Anime & Manga > Devilman
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Autore: Anown    19/06/2019    0 recensioni
Avere un amico come Ryo Asuka poteva rappresentare un problema quando serviva sostegno morale e dopo essere miracolosamente uscito vivo dallo scontro con Sirene anche se pieno di dubbi, Akira si ritrovava con Ryo come una persona al corrente dei fatti e unica persona a cui potersi rivolgerei oltre ad essere in qualche modo il colpevole della sua condizione di devilman.
La storia contiene riferimenti sia al manga di Devilman che a Devil Lady/Devilman Lady ma si svolge nel contesto dell'anime Devilman Crybaby e le caratterizzazioni fanno riferimento a questa trasposizione.
Anche se la storia si svolge fra gli episodi cinque e sei ci sono spoiler del finale ed è meglio conoscere perlomeno tutto l'anime.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Erano dieci minuti che Akira era uscito dall'appartamento di Ryo.
Non comprendeva perchè, ma il giovane professore si sentiva irrequieto. Non riusciva a concentrarsi sui preparativi dell'evento sportivo e su ciò che dicevano i suoi collaboratori per il progetto.
-Eh... Profesor Asuka, sta ascoltando?-
-Sì, certamente.- rispose pacato il ragazzo.
Ryo cercò di riflettere lucidamente, perchè aver lasciato andare Akira doveva renderlo teso? ...Aveva lasciato a piede libero un adolescente con un demone in corpo in senso letterale, estremamente instabile, con scarsa capacità di autocontrollo e in preda agli istinti... Cominciò a credere di aver commesso una leggerezza, poteva non essere stata fra le sue trovate migliori.
“Se perdesse il controllo e si trasformasse davanti a qualcuno... se finisse per ferire o uccidere un essere umano...” rivelare l'esistenza dei demoni era parte del suo piano. “Ma è troppo presto per Akira, sarebbe pericoloso...”
Improvvisamente una sgradevole sensazione investì in pieno Ryo.
“Qualcosa sta andando male.” non aveva un motivo razionale per pensarlo, ma ne era più che certo.
-Vogliate scusarmi, è urgente.- annunciò il professor Asuka alzandosi senza degnare i due uomini neanche di uno sguardo. Psyco Jenny gli porse il cappotto, le chiavi della macchina e lo vide andare via senza poter fare niente per fermarlo.
La segretaria non poteva apertamente ostacolare il capo nella speranza che quel inconveniente corrispondente al nome di Akira Fudo si togliesse finalmente di mezzo e non era neanche sicura di come avrebbe reagito il suo signore se fosse stato eliminato dai demoni... Si era già dimostrato un protettore capriccioso a cui affidarsi, pronto a sacrificare demoni per i sui bisogni egoistici. Qualcuno avrebbe detto che in fondo pur sempre figlio di suo padre era... non c'era troppo da fidarsi... Psyco Jenny si rassegnò tristemente. Era molto probabile che la mattina seguente si sarebbe risvegliata in un mondo in cui Akira Fudo esisteva ancora abbassando di molto le già misere probabilità di successo dei demoni...

Alla fine Ryo avrebbe anche potuto restarsene a casa, non era riuscito a fare nulla di buono, neanche a sparare a Sirene. Quando aveva avuto i due demoni abbastanza vicino da poter mirare, il suo corpo l'aveva sabotato, le braccia e le mani avevano cominciato a tremare. “Ho paura di colpire Akira...” si rese conto. Era sicuro che se il suo corpo non avesse avuto quella reazione avrebbe potuto colpire l'arpia senza problemi, quell'insicurezza era ridicola... ma era umana, lui era umano? “Ma sono superiore a queste cose!” pensò con superbia e frustrazione... le sue mani erano di un altro avviso. Ma la paura non era una sensazione a lui estranea, era stata la sua paura a spingerlo a coinvolgere Akire in quel inferno, giusto?  
L'opportunità sfumò e perse i due demoni di vista. Non gli restava che tornare in macchina e  cercare di rintracciarli, se ad Akira fosse successo qualcosa la responsabilità sarebbe stata sua...
Lo stato di agitazione finì e la sensazione che Akira fosse in pericolo si affievolì. Non pensava che il ragazzo fosse morto, era certo che l'avrebbe sentito se fosse stato così, ma aveva bisogno di trovarlo e accertarsene di persona.

Il suono si faceva sempre più nitido. Era una voce che lo stava richiamando, la conosceva bene.
-Akira!- quando il ragazzo aprì gli occhi, l'amico si quietò.
-Ryo...- era una sensazione quasi nostalgica. Durante un breve periodo della sua infanzia, quando si sentiva male, Ryo era sempre nei paraggi, silenzioso ad attendere pazientemente che si riprendesse e potessero tornane a giocare insieme... era un po' strano, Ryo non era un bambino a cui giocare sembrava piacere molto, era Akira a trascinarlo e coinvolgerlo, eppure lo seguiva comunque e gli lasciava decidere il prossimo gioco. Ma non erano più bambini, non avevano il tempo per giocare, né dei genitori che si sarebbero presi cura di loro quando stavano male. Ryo non li aveva mai avuti, ma non aveva mai dato prova di soffrire per questa mancanza, Akira li aveva persi prematuramente e stava male. I suoi occhi cominciarono a lacrimare. Quel ragazzo in bianco davanti a lui, la cui figura appariva sempre più appannata, era l'unica cosa che gli rimaneva di quel periodo dell'infanzia prima che i suoi genitori cominciassero ad essere essere sempre meno presenti.
-C-come mai sei qua?- chiese balbettando. -S-sono felice di rivederti... ma...-
-Ho avuto un presentimento.- disse senza approfondire la questione. -Ti aiuto ad alzarti...- lasciò che il ragazzo gli si aggrappasse alla spalla e si alzò cercando di aiutarlo a sollevarsi. Akira era ancora terribilmente dolorante.
-Com'è possibile che io sia ancora vivo?- domandò a voce alta, più a se stesso che a Ryo. -S-Sirene... che fine ha fatto?-
-Ah... aspetta, te la mostro.- Ryo lo portò di fronte ai cadaveri irrigiditi di Sirene e Kaim. Akira rimase quasi incantato. Il mostro che si era unito a lei aveva sacrificato la sua vita pur di concedere all'amata la vittoria e un ultimo attimo di felicità e da un certo punto di vista non aveva neanche fallito. Il mostro quadrupede non era stato guidato da una cieca sete di sangue e violenza, anche se Ryo lo aveva escluso. Per quanto Akira si fidasse delle conoscenze del amico, era certo che Kaim doveva averla amata molto.
-Io l'ho... l-lei mi ha... c-ci siamo, abbiamo...- si ricordò turbato.
-Vi siete  forzati ad accoppiarvi? Anche se fosse, in uno scontro tra demoni è perfettamente normale.- disse Ryo freddamente -Se invece di essere un devilman, fossi stato una devil lady ti saresti trovato ad affrontare eventi di questo tipo ad ogni scontro, i demoni sono fatti così...- sperava di poter chiudere la questione in modo indolore. “E' meglio allontanare Akira...” il ragazzo si mosse con ritardo, inizialmente tenendosi a Ryo, ma cercando di non pesargli troppo. Era titubante e guardò indietro diverse volte.
Il silenzio fra i due continuò mentre erano in macchina.
-Non sono ferrato in inglese...- disse ad un certo punto Akira cercando di rompere quel silenzio anche se in modo un po' stupido. -E anche se lo fossi non ne saprei più di te, questo è ovvio... ma sono abbastanza sicuro che la controparte di man sia woman, non lady...-
-Lo so, ma devil lady mi piace di più, tutto qua.-
-Uh... ok...-
-Ti porto a casa dei Makimura?- domandò Ryo, Akira si irrigidì.
-NO! Non voglio dover fingere che sia tutto normale, che i mostri non esistano o che i miei siano ancora vivi!- disse di getto tenendosi il capo tra le mani.
-In teoria sono molto impegnato, devo recuperare e portarmi avanti con i preparativi della staffetta...- “E devo perfezionare la mia miscela per i devilman, non ho poi tanti giorni...” -Ma posso comunque lasciarti stare con me nell'appartamento, basta che non ti metti in mezzo e...- Akira ruppe le cinture di sicurezza dandogli uno strattone. Credeva di essere troppo esausto per la rabbia. -Non dipende da me, Akira... mi piacerebbe avere più tempo per te, ma...-
“Lo so, Ryo” era questo quello che gli avrebbe voluto dire, ma... -Non è questo il problema, Ryo!- gli scappò “Ma tu non puoi capirlo! Non hai mai avuto dei genitori, una famiglia, non sai cosa sia  vederli a pezzi! Non puoi neanche immaginarlo! Così come non sai neanche cosa voglia dire essere Devilman!”
-Hai perfettamente ragione.- Akira sbiancò quando si rese conto che Ryo l'aveva sentito. -Ma non provare a sfogarti parlandone ai Makimura, in particolare alla ragazza, neanche fingendo di star parlando d'altro. Non possiamo permetterci di mettere a rischio il tuo segreto.-
-Mi spiace, io non volevo...-
-A me dispiace di averti coinvolto in questa storia, non credevo che il più grosso problema finora si sarebbe rivelato la tua emotività...- sospirò. -Non posso prevedere qualcosa che non conosco.- era stata davvero la paura a fargli rintracciare Akira? - Avevo bisogno di te...- “Per cosa?” Perchè si stava dando tanto da fare per salvare degli umani che non apprezzava o capiva? Per salvare se stesso e Akira? Ma c'era realmente bisogno di mettersi contro degli avversari così forti e rischiare la vita dell'unica persona che contasse qualcosa per lui? “Che cosa sto facendo? Mi sembra di combattere per dei principi non miei...” era come se la sua mente avesse trovato un blocco, uno dei tanti. Era uno studioso, qualcuno poteva pensare che fosse una persona curiosa, ma la verità era che c'erano diverse cose di se stesso che accettava passivamente per quello che erano senza farsi troppe domande, sentiva che era giusto in quel modo.
 Akira protese timidamente una mano verso di lui. -Non ora, sto guidando.- disse freddo, ma gli prese la mano e gliela accarezzò con i polpastrelli, prima di rimettere la mano sul volante.

-Dovresti dormire un po', non hai fatto altro che sbadigliare durante tutto il tragitto.- gli disse Ryo arrivati all'appartamento.
-Già... così non ti disturberò...- non sapeva neanche lui se fosse commento sarcastico. -Mi dispiace davvero per quello che ti ho detto in macchina.- disse molto imbarazzato.
-Hai solo riportato un fatto.- rispose l'altro apparentemente privo di turbamento.
Già, Akira avrebbe dovuto tenere ben presente quella parte di Ryo, era anche per le sue difficoltà nel comunicare e comprendere gli stati d'animo che Akira era stato così in ansia per l'amico quando i due si erano separati, anche se probabilmente era molto presuntuoso da parte sua credere che Ryo, senza di lui, sarebbe stato condannato alla solitudine. I due negli anni successivi si erano visti perlopiù tramite video-chiamate. Akira si era ricreduto e sentito stupido col passare del tempo, Ryo crescendo gli era apparso più spigliato e mentre da piccolo tendeva ad essere mono espressivo, come ragazzino sembrava avere un modo di approcciarsi più normale, ma in realtà si era lasciato ingannare come gli altri, era più apparenza che altro, all'interno Ryo rimaneva lo stesso. Era logico che avesse imparato a recitare le emozioni. Era un professore, doveva parlare in pubblico e collaborare con persone più grandi di lui. Anche se forse... si era sentito sollevato nell'avere a che fare con un Ryo meno estraneo del previsto... “Non ho il diritto di lamentarmene ora...”
-Mi sono comportato da bambino, non posso essere geloso di te perchè non hai mai avuto una famiglia... io ho sempre i Makimura e per un attimo li ho scordati...- Ryo appariva piuttosto pensieroso.
“Li hai scordati in favore di persone che non facevano più parte della tua vita da anni...  non c'erano già da tanto tempo per te, quindi per quale motivo sei rimasto così colpito?” ma nonostante tutto, aveva qualche idea su cosa poteva dire e cosa non poteva dire ad Akira così evito di farglielo presente.
-Ora che siamo di nuovo insieme potrei essere la tua famiglia...-
-Devo averti frainteso.- lo interruppe Ryo -Pensavo che avessi bisogno di distrarti dai tuoi pensieri, invece avevi più bisogno di poterti comportare in modo infantile e attirare l'attenzione.-
-...Eh?- Akira temeva che non l'avesse ascoltato.
-Suppongo sia normale avere dei momenti simili, non devi preoccuparti. Se l'avessimo capito prima avremmo fatto meno traffico, ma tu tendi a concentrarti troppo sui problemi altrui e a non capire i tuoi.-
-Eh... ecco...-  Ryo lo stava riprendendo sul fatto che non capisse i propri problemi... Ryo... perchè la situazione gli appariva così assurda?
-Va a lavarti prima di metterti a letto.- gli consigliò mettendosi sul divano a sedersi.
Akira andò alla ricerca del bagno muovendosi come uno zombie, era stremato.
-Se non lo trovo subito mi lavo in piscina... tanto è la stessa cosa...-
-No, non lo è.-
Ryo cominciò a fare delle telefonate. Aveva ancora bisogno di mettersi d'accordo per la diretta del suo programma, ma alla fine il sonno lo colse mentre era al telefono. Fu Psyco Jenny a chiudere la telefonata per lui. Andò nella sua stanza a recuperare una coperta da mettergli addosso. Entrando, pur essendo perfettamente cosciente della sua presenza, i suoi grandi occhi non poterono fare a meno di soffermarsi su Akira sotto le coperte del suo capo. L'umano sembra stare avendo un incubo, si agitava molto, ma era vivo e in salute... Psyco Jenny aveva sperato sul serio che facesse una brutta fine tra gli artigli di Sirene o che lei riuscisse realmente a far ritornare Amon in qualche modo... Ora l'umano giaceva lì indifeso, ma lei non poteva toccarlo... Anche se avrebbe tanto voluto sbarazzarsi di quello scroccone...
“Non ci provare!” sentì chiaramente l'ordine accompagnato da una spiacevole sensazione di gelo. Proveniva da Ryo... no, non proprio... era un telepate molto più potente e capace di controllare i propri poteri.
“Satana, mio signore, stiamo perdendo demoni contro questo umano... Non torcerò ad Akira Fudo un capello, posso desiderarlo almeno...” se altri demoni l'avessero saputo non avrebbero potuto capire, non erano abbastanza razionali... Satana era necessario, non poteva fare a meno di stare dietro anche ai suoi capricci. “E se non scegliesse la nostra parte e perdessimo anche Amon?” sapeva come era andata le altre volte... non poteva biasimare Satana, neanche lei inizialmente aveva previsto la presa di posizione di Akira, neanche lei capiva gli umani. Forse rivelandogli che non era la prima volta che percorrevano quella strada e smettendo di occultare ogni pensiero riguardante le loro precedenti sconfitte, il suo signore si sarebbe deciso a capire che salvare Akira e sconfiggere Dio contemporaneamente non era possibile, ma a quel punto nulla le assicurava che Satana avrebbe scelto la loro causa e non la sua fissazione Akira... “In quanti saremo per combattere Dio?” questa era una vera domanda... fino a quel punto dello scontro non era mai sopravvissuta...
“Esci da quella stanza.”
“Non vi fidate di me?”
“Nel momento in cui Akira dovesse ritorcersi contro di me sarà già morto, limiterò le vittime al minimo. Anche tu dovresti avere più fiducia, Psyco Jenny, ho tutto sotto controllo.” Psyco Jenny sapeva che non poteva essere così risoluto nei confronti del fastidioso umano, non era neanche sicura di quanto Akira avrebbe dovuto insistere con gli attacchi perchè lui si decidesse ad ucciderlo...
“E' come se non riuscisse mai a decidersi fra il suo amore e lo scontro con Dio... Anche se ci è necessario questa non è la sua battaglia dopo tutto.”
“Ti stai sbagliando, restituirò la terra ai demoni e non sono innamorato. Anche se sono in parte una donna Akira non mi interessa. Non provo amore, come non lo provano i demoni, ma a differenza di loro non ho un forte desiderio sessuale, anzi. Voglio solo conservare Akira, considerala curiosità...”
“Non avete avuto bisogno della sua presenza quando eravate in America, perchè ci tenete come se non poteste separarvi da lui?” lo avrebbe fatto rinsavire puntando su quello? No...
 All'inizio aveva creduto che avere il suo signore purificato dalla maggior parte delle emozioni sarebbe stato un buon punto di partenza... lo aveva anche tenuto separato dal marmocchio per anni, invece Akira continuava a rappresentare un abnorme impiccio... Non era d'accordo col pensiero del suo signore sui demoni, erano capaci di affezionarsi anche se alcuni lo mostravano in modo più esplicito di altri. “In compenso nessun demone infuatandosi sarebbe capace di causare tanti danni quanti ne causa lui...”
A giudicare dal fatto che non le aveva ancora risposto, Psyco Jenny pensò che Ryo dovesse essere tornato a dormire normalmente.
Scoprì Akira e gli rubò il cuscino. Erano sgarbi un po' puerili, ma non poteva fare altro...
Quando tornò da Ryo si ricordò di non aver riportato alcuna coperta... girandosi vide Akira in punta di piedi che si avvicinava. Le sorrise e si mise un dito davanti la bocca. Prese in braccio Ryo e lo portò via per poi tornare da solo con una coperta.
-Ah... Lei non era... era la tutrice Ryo o qualcosa del genere?- le domandò.-Scusi, non l'ho riconosciuta, poi Ryo l'ha presentata come segretaria...- si scusò stendendosi sul divano.
“Se mi avessi guardato in faccia ti saresti ricordato e invece i tuoi occhi erano da un'altra parte... Non comprende l'utilità di un emozione come l'amore e dice di non essere vittima di desideri sessuali... perchè dovrebbe interessarsi proprio ad un allupato ipersensibile?”
-La ringrazio per essersi presa cura di Ryo, signorina.- Psyco Jenny rimase di spalle.
-Più che fare la figura genitoriale, si può dire che lavori per lui da quando è un bambino...- rispose fredda. Sentì che di aver messo a disagio il ragazzo, forse la colpa era anche della sua voce poco umana. “Ryo non ha mai avuto bisogno delle cure parentali di cui necessiterebbe un piccolo di umano per quanto gli somigliasse e non ha mai dimostrato di cercarle... quest'umano non capisce nulla...”

Akira non riuscì a riposarsi molto, dormì per un'oretta, una terribile oretta, poi rimase disteso sul divano cercando una posizione comoda. Non voleva pensare a niente e aveva erroneamente creduto che dormire gli sarebbe stato d'aiuto.
Vide Ryo uscire dalla propria stanza.
-Ti avevo anche ceduto il mio letto, eri tu quello che doveva riposarsi.- commentò sedendosi di fianco al ragazzo.
-Ma sei comunque crollato come un bambino.- ribattè sorridendo debolmente. -Era meglio metterti comodo, no?-
-Non avrei proprio dovuto addormentarmi.- sospirò. -Hai un aspetto terribile...-
-Credo di sì...- rispose sbadigliando. -Sei tu ad essere innaturalmente sveglio...- Ryo si allontanò con il telefono. Avrebbe voluto continuare la telefonata che aveva fatto prima di addormentarsi ma non rispose nessuno.
Il ragazzo sentiva il peso degli occhi di Akira addosso, in quel momento non riusciva a capire cosa l'amico stesse pensando e la cosa lo disturbava.
-E' tutto a posto?- domandò pacato tornando da lui.
-R... Ryo...- Akira ispirò profondamente. -Solo un incubo.- per un attimo evitò lo sguardo di Ryo. -Hai ragione, essere una devil lady sarebbe stato davvero terribile, ho fatto un sogno piuttosto vivido a riguardo... e c'eri anche tu, mi dispiace...- disse sfregandosi l'occhio.
-Qualunque cosa sia successa il sogno era tuo, io non ho visto niente, non hai da scusarti.-
-Già... forse era una sorta di punizione da parte di Sirene, sempre che i demoni abbiano un aldilà da dove maledire i vivi, sempre che anche gli uomini c'è l'abbiano...- sospirò -Mi sento turbato... per un po' non voglio più saperne di sesso... credo...-
-Akira, ripeto, i demoni sono come animali e nel mondo animale certe dinamiche sono normali.-
-Quindi mi hai fatto diventare un animale, è questo che sono?- domandò a denti stretti. -Credevo che la mia anima dovesse rimanere umana!-
-Sei abbastanza forte da non farti sopraffare dagli istinti è questo che ti rende differente da loro, ma può capitare qualche momento di debolezza, qualche imprevisto...-
“Imprevisto...” ripetè deglutendo Akira.
-Ammetto che avrei dovuto evitare di mandarti in giro da solo in quello stato, è stato un errore. Ma so che non ti ricapiterà qualcosa del genere se non lo vuoi. Ormai è passato.- disse determinato. -Fidati. Di te stesso e di me.-
-Lo farò.- acconsentì. -Ma... anche se dici che i demoni sono come gli animali o che sono diversi da noi e non amano... io non ne sono affatto sicuro.- ammise frustrato. -Mi sembrano abbastanza intelligenti, quindi sei sicuro che dobbiamo per forza combatterli? Non ci sarebbe un modo per metterci d'accordo e convivere?- sul volto di Ryo comparve uno strano e minaccioso sorriso. -...Ryo?-
-A te starebbe bene vivere di nascosto all'ombra di una specie che nel frattempo invade gli habitat altrui, li rovina... che rovina lo stesso pianeta... e non poter fare niente per impedirlo? Perchè sì, gli esseri umani sono una specie numerosissima, ma appena qualcuno di loro ci lascia la pelle per cause non naturali cominciano a fare l'inferno, disperarsi e chiedere giustizia! Mettendo che così possa essere chiamata!- disse con tono esaltato e per certi versi rabbioso, non ricordava di averlo mai visto così.
-O-ok, suppongo che visti dall'esterno siamo dei parassiti da eliminare!- Akira era quasi spaventato. Ryo si massaggiò una tempia, gli sembrò un po' spaesato e stanco.
-Beh sì, hai ragione...-
-Ma... lo hai detto tu...- disse Akira serio.
-...Ho detto cosa?-
-Forse stai davvero lavorando troppo ultimamente...- commentò preoccupato anche se si domandava se Ryo non avesse cercato di spaventarlo di proposito con quel cambio d'umore improvviso, forse aveva detto qualcosa che per lui era talmente stupido da farlo arrabbiare. -Non siamo fra le specie meno dannose, ma possiamo comunque impegnarci per danneggiare meno il pianeta, potremmo provare a spiegarlo ai demoni... no?- lo leggeva sul viso di Ryo, ma non ne aveva neanche bisogno. La sua proposta risultava terribilmente ingenua, ma in cuor suo avrebbe desiderato che una soluzione pacifica fosse fattibile ora che non era più sicuro della natura del suo nemico.
-Non siamo proprio compatibili come specie.- rispose Ryo freddo. -Per loro è inevitabile essere violenti e uccidere, non potremmo comunque convivere senza che ci siano delle vittime. Akira, cerca di capirmi...- apparve quasi apprensivo, all'inizio... poi si fece più brusco. -Magari i nemici ti fanno pena, ma qui è una questione di sopravvivenza, o loro o noi, c'è poco da farsi problemi.- Akira sospirò per quanto non gli piacesse doveva riconoscere che Ryo aveva ragione. Sentiva ancora di essere arrabbiato con lui e sopratutto in quel momento questo lo turbava.
-Che senso ha avercela con me? Non è possibile fare come dici tu, non te lo dico certo per dispetto.- disse mostrandosi un po' infastidito.
-N-no, non è per questo!- per essere poco empatico a volte dimostrava di saperlo decifrare fin troppo bene. In qualche modo non riusciva a non imputare a Ryo tutti i suoi dubbi e tutto quello che era accaduto. Era una cosa terribilmente meschina, lo sentiva. Inoltre aveva cominciato ad essere incontrollabile già da prima della sera precedente, non era Ryo il responsabile della sua irrequietezza. Ma non aveva fatto nulla per calmarlo anche se era andato da lui a chiedere aiuto.
-Akira, avvicinati...- disse docilmente porgendogli le mani.
In realtà non pretendeva che Ryo lo capisse fino in fondo, si improvvisasse motivatore e se ne uscisse con qualche discorso incoraggiante o rassicurante. Erano cose completamente fuori dalla sua portata, lo sapeva...
-...Akira?- ripetè incerto vedendo che il ragazzo rimaneva immobile con lo sguardo basso. Si sporse leggermente verso di lui, ma Akira gli si lanciò addosso rischiando di farlo cadere dal divano. Alla fine, capendo che in un modo o nell'altro avrebbero comunque perso l'equilibrio, Akira si buttò di lato e Ryo gli cadde di sopra.
-Credevo fossi abituato a questo corpo e alla sua forza...- osservò senza risultare troppo accusatorio.
-Stai bene?- chiese Akira.
-Sì, tutto intero...- rispose. -E tu?-
-Ah, solo ieri ho fatto cadute peggiori, tranquillo, questa è niente.- sdrammatizzò il ragazzo.
Ryo si mise seduto, cercò di togliersi da sopra Akira e alzarsi, ma il ragazzo lo trattenne e lo abbracciò appoggiandosi con la fronte sulla sua spalla. Ryo si rilassò adattandosi abbastanza in fretta e ricambiò l'abbraccio.
Ad Akira il fatto che Ryo dimostrasse di tenere a lui e di cercare di confortarlo bastava... probabilmente non sapeva mai cosa dirgli e non capiva perchè si sentisse in un certo modo, però se faceva quello che poteva era tutto a posto, lo faceva sentire meglio.
Per qualcuno con i sensi sviluppati come Akira tenere così vicino un altro essere vivente che non fosse una preda o una minaccia era molto piacevole. Poteva sentirne distintamente la circolazione del sangue, il battito cardiaco e il respiro, era in qualche modo strano ma rilassante anche se per qualche ragione qui segni vitali sembrarono improvvisamente accelerare un po' in Ryo... Anche se il ragazzo in bianco si fosse sentito a disaggio e molto teso non lo avrebbe dimostrato, Akira temeva che Ryo fosse teso pensando che fosse seriamente arrabbiato con lui.
-E' tutto a posto, Ryo, davvero...- lo rassicurò accarezzandogli il viso.
-Lo so... dovrei dirlo io...- Non capiva perchè i ruoli sembravano essersi invertiti, credeva di essere lui doverlo confortare...
-Nel mio sogno ero in collera con te...- ricordò malvolentieri. -Sì, c'era una specie di mia versione femminile, una devil lady, ma io avevo un punto di vista esterno e in un momento in cui eri molto scossa per una cosa che credevi potesse succederti... mi sono ritrovato a spaventarti.-
-Spaventarmi?- Ryo faceva molta fatica ad immaginarselo.
-Era come se fossi una specie di spettro, sono entrato mentre facevi la doccia e ti ho messo paura chiamandoti... in un modo strano... anche se già stavi male non mi importava, mi sentivo così arrabbiato e anche confuso... Non capivo bene come dovermi sentire e se tu eri tu anche se sembravi una donna...- l'amico gli parve abbastanza perplesso. -N-non c'è un sotto testo misogino, non c'è l'avevo con te perchè eri una donna, ma perchè... n-non ricordo la ragione...- forse il più confuso era lui, non Ryo... -Ah... lasciamo stare! Il punto è che non voglio mai più sentirmi così arrabbiato con te e trattarti male in un momento in cui avresti bisogno di supporto...-
-Non potrebbe mai accadere qualcosa del genere...- disse con un tono difficilmente decifrabile. Si alzò e porse la mano ad Akira per aiutarlo ad alzarsi. -Ricordi il modo in cui mi hai chiamato?- Akira ci pensò un po', gli venne un nodo in gola, ma alla fine parlò.
-Serpente di luce...- rispose, non capiva neanche perchè la cosa lo turbasse tanto. -In qualche modo sento anche che ti si addice...- per un attimo vide Ryo abbastanza divertito, era una cosa che accadeva raramente e a volte in momenti sanguinolenti in cui c'era davvero poco di cui ridere...
-Mi stai dando del diavolo, Akira.- affermò il ragazzo con un tono serio. -Per quanto il Serpente nel Giardino dell'Eden non sia identificato esplicitamente con Satana anche se quello è un collegamento che diamo per scontato noi.-
-Scusa, non lo sapevo. Non volevo paragonarti al demonio.-
-Non fa niente.- Akira si sentì sollevato dal fatto che Ryo gli apparisse sincero, ma avvertì un po' di fastidio quando Ryo cercò nuovamente di chiamare un collaboratore. Con uno scatto gli prese il telefono.  
-Akira, che fai? Forza ridammelo.- disse Ryo porgendogli lo mano.
-No.- rispose ridendo Akira. Ryo lo guardò storto mentre gli fregava anche il portatile. -Per oggi riposiamoci un po'. Dovresti riguardarti, a volte sembri quasi bipolare.- gli disse serio.
-Non so di cosa parli... è una specie di vendetta per averti lasciato da solo ieri?-
-Vedila in questo modo se ti va..-
-Ah... e va bene.- “Forse è un bene che si riposi, testare la miscela potrà rivelarsi stressante...”
-Allora telefono a Miki per dirle che resto qua.- poi ad Akira venne un idea. -Oppure potremmo andare entrambi dai Makimura.- disse felice della sua idea. Nella sua testa era un passo avanti se voleva davvero fungere da famiglia per Ryo. -Non le hai fatto una buona impressione, ma sono sicuro che conoscendoti meglio...-
-No.- lo interruppe Ryo. -Se vuoi andare da Miki, vacci da solo.- disse brusco. -E ridammi il computer!-
-E dai...- disse tenendogli sospeso il computer sospeso davanti alla testa. Ryo rimaneva a braccia conserte. Non si aspettava mica che si mettesse a saltellare per riprenderlo? -Miki ha anche un'amica molto carina... magari potresti conoscerla.- scherzò Akira, non si aspettava realmente che a Ryo potesse interessare una cosa del genere anche se erano coetanei. “Anche se al Sabba sembrava tranquillo e a suo agio... anche troppo...”
-Non dicevi che non ne volevi più sapere del sesso? Comunque non sono interessato, ho già provato per curiosità. Appagante sul momento, ma solo quello e non sento chissà quale spinta a riprovare, grazie.- già, forse Akira non si sarebbe dovuto stupire poi tanto. -Trovo ironico che liquidi come il sangue facciano ribrezzo un po' a tutti, mentre per altri liquidi e secrezioni non ci siano problemi...- disse con uno sgradevole sorrisetto.  -E l'odore degli altri è terribile nella maggior parte dei casi, come valvola di sfogo non fa per me.-
 -Per alcune persone è difficile fare sesso con qualcuno di cui non si è innamorati, non devi preoccuparti, è normale.-
-L'azione rimane la stessa indipendentemente dalle posizioni. Non vedo come dovrebbe cambiare qualcosa.- aveva un modo di pensare molto rigido a volte, in questo non era cambiato da quando era bambino.
-D'accordo... comunque sei andato un po' troppo in la... Ho parlato solo di conoscere e dicevo per scherzare.- sospirò Akira.
-Conoscere ha un significato diverso nella bibbia, dovresti saperlo, i Makimura sono cristiani.- anche se era sicuro di non averglielo mai accennato Akira non era sorpreso che lo sapesse. Lo prese per la mano e cercò di trascinarlo fino alla porta.
-Dai, andiamo da Miki...- insistè. -Così potrai conoscere la sua cristiana e amorevole famiglia, non sei davvero il diavolo, il serpente o... che so, l'Anticristo, non prenderai mica fuoco entrandogli in casa.- per qualche oscuro motivo si sentì la risata della segretaria, Akira si guardò intorno mentre Ryo aveva i piedi piantati a terra, era irremovibile.
-Makimura è la tua ragazza?- domandò.
-N-no...-
-Ma ti interessa? Hai detto di volermi presentare la tua amica, non lei.-
-Beh... non importa, penso che lei non mi veda come qualcosa di diverso da un fratello. Neanche ora che il resto delle ragazze sembra essersi accorto che esisto... A-aspetta...- Akira sgranò gli occhi e realizzò. -L-lei ti interessa?!-
-No.- rispose senza il minimo tentennamento con un lieve sorriso. -E' che questo è il momento peggiore in cui potresti pensare di avere una relazione, chiedevo per quello.- tornò serio -Comunque è irrilevante, non verrò con te.-
-Ma perchè? Visto che hai il giorno libero potremmo approfittarne...-
-L'hai deciso tu che oggi ho il giorno libero.- approfittò della vicinanza per riprendere computer e cellulare e si sottrasse alla presa.
-Se rimango con te c'è l'hai?- Ryo per un attimo sembrò pensarci. -Volevo solo passare del tempo con te in un contesto più tranquillo e normale.- spiegò Akira  con una nota di preoccupazione nella voce. -E vorrei che... cercassi di socializzare... con altre persone a parte me intendo.- si sentiva stupido nel dirlo, gli sembrava di essere una maestra, effettivamente la loro era così.
-Come passavi il tempo quando eri in America?- domandò. -Quando non facevi ricerche e tenevi lezioni... al di fuori del lavoro.-
-Non facevo nulla di importante.- rispose mantenendosi sul vago. -Guarda che non devi preoccuparti. Sono sopravvissuto tranquillamente senza di te.- “Infatti... però...”
-Beh... grazie mille.-
-Però... anche se non siamo fisicamente vicini, se ho bisogno di te posso venire a cercarti ed essere sicuro che tu farai il possibile per aiutarmi. Anche quando non siamo nello stesso paese tu continui ad esistere Akira, tutto quello che devo fare è trovare il modo per raggiungerti.- “Devo fare tutto il possibile in modo che continui ad esistere...” in quel momento intuì un po' meglio perchè Akira si fosse addolorato tanto per dei genitori che non vedeva praticamente mai.
-Hai... hai ragione...- rispose Akira un po' imbarazzato. -Certo che però ci hai messo un eternità! Troppo occupato dal lavoro per ricordarti di me?- scherzò anche se la giudicava una cosa probabile.
-Uh...- era stato come se le sue emozioni fossero in ibernazione quando non c'era Akira, poteva concentrarsi sulle cose che doveva fare senza sentirne la mancanza. Era stato bene finchè non aveva subito una scossa tale da aver bisogno del suo aiuto. -Sì, in un certo senso...- rispose con un sorriso enigmatico.
-Ed io che pensavo ti fossi completamente scordato di me.- ne era stato davvero convinto quando Ryo l'aveva contattato con sempre meno frequenza. Anche se in teoria era lui quello preoccupato per le capacità sociali dell'amico. “Non siamo in situazioni così diverse in fondo... Al di fuori di Miki e suoi amici, neanche io sono riuscito a farmi apprezzare dagli altri...”

Angolo dell'autrice:
Questa storia è sul mio computer da un po', mi ci è voluto un po' di coraggio per riprenderla. Ho avuto qualche problema a scriverla anche se l'avevo in mente da un po', è stato in un momento in cui ero molto sotto pressione.
Se avete avuto la pazienza di leggerla tutta mi fa piacere, spero possa esservi piaciuta almeno un po' e che non vi sia risultata troppo OOC, per forza di cose Psyco Jenny doveva esserlo per forza. Se avete qualche consiglio, qualche opinione da darmi mi fa solo piacere.

Riferimenti:
-Nel manga Satana si riferisce a Dio come suo padre.
-Crybaby non è in continuità, è una storia a sé, ma non mi dispiace fare collegamenti con il manga e le altre storie collegate. Devilman viene considerato come una storia che si ripete con Satana che perde ogni volta, anche se non è un vero loop temporale, il tempo non si resetta, non avvengono le stesse cose, non ci devono essere per forza neanche gli stessi personaggi. Ho dato a Psyco Jenny il ruolo di quella al corrente di tutto perchè è il demone che si occupa di sigillare e modificare i ricordi.
-Nel manga viene messo in luce un sotto testo ecologista dietro il volersi riprendere il pianeta e sterminare gli esseri umani dei demoni.
-L'incubo di Akira è effettivamente ripreso da una scena di Devil Lady, quando la protagonista cerca informazioni sul “Serpente di luce” modo in cui l'Akira di Devilman si riferisce a Ran(Lan?)(il personaggio che svolge il ruolo di Ryo) le viene detto che è un modo di riferirsi a Satana, ma non ho trovato conferma di questa cosa. Al massimo ho trovato che effettivamente nella corrente Ofita dello gnosticismo il serpente è visto come una figura positiva in quanto dona la conoscenza come aveva detto la collega stranamente informata alla protagonista
  
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