da che Romeo riuscisse a ricordare - e nonostante la sua famiglia si ostinasse a negarlo - lui aveva sempre ricordato ogni cosa."
Dedicata a Carly per il suo compleanno.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Mercuzio Della Scala, Romeo Montecchi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fandom: Romeo e Giulietta – Ama e Cambia il Mondo
Rating: Verde
Personaggi/Pairing: Benvolio, Romeo, Mercuzio
Tipologia: Two-shots
Genere: Sentimentale, Fluff, Romantico
Avvertimenti: OT3, BenRoCutio. Dedicata a Carly per il suo compleanno.
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono.

DELLA VITA È TUA LA STORIA

CAPITOLO 2

 

Romeo tremava sotto la pesante coperta che gli era stata messa addosso, la sentiva sfregare ruvidamente contro la sua pelle e sapeva di doversi calmare, che quel tremore non era da imputare al freddo ma allo shock della caduta e al dolore, eppure non riusciva in alcun modo a sentirsi tranquillo.

Pur imponendoselo, non ci riusciva.

Nonostante avesse richiamato alla mente i ricordi di Benvolio e Mercuzio, al punto da sovrapporli ai visi dei suoi soccorritori – non era giusto, quelle persone si erano prodigate per aiutarlo e lui le ripagava così ma non poteva farci niente -, ogni tentativo di mantenere calma e lucidità era risultato vano.

Al suo fianco, il medico riempiva la siringa di un liquido chiaro ma dall'odore particolarmente forte: “So che l'infermiera ti ha già fatto la puntura di antitetanica, questo è un calmante.” spiegò lui, prendendo un batuffolo di cotone già imbevuto di disinfettante; con l'altra mano, scostò un lembo della coperta e mise a nudo il braccio graffiato.

Poche semplici passate del cotone sulla pelle e l'ago della siringa si fece strada sotto la cute e nella carne; Romeo ebbe un piccolo sobbalzo ma strinse i denti, cercando di trattenere i lamenti; il tutto durò pochi secondi, dopodiché il medico estrasse l'ago e, destreggiandosi con cerotti e cotone, coprì il piccolo segno rimasto.

“Ora stenditi, ho chiesto all'infermiera di andare a cercare le persone che ti hanno accompagnato qui per non farti tornare a casa da solo; se fossero già andate via, troveremo una soluzione alternativa.”.

Raggomitolatosi sulla barella, Romeo annuì: “L-La mia cartellina...?”

“Ho chiesto all'infermiera di assicurarsi che ce l'abbiano loro, potrebbe anche essere rimasta sull'ambulanza. Ma ora non pensarci.” rispose il medico, chinandosi per studiare i punti tra i capelli: “Nella sfortuna, hai avuto fortuna. Il taglio non è troppo profondo e si trova in un punto relativamente facile da suturare, qualche giorno di riposo e tornerai come nuovo.” aggiunse lui con un sorriso incoraggiante, non doveva avere più di quarant'anni, gentile e disponibile al punto che strappò la parvenza di un sorriso a Romeo, “Grazie...” disse il ragazzo con un filo di voce.

“Mi pagano per ricucire le persone.” rispose, sistemando meglio la coperta, cosicché l'aria fredda del pronto soccorso non gli desse fastidio: “Rilassati, adesso. Andrà tutto bene.”.

Romeo annuì e chiuse gli occhi, respirando a fondo per non lasciarsi prendere dal panico: poteva resistere, doveva resistere.

Nel piccolo cubicolo rimasero soltanto lui e la sua preoccupazione che venne via via attenuata dal calmante che agiva costante con il passare dei minuti: rannicchiatosi su sé stesso mentre le sue membra cominciavano a sentirsi intorpidite e gli occhi pesanti, optò per un breve pisolino, l'avrebbe aiutato ad affrontare il ritorno a casa.

§§§

Quando il medico svoltò nel corridoio principale del pronto soccorso, fu sorpreso dall'arrivo dell'infermiera di turno con due persone mai viste che la tallonavano: dall'espressione trionfante della donna, l'uomo dedusse che dovevano trattarsi dei due giovani che avevano accompagnato il ragazzo in ospedale.

Con un sorriso gentile, andò loro incontro e allungò la mano per stringere le loro: "Buonasera, sono il dottor Magnani, mi scuso per avervi fatto venire fin qui e vi ringrazio di aver accompagnato quel ragazzo, era davvero spaventato."

Benvolio e Mercuzio ricambiarono la stretta, sentendo una sensazione di fastidio alla bocca dello stomaco che somigliava incredibilmente all'ansia e alla nausea mischiate insieme: "Se possiamo aiutare, ci fa piacere." disse il più anziano con voce il più possibile neutra mentre il compagno biondo accanto a lui sembrava impaziente, "Se per voi non è un problema, potreste riaccompagnarlo a casa?" chiese il medico con tono sbrigativo, "Non vorrei che restasse qui da solo."

"Certamente!" esclamò Mercuzio con la voce che era salita di un'ottava rispetto a quella del fidanzato: "Ci penseremo noi a lui!"

"Sono passati tanti anni, dottore, ma l'abbiamo riconosciuto." si affrettò a specificare Benvolio, vedendo l'espressione perplessa dell'uomo davanti a loro: "Quando eravamo ragazzi, giocavamo sempre insieme, poi ci siamo persi di vista, sa, la scuola, altri amici... Il suo nome è Romeo, vivevamo a Verona nello stesso quartiere."

«Ah, davvero?" il volto del medico manteneva la sua espressione dubbiosa ma sembrava più incline a credergli – di certo non potevano dirgli la verità – che a bollarli come pazzi psicopatici: "Non me l'ha detto. Probabilmente nella confusione non deve avervi riconosciuti. Se volete andare a parlargli qualche minuto, è nel letto 12, seguite questo corridoio e non vi sbaglierete." e indicò loro un punto in lontananza, "Io vado a prendere i documenti per la dimissione e vi raggiungo."

Magnani e l'infermiera senza nome si avviarono nella direzione opposta alla loro, lasciandoli soli.

Con un sospiro che voleva dar loro forza e coraggio, Benvolio fece scivolare la propria mano in quella di Mercuzio e la strinse forte: "Andiamo, Romeo ci aspetta." disse con un filo di voce; il fidanzato annuì ma non si mosse mentre i suoi occhi azzurri sgranati e velati di lacrime fissavano il corridoio grigio senza davvero vederlo.

Preoccupato, il compagno gli strinse le spalle con un braccio e se lo tirò addosso, nascondendo il viso tra i capelli profumati: "Che ti prende, eh?" gli domandò piano, "Tutto si sistemerà, Romeo starà bene, vedrai. Il medico vuole dimetterlo quindi non deve essere qualcosa di grave."

Mercuzio scosse la testa ma si lasciò stringere; trattenendo un singhiozzo, si asciugò gli occhi: "Non è quello che mi preoccupa…" ammise, la sua voce insolitamente dimessa, "E se non ci riconoscesse? S-Se non volesse riconoscerci? O peggio, se non volesse vederci?"

Benvolio restò in silenzio qualche istante, poi Mercuzio lo sentì posare un bacio tra i suoi capelli ribelli: "Stiamo parlando di Romeo, vuoi che non ci riconosca, che non si ricordi di noi? Magari ci vorrà del tempo, ma sono sicuro che prima o poi…"

"Sì, hai ragione. Che stupido che sono."

"Non sei stupido, o meglio. Non più del solito."

"Andiamo prima che decida di prenderti e chiuderti in uno sgabuzzino."

Separatisi con una risata, ma con le mani intrecciate, i due percorsero gli ultimi metri che li separavano dal letto che gli era stato indicato e si affacciarono con cautela al di là della tenda verde di plastica che separava il cubicolo dal resto del corridoio: videro, con il cuore in gola, il viso bambino di Romeo addormentato, con una garza spessa a coprirgli parte della testa e tracce di sangue sulla maglietta bianca che indossava e che spuntava da sotto la coperta che qualcuno, probabilmente il dottore, gli aveva messo addosso.

Con uno sguardo a metà tra la supplica e l'imbarazzo, Mercuzio sciolse la presa sulla mano di Benvolio e mosse un passo all'interno, poi un altro e un altro ancora, fino a raggiungere il lato alla destra di Romeo: gli posò una mano sulla spalla e sentì il familiare calore sotto le sue dita, simile a quello che sentiva quando sfiorava Benvolio ma al tempo stesso diverso; era il calore familiare di una persona amata.

"Ehi, Bambi…" sussurrò il più giovane con un sorriso malinconico: "Siamo venuti a prenderti."

Benvolio, con il cuore gonfio di commozione, si portò dal lato opposto rispetto al fidanzato e lo imitò, mentre Romeo si muoveva infastidito: "Cugino bello… Sei sveglio?"

Quando finalmente il ragazzo addormentato aprì gli occhi, sulle prime sembrò non riconoscerli, sbatté più volte le palpebre nel tentativo di mettere a fuoco i visi ansiosi sopra di lui, ma quando infine riconobbe i ricci biondi come il grano che contornavano un volto dolorosamente familiare, un volto che aveva cercato a lungo e che aveva pensato di tatuarsi sulla pelle, per poco non lasciò uscire un singhiozzo dalla propria bocca, che venne coperta dalle mani per frenare qualunque espressione di sofferenza.

Ma l'altra persona al suo fianco, dal volto ugualmente familiare al punto da strappargli un gemito ferito, lo bloccò con la stessa fermezza velata di affetto che ricordava e, con un sorriso, gli posò le labbra sulla fronte, come quando erano bambini, in un'altra vita.

"Shh, cugino bello. Non vergognarti di piangere, non davanti a noi." mormorò Benvolio con gli occhi a propria volta velati di lacrime.

Mercuzio, invece, scostò con urgenza il fidanzato e si gettò sulle labbra del ragazzo più giovane, rubandogli un bacio che sapeva di lacrime, ricordi e struggente malinconia: "In che guaio ti sei cacciato senza di me, senza di noi, Bambi?" sussurrò questi, soffiando sulle labbra arrossate di Romeo.

Ben presto, non fu più possibile trattenere i singhiozzi e Romeo si ritrovò confuso a piangere tra le braccia di Mercuzio mentre Benvolio, accanto a loro, gli accarezzava la schiena con fare rassicurante: "Ti abbiamo trovato, cugino bello." mormorava il più anziano, "E non ce ne andremo di qui senza di te."

"Vi ho cercato tanto…"

"Ci dispiace averci messo così tanto per ritrovarti."

"L'importante è che adesso siamo insieme."

Ci volle un po' ma, finalmente, Romeo si calmò e, più lucido, si ritrovò a sorridere con gli occhi che gli facevano male per il pianto: "Quindi eravate davvero voi… Non me lo sono sognato.".

"Ti sembro un sogno, Bambi?" lo prese in giro Mercuzio prima di baciargli una tempia: "Ti porteremo a casa con noi, senza fare storie. Ci prenderemo cura di te."

"Ma non ho dei vestiti di ricambio dietro."

"Mercuzio sarà ben contento di prestarti qualcosa."

"Piuttosto dormo nudo."

Con una risata inframezzata da qualche singhiozzo – Mercuzio lo teneva stretto a sé per impedirgli di cadere dal bordo del letto su cui l'aveva fatto sedere – Romeo guardò alternativamente entrambi e allungò titubante le mani, che vennero afferrate dai due al suo fianco; mentre Benvolio gli accarezzava il dorso della stessa con un movimento costante e ritmico, Mercuzio se la portò alle labbra e la baciò: "Ora che ti abbiamo trovato, non ti perderemo più di vista. C'è tanto di cui parlare, ma ci sarà tempo per farlo. Domani, tra un mese… Abbiamo tutta l'eternità per farlo."

Con il viso nascosto nella spalla del suo migliore amico, Romeo sorrise e, finalmente, si sentì completo.

Finalmente poteva davvero iniziare a scrivere quella storia che era la sua vita, la sua vera vita; e l'avrebbe fatto con loro al suo fianco.

   
 
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