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Autore: LaraBennet    18/06/2019    1 recensioni
[Stoker]
"Suonando, le loro mani facevano attenzione a non incontrare quelle dell’altro. Non si toccavano loro, mai, ognuno tentava di sfuggire all’altro".
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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     Le loro dita scivolavano delicatamente sui tasti bianchi e neri del piano, producendo suoni così avvolgenti e dolci che sembravano essere carezze reciproche, riservate solo per quel momento, solo per loro, lì sull’androne di casa. Suonando, le loro mani facevano attenzione a non incontrare quelle dell’altro. Non si toccavano loro, mai, ognuno tentava di sfuggire all’altro. Ma poi inatteso, improvviso –ma intimamente cercato, voluto, da entrambi– quel loro tocco avveniva, succedeva come succede la primavera. Era naturale, semplice, ineluttabile il contatto tra di loro; ogni volta per sbaglio, ogni volta per un loro profondo bisogno di aversi, irrimediabilmente, l’uno per l’altra. Era la prima volta che si trovavano vicini, così vicini che lei poteva sentire sul braccio il muscolo duro della sua spalla guizzare ad ogni movimento della sua mano destra. Chiuse gli occhi per un attimo, e cercò di visualizzare nella sua mente quelle mani grandi, affusolate; stavano tirando un collo snello e giovane, tiravano forte fino a ché non si sentì un cedimento, accompagnato da un suono sordo. La loro musica continuava a riempire lo spazio attorno a loro, la sentiva attraversare il proprio corpo mentre immaginava le dita lunghe e callose di lui stringerle il collo, insinuarsi lentamente tra le sue gambe. Per riflesso serrò forte le ginocchia e trattenne un respiro, mentre uno spasmo la inondò. Lui era lì per lei, con lei. Voleva lei, cercava lei, solo lei. E lei si lasciava inseguire, perché voleva così, perché voleva quella caccia, dove nessuno in realtà era la preda. Lo poteva sentire crescere dentro di sé –sì che lo sentiva– e non aveva più intenzione di reprimere il piacere di quella consapevolezza. La morte le appagava i sensi, da sempre. E lui era l’unico che poteva capirla, lui era come lei; lui le aveva risvegliato la sete di sangue. Restava un’ultima nota da suonare, e il suo braccio la circondò, sfiorandola appena, per raggiungere il tasto. Oltre il vibrato del martelletto sulla corda del pianoforte, India sentì impercettibile la sensazione del petto di suo zio Charlie contro la spalla, del suo respiro caldo sul proprio collo, delle sue labbra appena poggiate sulla guancia, del suo sguardo sulla propria bocca dischiusa, in cerca daria. E poi fu silenzio tuttintorno. Lui l’aveva risvegliata dal suo lungo torpore, adesso non restava altro che abbracciare quell’oscurità che sapeva di inebriante pazzia.

   
 
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