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Autore: lisi_beth99    12/06/2019    0 recensioni
Sono passati alcuni giorni dagli avvenimenti che hanno cambiato completamente la vita ad Alex Morel. Questa volta la ragazza dovrà affrontare il suo passato.
Chi ha ucciso Theo Johns? Chi era il vero bersaglio dell'incendio?
Alex potrebbe non essere al sicuro come credeva...
AVVERTIMENTO! Questa storia è il continuo di "Nothing will drag you down - Come tutto ebbe inizio"
Buona lettura!
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jay Halstead, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5


La soffiata veniva da un mafioso redento. Aveva chiamato il suo agente di riferimento, Ruzek, e gli aveva dato la posizione di una casa sicura in cui era quasi sicuro trovare Doherty e il suo braccio destro.

La squadra si era appostata pronta ad intervenire. – Li voglio vivi. Intesi? Quei bastardi devono pagare per tutto quello che hanno fatto! – esclamò Hank pochi secondi prima di irrompere nell’abitazione.

Ci fu uno scontro a fuoco in cui volarono decine di proiettili. La squadra si era separata per cercare di circondare i due malviventi. Nessuno dei due sembrava intenzionato ad arrendersi ma la cosa non stupiva nessuno visto i personaggi.

Antonio riuscì a ferire O’Brian ad una spalla. Questo fu costretto a lasciar cadere l’arma che teneva in mano, permettendo a Kim di giungergli alle spalle e puntargli la Glock alla tempia – Muoviti e sei morto! – lo minacciò con voce tagliente.

Nonostante avessero preso il suo fidato tirapiedi, Doherty non si arrese e tentò una fuga disperata che si concluse con un buco nella sua testa. Voight si avvicinò al corpo privo di vita del boss mafioso. Il disgusto e la rabbia per la fine fin troppo dolce di quel verme gli contorsero il viso in una smorfia.

Il resto della squadra andò a perlustrare il resto dell’edificio, per assicurarsi che non ci fossero sorprese. – Libero! – urlò Hailey dalla cucina – Anche qui! – le fece eco Kevin, seguito poi da Adam. Si riunirono tutti nel soggiorno dove Burgess aveva già ammanettato O’Brian, ignorando bellamente i suoi lamenti di dolore. Voight lo afferrò per il colletto della camicia imbrattata di sangue – Ritieniti fortunato! – gli sbraitò ad un centimetro dalla faccia. Sulla faccia di Danny comparve un ghigno di divertimento – Non potrete mai dimostrare nulla! Non ci sono prove, né tantomeno testimoni! – tutti i presenti lo guardarono con disgusto ma nessuno volle sprecare energie ad insultarlo. – Portatelo in centrale. – ordinò ai suoi sottoposti – Io avviso Halstead. -.

-*-

Il cellulare vibrò sul tavolino della sala svago, Jay si alzò per andare a prenderlo e rispose appena vide che era il capo a chiamarlo – Capo. – disse uscendo dalla stanza. Ascoltò attentamente quello che gli veniva riferito, non riuscì a non lanciare uno sguardo preoccupato alla castana che stava ancora seduta sul divano a fissare le foto attaccate al frigo. – Certo. Ora glielo chiedo, però capo… Non so quanto sia gius… – ma non riuscì a terminare la frase perché Hank lo bloccò subito. – Ricevuto. – disse alla fine rassegnato il detective.

Chiuse la chiamata e tornò da Alex. Lei lo guardò capendo subito che c’era qualcosa di strano – Cosa devi dirmi? – domandò senza fare tanti giri. Jay si sedette nuovamente al suo fianco – Era Voight. Li hanno trovati ma Doherty è morto. Tuo padre lo stanno portando qui. – lei rimase quasi impassibile alla notizia. Un leggero senso di libertà le aveva alleggerito il peso sullo stomaco ma, dall’altra parte, la morte era stata una cosa fin troppo dolce per un uomo che aveva ucciso più di dieci persone di sua mano e chissà quante su commissione. – Voight ha un piano ma, affinché funzioni, dovresti essere d’accordo in primis tu. -. Un bagliore di curiosità illuminò le iridi nocciola di lei.

Alex lo incitò a spiegare il piano, mettendogli una mano sul polso e dandogli una leggera spinta – Tuo padre crede che tu sia morta… Voight vorrebbe che sapesse la verità. Speriamo che, sapendo di avere un testimone, confessi almeno in parte. Però, se saprà che non sei morta e dovesse esserci un processo, dovrai testimoniare. Non sarai più tutelata come la prima volta, quando non sei stata citata in nessun documento; questa volta potresti dover sedere al banco dei testimoni e dire tutto quello che hai passato… Il sergente vuole che sia tu a decidere e vuole che tu sappia che faremo qualunque cosa per incriminarlo. – Capiva che quella richiesta era estremamente egoista nei confronti della castana: doverla mettere in quella situazione non gli piaceva per nulla! Peggio ancora perché, da quello che aveva imparato a conoscere, lei non si sarebbe tirata indietro, anzi avrebbe fatto di tutto anche a rischio della sua salute. Ed era quello che lo preoccupava maggiormente…

Lei rimase ad analizzare ciò che le era stato appena detto per alcuni secondi. – Lo farò. – disse poi, tornando a guardare gli occhi azzurri del detective – Deve pagare per tutto quello che ha fatto! -. Jay annuiva leggermente col capo; il suo timore si era rivelato più che fondato. Aveva però capito che nulla avrebbe mai potuto fermare quella ragazza dall’ottenere giustizia.

Senza dire altro, si alzò nuovamente dal divano ed uscì dalla stanza per informare il sergente della decisione di Alex.

-*-

Arrivati al 21esimo distretto, Antonio e Adam rinchiusero O’Brian nella cella che avevano costruito nel seminterrato del distretto; un luogo in cui solo quelli dell’Intelligence potevano metterci piede e in cui tendevano ad estorcere confessioni non propriamente legali a criminali più restii a parlare.

Voight parcheggiò pochi attimi dopo e si apprestò a raggiungere il resto della squadra. Aveva appena parlato con Halstead, ordinandogli di far scendere la ragazza così da far scattare il piano. – Allora O’Brian – cominciò aprendo la gabbia in cui era rinchiuso il mafioso – Cos’era quella storia di prima? Quella che non verrai incriminato? Lo sai che riusciremo comunque a sbatterti in cella. – fece un cenno della mano a Jay che si era fermato in fondo alle scale, seguito da Alex. O’Brian manteneva il suo sguardo divertito sul sergente. – D'altronde… abbiamo un testimone, una persona a te molto nota. – in quel mentre Alex camminò versò il sergente: la schiena dritta di chi non teme quello che sta succedendo, gli occhi puntati sul padre ed ogni terminazione nervosa che le gridava di correre dalla parte opposta della stanza. Il suo corpo e la sua mente stavano combattendo una guerra intestina per decidere cosa fare ma Alex aveva una grande capacità di controllarsi.

Si fermò proprio di fronte a Danny, non disse nulla, semplicemente lo fissò e sperò che cominciasse a tremare come lei stava facendo anche in quel momento. Lo sguardo dell’uomo si era trasformato in una maschera di ghiaccio, come quella della figlia, non lasciando trasparire i suoi pensieri. Però Alex fu abbastanza sicura che, in cuor suo, stesse comprendendo che i suoi giorni di libertà stavano scadendo.

Jay le posò una mano sulla spalla e la riscosse dai suoi pensieri. Lei si voltò verso l’uscita e seguì il detective al suo SUV. – Come va? – domandò appena le portiere furono richiuse. La castana alzò le spalle – La facciamo andare. – rispose onestamente mentre si allacciava la cintura di sicurezza. Halstead mise in moto e si immise nel traffico per portare Alex a casa.

Finalmente, dopo una giornata estenuante, avrebbe potuto rimettere piede in quel monolocale che chiamava casa e sfogarsi. Non avrebbe mai pensato che, dopo l’incendio e la morte di sua madre, ci sarebbe potuto essere un giorno ancora peggiore. Sospirò stringendosi maggiormente la felpa di Jay che ormai aveva indossato chiudendola addirittura con la zip e tirando su il cappuccio. Il resto del viaggio lo passarono in silenzio.

-*-

O’Brian aveva osservato la figlia, che credeva morta, uscire da quel posto senza battere ciglio. – Hai visto? – domandò Voight – Non è morta. La prossima volta, non affidarti a tuo nipote per fare un lavoro del genere. – ironizzò uscendo dalla gabbia e chiudendola con un catenaccio ed un lucchetto.

Insieme al resto della squadra tornò in ufficio – Ora dobbiamo occuparci di un’altra questione. – richiamò l’attenzione di tutti – Alex ha detto che qualcuno al dipartimento aveva fatto una soffiata al clan sul suo coinvolgimento nell’arresto del padre. -. Burgess alzò le sopracciglia attonita – Cosa?! Chi? – domandò Atwater, sorpreso come tutti gli altri. Hank scosse la testa – Non lo so, ma il fatto che non ci fosse né Doherty né O’Brian al momento della nostra irruzione, significa che Alex ha ragione. Ora dobbiamo stanare questo tizio e fargli rimpiangere di aver fatto il doppio gioco! – detto ciò si rinchiuse nel suo ufficio.

-*-

-Bene. Allora… io vado. – disse titubante Jay, una volta che Alex ebbe aperto la porta del suo appartamento. Buttò la borsa sul piccolo divano dalla fantasia floreale che le aveva lasciato il proprietario e fece per sfilarsi la felpa del detective – No, tranquilla! Tienila pure. Me la restituirai un’altra volta. -. Sperava vivamente che si sarebbero rivisti, non solo per il fatto che quella ragazza riuscisse ad incuriosirlo tanto ma soprattutto perché Will aveva ragione: avrebbero potuto aiutarsi a vicenda.

Lei smise di armeggiare con la zip e lo guardò con un lieve sorriso – Grazie Jay. E non mi riferisco alla felpa… Grazie per quello che hai fatto in quella vecchia distilleria, non sarei qui altrimenti. Ti devo la vita. – non lasciò mai gli occhi di lui. Era seria e credeva fermamente nelle sue parole. – Figurati. Non mi devi nulla… - rispose lui rimanendo bloccato dagli occhi nocciola di lei.

Rimasero così per alcuni secondi, poi Alex ruppe quella sorta di incanto – Buonanotte Jay. – quasi sussurrò incrociando le braccia al petto, una sorta di protezione. – Buonanotte, Alex. – le fece eco. Girò il pomello ed uscì dall’appartamento.

Come si richiuse la porta, Alex sentì il peso dell’esperienza vissuta quel giorno ripiombarle addosso, questa volta lasciò uscire le lacrime e si accasciò al suolo priva di forze.

-*-

Jay aveva raggiunto le scale quando si bloccò. Già una volta l’aveva lasciata sola dopo una giornata devastante ed Alex era svanita per quasi due settimane. Questa volta non l’avrebbe lasciata sola nel suo dolore.

A grandi falcate ripercorse il corridoio e bussò insistentemente alla porta. Passarono alcuni attimi di silenzio, poi la porta fu aperta. Alex aveva il viso stravolto, per quanto avesse tentato di nascondere i segni del pianto, gli occhi erano rossi e le righe di lacrime segnavano leggermente le guance. Jay non disse nulla. Aprì quel tanto di più l’uscio e lo richiuse alle sue spalle. Strinse la castana in un abbraccio che non voleva essere solo di conforto.

Dopo un tempo indeterminato, Alex smise di piangere e si addormentò sul divano fra le braccia del detective.


Angolo dell'autrice

Ciao a tutti,
Anche questa è conclusa. Però è già in corso d'opera il terzo "capitolo della saga". 
Spero di ricevere qualche recensione, così da avere un feedback da voi lettori.

Un saluto
Lisi 

 
   
 
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