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Autore: Civaghina    15/06/2019    0 recensioni
Com'era la vita di Leo, prima della terribile scoperta della Bestia?
Com'è cambiata la sua vita quando si è trovato davanti ad una verità così devastante?
La storia di Leo prima di Braccialetti Rossi, ma anche durante e dopo: gioie, dolori, amori, amicizie, passioni, raccontate per lo più in prima persona, sotto forma di diario.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leo, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Questa giornata parte bene, ma si trasforma immediatamente in un incubo: Cris è caduta dalla finestra, e adesso è incosciente, tra la vita e la morte. Leo è annientato, impotente, preda dei sensi di colpa: la paura di perdere Cris diventa sempre più reale, e gli toglie il respiro.


Domenica, 8 giugno 2014

Non ci posso credere! Ma che figata assurda! Nicola non mi ha lasciato una semplice auto, ma un pulmino

vintage! È una figata pazzesca! Lo tocco, piuttosto incredulo, e ricontrollo il numero del parcheggio per essere sicuro che sia il posto giusto: lo è!

Mi decido a salire e a sedermi al posto guida, poi afferro il volante e scruto tutto l'abitacolo. Ma davvero questo pulmino è mio?! Quanti viaggi fantastici potrò fare qua sopra quando sarò guarito...?! Girare l'Italia, l'Europa, andarmene dove mi pare! Perché guarirò, fosse solo per guidare questa meraviglia! Mi sento così figo seduto qua, mi sento così indipendente, mi sento libero! Voglio cominciare subito a studiare per prendere la patente! Non avevo così voglia di studiare dai tempi del patentino per la Vespa, che poi vabbè, si sa com'è andata..., l'Universo aveva in serbo altri piani per me... Però sono ancora qui, sono vivo, e stavolta andrò fino in fondo, Bestia o non Bestia!

Leo! Leo!”; ero perso nelle mie fantasie e non mi sono nemmeno accorto che stesse arrivando Toni, finché non ha bussato al finestrino, cogliendomi di sorpresa; sembra molto agitato, ed io apro immediatamente lo sportello.

Che c'è?” gli chiedo mentre mille pensieri mi passano per la testa; ha una faccia che non mi piace per niente.

Cris sta male, l'hanno trovata svenuta sotto alla sua finestra”.

Per un attimo lo guardo allibito, incredulo, mentre mi dico che non è possibile; tra i mille pensieri che mi erano passati per la testa, Cris non era contemplata.

Affatto.

Come svenuta, Toni?!” gli chiedo scendendo dal pulmino. “Dove sta adesso?!”

Eh... la stanno portando a Chirurgia”.

A Chirurgia?! La operano? Che l'è successo? Cosa vuol dire che era svenuta sotto alla sua finestra?!

Andiamo!” dico chiudendo velocemente lo sportello, senza neanche pensare a chiudere a chiave, e correndo via insieme a Toni verso l'ospedale.


Corro più veloce che posso, che non è mai abbastanza; è uno di quei momenti in cui maledico la mia gamba che non c'è più, e questa cazzo di gamba finta che non mi farà mai correre veloce come prima; mi sembra passare un'eternità, prima di riuscire a raggiungere Chirurgia, e la mia corsa è sempre più traballante.

Cris!” chiamo correndo verso il Blocco Operatorio. “Cris!”.

Mi viene incontro Ulisse, che mi blocca subito e mi spinge indietro: Leo, Leo per favore, eh!”

Che è successo?” gli chiedo con un filo di voce.

L'hanno trovata svenuta sotto alla sua finestra”.

E poi la vedo, priva di sensi e stesa su una barella, e provo a chiamarla di nuovo, quasi convinto che se sentirà la mia voce si sveglierà. Cri... Cris!”; andiamo, deve svegliarsi, per forza!

E invece no, e Ulisse mi allontana, mi dice di lasciarli lavorare, e richiude la porta del Blocco Operatorio lasciandomi fuori.

Fuori.

No, no, no! Non posso starmene qua fuori ad aspettare! Non posso! Devo sapere che sta bene, devo sapere che si sveglierà, devo... Lei ha bisogno di me, lo so! E io ho un fottuto bisogno di lei, e che stia bene, e che si svegli, adesso!

Senza pensarci due volte spalanco la porta e mi precipito dentro, ma anche stavolta vengo fermato, da Carlo che mi placca mentre io provo a correre da lei: Leo!”

Dimmi se è viva!” lo imploro con la voce strozzata.

Sì sì, è viva” mi risponde lui, e come ha fatto prima Ulisse mi accompagna verso l'uscita, circondandomi le spalle con un braccio. “È viva, è viva! Stai tranquillo. Non sembra essersi rotta niente. Però non risponde alle sollecitazioni, quindi sospettiamo abbia... una commozione cerebrale.”

E quindi che le fate?” gli chiedo mentre mi sembra di sprofondare sempre di più in un incubo.

La teniamo sotto osservazione al Blocco Operatorio. Tu stai qui, stai tranquillo” mi dice accarezzandomi una spalla. “Ti vengo a chiamare io, ok? Dai!”.

Toni si avvicina a lui che sta per rientrare al Blocco Operatorio, e gli parla a bassa voce, ma io lo sento comunque: Carletto... Ci stai dicendo la verità? Cris è viva?”

Certo che è viva!” esclama lui facendogli una breve carezza. “Certo!”.

È viva.

Certo che è viva!

È già qualcosa, no?

No.

È troppo poco.

Mi manca il fiato.

Non riesco a respirare.

Faccio fatica a stare in piedi.

Olga...” sussurro quando la vedo arrivare. “Che è successo a Cris?” le domando avvicinandomi a lei.

L'ho detto anche a loro, mi hanno fatto mille domande..., io dormivo!” esclama lei esasperata. “Comunque ho trovato un messaggio nel diario con scritto: io non ce la faccio a rimanere”. No... Non è possibile, Cris non può aver fatto una roba del genere, lei non può..., no... non ci posso nemmeno pensare. “Spero... che volesse scappare, andar via dall'ospedale...”

Sì, dalla finestra!”; Toni ha pensato a voce alta, ed è come se mi avesse dato un pugno in pieno stomaco.

Ma come stava prima?” trovo il coraggio di chiedere ad Olga, anche se ho paura di sentire la risposta. “Era triste?”

Era tristissima...” annuisce lei. “Piangeva..., mi ha raccontato di voi... Leo... mi dispiace...”.

Non riesco a chiederle altro, non riesco a sentire altro, non posso tollerare altro; mi allontano, mentre Toni mi chiama e prova a fermarmi, a dirmi qualcosa, ma io ho bisogno di stare da solo. Vado verso la vetrata, trattenendomi a stento dal dare un pugno, ma tremo di rabbia, e le lacrime, quelle no, non riesco più a trattenerle: qualsiasi cosa sia successa a Cris è colpa mia; anche se fosse caduta mentre provava ad andarsene di nascosto, se ne stava andando per colpa mia; e all'altra eventualità..., beh a quella non ci voglio nemmeno pensare, perché mi faccio già abbastanza schifo così. Non ci posso pensare che se ne sta lì dentro, dentro quel cazzo di posto dove io sono stato così tante volte, e che potrebbe non uscirne viva.


Il tempo sembra non passare mai, arrivano anche Vale, Rocco e Chicco, ma per me è come se non ci fosse nessuno; non voglio parlare con nessuno, non voglio che nessuno mi parli, e me ne sto per conto mio finché non esce Carlo, con una faccia che non è per niente rassicurante.

Come sta?!” gli chiedo con la voce e le gambe che mi tremano.

La stiamo monitorando, però le funzioni vitali sono basse... cuore, polmoni...”.

Chiudo un attimo gli occhi per cercare di tornare in me, per non scoppiare a urlare e a piangere qua davanti a tutti; prendo fiato, e trovo il coraggio di guardare Carlo negli occhi e di chiedergli ciò che mi toglie il respiro: Avete capito com'è caduta?”

No, non ancora... Per fortuna la finestra non era molto alta, però ha sbattuto la testa”; più faccio domande, più ottengo risposte che non vorrei mai sentire, eppure come al mio solito vado incontro a muso duro contro ciò che più mi spaventa, anche a costo di uscirne annientato. Carlo è a disagio e prova a cambiare discorso: “Ma voi che ci fate qui?! Andate nelle vostre stanze, su!”; ovviamente nessuno di noi gli dà retta, e lui ci mette due secondi ad arrendersi. “Vabbè, come non detto! Almeno mettetevi in sala d'aspetto!”.

Poi lui torna dentro, richiudendo la porta, e lasciandomi ancora una volta fuori.

Fuori.


Fuori di testa.

Sto andando fuori di testa.

Non riesco a smettere di tormentarmi, non riesco a non pensare che è tutta colpa mia.

Non riesco a non piangere, e mi allontano ancora di più dagli altri, andando a sedermi in disparte; non voglio avere intorno nessuno; pure me stesso in questo momento è di troppo.

Mi sento una merda.

Mi sento fottutamente in colpa, e sono terrorizzato all'idea che Cris non si risvegli, o... peggio.

Se non l'avessi lasciata, dicendole tutte quelle cazzate sul fatto che non la amo più, se le avessi detto la Verità, adesso lei starebbe bene.

No, non è vero.

Non starebbe bene.

Starebbe di merda come me, terrorizzata all'idea di perdermi, all'idea che io stavolta non ce la faccia a venirne fuori, che stavolta sia finita per davvero.

Qualsiasi cosa faccio, sbaglio.

È la mia intera esistenza ad essere sbagliata: non faccio altro che far soffrire le persone che amo di più, e non faccio altro che soffrire anch'io per loro.

E non faccio che combinare casini nel cercare di rimediare ad altri casini.

Mi sono perfino illuso di stare meglio, di essermi lasciato alle spalle la storia con Cris, mi sono illuso di provare qualcosa per Nina, e forse ho illuso pure lei.

E ho detto cazzate su cazzate, a Cris, e probabilmente pure a me stesso.

E adesso non so come cazzo uscirne, adesso non so come cazzo rimediare, adesso non c'è niente che io possa fare per rimediare, e non riesco a smettere di piangere, e di avercela a morte con me stesso per tutto quello che ho combinato, e con l'Universo che ancora una volta si accanisce su di me.


Non posso restarmene qui a non fare niente, devo provare a fare qualcosa, devo andare da lei!

Mi alzo di scatto dalla sedia e vado verso Toni: Toni, io devo entrare!” gli dico con la voce che trema; e pure il mio corpo trema ancora, come se avessi la febbre. “Aiutami!”

Leo... eh... non posso...” mi risponde lui a disagio. “È che ci sono delle regole...”

Sì, certo...”; fanculo lui e le regole! Se Toni non mi vuole aiutare, farò da me! Vado dritto verso la porta, ma lui prova a fermarmi afferrandomi per una spalla. “Non mi toccare!” urlo voltandomi verso di lui, e poco ci manca che gli metta le mani addosso, facendo alzare tutti gli altri, preoccupati che lo picchi per davvero.

Vabbè, vai!” mi dice lui alzando la voce. “Vai a farti sbattere fuori a calci!”

Senti Toni...” ribatto piuttosto alterato, pronto a dirgliene quattro, ma lui mi interrompe.

No! Senti tu!” esclama con decisione, ma poi abbassa il tono; ormai mi conosce bene, e lo sa che alzare la cresta con me non farebbe che farmi incazzare di più. “Tu... non sei l'unico che sta perdendo a Cris! Qui tutti quanti le vogliamo bene, pure io, pure Vale, e pure Rocco! Ma... se non restiamo uniti, a... a che serve essere amici?”.

Lo so che lui vuole solo consolarmi, provare ad aiutarmi, starmi vicino, ma sentirlo parlare di Cris mi fa stare solo peggio. “Ma che ne sai tu di Cris...?!” gli domando mentre le lacrime tornano prepotenti. “Gli hai per caso detto che non l'ami più?! Gli hai detto che non le vuoi più bene?!”; Toni mi guarda in silenzio, mortificato, mentre io faccio fatica a parlare. “Gli hai detto che... che hai iniziato una storia con un'altra..., eh?! Gliel'hai detto?!”; ho urlato, ma non è servito a sfogarmi. Sto ancora peggio di prima. Lui continua a guardarmi in silenzio, così come gli altri. “No...” mormoro allontanandomi di nuovo. Non gliel'ha detto. Sono io che gliel'ho detto.

E sono io l'unico colpevole.


Cris no.

Ti prego.

Anche Cris... no.

Ti prego.

Per favore.

Cris no.

Ho già perso troppo.

Mi hai già preso troppo.

Senza Cris la mia vita non avrebbe più senso, a questo punto prendi pure me.

Anzi, prendi me al suo posto, che tanto sono più morto che vivo ormai. Lei invece stava bene! Stava bene! Olga mi ha pure detto che non è vero che aveva avuto una ricaduta, che aveva fatto finta solo per stare con me.

Fai tornare tutto come prima! Fa che torni a stare bene!

Ti prego.

Ti prego.

Ti prego.

Senza Cris io non ce la faccio.

Senza Cris io sono perduto.

Senza Cris, io...

Io...

Io lo so che ho fatto un casino, io lo so che è tutta colpa mia, ma non punirmi in questo modo, non con Cris!

Non è giusto!

Lei non c'entra niente, è solo colpa mia.

Lei non può morire per colpa mia.

Lei non può morire.

Ti prego.

Ti prego.

Ti prego.

Mi sta scoppiando la testa.

Faccio fatica a riprendere fiato.

Non riesco a smettere di piangere.

E non so nemmeno con chi sto parlando, chi sto pregando.

Dio? L'Universo? Il Destino?

Qualsiasi cosa sia non ha mai ascoltato le mie preghiere, non ha mai ascoltato quello che avevo da dire, mi ha sempre preso per il culo facendomi credere che le cose andassero meglio per poi togliermi di più.

Ancora di più.

Ma che cazzo però!

Adesso basta!

Non è abbastanza tutto quello che ho già passato?

Non è abbastanza?!

A quanto pare no.

Ma Cris no...

Cris no.

No...!

Non lo posso sopportare, non lo posso...

Ehi Leo!”; è Nina. Sollevo la testa e la guardo, ma non riesco nemmeno a salutarla. “Che succede?” mi domanda lei avvicinandosi a me. “Ci sono problemi?”

Sì...” le rispondo quasi senza voce. “Cris sta malissimo...”; faccio fatica a parlare, perché piango e mi manca il respiro. “Sta tra la vita e la morte”.

Nina mi guarda incredula e si siede accanto a me. “Che stai dicendo?”

Ha un trauma cranico...”; e a dirlo diventa ancora più reale e terrificante. “Sta... sta lì dentro” le dico singhiozzando, mentre indico il Blocco Operatorio.

Mi dispiace...” sussurra lei appoggiandomi una mano sul ginocchio.

Ancora... non hanno capito se...”; non riesco nemmeno a dirlo. “Se è caduta perché si è sentita male o...”; è assurdo anche pensarlo. “Se è stat... se l'ha voluto lei.”

Ma che dici?! No...! S... speriamo di no!”

Ieri... ieri ci...”; non riesco a fermare le lacrime. “Ci siamo parlati e... le ho raccontato una bugia, le ho detto che io e te stavamo insieme...”; non riesco a zittire questo dolore assurdo nemmeno per un secondo; “Ma...l'ho fatto solo per...” ; non riesco a riprendere fiato. “Per tenerla lontano perché... perché non...”; non riesco a smettere di tremare. “Non voglio che sappia che io sto ancora male”.

Sono devastato.

Nina si avvicina di più e mi abbraccia, facendomi appoggiare la testa sul suo petto. “Che casino... Vedrai che andrà tutto bene, ok...?” mi dice tenendomi a sé, accarezzandomi la testa.

Vedrai che andrà bene.

Vedrai che andrà bene.

Non lo so se andrà bene questa volta, mamma.

So solo che vorrei essere sul petto di Cris in questo momento, a sentire il suo cuore battere forte.

Il mio sembra che stia per scoppiare.


Nina è andata via perché doveva fare degli esami, ed io nel frattempo sono riuscito a calmarmi un po' e sono tornato dagli altri, ad aspettare davanti alla porta del Blocco Operatorio. È arrivata anche Carola, e con lei c'è pure Lorenzo.

Carola ha chiesto di entrare, ma Laura gli ha risposto che non è possibile perché Cris non è stabile; io cammino avanti e indietro, teso, irrequieto, alienato, con la speranza che da un momento all'altro si apra quella maledetta porta e qualcuno mi dica che Cris sta bene, che si è svegliata, che è fuori pericolo.

Ma passa il tempo e la porta non si apre, rimane chiusa, non viene nessuno a dirmi niente, ed io provo di nuovo l'istinto di spalancarla e precipitarmi dentro; non lo faccio solo perché ho paura che poi mi caccino via e che non mi facciano più nemmeno entrare nel reparto. Torna Toni, che non so dov'era andato, ed io gli vado incontro. Scusa per prima” dico appoggiandogli una mano sulla spalla, e lo stesso fa lui.

No, non importa” mi risponde sorridendo. “Ma lo sai che la mamma di Davide sta avendo una bambina?!”

Adesso?!” gli domanda Vale.

Già! La vita è proprio strana...”

Ma Lilia sta bene?” gli domanda ancora Vale.

Urla come una che sta per partorire...”

E la piccolina?” gli chiedo io.

Speriamo...” risponde Toni stringendosi nelle spalle.


Finalmente si apre la porta ed esce Carlo; ci precipitiamo tutti da lui, ma Carola mi precede: “Dottore, allora?”.

Lui mi lancia uno sguardo, poi le risponde: Dalla tac non risulta niente, perché non ha lesioni, eppure non si sveglia”.

Non ha lesioni.

Non ha lesioni.

Ma allora perché non si sveglia?!

Ma che significa?” gli domanda Carola molto agitata. “Cioè... di solito in questi casi che succede?”

Ogni caso è una storia a sé... comunque le prossime ore... sono le più critiche”.

No, no, no! Sto per scoppiare a piangere di nuovo. Non era questo che volevo sentire. Cosa vuol dire che non ha lesioni ma che le prossime ore sono le più critiche?! Rischia davvero di morire?!

Ma è in pericolo di vita?” gli chiede ancora Carola, facendo la domanda che io ho paura di fare.

Carlo si gira un attimo verso di me, poi torna a guardare lei: Non vi voglio ingannare..., ma se entro breve non si sveglia... il tempo le gioca contro.”

Carola chiude gli occhi, riesce a non crollare: Si può entrare?”

Magari una persona sola. Bisogna cercare di dargli degli stimoli, e... sperare che ci senta”.

Io.

Devo entrare io.

Assolutamente.

Se Cris sentirà la mia voce, sono sicuro che si sveglierà.

Ok. Vado io allora” dice Carola, ed io mi sento morire. E vorrei ribattere, e urlare, e dire che no, non va bene, che devo entrare io, che solo io la posso aiutare, che sono io ad aver fatto questo casino, che solo io posso provare a rimediare; che lei mi ama, che mi ama troppo, e che è per questo che adesso sta così, e che io non me lo merito tutto questo amore, ma che lei si merita di vivere, e solo io la posso aiutare.

Solo io.

Ma non dico niente, non ce la faccio, perché sto così male che non riesco nemmeno a reagire.

No no, aspetta Carola!” esclama Lorenzo dopo avermi guardato. “Forse è meglio se va Leo.”

Scusa, perché?!” ribatte lei.

Se ha bisogno di stimoli, lui è l'unico che glieli può dare”; lo guardo riconoscente e accenno un sorriso, sforzandomi di non piangere.

Sì...” dice Toni, e subito dopo anche Vale.

Carola mi guarda e annuisce: Va bene.”

Grazie...” mormoro io sorridendo, e poi lascio che Carlo mi accompagni oltre la porta del Blocco Operatorio.


Non ero preparato a questo.

Nemmeno mamma, nei suoi momenti peggiori, o Nicola in fin di vita, erano come questo.

La mia Cris che sembra morta.

La mia Cris che sembra morta per colpa mia.

Fai piano” mi dice Carlo, e poi se ne va via con Laura, lasciandomi da solo con lei.

Mi avvicino, camminando lentamente, mi fa troppo male vederla così; mi siedo vicino al letto e le accarezzo i capelli, scostandole una ciocca dal viso; respira grazie a un tubo per l'ossigeno, quando si sveglierà le farà male la gola; perché si sveglierà..., deve svegliarsi per forza.

Il suono del respiratore è appena un soffio, ma per me è assordante, così come il bip dell'elettrocardiografo, e ogni secondo che passa sono sempre più sopraffatto dall'angoscia e dalla paura.

Non posso perderla per sempre.

Cris...” dico sperando che davvero lei mi possa sentire. “Io non so cosa sia successo, però ti prego, non morire...”; ricomincio a piangere, è più forte di me. “Non te ne andare Cris..., non te ne andare...”; le accarezzo di nuovo i capelli, mi sforzo di parlarle anche se sto facendo un'enorme fatica; anche mamma e Nicola ho implorato disperatamente che non morissero, ma è stato tutto inutile, e non posso pensare che sia inutile anche stavolta. “Cris, io ho bisogno di te. Ho bisogno di stare con te, Cris, io ho bisogno di... ho bisogno di vederti ridere... So che... sono un casino, non sono perfetto, e... non sono un principe azzurro, però ti amo. Credimi! Non me lo perdonerei mai, è stata tutta colpa mia, Cris!”; forse dovrei dirle la Verità, spiegarle perché l'ho lasciata, spiegarle che l'ho fatto solo per il suo bene... No. Sono convinto che così sarebbe ancora peggio, le farei ancora più male. “Vorrei spiegarti tutto... vorrei dirti di più ma non posso. Scusa...” mormoro con la voce che mi esce appena. “Ho giurato a me stesso che non te l'avrei mai detto perché... perché ho paura che sarebbe peggio”; o forse dovrei dirglielo... Non lo so, non ci capisco più niente, non sono lucido, mi sembra di non riuscire a ragionare...

All'improvviso il suono dell'elettrocardiografo cambia: il bip costante diventa un suono lungo, piatto, spaventoso.

No, no, no!

Lo conosco fin troppo bene questo suono.

Cris sta andando in arresto cardiaco!

Mi alzo immediatamente, ma sono nel panico più assoluto. “Cris... Cris! Aiuto...!” urlo disperato. “Carlo!”.

Carlo entra immediatamente, insieme a Laura: “Avanti Leo, vattene, su, esci...”.

Ma io sono bloccato, non riesco a muovermi, resto vicino al letto di Cris, immobile, paralizzato, shockato. “Cris!”

Laura mi afferra per le braccia e mi spinge fuori a forza, mentre Carlo prova a rianimare Cris con il massaggio cardiaco.

Sono di nuovo fuori, ma dentro all'incubo peggiore che potessi mai anche solo immaginare.

Come si fa a respirare...?

Come si fa a respirare?

Come si fa a respirare?!

Non me lo ricordo più.

Se il cuore di Cris non riparte, si ferma anche il mio.

È così.

Lo so.

Mi sento già morire.

Adesso.

Non riesco a respirare.

Non riesco a respirare.

Non riesco più nemmeno a piangere.

Sono completamente congelato.

Estraniato.

Fuori di me.

Non so come io mi regga ancora in piedi.

Sono svuotato.

Sono annullato.

Sono morto.

Vale, Toni e Rocco mi circondano, mi abbracciano, ce ne stiamo tutti e quattro davanti al vetro cercando di capire cosa sta succedendo lì dentro, cercando di capire se stiamo davvero per perdere Cris.

Mi viene da vomitare.

Da urlare.

Da piangere.

Non riesco a fare niente.

Ho la gola secca.

Gli occhi in fiamme.

La testa che pulsa.

Il cuore che mi rimbomba nelle orecchie.

Toni bussa al vetro, cercando di richiamare Laura, ma lei ci rivolge una rapida occhiata e poi abbassa lo sguardo senza farci capire niente.

Il dolore mi piega letteralmente in due.

È come se mi accartocciassi su me stesso.

Scoppio in un pianto inarrestabile.

Disperato.

Doloroso.

Un pianto che mi lacera dentro, e che ancora una volta non mi fa respirare.

Vale si volta verso di me, anche lui distrutto, appoggia la testa sulla mia spalla, io lo abbraccio, lo stringo a me, e forse è l'unica cosa che mi impedisce di non cadere per terra, annientato.

Rocco e Toni mi abbracciano da dietro, il nostro pianto diventa un unico suono, ci stringiamo l'uno all'altro come dei naufraghi che hanno perso la rotta, consapevoli che se Cris muore non ci salveremo, non riusciremo più a tornare a Casa.

Mi sciolgo dall'abbraccio, cerco la mano di Vale, poi quella di Rocco; loro prendono per mano Toni, in una preghiera silenziosa e disperata. Stringo forte le loro mani, mi ci aggrappo, e ancora una volta penso che altrimenti sarei già sul pavimento, incapace di rialzarmi. Si uniscono a noi anche Chicco e Olga, io non riesco a smettere più di piangere, con la vista annebbiata guardo da lontano Carlo chino su Cris, e prego.

Prego.

Prego.

Non so cosa.

Non so chi.

Ma prego.

Imploro.

Supplico.

Invoco.

E poi Carlo si toglie la mascherina, ci guarda sorridendo, fa segno di ok col pollice, ed io torno finalmente a respirare, e piango e rido contemporaneamente, mentre tutti esultano e mi abbracciano.

Cris ce l'ha fatta.

Cris si è ripresa.

E anche il mio cuore piano piano riprende il suo battito regolare.

È come nascere di nuovo.


Ormai è sera, Carola e Lorenzo sono andati via, perché tanto non ci permettono di entrare da Cris; i suoi genitori non si sono visti, non che mi fossi mai illuso del contrario: questi sono più latitanti di mio padre, il che è tutto dire. Io e gli altri invece siamo ancora qua, fuori da Blocco Operatorio; abbiamo cenato con dei tramezzini presi alla macchinetta, e adesso stiamo aspettando aggiornamenti.

Insomma ve l'ho detto ragazzi: si è ripresa alla grande” ci dice Carlo quando finalmente riesce a venire da noi, ed io sorrido sollevato: nessuna ricaduta. “È fuori pericolo... Abbiamo chiacchierato cinque minuti..., ha mangiato qualcosa... poco” specifica facendoci sorridere. “Però ha mangiato. Sta bene! Quindi una bomba!”

Quindi possiamo vederla?” chiedono tutti alzandosi dai divanetti della sala d'attesa; io sono in piedi, appoggiato a un tavolino, e resto fermo e zitto, che tanto la risposta già la so.

No, no... no!” esclama lui mettendo le mani avanti, come volevasi dimostrare. “Fermi, fermi! Adesso sta riposando, ok? Per stasera la lasciamo riposare e la lasciamo recuperare, domattina avrà recuperato...”; gli altri tornano a sedersi, determinati a non andarsene, ma Carlo insiste. “Forse non ci siamo capiti, voi andate a dormire adesso, nelle vostre stanze. Buonanotte!”; ma nessuno si muove. “Beh?! E siete tutti sordi?! Guardate che non sto scherzando! Su, dai! Marsh! Voglio vedere gambette che si dirigono verso la rispettiva stanza!”.

Chicco si decide ad andarsene, e poi lo seguono pure gli altri, Vale per ultimo; a questo punto io vado a sedermi su un divanetto: non ho nessunissima intenzione di muovermi da qui finché non riportano Cris in stanza.

Beh, Leo... a te non ti dico niente...” dice Carlo lasciandosi cadere seduto accanto a me; ha proprio l'aria esausta, nemmeno lui deve aver passato dei bei momenti oggi; si abbandona sospirando contro lo schienale del divanetto, ed io lo guardo in silenzio, sorridendo tra me e me, grato per il fatto che ha lottato per me, che non ha mollato, che non ha permesso che la mia Cris se andasse via per sempre.

Mi abbandono contro lo schienale anch'io, e faccio un respiro profondo, senza più quel peso tremendo che mi ha attanagliato il petto per tutto il giorno.

Cris sta bene.

Cris sta bene.

Cris sta bene!

Non so cosa darei adesso per poterla raggiungere, per potermi sdraiare accanto a lei, e restare tutta la notte sveglio, ad ascoltarla respirare mentre dorme.


   
 
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