Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Giuls_breath    18/06/2019    6 recensioni
Sansa è prigioniera ad Approdo del Re, è vittima delle vessazioni dei Lannister; vorrebbe fuggire, ma non sa come: l'occasione le si presenta quando Stannis Baratheon attacca Approdo del Re e il Mastino la aiuta a fuggire...
STORIA CHE SI COLLOCA NELLA SECONDA STAGIONE DELLA SERIE TV.
TUTTAVIA NEI PRIMI DUE CAPITOLI, CITO DEI PERIODI TRATTI DAI LIBRI.
VI SEGNALO CHE USERO' UN LINGUAGGIO MOLTO COLORITO E CI SARÀ QUALCHE DESCRIZIONE CHE POTREBBE DAR FASTIDIO.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Un uccelletto in gabbia 


 
Sansa era rimasta sola, completamente sola.
Suo padre era stato ucciso, era stato ucciso da Joffrey con l’accusa di essere un traditore della corona, ma lei sapeva che cosa aveva portato alla morte suo padre: i suoi principi, la sua onestà e la sua sete di giustizia.
Sua sorella Arya era scomparsa.
La sua septa era stata uccisa.
Sua madre e suo fratello erano considerati dei traditori.
Sansa nella sua ingenuità aveva invocato e sperato che colui che lei considerava il suo “dolce signore” mostrasse bontà e clemenza verso la sua famiglia, verso suo padre, verso il padre di colei che avrebbe dovuto sposare, ma così non era stato. Joffrey aveva mostrato alla sua promessa sposa e a tutta Approdo del Re chi era veramente: un mostro.
Un mostro travestito da re, un mostro che ben celava questa sua natura con il suo viso tondo, gli occhi chiari e i capelli biondi, mostro che ben si celava se lo si sapeva accontentare, mostro al quale bisognava sempre e solo dire di sì.
 
Era una mattina presto, Sansa si destava sempre alle prime luci dell’alba ormai.
Il suo sonno pesante, quello che aveva a Grande Inverno, era solo un dolce ricordo.
Da quel giorno, da quel terribile giorno, Sansa a mala pena riusciva a riposare qualche ora.
Si rimirò allo specchio e notò quanto fosse pallida, di come persino i suoi capelli fossero spenti.
Lei era spenta.
Prese a spazzolarsi i capelli, lunghi ciuffetti rossi presero a caderle sul pavimento, nel fare quel gesto abitudinario, Sansa pensò che fino a un anno fa lei non si sarebbe mai pettinata, avrebbe lasciato il compito a una delle domestiche, ma anche quello era un pallido ricordo.
Da quando viveva ad Approdo del Re, lei era cambiata, era diventata ancora più magra e persino più alta, i suoi capelli erano diventati più lunghi, il suo sguardo era sempre però quello di una ragazzina troppo spaventata da tutto e tutti.
*Il giorno del compleanno di re Joffrey spuntò sereno e ventoso, la lunga chioma della grande cometa rossa visibile tra le nubi che scivolavano rapide nel cielo. Sansa Stark la stava osservando dalla finestra della torre quando ser Arys Oakheart arrivò a prenderla per scortarla fino al campo del torneo.
«Quale pensi che sia il suo significato?» gli domandò.
«Gloria al tuo promesso sposo.» Non ci fu la minima esitazione nella risposta di ser Arys. «Non vedi come si distende attraverso il cielo, proprio oggi che è il compleanno di sua maestà? Sembra quasi che gli dei abbiano deciso di innalzare un vessillo in suo onore. Il popolino l'ha chiamata "Cometa di re Joffrey".»
Questo era quanto dovevano aver detto a Joffrey, era chiaro, ma Sansa non era affatto sicura che fosse davvero così: «Ho sentito i servi chiamarla "Coda del drago"».
Sansa aveva impiegato la massima cura nel trucco del viso e nella scelta dell'abito. La veste di seta color porpora pallido e la rete che le ornava i capelli, fatta di pietre di luna, erano entrambi regali di Joffrey. L'abito aveva le maniche lunghe, in modo da nascondere i lividi sulle braccia. Anche quelli erano regali di Joffrey. Quando era stato informato che Robb Stark era stato proclamato re del Nord, il furore di Joffrey era stato incontrollabile e aveva mandato ser Boros a picchiarla.
«Vogliamo andare?» Ser Arys le offrì il braccio e Sansa lasciò che lui la guidasse fuori delle sue stanze. Visto che le era impossibile muoversi senza uno dei cavalieri della Guardia reale a farle da scorta, fra tutti era ser Arys che preferiva. Ser Boros aveva un brutto carattere, ser Meryn era gelido come un pezzo di ghiaccio e gli strani occhi spenti di ser Mandon Moore le davano i brividi; quanto a ser Preston, la trattava come una bambinetta stupida. Arys Oakheart, invece, era cortese e le si rivolgeva con gentilezza. Una volta, quando Joffrey gli aveva ordinato di colpirla, aveva addirittura obiettato. Alla fine, aveva dovuto percuoterla, ma non con la medesima brutalità di ser Meryn o di ser Boros, e quanto meno aveva tentato di opporsi. Gli altri obbedivano senza mai discutere… eccetto il Mastino: Joffrey non aveva mai chiesto al Mastino di punirla. Per quel compito, si serviva degli altri cinque.
La giovane ormai poteva muoversi solo in questo modo, era in gabbia. Quella in cui viveva era una gabbia dorata in cui aveva l’illusione di poter volare, ma poi c’erano sempre le percosse o le varie angherie a ricordarle il posto in cui viveva.
Giunse nei pressi del palco reale sul quale si trovavano re Joffrey, sua sorella Myrcella e il fratellino Tommen tutto entusiasta all’idea di poter partecipare a suo modo al torneo, dietro di loro torreggiava il Mastino, imponente quanto spaventoso come sempre.
“Maestà.” salutò Sansa con un breve inchino.
Joffrey le rivolse un rapido sguardo “Siediti e fammi assistere al torneo!” le ordinò bruscamente il ragazzo, Sansa abbassò lo sguardo ed eseguì. Sansa sperava in cuor suo di poter cambiare prima o poi il suo re, si illudeva che con i suoi modi gentili prima o poi la bestia che sedeva sul Trono potesse diventare un re degno di questo nome.
«Ser Hobber della nobile Casa Redwyne di Arbor» intonò l'araldo.
«Lothor Brune, mercenario al servizio di lord Baelish» si fece nuovamente udire l'araldo.
“Tagliagli la testa!” urlò divertito re Joffrey.
I due cavalieri diedero inizio ad uno scontro all’ultimo sangue, Sansa non aveva mai sopportato la vista del sangue, ne aveva visto molto poco, o almeno fino a quando non era arrivata a Sud. Da quel momento di sangue ne aveva visto anche troppo.
Confidava di essere forte ormai e di averci fatto l’abitudine, ma vedere quell’uomo morire dissanguato la fece stare profondamente male, il Re rideva e anzi incitava l’altro cavaliere a tagliare la testa del suo avversario. Lungi dal non accontentare sua grazia, l’altro soldato ubbidì e Sansa chiuse gli occhi portandosi una mano al cuore.
Quella vista le ricordò l’esecuzione di suo padre, Ned Stark.
“Qualcosa non va, Mia Signora?” le chiedeva Joffrey con finto interesse. Sansa si costrinse ad aprire gli occhi e a guardare il giovane in volto “Siete molto pallida, qualcosa vi turba?”
Sansa abbozzò un sorriso “Va tutto, Vostra Grazia. Ho solo molto caldo. Potrei ritirarmi nelle mie stanze?” chiese nel tono più dolce che la ragazza possedesse.
“Ora? Ma come? Ora ser Hobber porterà al mio cospetto la testa del perdente. Non vuoi compiacere il tuo Re?”
Sansa deglutì “Come comandate, Altezza.”
Ser Hobber giunse poco dopo tenendo in una mano la spada ancora grondante sangue e nell’altra la testa del mercenario, gliela porse ai piedi di Joffrey il quale con un sorriso agghiacciante la mostrò a Sansa che si costrinse a dover subire quella vista.
“Grazie per i tuoi servigi.” disse Joffrey con un piccolo sorriso.
“Ser Meryn?” proseguì il sovrano “Fa in modo che questa testa sia messa su una picca.”
“Altezza.” disse senza aggiungere altro la Guardia Reale.
Qualche istante dopo Joffrey diede il permesso alla giovane Stark di potersi ritirare nelle sue stanze: aveva ottenuto quello che voleva. Il timore e il rispetto della sua futura sposa.
 
 
Sansa fu scortata dal Mastino nelle sue stanze, non proferì parola né lei né Clegane.
La ragazza era sinceramente scossa, aveva capito che Joffrey era un sadico, ma stupidamente continuava a sperare che le cose sarebbero migliorate prima o poi e invece peggioravano e basta.
“Ti diedi già questo consiglio, ma forse l’uccelletto non mi ha capito.” disse aspramente.
Sansa a testa bassa disse “Credevo che la situazione potesse migliorare…”
Sandor rise “Sciocco uccelletto, credi davvero che uno come il Re possa cambiare?” le rammentò bruscamente l’uomo “O sei davvero sciocca o sei sola troppo ingenua!” aggiunse.
La giovane abbassò il capo, il Mastino la metteva a disagio che la chiamasse ‘uccelletto’ o che la rimproverasse: l’effetto era il medesimo.
“Guardami!” esclamò in tono quasi rabbioso “Dagli sempre ciò che vuole e non ti farà del male, digli di no e ti farà passare le pene dell’inferno, osalo contraddire e passerai lune decisamente poco serene.”
Sansa lo guardò tristemente “E togliti quello sguardo, non impietosirai mai re Joffrey così!”
“Come posso conquistarlo allora?” osò chiedere Sansa guardando il lato non bruciato dell’uomo.
L’uomo rise di nuovo “Lo chiedi alla persona sbagliata. Sei vuoi dei fottuti consigli d’amore, allora dovresti parlare con una delle donne della Regina, loro sanno sempre cosa dire e quando dirlo.
In ogni caso, uccelletto, il tuo cuore è troppo tenero. Non andrai da nessuna parte così. Devi imparare a mentire per sopravvivere.”
Erano arrivati dinanzi alle stanze della ragazza, il Mastino poco prima di lasciarla le disse «Che cosina graziosa sei. Un mastino sente il puzzo delle menzogne, lo sai? Guardati attorno e annusa bene: sono tutti bugiardi qui…» detto questo la lasciò sola e confusa.
Quella sera, così come le sere successive, Sansa non dormì bene.
Pensava spesso ai suoi fratelli, a sua sorella, a sua madre, sperava e pregava con tutto il suo cuore che fossero in salvo o quantomeno vivi ovunque fossero. Sansa aveva paura per la sua vita, ma anche per tutte le persone a lei care, non avrebbe sopportato di essere l’ultima Stark vivente.



*righe tratte da “Lo Scontro dei Re”.
 
  
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