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Autore: RoloChan105    11/06/2019    1 recensioni
(Continuo della storia "sesto senso")-
Con l'appuntamento di una settimana prima andato un malora e le ferie forzate propinate dal direttore Smoker, Nami è costretta a casa.
La noia regna sovrana, finchè a bussare alla sua porta, non è quel maledetto decerebrato di Kidd.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Eustass Kidd, Nami
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Prima di leggere questa storia, c'è il primo capitolo che ti aspetta qui ---> https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2515542&i=1

Il gelato stava finendo.
Era questo il primo pensiero di Nami nell'osservare il fondo del barattolino pistacchio e frutti di bosco. Nel giro di due giorni, spaparanzata sul divano a vedere film d'azione, non aveva fatto altro che mangiare, senza far caso al fatto a quel che effettivamente mandava giù.
Lei odiava il pistacchio...e i frutti di bosco non la facevano impazzire.
Un colpo di pistola esplose a tutto volume e annoiata, tornò a prestare attenzione allo schermo.
Avrebbe davvero voluto avere una pistola...l'avrebbe scaricata volentieri contro quell'imbecille di una settimana prima.
Quel rosso senza sopracciglia.
Quel gigante idiota.
Quel coglione cafone.
Lui.
Non ricordava il nome e nemmeno gli interessava. Ricordava che iniziava con la E forse e terminava con stacchio...pistacchio?
Nuovamente, abbassò lo sguardo sul barattolino.
Socchiuse gli occhi e con un sonoro sbuffo, si alzò in piedi. Con il cucchiaio, grattò via gli ultimi residui di gelato per poi, gettare il tutto nel lavello assieme ai piatti sporchi della cena.
Non era triste.
Non era arrabbiata. Non era nemmeno coi coglioni girati.
I suoi amici erano tutti impegnati e a lavoro, le avevano dato le ferie forzate.
“Lavori sempre”le aveva detto Smoker stringendo tra i denti il sigaro “...E fai un sacco di straordinari”. Candidamente, lei aveva fatto spallucce.
“Mi piacciono i soldi” Aveva dunque risposo e con un alzata di sopracciglia, il suo capo, le aveva fatto vedere il calendario.
“Un mese”
“Cosa!?”Aveva sbottato lei in piedi nel mezzo dell'ufficio.”Ma io...”
“Un mese Nami” Ignorando le sue proteste, aveva iniziato a sbarrare i giorni”è da due anni che non prendi né ferie, né permessi. Se qualcuno viene a controllarci, mi fanno un culo così” e nel dirlo, la nuvoletta del sigaro che teneva in bocca, si sparse per tutta la stanza.”Fai quello che cazzo vuoi, ma non farti vedere qui.”
Qualcun'altra nella sua situazione avrebbe fatto i salti di gioia ed invece, lei si annoiava.
Le piaceva il suo lavoro dannazione.
Parlare con gli amici, raccogliere informazioni per il giornale, stare al telefono a sentire testimonianze, fissare, nella scrivania di fronte, il culo sodo di Roronoa che ogni volta che si sedeva, i jeans lo mettevano in risalto...
Insomma, cosa diavolo doveva fare a casa?
Le sue amiche del liceo, Bonney, Bibi e Perona, erano tutte impegnate e non avevano il tempo di uscire con lei. Robin invece, aveva sposato di recente un milionario eccentrico amante dei coccodrilli cocco-banana ed insieme, erano partiti per il sud d'Alabasta per poter osservare quelle specie nel loro habitat naturale.
Con una nuova vaschetta di gelato sottobraccio, tornò a sedersi sul divano.
Una fila di DVD erano impilati uno sopra l'altro a mo di torre, aspettando di essere visti per...la milionesima volta forse.
Con uno schiocco di lingua, osservò il suo nuovo amico “mango e limone” che l'attendeva da decenni in quel frigo e che da sempre, si era ripromessa di buttare.
-A noi-Borbottò aprendo il coperchio e affondando il cucchiaio. Ebbe appena il tempo di constatare quanto facesse schifo, che il campanello suonò.
Socchiuse gli occhi per poi, imprecare ad alta voce ricordandosi che probabilmente, era il tipo della pizza. Sospirando, posò il gelato sul tavolino di fronte a sé, per poi, alzarsi e dirigersi alla porta.
Era vestita con una maglietta a maniche corte il doppio di lei, dei pantaloni rosa della tuta che portava quando faceva il liceo ed era struccata. I capelli erano un ammasso informe annodato e fissato in alto con una sottospecie di matita e la mattina, si era strizzata un brufolo sotto al mento.
Non era per il mangiare che stava trangugiando, si disse, era per il ciclo che sapeva, doveva arrivarle...il mese prossimo.
Tirando fuori dalla tasca dei pantaloni i soldi, aprì la porta.
-Avevo ordinato la pizza circa mezz'ora fa...-Borbottò per poi, trovarsi davanti una montagna d'uomo.
Era lui.
Il cafone.
Quello scemo coi capelli rossi senza sopracciglia.
Contrasse la fronte e perplessa, si guardò attorno. Nel suo pianerottolo, a parte una coppia di anziani e due sbarbatelli senza lavoro, non c'era grande movimento.
-Tu non sei l'uomo della pizza!- Concluse alzando infine lo sguardo su di lui.
-Già- Rispose lui pragmatico mettendosi a braccia conserte.
-Che cazzo vuoi?- Domando lei in modo cordiale.
-Sono...- Non riuscì ad udire altre parole che la porta si chiuse insonorizzando l'ambiente.
-Ah giusto-Nami scosse le spalle-Non me ne frega.-
Quel coglione lì? A casa sua? Chi diavolo gli aveva spifferato dove abitava? Immediatamente, il pensiero corse a Nojiko.
Non fece in tempo ad afferrare il cellulare che nuovamente, il campanello suonò. Con uno sbuffo, alzò gli occhi al cielo e tornò ad aprire.
Per sua sfortuna, era sempre lui, ma questa volta, aveva in mando la sua pizza.
-Dammela- Allungò la mano per prenderla ma in tutta risposta, lui le spalmò sul naso un dito medio. Con passo deciso, si avvicinò alla finestrella delle scale e aprendola, gettò il contenuto dalla finestra.
-Prenditela-Borbottò osservando l'ascesa del magnifico cibo, finire dritto nel cassonetto dell'immondizia.
Nami rimase immobile, senza parole per poi stringere in mano il telefono e tirarglielo contro.
-Brutto coglione che non sei altro-Gridò divaricando le gambe-QUELLA ERA LA MIA SECONDA CENA!-
-Non me ne frega un cazzo- Dolorante, si massaggiò il naso che fortunatamente, era stato colpito dal telefono di lei. -E sapevo che non dovevo venire qui. Sei fuori di testa!-Ad interrompere le sue parole, il suo cellulare questa volta, suonò.
Socchiuse le labbra quando vide il nome di Ace lampeggiare e con un imprecazione, le voltò le spalle e rispose.
-Che vuoi?-
-Allora come sta andando?-Domandò il moro con Nojiko che sottobraccio, stava già dormendo.
-Non dovevo venire-Gli rispose Kidd tenendosi il ponte del naso-Cazzo, questa ha problemi!-
-Cosa ti avevo detto?-
-Non ricordo-
-Inizialmente anche Nojiko sembrava fuori di testa, ma dopo...-
-COSA!?-Sbraitò la moglie che nel sentire le offese del marito, si era ridestata.
-Ah, no niente amore-
-HAI DETTO CHE SONO FUORI DI TESTA!?-
-No, io-
-Hey stronzo!-Nami si avvicinò al rosso afferrandolo per la giacca-Mi hai dato della fuori di testa coglione?!-
-Si, sei una pazza isterica-Le rispose Kidd allontanando di poco il telefono. -Vestita così sembri una gattara!-
Le sue parole non fecero altro che gettare benzina sul fuoco.
Il telefono, non appena cadde a terra chiuse la conversazione e delle grida, rimbombarono per tutto il pianerottolo.
Nami, stanca di sentirsi offendere da quell'uomo, era partita all'attacco, gettandolo a terra e prendendolo a pugni.
Il rosso, in tutta risposta, cercava di pararsi il volto e di tentare di prenderle i polsi.
-Sei un grande stronzo, te l'ha mai detto nessuno!?-
-Si, tua madre!-
Immediatamente, Nami si fermò quando udì la porta dell'appartamento di fronte aprirsi. Era il signor Igaram con un mano una carabina.
-è uno stupratore?-Domandò osservando la scena.-Vuole una mano miss Nami?-
Prendendo fiato, la rossa scosse il volto.
-No, me la cavo da sola.-Borbottò lei sventolando una mano tranquillizzandolo e mettendosi poi a sedere di lato.-è solo un stronzo che non arriva in orario e ha gettato dal quinto piano la mia pizza.-
Nel sentire le sue parole, Kidd ringhiò.
-Sei pazza-Ripetè per l'ennesima volta quella sera-Dovevo buttare te dalla finestra, non la pizza.-
-Oh senti, vaffanculo-Esplose di nuovo Nami cercando, nonostante il fiatone di alzarsi da terra.
Igaram invece, rimase immobile.
-è il tuo ragazzo?- Entrambi assunsero un espressione disgustata.
-MAI-
-Piuttosto me lo taglio.- Nel sentire la sua risposta, Nami si mise a braccia conserte.
-Immagino che non ci sia poi molto da tagliare...-
-Hai rotto-
-è sicura che non devo sparargli?-Nami rimase in silenzio, per poi, scuotere il volto. Salutò e ringraziò il vicino che venne immediatamente tempestato di domande dalla moglie e tornò il silenzio.
-Sei ancora vivo perchè mi devi dieci berry-Kidd rimase perplesso.
-COSA?-
-Per la pizza-Indicò la finestra-la mia cena.-Il rosso socchiuse gli occhi.
-L'avevo pagata io, perciò, era come se fosse mia!-
-L'avevo ordinata io però!-Si colpì il petto in tutta risposta lei.-Io!-
-Chissene frega!-Il rumore di una pancia gorgogliante, assordò i presenti. La rossa rimase ad ascoltare e ad osservare l'uomo.
-Già, chissene frega.- Stanca, riprese il cellulare che era rimasto a terra e si diresse verso il suo appartamento. -Non voglio più vederti...coso.- Non ricordava il suo nome e nemmeno voleva saperlo.
-Tranquilla-Borbottò lui voltandole le spalle e raccogliendo il suo-Fossi matto nel volerti vedere ancora!-




La luce del mattino era una sveglia dolce e silenziosa. L'aveva imparato in quei giorni a beneficiarne e adesso, il solo sentire il cellulare squillare e ricordarle che era ora di alzarsi, la fece quasi sbuffare.
Lenta, mosse una mano verso il telefono e disattivò quell'orribile suoneria. Non ricordava di averla messa, ma poteva essersi sbagliata.
La segreteria segnava ben dieci messaggi.
Cavolo, le sue amiche si erano ricordate tutte di lei quella mattina?
Tornando con la testa sul cuscino, mise il vivavoce e rimase ad ascoltare i messaggi.
-Hey stallone...-Una voce da donna, sensuale e peccaminosa, piena di ansiti e probabilmente asmatica, le fece aprire gli occhi.- è da un mese che non ti fai più sentire...mi manchi.- Un bip prolungato diede spazio ad un altra voce. Nami scosse il volto: probabilmente, si disse, avevano sbagliato numero.-Sono Alvida della sezione relazioni interne.-Un altro gemito gracchiò contro la cornetta-Chiamami...-Ok...perchè questa Alvida voleva che la chiamasse? E perchè ansimava?
Un nuovo messaggiò si attivò e anche questo, aveva una donna che ansimava.
-Ma che cavolo...?-Stoppando la segreteria si tenne la testa per poi, urlare spaventata quando il telefono si mise a squillare.
-Pronto?-
-Dove diavolo sei?-Una voce maschile e autoritaria la fece fermare.
-Cosa?-Chi diavolo era? Non lo riusciva a riconoscere.-Sono...sono a casa.-
-A casa?-Domandò questo per poi fermarsi.-Aspetta...Kidd? Non sei Kidd?-
Kidd? E chi diavolo era?
-EH?-
-Ah...-La voce all'altro capo, sospirò pesantemente.-è lì vero?-
-Cosa? Ma chi è lei?-Sarà che era mattina presto e ancora non riusciva a mettere in moto il cervello per rendersi conto che il telefono non era il suo, ma davvero, stava avendo seri problemi a comprendere la situazione.
-Sono Killer-Si presentò-Il segretario del signor Eustass Kidd- Eustass Kidd...ah!
-Il coglione senza sopracciglia!-Esclamò per poi, portarsi una mano alla bocca.
-Si, lui-Senza fare una piega, l'uomo confermò le sue parole.
-Che diavolo vuole ancora da me? Mi deve dieci berry!-
-Veramente...-Cercò di parlare-Il signor Eustass evidentemente, ha lasciato il telefono da lei ieri sera...- Nami rimase immobile per poi, socchiudere gli occhi. Quel cretino non era entrato in casa sua... allora...
Lenta, osservò il telefono trovandolo identico al suo. La segreteria che aveva ascoltato, però, le fece infine comprendere che si erano scambiati i telefoni.
-Oh...- Storse le labbra.-Emh...no. Ci siamo scambiati per sbaglio i telefoni. A quanto pare quello scemo ha preso il mio...-Immediatamente, sbiancò.
QUEL CRETINO AVEVA PRESO IL SUO TELEFONO!
Diavolo! Se si metteva a guardare le foto, poteva vedere lo scatto che aveva inviato a Robin del suo brufolo! O quella dove da ubriaca, aveva la testa nel cesso.
-DOVE SI TROVA!?-Con ferocia, si tolse di dosso le coperte.
-Cosa?-
-Dove abita? Glielo porto io!-
-Veramente...-
-ME LO DICA!-



Quello era un grattacielo. L'aveva visto una volta in un documentario, ma mai di persona.
Non che la sua città fosse piccola, ma si era sorpresa nell'apprendere che quel coglione, abitasse in un posto tanto magnifico...
A grandi passi, si diresse verso il campanello e faticò non poco a trovare il suo nome.
Per sicurezza, aveva sondato il suo telefono... e la sua galleria nel caso quel deficiente si fosse divertito a spiare le sue foto. L'aveva trovata piena di foto di fogli di lavoro, qualche foto di lui con un amico, liquori di marca ed infine, un sacco di foto sfocate fatte probabilmente a caso e senza esserne a conoscenza. Il campanello squillò una, due, tre volte ed infine, dopo essersi attaccata al campanello per un intero minuto, una voce impastata dal sonno rispose alla chiamata.
-Se?-
-SCENDI DI SOTTO, COGLIONE E RIDAMMI IL CELLULARE!-

 

-continua-

 

 

Cos'è questo?

Non lo so. Avevo voglia di one piece e rileggendo le varie storie che ho scritto, questa mi aveva attirato. Immagino che a nessuno fregherà qualcosa o sarà interessato a leggerla e nemmeno so se un continuò arriverà o meno. Volevo solo provare, tutto qui.

   
 
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