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Autore: Orochi Shiki    19/06/2019    0 recensioni
Quattro ragazze non così comuni vengono mandate in un’altra città per un programma di studio. Poco dopo il loro arrivo nella nuova città, le ragazze assistono a un bizzarro fenomeno spazio temporale che avviene al calare della mezzanotte: l’Ora Oscura; dopodiché vengono attaccate dagli Shadow, creature demoniache. Presto, il quartetto scopre di avere l’abilità di evocare i Persona, facciate nascoste nei cuori della gente. Nello stesso istante, un’altra ragazza che ha visto un’imminente crisi in sogno, salva un ragazzo finito per caso in quella dimensione da degli Shadow che lo stavano inseguendo. Mentre tutto ciò accade, un giovane sta per scoprire un potere dentro di lui che potrebbe migliorare il mondo… o condannarci tutti...
Versione riveduta e corretta e tradotta in italiano di una mia vecchia storia pubblicata nel 2009 su un altro sito.
Genere: Generale, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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CAPITOLO 1: Quando il tempo si arresta…

La ragazza dai capelli scuri si stava godendo il venticello primaverile mentre era stesa in mezzo ai fiori. Per lei fu come se niente e nessuno potesse rovinarle quel momento. In cuor suo, la ragazza desiderò che niente rovinasse la pace che aveva nel cuore…
Poi, in un momento, tutto intorno a lei fu avvolto dall’oscurità… tenebre a perdita d’occhio… poi, nel vasto mare di tenebra, vide apparire un volto bianco, la cui bocca era contorta in un inquietante sorriso.
La ragazza si also in piedi, I suoi occhi stretti nel cercare di non mostrare paura a qualunque cosa fosse quella… COSA.
“Non puoi nascondere i tuoi sentimenti…” sibilò il viso bianco, fissando la ragazza con le sue orbite vuote. Quel nero inquietante le fece venire i brividi lungo la schiena. “La tua mente è per me un libro aperto!”
La ragazza fissò il viso pallido su di lei: voleva rispondere, ma per qualche ragione, la voce non le uscì di bocca. Visto che la sua interlocutrice non diceva una parola, il volto bianco fissò un punto dietro di lei e, in meno di un minute, trasformò la collana coperta di fiori in una specie di pozza d’acqua rossa; la ragazza gli si avvicinò come se fosse posseduta da una forza misteriosa, e vide al suo interno scene del suo mondo: persone che parlavano e camminavano in una città. Poi, la scena passò in un parco, dove due persone stavano litigando violentemente, iniziando a picchiarsi l’un l’altra.
“Non sono divertenti, gli esseri umani…? Sono capaci di costruire grandi cose, eppure si fanno prendere da sciocche faide per i loro desideri egoisti… inconsapevoli di quanto questo li porti alla distruzione…” disse con voce sottile il viso mentre le due persone nella polla continuavano a combattere, arrivando al punto da volersi colpire a morte.
“… già…” Rispose con calma la ragazza, la sua voce ancora carica di ansia nel vedere i due uomini trasformarsi in soldati e spararsi per poi trasformarsi in bare.
“Dimmi… serve davvero a qualcosa cercare di aiutare una specie così disperata?” Chiese il volto, mentre la ragazza, sentendo le grida di dolore in quella scena, soffriva vistosamente. La scena era passata ai cari delle due persone intente a piangerne la morte.
La testa continuo. “No… ma ha poca importanza… presto, la fine giungerà, e questa cosa non ci infastidirà più.”
La ragazza guardò allora, con orrore, mentre un demone dalle ali nere con lo stesso volto che le stava parlando piombava sul mondo, causando calamità che inghiottirono le persone, tormentando e uccidendo mentre le loro grida riecheggiarono nella sua testa.
Non riuscendo a sopportarlo, la mente della giovane cedette e riaprì gli occhi; si guardò intorno, rendendosi conto di essere tornata in camera sua, e sospirò di sollievo. Non era la prima volta che faceva un simile sogno; era da almeno due anni che le appariva la medesima visione, e ogni volta provava la stessa, terribile sensazione, non capendo cosa volesse dire.
Si also dal letto e si avvicinò alla finestra per guardare la luna. Fra pochi giorni, sarebbe stata piena… questo pensiero la fece imbronciare nel lanciare uno sguardo al comodino, dove era poggiata una pistola argentata e luccicante sotto la luce della luna.
Il tempo… sta per finire…

4 Aprile 2009

“…ed è per questo che vogliamo che queste quattro studentesse siano assegnate alla nostra scuola per questo loro ultimo anno scolastico.” Concluse al telefono una voce femminile.
“Beh, non lo so… continuo a pensare che sarebbe saggio lasciare che finiscano qui il liceo... se non altro, per il bene dei loro conoscenti,” Rispose insicura un’altra donna dall’altro capo del telefono..
“Capisco le sue ragioni, Kuroi-san… ma stia tranquilla, il livello di studio in questa scuola è molto avanzato: non faremo mancare loro niente. Cerchiamo sempre persone che possano sfruttare il proprio potenziale per formare il futuro.” Disse l’altra donna con voce bassa e tranquilla.
“Hmmm…. Però…” La donna di nome Kurai continuo a sembrare insicura sul da farsi.
“Le suggerisco di lasciarle comunque provare… se qualcosa non andasse, mi accerterò di rimandarle subito al mittente. Quanto alle spese di viaggio a Tatsumi Port Island… mi occuperò personalmente io di tutto.” Disse l’altra aprendo un registro con dentro le foto di varie adolescenti.
“Se insiste così tanto, la cosa deve essere molto importante, per lei.”
“Mi creda: è nel miglior interesse di tutti.”

6 Aprile 2009

Era quasi tramonto quando finalmente il treno si fermò alla stazione di Iwatodai: non appena le porte si aprirono, iniziarono a scendere diversi passeggeri, per poi sparpagliarsi in tutte le direzioni.
Fra di essi, un gruppetto di quattro ragazze: sebbene avessero tutte la stessa età, una aveva un aspetto che poteva far pensare di essere una bambina, essendo molto piccola e decisamente piatta.
“Hmmmmph!! Beh, eccoci qua.” disse la ragazzina dai tratti infantile, stiracchiandosi rumorosamente. “Ma c’è voluto più tempo del previsto…  ma i treni partono mai in orario??”
Altre due, d’aspetto molto simile a causa del colore degli occhi e dei capelli, si guardarono e fecero spallucce. “Forse dovremmo considerarci fortunate: se il treno fosse partito in perfetto orario, io e Tsukasa l’avremmo perso!” Sospirò la più anziana delle due passandosi una mano fra uno dei lunghi codini color lavanda.
“S…scusa, sorellina…” replicò goffamente l’altra ragazza, Tsukasa, con un timido sorriso; “Ci ho messo più tempo del previsto per fare le valigie… non sapevo cosa portare con me…”
“Comunque”, iniziò la ragazza coi codini; “Chissà a cosa è dovuto questo programma di studio, e perché abbiano scelto proprio NOI!!”
Tsukasa la guardò e inclinò la testa, non capendo bene. “Forse è solo una coincidenza?”
La piccoletta del gruppo si giro verso le altre tre e fece no col dito con aria saputa. “No, no, no… se ho imparato una cosa a forza di giocare ai GDR è che le coincidenze NON ESISTONO! Niente avviene mai per caso.”
La ragazza coi codini strinse gli occhi e gemette con rabbia: “Non è un gioco, Konata… stiamo parlando di affari seri di scuola!”
“Beh, non serve soffermarsi su queste cose, Kagamin…” rispose prontamente Konata; “Insomma, non siete emozionate?? Siamo in una nuova città, dirette in una nuovissima scuola! Cacchio, mi sembra l’inizio di un dating sim o una commedia scolastica slice of life del tipo ‘Spero che il mio senpai mi noti, eccetera eccetera’!”
Kagami scosse la testa. “Puoi smetterla di comportarti un attimo da otaku?” poi, alla più alta del gruppo, una graziosa ragazza con gli occhiali, capelli rosa ondulati e un fisico molto maturo e ben sviluppato: “Umm… Miyuki, come si chiamava, la scuola?”
La ragazza di nome Miyuki mise goffamente via l’opuscolo sulla Bay Area e si avvicinò alle amiche, iniziando la sua spiegazione con un sorriso. “Si chiama Liceo Gekkoukan: una scuola privata, apparentemente l’unica del circondario; proprio come gli altri edifici del posto, è proprietà di una grande zaibatzu chiamata Kirijo. Sebbene sia stata in realtà fondata diversi anni fa, sembra che circa dieci anni fa l’abbiano ristrutturata. Il livello di insegnamento è molto alto e le sue attività extracurricolari includono sia sport come kendo, pallavolo e tiro con l’arco o attività creative come arte, musica e fotografia.”
“Sembra un posto pieno di attività… ora mi stai incuriosendo!” Sorrise sorniona Kagami.
“Sì? Io non vedo differenze fra questa e un’altra scuola… salvo la forzatissima atmosfera yuri delle scuole private…” Sospirò Konata incrociando le mani dietro la testa. “Comunque, dov’è che pernotteremo?”
Miyuki cominciò allora a guardare la mappa (e fece cadere il resto degli opuscoli!). “Vediamo… stando a questo, c’è un dormitorio non lontano dalla stazione… ma sembra non avere molte stanze…”
Tsukasa iniziò a preoccuparsi. “Ma allora, dove dormiremo??”
“Va bene così.” disse Miyuki guardando l’area della Bay Area; “Stando alle mie informazioni, non molti studenti si trasferiscono qui. Credo dovremmo comunque provare ad andarci e sperare il meglio.”

Il sole era ormai tramontato quando il quartetto raggiunse il dormitorio locale, che sembrava un qualche albergo vecchio stile; decisero di fermarsi subito lì, visto che il viaggio le aveva stancate molto.
Una volta raggiunta la porta, si sentirono tutte un po’ intimidite dal palazzo. Mentre Miyuki bussava, quasi si aspettarono di veder apparire un maggiordomo stile giallo per aprire la porta, accogliendole con un sofisticato accento britannico. Quando videro chi gli aprì, non poterono fare a meno di rideracchiare sommessamente: un elegante ragazzo dai capelli argentati con indosso un panciotto rosso su di una camicia bianca, oltre che pantaloni scuri eleganti e guanti neri che, sulla porta, li guardava dall’alto.
Quando chiese loro: “Sì? Che volete?”, non poterono più controllarsi, scoppiando in una sonora risata.
Il sopracciglio sinistro del tipo iniziò a tremare e il suo volto arrossì. “Ho i pupazzetti in faccia, per caso…?” balbettò fra l’imbarazzato e l’irritato.
Notando che la cosa stave diventando troppo imbarazzante, Miyuki smise di ridere e si asciugò le lacrime dagli occhi. “Sono spiacente… ehm… siamo appena arrivate in città. Dobbiamo trasferirci al Liceo Gekkoukan da domain, e…”
“…dirlo prima no, eh?” sbuffò. “Ma non so se avremo posto per voi.”
“Non lo sai?” domandò Kagami inclinando il capo. “Ma non lavori qui? Sai… come domestico?”
Il ragazzo la guardò con una mano sul fianco. “In realtà, sono uno degli student che vivono qui.” Disse, facendo sussultare il quartetto. Poi si schiarì la gola, ancora rosso in faccia.
Le quattro si riunirono e iniziarono a sussurrarsi qualcosa: che granchio! Ma a prima vista dava l’idea di un cameriere!
Il tipetto continuo a guardarle per un po’, poi scosse la testa e uscì dalla porta. “Ehm, comunque… io devo uscire, quindi se vi serve qualcosa, chiedete a Mitsuru.” Poi si allontanò brontolando. “Scambiarmi per un cameriere… non ci credo!”
Non credendo ancora alla gaffe imbarazzante di prima, le Quattro entrarono nel dormitorio. Sembrava ancora più un hotel vecchio stampo dall’interno! C’era una banco della reception a sinistra della porta con lo scaffale delle chiavi, un tavolo con sedie e divani intorno un vecchio televisore e, un po’ più in giù, il tavolo da pranzo.
“Wow! Sembra di essere in un giallo, ancora più di prima!” Disse Miyuki stringendo le mani al petto.
Konata guardò Kagami e sogghignò con aria pensierosa. “Hmm… secondo voi ci scappa il delitto??”
Tsukasa si spaventò per quel commento e abbracciò la sorella, che sembrava più irritata che spaventata. “Piantala! Non ha senso! Questo è un dormitorio NORMALISSIMO!!”
“Ooooh? Lo è?” lo sguardo di Konata si oscurò;  “Se lo chiedi a me, quel tipo che abbiamo visto nasconde degli scheletri nell’armadio…”
“Dammi pace!! NESSUNO qui ha intenti omicidi, OK?!” Sebbene facesse la dura, Kagami aveva i brividi lungo la schiena.
Poi, una voce dietro di lei la fece sobbalzare.
“Chi c’è? Sei tu, Yuki?” Era una voce bassa e femminile, molto sexy, sebbene la parlantina fosse un po’ da maschiaccio.
Le ragazze si girarono verso la scala che porta ai piani più alti, da dove veniva la voce: videro una ragazza matura e molto attraente dai lunghi capelli rossi ondulati che le coprivano l’occhio sinistro. Portava un raffinato golfino bianco con un grosso fiocco rosso sul petto, una gonna scura e stivali lunghi fino al ginocchio col tacco. La bellissima ragazza guardava il quartetto con aria sicura.
Invece tutte loro, salvo Konata, sembravano intimidite dalla presenza della ragazza, e ci volle del tempo perché prendessero parola.
Vedendo Miyuki ancora sconcertata, Konata le picchettò il braccio per riportarla alla realtà. “Um… salve… sei di qui? Cominceremo a frequentare il Liceo Gekkoukan a partire da domani… veniamo da fuori e ci domandavamo se potevamo restare qui…” balbettò timidamente risistemandosi gli occhiali sul nasino.
“Capisco,” rispose calma la rossina. “Ma non ci sono abbastanza stanze per tutte e quattro. E purtroppo, tutte le nostre stanze hanno un letto solo.”
Kagami si fece avanti. “Se possibile, potrei dividere la a stanza con mia sorella…  guarda, ho anche un futon extra in valigia!” Disse aprendo una delle sue borse. Poi, all’orecchio di Konata, spiegò di averlo portato per una simile evenienza.
“Cara vecchia Kagamin… pensi sempre avanti!” Sogghignò Konata.
La rossa annuì con un lieve sorriso. “Brillant, allora… da questa parte, prego.”  Disse guidando le ragazze al terzo piano, dove era situato il dormitorio femminile.
“Wow… quindi è un dormitorio congiunto, eh? Ma non è un po’… beh… scomodo?” chiese Kagami lanciando un’occhiata al dormitorio maschile al secondo piano.
“Abbiamo le nostre ragioni.” Rispose freddamente la rossa continuando a camminare su per le scale. 
“Questa tipa… mi dà i brividi…” Sussurrò Tsukasa a Kagami, trovando il posto sempre più inquietante.
La giovane dai lunghi codini provò a rallegrare la sorellina. “Ammetto che è un po’ freddina, ma non sembra una persona cattiva…”
“Ehi, Kagamin!!” Sussurò Konata a Kagami con uno strano bagliore negli occhi. “E se fosse LEI ad avere gli scheletri nell’armadio?? Gatta ci COOOVAAAA…”
Sentendo di nuovo i brividi, Kagami si giro di scatto verso la piccolo amica e gridò: “LA VUOI FINIRE UNA VOLTA PER TUTTE CON QUESTA STORIA?!” Poi, rendendosi conto che stave gridando, si ricompose e fece un inchino alla ragazza dai capelli rossi.
La giovane matura non sembrò reagire. Si limitò a inarcare un sopracciglio e a chiedere se andasse tutto bene, con il suo abituale tono pacato, quasi freddo.
“N-N-Niente! Non dare ascolto a Konata! Non ci sta con la testa…” rispose Kagami agitando freneticamente le braccia.
La ragazza si fermò e poi si mise una mano sul fianco. “Come dicevo, non è che una misura temporanea. Per ora resterete qui, ma dovrete sbrigarvi a trovare al più presto un’altra sistemazione.”
Tsukasa inclinò la testa. “Non possiamo restare qui? Perché?”
“Difficile spiegarlo. Diciamo soltanto che non è un dormitorio comune… solo un numero limitato di studenti possono pernottarci. Non posso dire altro.”
Al che, li portò al dormitorio e diede loro le chiavi. Spiegò anche che c’era un’altra ragazza in una delle stanze in quel periodo: una ragazza di nome Takeba.
“Beh, per ora dovrebbe essere tutto. Scusate se mi assent, ma devo aspettare un altro arrivo.” Disse la rossina prima di andarsene. Poi, si fermò un momento. “A proposito… ho scordato di presentarmi. Mi chiamo Mitsuru Kirijo. Se avete domande sulla nuova scuola, chiedete pure a me.” Poi se ne andò, lasciandole nel corridoio fra le varie stanze delle ragazze.
Miyuki si fece pensierosa. “Ha detto Kirijo… quindi ha a che fare col Gruppo Kirijo, ma… non un dormitorio normale? Chissà cosa voleva dire…”
“In ogni caso, da domani è meglio che iniziamo a cercare un’altra sistemazione una volta finite le lezioni. Non voglio problemi…” Commentò Kagami incrociando le braccia.
“Allora” disse Tsukasa stringendosi le mani; “Ora che siamo tutte qui… che facciamo??”
 Come se fosse posseduta, Konata corse in camera sua e non si preoccupò nemmeno di chiudere la porta. Un mucchio di rumori forti si sentirono dalla stanza mentre svuotava una borsa. Incuriosite, le sue amiche spiarono all’interno e videro per terra un gran numero di vestiti e Konata occupata a collegare al televisore un modello Slim di PlayNation 2.
Kagami, di fronte a quella vista, si schiaffò una mano sulla fronte: era prevedibile che portasse una console! “Ehi, non hai sentito Kirijo-san? Ha detto che presto ce ne dovremo andare di qui!”
“Lo so, lo so!” rispose con nonchalance Konata. “Ma DEVO fare la mia maratona di gaming notturna, altrimenti non riuscirò a dormire!”
Al che, tirò fuori un mucchio di giochi per PN2, compreso l’ultimo capitolo della saga SRPG Super Robot Allstars e uno shooter spaziale chiamato Omega Stella.
“Ehi, Kagamin! Questo tu lo volevi provare, vero?” Le chiese.
“Sicuro!” Rispose sorridendo Kagami prima di essere nuovamente irritata. “Ma non è questo il punto! Domani iniziamo a frequentare una nuova scuola, non vorrai far tardi IL PRIMO GIORNO?! EHI!! Mi ascolti?!”
Ma Konata non stava minimamente ascoltando, già buttatasi sul suo Super Robot Allstars; niente en nessuno sarebbe riuscito a distrarla. Capendo che era una causa persa, Kagami scosse la testa e andò in camera sua con Tsukasa al seguito.

Konata si stava divertendo talmente tanto a giocare da non accorgersi che mancava solo un minuto a mezzanotte. Già aveva completato buona parte della storia e sarebbe andata avanti per sempre! Anche il quadro che stava giocando in quel momento era quasi finito, doveva solo mettere a segno l’ultimo colpo per finire il boss. Sicura di aver vinto, premette il tasto cerchio del controller e osservò come se guardasse un film, mentre l’unità da lei mossa procedette ad attaccare per uccidere il nemico. Fu allora che l’orologio batté la mezzanotte… e l’animazione dello schermo svanì mentre la TV si spense da sola all’improvviso, proprio come la lampada sul comodino.
Disperata, saltò giù dal letto e cercò freneticamente di accendere la console, ma senza successo.
“Dovevo salvare… dovevo salvare…” Ripeté tristemente, biasimandosi per non aver salvato la partita prima di raggiungere la fase finale del gioco. Andò poi all’interruttore della luce e cercò di illuminare la stanza, ma ancora una volta, nessun cambiamento.
A poco a poco, i suoi occhi sembrarono adattarsi all’oscurità, abbastanza per cogliere delle ombre verdognole, domandandosi se fosse un effetto cromatico nella stanza.
“Comunque… vuoi vedere che l’amministratore del dormitorio ha spento il generatore apposta per non far stare svegli gli studenti fino a tardi? Che tirannia…” sbuffò la ragazzina.
Decise quindi di aspettare almeno trenta minuti prima di uscire in cerca della centralina principale.
Ma è sempre così spettrale la note? Pare debba apparire un fantasma… Rifletté Konata esaminando le ombre verdognole intorno a sé. Poi aprì la porta e si diresse in punta di piedi verso la scala.
Fu allora che sentì dei passi e qualcosa che sembrava il rumore di qualcuno che tirava un grilletto, cosa che la portò a buttarsi accovacciata dietro una sedia. Col fiato sospeso, aspettò che i passi si allontanassero prima di uscire dal suo nascondiglio.
Zona ben protetta, eh? Questo è un lavoro per Solid Konata. Pensò ridacchiando; poi procedette ai piani inferiori mentre cantava nella sua testa il tema principale di Steel Gear Solid.
Konata aveva già raggiunto il secondo piano, il dormitorio maschile, quando sentì qualcuno parlare di sotto: sbirciando, vide un ragazzo snello col taglio blu da emo, che stava scrivendo qualcosa e sembrava parlare da solo.
Oh, fantastico… ci voleva proprio! Un ragazzino depresso!  Pensò Konata. Ma i suoi pensieri furono interrotti da una voce femminile che urlava:
“CHI È?!”
Più incuriosita che mai, Konata sbirciò più in giù per vedere una mora vestita di rosa davanti al nuovo arrivato. L’unico momento che la fece sussultare fu quando notò che la mora stava per estrarre una pistola!
Poi, un’altra voce: “Takeba, aspetta!”
Konata riconobbe l’altra persona che si avvicinò ai due: era Mitsuru. Poi, appena la rossa fu abbastanza vicina alla ragazza da lei chiamata Takeba, la luce tornò di colpo.
Oh, riecco la luce! Allora non hanno spento la centralina… Pensò la piccoletta, pronto a tornare dal suo videogioco. Ma prima la sua curiosità la spinse ad origliare la conversazione fra i tre: non era niente di che, le due si stavano presentando al novellino, il cui nome sembrava essere Makoto Yuki. Poi, notando che la mora in rosa, Yukari Takeba, stave portandolo al dormitorio maschile, decise di correre in camera senza farsi vedere.
Quando tornò in camera, non poté che sussultare: nonostante la luce fosse andata via, il suo gioco stava procedendo come se non fosse accaduto nulla, e il boss era sconfitto!
“Beh… che fortuna con la F maiuscola! Mai accaduta, una cosa simile!” Disse progredendo all’ultimo salvataggio prima di coricarsi.

7 aprile 2009

“Non crederete mai a cosa mi è accaduto la note scorsa!!” Disse entusiasta Konata alle sue tre amiche. “Stavo giocando con la PN2 quando la luce è andata via… forse un black out!... comunque, quando è torata, il gioco andava avanti come l’ho lasciato!”
Le tre rimasero lì a fissarla.
Kagami strinse gli occhi “…sicura che non fosse un sogno? Mi sembra una cosa illogica…”
“Ehi, se ti dico che è successo, è successo!” Si imbronciò la piccoletta.
“Beh, in genere”, iniziò Miyuki, “quando i dispositive elettronici vengono forzatamente spenti da un black out, ripartono dall’inizio quando la luce torna. È specialmente critico con le radiosveglie e i videoregistratori, a cui tocca settare l’ora esatta. Se ciò che dici è vero, è raro e davvero molto poco comuned…”
Ciò portò Kagami a riflettere. “Senti, Tsukasa… la tua sveglia stamattina funzionava?”
“Eh?” Rispose Tsukasa. “Ehm… credo…?”
“Lo sapevo!” La ragazza coi codini lunghi schioccò le dita. “Se ciò che dici del blackout è vero, la sveglia non avrebbe avuto l’ora esatta… invece l’aveva!” Poi, puntò il dito verso Konata. “La tua è una bufala!!”
Nessuna di loro si rese conto che il ragazzo dell’altro giorno coi capelli argentati si stave avvicinando. Continuò ad osservare la discussion fra Konata e Kagami, sperando di vedere un’apertura nel loro vasto mare di parole.
Appena ne vide una, tentò timidamente di interromperle. “Ehm… ah… scu… scusate?”
Ma nessuna sembrò dargli retta.
Strinse inconsciamente i pugni e also la voce: “Ehi…? EHI!!”
Ma non ottenne nulla, cosa che lo fece sospirare in preda alla frustrazione.
Il ragazzo dai capelli argentati stave per andarsene quando Miyuki, notandolo, gli si avvicinò e, sorridendo, gli mise una mano sulla spalla. Notandolo, il ragazzo arrossì violentemente.
“Tu sei quello dell’altra sera, giusto?” Chiese.
“S… sì…” Rispose lui timido.
“Scusa per… sai… quella svista.”
“Nah, fa niente. Comunque, credi potresti, ehm… richiamare quelle tre all’attenzione?”
Al che, Miyuki batté le mani diverse volte e sorrise alle sue amiche mentre si giravano verso di lei e il nuovo arrivato.
“Oh, sei tu!” disse giocosa Konata; “Non ti abbiamo visto!”
Il ragazzo si grattò la guancia e fece una risatina rauca. “… non mi dire…”
Si guardò poi intorno per vedere se gli davano tutte retta, si schiarì la voce smettendo di arrossire, e si mise una mano sul fianco, con aria seria e imperiosa. “Hmm… non credo di essermi ancora presentato. Mi chiamo Sanada: Akihiko Sanada. Sono uno studente del terzo anno al liceo Gekkoukan. Mitsuru mi ha chiesto di guidarvi, visto che siete nuove (Non che ne abbia una gran voglia…) Comunque, siete pronte?”
Tsukasa sussultò appena Akihiko smise di parlare “AAAH!! Ho scordato di mettermi la nuova uniforme!” e corse di nuovo in camera sua. Intanto, notò che Konata non portava l’uniforme e, confondendola con una bimba delle elementari, le chiese perché fosse lì.
“Sta a sentire” rispose con l’aria perfettamente neutra. “Sono una studentessa del terzo anno, proprio come te!”
Lui la guardò stringendo gli occhi. “Siamo in un dormitorio, non in un bugiardaio…  OK, ora rispondi onestamente!”
“Non mente, Sanada…” rispose Kagami: “Veniamo tutte dalla stessa scuola, e frequentiamo lo stesso anno!”
“Per tua informazione” proseguì Konata sorridendo giocosa; “Non porto l’uniforme perché non ce l’avevano della mia taglia, la stanno preparando adesso e appena sarà pronta, me la daranno!”
Intanto, Tsukasa aveva finite di cambiarsi per tornare dal gruppetto. Kagami notò che era molto carina con la nuova uniforme, sebbene Konata sostenesse che l’uniforme della Gekkoukan fosse deprimente, essendo principalmente nera, sebbene il fiocco rosso fosse molto carino.
“Vabbé”, sospirò Akihiko. “Andiamo e basta, siamo indietro col programma, ma se ci sbrighiam-
“ASPETTA!” Gridò goffamente Miyuki, facendo quasi ribaltare Sanada. Poi si girò, con una faccia che sembrava dirle: “E ORA CHE VUOI?!”
Miyuki esitò un attimo, poi, grattandosi la guancia, disse: “Sanada-san è stato molto gentile a presentarsi, credo dovremmo farlo anche noi. Dopotutto, frequentiamo lo stesso anno nella stessa scuola.”
Akihiko non rispose, ma lasciò cadere la testa, incredulo. Che gruppetto di ragazze strane!
Miyuki fu la prima a presentarsi. “Mi chiamo Miyuki Takara. Non vedo l’ora di vedere come sarà quest’anno scolastico.”
Konata fu la prossima. “Konata Izumi, l’anno prossimo mi DIPLOMO!” Disse enfatizzando il fatto di essere del terzo anno, nonostante l’aspetto.
Poi fu la volta di Tsukasa: “Io sono Tsukasa Hiiragi. Piacere, Sanada-kun.”
L’ultima fu Kagami. “Kagami Hiiragi. Piacere.”
Akihiko osservò sia Kagami che Tsukasa per un po’. Poi chiese nervoso. “Ma… voi due siete sorelle?”
Tsukasa annuì. “Sì! In realtà, siamo gemelle!”
“Che… bello.” Replicò lui, la sua voce distante miglia, mentre sembrò assorto nei suoi pensieri.
Kagami scosse la testa. Bel tipo! Pensò. Prima ci mette fretta e poi fa l’assorto! Poi gli picchettò la spalla, facendolo tornare alla realtà. Rendendosi conto che il tempo stringeva, corse di sotto con le ragazze al seguito.


“EHI!! Puoi andare un po’ più piano?!” Chiese Kagami fra un respiro affannoso e l’altro, visto che stavano tutte correndo per stare al passo con il compagno appena conosciuto; aveva camminato rapidissimo da quando erano scesi dal treno alla stazione di Port Island per arrivare a piedi fino al Liceo Gekkoukan.
“Se vado più lento, faremo tardi!” Dichiarò freddamente Akihiko senza guardarsi indietro. “Inoltre STO ANDANDO più lento del solito!”
“S…stai dicendo che di solito CORRI?!” Chiese debolmente Tsukasa, ormai senza fiato.
“Ma certo!” rispose fiero, ampiando il suo sorriso. “Questo è un ottimo esercizio da fare tutte le mattine! Migliora la respirazione e rinvigorisce il corpo.”  
Di tutti i ragazzi, proprio un maniaco dello sport doveva capitarci! Pensò Kagami, esasperata.
Dopo aver coperto un po’ di distanza, il quintetto raggiunse il cancello del Liceo Gekkoukan: era una struttura enorme e moderna; anche il cortile era molto ampio e aperto, con molti alberi e persino le panchine.
“Eccoci qua: il Liceo Gekkoukan. Non male, eh?” dichiarò fiero Akihiko ponendosi dinanzi alle quattro ragazze. Rimase senza parole nel notare che, a parte Konata, le alter ragazze fossero del tutto sfinite, e sospirò esasperato scuotendo la testa.
“Beh…” farfugliò imbarazzato. “Scusate se vado via così presto, ma devo occuparmi di alcune questioni… (Inoltre se QUELLE LI’ mi vedono con un gruppo di ragazze sconosciute, sarà un BEL macello…) ma dovreste cavarvela da sole. Beh, ciao!”
Allora se ne andò.  
La prima cosa da fare era controllare l’ordine delle aule e contattare l’insegnante responsabile della loro classe; mentre Miyuki andava a parlare con il prof, Konata e le alter si avvicinarono alla bacheca per vedere l’ordine,delle classe. Visti i molti studenti presenti lì, fu difficile vederci, specialmente per la piccola Konata.
“Quaggiù!” le gesticolò uno studente col berretto, invitandola a raggiungerlo. “Qua davanti c’è spazio!”
Ringraziandolo, Konata strisciò accando al ragazzo col cappello e riuscì a leggere i nomi sulla bacheca. Fu sollevata nel vedere che lei e le sue amiche stavolta erano tutte in classe insieme, visto che nella vecchia scuola Kagami era in un’aula diversa.
Poi, una voce alla sua destra catturò la sua attenzione.
“OH NO!! Sto in classe con Stupei!!” Frignò una voce femminile.
“EVVAI!! Sto in classe con Yuka-tan!!” Esultò il tipo col cappello.
Konata riconobbe subito la proprietaria: era la mora dell’altra sera, Yukari Takeba! La sua sorpresa crebbe ancora di più nel notare il tizio emo coi capelli blu, Makoto Yuki, mentre saliva le scale. Allora non me li sono sognati… Lo sapevo! Prendi e pesa, Kagamin!! Pensò Konata, soddisfatta dal fatto che non fosse un sogno.
“Ehilà, Yuka-tan!” Disse allegro lo studente col cappello alla ragazza in rosa. “Di nuovo stessa classe, hm??”
Yukari scosse la testa, palesemente delusa. “Non farmici pensare… se vuoi scusarmi, ora…” disse prima di salire le scale e seguire Makoto.
“Osso duro, vero?” Chiese Konata guardando meglio il ragazzo: notò solo allora il suo pizzetto e il fatto che portasse una camicia azzurra, diversamente da quella bianca dell’uniforme e un bel ciondolo argentato.
“Eccome! È molto popolare in questa scuola… e quelle voci sul fatto che sia venuta qui con quel ragazzo dai capelli blu…Heheheh, chissà se c’è qualcosa che non so?” Rispose grattandosi la nuca con una risatina.
“Piuttosto, grazie per l’aiuto, prima!” Disse lei sorridendogli allegramente.
“Hah, di niente!” Rispose lui ricambiando il gesto. “Oh, giusto! Non mi sono presentato, vero? Sono Junpei Iori. Piacere, novellina!”
“Konata Izumi, terzo anno!” Rispose puntando il dito in alto.
Questo fece sussultare Junpei – e per qualche ragione, anche il suo cappello. “N…NON CI CREDO! S-Sei la mia SENPAI?!”
Konata ridacchiò e annuì. Sicuramente non si aspettava che una ragazza così piccina fosse un anno più grande di lui, ecco quindi la sua reazione. Konata lo trovò spassoso, sebbene non fosse contentissima di essere vista come una bambina.
“Hai finito?” Chiese Kagami avvicinandosi ai due; fortunatamente, lo sciame di studenti davanti alla bacheca era diminuito della metà, e poté avvicinarcisi tranquillamente. La piccolo ragazza ne approfittò per presentare le amiche a Junpei, che per qualche ragione sembrò MOLTO compiaciuto nel vedere tante nuove arrivate così carine.
Intanto, Kagami dava un’occhiata alla sistemazione delle aule e, come Konata, si sorprese nel vedere che il quartetto non sarebbe stato diviso. Notò anche un altro nome: quello di Akihiko.
Sanada eh? Spero non sia così esaltato 24/7… Pensò continuando a leggere i nomi. Un altro catturò la sua attenzione: Kumiko Fukuyama; lo stesso nome che lesse su una serie di Doujinshi che comprò alla libreria prima di partire per Tatsumi Port Island, attirata dallo stile artistico e dalla presenza di personaggi maschili molto fighi.
“Ehi, Konata… Ma Kumiko Fukuyama…” chiese chiamando la sua amica a dare un’occhiata.
“Fukuyama? L’autrice di tutte quelle Doujinshi di Super Robot Allstars e della serie Chronicles Of?” chiese Konata pensierosa.
“Boh… ma se non è lei, è la più assurda coincidenza degli ultimi giorni… a parte il programma di studio…”


Dopo che il preside tenne il discorso di apertura dell’anno scolastico (Che venne interrotto da alcuni studenti della 2-F presi a chiacchierare, oltre che da diverse domande a Konata e le altre da parte di alcune ragazze turbate dal fatto che il quartetto fosse accompagnato da Akihiko), le lezioni ebbero inizio. Le ore passarono lisce e, prima di accorgersene, il primo giorno di scuola era già finito. La maggior parte degli studenti erano già pronto ad andare, e I pochi rimasti nella loro aula erano un paio di ragazzi che chiacchieravano e una ragazza solitaria ancora seduta sul suo banco a scribacchiare.
Tsukasa stava mettendo la roba nello zaino e, una volta finite, fece un passo indietro senza accorgersi della ragazza dietro di lei, così le andò addosso, facendo cadere il pezzo di carta su cui stava scrivendo. Imbarazzata, la graziosa ragazza dai capelli color lavanda si scusò e si piegò per raccoglierli. Fu sopresa quando notò dei bellissimi schizzi stile manga sul foglio.
“Wow! Li hai fatti tu??” Le chiese Tsukasa.
La ragazza annuì, evitando il contatto con gli occhi della Hiiragi.
“Sei molto brava! Congratulazioni!” Continuò Tsukasa, per poi chiamare Konata e Kagami per guardare gli schizzi.
Appena diede un’occhiata ai disegni, Konata ebbe un lampo che la fece sussultare. “Ehi” disse; “Questo è lo stesso stile di alcune doujinshi non hentai che ho letto della Futura!”
“Vero!” Rispose Kagami con una mano sulla bocca. “È lo stesso stile di Chronicles of Melodia: To Eternity e Super Robot Allstars: Clash of the Heroic King.”
Sentendolo, la ragazza mise giù la matita e sospirò per poi guardare le ragazze, dando loro occasione di vederla: aveva lunghi capelli castani legati in due code di cavallo sulla nuca e due occhi castani, quasi rossi; portava un maglione blu sull’uniforme scolastica, mostrando giusto il fiocco rosso dell’uniforme e la gonna nera. Portava anche lunghe calze e un bracciale con sopra dei magatama.
La ragazza non cambiò espressione, nonostante non riuscisse a guardarle negli occhi. “Si… capisce? Non ci sono molti che riconoscono il mio stile nella scuola…”
Sia Konata che Kagami si scambiarono un’occhiata. Sembra avessero ragione, dopotutto! “Per caso ti chiami… Fukiyama?” Chiesero entrambe.
Lei annuì, presentandosi semplicemente come Kumiko Fukuyama della casa editrice Futura. Kumiko notò che gli occhi di Konata presero a brillare; sembrava un fan delle idol di fronte alla sua cantante preferita. Comprensibile, avendo scoperto un’autrice da lei apprezzata nella propria classe! La ragazza dai capelli castani sbatté le palpebre, confusa. Poi, senza troppe cerimonie, prese le sue cose e si accinse a uscire dall’aula. “… Oggi ho un po’ fretta. A domani.” Disse prima di andar via.
“NO, ASPETTA!!” esclamò Konata agitando le braccia disperatamente. “Fammi da guida!! Andiamo insieme da qualche parte!! NON ANDARTENEEEE!!”
Ma quando la porta scorrevole si chiuse, abbassò la testa con un sospiro.
Intanto, Kumiko aveva finito di scendere le scale per andare alla scarpiera, quando notò una donna parlare con la commessa allo spaccio. Era alta con i capelli biondo scuro, gli occhiali e un trenchcoat stile vecchio investigatore. Notandola, la donna le fece cenno di avvicinarsi.
Appena raggiunse la donna, Kumiko aprì lo zaino e tolse le ultime vignette che aveva disegnato.
“Efficiente come sempre…” disse soddisfatta la donna. “Stai migliorando, sai? Sicura di non volerti dare a qualcosa di più spinto, tipo lo yaoi?”
Kumiko scosse la testa. “Non mi interessa, te l’ho ditto. Inoltre, mi imbarazzo a disegnare gli uomini dalla cintola in giù.” Disse andando verso la scarpiera.
“Oh, aspetta!” La donna la chiamò nuovamente mentre la ragazza indossava le sue eleganti ballerine.
“Ho scordato di portarle qualcosa, Kimura-san?” Le chiese.
La donna si fece seria, i suoi occhi quasi coperti dalla luce degli occhiali. “Le hai già incontrate?”
Anche lo sguardo di Kumiko si fece più glaciale. “… Credo di sì. Ma non saprei dire se hanno il potenziale o no… come fa ad esserne certa?”
“Non lo sono.” Kimura si aggiustò gli occhiali. “Possiamo solo aspettare… dopodomani c’è la luna piena, quindi è quasi sicuro che QUELLI appariranno all’aperto. Sarò la nostra occasione di scoprirlo.”
Kumiko sogghignò. “Heh, sempre se non le scovano prima Ikutsuki e i suoi ragazzi…”
“Ehi, ehi! Potrebbero essere le tue future compagne! Potresti essere almeno più collaborativa!” Sbuffò Kimura.
L’altra se ne andò pacata. “Posso combattere da sola. Una squadra è solo una seccatura!”

8 Aprile 2009

La seconda giornata alla nuova scuola filò liscia; alla fine del giorno, Konata riuscì a convincere Kumiko a guidarle in un tour in giro per la scuola (Con malcelata irritazione di quest’ultima). La ragazza fece quindi loro da guida e spiegò tutti i club extracurricolari.
Una volta finito il tour, presero tutte e cinque il treno insieme per lasciare l’area di Port Island e arrivate alla stazione di Iwatodai, Kumiko si dileguò alla chetichella per andare nella stradina commerciale, mentre il quartetto tornò al dormitorio.
Una volta dentro, notarono delle persone sedute nella lobby: c’era Makoto, il ragazzo dai capelli blu visto da Konata, Yukari e un uomo sofisticato con lunghi e ondulati capelli castani, gli occhiali e un abito marrone.
I tre si girarono verso le ragazze.
“Oh, buonasera!” disse educatamente l’uomo con un sorriso cordiale. “voi signorine siete ospiti in questo dormitorio?”
“Beh, non proprio,” rispose Miyuki; “è una misura temporanea, presto dovremo trasferirci altrove.…”
“Capisco… peccato…” si imbronciò lui. “Ma permettetemi comunque di presentarmi: Sono Shuji Ikutsuki, presidente del comitato della vostra scuola.”
Konata si fece pensierosa nel sentirlo. “Ikutsuki… che nome buffo! Sembra uno scioglilingua.
Kagami sussultò e diede una lieve gomitata a Konata. “P…per favore, non badi a lei!...”
Ikutsuki non si arrabbiò affatto, tuttavia: invece si lasciò andare a una risatina. “Oh, nessun problema, davvero! Anche io a volte mi impappino, quando mi presento… comunque, anche se è solo per qualche giorno, spero vi troverete bene in questo posto e andiate d’accordo con gli altri studenti. A proposito…”
Il presidente fece un gesto verso gli altri due, intimandogli di salutare le ragazze.
“Lei è Yukari, lui è Makoto. È appena arrivato qui come voi, sapete.”
Dopo aver guardato le ragazze, lo sguardo di Makoto si fermò su Tsukasa, che lo graziava con il più cordiale dei sorrisi. Lui fece lo stesso ed entrambi ridacchiarono.
D’altro canto, Yukari le guardò con sospetto. Si avvicinò al presidente e gli sussurrò: “Presidente, ma queste ragazze…?”
“No, la loro presenza non era prevista.” sussurrò come risposta. “Comunque, se accadesse qualcosa, se lo scorderanno quasi sicuramente, quindi non dobbiamo preoccuparcene… preoccupatevi sul mettere a loro agio gli ospiti… e concentratevi sul monitorare lui…”
Shuji guardò poi Makoto, che ancora era preso dal fare amicizia con Tsukasa e le alter. Ci volle un po’ perché si accorgesse dei richiami del presidente; quando lo fece, si diede dei colpetti alla testa e si mise a sedere.
“Tornando a noi, Yuki…” disse Ikutsuki. “Vuoi chiedermi qualcosa?”
Makoto ci pensò un attimo, trovando qualcosa da chiedere; poi rispose semplicemente di no.
“…Sicuro…?” chiese Ikutsuki. Makoto ebbe un brivido: c’era qualcosa di sinistro negli occhi dell’uomo, qualcosa che non gli piaceva per niente!
“Beh, dimentica le domande, allora. Spero avrai un anno scolastico di successo. Ora, se volete scusarmi…” disse prima di alzarsi dalla poltrona e congedarsi.

9 aprile 2009

La giornata andò avanti normalmente per le ragazze, e non avvenne nulla di strano… fino quella notte…
Miyuki improvvisamente attanagliata da uno strano panico, si svegliò nel cuore della notte. Strano: non era tipo da avere problemi di sonno, ma in quel momento fu come se ogni parvenza di sonnolenza fosse sparita, cedendo il posto all’ansia e facendole sentire che stesse per accadere qualcosa di terribile. Andò silenziosa verso la finestra e aprì le tende per guardare fuori. Il suo cuore saltò un battito quando lo fece: il cielo era di una strana tinta verde, pozzanghere simili a sangue bagnavano qua e là le strade, e sparse in giro vide delle bare nere in verticale, che emanavano un’aura rossastra.
“C… che succede?!” ansimò, sentendo l’ansia crescere sempre più. Lanciò poi uno sguardo alla luna piena: il suo barlume verde chiaro rendeva la scena ancora più inquietante.
“Non farti prendere dal panico.” Le sussurrò una voce alle sue spalle, facendola sussultare. Si girò e vide una donna misteriosa con gli occhiali e un cappottone.
“Non gridare, per favour. Non ti farò del male. Piuttosto, voglio aiutare te e le tue amcihe.” Disse con voce tranquilla per calmarla.
“C… chi è lei?” balbettò la ragazza; “Com’è arrivata qui?”
“Ora non ha importanza. Ciò che importa è questo…” disse la donna con una mano sulla finestra; “Concentrati… cosa senti?”
Miyuki si portò le mani al petto e chiuse gli occhi. Sentì qualcosa sorgerle dentro, diventando in grado di vedere nella mente strane creature nere.
“Li vedo…” disse meccanicamente con una voce che nemmeno sembrava la sua. “Mi sento strana… come se qualcosa in me mi facesse vedere cose che prima non riuscivo a vedere… ad avvertire…”
“Esatto,” sussurrò la donna con una mano sulla spalla di Miyuki, interrompendo il suo trance; “Quello è il tuo potere… un potere che hai solo tu.”
“Il mio… potere… ma cosa…?” mormorò, ancora confusa.
“Ti spiegherò tutto dopo…” rispose lei. “Ora dobbiamo prendere le tue amiche e lasciare questo posto. Presto diventerà troppo pericoloso restare.”
Le due corsero a svegliare Konata, Tsukasa e Kagami. Una volta tutte sveglie, si nascosero nella stanza delle sorelle Hiiragi, la più grande. Konata riconobbe l’ombra verdognola intorno a loro, visto che era la stessa vista da lei al loro arrivo al dormitorio.
“Non abbiamo molto tempo, quindi vi informerò in sintesi dell’attuale situazione.” Disse la donna occhialuta. “Quello che vedete intorno a voi è il risultato di un’ora nascosta.”
“Ora nascosta…?” Chiese Tsukasa, ancora insonnolita.
La donna annuì. “Normalmente, la gente non se ne accorge. Avete visto quelle bare in strada? Quelle in realtà sono persone… dormono lì dentro finché dura questa… ora nascosta.”
“Non capisco…” si imbronciò Kagami incrociando le braccia. “perché noi non ci siamo trasformate?”
“Non ne sono certa… forse per via delle vostre… abilità.” Disse la donna sorridendo lievemente.
“Ehi, ci sono!” interruppe Konata, guardando l’uomo con un’espressione birbante. “Forse quelli che non diventano bare hanno un superpotere fichissimo che permette loro di agire in quest’ora segreta!”
L’ultimo commento fece si che si attirasse addosso gli sguardi dubbiosi di tutte, tranne la donna, che sembrò quasi compiaciuta.
“Per quanto sembri strampalato, è esatto!” siegò lei; Inoltre, è durante questa ora che appaiono ‘quegli esseri’.”
Miyuki ebbe un improvviso brivido. Si domandò se la donna intendesse le creature che vide nel suo stato di trance.
Konata annuì. “Capisco! Quegli esseri sono un nemico pericoloso da fermare, giusto? Quindi intendi reclutarci perché vuoi che diventiamo una specialissima squadra che li combatta e salvi il mondo??”
“Sii realista…” Mormorò Kagami.
“Qui non c’è niente di realistico, quindi perché farlo?” rispose divertita la piccoletta.
“In realtà, esiste già una squadra che li combatte… dovreste conoscerli, visto che sono vostri compagni che vivono in questo dormitorio…” Continuò Mirai con la sua spiegazione.
L’ultima frase sorprese le ragazze. Ma di colpo, ebbe tutto senso: ecco perché non era un commune dormitorio; era fatto apposta per ospitare i membri della squadra speciale!
“E vuoi che entriamo in quella squadra?” chiese Tsukasa, cercando di dare un senso a tutto. Ma la donna scosse la testa con aria seriosa.
“… allora cosa vuole da noi?” Chiese Kagami, trovando la donna sospetta.
“… Vi spiegherò una volta fuori… ma prima…” si mise allora una mano sull’orecchio destro Poi, come se parlasse in un comunicatore, disse: “Kumiko-kun, mi senti? Ho recuperato le ragazze. Qual è la situazione là fuori?”
“Si sbrighi ad andarsene, Mirai-sensei!” la voce di Kumiko fu sentita dal comunicatore. Aveva un suono molto teso. “Vengono al gran completo… e uno di loro è enorme! Di quelli che non si vedono spesso…!”
Mirai aggrottò le sopracciglia. “‘Al completo? Che vuoi dire?” È
“È il SEES…” rispose lei. “Uno di loro è inseguito e quello grosso lo segue qui! Odio dirlo, ma di questo passo…”
“…Kumiko-kun! Attira la loro attenzione e impedisci loro di avvicinarsi. Tielli a bada, ma ignora quello grosso!” Ordinò Mirai, mantenendo la calma.
“…Sensei?!” La ragazza si sorprese per quell’ordine.
La donna si limitò a sogghignare. “Tranquilla. Ho il presentimento che verrà sconfitto. Tu concentrate solo sugli ordini, come sempre…” poi, chiudendo i contatti, iniziò a cercarsi nel cappotto.
“È vero…” disse Miyuki concentrandosi. “Ci sono esseri che non ho mai visto venire qui. Non li ho mai visti, ma SO che sono loro…”
“Ehi! Non aveva detto che quelli dovevano proteggerci?!” sbottò Kagami; “Chi è l’idiota che sta attirando qui quegli esseri?!”
Mentre tutto questo accadeva, un certo ragazzo dai capelli argentati e il panciotto rosso starnutì. Poi fece spallucce e continuo a correre verso il dormitorio, stringendosi le costole malridotte.
Come ultima cosa, Mirai tirò fuori una valigetta e fece cenno alle ragazze di avvicinarsi; diede un’arma diversa a tutte fuorché Miyuki: Konata ricevette una spada, Kagami una mitraglietta e Tsukasa una balestra.
“F…frena, frena! Ehi… cos’è questa?!” Balbettò Kagami, terrorizzata all’idea di maneggiare un’arma, diversmente da Konata, che ammirava la sua lama con le stelline di gioia negli occhi.
“Per essere pronte ad ogni evenienza. Potreste essere coinvolte in degli scontri.” Dichiarò glaciale Mirai.
“M… mi prendete in giro!!” frignò la ragazza coi codini mentre la sorellina afferrò l’arma. La cosa stava sfuggendogli completamente!
Poi, Mirai lanciò loro un altro oggetto: un oggetto argentato, simile ad una pistola. Quando le ragazze chiesero cosa fosse, la donna sogghignò, ma prima di aver tempo di spiegare, il terreno iniziò a tremare e fuori si udirono dei fortissimi tonfi.
“C… che sta succedendo?!” Frignò Tsukasa abbracciando la sorella.
“Maledizione… non c’è più tempo!” Imprecò Mirai aprendo la finestra. Poi, fece cenno alle ragazze di stringersi a lei e saltarono insieme giù.

Il metallo dorato dei chakram di Kumiko giro e affettò il corpo melmoso dello Shadow in due metà mentre la creatura si dissolse in una nube nero-rossastra. Ma non ebbe tempo di rilassarsi, perché stava arrivando un’altra ondata.
Asciugandosi il sudore dal mento, lanciò un rapido sguardo al più grande di loro, che si stava allontanando dal branco, come se la sua attenzione fosse presa da ben altro.
Merda… che sta facendo, sensei?!  Pensò stringendo più forte i suoi anelli gemelli. Poi scosse la testa e guardò intensamente gli Shadow intorno a sé.
“E va bene. Farò la brava e obbedirò, stavolta…” si disse, la sua voce tagliente come un pugnale di ghiaccio. Poi scattò verso gli Shadow, uccidendoli uno a uno in un balletto di morte letale ma aggraziato.
Fu allora che vide qualcosa con la coda dell’occhio: due membri del SEES, Mitsuru e Akihnd Akihiko, occupati come lei a combattere quei mostriciattoli, e sorrise inconsciamente.
Notò poi qualcosa di strano nei movimenti del ragazzo dai capelli argentati… sembrava rallentato da qualcosa, incapace di muoversi rapidamente come al solito. Visto che uno Shadow stava per assalirlo, Kumiko lanciò uno dei suoi anelli contro di esso, uccidendolo.
Instantaneamente, lui la guardò e sorrise sornione. “Meh… sei l’ultima persona da cui vorrei aiuto… ma il tuo tempismo è stato perfetto… Fukuyama.” Disse fra un respiro affannoso e l’altro.
Kumiko fece spallucce. “Pensavo servisse aiuto, specie visto che hai un handicap, Sanada.”
“Pf… te ne sei accorta…” rispose lui con una smorfia.
“Cionondimeno” aggiunse Mitsuru con un mezzo sorriso; “il tuo aiuto in queste circostanze è benvenuto, Fukuyama.”
Kumiko annuì e i tre caricarono contro gli Shadow.


“S… sorellina! Non ce la faccio più!” Frignò Tsukasa, ormai senza fiato.
“Cercate di tenere duro ancora un po’! Ci siamo quasi!” Gridò Mirai dietro di sé.
“…No …non… ci riesco!!” Disse la minuta ragazza prima di cadere in ginocchio.
Subito, tutte corsero da lei, incapace di muoversi per la stanchezza.
Mirai sapeva che arrivare all’hotel era la cosa più importante, ma non poteva costringere Tsukasa a continuare a correre, quindi decise di riposare qualche minuto.
Purtroppo, il loro riposo ebbe vita breve, poiché Miyuki avvertì improvvisamente qualcuno avvicinarsi. Prima di accorgersene, furono tutte circondate da un gruppo di quattro Shadow che strisciarono da loro dopo essere sgusciate fuori dalle pozzanghere rosse per terra.
Mentre le quattro ragazze si strinsero insieme, Mirai tirò istintivamente fuori delle lame da sotto il cappotto; poi si fermò. Posso batterli facilmente, ma… se li sconfiggo…  non darò mai modo al loro potere di sbocciare!
“E…ehi, che facciamo?!” Balbettò sottovoce Kagami.
“Beh, tu che dici? Dobbiamo sconfiggerli, che domande!” replicò Konata stringendo l’elsa della sua spada con un sorriso a trentadue denti.
“E…ehi!!” Esclamò la ragazza coi codini all’amica mentre questa scattò verso lo Shadow più vicino.
Per istinto, la ragazzina iniziò ripetutamente a tirare fendenti alla creatura.
Intanto, Miyuki continuo a concentrarsi sullo Shadow, sentendo di piombare nello stesso trance di prima. Sentì una grande fonte di energia scaturire dal suo corpo, e poté vedere un libro con la faccia materializzarsi di fronte a sé.
“Io sono Mnemosine, la musa della conoscenza assoluta. Attraverso la mia mente e i tuoi occhi, riveleremo la verità…” Pronunciò il libro dalla mente di Miyuki.
“Mne…mo…sine…?” Mormorò meccanicamente Miyuki mentre il libro si aprì. Sia Kagami che Tsukasa furono incapaci di comprendere cosa fosse quell’essere, mentre Mirai sorrise soddisfatta.  
“Ehi, che fate?! Datemi una mano!!” Gridl Konata facendo tornare alla realtà le sorelle Hiiragi, che puntarono le armi contro gli Shadow. Purtroppo, entrambe mancarono il bersaglio e ci mancò poco che Tsukasa non trapassasse Konata con una freccia, cosa che la fece cadere a terra.
“WHOA!! Ehi, potevi ammazzarmi!!” Gridò Konata seduta a terra.
Gli Shadow ne approfittarono per rilasciare delle piccole colonne di energia che colpirono le tre ragazze scaraventandole via, mentre Miyuki si aggrappava a Mirai.
“R…RAGAZZE…!!” Sussultò Miyuki mentre il polverone si abbassò e vide le sue tre amiche a terra, tramortite.
Konata fu la prima a rimettersi in ginocchio. “Sto bene, Yuki-chan… forse un po’ livida, ma non è niente!” disse col pollice in su.
Poi fu Tsukasa a cercare di rialzarsi, ma fu fermata da uno Shadow proprio davanti a sé. Spaventata, si fiondò a prendere la sua arma o qualunque cosa abbastanza appuntita da usare, e afferrò la pistola che le diede Mirai. Istintivamente, premette il grilletto, ma non uscì niente. Guardò allora nella canna, chiedendosi se fosse finta o scarica e tirò il grilletto. Quando lo fece, frammenti di energia azzurra partirono dalla sua testa, e lei potè sentire una strana energia fluire dal suo corpo, separandosi da lei nella forma di un umanoide meccanico con in mano una bottiglia di aceto balsamico.
“Io sono Panacea, portatrice del benessere e della salute. Tu, che mi hai generato, sentiti libera di indossarmi come la tua armatura…” Aprì quindi la bottiglia e da essa fuoriuscì una forte folata di vento che spazzò via lo Shadow.
Kagami sembrò ancora più confusa. “…A…Anche lei?! Ma che succede?!”
But Mirai non rispose, continuo a sorridere con arroganza.
Konata, che aveva visto tutto, afferrò la pistolina argentata e se la portò alla tempia. “Non so che stia succedendo, ma… mi sono fatta un’idea di cosa siano queste… pistole! Forza, diamoci dentro!!”
Al che, Konata chiuse gli occhi, ampiando il suo sorriso e tirò il grilletto. Proprio come Tsukasa, fu avvolta dall’energia blu e da frammenti di vetro fantasma mentre un potere si staccò da lei. Questa volta, aveva la forma di una donna con una veste greca e lunghi capelli arcobaleno.
“Io sono Iris, faccio parte di te, come tu lo sei di me. Ti porterò dove finiscono le piogge…” Disse la dama alzando le braccia al cielo e creando fulmini tutt’intorno che colpirono un altro Shadow.
“Oooh, al diavolo! E va bene!!” disse Kagami prima di prendere un gran respiro e puntarsi la pistola alla tempia e tirare il grilletto, vincendo il panico all’idea di fare una cosa simile. L’energia scaturita dal suo corpo prese la forma di una donna a metà strada fra una guerriera greca e un SRT di Fullmetal Panic. “Io sono Euripile, signora delle amazzoni! Seguimi, e ti porterò alla vittoria sui tuoi nemici!” Dichiarò prima di incenerire l’ultimo Shadow rimasto con delle ampie fiammate.
Non appena tutti gli Shadow furono distrutti, tutti gli esseri evocati sparirono nel nulla, lasciando le ragazze un po’ stordite.
Dieteo di loro, Mirai iniziò a battere le mani, soddisfatta. “La battaglia è andata più liscia di quanto mi aspettassi. Siete tutte riuscite ad attivare il vostro potenziale prima del previsto!”
“Mirai-san… che cosa è successo? Cosa erano quegli esseri?” chiese Miyuki, un po’ scombussolata.
Mirai stava per spiegarlo, ma un rumore elettronico dal suo comunicatore la fece concentrare su altro. Rispose rapidamente.
“Sensei, tutti gli Shadow minori in giro per il dormitorio sono stati battuti, ma… c’è ancora quella grossa da gestire!” Disse Kumiko dal comunicatore.
“Quello Shadow non ci riguarda. Tieniti pronta ad ulteriori ordini.” Le disse lei.
“Come vanno le cose dalle sue parti?”
“Benone. Le ragazze stanno bene, e… usano tutte il Persona, come supponevamo. Ora siamo dirette all’Hotel Kotobuki.”
Mentre Mirai conversava tramite comunicatore, Miyuki sembrò avvertire qualcos’altro. Subito, controllò tramite Mnemosine.
“…Mirai-san!” sussultò. “Rilevo qualcos’altro!”
“Uno di quelli?!” Chiese Kagami stringendo i pugni.
“N…no… è… diverso… è un umano! Ed è apparso all’improvviso alla stazione di Port Island!”
Mirai annuì. “Kumiko-kun, hai sentito? Io porto le ragazze all’hotel Kotobuki. Tu vai alla stazione e aiuta questa persona!” Apparsa all’improvviso? Che sia forse un caso di…?
Prima di andare a Kotobuki, Mirai lanciò un ultimo sguardo al dormitorio da lontano, e notò lo scontro fra uno Shadow enorme con molti arti e yna creatura nera con delle bare intorno.
“Thanatos… bel Persona…” mormorò ridacchiando.


Appena finì la trasmissione, Kumiko iniziò a correre verso la stazione di Port Island. La battaglia era stata lunga, ma essendo solo pochi Shadow piccoli, aveva ancora buona parte della sua resistenza.
D’un tratto, sentì un’incredibile fluire di potere oscuro che le fece sobbalzare il cuore nel petto: la stessa energia oscura che sentiva in sogno era vicina, molto vicina. Smise di correre e si girò verso il dormitorio, da dove sentì scaturire l’energia.
“Kumiko-kun!” sentì tramite comunicatore. “Perché ti sei fermata? Tutto bene?”
“Ah…no, tutto a posto… ho solo sentito… un brivido.” Rispose, cercando di sembrare calma, prima di ricominciare a correre verso la stazione.
Appena arrive, vide un ragazzo che correva all’impazzata attraverso le strade macchiate di rosso. Portava un giacchetto marrone senza maniche su una maglia Bianca e pantaloni marroni; aveva degli scompigliati capelli neri e i suoi occhi, di un colore un po’ più sanguigno rispetto a Kumiko, cercavano disperatamente un nascondiglio.
Trovò poi un piccolo vicolo e vi si nascose, sperando che quegli esseri non lo trovassero; non li sentì muoversi… non sentì niente… solo i suoi lievi e frettolosi respiri e il rombo che era il suo cuore palpitante.
Al che, visto che non saltava fuori nulla, emise un sospiro di sollievo.
Ma non appena uscì dal vicolo, sentì una sostanza nera e viscosa cadergli sulla spalla sinistra. Immediatamente, allungò una mano e alzò lo sguardo, solo per rantolare quando vide una di quelle cose nere che lo inseguivano sul punto di assalirlo. Prontamente, si buttò di lato, evitandone l’attacco, ma vide molti altri venire verso di lui. Il ragazzo agitò avanti e indietro la testa freneticamente, incapace di trovare un’uscita. Poi, quando uno Shadow gli saltò addosso, strizzò gli occhi preparandosi al peggio…
Il colpo non andò a segno, perché qualcuno affettò la creatura a morte con un’arma affilata e circolare. Il ragazzo aprì gli occhi per vedere una ragazza dai capelli scuri colpire tutti gli Shadow presenti. Dopo circa un minutoe, sembrava che non ci fossero più Shadow, quindi Kumiko esalò un sospiro di sollievo.
La ragazza mise via i suoi chakram e si avvicinò al ragazzetto.
“C’è mancato poco, vero?” Chiese tendendogli la mano. Il ragazzo la fissò senza dire una parola. Kumiko iniziò a domandarsi se fosse diventato uno dei Lost, le vittime degli Shadow che dopo i loro attacchi sviluppavano quella che veniva comunemente definita Sindrome Apatica.
Poi, d’un tratto, il ragazzo si mise a gridare con voce acuta e scivolò indietro in preda allo shock.
Kumiko provò molte volte a farlo ragionare, ma lui continuò a gridare e ad allontanarla. Quando ne ebbe abbastanza di quell suo attacco isterico, lo afferrò e gli piazzò vigorosa una mano sulla bocca.
“Ho due parole per te, ragazzo: STA ZITTO!” le disse fissandolo con occhi freddi e penetranti, riuscendo così ad azzittirlo. “Allora… se ti tolgo la mano dalla bocca, te ne stai buono?”
Il ragazzo la guardò e annuì.
“D’accordo…” disse lasciando la bocca del ragazzo.
“Porca troia… porca troia, porca troia… PORCA TROIA! Che… CHE CAVOLO È STATO QUELLO?! Ero lì… e adesso di colpo sono qua… e poi… quei cosi neri mi volevano mangiare… ho continuato a correre e correre e correre e correre e cor—”
Kumiko gli ricoprì la bocca. “OK, OK… non ho chiesto la storia della tua vita! Ora calmati e vieni con me.”
Il ragazzo si divincolò rapidamente dalla sua stretta e indietreggiò. “Un secondo… come faccio ad essere sicuro che non sei in combutta con quei COSI?!”
Kumiko sussultò. “Che… ti ho appena salvato la VITA!”
“Beh, magari è una montatura!”
Nessuno dei due si accurse che le grida avevano attirato a loro altri Shadow… e quando se ne accorsero, sussultarono entrambi.
“Ben fatto, bimbo… guarda che hai combinato, a furia di strillare!” mormorò Kumiko estraendo i suoi chakram.
“AH! Ora è COLPA MIA?!” Si lamentò il ragazzo sul punto di piangere.
“Ora sta zitto. Devo concentrarmi…” Dichiarò freddamente la giovane guardandosi intorno. Poi buttò a terra il chakram sinistro ed estrasse qualcosa da sotto il maglione blu: una pistola argentata.
Poi sogghignò nel portarsela alla fronte, i suoi occhi che quasi brillavano, e disse lentamente:
“… Vieni a me, Pandora!”
Appena pronunciò quelle parole, tirò il grilletto dell’arma mentre un’aura azzurra scaturì dal suo corpo nella forma di una eterea donna con degli strani tatuaggi e con in mano un vaso . Non appena la donna aprì il vaso, rilasciò una tormenta gelida su ognuno degli Shadow, congelandoli letteralmente. Al che, Kumiko scattò e mise a segno il colpo di grazia con le sue armi.
Finita la battaglia, la ragazza iniziò a sentirsi stanca, così come la sua vista iniziò ad offuscarsi e la  testa a girarle.
Il ragazzo era ancora lì, a tremare di paura dopo aver visto tutta la scena.
“Io… non ci credo…” balbettò con le lacrime agli occhi. “Sembra un cartone animato… sono apparsi mostri dal nulla e una ragazza ha evocato una specie di dea… MA CHE SUCCEDE?! VOLETE FARMI IMPAZZIRE?!?”
Dopo aver sbraitato un’ultima volta, la mente del ragazzo sembrò arrivare al limite, visto che svenne pochi istanti dopo. Sebbene esausta, Kumiko si avvicinò lentamente al ragazzo e lo guardò.
“Beh… almeno per un po’ te ne starai buonino…” ridacchiò debolmente.
Poi si piegò per portarselo in spalla. Era stanchissima, e le sembrò pesantissimo, ma in qualche modo ce la fece, sebbene la vista fosse sempre più annebbiata.
Cercando di salire le scale per la piazza principale della stazione, andò addosso a qualcosa che la fece cadere da quei pochi gradini che aveva salito e lasciare la presa sul poveraccio. Lentamente, alzò la testa per ritrovarsi davanti un tipo dall’aria minacciosa con capelli castani di media lunghezza: portava un cappottone pesante rosso e nero su una maglia scura e pantaloni neri; inoltre, sfoggiava degli stivaloni da cowboy e un cappellino nero di lana che quasi gli copriva gli occhi, cosa che lo rese addirittura più minaccioso. L’uomo fissò freddamente lei e il ragazzino…


ANTEPRIMA DEL PROSSIMO CAPITOLO!!!

Konata: Nel prossimo episodio di PERU*SURI…
Kagami: Whoa, whoa! Così non va! Questo è un racconto horror psicologico!
Konata: Oh, giusto… come in quegli anime introspettivi!
Kumiko: Una luna macchiata di verde… ricordi dimenticati… una ragione per combattere…
Shinn: … la sirena di una nave: CHE NOOOIAAAAA!!
Konata: Non stai spiegando nulla del prossimo episodio!!
Kagami: … Pensi di fare di meglio?
Konata: Faccio io… nel prossimo episodio di PERU*SURI, nascerà una nuova squadra speciale parallela al SEES!
Tsukasa: Esploreremo la grossa torre… um… come si chiamava? Tartara? La esploreremo… e poi ci sarà un’intensa missione dove avremo un nuovo compagno!
Konata: Suggerimento: è figo, attira le donne ed è doppiato da Akira Ishida!
Makoto: *Guarda una bella farfalla, poi si guarda intorno* Io?... io… Sono io??
Akihiko: Un gruppo rivale, eh? Eheheh, ora sì che mi sento motivato! *Si scrocchia le nocche*
Mirai: O è perché Shinji viene ufficialmente presentato nel prossimo capitolo? ^ ^
Akihiko: …zitta!!
Junpei: Un gruppo con tutte queste bellissime Senpai?? Ehi, posso unirmi a voi??
Yukari: Non sai pensare ad altro? Uffa…
Junpei: …beh, almeno KonaKona è gentile con me… >.>;
Miyuki: Quindi sentitvi liberi di leggere e recensire. La vostra opinione è sempre la benvenuta dall’autrice!
Mitsuru: Ma i flamer verranno… GIUSTIZIATI!
Kumiko: Ci si vede nel prossimo capitolo. Non perdetevelo.

  
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