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Autore: irYsblackeyes    17/06/2019    0 recensioni
Quando credi di essere un individuo potente, perfetto, che riesce a controllare tutto e tutti, ti senti un Dio.
Pensi di poter manipolare le menti delle persone, di poter giocare con coloro che per natura possiedono un carattere fragile e buono.
Con il passare del tempo però ti accorgi che ciò che hai e ciò che fai non ti bastano più. Cerchi di più, ma più in là di così non puoi andare e di conseguenza, riversi tutta la tua cattiveria e la tua incapacità di accontentarti, sulle persone più deboli di te.
Ma se anche questo, ad un certo punto, non ti bastasse più?
Ti affidi alla droga più potente che riesca annebbiare i tuoi sensi pur di non doverti fermare a pensare a ciò che sei diventato.
Ma cosa succede ancora, se il tuo modo di vivere di colpo ti scaraventa nel mondo "reale" e ti porta quindi a confrontarti con i comuni esseri umani?
Cosa succede se da "Dio" quale eri, per motivi non decisi da te, ti ritrovi a diventare un comune mortale?
E cosa succede se l' unica persona che in qualche modo può aiutarti a galleggiare è la stessa persona che ha subito abusi e
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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CAPITOLO 1 –SI'-

"Sì" .

Un avverbio utilizzato per comunicare generalmente una risposta positiva.

"Si, ti sposo"

"Si, puoi uscire a giocare con gli amici"

"Lo ami?" "Sì"

Amore, questo mio "Sì" ti è costato la vita ma non potevo non gridare la verità. Dopo due anni di silenzio, nella situazione in cui eravamo, non potevo più tenermi tutto dentro.

Qualsiasi cosa io avessi detto, di qui a poco saresti comunque morto. Volevo almeno che morissi con la consapevolezza che qui dentro c'era e c'è tutt'ora una persona che ti ama più della sua stessa vita.

Tu mi hai dato la voglia di sopportare questo orrore con la certezza e con la speranza che a breve sarebbe cambiato tutto, che la prossima primavera sarei sicuramente riuscita a correre spensierata nel prato fiorito dietro casa mia pur sapendo, tu per primo già da allora, che la probabilità che uscissi viva da qui, era ed è tutt'ora pari a zero. Nonostante questo, hai lasciato che mi aggrappassi a te, cosciente del fatto che prima o poi ti avrei trascinato all'inferno ed io mi sono accorta troppo tardi di amarti.

Ora il tuo corpo esanime giace pochi metri dinnanzi a me, molle e riverso a terra in posizione fetale con le mani legate dietro la schiena. Il sangue ti sgorga a fiotti dalla tempia sinistra, quella che non poggia a terra; ti inonda gli occhi neri oramai spenti ma aperti, che fissano vuoti un punto dietro di me, ti imbratta i capelli corvini appiccicati alla fronte e, denso come lava scorre sull'asfalto. Prepotente si fa strada lungo il terreno come un fiume in piena dopo un temporale fino ad arrivare a diramarsi quando incontra il primo ostacolo: due stivali neri. Immobili. Attonita, non riesco a distogliere lo sguardo da quello che fino a poco fa era la tua linfa vitale e che fra poco si confonderà con della sporca acqua piovana.

Stringo forte i pugni torturando l'enorme e lurida camicia a righe che indosso. Cerco di non piangere perché in fondo, amore mio, solo pochi minuti ci separano.

Non scappare Damien, fra poco ti raggiungerò. Fra poco saremo di nuovo insieme, lontani da questo inferno. Qualora dovessimo finire tutti e due nell' Ade, fidati che sarà meglio dello schifo in cui abbiamo vissuto, in questi ultimi anni, su questa terra.

Distratta da un rumore di passi fin troppo deciso, volgo lo sguardo verso l'uomo che si sta avvicinando a me. Punto i miei occhi, scuri come i tuoi, dentro alle sue iridi color ghiaccio. Sostengo quello sguardo gelido ma non per sfida, semplicemente per paura. Sono talmente chiari e trasparenti che inconsciamente provo a leggere dentro di essi tentando di indovinare il modo in cui ha intenzione di uccidermi. Sono nelle sue mani.

Con un colpo di pistola mi farebbe quasi un favore ed io non lo merito.

Magari mi riempirà di botte. Sono talmente magra piccola e fragile che non gli servirebbe un grande sforzo per togliermi la vita.

La cella punitiva: stivata, come un bagaglio dimenticato, per giorni e giorni in piedi in un abitacolo poco più grande di me per morire di freddo, di fame, sete e sfinimento. In questo modo non si sporcherebbe nemmeno le mani.

Eccolo qui, davanti a me, eretto e rigido nel suo quasi metro e novanta contro il mio scarso metro e sessanta. Eri il suo migliore amico e non ci ha pensato due volte a toglierti la vita. Gli faccio talmente tanto ribrezzo che il solo scoprire che mi amavi e che io ti amavo più di quanto tu amavi me, non lo ha fatto vacillare un solo minuto. Una cosa simile, tu non la avresti mai fatta. Tu eri diverso amore mio, non l'ho saputo capire immediatamente come tu non sei riuscito a mostrarmelo subito.

Potrei urlargli contro di tutto: che è un mostro, che è lui la feccia umana non io, non noi ma oramai il mio unico pensiero ed obiettivo sei tu. Non mi importa di null'altro. Voglio raggiungerti il prima possibile perché senza di te, amore mio, io qui dentro non vivo come non vivevo fino a che tu non sei entrato brutalmente e prepotentemente dentro di me.

-Schmutziger menschlicher Abschaum!!!!- urla ad un millimetro dal mio viso. Il suo alito sa di menta fresca mentre io neanche riesco a ricordare l'ultima volta che mi è stato concesso di lavarmi i denti.

Sobbalzo a quelle parole. Nonostante ci vengano vomitate addosso ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo, ancora non mi sono abituata a sentirmi chiamare "Lurida feccia umana" perché tutt'ora io, dopo anni amore mio, non riesco a comprendere cosa mai abbiamo fatto di male per meritarci tutto quest'odio.

-Hai visto cosa mi hai fatto fare, Lurida Feccia Umana? Ora tocca a te!-

Dinnanzi a me, nella sua divisa perfetta, un demonio con le sembianze di un angelo.

Le mie pupille si dilatano per il terrore rendendo ancora più scuri i miei occhi ed il mio cuore accelera i battiti. Sento il respiro farsi sempre più corto mentre un forte tremolio si impossessa delle mie gambe scheletriche. Mi viene da vomitare nonostante il mio stomaco sia vuoto da tre giorni.

Respira rabbioso, quel Diavolo. Sento il suo fiato caldo sul mio volto.

Chiudo gli occhi stringendoli forte fino a quasi sentire male cercando di dimenticare quell'uomo biondo dagli occhi di ghiaccio che ho di fronte. Non voglio che sia lui l'ultimo mio ricordo prima di morire.

Con il pollice e l'indice della mano sinistra, mi prende per il collo sollevandomi da terra. Le mie vie respiratorie sono ora occluse dalle sue grosse dita. Provo un dolore terribile, la mia trachea si sta spezzando. Involontariamente tento rumorosamente di esalare qualche respiro.

Il mio istinto di sopravvivenza mi implora di combattere ma io non lo ascolto. Non ho più voglia di vivere. Senza te amore mio nulla ha senso. Preferisco fare un salto nel buio sperando che dall'altra parte ci sia qualcosa, che ci sia tu, con la tua grande e forte mano tesa, pronto ad accogliermi. Potremmo davvero iniziare una nuova vita lasciandoci tutto quanto alle spalle; il modo in cui è iniziata la nostra storia, l'orrore in cui in segreto abbiamo dovuto portarla avanti. Chissà, magari ora finalmente potremmo corteggiarci ed amarci come fanno le persone normali. 

Il dolore è talmente forte che il mio corpo inizia a singhiozzare da solo quasi preso da forti convulsioni, non vedo l'ora di perdere i sensi. Sento il sangue gonfiare le vene del mio viso, le tempie fra poco esploderanno, lo so. Non credevo fosse così lenta la morte per asfissia ma io tengo duro. Non voglio più vivere.

   
 
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