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Autore: satakyoya    16/06/2019    1 recensioni
Una ragazza che vive a Tokyo e nei giorni nostri, trascorre le giornate tranquille insieme alla sua famiglia e ai suoi nonni.
Ma suo nonno, prima della sua morte, gli raccontava una storia ambientata in un periodo storico giapponese non ben definito. Tutto quello che conosciamo adesso però in quel periodo non esistevano, le città erano villaggi e le case di legno che componevano i villaggi erano governate da qualcuno al di sopra degli abitanti.
La protagonista è una povera cameriera del castello della città di Wake, in Giappone, ma quella povera cameriera vivrà un'esperienza che nemmeno si aspettava e proverà emozioni che non ha mai provato prima.
Se siete curiosi leggete la storia e lasciatemi una recensione. Spero che vi piaccia!
[In questa storia sono presenti alcuni personaggi della Mitologia Giapponese]
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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“Io ne so qualcosa.” disse un uomo vicino a noi.
“Dicci che cosa sai. Per favore.” Dissi io.
 L’uomo si guardò intorno e poi disse: “Venite con me.”
L’uomo, che era alto poco più di me, ci invitò a seguirlo. Aveva circa cinquant’anni, i capelli neri, gli occhi marroni e indossava i pantaloni corti e la maglia a maniche corte. Durante la strada che percorrevamo vi erano degli ostacoli creati dai nove strani bambini. Erano strani perché continuavano a ridere mentre facevano gli scherzi e ogni tanto cambiavano aspetto, anche se durava un paio di secondi. Insieme a lui attraversammo tre o quattro strade un po’ strette fino ad entrare in una casa.
“Oh, scusatemi, non mi sono presentato. Io sono Taro e vivo in questa casa insieme a mia moglie e mia figlia. Prego entrate e benvenuti nella mia semplice casa.” disse Taro.
“Grazie.” Dissi io mentre entrambi ci sedemmo per terra.
“Voglio complimentarvi con voi. Siete stati bravissimi nei giochi di prima e nel gioco della corsa non mi aspettavo che foste così veloci.” Disse Taro.
“Grazie, ma adesso dicci cosa sai dell’Organizzazione Hana.” Disse Aki.
“Oh sì, giusto.” Disse Taro.
“Scusate, ma l’Organizzazione Hana sono quelli vestiti di nero che mi avete detto?” chiese Urushi.
“Tutto quello che so e che vi dico vengono da dei discorsi che ho sentito nel villaggio. L’Organizzazione Hana ha tra le due e le sei persone, ma solo uno di loro è a capo e dice che cosa fare. Sono tutti uomini e hanno un tono di voce molto forte, anche se non li senti quasi mai parlare. Sono sempre vestiti di nero e le uniche cose che alcune volte si vedono sono delle mani, ma accade pochissime volte. Nessuno di noi però ne è entrato in contatto direttamente perché qui da noi non si sono mai mostrati, per fortuna.” Disse Taro.
“Come mai per fortuna? Che cosa vuol dire quella parola?” chiesi io.
“Vuol dire che è una cosa positiva.” Mi disse Urushi.
“Ooooh…” dissi io.
“Diversi giorni fa è morto il signore Hiroshi del villaggio Wake mentre alcuni giorni fa c’è stata l’incoronazione del figlio di Hiroshi, Isao. Ma da dopo la sua incoronazione diverse cose sono cambiate e l’Organizzazione Hana ha iniziato ad agire di più rispetto a prima.” Disse Taro.
Io ne rimasi sconvolta quando lui disse della morte di Hiroshi. Negli anni in cui ho lavorato per padrone Hiroshi e anche se lui non mi considerava più di tanto, io ero affezionata a lui. Anche se lui non era mio padre, io gli volevo bene. Il sapere che era morto mi rese molto triste e mi fece sentire una sensazione di vuoto nel cuore.
“Ma sai com’è morto questo Hiroshi?” chiese Urushi.
“Nessuno lo sa di preciso. Alcuni dicono che sia stato ucciso, altri che si è ucciso lui stesso.” Disse Taro.
“Non può essersi ucciso lui, io ho lavorato per lui e so che non lo avrebbe mai potuto fare.” dissi io.
“Mi dispiace.” Dissero Aki e Taro. Ci fu un attimo di silenzio.
“Sentite, vorrei fare qualcosa per potervi ringraziare.” disse Taro.
“Ringraziare? Di cosa?” chiese Urushi.
“Per aver dato queste notizie a voi e per avermi fatto divertire nei giochi di prima. Ditemi cosa posso fare per voi.” Dissi Taro.
“Sarebbe perfetto se potessimo stare qui a dormire stanotte.” Dissi io.
“Certo!” disse Taro.
Spostai lo sguardo verso la finestra che era poco distante e vidi due dei bambini che avevamo visto prima proprio davanti alla finestra che ci guardavano girando le loro teste da una parte all’altra. Di si alzò in piedi e si spostò da un’altra parte della stanza, mentre io uscii di casa e mi avvicinai lentamente ai bambini che si trovavano dall’altra parte della strada.
“Iris! Iris aspetta!” disse Aki dietro di me.
Io però non gli diedi importanza e continuai ad avvicinarmi ai bambini. Quando fui a due passi di distanza, loro si nascosero dietro a degli oggetti che c’erano nella strada davanti a me.
“Ah, aspettate! Non voglio farvi del male, voglio solo farvi alcune domande.” Dissi io.
“Iris, che cosa stai facendo? E perché prima non mi hai minimamente considerato! Ma con chi stai parlando?” disse Aki.
Due bambini iniziarono ad uscire da dove si erano nascosti e si avvicinarono lentamente a noi due. Avevano circa cinque anni, erano alti da terra al mio ginocchio e il loro aspetto cambiò diventando da normali bambini a creature con un occhio, una bocca con denti appuntiti, il naso ce l’avevano ma si vedevano solo le narici, la pelle tutta verde e avevano i capelli solo sulla parte alta della testa.
Poco dopo uscirono tutti gli altri sette e cambiarono il loro aspetto diventando come tutti gli altri. Si misero ai nostri piedi e iniziarono a guardarci girandoci intorno.
“Ma che cosa sono?” disse Aki.
“Non ne ho idea… però sono carini.” Dissi io.
“Grazie.” Disse una voce.
“Prego Aki.” dissi io.
“Io non ho detto niente.” Disse Aki.
“E allora chi è stato?” chiesi io.
“Ho parlato io. E grazie.” Disse una voce sotto di me.
Quella voce veniva da uno dei bambini davanti a me e mi stava fissando. Io non mi sarei mai immaginata che nella mia vita avrei parlato con un bambino di cinque anni tutto verde.
“AAAAAAAAAAAAAH!!!!!!” urlai io.
 “Iris che cos’è successo? Perché stavi urlando?” chiese Urushi.
“Iris calmati, che cosa ti è successo.” Disse Aki.
“Ah… scusatemi ma non riesco a credere di parlare a dei bambini verdi…” Dissi io.
“Eppure noi parliamo, ma non siamo dei bambini.” Disse uno dei bambini.
“E allora che cosa siete?” chiese Aki.
“Noi siamo Seiko e viviamo da diversi secoli.” Dissero tutti e nove insieme.
“Seiko? E che cosa sarebbe?” disse Aki.
“Siamo creature piccole ma di grande importanza e ci divertiamo a fare i dispetti a queste persone.” Disse uno di loro sorridendo.
Tutti gli altri erano dietro a lui e sghignazzavano molto. io mi abbassai fino a sedermi per terra e mi misi a chiacchierare con loro.
“Siete simpaticissimi. Come vi chiamate?” dissi io.
“Siamo Kentaro, Keichi, Koichi, Eishi, Makoto, Hisashi, Naoki, Sen e Toki. E voi?” disse il bambino al  centro indicandoli mentre li diceva.
“Io sono Iris e loro sono Aki e Urushi. Perché fate i dispetti a queste persone?” chiesi io.
“Ci divertiamo tanto a farlo. Loro non ci vedono e quindi noi possiamo farlo quanto vogliamo.” Disse Eishi.
“Sì, ma non pensate che siano brutti questi dispetti per loro?” chiesi io.
“No, perché noi ci divertiamo tanto.” Dissero due di loro contemporaneamente.
“Mmmh… volete far parte del nostro gruppo?” dissi io.
Tutti e nove i Seiko si guardarono tra di loro e si misero a bisbigliare.
“COOOOOOSA? Iris ma che stai dicendo! Non possono venire con noi perché ci darebbero solo dei problemi! Dillo anche tu Urushi.” Disse Aki.
“Io non lo so.” Disse Urushi.
“Urushi! Non è giusto, almeno tu dovresti dire che io ho ragione.” Disse Aki.
“Dai Aki, che c’è di male se loro stanno con noi?” chiesi io dopo essermi alzata in piedi.
“Che c’è di male? Che c’è di male? Forse non lo hai capito, ma loro ci creeranno dei problemi ovunque noi andremo!” disse Aki tutto agitato.
“Tranquillo Aki, se creano qualcosa basterà dire di non farlo.” Dissi io.
“Abbiamo deciso di no.” disse uno dei bambini.
“Cosa ti avevo detto Iris!” disse Aki.
“Noi non andremo con voi, ma se avrete bisogno di noi saremo felici di aiutarvi.” Disse uno dei Seiko.
“Capisco… è un peccato ma grazie.” Dissi io.
Se andarono via i Seiko per primi e poi io mi girai indietro dove vidi Taro fuori casa. Lui alzò la mano e si mise a muoverla a destra e a sinistra mentre ci chiamava.
“RAGAZZI, VENITE DENTRO CHE TRA POCO LA CENA E’ PRONTA E RIENTRANO MIA MOGLIE E MIA FIGLIA!” disse Taro.
“ARRIVIAMO!” dissi io.
“A me sta venendo molta fame solo a sentirlo dire.” disse Aki tutto contento.
Tutti e tre ci incamminammo verso la casa fino a poi entrarci. Prima di entrare girai la testa a destra e vidi due ragazze venire nella mia direzione. Erano una ragazza intorno ai vent’anni vestita di jeans e una maglia rossa e una donna intorno ai quarant’anni vestita di maglie e pantaloni grigi.
Aki e Urushi entrarono per primi, seguiti poco dopo da me e dalle altre due donne. Una volta entrati Taro ci accompagnò in una stanza in cui c’erano già de tavolini alto dieci centimetri da terra e ce ne erano sei. Io, Aki e Urushi ci sedemmo per terra mentre Taro e la signora più anziana tra tutti noi andarono in una stanza a fianco per poi tornare poco tempo dopo.
Loro due avevano in mano dei piatti quadrati con sopra del riso intinto in un brodo e nella salsa di soia con sopra striscioline sottili di alga di nori. Sul piatto vi erano anche una piccola ciotola di salsa di soia e una ciotola con il wasabi. Lo assaggiai ed era molto buono finendo per mangiarlo tutto poco per volta. Urushi ne mangiò metà mentre Aki lo mangiò tutto molto velocemente.
 “È buono.” Disse Urushi.
“Sì, è buonissimo. Ma che cos’è?” chiesi io.
“Si chiama Zaru Soba. È tipico del nostro villaggio ed è fatto con diverse cose che coltiviamo qui vicino.” Disse Taro.
“Beh, vi faccio di nuovo i complimenti perché è davvero buonissimo.” Dissi io.
“Grazie. Ah scusate, non ve le ho presentate. Lei è mia moglie Hanako mentre lei è mia figlia Mari.” Disse Taro.
“Piacere di conoscervi.” Dissero entrambe.
“Voi siete le persone che avete vinto i giochi di oggi pomeriggio?” chiese Mari.
“Sì esatto.” dissi io mentre Aki sorrideva.
“Uao, che bello! Sono felicissima avervi qui a casa mia!” disse Mari tutta contenta.
“Grazie.” Disse Aki.
Hanako si alzò in piedi e rimanendo in silenzio prese i piatti che ognuno di noi aveva davanti, li mise tutti uno sopra l’altro e li portò via. Anche Mari se ne andò via per un paio di secondi poi tornò con tre oggetti in una mano. Si sedette davanti a noi e mise intorno al mio collo, quello di Aki e di Urushi un oggetto a testa.
“Che cos’è questo?” chiesi io.
“questa è la collana che volevamo mettervi quando ve ne siete andati via.” Disse Mari.
Le collane che ci misero al collo erano fatte di tre o quattro tipi di fiori diversi e grandi. Erano dei fiori bellissimi e con colori chiari.
“Collana? E Perché?” chiesi io.
“Ogni anno noi facciamo questi giochi e come segno di ringraziamento noi diamo questa collana insieme a rispondere alle domande che il vincitore può fare. i giochi quest’anno sono facili, ma di solito sono molto difficili e in pochissimi sono riusciti a vincere. Ma per fortuna voi ci siete riusciti, siete stati grandiosi! Ditemi come avete fatto, per favore!” disse Mari.
“Noi non abbiamo fatto nulla se non giocare.” Disse Aki.
“Ehi Mari, calmati adesso. No c’è bisogno di fare così. Per loro è stata una lunga giornata, lasciali stare.” Disse Taro.
“Uffa…” disse lei alzandosi in piedi e andandosene.
“io, ehm… vorrei andare a riposare.” Dissi io.
“Oh, sì. Certo. La vostra stanza è qui a fianco.” Disse Taro.
Noi tre ci alzammo in piedi e ci spostammo. Un passo dopo essere entrati nella stanza io venni fermata di scatto da Aki.
“Iris,  fermati un attimo.” Disse Aki.
“Che c’è?” chiesi io girando la testa.
Quando girai la testa Aki appoggiò le sue labbra sulle mie e mi baciò molto intensamente. Nel suo bacio sentii una gran gioia per i giochi di oggi e un gran desiderio. Non so come sia possibile ma il desiderio che percepivo in lui sembrava grandissimo e mi trasmetteva una strana sensazione. Una sensazione che non sapevo spiegare.
Era una sensazione meravigliosa, ma allo stesso tempo era una cosa inaspettata. Era così bello che anche il mio corpo poté rilassarsi e godersi quel breve momento. Breve perché durò circa un minuto e poi si staccò da me.
“Questo è ciò che mi avevi promesso se avessi vinto.” Disse lui.
Io rimasi ferma e un po’ stupita mentre lui entrò nella stanza e iniziò a preparare i futon che avevamo.
“Lo so che era improvviso, ma lo volevo così tanto che non sono riuscito più ad aspettare.” disse lui.
Io ero stupita da quello che aveva fatto e per la seconda volta da quando ho conosciuto Aki mi toccai le labbra cercando di capire ciò che lui aveva appena fatto. Anche se sembrava strano, non riuscivo a credere di aver sentito una sensazione così bella e di essermi lasciata andare in quel bacio. Poco dopo mi ripresi e mi accorsi che avevamo soltanto due futon.
“Aki, come facciamo per Urushi?” chiesi io.
“Che vuoi dire?” chiese lui.
“Beh, abbiamo solo futon mentre lui non ce l’ha.” Dissi io.
Guardai prima Urushi che si stava togliendo la maglia e poi Aki. Vederlo togliersi la maglia mi fece arrossire un po’ le guance e mi venne spontaneo coprirmi la faccia con le mani. Poco dopo però me le tolsi e vidi la sua schiena.
“Oh, non è un problema per me. Io posso dormire appoggiato al muro.” Disse Urushi girando la testa.
“Però prendi freddo così. Senti, io… ti lascio il mio futon, così potrai stare meglio.” dissi io.
“No, preferisco che la usi tu. Io ci sono abituato a dormire così.” Disse Urushi.
“Capisco…” dissi io.
Urushi si sedette contro il muro mentre io e Aki ci coricammo dentro il futon dormendo pesantemente per tutta la notte. Il giorno dopo mi svegliai con il corpo girato da un lato, un braccio sopra la mia vita e un corpo appoggiato alla mia schiena. Capii subito che si trattava di Aki e per questo non mi mossi. Guardai davanti a me per vedere se c’era Urushi, ma non lo vidi. Mi guardai intorno come potevo ma proprio non c’era.
Aki stava emettendo uno strano rumore con la bocca e spostò il suo bracco un po‘ più alto toccando con una sua mano il mio petto. Questo mi fece arrossire non poco, al punto che mi coprii la faccia con le mani e rimasi immobile per circa un minuto. Ero troppo imbarazzata dalla situazione in cui mi trovavo che non avevo idea di cosa potevo fare. Ci pensai e passato quel minuto mi agitai come potevo e senza fare troppo rumore e cercai di spostarmi da Aki.
Dopo 3 o 4 movimenti riuscii a spostarmi, mi alzai in piedi e mi misi alla finestra della stanza. Guardando fuori notai che davanti a casa c’erano diverse persone che camminavano e in mezzo a loro c’erano i Seiko con cui avevo parlato il giorno prima che facevano i dispetti alle persone che camminavano. Mentre lo facevano si mettevano a ridere e questo non mi piaceva tanto così decisi di andare a parlare con loro. Passai nella stanza a fianco e vidi Hanako mentre preparava qualcosa da mangiare.
“Buongiorno Iris, come stai?” chiese lei.
“Io bene, ma gli altri dove sono?” chiesi io.
“Ah, Taro è andato a prendere delle cose da un amico mentre Mari sta facendo una cosa dietro casa. ma tu dove stai andando?” chiese lei.
“Io devo uscire per un po’. Aki sta ancora dormendo ma io ci metterò poco.” Dissi io.
Subito dopo mi spostai e uscii dalla casa. Quando uscii vidi subito i Seiko che continuavano a fare i dispetti e quando loro mi videro iniziarono a correre in giro nascondendosi da me. camminai per una strada davanti a me. Girai a destra e dopo un paio di passi mi fermai. Nella strada in cui ero non passava nessuno, ma c’erano diversi oggetti per terra ai fianchi di alcune porte delle case.
“So che ci siete. Venite fuori!” dissi io.
A quelle parole tre Seiko alzarono la testa da dietro delle scatole di legno. Si avvicinarono a me e si misero a guardarmi con occhi molto incuriositi. Erano talmente uguali che non riuscivo a capire chi erano tra quelli che avevo conosciuto ieri.
“Voi siete…” dissi io.
“Keichi, Sen e Naoki.” Disse Keichi che era al centro. Sen era quello alla sua destra mentre Naoki era quello a sinistra.
“Oh sì, scusatemi ma non vi avevo riconosciuto.” Dissi io.
“Nessun problema.” Disse Keichi.
 Mi inchinai a terra e gli chiesi: “Che facevate prima?”
“Ci divertivamo a far cadere le persone. È divertente e visto che loro non ci vedono, non ci possono dare la colpa e noi ci divertiamo ancora di più!” disse Naoki.
“E questo è davvero così divertente per voi? Perché per me non lo è.” chiesi io.
“Sì, tantissimo!” disse Naoki.
“Vuoi vedere?” disse Keichi.
Io dissi di no ma venni trascinata in avanti anche se la cosa mi sembrò strana. Uscì da dietro una scatola di legno un altro Seiko, si avvicinò agli altri poi tutti e quattro mi presero i pantaloni e mi tirarono in avanti. Percorremmo due stradine tornando nella strada da cui eravamo partiti prima. Loro lasciarono i miei pantaloni, fecero un grosso sorriso e poi si misero a correre lungo la strada raggiungendo gli altri Seiko.
Dopo un paio di secondi tutti e nove si divisero in gruppi di tre e si dispersero lungo la strada iniziando a dare fastidio a quasi tutti coloro che passavano. Ogni volta che qualcuno cadeva, risero per alcuni secondi e poi corsero via mettendosi a dare fastidio a qualcun altro mentre io corsi dalle persone cadute e mi scusai per quello che era successo. Mentre quelli davanti a me mi sgridavano per l’accaduto, solo io sapevo che non ero stata io a creare tutti quei problemi ma erano stati i Seiko.
Continuai a scusarmi per diverse volte e per diverso tempo con i passanti quando notai che loro creavano problemi solo agli adulti. Me ne accorsi perché quando passò un gruppo di bambine, di età intorno ai 10 anni, loro le ignorarono completamente andando a disturbare altre persone. Poco dopo, mentre camminai, venni fermata da qualcuno che mi prese il polso. Raddrizzai la schiena sbattendo contro qualcosa, girai la testa e vidi che era Aki. Vederlo così vicino alla mia faccia mi fece arrossire tantissimo e per un po’ non fui in gradi di dirgli nulla.
“Buongiorno Iris, ma… che stai facendo?” mi disse lui sorridendo.
Io non dissi nulla essendo tutta rossa in faccia e molto imbarazzata.
“Beh, perché non mi dici niente? Perché correvi da una parte all’altra della strada scusandoti con tutti?” chiese lui.
“Eh? No, niente, tranquillo.” Dissi io.
“Non ci creo. Eddai, dimmelo!” disse lui.
“Okay. Hai presente i Seiko che abbiamo visto ieri sera?” dissi io.
“Certo che me li ricordo. Ma perché me lo chiedi?” Chiese Aki.
Guardai dritto davanti a me e con la mano destra indicai tre punti davanti a me. in quei tre punti c’erano i Seiko che continuavano a fare i dispetti alle persone. Continuavano a divertirsi e questo continuava a non piacermi. Sembrava non piacere nemmeno ad Aki che aveva un’espressione molto seria.
“Dannazione a quei bambini. Ora vado da loro e gli do una bella lezione.” Disse lui.
“Aki non farlo! Non serve a niente.” Dissi io mettendogli una mano davanti al petto.
“Ma perché! Perché non dovrei fermarne uno e dirgli di non farlo! Perché dovrei rimanere ferma a guadarli fare quelle cose che fanno del male alle persone.” Disse Aki arrabbiato.
“IRIS! AKI! VENITE CHE È PRONTO IL PRANZO!” urlò Taro dalla porta di casa sua.
“Arriviamo tra poco!” dissi io.
Vidi una cosa che non mi piacque affatto. In quel momento due Seiko si misero ai due lati della strada tenendo in mano le due parti di una corda mentre un altro era a metà strada che teneva tesa la corda distante solo qualche centimetro da terra. Passarono proprio al centro della strada due signore anziane quando improvvisamente entrambe caddero a terra facendosi male.
Quello che avevo appena visto non mi era piaciuto. Io e Aki ci guardammo per un attimo poi entrambi corremmo in soccorso alle anziane. Le aiutammo a rialzarle ma loro continuarono a lamentarsi per i dolori che provavano. Una signora aveva una gonna lunga e una maglia verde mentre la seconda aveva una gonna e una maglia blu. Entrambe avevano le mani dietro la schiena in segno di sofferenza.
“Ahi ahi ahi. Che male!” disse una signora.
“Ah, scusatemi signore! Dove vi siete fatte male? Posso aiutarvi?” dissi io.
“Sì, ci siamo fate male. Ma chi lo ha fatto e come abbiamo fatto a cadere? Ahi, che male.” Disse l’altra signora.
“Mi dispiace se siete cadute, ma prenderò la persona che ha fatto questo e gliela farò pagare.” Disse Aki con espressione molto arrabbiata.
“C’è qualcosa che possiamo fare per aiutarvi?” chiesi io.
“Beh, una cosa ci sarebbe. Noi due stavamo andando verso casa mia che è quella là, a tre case di distanza da qui. Se foste così gentili da accompagnarci sarebbe perfetto.” Disse la signora davanti a me.
Io e Aki ci guardammo per un attimo e poi io sorridendo dissi loro: “Certo!”
Così entrambi mettemmo un braccio di una delle signore attorno al mio collo e lo stesso lo fece Aki. lentamente facemmo un passo per volta e, con molta pazienza, riuscimmo ad arrivare davanti alla loro casa. aprimmo la porta e le accompagnammo dentro facendole sedere nelle sedie in legno che loro ci avevano indicato.
“Grazie ragazzi, siete gentilissimi. Ho solo un ultimo favore da chiedervi, se possibile.” disse la signora con la maglia verde.
“Certo. Di cosa avete bisogno?” chiesi io.
“La stanza qui a fianco è la mia cucina. Sul mobile a fianco ci sono delle piante di consolida dentro una ciotola. Potrebbe portarmela per favore?” chiese la signora.
“S-sì, subito.” Dissi io.
Andai nella stanza a fianco, presi la ciotola contenente delle strane piante con i fiori rosa e bianchi e tornai nella stanza di prima in cui mi stavano aspettando tutti e dove allungai la ciotola alla signora con la maglia verde.
“Grazie.” Disse lei.
“Scusate, ma questa pianta come si chiama e a cosa serve?” chiesi io.
“beh, non è una pianta, ma sono un insieme di foglie di un’erba chiamata Consolida. La coltivo nel mio giardino e mi serve a guarire dal dolore alla schiena che ogni tanto mi viene.” Disse lei.
“Interessante…” dissi io.
‘Questo me lo dovrò ricordare. Mi potrà essere molto d’aiuto quando tornerò a casa e a lavorare nel castello di padron Hiroshi.’ Pensai io.
 “Oh, giusto. Signore, se non avete altro bisogno io andrei via.” Dissi io.
“Ma sì, certo. Grazie ancora per ciò che avete fatto per noi.” Disse la signora con la maglia blu.
“Grazie.” Disse l’altra signora.
Io e Aki ci inchinammo in avanti per un paio di secondi in segno di gratitudine, poi raddrizzammo la schiena e uscimmo di casa.
“Voglio andare a cercare quei bambini e fargliela pagare.” Disse Aki con tono serio.
In quel momento in strada i Seiko stavano giocando molto liberamente continuando a fare i dispetti ai passanti. Vedere quello che facevano fece preoccupare me e arrabbiare Aki che iniziò a correre veloce da una parte all’altra della strada prendendone quattro in una volta sola. Subito dopo con passo veloce si spostò in una stradina seguito dagli altri cinque Seiko che non aveva preso. Io lo seguii e vidi che a metà della stradina si fermò e mise a terra quei quattro che aveva tra le mani.
“Aki ma che stai facendo?” dissi io.
“Sentitemi voi, non dovete mai più andare a fare del male a queste persone. Per colpa vostra due signore anziane si sono fatte male alla schiena e le abbiamo dovute aiutare!” disse Aki.
“E con questo? Noi ci divertiamo sempre a far cadere le persone.” Disse Makoto.
Aki si arrabbiò molto, talmente tanto che era la prima volta che lo vedevo così arrabbiato e serio da quando lo conobbi. Aki era talmente irritato che stringeva fortissimo i pugni e stava per fare un passo avanti quando io stesi un braccia davanti a lui per fermarlo.
“Aki che cosa vuoi fare a loro? perché ti stai comportando così?” chiesi io preoccupata.
“Voglio dare una lezione a tutti loro. voglio farlo adesso.” Disse lui.
“Non Farlo! Sono sicura che ci deve essere un modo per farli smettere.” dissi io rivolgendomi a lui.
Poi girai la testa, mi sedetti per terra verso i nove piccoli bambini davanti a me e chiesi loro: “Sentite, noi non vi faremo del male se voi ci dite cosa possiamo fare per farvi smettere di ferire la persone.”
“Beh, una cosa ci sarebbe.” Disse Keichi.
“Davvero? E qual è?” chiesi io.
I nove Seiko si guardarono tra di loro per un po’ bisbigliando qualcosa che non riuscivo a capire. Poi si girarono tutti verso di me e tutti insieme dissero: “Dovete giocare con noi tutto il pomeriggio.”
“Se non lo farete noi continueremo ad importunare tutti quelli che cammineranno nella strada davanti a noi.” Disse Eishi.
Quella loro richiesta mi sembrò alquanto strana, ma più strano del fatto che parlavo a dei Seiko alti come dei bambini di 5 anni e con la pelle verde. Dopo averci pensato un attimo su accettai.
“Va bene, giocherò io con voi. Ma ad una condizione.” Dissi io.
“EEEEH? Iris, ma che ti è preso! Cos’è questa tua idea di accettare?” disse Aki.
“Condizione? Quale condizione?” chiese Makoto.
“Dovrete permetterci di andare a mangiare adesso e dovrete stare tranquilli finché non torniamo. Va bene?” dissi io.
“Sì!” dissero tutti e nove in coro.
Io e Aki ci avvicinammo alla casa, guardai per un attimo quei bambini fissarci dalla parte opposta della strada e, con uno sguardo un po’ preoccupato, entrai in casa e andammo subito a mangiare. Eravamo tutti davanti al tavolo, compreso Urushi che non vedevo da ieri sera.
Stare seduta  così vicino ad Aki mi venne da arrossire pensando alla scena in cui mi ero trovata stamattina presto.
Taro e sua figlia Mari poco dopo portarono il pranzo che era lo Zaru Soba, come ieri sera. Sia il riso sia l’alga di nori erano buonissimi.
“È tutto buonissimo, complimenti.” Dissi io.
“Grazie.” Dissero Taro e Mari insieme.
Mari raccolse i piatti e li portò nella stanza a fianco dove c’era la cucina e nel fare questo io la aiutai. Avendoci impiegato pochissimo tornai nella stanza in cui c’erano tutti e vidi Urushi e Aki alzarsi in piedi dirigendosi verso la porta.
“Urushi aspetta!” dissi io fermandolo un attimo prima che lui uscisse dalla porta.
“Sì?” chiese lui girandosi verso di me e guardandomi negli occhi.
“Dove stai andando?” chiesi io.
“Faccio un giro qui intorno per rilassarmi un po’. Starò via per poco.” Disse lui.
Fece un passo avanti e aprì le sue ali nere volando via. Io guardai davanti a me e vidi i Seiko fissarmi con un enorme sorriso. Sorrisi anch’io, attraversai la strada e mi fermai proprio davanti a loro. Aki mi seguii  rimanendomi a fianco.
“Eccomi qui, scusate l’attesa. Ora sono pronta per giocare con voi.” Dissi io.
Così passai tutto il pomeriggio a giocare con tutti loro e mi divertii tantissimo mentre Aki se ne rimase seduto da qualche parte a vederci giocare. Era passato molto tempo da quando mi sentivo così felice. Probabilmente da quando avevo cinque o sei anni, ovvero prima di lavorare per padrone Hiroshi. Uno dei migliori momenti che ricordavo era quando mio padre mi guardava giocare nel giardino di casa pieno di fiori e mi sorrideva. Ero così felice che quando giravo in giro per il villaggio tutti mi parlavano e mi salutavano senza alcun problema, non come il momento in cui ero partita. Mi salutavano persino coloro che camminavano davanti a casa mia.
Era davvero una sensazione di gioia che non sentivo da tempo…
Mi divertii a giocare con i Seiko in diversi modi: con una palla trovata a terra vicino a noi, tracciammo dei segni per terra e provammo a saltare stando in equilibrio lungo la linea che avevamo tracciato, facemmo un gioco in cui io dovevo prendere uno di loro poi loro dovevano prendere me. giocammo fino a quando io, senza forze, mi accasciai a terra. Ero stanchissima e con un po’ di fiatone. Aki, preoccupato che io non stessi bene, corse subito vicino a me.
“Iris! Iris che cos’hai? E come stai?” chiese Aki.
Io non gli risposi. Feci una grossa risata per un po’ di tempo poi mi alzai in piedi.
“Iris, perché ridi? È successo qualcosa?” chiese lui.
“No non è nulla. Va tutto bene.” dissi io.
“Ohhhh…” disse lui.
“Giochiamo ancora?” chiesero due Seiko che avevo davanti a me.
“mi dispiace ma sono stanchissima. Guarda Aki, è già sera.” Dissi io rivolgendomi prima a loro e poi guardando il cielo.
Ci girammo all’indietro e iniziammo a camminare quando i bambini con occhi tristi si misero a chiamarci e a farci delle domande.
“Ve ne state già andando via?” chiese uno di loro.
“Dove andate?” chiese un altro.
“Andiamo a riposarci. Possiamo continuare a giocare domani, che ne dite?” dissi io.
Loro non dissero nulla e noi ce ne andammo verso la casa di Taro. Prima di entrare in casa Urushi si mise dietro di me ed entrammo tutti insieme. Mari poco dopo ci disse di andare a prepararci perché era pronta la cena così ci sedemmo davanti al tavolo e lei servì a ciascuno di noi una ciotola di riso buonissima e ben cotta e sopra un po’ di l’alga di nori.
“Complimenti, questo riso è buonissimo!” dissi io.
“Davvero? Grazie!” disse Mari.
“Sembra cotto così bene che ti si scioglie in bocca.” Dissi io.
“Sono davvero contenta che vi piaccia.” Disse Hanako.
Una volta finito di mangiare il riso che avevo davanti aiutai Mari a portare in cucina ciò che avevamo utilizzato. Le dissi che sarei andata a riposare così mi allontanai e mi andai a coricare nella stanza in cui avevamo lasciato i futon.
Mentre ero coricata mi venne da pensare a cosa stava facendo mio padre, padron Hiroshi e i padroncini. Erano passati diversi giorni da quando io me ne ero andata e non avendo neanche una notizia di loro. I padroncini erano molto giovani e dato che c’erano le cameriere ad occuparsi di loro non mi preoccupava, ma Hiroshi avendo una certa età mi veniva da pensare a come stava e dove si  trovare.
Pensai anche a mio padre che, pur sapendo che lui era in buona salute, lavorava tanto riposando poco e mi mancava non avendolo visto da quando ero partita. Mi chiesi che cosa faceva, dove si potesse trovare e se fosse già rientrato a casa. oramai non lo vedevo da diversi giorni e sapere che lui era a casa senza di me deve essere spaventato e preoccupato.
Proprio mentre io avevo questi pensieri entrò nella stanza Aki che si coricò a fianco a me e mi fissò.
“Che c’è?” chiesi io.
“Che ne dici se domani ce ne andiamo?” chiese lui.
“Perché? È per caso successo qualcosa?” chiesi io.
“no, niente affatto.” disse lui.
“E allora perché mi hai fatto quella domanda?” dissi io.
“Vorrei vedere un nuovo villaggio. Vorrei andarci subito, però voglio farlo con te.” Disse lui.
“Sì però io non posso andarmene senza averlo detto a Taro e ali altri. Per non parlare del fatto che ho già promesso ai Seiko di andare a giocare con loro domani.” Dissi io.
“Puoi dirgli che non puoi più giocare con loro e diciamo a Taro che dobbiamo andare via per esplorare nuovi villaggi.” Disse lui.
“Mi dispiace molto per loro… però va bene.” dissi io.
“Grandioso! Allora che ne dici se ce ne andiamo domani mattina?” disse lui tutto contento.
“Va bene. però adesso vorrei riposarmi.” Dissi io.
“Oh, giusto. Allora ci vediamo domani.” Disse lui.
Si addormentò a fianco a me con un sorriso. Mi piaceva stare a guardarlo, con quell’espressione così rilassata sul suo viso. Guardai soprattutto i suoi occhi chiusi, il suo naso, le sue labbra e il suo mento. Non riuscivo a capire che cos’era quella sensazione che provavo ma era molto simile a un senso di leggerezza e mi permetteva di non pensare a nulla. Mi rilassava sapere che lo avevo al mio fianco in ogni momento.
Passai diversi minuti a guardarlo con il corpo disteso da un lato finché, senza accorgermene, non mi addormentai. Non mi accorsi nemmeno dell’arrivo di Urushi che entrò in silenzio e si addormentò seduto contro il muro.
   
 
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