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Autore: Rider1337    14/06/2019    0 recensioni
La poetica rappresentazione dell'amore a distanza, vissuto da una giovane ragazza Napoletana, nell'approssimativa metà del Novecento.
Un testo scritto da Sabrina Amanda Pollice.
"Un'effimera allegria che avrebbe fatto dimenticare a quell'ingenuo cuore, tutto ciò che aveva subìto prima di conoscere il suo innamorato, il quale assunse, in così poco tempo, la concreta figura della felicità. " cit.
"Passarono del tempo a scherzare e a ridere insieme, e videro il cielo, e poi le stelle che fino a pochi minuti prima si nascondevano alla vista di tutti gli innamorati del mondo, che dalle stelle potevano solo essere invidiati." cit.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Intravide dalla finestra la luce sommessa del Sole, che si faceva strada tra le foglie di quella via alberata, e che in lei suscitò grande gioia. Sarebbe stato un qualunque giorno di novembre, se non fosse stato per ciò che sarebbe successo, poche ore dopo l’alba. Si alzò dal letto, dopo una notte trascorsa quasi interamente a fissare il soffitto, con la consapevolezza del premio che le spettava, dopo cotanta attesa. Provò ad addormentarsi, invano, richiamando alla memoria quei momenti che lei tanto amava, quasi più del suo futuro sposo. Il cuscino, in pochi istanti, fu colmo di lacrime amare e contente che corsero via dagli occhi della giovane ragazza, perché sapeva che la distanza tra il suo cuore, e quello del suo amato, anche solo per un giorno, sarebbe svanita. Un’effimera allegria che avrebbe fatto dimenticare a quell’ingenuo cuore, tutto ciò che aveva subìto prima di conoscere il suo innamorato, il quale assunse, in così poco tempo, la concreta figura della felicità. Iniziò a vestirsi, e decise di indossare uno dei suoi abiti preferiti, simbolici della metà del Novecento, e che le calzò, come si suol dire, a pennello. Infilò il cappotto, e si diresse verso la stazione che diventò per lei, da quel giorno, uno dei pochi posti felici di Napoli: la sua città. Camminò veloce, ed il suo battito più di lei, e insieme corsero incontro alla felicità. Finalmente giunse alle panchine della stazione, e attese il treno quasi trepidamente. Passarono poco più di dieci minuti, ma che le sembrarono un’eternità, ma ecco che arrivava il treno. Binario giusto, orario giusto, posto giusto, e stavolta il momento non era sbagliato, come in tutte le favole. Vide tutte le persone scendere dal treno, e le osservò, una per una. Sapeva che lì, tra la folla, ci sarebbe stata la persona che più avrebbe atteso nel corso della sua vita. Valigia a quadroni rossa, scarpe classiche, giacca elegante, ed un lungo cappotto che lo rendeva incantevole. Era sicura che fosse lui, e lo riconobbe anche grazie al dono che portava in mano, che sapeva fosse destinato a lei. I loro sguardi si cercarono e si incontrarono da lontano, e fu così che in pochi istanti i loro occhi poterono finalmente baciarsi, e lo stesso fecero quelle labbra che avevano voglia di assaporarsi nuovamente. Si abbracciarono, e fu solo dopo quell’attimo cruciale, che iniziarono a parlare. Dopotutto si sa, un bacio è la migliore forma di dialogo: la più sincera, la più dolce, e la più intima, ed ogni bacio è sempre accompagnato da uno sguardo, nettamente più intimo del bacio stesso. Quegli occhi non si osservavano da tanto tempo, e sapevano che si mancavano a vicenda da troppi mesi. Lui le porse il pacchetto che le aveva preparato con tanta cura, e lei fece lo stesso, tirando fuori dal cappotto una scatolina che nascondeva un anello, ma nessuno dei due seppe il contenuto di quei doni, fino al momento in cui dovettero separarsi di nuovo, mentre si abbracciavano su quella famosa panchina che ormai diventò parte della loro relazione. Dopo i saluti, si incamminarono verso casa della giovane ragazza, in modo da sistemare i bagagli, e da far riposare il suo amato, ormai stanco a causa del lungo viaggio affrontato. Trascorsero le ore a parlare di ciò che le loro vite, improvvisamente separate, erano state costrette a subìre. Lei era attratta dalla voce di quell’anima così simile alla sua, ed era felice di ascoltare le parole che proferiva. Aveva aspettato per così tanto tempo quel momento, e si pentì di quelle volte in cui dedicò le sue preziose attenzioni alle persone sbagliate. Fu gelosa del passato, perché ingenuamente inconsapevole del futuro, pensò che avrebbe potuto parlare col suo amato tutte le volte che avrebbe voluto: ma non fu così. Dopo essersi vissuti, e dopo aver ricordato l’un l’altra il valore della contentezza, decisero di uscire per una passeggiata, cercando di rubare lo scalpore del tramonto, da regalarsi a vicenda. Lui prese per mano la donna della sua vita, e si sentì come quando non si hanno parole per esprimere ciò che si sente, e quindi ritenne giusto condividere con lei quel silenzio che stava ad equivalere tutte le parole mai dette. Poi, prese la coperta che avevano portato da casa, e la fece giacere sul prato che guardava in faccia il cielo come se non avesse paura di sfidare la maestosità delle stelle, e di quell’azzurro mescolato agli altri tenui colori del mondo. Si distesero sul morbido prato e, abbracciandola, le dedicò poche frasi, ma che furono ricordate per sempre. Sembrava una poesia, pensò lei. Passarono del tempo a scherzare e a ridere insieme, e videro il cielo, e poi le stelle che fino a pochi minuti prima si nascondevano alla vista di tutti gli innamorati del mondo, che dalle stelle potevano solo essere invidiati. Tornarono a casa, e trascorsero ogni minuto dei due giorni seguenti, amandosi sempre di più, e desiderandosi sempre di più, fino a quando lei non dovette salutare di nuovo il suo amato, nella speranza di rivederlo presto, su quella panchina della stazione.
 

 
 
 

   
 
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