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Autore: Ladyhawke83    15/06/2019    4 recensioni
[Storia partecipante al contest “Gemme dell’infinito” indetto da Ghostmaker sul forum di EFP]
Era per quella donna che lui adesso stava rischiando il tutto per tutto.
“Sei sicuro mago?” Chiese la voce con una nota di scherno nella domanda, come se l’essere che stava per consegnarli quel potere, fosse già convinto che il mago avrebbe fallito, che la sua esile costituzione da essere umano privo di qualsivoglia qualità, non gli avrebbe permesso di sopportare tutto il potere della Gemma, e tutto il peso di quella scelta.
“Sì” rispose Vargas cercando di mantenersi saldo nella voce e nel corpo, quando invece tutto il lui fremeva, spingendolo a voltarsi e a fuggire, come fosse un vigliacco qualsiasi che la facesse sotto dalla paura.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tornare Avanti

 

Essere mago e, allo stesso tempo, stregone era un’eredità scomoda e difficile da gestire.

Vargas però, si era abituato a vivere quella vita dove tutto in lui, sembrava diviso a metà, una metà imperfetta e scheggiata che non rispecchiava mai completamente il suo stato d’animo il suo essere. 

Si era spesso sentito incompleto come se gli mancasse sempre qualcosa, non un pezzo abbastanza grande da farsi sentire, ma nemmeno tanto piccolo da passare inosservato.

Il mezzelfo col tempo, aveva capito che il tassello mancante, la chiave di volta in grado dì ricomporlo non era un qualcosa, bensì un qualcuno. E quel qualcuno aveva le fattezze di una testarda druida dalle idee strampalate e con una naturale, quanto fastidiosa, propensione a mettersi in situazioni pericolose o al limite dell’assurdo.

Era per quella donna che lui adesso stava rischiando il tutto per tutto.

“Sei sicuro mago?” Chiese la voce con una nota di scherno nella domanda, come se l’essere che stava per consegnarli quel potere, fosse già convinto che il mago avrebbe fallito, che la sua esile costituzione da essere umano privo di qualsivoglia qualità, non gli avrebbe permesso di sopportare tutto il potere della Gemma, e tutto il peso di quella scelta.

“Sì” rispose Vargas cercando di mantenersi saldo nella voce e nel corpo, quando invece tutto il lui fremeva, spingendolo a voltarsi e a fuggire, come fosse un vigliacco qualsiasi che la facesse sotto dalla paura.

“Sei conscio del prezzo che dovrai pagare per ottenere ciò che chiedi?” Continuò l’essere luminoso e imponente che gli stava dinnanzi.

“Sì, e non mi importa” si costrinse a dire il mezzelfo mantenendo lo sguardo sulla creatura evanescente e inquietante, la cui luce oscura inghiottiva ogni altro suono che non fossero le loro voci.

“Altri che portavano il tuo stesso nome, prima di te, hanno giurato lo stesso e poi sono morti atrocemente tentando di infrangere la regola, oppure hanno perso il senno e si sono fatti plagiare completamente dal potere della Gemma del Tempo...” Gli ricordò il fantasma di un Dio che fu e che non era di quel tempo, né di quel luogo.

“Io sarò più forte. Sono Simenon Vargas... Io sono più forte.” Quell’ammissione del mago era stata pronunciata più per convincere se stesso, che la divinità che lo aveva ammonito.

“Se credi che la vita di una singola persona, valga quanto tutto il tuo futuro e parte dei tuoi poteri, prendi la pietra.” Disse la voce e Vargas fu pronto a giurare che l’espressione imperturbabile di quel Dio degli incubi peggiori, fosse mutata, rivelando un impercettibile punta di orgoglio mista a incredulità.

“Da questo momento tu sarai il Viaggiatore, ricorda però che se cambierai in maniera significativa il corso degli eventi non ti sarà più permesso di tornare indietro e potresti pagare ciò anche con la vita stessa.”

Non c’era bisogno di ulteriori parole, quando il mago prese su di sé l’enorme potere e l’enorme responsabilità della pietra, sapeva già che avrebbe infranto le regole. 

Vargas strinse forte nel palmo quel cristallo verde e azzurro e si concentrò sull’incantesimo da pronunciare per spostarsi nello spazio tempo. Era qualcosa che nessuno aveva mai tentato prima, nessuno mago e nessuno della famiglia Vargas almeno fino a quel momento.

La divinità svanì trascinandosi dietro una parte considerevole quanto invisibile del mezzelfo. 

Gli anni rubati o i destini inverati hanno forse un peso? 

Hanno una forma?

Vargas non lo sapeva, ma poteva dire con certezza che non avrebbe mai più voluto rivedere la sua amata Isabeau e i suoi più cari amici, morti, trucidati per vendetta, per annichilire ogni sua resistenza, ogni sua lucida possibilità d’azione.

Aveva pianto tutte le sue lacrime e forse anche qualcos’altro, qualcosa che stava a metà tra la testa e le mani. Ora doveva solo agire, concentrare tutto se stesso e agire.

Viaggiare indietro nel tempo poteva essere rischioso, un azzardo mortale. Ma Vargas doveva provarci, doveva tornare per salvarla, incastrarsi nel passato per poter andare avanti con lei, perché senza di lei, niente aveva più senso.

Quando finalmente trovò il coraggio di recitare quell’arcana formula chiuse forte gli occhi, come fanno i bambini quando hanno paura.

Lui non aveva paura, no, era terrorizzato.

Se avesse sbagliato qualcosa, se fosse giunto nel momento sbagliato, tutto il suo piano sarebbe andato in fumo e così anche l’unica possibilità di salvare Isabeau e nello tempo non poter più tornare al suo presente.

Un vortice di spine e di elettricità e luce verde azzurra lo avvolse e per un attimo, un solo attimo, lui cessò di esistere. Cessò di essere Simenon Vargas, mago e mezzosangue Nephilim, per divenire puro flusso di magia, una scheggia di energia impazzita.

Quando Vargas riaprì gli occhi, per un attimo rimase immobile, poi si tastò il corpo ed espirò rumorosamente: era ancora vivo.

Ma se tutto aveva funzionato, allora dov’era lui di preciso? Era il tempo giusto, il luogo giusto?

Si guardò intorno, sembrava tardo pomeriggio a giudicare dall’inclinazione dei raggi solari che filtravano dalle fronde degli alberi. Era in un bosco.

Il mago provò a muovere qualche passo, ma il solo movimento della gamba gli causò una prepotente vertigine ed egli si accasciò su se stesso, scosso dai conati di nausea e da brividi persistenti.

Più che un Viaggiatore del Tempo sembrava un moribondo in quel momento.

“Se avessi saputo che erano questi gli effetti della magia della Gemma, non avrei fatto colazione” si disse il mago tra sé, cercando di trattenere la bile nelle stomaco.

Sfinito e febbricitante Vargas non poté far altro che appoggiare la schiena ad un tronco d’albero, di faggio per la precisione, e riposare, lasciando che il corpo e la mente potessero riallinearsi dopo quel folle salto nel buio.

Alcune voci lo svegliarono, era quasi notte, il cielo sopra la sua testa aveva già assunto tinte scure, lasciando spazio ad alcune timide stelle.

Il verde rigoglioso e acceso di quel piccolo angolo selvaggio, era stato sostituito da un manto di colori scuri, suoni striduli e lievi crepitìi delle foglie sotto i piedi.

“Non posso continuare così...” diceva lei piuttosto contrariata.

Vargas avrebbe riconosciuto quella voce dovunque e in qualsiasi tempo: era la voce di Isabeau.

“Lo sai che non posso schierarmi pubblicamente, non più. Non posso espormi. Lo devo soprattutto al piccolo Nak’ell...” rispondeva l’altro cercando di tirarsela vicino.

Era strano per Vargas trovarsi a pochi passi da un’altra versione di se stesso, più giovane, più eloquente, più cupa, persino nel silenzio. 

E vedere quel mago dagli occhi scuri, confondersi con la foresta, amica e confidente, carezzare Isabeau come se fosse sua, e ricordarsi che lo era in quel tempo e in quel luogo, esserne geloso fino a sentire un dolore sordo dietro allo sterno.

Eppure lui quel bacio se lo ricordava bene, come quella notte del resto, eppure pur sapendo che erano state le sue stesse labbra a toccare e assaggiare quelle della druida, vestita di verde e d’amore, non riusciva a darsi pace.

Il mezzelfo proveniente da un futuro poco desiderabile, osservandoli mentre si baciavano, fu quasi sul punto di farsi scoprire interrompendoli.

Simenon Vargas era geloso. 

Ma quanto può esser patetico essere gelosi di se stessi?

“Shhh...” fece il giovane mago intimando il silenzio alla compagna.

“Cosa c’è Vargas?” Chiese lei in un sussurro.

“Niente... mi era parso di sentire qualcosa...” disse lui allarmato, guardandosi intorno.

“Rientriamo in Academia, è più sicuro...” dicendo ciò il mago spinse Isabeau sul sentiero, ma prima di andarsene con lei, si girò un’ultima volta in direzione del bosco.

Vargas ancora non pienamente ristabilito, fu lesto a nascondere se stesso alla vista e alla magia, con un incantesimo di protezione e anti individuazione.

L’altro giovane Vargas non lo notò, se anche avesse percepito qualcosa, decise di ignorarlo, forse per non allarmare Isabeau.

Il non ancora del tutto consapevole “Viaggiatore” tirò un sospiro di sollievo, nascose la Gemma azzurra sotto la tunica e incominciò a pensare a tutte le cose che poteva fare, ora che era finalmente tornato indietro, per evitare che lei morisse.

 

***

 

“Tutti muoiono, sua Maestà, non potete evitarlo... Fa parte della natura, e lo sapete che gli umani e, in generale quasi tutti gli esseri di questo mondo hanno una fine...” Il suo braccio destro continuava a ripetere queste frasi da giorni, come se ricordargli di continuo l’ovvietà delle cose, potesse anche solo dissuaderlo dal compiere ciò che aveva in mente.

Cazzo lui era il Re Drago, non certo uno qualsiasi. 

E quel potere, quella pietra del Viaggiatore se l’era guadagnata, anche se non era un mago, anche se non era un “Vargas”.

“Padre, vuoi ascoltarci una buona volta? Quello che volete fare è un suicidio. Anche ammettendo che la Gemma ti porti indietro al punto desiderato, come sapete che Rymsis non ti ucciderà?”.

Airis gridava e gesticolava, non era da lei, non era nella sua indole, ma suo padre Callisto davvero sembrava non sentire ragioni.

“Ho detto che li salverò e lo farò! Dopotutto se non fossi degno di un simile gesto perché mai allora la pietra del Viaggiatore sarebbe toccata a me?”

Lo stregone sbatté forte il pugno sul tavolaccio di legno grezzo posto al centro della sala. Fuori le nuvole andavano addensandosi e il tempo non prometteva nulla di buono.

“Padre, se tu te ne vai, come faremo noi a gestire il castello galleggiante?”

Airis non sapeva più che carta giocarsi per dissuadere suo padre dal perseguire quella missione folle.

“Il castello ha accumulato abbastanza potere da me e dalla Gemma per potersi autogestire. Non precipiterete se è questo che vi preoccupa, non finché io sarò vivo e cosciente. E comunque sarà questione di un attimo, solo il tempo di teletrasportarmi là, liberarli e portarli via con me. E poi tornare avanti qui da voi.”

Tornare indietro volevi dire...” lo corresse la giovane mezzelfa, sua figlia.

“No, no, tornerò proprio avanti. Farò due viaggi, uno nel passato per liberare tua madre e gli altri e uno verso il futuro, ovvero il mio presente, per portarmi tutti in salvo.”

“Vostra Maestà è davvero rischioso. Già un solo viaggio è un azzardo, figuriamoci due, nello spazio di così poco tempo... e poi dovete calcolare il margine di errore: non dovete arrivare né troppo presto, né troppo tardi e in un luogo preciso...” Gli ricordò la guardia reale.

“Non sbaglierò.” Tagliò corto Callisto, sfinito da tutte quelle chiacchiere e preoccupazioni.

“Ora lasciatemi solo. Se avrò avuto successo lo saprete. Il castello stesso ve lo dirà...” Disse lo stregone, ormai irremovibile nel suo pensiero.

“Buona fortuna padre.” Disse Airis con un filo di voce e uno sguardo preoccupato e rassegnato.

“Mio Signore...” la guardia reale con un mezzo inchino si congedò dal Re Drago, portandosi dietro la giovane principessa druida.

Una volta rimasto da solo con sé stesso, Callisto scoprì d’essere non poi così sicuro del suo piano infallibile. Anche perché più che un piano sembrava un tentar la sorte.

Devo solo viaggiare, liberare, ghermire, fuggire...” Si ripetè lo stregone mentalmente più volte, come un mantra, per convincersi e caricarsi.

La Gemma del tempo, ormai ribattezzata “pietra del Viaggiatore” pulsava contro il suo sterno. Callisto ancora ricordava il momento in cui l’aveva avuta tra le mani la prima volta. 

Gliel’aveva donata, quasi un secolo prima, proprio Vargas, il mago, il mezzorecchie, il suo nemico giurato. Egli in punto di morte, con le dita tremanti e macchiate di sangue gliel’aveva  cacciata in mano, strappandogli la promessa di usarla per salvare lei, sempre lei, solo lei: Isabeau.

Callisto sapeva cosa doveva fare, anche se aveva parecchi dubbi sul come farlo, ma agì di istinto.

Avrebbe anche potuto cercare di salvare Vargas, oltre a Isabeau, se fosse fosse riuscito a giungere un attimo prima che lei lo pugnalasse per volere di Rymsis,  ma la cosa importante, su tutto il resto, era salvare lei.

La druida era la chiave di volte delle loro esistenze, senza di lei, niente aveva senso, nemmeno possedere un enorme potere come quello di viaggiare nel tempo per modificare gli eventi. 

Nessun ricordo, nessun attimo, meritava di essere salvato se Isabeau non era in quell’istante, o in quel ricordo.

Con questo pensiero Callisto evocò il potere e l’antico incantesimo e presto  svanì alla vista, lasciando un castello senza Re, una figlia senza padre e un futuro senza stregoni...

A volte, chi decidiamo di salvare, in realtà, non vuol essere salvato e quel passato si rifiuta d’essere scucito e riannodato, disperdendo i fili e i ricordi...

 

 

 

[words 2065]

 

 

 

Note dell’autrice: questo contest sulle gemme dell’infinito mi ha dato l’opportunità di scrivere un altro breve missing moments, il quale si aggiunge, non me ne vogliate, ai già numerosi relativi alla mia long principale “la promessa del mago”. 

Questa breve One Shot può essere letta anche in maniera a sé, anche se magari non sarà chiaro a tutti il perché c’è un salto da un personaggio all’altro.

Ho voluto usare prima il punto di vista di Vargas perché è lui in senso stretto a stringere il patto con l’essere superiore per poter utilizzare la Gemma del Tempo. Ma c’è anche il punto di vista di Callisto, ormai divenuto Re, che cento anni dopo decide di fare lo stesso passo del mago Vargas, solo per salvare Isabeau, la donna che entrambi hanno amato e che farebbero di tutto per proteggere.

Spero di aver centrato il punto.

Buona lettura.

Ladyhawke83

 
   
 
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