Storie originali > Storico
Ricorda la storia  |      
Autore: queenjane    17/06/2019    2 recensioni
Dai quaderni di Olga Romanov, 1917 e 1918 in prigionia prima della fine. Pour M, dal testo "”. Ci riducemmo a vedere la gente che passava dalle finestre, per avere un poco di ristoro, 22 anni, nel pieno della presunta giovinezza, avrei dovuto ballare, avrei potuto costruirmi una famiglia e invece ero con la mia, senza una vera distrazione. I miei genitori costantemente insultati, quando una volta erano semidei. La malinconia che mi abita come una vocazione, una principessa di gelo e neve, destinata a non svegliarsi in primavera. A prescindere dal fatto che la stanza dove dormivo con le mie sorelle era una vera ghiacciaia. E le cose andavano di male in peggio, sia in generale che in particolare. I bolscevichi avevano preso il potere, le notizie erano imprecise, tranne che si parlava di un armistizio tra la Russia e Germania, Austria, Bulgaria, una pace separata, l’esercito allo sbando, in dismissione, e i tedeschi avanzavano, pezzo su pezzo. Per noi, a Tolbosk, a partire dal gennaio 1918 il maggior assillo era il denaro, in cronica carenza, e il cambio delle guardie e ... “ riprendendo altro.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“.. cara Olga, un abbraccio, sai che ho visto una rosa? Solitaria, spinosa, si è aperta dopo tanto, poi è spuntata decisa, delicati i petali, poi allargando poco per volta il suo centro, luminoso. Solitaria, splendida come te” glielo scrissi tra il suo compleanno, il 15 novembre, nel 1917 erano 22, ed il Natale, chissà se lo lesse, eravamo amiche, sorelle, la distanza un mero inciampo, ci scrivevamo..
L’ho pensata ogni giorno della mia vita, vicine o lontane le ho sempre dedicato un pensiero, un battito, amore e rabbia e rimpianto.
Duri sorrisi, sull’onda del ricordo, di una infanzia dolce amara, una condivisa adolescenza, due ribelli, colpevoli di amare la vita e troppo pretendere. Coraggiose anche quando non lo eravamo, orfane di certezze che creavamo nuovi baluardi e confini, you're safe.
 
Dai quaderni di Olga Romanov alla principessa Catherine, sua amica di infanzia e confidente”..non vi è stato un preciso momento, di decodificazione, sai, quando il crepuscolo invade una stanza, non accendi la luce e ti trovi al buio. Era freddo, leggevo tanto, i servizi vespertini, le passeggiate, brevi eventi giornalieri.. La sopravvivenza. Costruimmo una montagna di neve, a gennaio, a marzo le nuove guardie la spianarono, che era un “divertimento”. Ci riducemmo a vedere la gente che passava dalle finestre, per avere un poco di ristoro, 22 anni, nel pieno della presunta giovinezza, avrei dovuto ballare, avrei potuto costruirmi una famiglia e invece ero con la mia, senza una vera distrazione. I miei genitori costantemente insultati, quando una volta erano semidei. La malinconia che mi abita come una vocazione, una principessa di gelo e neve, destinata a non svegliarsi in primavera. A prescindere dal fatto che la stanza dove dormivo con le mie sorelle era una vera ghiacciaia. E le cose andavano di male in peggio, sia in generale che in particolare. I bolscevichi avevano preso il potere, le notizie erano imprecise, tranne che si parlava di un armistizio tra la Russia e Germania, Austria, Bulgaria, una pace separata, l’esercito allo sbando, in dismissione, e i tedeschi avanzavano, pezzo su pezzo. Per noi, a Tolbosk, a partire dal gennaio 1918 il maggior assillo era il denaro, in cronica carenza, e il cambio delle guardie e ... “ senza mollare, la loro dignità ha resistito fino all’ultimo respiro.

In febbraio il governo smobilitò i soldati che erano appartenuto alle file imperiali, sostituendoli con giovani rivoluzionari, dalle brutali maniere. Questi ultimi prontamente incisero oscenità scurrili sulle altalene usate dai “bambini” e Alessio lo rilevò subito, tranne che lo zar tolse subito i sedili. Da allora in poi i soldati scrissero o fecero le loro caricature sulla recinzione, in alto, dove era impossibile toglierle. Il siberiano, Rasputin, che prendeva, da dietro, una posizione laida e oscena, la zarina Alessandra, la Nemka bliad,ovvero la meretrice tedesca, senza onore o decoro, per sicurezza vi era una corona di insulti, lo zar rappresentato con un bel paio di esplicative corna.

Alessio si prese un numero inimmaginabili di spinte quando diceva che non era vero o tentava di scancellarle, un trauma nel trauma, lui che era sempre stato trattato con i guanti di velluto, protetto, amato e coccolato. Che capisse gli insulti era pure peggio, ormai non era più un piccoletto ignorante.   E taceva, cercando di impedire alla collera di tracimare, pezzenti erano loro e non lui. Se lo ripeteva e faceva male.

Un decreto del governo provvisorio sancì per i Romanov lo stesso trattamento economico dei soldati, ovvero 600 rubli al mese, 4.200 per sette persone sarebbe stato sufficiente, peccato che la cifra doveva servire per  i membri del personale, cuochi, dame valletti e quanto altro.  “ A carico di Nicola Romanov, residente in via della libertà a Tolbosk, 7  persone, 4.200 rubli al mese
Lo zar preparò un budget, in base al quale si trovò a licenziare dieci persone. Li avrebbero serviti comunque, ma questo significava la povertà. 
I pasti erano poco imperiali, burro e caffè erano stati considerati lussi inutili di cui i Romanov potevano fare a meno. Il pranzo era una minestra, carne o pesce, del vino, a cena, carne, verdura, alle volte pasta.  Gli abitanti di Tolbosk, saputo della situazione, inviarono  caviale, dolci, uova e pesce fresco, doni del cielo per la zarina.
Era la fede che li faceva andare avanti, giorno per giorno, potevano portare via ogni cosa, ma non le “nostre anime”, scrisse Alessandra alla sua amica Anna.  Perdonare i nemici, non cercare vendetta, trarre la forza di non cedere alle avversità, che questa vita non è nulla, a confronto dell’eternità. Olga ne scrisse in una poesia privata, cercava di capire la vita e sapeva di comprendere molto poco.
“Abbiate timore per le vostre anime, non per i vostri corpi. San Paolo”

“ Hesperia, la terra occidentale, come i romani chiamavano la Spagna,ma il nome della stella della sera è Espero. Mi sento di ghiaccio, fredda e eterna” annotò Olga, battendo tra loro le mani gelate. Non aveva fame, cedeva sempre mezza e rotta delle sue porzioni al fratello, che spazzolava tutto, la fame della adolescenza, pareva crescere da una settimana all’altra, aveva ereditato di certo l’alta statura dal nonno paterno, Alessandro III, che era stato alto circa 1.94. E si annoiava, non ne poteva più, i suoi sbuffi erano l’esternazione dei suoi e di quelli delle sorelle, la sua cantilena l’eco del loro disagio. “Voglio giocare, voglio andare in giro.. Mi annoio” E ancora “Cat ha scritto? Mi manca” “Ho fame”
 Cat per Catherine.. A 13, 14 loro erano magiche, pensava Olga, avevano condiviso il privilegio di una adolescenza e, ancora prima, di una infanzia in armonia, convivendo tanto, il loro respiro era pura poesia. Si sentiva in colpa ad avere ignorato che Cat la aveva passata tra le botte e la violenza del principe Raulov, omettendo che lei non le aveva detto una sillaba, mai. Sulle ossa slogate, i lividi, gli insulti. Era già un miracolo che avesse saputo amare, non fosse diventata cattiva, più era triste e più sorrideva, Catherine dalle smaglianti apparenze, Catherine, principessa delle assenze, la signora delle favole, dai passi fatati.

La situazione pareva immobile e così non era, la confraternita di San Giovanni di Tolbosk (monarchica organizzazione che cercava di salvare i Romanov) era diventata un punto di aggregazione. Suo leader tale Boris Solovev, il cui padre era stato tesoriere del Santo Sinodo, era un vanesio, vanaglorioso, tuttavia aveva sposato la figlia di Rasputin,Maria, nell’ottobre del 1917, condizione che gli tributò la cieca fiducia della  zarina. Insomma, affabulò tutti, divenne un punto di riferimento per piani di riscatto, i monarchici gli offrivano denaro. Tramite canali ufficiosi di corrispondenza, rassicurava gli zar.
Comunque, il complesso piano di riscatto, non ebbe seguito, che non vi era, in alcun modo. Quando i Romanov vennero trasferiti, nell’aprile del 1918, Solovev era opportunamente agli arresti, in guisa tale che nessuna nulla poteva imputargli. Un norvegese di nome Lied aveva lavorato nel commercio negli anni che precedettero la guerra, in Siberia,  progettando una rotta che da Tolbosk giungeva fino al mar di Kara, risalendo il fiume. Nella primavera del 1918 venne convocato a Londra, convocato dalle alte sfere, per organizzare una missione che rimase senza esito alcuno. E poi giunse una serie di tentativi di salvataggio dal Kaiser Guglielmo di Germania, vi furono lettere che offrivano aiuti. Notiamo l’ironia, nemici di guerra da quattro anni, i tedeschi offrivano aiuto, lo zar rifiutò. E il Kaiser versava lacrime amare sulla sorte delle “principesse tedesche” in Russia, Alix e le sue figlie, che non dovevano subire troppe angherie, la regina Olga di Grecia riferì che vi piangeva a notte intere, sul destino delle principesse Romanov.



Dai quaderni di Olga alla principessa Catherine, parole scritte con slancio, mentre, giorno dopo giorno si spegneva, un astro che finiva il suo ciclo, il sorriso sempre e comunque duro, smagliante  la guerra, iniziata con tanto slancio,qui mi ripeto,  recò invece delle promesse vittorie morti e feriti e sconfitte inenarrabili. Lo so con cognizione di causa, che nel mese di agosto 1914 avevo frequentato con mia madre e mia sorella Tatiana un corso per infermiere, trovandoci poi a lavorare nel Palazzo di Caterina riconvertito in ospedale militare. Se tutto andava male la colpa era dei tedeschi e quale migliore capro espiatorio della zarina nata in Germania? Il pomeriggio frequentavamo i corsi supplementari, la mattina assistevamo agli interventi, facendo le medicazioni e assistendo e confortando come potevamo. Sporcizia, fatica, nausea.. la prima volta che mi hanno dato un braccio amputato da mettere via stavo quasi per vomitare, a malapena sono riuscita a non svenire.
 Leggevo i giornali, interrogavo gli ufficiali, cercavo di capire.
Poi conobbi LUI, Michael, il soldato delle assenze, il mondo divenne dorato, che ero innamorata e ricambiata, distante come una galassia dalle tiepide apparenze, i flirt e i balli.
Io lo amavo.
E viceversa, era un soldato, io una fanciulla al primo amore, nonostante i miei 19 anni, era bello e dolce e gentile, mi regalava le rose e la polvere di stelle nei pugni, un piccolo mondo dorato, celebravo quella fortuna.
Un segreto, un peccato, lo risconterò vivendo. 
“..Je t’aime.”
“Moi aussi, je t'aime. Je t'aimerai pour toujours.”
Le nostre voci, leggere, come piume di cigno. 
 Mozzi ritornelli, come un disco grammofonico, i baci e le strette.
Lui al fronte, io prigioniera, dopo l'abdicazione di mio padre, lo ZAR..
Non scorderò, che una principessa non dimentica.
E tra le pagine del mio libro preferito, i petali di una rosa che mi hai regalato, un bocciolo colto di soppiatto, era san Valentino, solo quello potevi darmi, sulle labbra i segni dei tuoi baci.
  Io, Olga Nicolaevna Romanova, ho amato, come una fanciulla al primo amore, sognando un principe soldato ..Era la guerra, il mondo contro tutti, ma noi eravamo storia apparte, solo due giovani che si amavano, era AMORE, non i flirt e le tiepide infatuazioni del passato, so che non è stato invano”
Sempre.
Un perduto frammento, i sogni perduti e invincibili di una ragazza dorata, polvere e fumo, che solo nei miei ricordi torna..
E sempre fiorivano le rose, nella primavera siberiana, come in Crimea, delicati i petali, poi allargando poco per volta il  centro, luminoso. Solitarie, splendide 
. il 25 luglio 1918, l’esercito controrivoluzionario, i Bianchi, conquistò  Ekaterinburg, luogo di ultima prigionia e morte dei Romanov. Il precettore di francese delle granduchesse e dello zarevic, Gilliard, visitò casa Ipatiev, le stanze e la cantina.
Scorse la svastica, il simbolo di buon augurio della zarina Alessandra, su una finestra, una icona che pendeva sul letto da malato di Aleksey, la sua sedia a rotelle.
Oggetti commoventi. 
In attesa, come il cagnolino di Alessio, Joy.
Scorse  i muri crivellati di proiettili e sangue, le scritte oscene, un verso che Baldassarre fu ucciso nella notte dai suoi servi ..raccolsero i mormorii di chi raccontava di un viaggio, un furgone Fiat nella notte e di roghi e ..
Misteriosi fuochi nella notte. 
Comprese e dentro si aprì il vuoto ..
Il giurista S. condusse una accurata indagine, prima che i rossi riprendessero la città, concludeva che la famiglia imperiale era stata fucilata in quella cantina, insieme ai pochi fedeli rimasti con loro, undici persone in tutto. 

 
Una vita tragica, una fine da martire, nel 1981 la zarina Alessandra  venne canonizzata a New York, dalla Chiesa Russa ortodossa in esilio, come martire della fede, appunto, insieme ai suoi famigliari. Le ossa furono infine trovate in una fossa anonima. 
Furono poi sepolti nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo nel 1998, 80 anni dopo l’eccidio, tra l’altro alla presenza del presidente Boris Eltsin, che ebbe a dire che un giorno storico per la Russia,che per anni era stato mantenuto il segreto su quel crimine mostruoso ma infine la verità era stata rivelata.
Nicola, Alessandra, tre delle loro figlie ebbero i solenni funerali di cui sopra, i resti di Aleksey e di una delle  granduchesse mancavano all’appello.
Cinque piccole bare di rovere, con dentro le ossa, sopra le insegne imperiali, furono posate accanto alle tombe dei loro antenati. Glorioso, il profumo delle rose era recato dal vento, al pari degli omaggi e delle fanfare.
Sempre nel 1998, l’ultima figlia di Catherine e Andres Fuentes  si recò a San Pietroburgo per rendere un omaggio, in nome di sua madre, la principessa Catherine a quelle tombe immobili, i nomi ritagliati nel marmo, un soffio delle persone che erano state ..
Deponendo un mazzo di rose bianche, perfette e nitide come una sinfonia, contro i cancelli di marmo, come usava fare per sua madre.
Per un momento, il vento smise di soffiare e le parve di sentire il suo profumo, una giovane principessa con le iridi color onice, che tornava dal passato.
Solo immaginazione, che era tra i morti, ormai, come loro.
A rose..
"and teach me wrong from right, and I'll show you what I can be." 
.. You’ve taught ME the wrong from right, now I show you what I AM..
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: queenjane