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Autore: Mary P_Stark    13/06/2019    1 recensioni
Una serie di OS dedicate ai personaggi della Trilogia della Luna. Qui raccoglierò le avventure, i segreti e le speranze di Brianna, Duncan, Alec e tutti gli altri personaggi facenti parte dell'universo di licantropi di cui vi ho narrato in "Figli della Luna", "Vendetta al chiaro di Luna", "All'ombra dell'eclissi" e "Avventura al chiaro di Luna" - AVVERTENZA: prima di leggere queste OS, è preferibile aver letto prima tutta la trilogia + lo Spin Off di Cecily
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
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Epilogo.
 
 
 
 
La mutazione era stata non poco dolorosa, ma era avvenuta tutto sommato in fretta e, ora che poteva reggersi sulle sue zampe color nocciola, si sentiva veramente completa.

Keath aveva insistito perché il tutto avvenisse al Vigrond, ma senza la presenza di altre persone. Aveva voluto prendersi personale cura di lei, e i coniugi Ellison avevano accettato la sua richiesta.

Al sorgere della luna, quindi, Sarah si era posizionata nel centro della radura del loro Luogo di Potere e, a sorpresa, Keath l’aveva stretta a sé per darle conforto e aiuto.

Terrorizzata al pensiero di poterlo ferire durante il mutamento, lei aveva tentato di scansarlo, già avvertendo il formicolio della luna dentro di sé, ma Keath aveva rifiutato.

Con una serenità incrollabile, le aveva detto di voler essere marchiato dai suoi artigli, come lui l’aveva marchiata con il suo morso e, sotto i suoi occhi ansiosi, si era tolto la camicia per mostrarle il torace esposto.

Non potendo rifiutare – Keath era ancora troppo forte, per poter opporre resistenza – Sarah aveva suo malgrado acconsentito e lui, con un bacio, l’aveva rassicurata sulla buona riuscita di quel cambiamento radicale.

Era stato in quel momento che la lupa aveva bramato di uscire e, con un ringhio, Sarah aveva colpito al petto Keath, procurandogli delle profonde ferite da artigli.

Artigli che si erano uniti a folto pelo color nocciola e bianco e che l’avevano trasportata, nel breve decorrere di pochi secondi, al suo nuovo stadio di lupa mannara.

Ora, seduta sui posteriori e in contemplazione del suo lupo preferito, Sarah uggiolò nel notare il sangue che ancora fuoriusciva dalle ferite di Keath e, timorosa, disse mentalmente: “Keath… mi senti?”

“Certo che ti sento, Sarah. Tu, piuttosto? Come ti trovi nella tua nuova pelle?” le domandò lui, passandosi delicatamente le dita sulle ferite slabbrate. Subitanea, una smorfia comparve sul suo viso.

“Più che bene, direi… ma sono in ansia per te. Ti fanno molto male?”

“Il giusto. Se non altro, so che rimarrà una bella cicatrice a memoria di questo giorno” chiosò lui, afferrando il suo zaino per estrarre delle garze.

“Era davvero necessario?” protestò allora Sarah, uggiolando e raggiungendolo con un piccolo trotto.

Lui allora le carezzò la gorgiera morbidissima, le sorrise e annuì.

“Volevo il tuo marchio più di qualsiasi altra cosa. Così, nessuno avrà dubbi su chi detiene le chiavi della mia esistenza.”

“Come?” esalò sorpresa la lupa che era Sarah.

“Non che serva un genio, visto che la mia pelle è impregnata del tuo odore, ma volevo qualcosa di tangibile. Di visibile.”

“Non sapevo che… beh, che i lupi apprezzassero cose simili.”

“Il marchio della propria femmina? Eccome. Solo i maschi con le palle, se lo fanno fare, però. Gli altri pensano che sia poco virile, ma non è così.”

“Quindi, anche Joshua, o Fenrir di Matlock, hanno…” tentennò Sarah, non sapendo quanto chiedere, o se chiedere.

Ridendo, Keath assentì e disse: “Joshua ha un bello squarcio su un braccio, mentre Duncan lo ha su una spalla, poco sopra il tatuaggio che lui e Brianna si sono fatti qualche anno fa.”

“Quindi, sono la tua lupa?”

“La mia donna” precisò lui. “Lo sei stata quando ancora non avevi la forza per ferirmi con le tue mani, e lo sei ora che puoi farlo.”

“Sei… sicuro? Non c’è fretta, sai? A me piace quello che abbiamo vissuto in queste settimane. Non hai necessità di dirmi che…”

Lui rise ancora, interrompendo la sua disamina sull’argomento e, carezzandola delicatamente, mormorò: “Sei sempre una chiacchierona. Questo non è affatto cambiato… e mi piace. Quanto al resto, perché non ti devo dire quello che penso?”

“Beh… credo, per nessun motivo valido. Solo, non volevo ti sentissi obbligato a dirlo perché sai che tu mi sei sempre piaciuto, e quant’altro” borbottò indecisa Sarah, non sapendo se lasciarsi andare alla gioia più sfrenata o tentare di mettere i remi in barca prima di accelerare troppo.

Keath, però, si limitò a dire: “Non sono una persona che si perde dietro a inutili congetture. So cosa voglio, e una volta che l’ho capito, non torno indietro. Voglio te, se ancora mi sopporti.”

Sarah, allora, mutò da lupa in umana, si gettò contro di lui per abbracciarlo e, incurante del sangue che le macchiò i seni, sussurrò contro la sua pelle: «Certo che ti voglio!»

«Bene… perché dovrai medicarmi tu. Io non riuscirei a combinare niente di buono» ironizzò lui, indicando il sangue sul suo torace.

Sarah rise, assentì con vigore e prese dalle sue mani le garze per sistemare ciò che lei aveva combinato.

Sì, sarebbe rimasta davvero una bella cicatrice, e lei ne sarebbe andata fiera al pari del morso che le segnava la spalla.

Era orgogliosa del suo marchio e, a sorpresa, si ritrovò a essere orgogliosa anche di quello che aveva lasciato su Keath.

Perché, se solo i maschi con le palle volevano il marchio delle loro femmine, solo le femmine più in gamba erano brave nel marchiare i loro maschi.

Quando infine ebbe sistemato la fasciatura, lo baciò con delicatezza e mormorò: «E ora? Raggiungiamo Colton a Walford House?»

«Più tardi» mormorò lui, afferrandola alla vita per schiacciarla contro di sé e contro la sua erezione.

Al solo percepire il suo desiderio, la sua aura di lupa si accese e Keath, sorridendo soddisfatto, sussurrò: «Sapevo che doveva essere un’affinità d’anima, ma non ci speravo fino in fondo.»

«Come?» esalò lei, confusa.

Lui, allora, levò la propria mano insieme a quella di Sarah e, tra loro, l’aura divenne visibile, come se fosse fatta d’oro.

Sorpresa, Sarah la fissò ai limiti del pianto e Keath, stringendola a sé, disse: «Il nostro legame era così forte che, anche nelle tue forme umane, sapevi. Come io sapevo, e ho voluto averti anche se non l’avevo mai fatto prima. E’ stato questo a farmi capire che qualcosa ci legava, ma è stato il tuo amore a darmi il coraggio di fare il passo decisivo.»

Scoppiando in lacrime, Sarah lo baciò più e più volte, e l’aura tra loro divenne sfolgorante.

Keath, allora, asciugandole le lacrime con altrettanti baci, le domandò: «Lacrime di gioia?»

«Te l’avevo promesso. Solo di gioia» annuì lei.

Per Keath fu sufficiente. Si tolse i pantaloni e, nudo di fronte alla sua compagna, disse con semplicità: «Fammi tuo.»

E lei lo accontentò.

Sperò soltanto che, a Walford House, non li aspettassero alzati, perché loro avrebbero fatto molto, davvero molto tardi.

 
 
 
N.d.A.: qui si chiude la piccola parentesi dedicata a Keath che, come molti altri lupi della nostra grande famiglia, è stato finalmente impalmato. Vedremo, andando avanti, chi dovrà rischiare di essere catturato - o catturata. Per ora vi auguro buone ferie!
 
 

 
  
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