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Autore: Sildoryl    12/06/2019    3 recensioni
[SPOILER PER ENDGAME!!!]
Quali sarebbero i pensieri del Dio degli Inganni, se si fosse accorto della presenza di Ironman, arrivato dal futuro?
In quell'atrio gremito, mentre gli umani discutevano con mio fratello del futuro mio e degli artefatti di Thanos, c'erano contemporaneamente due Tony Stark. Impossibile? Ho visto abbastanza cose, negli ultimi due anni, da sapere che nulla è davvero impossibile.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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More to come

 

Mi ritrovo seduto nel letto e per un momento non ricordo dove sono. Lo sguardo scivola lungo la parete spoglia fino alle grandi vetrate e le luci scintillanti dei grattacieli di Manhattan, al di là della baia, mi appaiono in qualche maniera stonate, distorte. Poi, di colpo, tutto mi torna alla mente: la sconfitta, la cattura.

E, infine, l'inaspettato: il Tesseract che scivola sul pavimento di marmo fino ai miei piedi. La fuga.

Rivedo nella mente quei brevi attimi concitati e ora so che cosa mi ha svegliato. Riesco finalmente a mettere a fuoco quel particolare minuscolo, insignificante, che i miei occhi hanno inconsapevolmente registrato poche ore fa e che continuava a tormentarmi ai margini della coscienza.

Il soldato vestito di nero.

Quello che si stava allontanando con la valigetta ed è incappato nell'ira della stupida creatura. Un momento prima che accadesse tutto, per un breve, brevissimo istante, avevo notato il suo viso, incrociato di sfuggita il suo sguardo.

Ora so chi era: Stark.

In quell'atrio gremito, mentre gli umani discutevano con mio fratello del futuro mio e degli artefatti di Thanos, c'erano contemporaneamente due Tony Stark.

Impossibile? Ho visto abbastanza cose, negli ultimi due anni, da sapere che nulla è davvero impossibile.

 

Mi alzo dal letto, mi dirigo alla finestra e mi fermo a osservare l'alba che lentamente sorge su un nuovo giorno, sorseggiando lentamente un bicchiere di whisky ghiacciato: me lo sono guadagnato, alla fine, il drink che Stark mi aveva offerto.

Ed eccomi qui, libero, il giorno dopo l'attacco dei chitauri, il giorno dopo la mia sconfitta.

Il mio riflesso sul vetro ghigna al pensiero dell'espressione che deve essersi dipinta sul volto di Thor, quando si sarà voltato e avrà visto che non ero più lì.

Una fuga esemplare, è vero, ma del tutto indipendente dalla mia volontà. Avevo già valutato come la resa fosse l'unica soluzione conveniente: essere ricondotto ad Asgard in catene sarebbe stato umiliante, ma mi avrebbe sottratto alla cupa ombra di Thanos, evitandomi sicuramente una sorte atroce. Il Titano è spietato e non posso fare a meno di rabbrividire al pensiero che il mio fallimento verrebbe punito in maniera esemplare.

Invece, il Tesseract mi è scivolato accanto e le carte sono state nuovamente mescolate: inizia un’altra mano, sono di nuovo in gioco.

Brindo al mio riflesso, osservando dall'alto di questa suite lussuosa il brulichio caotico e frenetico degli esseri umani, che arrancano e soffrono e si ostinano a combattere per le loro misere esistenze, e penso che sarei stato un sovrano benevolo e misericordioso.

Il sorso mi si ferma in gola e il sapore del whisky diventa all'improvviso amaro, perché questo è un pensiero mio e, al contempo, non lo è. Non del tutto, per lo meno.

Non ho mai voluto davvero governare questo misero pianeta. Ora che tutto è finito, adesso che sono completamente libero dall'influenza dello scettro, sono costretto ad ammetterlo con me stesso.

Il potere di quell’artefatto di controllare le menti è impressionante, mirabile. L'ho usato e so che Burton e Selvig altro non erano che burattini nelle mie mani. Ciò che, invece, ha fatto Thanos con me, è stato diverso. Non rinnego nessuna delle mie azioni, ho scelto consapevolmente di portare caos e distruzione sul piccolo sperduto Regno che tanto sta a cuore all'impavido Thor. Solo, la motivazione che mi spingeva ad agire era stata esasperata, estremizzata. L'ho intuito, alla fine, sul tetto di quel palazzo. Ma era troppo tardi, ormai. Non per fermare il Titano, forse, ma per ciò che Thor voleva ricostruire, come se nulla fosse cambiato. Ma noi non siamo fratelli, non lo siamo mai stati e continuare a illudersi non mi riporterà indietro come vorrebbe lui.

Thanos voleva il Tesseract a qualunque costo e mi ha usato come strumento nella sua guerra, lasciandomi credere che fosse anche la mia. Un moto di fastidio mi disegna una smorfia cattiva sul volto. Ecco un'altra delle cose per cui dovrà pagare. La lista è lunga, ma sono sempre stato paziente e il tempo non mi difetta. Avrò la mia vendetta, in un modo o nell'altro. Contro di lui, e non solo.

Ora che possiedo il Tesseract posso fare qualsiasi cosa, andare ovunque io desideri. Infinite possibilità si aprono davanti a me ed è per questo motivo che tra tutti i luoghi che avrei potuto scegliere per rifugiarmi, sono venuto proprio qui, dove non penseranno mai di venire a cercarmi. Ho bisogno di tempo per valutare le prossime mosse. Analizzare con cura le opportunità che il cubo mi offre, vagliare attentamente tutte le opzioni, prima di agire. Non posso dimenticare la minaccia del servo di Thanos: il Titano vuole il Tesseract e finché non lo otterrà non smetterà mai di darmi la caccia. Non ho intenzione di passare il resto della vita fuggendo, ma lo affronterò a tempo debito, quando avrò predisposto un piano che mi garantirà la vendetta che bramo.

La consapevolezza che non potrò rivedere Asgard per molto, moltissimo tempo, brucia di un dolore sordo nel petto, mentre l'immagine di Frigga si fa strada nei miei pensieri e per un lungo momento penso che potrei farlo. Potrei usare il potere del cubo e recarmi da lei. Almeno per un'ultima volta, prima di sparire, forse, per sempre. Ma sarebbe una mossa rischiosa, dettata solo dalle emozioni, indegna dell'uomo che ho scelto di essere. Non sono un sentimentale, come Thor, so che sarebbe un gesto patetico e non lo farò, anche se quel pulsare doloroso nel petto non vuole sparire.

Mi concentro su altro, sul motivo per cui sono sveglio a guardare l'alba. Esiste solo una spiegazione alla presenza dei due Stark nel medesimo luogo, allo stesso momento: uno dei due veniva da un altro tempo.

Esistono molti modi per viaggiare tra le epoche, incantesimi potenti quanto pericolosi, e artefatti e strumenti che operano con una commistione di ciò che i midgardiani chiamano magia e scienza. Non sono stupito dal fatto che l'uomo d'acciaio ne abbia saputo utilizzare uno e, d'altro canto, il come non riveste per me alcuna importanza. Ciò che è davvero fondamentale è il perché.

Giocare con il tempo può causare effetti devastanti sulla realtà - su tutte le realtà - e sarebbe una scelta ardita persino per me, che non temo il caos. Deve essere stata una situazione drammatica, direi disperata, per averli spinti a intraprendere questo viaggio. Non ho alcun dubbio, infatti, che Stark non fosse solo. Sicuramente c'era qualcun altro dei dissennati amici di Thor che gironzolava fuori dal proprio presente.

Ripenso a come si sono svolti i fatti, al mio Stark che crolla al suolo boccheggiando e scatenando il panico e non posso esimermi dal ricordare tutte le volte in cui con Thor abbiamo usato il trucco del "chiamate aiuto!". Lo detesto, perché è umiliante, ma non posso negarne l'efficacia. Sono certo che in qualche modo siano stati loro i responsabili del malore dello Stark del mio presente, per usarlo come diversivo.

Un piano curato nei minimi dettagli, che stava procedendo magnificamente, devo riconoscerlo, almeno finché il mostro verde non ha scombinato le carte. Sorrido al riflesso di me stesso, pensando che, in fondo, consegnando il Tesseract nelle mie mani ha ripagato il debito per l'umiliazione che aveva osato infliggermi.

Il sorriso lentamente si spegne, mentre mi perdo nelle riflessioni.

Gli Avengers - come gli piace farsi chiamare - sono venuti in questo tempo per appropriarsi del cubo, è evidente. Ma perché proprio adesso? Perché in questo passato, anziché tornare ancora più indietro, quando il Tesseract era in mano allo S. H. I. E. L. D? Cosa li ha spinti a tornare proprio qui e ora, rischiando di incontrare se stessi, con esiti disastrosi? Cosa c'è in questo momento a New York che ha determinato la loro scelta?

La risposta arriva immediata alla mente e resto sbalordito.

Io.

Sono venuti qui, a causa della presenza mia e di ciò che ho utilizzato su questo patetico pianeta. Il Tesseract non gli basta o avrebbero scelto di prelevarlo in un altro tempo, meno pericoloso. Vogliono anche un’altra cosa, che io avevo e ho perso: lo scettro di Thanos. Due artefatti nel medesimo luogo, un unico viaggio.

Ma perché li vogliono?

Mi blocco a metà del pensiero, perché il cuore della questione, ovviamente, è proprio questo: se gli Avengers mi hanno sconfitto e si sono impadroniti degli artefatti, perché sono voluti tornare qui, ora, a riprenderli?

Cosa è successo nel futuro che non è più il mio? Lo spettro del Titano aleggia come un ombra scura sui miei pensieri, ma mi rifiuto di accettare l'idea che possa davvero esserci riuscito, che abbia usato il potere immenso delle Gemme per distruggere metà universo. Il pensiero di un'Asgard devastata, ridotta in rovina, mi si insinua però in mente e mi irrito, perché non dovrebbe interessarmi la sorte di un mondo che non è più casa mia, che non lo è mai stata.

E tuttavia la brama di conoscere, di sapere, mi infiamma le vene e non riesco a ignorarla, perché so che c'è un modo.

Conosco un incantesimo oscuro, potente e pericoloso, che può mostrarmi il futuro che per me non sarà più o, meglio, frammenti e riflessi di ciò che mi sarebbe accaduto se Hulk non avesse sceso le scale infuriato. Ricordi di ciò che è già stato e per me non sarà più, rimasti impigliati nella rete eterna del tempo e dello spazio. Purtroppo, non sono un veggente e non potrò pilotare la visione, ma ne sarò completamente invaso. D'altronde, da ciò deriva la pericolosità dell'incantesimo.

Mi risuona alla mente la voce di Frigga, che mi dice che non sempre sapere ciò che accadrà è un dono, ma che, a volte, è solo un terribile fardello.

Non sono mai stato d'accordo con questa sua convinzione: la conoscenza, in ogni caso, è potere. Per questo lo farò, nonostante i rischi.

 

 

Le parole pregne di magia risuonano nel grande salone moderno, facendo vibrare l'aria intorno a me. Devo lottare contro i flussi del tempo, che cercano di sottrarsi al mio volere, mentre in piedi al centro della stanza eseguo l'antico rituale. Il futuro che sto evocando scarta e scalpita come un cavallo selvaggio, finché, dopo quelle che mi paiono ore, l'incantesimo riesce a imbrigliarlo, piegandolo al mio controllo. Faccio in tempo solo a tirare il fiato, mentre il sudore mi scende in un rivolo tra le scapole e il respiro è un ansimare esausto, che le visioni mi travolgono.

 

Il buio di una dimensione che non ha tempo, né spazio. Precipito per minuti, ore, tutta l'eternità. All'improvviso una luce, sempre più vicina. Mi brucia e mi acceca, poi la visione si stabilizza.

 

Sono io, in una delle prigioni dei sotterranei di Asgard. La mobilia è distrutta e sento ancora l'aria pregna dell'esplosione di potere che ha devastato la cella. Sono accasciato contro una parete, i vestiti stracciati, sconvolto. Provo un dolore terribile, bruciante, che annebbia i pensieri. Che cosa è successo per ridurmi in questo stato?

 

Sono io, su un pianeta oscuro, desolato, avvolto in una notte che pare perenne. Sono in manette, di nuovo, ma sto pilotando una navicella asgardiana verso un orizzonte plumbeo. A prua, Thor poggia una coperta sul corpo coricato di una donna, la sua mortale. Dove stiamo andando? Verso chi è diretto questo rancore furioso che si agita nel mio petto? Chi è il nemico che ci ha uniti, una volta ancora?

 

Sono io, seduto scompostamente sullo scranno dorato, mentre osservo ghignando la figura possente di Thor che esce dalla sala del trono, dandomi le spalle. La soddisfazione mi infiamma le vene, anche se non è completa e totale, come se mancasse qualcosa ancora, per potermi saziare. Il cuore mi si ferma nel petto. Sono stato degno, alla fine?

 

Sono io, nella stanza delle reliquie. Ho appena appoggiato l'elmo cornuto di Surtur nel braciere del sacro fuoco. Le mani mi tremano, ma la voce è salda mentre pronuncio la formula che lo riporterà in vita. La determinazione è uno scudo che mi protegge dal ribollio di emozioni che si accavallano nel mio animo, mentre condanno Asgard alla distruzione. Che cosa sto facendo?

 

Sono io, su un vascello straniero semidistrutto. Thor è in ginocchio davanti a me e urla di dolore, bloccato dalla morsa implacabile di Thanos che gli stritola il cranio. La consapevolezza che sto per cedere il Tesseract in cambio della sua vita è un sentimento assoluto, totale, che mi lascia stordito. So che non vedremo un'altra alba insieme. Come siamo arrivati a questo?

 

Sono io, mentre avanzo con passo sicuro verso la mia fine, declamando un giuramento che non è indirizzato al folle Titano, ma a colui che non è mai stato mio fratello e lo sarà per sempre, e già sto facendo apparire il pugnale tra le mani. Ogni cosa che ho fatto, ogni parte di ciò che sono, ha trovato finalmente il proprio posto. Sento di essere in pace, per la prima volta da molto, moltissimo tempo. Chi sono diventato?

 

Sono io, sospeso da terra, la mano del Titano che mi serra la gola. Le gemme nel suo guanto brillano di un potere che lo renderà quasi invincibile, ma non sarà mai nulla più di ciò che è: un folle. Lui non sarà mai un dio. Glielo sussurro con l'ultimo fiato. Non c'è timore nel mio cuore, né rimpianto, ma la soddisfazione di aver visto la paura brillare per un istante nei suoi occhi, perché sa che ho detto il vero. Si crede ineluttabile, ma può essere sconfitto. Davvero - davvero - mi sono sacrificato in questo modo, io, che sono il Dio degli Inganni e delle Menzogne? Chi sono diventato?

 

Sono io, stritolato in una morsa dolorosa e implacabile. Il Titano serra la presa. Il collo di spezza.

 

Buio. Il buio di una dimensione che non ha tempo, né spazio. Precipito per minuti, ore, tutta l'eternità.

No.

Mi rifiuto di abbandonare la visione. Non mi posso accontentare. Devo sapere, devo conoscere ciò che è successo dopo. Riverso ancora più potere nell’incantesimo e sondo freneticamente i flussi del tempo, finché trovo ciò di cui ho bisogno. Mi aggrappo ad un’altra essenza, al futuro di colui che innegabilmente mi è più vicino.

All'improvviso una luce, sempre più vicina. Mi brucia e mi acceca, poi la visione si stabilizza.

 

Sono io e sono al contempo lui, che ancora mi chiama fratello. Il Titano è crollato in ginocchio, la lama di Stormbreaker affondata nel petto. Fremo, perché finalmente avrò la mia vendetta. Lui ansima, ma non è ancora sconfitto. Ho commesso un’errore, me ne rendo conto troppo tardi. Le gemme nel suo guanto brillano, un istante prima che lui schiocchi le dita.

 

Buio. Il buio di una dimensione che non ha tempo, né spazio. Precipito per minuti, ore, tutta l'eternità. All'improvviso una luce, sempre più vicina. Mi brucia e mi acceca, poi la visione, di colpo, termina.

 

 

Mi ritrovo accasciato sul pavimento, il corpo dolorante scosso dai brividi, annaspando per prendere fiato, i polmoni che bruciano per la mancanza di aria. Rotolo sulla schiena e fisso il soffitto, cercando di controllare il battito del cuore, di calmare il respiro.

Ho vissuto la mia morte.

Anzi, quella dell'uomo che ero diventato nel futuro. Un uomo che mi è estraneo, di cui non comprendo e non condivido la scelta. Thor non è mio fratello e Asgard non è la mia patria: questa è la cruda realtà. Illudersi del contrario è il desiderio di un moccioso, patetico.

So che questa è l'unica verità, ma la sensazione di pace che ho provato nella visione non mi abbandona e ne resto turbato.

Con uno sforzo impongo ai muscoli esausti di muoversi e riesco a tirarmi lentamente a sedere, la schiena appoggiata al bordo del divano. Mi asciugo con il dorso della mano un rivolo di sangue che è colato dal naso e faccio una smorfia, consapevole che il rischio che ho corso alla fine è stato altissimo. Ci vorranno giorni per riprendermi completamente da questo incantesimo.

Ma ora so ciò che volevo, l’ho visto.

Al pensiero del potere che deve essere stato racchiuso nel guanto sento le mani fremere, ma la consapevolezza di ciò che quel folle ha fatto mi fa rabbrividire. Ha sterminato metà di ogni forma di vita; con un semplice schiocco ha trascinato l'universo intero sull'orlo del baratro.

Non mi riconosco in questo caos paralizzante, artificiale, imposto, che nulla ha a che vedere con la forza caotica e mutevole che è necessaria al progredire della vita. Il Caos che è foriero di infinite possibilità e opportunità, ecco, la forza che governo e servo. Ciò che ha fatto Thanos, nel futuro, ne è solo una distorta aberrazione.

Ora so perché Stark e i suoi compagni hanno intrapreso la pericolosa strada del viaggio nel tempo. Devono recuperare le Gemme e usarle per ripristinare ciò che il Titano ha annientato.

E se sono venuti qui, ora, significa che due delle Gemme le ho avute in mio possesso: ecco, che cosa sono realmente il cubo e lo scettro. La Gemma dello Spazio, sicuramente, e la Gemma della Mente. Ne avevo il sospetto, che adesso diventa certezza.

E il fatto che abbiano compiuto questo viaggio, dimostra anche che sanno che non è possibile modificare ciò che è stato. Non si può tornare indietro e uccidere Thanos, o nascondere una Gemma, per fermare quello che è accaduto: il futuro non può influire sul passato.

Pertanto possono solo limitarsi a modificare il loro futuro, usando le Gemme per annullare l’azione di Thanos. Poi dovranno riportarle indietro, al momento esatto in cui le hanno sfilate dal loro flusso temporale: solo così i fili del tempo e della realtà resteranno inalterati.

E, qui, entro in gioco io. Io sono la variabile impazzita, l'evento inaspettato che rischia di sconvolgere tutto. Nel momento in cui ho posato le mani sul Tesseract, ho creato per me stesso una nuova realtà, un futuro mio, che non avrebbe dovuto esistere.

Verranno a cercarmi, lo so.

Se riescono a sopravvivere al Titano e ripristinano ciò che è andato perduto, riporteranno le Gemme al loro posto e, alla fine, verranno per me.

Sorrido soddisfatto, il brivido della sfida che ritempra il corpo stremato. Che vengano pure: ho in serbo ancora molte storie da raccontare e ancora più inganni da ordire.

Molto altro accadrà ancora, prima della fine.

 

 

L'angolino di Sildoryl

Ecco a voi questa shot, che si è scritta praticamente di getto dopo aver visto Endgame, perché le scene di Loki sono state spettacolari, ma troppo poche. In attesa che ci delizino (speriamo!) con la serie a lui dedicata, ho immaginato queste sue prime ore dopo la fuga. Spero che la storia vi abbia soddisfatto.

Ho indicato nelle note “what if”, perché ho ipotizzato che Loki si accorga della presenza dei due Stark, mentre nel film questo elemento non è presente.

La teoria sul funzionamento dei viaggi nel tempo, è presa paro paro dalla spiegazione che ne da Banner.

Il titolo e gli ultimi pensieri di Loki sono, invece, ispirati al messaggio postato da Tom Hiddleston all'annuncio della serie, ovvero "More stories to tell. More mischief to make. More to come".

Se quanto avete letto vi è piaciuto e vorreste leggere qualche altra mia storiella, vi segnalo che nel Fandom "Thor" troverete una shot e una long in corso, sempre su Loki.

Se vi va, fateci un salto!

Sildoryl

   
 
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