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Autore: Nocturnia    10/06/2019    1 recensioni
Sotto la pelle del mostro, dietro l'ombra dell'eroe, null'altro che bambini spaventati dai loro stessi incubi.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albert Wesker, Alex Wesker, Claire Redfield, William Birkin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dear
"All of us are products of our childhood."
- Michael Jackson -



Dear God




Sono cresciuti e si sono fatti uomini.

Mostri.

Sono cresciuti, e si sono scoperti vinti - sconfitti

Perduti.

Sono cresciuti, e hanno dimenticato.

"Non posso perdere! Non contro di te!"

Sono cresciuti, e hanno ricordato.

"Christopher James Redfield?"
"Sì. Sono qui per il colloquio: l'agente Burton mi ha detto di..."
"Lo so cosa le ha detto l'agente Burton. Adesso si sieda e cominciamo dall'inizio, cosa ne dice, uhm?"

Sono cresciuti, punto. E poi sono morti.

Per sempre.


1.

Un bambino solo, dimenticato.
Un bambino seduto nel mezzo di un tappeto bianco e rosso, tra le dita giochi spezzati e già risolti.
Un bambino guardato come fosse l'errore peggiore - quello silenzioso, quello strano.
William risolve il suo ennesimo cubo di rubik e accoglie il silenzio come unica risposta possibile.


2.

Il sole tra i capelli, sul viso - nel cuore.
Una bicicletta gialla e verde, dentro al cestino un coniglio di nome Leopoldo.
Una risata sdentata, piena di vita - che esplode e catturerà un uomo mai cresciuto.
Sua figlia le assomiglierà; sua figlia sopravviverà.
Annette allarga le braccia al cielo e chiude gli occhi.


3.

Lacrime grosse, pesanti: che non dovrebbero esistere sulle guance di una bambina così piccola.
Lacrime di chi conosce la perdita, la morte - il suo corollario gelido e spigoloso.
Lo stringe come se fosse l'unica cosa rimasta al mondo - lo è - bagnandogli la camicia stropicciata.
Claire apre la bocca e libera un grumo di paura e rabbia che i più chiamano dolore.


4.

Scarpette lucide, occhi trasparenti: una bellezza algida, distante.
Spalle dritte, schiena rigida - labbra esangui, piegate in una smorfia senza colore.
Dita adunche tra i capelli, attorno al viso - dove non dovrebbero esserci.
Sangue sporco, sangue infetto - la malattia una seconda pelle, respiro e agonia di una vita che ancora deve sbocciare.
Alex richiama a sé tutto ciò che le è rimasto e brucia.


5.

Va avanti, quel bambino sporco di fango.
Va avanti, quel bambino soldato.
Va avanti, e non dimentica.
Va avanti, avanti, e avanti, fino a quando non precipita - cade.
E va ancora avanti, proprio come un bravo soldato - finché le gambe gli reggono, fino a quando il cuore non cede.
Chris stringe la mano di sua sorella e promette che fino a quando potrà andrà avanti.


6.

Un orsacchiotto macchiato di sangue, una storia già scritta.
Una vibrazione nascosta, una bambina che odia gli omini di marzapane - malata, come lui.
Un viso durissimo, già scolpito dalla fame - da quella voragine interna che l'evoluzione gli sta scavando al centro del petto.
Chiude il libro di chimica, si reclina all'indietro sulla poltrona - posa lo sguardo su un cielo nerastro e contuso.
Albert respira e il mondo si ferma.


7 - 8.

Cresciuti in un amnio condiviso, spezzati dalla misera necessità biologica.
Non c'è differenza tra di loro - distanza.
Stessa pelle, stessi occhi, stesso destino - regnare e proteggere e mutare.

Morire.

Alexia ride, Alfred ride - si unisce quel suono in un assolo indistinguibile, crudele.
Il terrore ha una sola, unica, voce.


9.

Sopravvissuta, eroina di una storia a metà.
Orfana, dimenticata.
Diversa, mai più uguale - per sempre infetta.
Cade la neve, cenere tra i capelli - su un cuore che ancora batte, crede.
Sherry afferra la mano di Jake e salta.


10.

Ha paura, la donna - non lei.
È bella, la donna - non lei.
È crudele, la donna - non...

Lei?

"Le vuoi le patate, Nat? Sono quelle arrosto di papà, burro fuso e una spolverata di rosmarino."
Natalia solleva lo sguardo dal piatto e vede solo...

Lei.


11.

Nessuno vuole morire.
Nessuno vuole rimanere solo.
Nessuno vuole soffrire - mai.
Allunga le dita verso uno dei suoi fratelli, spinge tra le sinapsi della Madre, schiaccia quelle del Padre.
Nero e nero - una palude dimenticata, un corpo che cede, si scioglie a ogni respiro.
Eveline è Nessuno e tra le piccole dita cola ciò che rimane della sua speranza.


12.

La neve tra i denti, negli occhi - sotto la pelle.
Cordite e fumo - disperazione e fame.
Ciò che resta della sua terra sono solo un mucchio di rovine sterili e residui di pietra che assomigliano a denti cariati e marci, putridi.
Si protendono verso un cielo livido, vi si aggrappano - cadaveri ambulanti di una città ormai morta.
Jake osserva il petto di sua madre piegarsi sotto i colpi della tosse e prega un padre che non ha neppure mai visto.


13.

Vuole solo sua madre.

Ma nessun viso è mai quello giusto.

Vuole sua madre, cosa c'è di così difficile da capire?

Ma nessuno pare impararlo mai.

Vuole sua madre; vuole poterle parlare, confidarsi come faceva da piccola, quando il mondo non era solo grigio e nero, giù per la gola l'odore limaccioso dell'acqua sporca e quello asettico dei laboratori.

Ma l'uomo mai cresciuto glielo impedisce.

Vuole sua madre, e basta.

Ma il secondo uomo, no, bestia, ride, e le spegne una sigaretta sul braccio legato.

"È ancora viva?"
"Oh, è molto più di questo, Al: è la chiave per il virus G."

Lisa lascia che gli occhi ruotino nelle orbite ormai scavate e vedano - promettano.
L'uomo-bestia sarà il primo a morire.


****


Cristallizzati in un tempo eterno - un passato che è già futuro, mai presente.
Wesker grida, sfida l'eroe della storia - dietro l'ombra gigantesca di due uomini null'altro che bambini che impugnano spade di legno e pistole giocattolo.
Alex si porta le mani al petto, ne estrae un cuore morto, combusto  - alle sue spalle l'orco crudele della fiaba, tra le dita sporche un'infanzia mai vissuta davvero, spogliata di ogni valore.
Claire combatte, negli occhi la stessa, disperata bambina che si era promessa di non piangere davanti alle bare dei suoi genitori (di essere forte e coraggiosa come suo fratello).
E si ripete, la storia. Morde se stessa. Non dimentica. Non ricorda. Non evolve. Ripete. Come un musicista preda dei propri fantasmi, un lutto mai superato.

Una canzone già ascoltata.

Sono cresciuti, i bambini della favola, e ne sono diventati i mostri spietati: le vittime inconsapevoli.

"Albert?"

Nel buio dell'ultima pagina le loro mani si cercano come la prima volta.




"The demon that you can swallow gives you its power,
and the greater life’s pain, the greater life’s reply."
- Joseph Campbell -













   
 
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