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Autore: Solitary_soul_    19/06/2019    0 recensioni
Rose Weasley ha ormai terminato i suoi studi e ora vuole portare a far conoscere il suo nuovo fidanzato alla famiglia. Ma quando si scoprirà che il suddetto fidanzato in questione è Scorpius Malfoy, sua madre inizierà a preoccuparsi parecchio visti i precedenti con il padre del ragazzo.
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Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Solo poco prima quella serata sembrava normale, Ron ancora non era a casa e Hermione stava aspettando la figlia che doveva rientrare qualche giorno accompagnata dal suo nuovo fidanzato, ma quando aprì la porta non si sarebbe di certo aspettata nulla di simile.
I biondi capelli platino gli ricadevano delicati sulla fronte, coprendo leggermente gli occhi grigi che nascondevano tutto il suo nervosismo.
«Malfoy?» era riuscita a sussurrare von un filo inudibile di voce, appena lo aveva visto sulla porta al fianco della rossa. Assomigliava in modo quasi irreale a suo padre, all'inizio aveva persino pensato di essere impazzita e che quello potesse essere Draco. Ma era decisamente troppo giovane per essere lui, solo osservandolo attentamente in un secondo tempo notò che il viso era più squadrato ed il naso più dritto rispetto a quello dell'uomo che ricordava.
«Mamma, lui è Scorpius... Malfoy. Il mio fidanzato» lì presentò ufficialmente lasciando che si stringessero la mano. Ma la donna continuava a fissare il ragazzo stupita, non poteva credere che sua figlia stesse con il figlio di Draco Malfoy. Le sembrava così assurdo.
«Ci fai entrare o rimaniamo sulla porta tutta la sera?» rise dolcemente la ragazza scuotendo la folta chioma rossa e riccia. La donna si scusò imbarazzata e fece accomodare i ragazzi nel suo salotto.
Prima che si sedettero la riccia prese da parte Rose allontanandola momentaneamente dalla sua dolce metà.
«Sai che a tuo padre verrà un infarto quando scoprirà chi sarà il suo futuro suocero? E soprattutto non garantisco che non cercherà di uccidere Scorpius» la informò facendo un cenno del capo verso il ragazzo in questione che le osservava incuriosito e un po' spaventato dall'altro angolo della stanza.
Rose sorrise ancora puntando i suoi occhioni verdi in quelli della madre, avevano una strana ed il sorrisetto furbo non faceva altro che accentuarla.
«Se temi la sua reazione quando saprà di lui, aspetta che scopra che ho invitato Draco per un caffè dopo cena» sussurrò all'orecchio di Hermione divertita. A quest'ultima cadde la mandibola.
«TU COSA?! SEI IMPAZZITA?!» strillò verso la figlia che aveva iniziato a contorcersi dalle risate. Il biondino si stava facendo sempre più piccolo, cercando di far notare il meno possibile la sua presenza in quella stanza. Di certo non gli andava di essere messo in mezzo in quella discussione tra madre e figlia, ma osservarle era divertente. Conosceva bene la sua Rose, anche se non aveva ascoltato il discorso sapeva che aveva escogitato qualcosa per infastidire la sua famiglia.
«oh andiamo mamma, tanto tu e papà siete già divorziati. Non può chiedere il divorzio di nuovo. Poi è un Auror quindi dubito possa ammazzare qualcuno e passare inosservato. Senza contare che ci sarai anche tu. Andrà tutto bene tranquilla» si fece improvvisamente seria cercando di far ragionare lucidamente l'ex grifondoro. La riccia osservò la figlia immaginando tutte le possibili alternative sul come sarebbe potuta concludersi la serata. Forse una scazzottata, ma effettivamente un omicidio era un po' eccessivo. In fondo erano tutti adulti ormai.
Ma la verità era un altra: Non era la possibilità di uno scontro a preoccuparla, bensì il fatto che la sua presenza avrebbe potuto rievocare certi ricordi che aveva fatto di tutto per dimenticare.
Cercò di non pensarci e mandare giù il fatto che il suo futuro suocero era quel ragazzo che per tanti anni l'aveva derisa. Era inevitabile che si incontrassero di nuovo. Quindi con un lungo sospiro acconsentì ad offrire qualcosa a quell'uomo quando si sarebbe presentato.
La ragazza saltellò soddisfatta fino al proprio ragazzo gettandosi tra le sue braccia.
«Allora Scorpius, cosa farai ora che avete finito Hogwarts?» chiese intenta a fare un velato terzo grado al ragazzo. Era pur sempre la madre, l'interrogatorio era d'obbligo.
«Ho da poco chiesto un finanziamento per aprirmi un negozio di pozioni a Diagon Alley, sarà dura ma so che posso farcela» asserì convinto. Non si poteva di certo negare fosse un ragazzo ambizioso e determinato. D'altronde cosa poteva aspettarsi da un serpeverde?
Però il fatto che dovesse chiedere un finanziamento le suonò piuttosto strano e probabilmente si fece scappare un espressione perplessa, poiché il ragazzo se ne accorse e continuò a spiegarsi
«Non voglio dipendere dal patrimonio di famiglia, e papà ha utilizzato quasi tutta l'eredità per cercare di curare mamma.
Sfortunatamente è stato tutto inutile, è mancata anni fa.
Quei soldi servono più a lui che a me. Io me la caverò, non sono solo infondo e so che se ne avessi bisogno lui sarebbe lì per me» sorrise amaro lanciando uno sguardo rassicurante alla sua ragazza che istintivamente si strinse di più al suo braccio, come a fargli capire che anche lei sarebbe stata sempre al suo fianco.
«Oddio... sono mortificata, non lo sapevo. Scusa» iniziò a scusarsi a raffica la donna sentendosi in colpa per aver tirato fuori un argomento cosi delicato.
«Oh tranquilla. Mi manca certo, ma ormai l'ho superata. Non posso dire lo stesso di mio padre, soffre ancora molto, quasi non esce di casa... È cambiato molto negli anni» concluse puntando gli occhi in quelli di Hermione come se si aspettasse qualcosa di specifico da lei. Che però non ottenne.
Doveva ammettere che i suoi occhi erano davvero molto simili a quelli del padre, ma non avevano quel velo di apatia o paura che invece aveva sempre visto in quelli di Draco.
«Mi dispiace davvero molto» sussurrò la donna abbassando lo sguardo sul pavimento.
Il ragazzo si lasciò sfuggire un sospiro di rassegnazione e lasciò cadere il discorso chiedendo se volesse una mano a preparare la cena.
Durante il pasto si fece raccontare di tutto dai ragazzi: come avevano passato l'ultimo anno, come avevano iniziato a frequentarsi, progetti futuri... Dalla chiacchierata notò con piacere che il ragazzo era privo di pregiudizi e idealismi inutili come invece lo era suo padre alla sua età. Ma stando agli aneddoti del giovane, doveva essere cambiato davvero tanto da come lo ricordava lei.
Sorrise sommessamente mentre sparecchiava, immaginando un uomo come lui prendersi cura della donna che amava, fino all'ultimo giorno della sua vita. Ora ne era incuriosita.
Nemmeno a farlo apposta dopo qualche secondo trillò il campanello. Con le mani occupate mandò la figlia ad aprire, immaginando fosse il suo ex marito che aveva dimenticato le chiavi per l'ennesima volta.
Quando però si voltò verso la porta rimase paralizzata davanti a quel viso affilato contornato dai capelli platino ormai troppo lunghi, gli occhi chiari erano segnati dalle occhiaie e la pelle più chiara di quanto ricordasse.
Si accorse qualche secondo più tardi che involontariamente stava trattenendo il respiro, si ricompose immediatamente sperando che nessuno se ne accorgesse.
«M-malfoy? Oh ehm... accomodati, posso offrirti qualcosa? Thè, caffè, acqua?» iniziò trovando un minimo del coraggio che sembrava essere svanito da quando lo aveva visto sulla porta di casa sua. L'uomo si limitò a sorridere leggermente ed entrare in casa abbracciando il figlio e stringendo la mano alla ragazza al suo fianco.
«Tu devi essere Rose giusto? Wow...sei identica a tua madre. Tranne i capelli quelli sono decisamente Weasley. È un vero piacere» sorrise ad entrambi prima di focalizzare la sua attenzione verso la padrona di casa salutando e rispondendo alla sua domanda.
Quando i loro sguardi si incontrano il tempo parve fermarsi, era dalla guerra che non si parlavano. Eppure quella voce lei non l'aveva mai dimenticata. Non dopo quella notte. Solo non l'aveva mai riconosciuta, almeno fino ad oggi...
Lo fissò a bocca aperta sbalordita da ciò che aveva appena capito, ora sapeva. Ma questo non era il momento.
«Tutto bene? Guarda che se non hai voglia di fare il thè mi accontento dell'acqua tranquilla» ribadì lui facendola tornare con i piedi per terra. Si scusò con i suoi ospiti e sparì in cucina finché la bevanda calda non fu pronta in tavola.
Erano anni che non si vedevano dopo king's kross. Ed ora invece erano seduti allo stesso tavolo, a casa della famiglia Granger-Weasley a chiacchierare con i propri figli. Tutto davvero troppo irreale.
Circa un ora dopo la serratura scattò ed un uomo dai capelli rossi fece il suo ingresso nella sala.
Ci mise qualche secondo a realizzare ciò che stava vedendo, le due teste bionde gli saltarono subito agli occhi e prontamente estrasse la bacchetta portandola contro gli uomini seduti.
«No. Papà fermo!» scattò immediatamente Rose parandosi davanti al suo ragazzo.
«Che ci fanno loro qui?! Non dovevi presentarci il tuo fidanzato?» minacciò i due con lo sguardo un ultima volta prima di concentrarsi solo su sua figlia. Quest'ultima si scostò leggermente scoprendo almeno in parte la figura di Scorpius dietro di lei, e accennando un gesto con il capo verso di lui cercò di fargli capire l'evidenza.
Per qualche secondo sperò di aver interpretato male il gesto, ma quando il ragazzo le cinse la vita con un braccio e le lasciò un leggero bacio sulla mano fu inequivocabile.
«Dimmi che stai scherzando... e tu Hermione! Li hai fatti entrare in casa nosta!» sputò accusando la moglie e cercando di trucidarla con lo sguardo, che però lei sostenne tranquillamente persino infastidita.
«Casa mia vorrai dire...» lo corresse stizzita prendendo un sorso dalla tazza fumante.
«Va bene il "portare chi vuoi..." ma Malfoy miseriaccia?! Io torno da mia madre.» sentenziò e senza aspettare una risposta sparì nel nulla.
Poco dopo tutti gli occhi puntavano su Hermione che continuava a bere il suo thè come se nulla fosse successo. Ma ben presto lasciarono perdere, lo sguardo truce che aveva lanciato alla figlia quando aveva detto che sarebbe potuta andare peggio, fece desistere gli altri quasi spaventati.
Terminato di bere la coppia si dileguò nella depandace di Rose, lasciando soli al tavolo i genitori.
Per qualche minuto nella stanza volava un imbarazzante silenzio, finché Draco non prese coraggio e aprì bocca.
«Allora... casa tua eh? Bella. Hai buon gusto. Se posso... Perché solo tua?» chiese un po' titubante.
«Perché con il divorzio ho ottenuto la casa e la tutela dei ragazzi. Lui la macchina e qualcos'altro che non ricordo nemmeno più» rispose freddamente la riccia iniziando a togliere le tazze dal tavolo. Per qualche assurdo motivo si stava alterando ancor di più.
«E che cosa faceva qui se siete divorziati?» continuò leggermente infastidito anche se cercò di non darlo a vedere.
«Perché la casa è grande, i ragazzi non ci sono e il mutuo costa. Di solito facendo turni diversi e avendo due entrate nemmeno ci vediamo» concluse la discussione senza ammettere repliche. Il biondo si limitò ad annuire poco convinto alzandosi ed aiutandola a togliere gli ultimi pezzi dalla tavola.
«possiamo parlare?» chiese la riccia di punto in bianco fermandosi davanti alla cucina.
«Non lo stiamo già facendo?» replicò pacato osservando confuso la donna, che però non gli risparmiò un occhiataccia che lo ammutolì del tutto.
Prese un respiro profondo appoggiandosi alla cucina, certa che senza non sarebbe riuscita a reggersi in piedi mentre ripercorreva con la mente quei momenti terribili.
«Ti ho sentito quella notte al manor... io so di non essermelo immaginata, era la tua voce. Ora ne sono certa.
Eri nella mia testa.
Piangevi e ti sentivo ripetere che dovevo resistere, che la strega più brillante della sua età non poteva arrendersi.
Quella voce... la tua voce, è stata quella ad impedirmi di impazzire. Mi sono aggrappata a quel eco nella mente con tutte le mie forze.
Ma so benissimo che nessuno sarebbe resistito così a lungo, so che avrei fatto la fine dei genitori di Neville se qualcuno non mi avesse aiutata. E so che tortura dopo tortura il dolore andava diminuendo, finché non sono svenuta.
Quando mi sono svegliata tu eri lì, avevi gli occhi gonfi e lo sguardo terrorizzato. Tua madre ti stava stringendo la mano impedendoti di fare gesti avventati in sua presenza, e tuo padre ti guardava con disprezzo come se non fossi stato nemmeno suo figlio.
Sono arrivati Harry e Ron, avete lottato ma tu non volevi. Volevi solo fuggire. Lontano da quel dolore e quelle ingiustizie, lontano da quegli ideali che non hai mai capito a pieno... ma la tua famiglia era lì, non potevi andartene.
Hai eseguito gli ordini, mentre tua zia mi stava puntando un coltello alla gola.
E lì l'ho sentita di nuovo, mi hai avvisata di ciò che stava facendo Dobby e un incantesimo non verbale mi ha spinta lontana dal lampadario poco prima che mi uccidesse.
So che sei stato tu.
So che non era solo la mia immaginazione.
Ti prego, non mentirmi.» solo a parlarne le si riempirono gli occhi di lacrime.
Era stata torturata, un trauma del genere non può essere rimosso. Solo il pensiero degli occhi da folle di bellatrix le facevano accapponare la pelle, ricordava la lama fredda inciderle la pelle del braccio e lasciare un marchio indelebile. Ricordava perfettamente il dolore che aveva provato e le grida disperate che aveva lanciato. Ma nessuno l'aveva salvata, o almeno così credeva fino a poco fa.
Riuscì ad alzare lo sguardo su quello del biondo che la stava fissando a bocca aperta. Il grigio tempestoso degli occhi di Draco non era più velato da dolore o paura, lo erano solo più i suoi lineamenti corrucciati. Con quel monologo lo aveva spiazzato completamente, non si aspettava che lei ricordasse. Non dopo tutto quello che aveva passato.
Rimase in silenzio e dopo pochi secondi non riuscì più a sostenere il suo sguardo e dovette abbassarlo sulla tazza che aveva ancora tra le mani, quegli occhi nocciola gli guardavano dentro lo sapeva.
«Di qualcosa» continuò lei in una supplica, non lo avrebbe mai ammesso apertamente ma aveva bisogno disperatamente di sapere la verità. Di sapere che quando negli ultimi anni aveva fatto quel sogno non si era immaginata nulla, che lui l'aveva davvero salvata. Che quello che provava non era solo un suo delirio mentale.
«Io... Cosa vuoi che ti dica? Perché vuoi saperlo Granger? Cosa cambia sapere se ti ho davvero salvata o hai fatto da sola?» cercò di sviare la discussione con scarsi risultati.
«Tutto.» disse lei ferma avvicinandosi all'uomo fino ad essere a meno di un metro. Appoggiò una mano sul suo petto concedendosi qualche istante per ascoltare il suo battito.
Il cuore sembrava sul punto di esplodere talmente forte batteva.
Istintivamente entrambi si trovarono a trattenere il respiro mentre si scrutavano attentamente, ed i loro occhi si cercavano compulsivamente.
L'uomo trovò la forza di appoggiare la mano su quella della donna, spostandola delicatamente da lui. Si limitò ad allontanarsi da lei scuotendo quasi impercettibilmente il capo.
«Non ho intenzione di rovinarti la vita, tutto ciò a cui tengo soffre per causa mia.
Sono un codardo e lo sono sempre stato, non trascinerò anche te nel baratro.» sussurrò lui continuando ad allontanarsi sempre di più. Sapeva che presentarsi in quella casa non sarebbe stata una buona idea, sapeva che rivederla avrebbe rievocato la guerra e con essa ciò che aveva fatto.
Non voleva che quella donna soffrisse a causa sua. Non voleva farle del male. Lei non lo meritava, non lo meritava nessuno di quelli che si erano schierati contro Voldemort, erano morti a causa della sua codardia. E non se lo sarebbe mai perdonato.
«Ehi ora basta. Guardami.» gli ordinò prendendo io suo viso tra le mani e osservando ogni singolo dettaglio.
Non le importava delle conseguenze, voleva solo la verità.
Nonostante gli sforzi per non guardarla, dopo pochi secondi si trovò con gli occhi glaciali in quelli castani della donna. Completamente assuefatto dalla sua vicinanza e da quel contatto così intimo... e in qualche modo così atteso, ricercato.
«Se quella notte mi hai salvata, dimostra che non sei così cattivo come credi. Non lo sei mai stato.
Hai solo fatto tutto quello che serviva per proteggere la tua famiglia, non dico che quello che fai fatto fosse giusto. Ma in un certo senso lo capisco.» gli spiegò cercando di convincerlo. Perché non riusciva a vedere ciò che vedeva lei?
«No! Io ero solo troppo spaventato per fare la cosa giusta. Ma lo ero anche per fare quella sbagliata.
Devi dimenticare quella notte. Dimentica ciò che credi io abbia fatto» continuò vergognandosi di ciò che aveva fatto.
Il suo passato per quanto avesse cercato di dimenticarlo lo perseguitava, ogni notte e ogni giorno. Vedeva come le persone lo guardavano... il disprezzo e il disgusto verso di lui. Era arrivato al punto di non voler più uscire di casa pur di non sopportare quegli sguardi.
Ma non lei. Hermione nonostante fosse tra quelli a cui aveva fatto più male, riusciva e vedere oltre. Dentro di lui, nel profondo.
Ed era vero, a lei bastava guardarlo negli occhi per vedere i suoi demoni.
«Non posso farlo, non posso dimenticare.
Sogno quasi ogni notte la tua voce che mi chiede di resistere.
Io e te ci dovremo vedere ancora, se non te ne sei accorto: i nostri figli stanno andando a convivere! Noi diventeremo una famiglia. Non posso dimenricarti e basta, Natale... Capodanno... tutti i compleanni o se un giorno avremo dei nipoti da loro.
Il nostro futuro ormai si è intrecciato, ma è il passato che tornerà sempre a tormentarmi.
Credi possa essere facile cancellarti dai miei ricordi? Perché giuro che ci ho già provato.» rispose lei infuriata.
L'uomo la guardava esterrefatto, non l'aveva mai vista così arrabbiata. Nemmeno quando gli aveva tirato un pugno sul naso.
Solo dopo diversi istanti capì a pieno il senso della frase e si pietrificò incredulo.
«T-tu hai cercato di... oh mio dio. Sei forse impazzita? Sai quanto sia pericoloso obliviarsi da soli?! Hai rischiato di cancellarti del tutto la memoria!» iniziò ad alzare i toni anche lui. Non poteva credere che avesse tentato di dimenticare tutto quello che era successo, lei non aveva nessun rimpianto da cancellare. Non poteva aver rischiato così tanto per qualcosa del genere.
La donna abbassò lo sguardo improvvisamente imbarazzata, non andava certo fiera di ciò che aveva provato a fare. Ma la voleva fare finita, non voleva più avere tutti quegli incubi...
Sentì due grosse mani stringersi dolcemente attorno alle sue spalle, la sua voce le sussurrò all'orecchio un semplice "perché?" carico di dispiacere che mai si sarebbe aspettata di sentire da lui.
«Volevo dimenticare tutto quel dolore, le mie grida, quelle di Ron ed Harry che arrivavano dai sotterranei. Cancellare lo sguardo di quella pazza di Bellatrix dalla mia memoria. Volevo eliminare quello che pensavo di aver sentito ed odiarti con tutta me stessa. Non volevo più essere tormentata dagli incubi, avevo raggiunto il limite massimo. Ma non c'è l'ho fatta... quella voce ogni volta che stavo per farlo, mi fermava» singhiozzò contro il suo petto. Non sapeva come ci fosse finita in quella posizione, ma non le interessava. Voleva solo rimanere abbracciata a lui e continuare a piangere.
«Sh... va tutto bene. Sei sicura di voler avere la verità?» le accarezzò i capelli dolcemente, con la naturalezza di chi compie quel gesto ogni giorno. E osservò quegli occhi nocciola umidi perdendosi in essi.
La riccia annuì leggermente tirando su dal naso.
"Smettila di piangere..." sentì chiaramente la sua voce, ma aveva fissato le sue labbra per tutto il tempo e non si erano mosse di mezzo millimetro. Lo fissava esterrefatta mentre lentamente le spuntava un leggero sorriso. Lo aveva sempre saputo, aveva ragione.
«E tu hai aspettato quasi trent'anni per dirmelo?! Sei un idiota!» lo colpì con un leggero pugno sul petto mentre con l'altra mano si asciugò le ultime lacrime.
«Veramente avrei evitato. Ti ho acuratamente evitata per anni.
Ma sei così dannatamente testarda... Lo sei sempre stata.
Ti è bastata una sera insieme per farmi crollare» si fece serio spostandole una ciocca ribelle dietro l'orecchio, nel farlo indugiò leggermente sui lineamenti della sua guancia sentendo la morbida e calda pelle sotto le dita.
Istintivamente la donna si passò la lingua sulle labbra, scoprendosi come vulnerabile sotto quel leggero tocco.
Accorgendosi del gesto, lui ritrasse la mano come scottato e distolse immediatamente lo sguardo.
La riccia gli prese dolcemente il mento tra le dita riportando gli occhi ghiaccio su di se, quello sguardo le fece contorcere lo stomaco in sensazioni mai provate.
«Farti crollare? Ti ho solo chiesto la verità...» ribattè lei con un filo di voce, seguendo come aveva fatto lui poco prima i lineamenti del viso dell'uomo. Sembrava che dopo anni non fosse cambiato nulla, eppure in qualche modo quella era la prima volta che si vedevano veramente. Senza maschere, senza pregiudizi. Loro e basta.
«E l'hai avuta. Ma a volte è meglio una  bella bugia, piuttosto che la cruda verità. Non dovevi sapere quello che ho fatto, se già eri tormentata prima, ora che sai che sono stato io sarà solo peggio! Perché non lo capisci?» le chiese fermando di nuovo la sua mano. Quello sguardo così carico di risentimento le provocò brividi lungo tutto in corpo e allo stesso tempo la fece infuriare.
«Perché non è vero! Devi smetterla con questa storia, trent'anni. Sono passati quasi trenta fottutissimi anni! E tu ancora ti incolpi di tutti i mali del mondo. Eravamo solo dei ragazzini, se non sono mai riuscita ad odiarti in tutti questi anni cosa ti fa pensare che potrei farlo ora? Non devi più sopportare tutto quel peso da solo» gli rispose intrecciando le dita a quelle della mano del ragazzo che ancora la teneva.
«Hermione... te l'ho detto io non posso trascinarti giù con me.» riprovò lui incapace però di allontanarsi e di sciogliere quel contatto tra le loro mani.
«Non sta a te decidere della mia vita, e ora che finalmente so la verità non ci penso nemmeno a lasciarti solo.
Tuo figlio ti ama ed è preoccupato per te, mia figlia è preoccupata per lui. Ha paura che tu possa fare cavolate e che ci rimetta Scorpius.
Ma io mi fido di te, so che non farai nulla di stupido.» continuò lei fiera e sicura come non mai. L'uomo si perse in quel cioccolato fuso che erano i suoi occhi ancora una volta.
«E tu hai capito tutto questo di me in una sera? Dopo una sola cena e due chiacchiere? No... tu non sai nulla di me» sottolineò lui facendole notare l'evidenza. La riccia scosse la testa con disappunto prima di tornare sulla sua posizione iniziale.
«E invece si. Sarai anche bravo in occlumanzia, ma non serve a nulla.
Non con me.
Mi basta guardarti negli occhi, non so come sia possibile ma capisco quello che provi solo così» a queste parole il biondo trattenne istintivamente il respiro, non poteva credere alle sue orecchie. Preso alla sprovvista si dovette sedere, ma non perse mai la presa sulla donna. Le loro dita erano ancora inspiegabilmente intrecciate e sembravano stringersi ogni volta di più.
«E cosa provo adesso...?» chiese semplicemente lasciando che il fuoco e il ghiaccio dei loro occhi si mischiassero ancora. Due opposti così non possono fare altro che attrarsi e giocare l'uno con l'altro sapendo che potrebbe finire male. Ma il gioco vale la candela.
Il fuoco poteva sciogliere il ghiaccio è vero, ma il ghiaccio una volta sciolto avrebbe potuto spegnere il fuoco. E in qualche modo questo li attraeva ancora di più, sapevano che avrebbero potuto essere l'uno la debolezza dell'altro, ma chi ha visto cosa succede quando la lava bollente incontra il gelido ghiaccio sa che il risultato è unico ed incredibile.
Loro erano così, due opposti in armonia che creavano qualcosa di speciale.
«Hai paura. Perché sai che è tutto vero, e lo vedo che riesci a farlo anche tu. E non intendo solo per magia, no... è diverso. È qualcosa di inspiegabile che c'è sempre stato, ho sempre capito le tue intenzioni anche quando non volevi che nessuno sapesse.
Ma non c'è solo quello, c'è anche una luce di speranza.
Quindi aggrappati a quella con tutte le tue forze e usciamone insieme.» era in piedi davanti a lui scrutando ogni millimetro delle sue iridi grigie.
«Non vedi tutto allora, non vedi bene quella luce...
Perché se la vedessi, sapresti che ci sono già aggrappato con tutto me stesso. E che se non fosse stato per quella luce in quella notte buia, non avrei avuto nulla per cui continuare a vivere.» sorrise lui guardando le loro mani strette l'una nell'altra. Lei seguì il suo sguardo confusa fino a trovare le proprie dita affusolate intrecciate a quelle più grandi dell'uomo. Sorrise anche lei capendo quello a cui si riferiva.
Era lei.
Lei era la sua luce, la sua speranza.
La donna utilizzò proprio quella presa per fare qualcosa di stupido e avventato, si trovò seduta a cavalcioni sull'uomo con un sorriso da ebete stampato in volto.
Fu una frazione di secondo, e le sue labbra erano premute contro quelle del biondo. Le sue dita ora scorrevano tra i capelli platinati attirandolo sempre di più a sé, finché non furono costretti a separarsi per il semplice bisogno d'aria.
«Allora... ne usciamo insieme?» sussurrò lei tra un sorriso e l'altro.
Lui sorrise a sua volta e la baciò ancora.
D'un tratto sentirono degli scricchiolii e delle risatine provenire da dietro la porta ed entrambi rimasero immobili senza fiatare.
«Shh! fai piano, non li sento più parlare.» disse la voce femminile dall'altra parte.
«Forse ci hanno sentiti? Rose... che stai facendo con quel bicchiere?» chiese invece quella maschile leggermente divertita.
«l'ho visto fare in un film! Zitto o non sento niente.» ribattè lei stizzita.
A Hermione venne da ridere immaginando la scena che si stava svolgendo dall'altra parte del muro, sentì una risata soppressa anche contro il suo petto. Ed improvvisamente si ricordò dove invece si trovava lei e scattò in piedi, preoccupata che la figlia potesse vederla.
L'uomo la guardava in un misto di tristezza e paura, lo sguardo di chi teme un ripensamento.
«Oh no, no. Solo non così. Scusa un attimo...» lo rassicurò lei prendendo di nuovo le sue mani e accarezzandogli il viso.
«Voi due! Avete 10 secondi per tornare in depandance e sparire. Poi se vi becco di nuovo a spiarci vi distruggo!» Urlò rivolta ai ragazzi.
Senti un "cazzo" sibillato tra i denti della figlia e un "Te lo avevo detto che non era una buona idea, dai andiamo a dormire Amore..." dalla voce del suo compagno.
Aspettò qualche minuto prima di riprendere a parlare.
«Voglio davvero che ne usciamo insieme, ma quei due devono strane fuori. So che invitarti qua è stata un idea di Rose, quella piccola peste deve aver capito qualcosa. Oh, se solo utilizzasse la sua intelligenza a fin di bene al posto di organizzare "genitori in trappola" con il suo ragazzo...» terminò la donna ridendo leggermente.
«Non so... sono stati bravi alla fine. Sembrerebbe abbia funzionato. Insieme... dopo tutto questo tempo» Aggiunse cingendole la vita e attirandola di nuovo vicino a sé.
«Sempre» sussurrò baciandolo.

***Note***
Momento di sclero, mi dispiace ho dovuto... spero vi piaccia! Ditemi cosa ne pensate! :-*
   
 
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