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Autore: channy_the_loner    18/06/2019    0 recensioni
La Wammy's House non è mai stata un orfanotrofio come tutti gli altri, e mai lo sarà. Al suo interno, piccoli soldatini vengono addestrati per sviluppare uno sconfinato genio, per ottenere riconoscimenti di fama internazionale, per diventare Qualcuno.
Ma la mente umana è contorta e spesso, durante la fase di crescita, subisce traumi irreparabili se essa si trova in circostanze eccessivamente violente o disagiate.
Qui seguiremo il percorso psicologico di un eterno secondo, di un irremovibile apatico, di un fanatico videoludico.
Qui conosceremo un'imbranata lettrice, una logorroica paurosa e una leale sognatrice.
Piccole menti e grandi cuori. Insieme sulle tracce di L.
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[Fanfiction presente anche sul mio profilo Wattpad]
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Contro ogni sua aspettativa, dormire in quel letto, su quel materasso e avvolta da quella coperta profumata di pulito, le risultò parecchio rinsanante, tanto da farla russare. Non ricordava l'ultima volta in cui aveva avuto un sonno così comodo e adagiato - o, almeno, così avrebbe affermato se non si fosse svegliata nel bel mezzo della notte per via di un incubo. Rosso, fiamme, cenere. Percepiva ancora l'odore di bruciato invaderle le narici prepotentemente, e solo a ripensare al fumo le lacrimavano gli occhi. Quelle immagini sarebbero rimaste per sempre nella sua mente, incastonate tra i ricordi vecchi e quelli ancora da creare.

Blanca si mise a sedere tra le pieghe dei teli del suo letto e si guardò attorno, scorgendo la figura della sua compagna di stanza - ancora addormentata - alla sua destra; aveva i capelli scompigliati, i quali le lasciavano scoperta la fronte, e la bocca aperta, con un rivolo di bava a scendere da un angolo. In volto aveva un'espressione rilassata e gentile, completamente in contrasto con quella fredda e indifferente con la quale si era presentata il giorno precedente, tanto da far credere a Blanca che Amy fosse affetta da una doppia personalità - e, probabilmente, quella sua teoria non era errata.

Balzò giù dal letto e si vestì in fretta con la maglietta che Isabel le aveva dato il giorno prima, scoprendo che le calzava a pennello; decise di lasciar dormire la sua compagna di stanza e di scendere a fare colazione. Prima di riversarsi in corridoio, controllò bene che non ci fossero ostacoli in giro in grado di farla inciampare. Sul suo gomito albergava un livido violaceo e lei se ne stava prendendo cura, timorosa che la contusione potesse peggiorare.

Fu nella sala da pranzo in un batter d'occhio, perché era ormai esperta della strada da percorrere, seppur l'avesse ripassata solo due volte. Sperava di incontrare Matt o Near - o, perché no? Mello - per poter mangiare in compagnia, ma non fu così, poiché l'orologio a pendolo segnava un orario inadatto per fare colazione. Decise di uscire da lì e fare una passeggiata nel cortile dell'orfanotrofio, intenta a scoprirne ogni angolo. I raggi del sole l'abbracciavano tiepidamente e il cielo era privo di nuvole; non faceva caldo, eppure i fiori coltivati nelle aiuole chiedevano acqua, ed erano accontentati da Isabel che, con piacere e dedizione, li stava innaffiando con un innaffiatoio arancione. La bambina zampettò fino a raggiungere la donna, dandole un timido buongiorno; chiacchierarono allegramente per l'intero lasso di tempo impiegato nelle opere di giardinaggio di Isabel, la quale era felice di avere compagnia. Andarono nel ripostiglio per mettere al loro posto gli attrezzi per il verde, e fu allora che la donna propose alla bambina di raggiungere il centro di Winchester per acquistare vestiti e scarpe da indossare e aggiungere all'armadio. Blanca accettò di buon grado e, insieme, raggiunsero l'automobile di Roger.




Sembravano per davvero madre e figlia, Isabel e Blanca; non si somigliavano né geneticamente né fisicamente, eppure camminavano tenendosi per mano come fossero una vera famiglia. Ma lo erano, e questo rassicurava entrambe.

Erano appena uscite da un fast food, tutte e due con lo stomaco pieno, anche se Isabel non era stata favorevole nella scelta di quel locale per accomodarsi per l'ora di pranzo; avrebbe preferito di gran lunga essere cliente di un ristorante italiano e mangiare un generoso piatto di pasta, ma alla fine aveva ceduto alle suppliche della piccola orfana, che era curiosa di assaggiare cibo diverso da quello che era abituata a mangiare nella sua vecchia casa.

Che importa se non è salutare? Vorrei solo assaggiarlo, non mangiarne tanto. Potrebbe non capitarmi mai più - le aveva detto, facendole intenerire il cuore, il quale l'aveva spinta a pronunciare un consenso, che aveva fatto saltellare gioiosamente Blanca.

«Isabel?» la chiamò, e strinse un po' di più la stretta delle loro mani. La donna si voltò verso di lei, invitandola a continuare a parlare. «Ti rimangono ancora dei soldi?»

«Cosa vorresti comprare ancora? Ti serve dell'altro?» chiese Isabel, alludendo alle tre buste di cartone piene di maglie e pantaloni che stava sorreggendo con la mano libera da quella della bambina.

Blanca negò con la testa. «Vorrei portare qualcosa ad Amy.»

La donna non riuscì a trattenere un sorriso. «È un pensiero veramente gentile da parte tua» le disse. «Cosa vorresti comprarle?»

«Non lo so. Potresti suggerirmi tu?»

Isabel stava per risponderle, quando si bloccò; le tornò in mente suo marito, e anche Watari, con i loro volti severi e autoritari. Parlò: «Anche se da poco, fai parte della Wammy's House. Prova a pensare da sola.»

«Pensare da sola? E come? Non conosco i suoi gusti, non mi parla molto. Anzi, abbiamo parlato solo un po' ieri sera...»

«Però l'hai osservata.»

Non ci fu bisogno di altre parole. Blanca si perse ad osservare il vuoto davanti a sé, mentre nella sua testa facevano capolino immagini riguardanti la sua compagna di stanza: cosa indossava la sera precedente, cosa c'era in quell'armadio, con che pigiama l'aveva vista dormire e l'espressione che il suo volto aveva dato vita nel bel mezzo del sonno. Avanzò lentamente verso un negozio d'abbigliamento, trascinando Isabel con sé, la quale stava continuando a sorridere, compiaciuta dalla reazione della bambina; una volta dentro il punto vendita, l'adulta raccolse tutti gli abiti indicati dall'orfana, senza né opporsi né distrarla dal suo lavoro. Aveva deciso di cogliere la palla al balzo, perciò la stava sottoponendo ad uno dei test d'intelligenza di Watari: il test dell'osservazione, mirante a cogliere tutti i particolari, anche i più piccoli, di una situazione al fine di risolvere un problema, giocando sull'inconsapevolezza degli apprendisti. Giunsero alla cassa con una pila di vestiti tra le braccia di Isabel.

«Ne sei sicura?» chiese quest'ultima prima di pagare, e Blanca annuì.




Il cancello d'entrata della Wammy's House si aprì tramite il comando elettronico dettato da Roger dal suo ufficio, poiché aveva visto e udito l'auto presa in prestito da Isabel avvicinarsi all'ingresso della proprietà. La donna guidò fino al garage sotterraneo dell'orfanotrofio, dove parcheggiò l'automobile; subito dopo, lei e Blanca scesero dal veicolo ed estrassero gli acquisti dal bagagliaio, per poi raggiungere l'interno dell'edificio, passando per il cortile. Lì vi erano molti orfani, tra cui anche ragazzi e ragazze più grandi, intenti a giocare a calcio, usando due alberi paralleli tra loro come porta.

«Hey, Blanca!» urlò un bambino, alzandosi in piedi per farsi vedere dalla diretta interessata. Lei si voltò e scoprì che, a chiamarla, era stato Matt, il quale aveva preso posto su un muretto ombreggiato in compagnia di Mello, quest'ultimo poco interessato all'arrivo della bambina.

L'orfana raggiunse i due con andatura veloce, portando con sé tutte le buste ottenute nelle ore precedenti. Una volta raggiunto il muretto, salutò entrambi con un sorriso: era felice, dopotutto, di vederli, seppur il bambino con i capelli color oro la intimorisse ancora un po'.

«Dove sei stata?» le chiese Matt. «Ti sei persa la litigata più epica di sempre! Gemma e Lexie si sono strappate i capelli a vicenda per contendersi il posto a tavola vicino a quello di Darwin. È stato grandioso, vero Mello?»

«Sì» rispose il biondo, divertito. «Lexie ha tirato un pugno a Gemma e quella è scappata via piangendo.»

«Non farmici pensare, altrimenti scoppio di nuovo a ridere, e poi mi vengono i crampi.»

«Almeno queste femminucce sanno come intrattenere.»

Blanca roteò gli occhi, decidendo di far finta di non aver sentito l'ultima frase pronunciata da Mello, e disse: «Sono stata in centro a fare compere.»

Matt tornò a rivolgersi a lei. «E hai comprato tutte quelle cose?» le chiese, alludendo alle numerose buste di cartone che lei stava sorreggendo.

«Non è tutto per me» rispose la bambina, tentando - senza successo - di nascondere le borse dietro la schiena. «Ho pensato di comprare qualcosa anche alla mia compagna di stanza.»

«Hai una compagna di stanza? Chi è?»

«Si chiama Amy.»

«Mai sentita» sentenziò Mello, accompagnato dal capo di Matt, che aveva annuito per dargli ragione. «Da quanto tempo è qui?»

«Dallo scorso Capodanno» replicò lei, «però non esce quasi mai dalla nostra camera. È una persona solitaria.»

Mello si soffiò via un ciuffo di capelli da davanti al viso. «Patetica. E anche debole.»

Blanca s'imbronciò. «Non giudicare gli altri così in fretta. Non la conosci nemmeno.»

«Ancora a dirmi cosa devo o non devo fare, supereroina?»

La bambina lo ignorò, e disse: «Stasera spero di convincerla ad uscire.»

Matt le sorrise, estraendo dalla tasca posteriore dei suoi jeans il suo prezioso gameboy, pronto a giocarci. «Buona fortuna.»

L'orfana corse via, decisa a scollare Amy dalla finestra della loro stanza. Salì in fretta le scale dell'edificio, e fronteggiò l'uscio della sua camera; con violenza aprì la porta, buttando all'interno gli acquisti e poi se stessa. «Sono tornata!» esclamò, per poi chiudere l'uscio alle sue spalle.

«Potresti fare più piano la prossima volta? Mi fai spaventare.» Era vero: essendo abituata a stare da sola, Amy riusciva a spaventarsi con poco, e il suo cuore ne risentiva parecchio.

Blanca la guardò, realizzando che l'altra era coperta unicamente da un asciugamano rosa troppo grande, perché era appena uscita dalla doccia ed era intenta ad asciugarsi; si scusò per essere entrata senza bussare, e le porse due delle cinque borse di cartone che aveva portato. «Queste sono per te» le disse.

Amy spostò più volte lo sguardo da lei al bottino, per poi accettare quest'ultimo con un ringraziamento privo di ulteriori cerimonie. Guardò dentro le buste e ne scoprì il contenuto. «Perché?»

«Perché ho notato che hai pochi vestiti» rispose Blanca. «E perché speravo di riuscire a farti uscire da qui.»

L'altra le rivolse un'occhiata glaciale. «Non voglio uscire.»

«Allora facciamo così: dato che le buste sono due, una è perché hai pochi vestiti, mentre l'altra è per farti passare questa sera in compagnia mia e degli altri bambini. Ti sembra convincente? Ormai hai già accettato il regalo, quindi non puoi tirarti indietro.»

«Così imbrogli.»

«Non mi lasci altra scelta. È per il tuo bene.»

«Ti ho già detto che sto bene restando qui.»

«Ascolta» iniziò Blanca, «il Signor Watari, e anche il Nasone, hanno detto che dovremo rimanere in questo orfanotrofio fino ai nostri diciotto anni. Vuoi passare i prossimi dieci anni chiusa in questa stanza?»

Dapprima Amy restò in silenzio, poi disse: «Il Nasone sarebbe Roger?»

L'altra sorrise. «Sì, perché ha un naso enorme!» esclamò, citando il bambino dai capelli rossi che aveva conosciuto il giorno prima.

La solitaria rise, abbandonando la buia espressione priva di ogni emozione. «Ogni venerdì viene qui ed elenca una serie di motivi per cui, secondo lui, dovrei uscire. Ripete sempre le stesse cose, cambia solo il modo in cui le dice. Io mi annoio, e finisce sempre che gli chiudo la porta in faccia. Però quel naso non si è ancora ammaccato.»

Anche Blanca rise. «Non riesco ad immaginare Roger senza il suo naso.»

Amy annuì, ormai entrambe le braccia erano a sorreggere lo stomaco. Disse: «Va bene. Provo ad uscire.»

L'altra bambina, una volta realizzato ciò che la sua compagna di stanza le aveva appena detto, prese a saltellarle attorno, ringraziandola a gran voce. Si chinò a raccogliere una delle due buste, e vi estrasse un abito, che porse ad Amy: questo era di colore blu elettrico senza alcuna fantasia, con le maniche a tre quarti e un nastro argentato a disegnare la vita, dal quale partiva una gonna a campana che scivolava fin sotto al ginocchio.

«Metti questo» le disse, «così festeggiamo.»

«È molto bello» rispose l'altra. «Mettiti anche tu un vestito, così facciamo le gemelle.»

Blanca annuì - felice in cuor suo di essere riuscita a centrare i gusti dell'altra - e tirò fuori da una delle sue buste un abito giromanica dal corpetto nero con pois bianchi e una gonna rossa a sbuffo.

«Girati, che mi cambio.»

Si vestirono entrambe in fretta, e con le mani lisciarono le pieghe dei capi d'abbigliamento; si misero anche le scarpe, seppur queste non s'abbinavano bene con i vestiti da loro indossati. Alle due non importava di quel particolare, si vedevano bene allo specchio attaccato a una delle ante dell'armadio della loro camera. Si misero silenziosamente d'accordo per sistemare nel guardaroba gli acquisti di Blanca, dividendosi equamente gli spazi. Amy era completamente diversa dalla sera precedente, e la nuova arrivata non poté non notarlo; era sorridente, e di tanto in tanto le faceva un complimento riguardante un acquisto. Blanca credette che stesse fingendo, ma la sua compagna di stanza le trasmetteva energia e positività, tanto da farle cancellare l'ipotesi della menzogna dalla mente. Non si poteva - secondo Blanca - fingere uno stato d'animo senza che una persona vicina non se ne accorgesse. L'aria non serviva solo a mantenere in vita un individuo, ma anche a trasportare messaggi veritieri, i quali sarebbero stati ricevuti dai destinatari senza proteste. L'aria non mentiva, i sentimenti non mentivano. Amy non mentiva.

Entrambe fronteggiarono la porta della loro stanza; prima di aprirla per uscire, Blanca afferrò la mano dell'altra bambina con la propria, stringendola appena, come ad infonderle coraggio.

«Pronta?»

«Pronta.»

 

 

 

 

Angoletto dell'Autrice!!

Mi è mancato EFP, mi è mancato editare e, soprattutto, mi siete mancati voi, miei lettori! Non era mia intenzione mancare per così tanto tempo, ma quest'anno è letteralmente corso via e, diamine, se ne sono successe di cose... Ma ora sono qui, a godermi le meritate vacanze estive (le ultime, dato che tra tre mesi sono in quinta superiore O.O'), pronta ad affrontare un'avventura che spero mi rivoluzioni totalmente: sola soletta, starò via di casa per più di un mese per trascorrere del tempo in città francesi, con lo scopo di allargare i miei orizzonti, di ingrandire il mio bagaglio culturale e di voltare pagina, di lasciare indietro tutto il dolore che mi ha devastata in questi ultimi mesi. Tornerò più forte di prima, ne sono sicura, e non sto più nella pelle!

Ovviamente non abbandonerò la scrittura, che è tutta la mia vita; anzi, non vedo l'ora di concludere parecchi dei miei progetti!

Vi ringrazio per aver letto questo capitolo. Fatemi sapere cosa ne pensate!

-Channy

  
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