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Autore: Mr Lavottino    16/06/2019    4 recensioni
*STORIA AD OC*
Blaineley O'Halloran è una famosa psicologa canadese alla ricerca di una cura per le malattie mentali. Per raggiungere il suo obiettivo, decide di fare un esperimento che vede coinvolti dei ragazzi afflitti da disturbi psichici per poterne studiare il comportamento e cercare di trovare un modo per curarli.
I ragazzi verranno quindi chiusi dentro un edificio sotto il controllo di un gruppo di psicologhi.
Genere: Horror, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Altro personaggio, Blaineley, Josh, Nuovo Personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale
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- Questa storia fa parte della serie 'Total Drama's Series'
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Jake continuava a non capire perché Aya dedicasse così tanto tempo a Wren. Era arrivata al punto di non mangiare più a tavola assieme agli altri, ma direttamente in infermeria, così da poter tenere il biondo sotto stretto controllo.
Più volte il castano aveva proposto alla ragazza di lasciar perdere, però la sua risposta era sempre stata una: "A breve si riprenderà, te lo posso assicurare". Ciò lo aveva portato a sperare con tutto se stesso che Wren morisse.
Eppure due giorni dopo il biondo riprese coscienza.
- Wren, Wren, oddio! Stai bene?- Kevin, che come al solito aveva passato tutto il pomeriggio accanto a lui, scattò in piedi e gli andò vicino non appena lo vide aprire gli occhi.
- Sì, c-credo.- provò a tirarsi su, ma le ferite iniziarono a fargli male e fu costretto a rimanere steso con la testa sul cuscino. Sentiva un dolore lancinante sulla pancia e sul braccio, i punti in cui Linda l'aveva ferito, ed anche alla testa.
- Sta giù, ancora non ti sei ripreso del tutto.- Aya, che poco prima si era appisolata su una sedia lì vicino, le andò incontro.
- Quanto ho... dormito?- domandò, guardandosi intorno. Riuscì a riconoscere l'infermeria dove si era scontrato con Linda.
- Da quando sei svenuto sono passati cinque giorni.- spiegò la mora. Gli tese poi delle pillole viola che il biondo guardò con diffidenza.
- Prendile, è solo grazie a lei se sei ancora vivo.- Kevin indicò la ragazza, che gli sorrise, e allora Wren decise di prendere le pillole. Lentamente, le ingerì una ad una, aiutato da un bicchiere d'acqua.
- Quando potrò tornare ad alzarmi?- le chiese il biondo, sospirando. Aya ci pensò un po'.
- Forse fra tre o quattro giorni.- detto ciò si allontanò ed iniziò a cercare delle varie pastiglie all'interno di uno dei tanti scaffali.
- Su, resisti un altro po'.- gli disse Kevin, con un leggero sorriso in volto.
- Ci... provo.- anche Wren si mise a ridere, alleviato dalla situazione. Era più che convinto di morire dopo la zuffa con Linda, viste le gravi condizioni in cui era ridotto, eppure era riuscito a rimanere in vita fino a quel momento, soprattutto grazie a Kevin ed Aya.
- Per colpa tua ho dovuto cucinare io per un bel po'.- il moro provò a conversare con Wren, il quale era piuttosto lucido.
- Davvero? Beh, menomale che ero... svenuto.- i due scoppiarono a ridere all'unisono.
- Grazie mille.- Kevin non poté dire altro. Era riuscito stranamente a farsi un amico e quando lo aveva visto in quelle condizioni si era spaventato a morte. Sapere che era riuscito a sopravvivere lo aveva reso contentissimo.
- Non vedo l'ora di...- Wren provò a parlare, ma iniziò a tossire. Dette una decina di colpì di tosse, poi iniziarono a prendergli delle convulsioni e cadde rovinosamente dal letto. Dalla sua bocca iniziò ad uscire della saliva e non smetteva di tremare.
- Aya!- non appena Kevin si rese conto della cosa cacciò un urlo e richiamò la mora, ancora concentrata nello scegliere le medicine da dargli. La ragazza corse subito verso il biondo e cercò di capire cosa stesse accadendo.
- Perché sta avendo le convulsioni?- si domandò, cadendo sempre più vittima del panico. Era la prima volta da quando aveva iniziato ad operare che si trovava di fronte ad una situazione del genere.
- Cazzo, fai qualcosa!- gridò il moro, mettendole ancora più ansia. Dopo qualche secondo Wren vomitò le pastiglie e poi perse i sensi.
- Non capisco...- sussurrò Aya, spaesata da ciò che era successo. Gli aveva dato dei semplici antidolorifici, quindi non capiva perché avessero fatto quell'effetto.
- Mi spieghi che cazzo è successo?- domandò Kevin, più nel panico di lei - Ho capito... volevi ammazzarlo, eh? Gli hai dato quella roba per farlo fuori!- sentendo tutto quel baccano, James, Nikita, Jake e Charlene di precipitarono nella stanza.
Trovarono Kevin con le mani sul colletto di Aya, ancora sconvolta per ciò che era successo, e cercarono subito di intervenire per scongiurare il peggio.
- Non toccarla!- Jake spinse via il moro, per poi mettersi fra lui e la ragazza.
- Se volevi ucciderlo avresti dovuto farlo subito, senza ricorrere a queste stronzate.- Kevin aveva perso completamente il senno, a malapena riusciva a riconoscersi. Era sempre stato un ragazzo taciturno e pacifico, ma la situazione gli stava sfuggendo sempre più di mano.
- Stai fermo.- Jake gli fece cenno di non avvicinarsi, ma il moro lo ignorò.
- Esigo delle fottute spiegazioni!- gridò poi, mentre il castano lo reggeva per impedirgli di andare addosso ad Aya.
- Io...- si prese un attimo di pausa, durante il quale anche Kevin smise di dimenarsi - non lo so. - detto ciò abbassò la testa, mentre l'altro colpì con violenza uno degli armadi presenti.
 
L'intero pomeriggio Aya lo passò nel cercare di capire il perché Wren avesse avuto quella reazione dopo che gli aveva somministrato la pasticca. La tesi che aveva pensato per prima, e che aveva scartato per motivi logici, era quella di una possibile allergia, ma gli aveva dato gli stessi medicinali per cinque giorni, quindi era improbabile si trattasse di ciò.
Forse la colpa era del suo organismo, che avrebbe potuto iniziare a rigettare le cure, però anche quello sembrava improbabile.
Non riusciva a comprendere il motivo del suo fallimento e ciò la mandava in bestia. Il biondo in quel momento stava bene, ma per un po' aveva evitato di dargli le pasticche, che però erano essenziali al fine della sua cura.
L'unica scelta che poté prendere fu quella di cambiare le pastiglie. Così si mise a controllare una ad una tutte le confezioni presenti nell'armadio dei farmaci. Tranquillizzanti, aspirine, vitamine. Continuava a scartarne una ad una, con una velocità sempre più maggiore.
Guardava le scatolette, tutte rigorosamente sigillate, e le rimetteva a casaccio dentro gli scaffali, conscia che tanto poi ci avrebbe pensato Jake a sistemare per lei. Il castano si era allontanato per tenere d'occhio Kevin, ancora in preda alla rabbia per ciò che era successo precedentemente, quindi per un po' avrebbe dovuto fare tutto da sola.
Prese in mano una scatola di antibiotici e, dopo aver controllato la ricetta, si rese conto che erano troppo forti per Wren e che avrebbe rischiato di mandarlo in coma farmacologico, così prese la confezione dietro e si accorse di una cosa abbastanza strana.
Il sigillo statale era stato strappato e la confezione era aperta. Notò che anche altre medicine erano state aperte e ciò la fece insospettire. Ne controllò un po', osservando le diverse pastiglie presenti all'interno, fino a quando un flash non le illuminò la mente.
Si avvicinò al tavolo da lavoro, dove teneva tutte le confezioni dei farmaci che utilizzava, e prese in mano gli antidolorifici che aveva somministrato al biondo poco prima. Aprì la confezione e si rese conto che le pillole non erano quelle giuste.
Erano leggermente più lunghe e più appuntite, con delle piccole scavature ai lati ed un colore più sul celeste, nonostante non fosse poi così lontano dal bianco delle vere pastiglie. Si rese conto che, sotto quelle, nella confezione c'erano altre pasticche, che notò essere quelle giuste.
Svolse una rapida ricerca all'interno dell'armadio delle medicine e si accorse che c'era una scatola di cianuro aperta al cui interno mancavano delle pastiglie. Non ci mise molto a capire cosa fosse successo. L'unico che avrebbe potuto invertire le pastiglie era Jake.
Solitamente avrebbe lasciato correre, ma così facendo rischiava di farsi fin troppi nemici. Già sapeva che Nikita fosse ostile nei suoi confronti, così come sospettava di Charlene, che però era momentaneamente occupata in una guerra fredda con la castana. Farsi avversario anche Kevin sarebbe potuta essere la sua rovina.
Prese la confezione delle pasticche di cianuro, dopodiché si diresse verso la sala e chiamò a se Jake, il quale subito le andò in contro.
- Senti, Jake, potresti venire un attimo con me di là? Ti devo parlare di qualcosa di importante...- fece toccare gli indici fra loro ed iniziò a traballare, nella speranza di convincerlo a seguirla senza farsi troppi dubbi.
- Certamente, che cosa ti serve?- le chiese, con il solito sorriso che aveva in volto quando parlava di lei.
- Te lo dirò non appena saremo dentro.- gli sussurrò all'orecchio, per poi farsi scappare una risatina e toccargli una gamba con una mano. Ammiccò nella sua direzione e gli fece cenno di seguirla. Sarebbe stato fin troppo facile.
 
- Volete giocare a qualcosa?- Charlene si era stufata del clima di tensione e di angoscia presente nella sala. Dopo che Jake si era allontanato, i quattro rimasti erano piombati in un silenzio glaciale che aveva un qualcosa di surreale.
- Del tipo?- inaspettatamente fu Kevin il primo a darle corda. Si era reso conto di aver esagerato con la reazione di prima, quindi voleva cercare di distrarsi per non pensare più alla cosa.
- Non lo so, voi avete qualche idea?- la bionda passò la palla a James e Nikita, seduti vicino ed occupati a conversare tranquillamente fra loro.
- Giocare fra noi come degli undicenni? Non potremmo semplicemente parlare per passare il tempo?- la castana disse quelle parole con il suo solito tono scocciato, facendo innervosire la bionda, costretta a fare buon viso a cattivo gioco.
- E sentiamo, di cosa vuoi parlare?- Charlene provò a ritorcerle contro le sue stesse parole e, dalla faccia che fece Nikita, capì di esserci riuscita.
- Beh...- provò a dire qualcosa, ma lei la anticipò per metterla ancora più in difficoltà.
- Perché non ci parli un po' di te?- poggiò i gomiti sulle gambe ed il mento sulle mani, mentre con il corpo si fece più avanti per ascoltare meglio. Provava una soddisfazione estrema nel metterla alla corda, soprattutto dopo tutto quello che aveva fatto al fratello.
- Va bene.- Nikita la prese come una sfida - Sono nata con il disturbo di Amok.- venne prontamente interrotta da Charlene.
- Sarebbe?- le domandò, con un sopracciglio alzato.
- Un disturbo che fa essere i bambini violenti ed aggressivi.- le sorrise, cercando di farle capire che non avrebbe mai perso - Poi i miei genitori mi hanno portato da una tizia che diceva di saper fare esorcismi e quelle robe lì, quindi ho passato un po' di tempo segregata in casa ed ho subito un bel po' di "purificazioni". - si fermò per qualche secondo, contenta nel vedere la bionda completamente shockata dal suo racconto - Poi un giorno sono riuscita a scappare ed ho seminato il panico nel piccolo paesino dove abitavo.- disse, con un leggero sorriso, per poi venire interrotta da Kevin.
- Hai ucciso... delle persone?- le domandò che, nonostante non le stesse rivolgendo lo sguardo, le fece intendere di essersi allarmato nel sentire quella storia.
- Nah, giusto qualche morso ai passanti. Non mi sono mai spinta così in là. - lo fulminò con lo sguardo, quasi come a volergli ricordare che non aveva per nulla dimenticato ciò che era successo fra loro due cinque giorni prima - Comunque, fatemi finire. Quando poi mi hanno detto di questo esperimento mi sono fiondata qui, così da non dover avere a che fare con i miei genitori.- concluse, con un tono soddisfatto. Charlene la guardò sbattendo gli occhi, ma ben presto lo stupore lasciò spazio ad un'espressione divertita.
- Davvero una storia triste...- sospirò, cercando di sembrare la più innocente possibile - Hai vissuto delle esperienze orribili.- provò a rendersi credibile, ma Nikita e Kevin la fulminarono con lo sguardo.
- Puoi anche smetterla con questa sceneggiata, sappiamo benissimo come sei fatta.- fu il moro ad esporsi per primo, tenendo sempre la testa bassa ed evitando in qualunque modo il contatto visivo.
- Già, a dire il vero ce ne siamo accorti subito.- la castana la guardò con un sorrisetto in volto - "Sono qui per tenere d'occhio James" sì, come no. - si lasciò scappare una risata, palesemente per farla innervosire.
- Non vi conviene fare troppo i saputelli.- estrasse dalla tasca lo yo-yo, che aveva trovato all'interno di uno degli scaffali, ed iniziò a giocarci, cercando di fare l'indifferente.
- Ah, quindi Ginevra l'hai strozzata con quello?- sentendo quel nome, la bionda perse il tempo ed il giocattolo sbatté per terra prima di tornarle fra le mani. Anche James e Kevin scattarono sull'attenti.
- Immagino che tu non sappia proprio farti gli affari tuoi, vero?- appoggiò l'aggeggio sul divano e portò gli occhi azzurri contro di lei - Stai attenta a come ti muovi, altrimenti...- non finì la frase, si limitò a mordersi un labbro per farle capire come sarebbe andata a finire.
- Amica mia, mi sa che stai viaggiando sul binario sbagliato. A me se hai ucciso l'isterica non frega assolutamente nulla. Siamo tenuti sott'occhio da un mucchio di psicologi che si divertono nel vederci scannare l'uno con l'altro, quindi i piagnistei di Ginevra erano l'ultima cosa che mi andava di sentire.- non provò nemmeno a rendere quella frase meno amara, la disse senza alcun rimorso, come del resto aveva sempre fatto.
- Spregevole.- non aggiunse altro, limitandosi a nascondere un sorrisetto coprendosi la bocca con la mano.
- Su, adesso tocca a te. Parlaci della tua bellissima infanzia.- Nikita non perse tempo e tornò subito al loro "confronto". Charlene esitò un attimo poi, anche se la sua copertura era saltata, decise di non esporsi troppo.
- Io e James abbiamo passato l'infanzia con i nostri genitori fino a quando non sono morti di incidente. Poi siamo stati adottati e, dopo alcuni avvenimenti, ci hanno spedito qui.- sintetizzò molto, senza nemmeno aspettarsi che il fratello potesse aggiungere qualcosa.
- Abbiamo dato fuoco alla nostra vecchia casa. E spesso...- la bionda, sentendo le parole del fratello, sussultò - spesso abbiamo ucciso...- provò a finire la frase, ma venne interrotto.
- Non credo sia importante. Sono dettagli futili.- Charlene riuscì ad impedirgli di parlare giusto in tempo, per poi mascherare la sua espressione spaventata in un sorriso di circostanza - Tu, invece?- indicò Kevin, nel tentativo di distogliere l'attenzione da lei.
- Io... non sono come voi.- Kevin deglutì con forza, lasciando i tre straniti - Io non ho mai fatto del male a nessuno, sono un semplice adolescente con qualche problema di carattere. Che diavolo ci faccio qua?- si chiese, per poi affondare la testa nel cuscino del divano. Nikita e Charlene si limitarono a ridere, mentre James sentì una stretta nella stomaco.
- Ti abbiamo chiesto di parlarci del tuo passato, non dei tuoi complessi.- ribatté la castana. Il moro, rassegnato, non poté far altro che parlare.
- Ho sempre vissuto con la mia famiglia, ma con i miei genitori ho un rapporto pessimo. Non ho mai avuto amici e l'unica persona con cui parlo è mia sorella, che è anche colei che mi ha sbattuto qua.- appena Kevin ebbe finito, Nikita scoppiò a ridere di colpo.
- Quindi è colpa di tua sorella se ti trovi qui? Immagino che volesse provare a curarti e nemmeno sa che ti ha mandato al macello.- la castana si piegò in avanti, mentre con una mano si tratteneva la pancia per le troppe risate.
- Non è una macelleria...- provò a ribattere lui, senza però riuscire a sembrare convincente, ma venne prontamente affossato da Charlene.
- E come lo vuoi chiamare questo posto? Possiamo farci quello che vogliamo, quei bastardi - indicò il soffitto per fare un generico riferimento a chi li stava controllando - non faranno nulla.- le scappò poi una risatina malinconica, conscia che anche lei era parte di quello schifo.
- Io... non la vedo così. Dovremmo provare ad aiutarci a vicenda, così da poter sopravvivere fino a quando questo "gioco della morte" non sarà finito.- James provò ad esporsi, ottenendo inaspettatamente gli sguardi di tutti e tre.
- Forse hai ragione, sarebbe la scelta più logica, ma qua dentro non c'è nessuno di cui possiamo fidarci se non noi stessi.- Nikita alzò le spalle ed il biondo si limitò a boccheggiare, conscio che la ragazza non avesse per nulla torto.
- Avete visto cosa è successo a Wren? Ecco, per questo non posso, e non riesco, a fidarmi di nessuno.- Kevin disse quelle parole quasi con disprezzo, ripensando alle condizioni in cui riversava il biondo.
- Lui e Linda si sono ammazzati a vicenda. Ho visto il cadavere, era in condizioni pietose. Le ha sbattuto la testa contro al muro fino a frantumarle il cranio.- spiegò Charlene, facendo fare un'espressione schifata ai due ragazzi.
- Wren non è ancora morto. Non si direbbe, ma è piuttosto resistente. E pensare che a quel fanatico degli alieni non avrei dato nemmeno due giorni di vita. - precisò Nikita, facendo venire i brividi a Kevin.
- Che cosa vuoi dire?- le chiese, incuriosito, ma contemporaneamente spaventato, da quella frase.
- Era più che palese che saremmo finiti ad ammazzarci l'un l'altro. Ancora non l'avevi capito?- il moro rimase in silenzio - Non era nemmeno nelle regole il "non uccidere", quindi avevamo il via libera.- dopo aver concluso il discorso, appoggiò la testa sulla spalla di James, facendo sussultare sia lui che Charlene.
- Ehi, cosa...- la bionda provò a ribattere, ma in quel momento Aya entrò nella sala e guardò Kevin con un sorriso sul volto.
 
- Tu hai provato ad avvelenare Wren, giusto?- dopo aver chiuso la porta, Aya lo afferrò per le braccia e tirò leggermente la sua maglietta.
- Ma di che stai parlando?- Jake le apparve stranamente naturale. Il castano non era uno sprovveduto, in vita sua aveva mentito spesso, quindi era diventato naturale nel farlo.
- Lo so che sei stato tu. - continuò la mora, con un leggero sorriso sul volto. Il ragazzo sembrò pensarci un po' su, ma decise di continuare con quella sceneggiata.
- Davvero, non capisco di cosa stai parlando.- alzò un sopracciglio e si assicurò di non compiere nessun movimento sospetto con il corpo. Aveva imparato a fregare tutti con quel suo modo di fare, tanto che in pochissimo tempo aveva scalato le gerarchie della sua scuola.
- Alcune delle pasticche presenti negli antidolorifici di Wren erano diverse. Solo tu puoi averlo fatto, sei l'unico che mette mano nell'armadio.- gli occhi azzurri della ragazza puntarono contro quelli verdi del castano, rimasto impassibile davanti a tutte quelle accuse. Jake si lasciò scappare una risatina e scosse la testa con un sorriso stranito in volto.
- Io non farei mai una cosa del genere. Sono il capo del gruppo, perché mai dovrei avvelenare uno di voi?- le chiese, tenendo sempre la stessa espressione in volto. Aya fu costretta a riconoscere l'incredibile abilità del ragazzo nel sembrare naturale.
Con una recita del genere avrebbe potuto fregare chiunque, ma non lei. Suo padre era come lui, in grado di mentire in maniera perfetta e senza mai farsi scoprire, quindi sapeva già, più o meno, come gestire la situazione.
- Lo hai fatto per me, giusto?- il castano sussultò ed Aya se ne accorse. Sul suo volto si dipinse un sorriso divertito che Jake fece molta a fatica a decifrare.
- Io...- ormai la sua copertura era saltata, ne era perfettamente conscio. Provò a prendere tempo, ma la mora, a pochi centimetri da lui, continuò a guardarlo dritto negli occhi - Sì, è vero.- ammise infine, sospirando con forza.
- E perché?- ormai Jake si sentiva completamente ipnotizzato. Sentiva lo sguardo di Aya penetrargli nel profondo e non riusciva più a mentirle come aveva fatto fino a qualche istante prima. Il suo castello di carta stava crollando pezzo dopo pezzo.
- Perché lui ti stava facendo perdere tempo ed io...- provò ad abbozzare una scusa sul momento, ma ormai non riusciva più a rimanere calmo e pacato.
- Eri geloso?- portò la sua mano sul suo mento e lo accarezzò, guardandolo con un sorriso compassionevole.
- Sì. - Jake si prese un attimo per pensare, poi continuò alla ricerca di un appiglio per poter uscire pulito da quella storia - È che lui... cioè, tu stavi tutto il tempo con lui ed io avevo poco tempo per parlarti. Pensavo che sarebbe morto a breve, ma invece si è ripreso... io... non riuscivo più a rimanere nell'ombra!- iniziò a guardarsi intorno con fare quasi paranoico. Aveva sempre avuto la paura di venire abbandonato per qualcun altro e spesso era arrivato a comportarsi in maniera violenta, nonostante non fosse mai arrivato fino a quel punto.
Anche perché, mentre cambiava le pastiglie, si sentiva quasi giustificato. Tanto tutti stavano provando ad ammazzarsi a vicenda, perché non avrebbe potuto farlo anche lui?
Non poteva accettare di essere stato messo da parte per un biondo fanatico degli alieni mezzo morto, quindi aveva pensato di eliminare direttamente il problema. L'unica cosa che non aveva previsto era il possibile fallimento del suo piano, era talmente sicuro di ucciderlo al primo tentativo che non aveva ideato un piano di riserva o una qualche scusa per giustificare il decesso del biondo.
- Calmati, non sono arrabbiata. Non lo dirò agli altri, dopotutto lo hai fatto per me, vero?- gli accarezzò una guancia.
- È-È vero...- confermò lui, tentennando. Aya sapeva che in realtà lo stava facendo per via del suo disturbo narcisistico di personalità, che lo portava a voler essere il migliore di tutti in tutto, però finse di non rendersene conto.
- Ti ringrazio.- lo spinse leggermente indietro, fino a farlo cadere sul letto, poi gli salì sopra e si avvicinò pian piano al suo volto. Sentiva i suoi respiri affannati sulle gote e questo le dette un brivido di eccitazione. Appoggiò la sua bocca su quella di Jake, prendendolo alla sprovvista. Il castano, non appena si rese conto della situazione, ricambiò il bacio.
Aya spostò la mano fino ad arrivare al cavallo dei pantaloni, per poi tornare in cima e togliergli la maglietta con un gesto secco della mano, venendo anche aiutata dal ragazzo che alzò le braccia per facilitarle il compito.
- Adesso voglio fare un gioco con te. - gli fece l'occhiolino e si alzò dal letto. Si avvicinò all'armadio e ne estrasse due corde. Jake la guardò stranito, capì cosa avesse intenzione di fare solo dopo che gli si fosse avvicinata. Legò i polsi del ragazzo con la corda al letto e lui, completamente preso dal momento, la lasciò fare.
- Sei pronto?- domandò poi la mora, passandogli un dito lungo la pancia. Il castano ebbe i brividi e si limitò a fare cenno di sì con la testa.
A quel punto Aya si tolse la maglietta, rimanendo in reggiseno. Jake rimase ammaliato nel vederla, tanto che non si accorse di quando, con un gesto rapido della mano, estrasse la confezione di pillole dalla tasca dei pantaloni.
- Sarà divertente.- la mora riprese a baciarlo, venendo ricambiata, sempre più forte, fino a quando non fu sicura che Jake fosse completamente assuefatto da lei. Poi, nel momento più opportuno, estrasse il barattolo delle pillole e gliele versò nella bocca, ancora aperta per via delle effusioni.
Il castano, resosi conto della situazione, si allarmò e provò a sputarle, ma Aya mise le mano davanti alla sua bocca e lo costrinse ad ingerirle. Jake lottò per cinque minuti, sperando di riuscire a slegare le corde legate alla perfezione dalla mora, continuando a strattonare quasi fino a slogarsi i polsi e a cercare di vomitare per evitare che le pastiglie facessero effetto, ma più i secondo passavano e più si rendeva conto di non poter far nulla.
- Ormai è andata.- la mora fece per allontanarsi, però, inaspettatamente, il castano riuscì a liberarsi una mano e le dette un pugno sulla testa, facendola sbattere contro il muro. Del sangue iniziò a colare dalla sua fronte ed Aya, spaventata, cercò di indietreggiare.
Jake provò ad alzarsi, ma l'altro braccio, ancora legato al letto, glielo impedì. Bazzicò per un po' con la corda, riuscendo a scioglierla solo dopo qualche secondo.
- Adesso... io...- le si avvicinò, con fare tutt'altra che amichevole, però, proprio quando era a pochi centimetri da lei, il suo corpo venne preso dalle convulsioni e lui non fu più in grado di controllarsi. Solo quando iniziò a tremare con forza Aya si spostò.
Jake si toccò la gola per qualche istante, fino a quando smise di respirare. Finì sdraiato per terra, con la bocca mezza aperta, della bava che gli fuoriusciva e gli occhi mezzi spalancati in un'espressione di terrore.
La mora si alzò e, con tutta la calma del mondo, si rivestì. Passò poi una mano sulla pancia del castano, per confermarne il decesso e, dopo essersi assicurata dell'assenza del battito, si leccò le labbra con fare soddisfatto. Aveva compiuto suo primo omicidio da quando era là dentro.
 
Blaineley rise nel vedere la scena dell'omicidio di Jake. Guardò il tutto con un sorriso sul volto, mentre il castano, ancora preda delle convulsioni, smetteva pian piano di muoversi. Portò poi lo sguardo su Aya e sorrise.
Josh le aveva detto che era l'unica dei ragazzi a conoscenza dell'esperimento e, col senno di poi, era molto contenta di ciò. La mora non aveva scrupoli ed agiva analizzando perfettamente le conseguenze, il che la rendeva la cavia perfetta per il suo esperimento.
Aprì un'ennesima scheda sul PC ed iniziò a scrivere tutti i dettagli su di lei, così da tenera sott'occhio nel migliore dei modi. Lei, Charlene e Nikita erano le uniche tre ad interessarla davvero. Anche Wren le metteva un po' di curiosità, però la sua condizione non le permetteva di controllarlo appropriatamente.
Invece Kevin e James avevano lentamente iniziato a dimostrarsi più socievoli, per tanto anche loro la stava aiutando, in un modo o nell'altro, a portare avanti il suo esperimento.
- Non credi di starti spingendo un po' troppo oltre?- Josh si avvicinò a lei ed osservò dalla televisione il cadavere di Jake. Con lui erano tre i morti.
- Tutto ciò è necessario.- non aggiunse altro, troppo presa dallo scrivere.
- Questa ragazza è completamente fuori di testa.- il moro la guardò mentre, con una calma spaventosa, si stava rivestendo come se nulla fosse successo.
- È perfetta.- Blaineley prese una breve pausa, durante la quale si morse il labbro con fare occupato - Se anche gli altri si comportassero come lei, a quest'ora avrei già tutti i dati che mi servono.- mosse le dita sulla tastiera con destrezza, per poi chiudere la scheda dopo aver finito.
- No, Mildred. La verità è che sono dei cani randagi lasciati ad azzannarsi fra di loro.- ribatté Josh, cercando di non alzare troppo il tono di voce.
- Non chiamarmi così. - il volto della bionda si incupì per qualche secondo - E dammi del lei.- terminò poi, accompagnando quelle parole con un enorme sospiro.
- Va bene.- detto ciò il moro sospirò con forza e fece per andarsene quando, con la coda dell'occhio, vide il contenuto del cassetto aperto accanto alla bionda - Perché hai una pistola?- le chiese, osservando l'arma con aria diffidente.
- Non si sa mai.- tagliò corto lei, senza aggiungere altro. Josh si limitò ad alzare le spalle e, con aria sconfitta, tornò a sedere sul divano.
 
 
ANGOLO AUTORE:
Ciao ciao! Essendo stato a lavoro, ho potuto aggiornare solamente ora.
Capitolo scottante, in cui Jake muore ed Aya si macchia le mani. Poi abbiamo quello che io chiamo "Alcolisti tristi anonimi" e scopriamo qualcosa di più sul passato dei nostri amichetti.
Poi ci sono anche Josh e Blaineley, ma loro sono un caso a parte ahahahahah
Ci vediamo Domenica prossima!
   
 
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