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Autore: merty_chan11    14/06/2019    0 recensioni
Toutou si sta preparando per la sfilata del Pride, ma Kanemaru è preoccupato per qualcosa.
Dal testo:
[...]
-Sei sicuro?- Kanemaru si ritrovò a ripetere, la voce ridotta ad un sussurro ma ferma, priva di incertezze.
“Di stare bene?” avrebbe dovuto aggiungere. Ma non fece in tempo a dirlo perché l’espressione di Toujou parve vacillare e crollare definitivamente sotto il suo gesto.
-Perchè non dovrei?- chiese, gli occhi improvvisamente fattisi più grandi, il tono che rassomigliava a quello di un bambino alla scoperta dei perché.
Kanemaru si maledì in un istante.
[...]
Buona lettura!
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hideaki Toujou, Shinji Kanemaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Proud




«Toujou?»

Kanemaru era poggiato contro lo stipite della porta, in attesa. Le mani incrociate al petto, l’espressione corrucciata per l’apprensione. Tutto in lui suggeriva quanto fosse preoccupato.

«Sei sicuro?»

Davanti a lui, la figura di Toujou non lo degnò di uno sguardo.

Tutta la sua concentrazione era riversata verso il trucco che stava tentando di riprodurre sul viso.

Kanemaru lo vide abbassare lo sguardo, intento a prendere il prossimo colore per completare la piccola bandiera arcobaleno che stava disegnando sulla guancia. 

Se non si fosse trattato di una situazione un po’ più delicata, Kanemaru sarebbe rimasto a guardarlo tutto il tempo come in totale balia dell’altro.

Toujou era così adorabile. Aveva lo sguardo corrucciato e serio tipico dei momenti in cui la sua concentrazione era al massimo, le dita che tremavano man mano che si avvicinavano alla pelle con il timore di sbavare il colore.

Kanemaru lo vide occupato a concludere l’ultima riga, quella viola, per poi voltarsi verso di lui.

Della concentrazione di poco prima non era rimasto più nulla.

Toujou aveva lo sguardo raggiante e sembrava come se fosse in pace. Ma Kanemaru era comunque preoccupato.

Vide Toujou avvicinarsi a lui, piano, con un sorriso stampato sul viso.

«Come mi è uscita?» gli chiese in riferimento alla bandiera. Non gli sfuggì il modo adorabile con cui Toujou si mise ad indicare il disegnino.

Kanemaru rimase in silenzio per un attimo, cercando di portare tutta la sua attenzione sulla piccola bandiera. Ma ogni sforzo fu vano. I suoi occhi scivolarono su quelli di Toujou, e ad attenderlo vi fu un sorriso spezzato da una sola domanda.

«Shinji?»

Domanda che ne conteneva di milioni, dietro. 

Kanemaru cercò di ignorare il tono con cui Toujou aveva pronunciato il suo nome. Sembrava incredulo, come se ciò che volesse chiedergli fosse un argomento già chiuso e sepolto da tempo.

Ma Kanemaru non poté fare a meno di essere preoccupato. Lasciò che la sua mano andasse ad accarezzare la guancia dell’altro, in un gesto tanto abituale quanto comunque ricco sempre di un qualcosa di nuovo. Di un altro significato. 

E stavolta, ciò che Kanemaru volle accertarsi con quel gesto, era se fosse tutto okay.

Toujou si abbandonò alla mano del ragazzo che lo stava accarezzando piano, con dolcezza, senza però mai staccare gli occhi da Kanemaru. E questi si ritrovò puntati contro gli occhi color smeraldo del suo ragazzo, occhi che lo pugnalano in attesa di una risposta che valesse per mille quesiti.

«Sei sicuro?» Kanemaru si ritrovò a ripetere, la voce ridotta ad un sussurro ma ferma, priva di incertezze.

“Di stare bene?” avrebbe dovuto aggiungere. Ma non fece in tempo a dirlo perché l’espressione di Toujou parve vacillare e crollare definitivamente sotto il suo gesto.

«Perchè non dovrei?» chiese, gli occhi improvvisamente fattisi più grandi, il tono che rassomigliava a quello di un bambino alla scoperta dei perché.

Kanemaru si maledì in un istante.

Aveva già visto quello sguardo sul viso di Toujou. E anche recentemente.

L’aveva visto quando Toujou si era ripresentato sulla soglia di casa, di ritorno dalla visita ai genitori, il fiato grosso per la corsa e gli occhi gonfi dal pianto. L’aveva visto quando Toujou, aggrappato a lui quasi con paura che Kanemaru potesse buttarlo via, gli aveva raccontato dell’esito disastroso del suo coming-out con la famiglia.

Kanemaru aveva potuto soltanto stringerlo a sé più forte mentre Toujou continuava a raccontare, tra le lacrime, di quanto era accaduto. Del modo in cui i suoi genitori, quelli che l’avevano sempre amato più di qualsiasi altra cosa al mondo, avevano ceduto ed erano rimasti turbati dalle parole del figlio. Fino ad indispettirsi, man mano che Toujou cercava di far sentire la sua voce. Fino a dargli un ultimatum. Fino a cacciarlo via di casa.

Ma ciò che rimbombava nella mente di Kanemaru da quel giorno, era sopratutto una domanda che Toujou aveva rivolto ai suoi genitori.

“Perchè non dovrei?” aveva chiesto quando questi gli domandarono se fosse fiero, di un’uscita simile. Di essere gay e fidanzato, per di più. Non gli fu nemmeno difficile figurarsi il tono con il quale Toujou aveva posto quella domanda. Come un bambino, nello stesso modo in cui la stava ponendo ora a lui. Per certi versi, Toujou era più avanti di chiunque. Sempre dieci passi più in là con la sua mente. Ma per altri, nascondeva ancora una certa purezza che Kanemaru avrebbe difeso con i denti in ogni situazione.

Si morse il labbro, maledicendosi per quel fraintendimento. Non avrebbe mai voluto che Toujou pensasse che gli stesse rivolgendo la stessa domanda dei suoi genitori, con le stesse finalità.

«Non intendevo in quel senso» parlò finalmente lui, rompendo il silenzio. 

Avvicinò Toujou a sé, e il ragazzo fece altrettanto per venirgli incontro. Toujou poggiò il viso contro la spalla di Kanemaru, mentre quello prese ad accarezzarlo. Lungo la schiena, passandogli poi una mano tra i capelli. Erano tutti gesti lenti e abitudinari che appartenevano soltanto a loro. Che servivano a ricordare, ad entrambi, che disponevano di tutto il tempo del mondo.

«Volevo solo accertarmi se stessi bene.»

Kanemaru sentì Toujou lasciarsi andare ad una risata stanca.

«Sembro così messo male?» commentò, voltando leggermente il viso in modo che potesse guardarlo.

Aveva gli occhi chiusi, il volto disteso in un’espressione rilassata.

Kanemaru abbozzò un sorriso.

«No» fece in risposta, accarezzando con il pollice la guancia di Toujou.

«Sembri piuttosto in pace con te stesso.»

Toujou si mosse, piano, per poi rimettersi di fronte a lui. I suoi occhi erano calmi e immobili, pieni soltanto di tranquillità.

A Kanemaru parve di specchiarsi contro un mare di giada.

Toujou gli si avvicinò con estrema lentezza, cingendogli la vita con le braccia, e Kanemaru lo lasciò stranamente fare. In circostanze normali, sarebbe andato in combustione contro quel tocco. Non importava quante volte fosse accaduto, da quanto tempo ormai stessero insieme. Il tocco di Toujou era un qualcosa a cui Kanemaru non si sarebbe mai abituato. Così come i suoi baci.

I loro visi erano vicini, adesso, così tanto vicini che entrambi stavano respirando la stessa aria.

Kanemaru rimase immobile, in attesa, le labbra di Toujou quasi sulle sue al punto che gli parve uno spreco non compiere il primo passo per annullare definitivamente la distanza.

Toujou lo guardò raggiante.

«Lo sono» pronunciò pochi attimi prima di baciarlo, la bocca incurvata in un sorriso.

Kanemaru poté finalmente stringerlo tra le sue braccia e lasciarsi andare.

L’aveva sempre colpito, il modo in cui ogni singolo loro gesto fosse così simile ma allo stesso tempo tanto diverso dai precedenti.

La forma era sempre quella. Ma era la sostanza ciò che cambiava, ed era ciò che a Kanemaru rimaneva più impressa. Il modo in cui Toujou riusciva a dare nuova vita anche alle cose più semplici e comuni, era un qualcosa che avrebbe custodito per sempre nel suo cuore.

E quel bacio, quel bacio lento e dolce, era il modo di Toujou per comunicargli che stava bene. Che era orgoglioso e felice.

Quando terminò, Kanemaru premette la fronte contro quella di Toujou e rimasero così, in silenzio. Soltanto loro nella piccola bolla che si costruivano ogni volta.

Era sempre così rilassante, stare accanto a Toujou. Specialmente dopo un bacio. Gli pareva quasi che, tutte le volte, il peso che sentiva sulle sue spalle sparisse ad un tratto per lasciare il posto soltanto ad un cuore più leggero.

Aprì gli occhi per osservare l’altro, che ancora li teneva chiusi per godere di quel momento. 

Toujou sembrava davvero così…felice e in pace. E, ancora una volta, Kanemaru si chiese come avessero potuto fargli questo. Come gli avessero chiesto di scegliere tra due alternative: fingere una vita non sua, o andare fuori di casa. Come avessero avuto il coraggio di buttare via il proprio figlio.

Kanemaru ripensò a quanto fosse stato fortunato ad aver avuto una famiglia così aperta. Ricordava ancora le facce piene di felicità quando aveva detto loro che Toujou fosse il suo ragazzo, i volti pieni di gioia dei suoi genitori. Ripensò alla sua fortuna e mai come durante quel momento avrebbe voluto consegnarla tutta a Toujou. 

Si meritava una felicità simile.

Lui più di chiunque altro.

Toujou aprì gli occhi e gli sorrise, e Kanemaru ricambiò.

Poggiò il pollice contro la guancia dell’altro, quella dove aveva disegnato la bandiera, e lo sfregò piano contro la sua pelle. Di primo impatto, non l’aveva notato. Ma adesso che gli era saltato all’occhio, Kanemaru non poté fare finta di nulla.

«Hai sbavato un po’ con il giallo» gli fece notare, lo sguardo attraversato da un lampo di serietà.

«E il rosso è storto.»

«Shinj-»

«Per di più, le strisce non sono della stessa grandezza, vanno aggiustate.»

«Se continui a criticare il mio lavoro» lo interruppe Toujou, puntandogli un dito contro il petto per punzecchiarlo «Al Pride ti sto distante 500 metri. Non ti voglio proprio vedere.»

Kanemaru si sentì offeso nel profondo.

«Sei tu che mi hai chiesto pareri?!» commentò lui, incredulo, mentre Toujou scoppiò in una risata.

«Esatto, un parere» gli fece notare lui, lo sguardo divertito «Non una recensione negativa degna degli utenti stronzi di TripAdvisor.»

«Io li ammiro, quelli» ribatté Kanemaru, le braccia incrociate al petto quasi volesse rafforzare la sua posizione.

«Se non fosse stato per i paladini della giustizia, non avremo mangiato così male in quel ristorante, due settimane fa!»

«Ma il cibo era buono» fu la constatazione di Toujou.

Kanemaru gli lanciò un’occhiata di puro orrore.

«Era tutto bruciato?!» la sua voce salì di qualche ottava mentre Toujou scoppiava a ridere.

Era incredibile. Era incredibile quanto le papille gustative del suo ragazzo fossero fuori uso alla veneranda età di quasi vent’anni.

«Shinji» pronunciò con la solita vocina che usava per punzecchiarlo. Si era avvicinato, ora, e aveva il braccio attorno alle spalle dell’altro. 

«Sei troppo severo con i cuochi.»

Le labbra di Toujou schioccarono in un bacio sulla sua guancia non appena concluse la frase. Kanemaru alzò gli occhi al cielo, incapace di nascondere il rossore che gli era salito sulle guance.

«Vai a lavarti la guancia» cercò di dire in tono autoritario, ma Toujou che continuava a baciargli il viso ad una velocità sempre maggiore gli rese quel compito quasi impossibile. 

«Ci penso io a ridisegnarti la bandiera» proseguì, bloccando a malincuore il suo ragazzo che era ormai ad un passo dalle sue labbra. Di nuovo.

«Eddai Shinji!»

Toujou non avrebbe dovuto mettere tutta questa enfasi nel pronunciare il suo nome. Kanemaru era certo che stesse cercando di ammazzarlo.

«Se continuamo così, ci perdiamo il Pride.»

Toujou si fece serio tutt’ad un tratto.

Indicò la direzione che Kanemaru stava per prendere e pronunciò poche parole essenziali.

«Sgabello, trucco, e usciamo. Di corsa.»

Kanemaru incurvò le labbra in un sorrisetto e andò a prendere lo sgabello, non senza prima lasciare un bacio sulla fronte dell’altro. 


 
  
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