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Autore: Queen of Snape and Joker    14/06/2019    1 recensioni
Cosa succederebbe se il Ministero della Magia ripristinasse una vecchia legge che vuole che tutti i maghi siano immediatamente dichiarati sposati con la propria anima gemella? E cosa accadrebbe se, nel bel mezzo della lotta contro Voldemort, Gellert Grindelwald tornasse a turbare gli equilibri del mondo magico, questa volta come salvatore?
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald, Il trio protagonista, Severus Piton | Coppie: Albus/Gellert, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Da VII libro alternativo
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La Sala Grande era piena di studenti per la solita colazione mattutina. Harry Potter e i suoi amici stavano mangiando ciotole di porridge con succo di zucca al tavolo di  Grifondoro, anche se Hermione Granger sembrava più occupata a ripassare Aritmanzia leggendo da un tomone che aveva preso in biblioteca, piuttosto che a consumare quel primo pasto della giornata. Uno strano silenzio generale regnava nella stanza, probabilmente dovuto al tempo che faceva fuori: era novembre e, sia dal tetto incantato sopra i loro capelli che dal cielo scuro incorniciato dalle finestre, gli studenti potevano capire che faceva molto freddo e che, con quei nuvoloni scuri, avrebbero solo voluto passare tutto il loro tempo a sonnecchiare nei dormitori. Al tavolo degli insegnanti la situazione non era tanto diversa: Severus Piton beveva il suo tè nero accanto ad una professoressa McGranitt piuttosto raffreddata che si soffiava il naso in un fazzoletto scozzese, mentre il preside Silente chiacchierava allegro con il professor Lumacorno. Nessuno di loro, dunque, si sarebbe aspettato che, in una mattinata tanto tranquilla come quella, la Sala Grande sarebbe stata invasa da uno stormo di gufi e allodole tubanti; alzarono tutti, indistintamente, le teste verso la volta della stanza, completamente coperta da esseri piumati. Doveva essercene almeno uno a persona.
I maghi non fecero in tempo a realizzare quello che avevano appena visto, quando i pennuti piombarono su tutti i tavoli, interrompendo la colazione e distruggendo cibi e vettovaglie. Appena un barbagianni che non assomigliava per niente alla sua civetta delle nevi gli planò davanti, il Bambino Sopravvissuto si accorse che era zuppo d'acqua, come tutti gli altri:
«Devono essere venuti da molto lontano; qui la pioggia non è ancora arrivata e non credo che ne vedremo fino ad oggi pomeriggio.», commentò la sua amica Hermione, afferrando in fretta la lettera dalla zampa del suo postino, per evitare di bagnarsi. La busta era stranamente asciutta: doveva essere stata stregata con un incanto che l'aveva resa impermeabile. Ron Weasley pareva piuttosto confuso anche lui, dato che continuava a fissare l'allodola che custodiva la missiva destinatagli mentre beccava un pezzo di quello che era stato il suo toast fino a qualche secondo prima. Harry, intanto, aveva già aperto la busta, e aveva appena cominciato a leggerne il contenuto, quando il colorito della sua faccia si fece improvvisamente rosso, per poi divenire di un bianco cadavere:
«C-Cosa c'è?», Ron aveva appena spiccicato una parola. L'ultimo dei Potter, allora, aveva fatto cenno ad Hermione di scartare la sua posta; lei aveva obbedito, aprendo la busta e trovandoci dentro due pergamene: prese dunque a leggere ai suoi due compagni la prima:
 
"Gentile signorina Granger,
visti gli ultimi sviluppi nel caso di Lei-Sa-Chi, con la conseguente scoperta del ritorno di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, il Ministero della Magia ha ritenuto opportuno ristabilire il matrimonio programmato, secondo il decreto nº. 533, vigente dall'anno 1048 e successivamente abolito nel 1392, regolante le unioni tra maghi tramite il convogliamento a nozze con la propria anima gemella. Oggi, 13 novembre 1996, per ordine del Ministero della Magia, ogni mago è dichiarato sposato ufficialmente alla propria anima gemella, indicata nel foglio successivo.
Che la vostra sia una felice unione finalizzata all'annientamento del male,
  M. d. M."
 
«Non è possibile.», queste le prime parole della ragazza, diventata pallida come un cencio.
«Cosa significa tutto questo?», Harry aveva chiesto, sbandierando la sua pergamena davanti a tutti mentre gesticolava inconsciamente:
«Significa quello che c'è scritto: la legge del 1048 sulle anime gemelle fu promulgata affinché le forze magiche di ciascun abitante di questo mondo venissero rafforzate al massimo, in previsione dello scoppio della Prima Guerra dei Goblin. Quando si è uniti alla propria anima gemella, si è potenti il doppio o il triplo del normale. », la ragazza aveva detto tutto in fretta, a fatica, fissando le parole che aveva appena letto:
«Ma perché il Ministero ha voluto fare una cosa del genere?», il Bambino Sopravvissuto stava cominciando ad innervosirsi, stizzito per quell'ennesima follia che gli stava accadendo e che non riusciva a comprendere:
«Non capisci? Vogliono usarci contro Tu-Sai-Chi come se fossimo il loro esercito, che tentano ovviamente di fortificare al massimo e a qualunque costo. », Ron era stato piuttosto chiaro e aveva zittito tutti e tre.
«Guardatevi intorno, guardate le auree di tutti: si sono manifestate all'improvviso.», Hermione sembrava davvero agitata, mentre la sua testa era rivolta al tavolo degli insegnanti. Harry girò gli occhi verso di loro e capì il perché di quella paura: l'aura di Silente era effettivamente enorme, grande almeno il triplo del solito e luminosa il quadruplo. Aveva il color dell'oro e del fuoco, e la sagoma del preside quasi non si vedeva, sopraffatta com'era da quella coltre accecante. Piton splendeva di verde smeraldo, con il volto contorto in una smorfia di dolore e la pergamena tra le sue mani che prendeva fuoco, pur non bruciandosi: doveva essere anche ignifuga.
Il preside aveva appena finito di leggere il comunicato del Ministero, quando tutti i suoi piani gli crollarono addosso. Prese stancamente il secondo foglio e lesse il nome della sua dolce metà, nonostante sapesse già chi fosse:

"Gellert Grindelwald è la sua anima gemella,
 il Ministero vi augura un lieto matrimonio."
 
Era quasi comico a pensarci, "un lieto matrimonio"; loro due non avrebbero mai potuto avere qualcosa che fosse lieto, figuriamoci un matrimonio. Appena ebbe finito di analizzare il rotolo, il nome di Gellert si colorò di rosso cremisi e attorno all'ossuto anulare sinistro di Silente comparve un anellino dorato, proprio come quello che usavano indossare un babbano e il proprio coniuge: era una fede. Dopo aver osservato incuriosito e un po' sbigottito quel suo nuovo gioiello, Albus si guardò intorno e notò che Minerva stava singhiozzando nel suo fazzoletto, facendo finta di soffiarsi il naso, mentre Severus aveva un'espressione sofferente piantata in faccia, la pergamena in fiamme e un'aura smeraldina attorno al corpo.
«Severus, ragazzo mio, calmati.», lo chiamò e glielo disse fermamente, con il suo solito tono tranquillo e che, al contempo, non ammetteva repliche. Come risvegliato da queste parole, Piton ritornò ad avere controllo di sé stesso, riprese a gestire la sua magia e smise di tentare di bruciare quella terribile missiva. Tuttavia, dal suo volto non si cancellò quel marchio di estremo dolore che, ormai, si era impresso su di lui. E, in silenzio, passò la sua busta al preside, che l'aprì e la lesse:
 
 "Lily Evans era la sua anima gemella,
  siamo addolorati per la sua perdita."

Il preside ebbe un colpo al cuore: Lily allora era davvero ciò che di più importante ci potesse mai essere stato per Severus, in tutti i sensi:
«Mi dispiace tanto, ragazzo mio.», disse commosso e sinceramente affranto per il povero pozionista, che fece per alzarsi dal tavolo, nel desiderio di rifugiarsi nelle sue segrete, ma il preside lo bloccò:
«Severus, ho bisogno che tu resti qui. Perdonami, ma ti richiedo un ultimo sforzo».
Il professore fissò il mago con uno sguardo dilaniato, eppure per l'ennesima volta tenne fede ad una promessa fatta anni prima ed obbedì al suo mentore, senza porgli ulteriore domande.
«Minerva, non piangere, per favore: farai preoccupare i tuoi studenti.», quest'ultimo poi si riferì alla McGranitt, visibilmente disperata:
«M-Mio marito era la mia a-anima gemella. È-È sempre stato lui».
 
Quell'affermazione valeva molto per la professoressa, che in gioventù si era innamorata di un babbano che non aveva mai potuto sposare e che, durante la Prima Guerra Magica, era stato ucciso da Voldemort. Da adulta, poi, in seguito ad un lungo corteggiamento, si era unita a suo marito, più grande di lei e morto prematuramente poco tempo dopo il matrimonio. Minerva non aveva mai saputo scegliere tra quei due chi fosse stato il vero amore della sua vita, ma, a quanto pare, ci aveva pensato il Ministero a far dissolvere i dubbi che aveva. Albus le poggiò una mano sulla spalla, ma non disse niente perché non c'era niente che avrebbe potuto dirle: doveva riprendersi da sola.  Mentre la sua collega si calmava, gli occhi del preside scivolarono sulla sua mano, priva di alcun gioiello nuovo: ciò significava che la fede compariva solo a coloro la cui anima gemella era ancora in vita. La sua osservazione, però, non riuscì a distrarlo in alcun modo e una nuova preoccupazione fece breccia nei suoi pensieri: come avrebbe potuto gestire questa nuova ed incredibile situazione? Lui era ormai anziano e, nonostante l'arrivo di Gellert sarebbe stato una fonte di immenso scandalo in tutto il mondo magico ed in particolar modo ad Hogwarts, aveva abbastanza esperienza da sapere che avrebbe potuto aggirare tutti gli ostacoli posti sulla sua strada senza particolari difficoltà, ma gli studenti erano troppo giovani. Il preside sapeva di aver già preteso troppo da loro durante tutti quegli anni di instabilità, di averli spinti ad affrontare cose delle quali, ad una così prematura età, non avrebbero dovuto nemmeno sospettare l'esistenza. Ora, però, erano stati costretti da forze esterne ad un  castigo di dimensioni spropositate: si erano scoperti sposi a diciassette anni. Silente diede un'occhiata alle tavolate delle Case, e le sue preoccupazioni non fecero che aggravarsi: dietro i suoi occhiali a mezzaluna scorse ragazzi dai visi smunti, emaciati, ragazze che piangevano disperate, senza avere la consolazione di alcuna amica, tutte perse come erano a contemplare quella che si era rivelata una catastrofe. Altri studenti fissavano le loro fedi, incapaci di dire alcunché, altri ancora si erano alzati per cercare di capire chi fosse la propria anima gemella, evidentemente presente nel castello.
Il potente mago, dunque, decise che era arrivato il momento di intervenire: avrebbe dovuto pronunciare uno dei suoi famosi discorsi.
Silente, certamente, nella sua perlustrazione della Sala Grande non si era fatto sfuggire le espressioni di assoluto terrore che parevano solcare i volti di Harry Potter e dei suoi amici. Curioso, comunque, come avesse potuto in realtà sbagliarsi: quello che aveva mandato in ebollizione le orecchie di Ron Weasley e fatto arricciare per qualche strana reazione chimica ancora di più i capelli della signorina Granger e del Golden Boy era stato nient'altro che imbarazzo. Terribile imbarazzo quando i tre giovani si fecero coraggio e lessero in contemporanea i nomi delle loro anime gemelle. Hermione arrossì inevitabilmente quando vide incisi sulla pergamena i caratteri:

"Ronald Weasley è la sua anima gemella,
 il Ministero vi augura un lieto matrimonio."
 
Ron, dal canto suo, si limitò a fissare la ragazza davanti a lui con un'espressione del tutto costernata, come se d'improvviso si fosse trovato davanti una sconosciuta e non la sua amica di sempre: quella era davvero sua moglie. Harry fu inaspettatamente il più espressivo di tutti:
«Per Merlino! Sono il marito di Ginny!»
Questa esclamazione diede il colpo di grazia al suo rubicondo amico, che si limitò a biascicare:
«S-Siamo p-proprio in un b-bel guaio...»
Hermione aprì la bocca per aggiungere qualcosa, ma s'interruppe immediatamente nel momento in cui, con la coda dell'occhio, scorse Silente che si alzava. Tutto il resto della Sala la imitò, professori compresi, che evidentemente non si aspettavano in egual modo un così tempestivo intervento del preside. Il mago, dunque, senza il bisogno di richiamare vocalmente l'attenzione dei presenti, ebbe tutti gli occhi puntati su di sé:
 
«Miei cari ragazzi, cari colleghi - iniziò, lanciando un'occhiata ai docenti dietro di lui -, questo è un giorno molto difficile per tutti noi e per tutto il mondo magico. Il matrimonio di due persone dovrebbe essere sempre e solo una festa, celebrata in compagnia dei propri cari, che ci congiunge con la persona che amiamo di più. Quest'oggi, però, il Ministero ha deciso per noi e, nonostante la scelta presa dai nostri governanti sia estremamente dura e difficile da accettare, dobbiamo farlo».
 
Dalle tavolate si sollevò un immediato brusio: di certo nessuno si aspettava che una personalità ribelle come quella di Silente, specialmente alle norme che erano da reputarsi ingiuste, avrebbe spinto tutti ad inchinarsi al folle piano del Ministro. Tuttavia, bastò un lieve gesto della mano destra del professore per riportare tutti al silenzio.
«Dovete farlo - riprese - perché solo così potrete essere in grado di affrontare questa nuova condizione, senza rinnegare le vostre vite né le vostre anime gemelle, che, sono sicuro, saranno spaventate almeno quanto voi. Sono consapevole del fatto che non sarà facile, e che quest'oggi non ho abbastanza parole che possano far nascere nel vostro cuore una qualche forma di tranquillità - qui il preside si fermò, guardando con un espressione grave i visi di tutti i suoi allievi. Quello che posso promettervi, però, è che oggi, come mai, non sarete lasciati soli ad affrontare tutto questo».
Detto ciò, Silente alzò in alto il suo braccio sinistro, che aveva nascosto fino a quel momento, di modo che fosse stata visibile a tutti la fede che campeggiava, brillando come il fuoco, sul suo anulare. Sia gli studenti che gli insegnanti si lasciarono andare ad esclamazioni più che stupite: Draco Malfoy e i suoi compagni, che fino a quel momento si erano mantenuti perfettamente composti, ebbero i loro visi mutati in espressioni di puro terrore, perfettamente consapevoli del nuovo livello di imbattibilità raggiunto da Silente. Minerva McGrannitt, che si era da poco calmata, si lasciò andare a singhiozzi pieni di gioia mista a preoccupazione, mentre il giovane professor Piton riuscì a stento a nascondere la paura che gli riempì gli occhi: nonostante, infatti,  sapesse quale protezione il preside avrebbe potuto esercitare ora non solo su Hogwarts, ma su tutto il mondo magico, non poté fare a meno di chiedersi chi fosse la sua anima gemella, elemento fondamentale, che avrebbe potuto sconvolgere ogni equilibrio prefigurato fino ad allora. Ron, a sua volta, sussurrò ai restanti membri del trio:
«Ma avrà 180 anni!», guadagnandosi una gomitata da Hermione:
«Ne ha 115!», lo rimbeccò la sua dolce metà: «Sai che differenza...».
Harry li riportò al silenzio nell'istante il cui il preside riaprì bocca per parlare.
«Ho deciso, dunque, di mettere già da stasera le cose in chiaro; se non mi prendessi ora questa responsabilità, verreste a conoscenza del nome della mia anima gemella entro domattina, grazie alla Gazzetta del Profeta, e non posso permetterlo. Tuttavia, prima di rivelarvi la sua identità, vi chiedo di non perdere la fiducia che avete sempre dimostrato di avere nei miei confronti e di dimostrarvi rispettosi in quelli del mio compagno, Gellert Grindelwald».
Per l'ennesima volta in pochi minuti, evento rarissimo, Silente venne interrotto, questa volta da grida di terrore, che si sparsero velocemente per tutta la Sala. Al tavolo degli insegnanti, il pianto di gioia della McGrannitt mutò in un pianto di disperato spavento, mentre gli occhi di ossidiana di Severus Piton furono invasi dalla più nera preoccupazione, mentre l'uomo fissava il mago in cui aveva riposto tutta la sua fiducia, a quanto pareva consorte di un altro Voldemort, sentendosi tradito nel profondo.
«Adesso - il preside fu costretto ad alzare la voce per farsi sentire - andate nei vostri dormitori; entro stasera troverete le nuove regole del castello riguardanti le unioni affisse alle bacheche delle comunicazioni poste in ogni Casa. Le lezioni di oggi sono sospese».
Come era prevedibile, nessuno esultò per quell'annuncio e, dopo un attimo di sbigottimento, gli studenti si alzarono, ancora profondamente scossi, dalle loro sedie; fuggirono tutti nei propri alloggi, lasciando dietro di sé piatti pieni di cibo, intoccati, ma non abbandonando sui lunghi tavoli le nuove preoccupazioni che li avrebbero tormentati per quell'intera giornata.
   
 
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