Fandom:
Romeo e Giulietta – Ama e Cambia il Mondo
Rating:
Verde
Personaggi/Pairing:
Benvolio, Romeo, Mercuzio
Tipologia:
Two-shots
Genere:
Sentimentale, Fluff, Romantico
Avvertimenti:
OT3, BenRoCutio. Dedicata a Carly per il suo compleanno.
Disclaimer:
Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama
ufficiale da cui ho
elaborato la seguente storia, non mi appartengono.
DELLA
VITA È TUA LA STORIA
CAPITOLO
2
Romeo
tremava sotto la
pesante coperta che gli era stata messa addosso, la sentiva sfregare
ruvidamente contro la sua pelle e sapeva di doversi calmare, che quel
tremore
non era da imputare al freddo ma allo shock della caduta e al dolore,
eppure
non riusciva in alcun modo a sentirsi tranquillo.
Pur
imponendoselo, non ci
riusciva.
Nonostante
avesse richiamato
alla mente i ricordi di Benvolio e Mercuzio, al punto da sovrapporli ai
visi
dei suoi soccorritori – non era giusto, quelle persone si
erano prodigate per
aiutarlo e lui le ripagava così ma non poteva farci niente
-, ogni tentativo di
mantenere calma e lucidità era risultato vano.
Al
suo fianco, il medico
riempiva la siringa di un liquido chiaro ma dall'odore particolarmente
forte:
“So che l'infermiera ti ha già fatto la puntura di
antitetanica, questo è un
calmante.” spiegò lui, prendendo un batuffolo di
cotone già imbevuto di
disinfettante; con l'altra mano, scostò un lembo della
coperta e mise a nudo il
braccio graffiato.
Poche
semplici passate del
cotone sulla pelle e l'ago della siringa si fece strada sotto la cute e
nella
carne; Romeo ebbe un piccolo sobbalzo ma strinse i denti, cercando di
trattenere i lamenti; il tutto durò pochi secondi,
dopodiché il medico estrasse
l'ago e, destreggiandosi con cerotti e cotone, coprì il
piccolo segno rimasto.
“Ora
stenditi, ho chiesto
all'infermiera di andare a cercare le persone che ti hanno accompagnato
qui per
non farti tornare a casa da solo; se fossero già andate via,
troveremo una
soluzione alternativa.”.
Raggomitolatosi
sulla
barella, Romeo annuì: “L-La mia
cartellina...?”
“Ho
chiesto all'infermiera
di assicurarsi che ce l'abbiano loro, potrebbe anche essere rimasta
sull'ambulanza. Ma ora non pensarci.” rispose il medico,
chinandosi per
studiare i punti tra i capelli: “Nella sfortuna, hai avuto
fortuna. Il taglio
non è troppo profondo e si trova in un punto relativamente
facile da suturare,
qualche giorno di riposo e tornerai come nuovo.” aggiunse lui
con un sorriso incoraggiante,
non doveva avere più di quarant'anni, gentile e disponibile
al punto che
strappò la parvenza di un sorriso a Romeo,
“Grazie...” disse il ragazzo con un
filo di voce.
“Mi
pagano per ricucire le
persone.” rispose, sistemando meglio la coperta,
cosicché l'aria fredda del
pronto soccorso non gli desse fastidio: “Rilassati, adesso.
Andrà tutto bene.”.
Romeo
annuì e chiuse gli
occhi, respirando a fondo per non lasciarsi prendere dal panico: poteva
resistere, doveva resistere.
Nel
piccolo cubicolo rimasero
soltanto lui e la sua preoccupazione che venne via via attenuata dal
calmante
che agiva costante con il passare dei minuti: rannicchiatosi su
sé stesso
mentre le sue membra cominciavano a sentirsi intorpidite e gli occhi
pesanti,
optò per un breve pisolino, l'avrebbe aiutato ad affrontare
il ritorno a casa.
§§§
Quando
il medico svoltò nel
corridoio principale del pronto soccorso, fu sorpreso dall'arrivo
dell'infermiera di turno con due persone mai viste che la tallonavano:
dall'espressione trionfante della donna, l'uomo dedusse che dovevano
trattarsi
dei due giovani che avevano accompagnato il ragazzo in ospedale.
Con
un sorriso gentile, andò
loro incontro e allungò la mano per stringere le loro:
"Buonasera, sono il
dottor Magnani, mi scuso per avervi fatto venire fin qui e vi ringrazio
di aver
accompagnato quel ragazzo, era davvero spaventato."
Benvolio
e Mercuzio
ricambiarono la stretta, sentendo una sensazione di fastidio alla bocca
dello
stomaco che somigliava incredibilmente all'ansia e alla nausea
mischiate
insieme: "Se possiamo aiutare, ci fa piacere." disse il più
anziano
con voce il più possibile neutra mentre il compagno biondo
accanto a lui
sembrava impaziente, "Se per voi non è un problema, potreste
riaccompagnarlo a casa?" chiese il medico con tono sbrigativo, "Non
vorrei che restasse qui da solo."
"Certamente!"
esclamò Mercuzio con la voce che era salita di un'ottava
rispetto a quella del
fidanzato: "Ci penseremo noi a lui!"
"Sono
passati tanti
anni, dottore, ma l'abbiamo riconosciuto." si affrettò a
specificare
Benvolio, vedendo l'espressione perplessa dell'uomo davanti a loro:
"Quando eravamo ragazzi, giocavamo sempre insieme, poi ci siamo persi
di
vista, sa, la scuola, altri amici... Il suo nome è Romeo,
vivevamo a Verona
nello stesso quartiere."
«Ah,
davvero?" il volto
del medico manteneva la sua espressione dubbiosa ma sembrava
più incline a
credergli – di certo non potevano dirgli la verità
– che a bollarli come pazzi
psicopatici: "Non me l'ha detto. Probabilmente nella confusione non
deve
avervi riconosciuti. Se volete andare a parlargli qualche minuto,
è nel letto
12, seguite questo corridoio e non vi sbaglierete." e indicò
loro un punto
in lontananza, "Io vado a prendere i documenti per la dimissione e vi
raggiungo."
Magnani
e l'infermiera senza
nome si avviarono nella direzione opposta alla loro, lasciandoli soli.
Con
un sospiro che voleva
dar loro forza e coraggio, Benvolio fece scivolare la propria mano in
quella di
Mercuzio e la strinse forte: "Andiamo, Romeo ci aspetta." disse con
un filo di voce; il fidanzato annuì ma non si mosse mentre i
suoi occhi azzurri
sgranati e velati di lacrime fissavano il corridoio grigio senza
davvero
vederlo.
Preoccupato,
il compagno gli
strinse le spalle con un braccio e se lo tirò addosso,
nascondendo il viso tra
i capelli profumati: "Che ti prende, eh?" gli domandò piano,
"Tutto si sistemerà, Romeo starà bene, vedrai. Il
medico vuole dimetterlo
quindi non deve essere qualcosa di grave."
Mercuzio
scosse la testa ma
si lasciò stringere; trattenendo un singhiozzo, si
asciugò gli occhi: "Non
è quello che mi preoccupa…" ammise, la sua voce
insolitamente dimessa,
"E se non ci riconoscesse? S-Se non volesse riconoscerci? O peggio, se
non
volesse vederci?"
Benvolio
restò in silenzio
qualche istante, poi Mercuzio lo sentì posare un bacio tra i
suoi capelli
ribelli: "Stiamo parlando di Romeo, vuoi che non ci riconosca, che non
si
ricordi di noi? Magari ci vorrà del tempo, ma sono sicuro
che prima o poi…"
"Sì,
hai ragione. Che
stupido che sono."
"Non
sei stupido, o
meglio. Non più del solito."
"Andiamo
prima che
decida di prenderti e chiuderti in uno sgabuzzino."
Separatisi
con una risata,
ma con le mani intrecciate, i due percorsero gli ultimi metri che li
separavano
dal letto che gli era stato indicato e si affacciarono con cautela al
di là
della tenda verde di plastica che separava il cubicolo dal resto del
corridoio:
videro, con il cuore in gola, il viso bambino di Romeo addormentato,
con una
garza spessa a coprirgli parte della testa e tracce di sangue sulla
maglietta
bianca che indossava e che spuntava da sotto la coperta che qualcuno,
probabilmente
il dottore, gli aveva messo addosso.
Con
uno sguardo a metà tra
la supplica e l'imbarazzo, Mercuzio sciolse la presa sulla mano di
Benvolio e
mosse un passo all'interno, poi un altro e un altro ancora, fino a
raggiungere
il lato alla destra di Romeo: gli posò una mano sulla spalla
e sentì il
familiare calore sotto le sue dita, simile a quello che sentiva quando
sfiorava
Benvolio ma al tempo stesso diverso; era il calore familiare di una
persona
amata.
"Ehi,
Bambi…"
sussurrò il più giovane con un sorriso
malinconico: "Siamo venuti a
prenderti."
Benvolio,
con il cuore
gonfio di commozione, si portò dal lato opposto rispetto al
fidanzato e lo
imitò, mentre Romeo si muoveva infastidito: "Cugino
bello… Sei
sveglio?"
Quando
finalmente il ragazzo
addormentato aprì gli occhi, sulle prime sembrò
non riconoscerli, sbatté più
volte le palpebre nel tentativo di mettere a fuoco i visi ansiosi sopra
di lui,
ma quando infine riconobbe i ricci biondi come il grano che
contornavano un
volto dolorosamente familiare, un volto che aveva cercato a lungo e che
aveva
pensato di tatuarsi sulla pelle, per poco non lasciò uscire
un singhiozzo dalla
propria bocca, che venne coperta dalle mani per frenare qualunque
espressione
di sofferenza.
Ma
l'altra persona al suo
fianco, dal volto ugualmente familiare al punto da strappargli un
gemito
ferito, lo bloccò con la stessa fermezza velata di affetto
che ricordava e, con
un sorriso, gli posò le labbra sulla fronte, come quando
erano bambini, in
un'altra vita.
"Shh,
cugino bello. Non
vergognarti di piangere, non davanti a noi." mormorò
Benvolio con gli
occhi a propria volta velati di lacrime.
Mercuzio,
invece, scostò con
urgenza il fidanzato e si gettò sulle labbra del ragazzo
più giovane,
rubandogli un bacio che sapeva di lacrime, ricordi e struggente
malinconia:
"In che guaio ti sei cacciato senza di me, senza di noi, Bambi?"
sussurrò questi, soffiando sulle labbra arrossate di Romeo.
Ben
presto, non fu più
possibile trattenere i singhiozzi e Romeo si ritrovò confuso
a piangere tra le
braccia di Mercuzio mentre Benvolio, accanto a loro, gli accarezzava la
schiena
con fare rassicurante: "Ti abbiamo trovato, cugino bello." mormorava il
più anziano, "E non ce ne andremo di qui senza di te."
"Vi
ho cercato tanto…"
"Ci
dispiace averci
messo così tanto per ritrovarti."
"L'importante
è che
adesso siamo insieme."
Ci
volle un po' ma, finalmente,
Romeo si calmò e, più lucido, si
ritrovò a sorridere con gli occhi che gli
facevano male per il pianto: "Quindi eravate davvero voi…
Non me lo sono
sognato.".
"Ti
sembro un sogno,
Bambi?" lo prese in giro Mercuzio prima di baciargli una tempia: "Ti
porteremo a casa con noi, senza fare storie. Ci prenderemo cura di te."
"Ma
non ho dei vestiti
di ricambio dietro."
"Mercuzio
sarà ben
contento di prestarti qualcosa."
"Piuttosto
dormo
nudo."
Con
una risata inframezzata
da qualche singhiozzo – Mercuzio lo teneva stretto a
sé per impedirgli di
cadere dal bordo del letto su cui l'aveva fatto sedere –
Romeo guardò
alternativamente entrambi e allungò titubante le mani, che
vennero afferrate
dai due al suo fianco; mentre Benvolio gli accarezzava il dorso della
stessa
con un movimento costante e ritmico, Mercuzio se la portò
alle labbra e la
baciò: "Ora che ti abbiamo trovato, non ti perderemo
più di vista. C'è
tanto di cui parlare, ma ci sarà tempo per farlo. Domani,
tra un mese… Abbiamo
tutta l'eternità per farlo."
Con
il viso nascosto nella
spalla del suo migliore amico, Romeo sorrise e, finalmente, si
sentì completo.
Finalmente
poteva davvero
iniziare a scrivere quella storia che era la sua vita, la sua vera
vita; e
l'avrebbe fatto con loro al suo fianco.