Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: _Agrifoglio_    19/06/2019    15 recensioni
Una missione segreta, un’imboscata vicino al confine austriaco e il corso degli eventi cambia. Il senso di prostrazione dovuto al fallimento, il dubbio atroce di avere sbagliato tutto, un allontanamento che sembra, ormai, inesorabile, ma è proprio quando si tocca il fondo che nasce, prepotente, il desiderio di risorgere. Un incontro giusto, un’enorme forza di volontà e, quando tutto sembrava perduto, ci si rimette in gioco, con nuove prospettive.
Un’iniziativa poco ponderata della Regina sarà all’origine di sviluppi inaspettati da cui si dipanerà la trama di questa storia ricca di colpi di scena, che vi stupirà in più di un’occasione e vi parlerà di amore, di amicizia, di rapporti genitori-figli, di passaggio alla maturità, di lotta fra concretezza e velleitarismo, fra ragione e sogno e della difficoltà di demarcarne i confini, di avventura, di duelli, di guerra, di epos, di spirito di sacrificio, di fedeltà, di lealtà, di generosità e di senso dell’onore.
Sullo sfondo, una Francia ferita, fra sussulti e speranze.
Davanti a tutti, un’eroica, grande protagonista: la leonessa di Francia.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Antigone
 
Siamo donne, non fatte per lottar con gli uomini;
e ancor più forti sono quelli che comandano;
obbedire dobbiamo, dunque, ai loro ordini,
anche se fossero più duri. Io, dunque, ai morti
chiedo perdono, poiché sono costretta,
e ai potenti obbedirò: ché ardire
oltre le proprie forze è cosa stolta.
 
Questo, per fortuna, nessuno lo ha mai spiegato a mio padre – pensò Oscar, seduta nel palco di famiglia del Théâtre de la Porte Saint-Martin, mentre assisteva alla rappresentazione della tragedia greca che, più di ogni altra, parlava all’anima di lei.
E io, del resto, mi sarei ben guardata dal capirlo.
Varie eroine che vestivano panni maschili popolavano la letteratura, ma tutte avevano qualcosa di artefatto e di innaturale che impediva qualsiasi realistica immedesimazione. Era, invece, la fiera e combattiva figlia di Edipo e di Giocasta, che mai aveva rinnegato la sua femminilità, quella alla quale, sin dall’adolescenza, si sentiva affine.
Ogni volta che assisteva a quella tragedia, vi notava qualcosa di nuovo e di diverso. Di recente, ne aveva attinto un’altra verità. Non occorre indossare un’armatura di bronzo per essere un guerriero e Antigone, col suo peplo, rinchiusa in un’oscura caverna per avere sostenuto le sue idee e onorato i suoi principi e i suoi defunti fino alla fine, non era meno nobile e tragicamente solenne dei vari Achille, Agamennone e Aiace che, tante volte, avevano sfidato protervamente la morte e che, tante volte, l’avevano inflitta per vana brama di gloria e di potere. Si può essere eroiche con un peplo o col corpo deformato dalla gravidanza, purché lo spirito sia indomito.
 
Sepolcro io gli darò. Bella, se l’opera
avrò compiuta, mi parrà la morte.
E cara giacerò presso a lui caro,
d’un pio misfatto rea: poiché piacere
più lungo tempo a quelli di laggiù
debbo, che a quelli che qui sono. Là
giacer debbo in eterno. E tu, se credi,
disprezza pure ciò che i Numi pregiano.
 
Quante volte aveva sfidato la morte? Dieci, cento, mille volte? Neppure lo ricordava più….
Per spirito indomito, per un briciolo…. più di un briciolo d’incoscienza e anche per una certa arroganza di fondo, ma, soprattutto, per senso di giustizia. Aveva tante spigolosità caratteriali, tanti nodi irrisolti, ma vivere le piaceva, soprattutto da quando aveva scoperto di amare André. Vivere le piaceva, ma non a ogni costo, perché esiste un bene supremo, qualcosa di più importante della vita stessa. Quell’ineguagliabile tesoro era la giustizia e, per essa, sarebbe anche stata disposta a sacrificare se stessa. André teneva molto a lei e alla loro giovane famiglia, ma la pensava allo stesso modo…. Anche André era un idealista.
 
Rabbrividir mi fa ciò che t’infiamma.
 
Ma piaccio a quelli a cui piacere io debbo.
 
Quante volte aveva sfidato le regole e le convenzioni per seguire soltanto il suo istinto, i suoi obiettivi, il suo innato senso morale? Quante volte aveva combattuto contro tutto e tutti? La stessa esistenza di lei era un’enorme sfida e un capovolgimento di ogni consuetudine. Dentro di lei, ardeva una fiamma inestinguibile da cui si sprigionavano molteplici scintille: desiderio di battaglia, sete di giustizia, perfezionismo, rifiuto di ogni limite, anelito all’infinito. Questo fuoco ardente, che pareva provenire dalle viscere della terra e dalla stessa fucina di Vulcano, l’aveva forgiata col diamante e con la lava. Tutta d’un pezzo, da vera Jarjayes, o la si amava o la si odiava, senza mezze misure. L’indifferenza non era una reazione che lei suscitava.
 
L’impossibile brami e non potrai.
 
Quando più non potrò, desisterò.
 
L'impossibile tenti e sarà vano.
 
Se questo dici, l’odio mio sarai.
 
Aveva bandito la parola “impossibile” dalla propria vita. Aveva impegnato tutta se stessa per forgiare un mondo a sua misura, un mondo migliore, un mondo dove limiti e meschinità non esistevano e dove ogni fibra di lei fremeva e palpitava, anelando a una luce fulgida e abbacinante: la luce della giustizia, della nobiltà, della perfezione.
Chiunque aveva tentato di ridimensionarla aveva provocato in lei la fuga, il rifiuto, la negazione, il gelo. Contro queste reazioni si era schiantato anche André, quando l’aveva esortata a vivere come una donna e quando, molti anni dopo, le aveva ricordato di non essere un lillà. Ci era rimasta male e non aveva capito, allora, che la grandezza di lei risiedeva proprio in questo, nell’essere quella che era senza essere un lillà, nell’essere una forza indomita e ribelle, inflessibile e incontrollabile.
 
Non Giove a me lanciò simile bando
né la Giustizia che dimora insieme
coi Demoni d’Averno, onde altre leggi
furono imposte agli uomini e i tuoi bandi
io non credei che tanta forza avessero
da far sì che le leggi dei Celesti,
non scritte e incrollabili, potesse
soverchiare un mortale: ché non adesso
furono sancite o ieri. Eterne vivono
esse e nessuno conosce il dì che nacquero.
Violarle e renderne ragione
ai Numi non potevo io, per timore
d’alcun superbo.
 
Mai alcun superbo l’aveva piegata. Mai si era fatta intimidire dalla grettezza ammantata di onnipotenza e dalla pochezza mascherata da tracotanza. Nessuna architettura umana l’aveva sedotta, intrisa di sé, addomesticata. Aveva attraversato la società della sua epoca e i fasti del suo mondo con la stessa noncuranza di un viaggiatore che, attratto dalla meta, si disinteressa del paesaggio delle vie percorse. Lei e le lusinghe del mondo avevano viaggiato su rette parallele, procedendo affiancate senza incontrarsi. Mai le roccaforti artefatte degli uomini e gli ultimi spasimi di un mondo corrotto e morente avrebbero estinto la fiamma dell’ardore morale che le bruciava nel petto e che le indicava la giusta via da seguire. Doveva rendere conto soltanto alla sua coscienza e a quel senso di giustizia per cui avrebbe dato la vita. Nessun prezzo da pagare sarebbe mai stato troppo alto per lei.
 
Si voltò di lato e guardò Rosalie, seduta sulla sedia posta accanto a quella di lei.
La donna si era considerevolmente risollevata dallo stato di prostrazione in cui era caduta a causa dell’omicidio del marito, ma lo sguardo di lei era ancora velato di tristezza. La morte di Bernard le aveva spezzato il cuore e mai si sarebbe ripresa del tutto. La gioventù, ormai, era soltanto un ricordo.
Sin dalla prima adolescenza, Rosalie si era misurata coi dolori, avendo perso, inizialmente, la madre putativa e, poi, quella sorella ambiziosa e ribelle alla quale l’aveva unita un rapporto di amore e odio mentre il padre non l’aveva mai conosciuto. La madre naturale, invece, era un tragico accidente da tenere nascosto come il peggiore dei misfatti. I genitori, però, costituivano il passato e la sorella rappresentava il presente mentre Bernard era il futuro, colui col quale aveva progettato una vita insieme, l’altra metà dell’anima, una promessa infranta.
Oltre a un immenso dolore, Bernard aveva lasciato in eredità alla moglie la miseria più nera. Con l’egoismo di chi filtra il mondo con gli occhi dell’esaltazione e affronta la vita con l’illusoria convinzione dell’infallibilità, egli aveva sacrificato la sua professione di giornalista alla passione politica e mai aveva pensato di invertire la rotta neanche quando, fra un sorriso e un rossore, la moglie gli aveva confidato di essere incinta. Non era crudele Bernard, era soltanto un dispotico sognatore e il velo che gli copriva gli occhi gli aveva impedito di mettere al sicuro le persone a lui più care.
Trovatasi priva anche delle magre entrate che le assicurava il marito, la donna era precipitata, una seconda volta, nel baratro della povertà. Aveva abbandonato la casa condotta in locazione nel corso della vita matrimoniale e, con estrema dignità, si era trasferita in un sottoscala umido e semibuio, un misero tugurio non lontano da quello in cui era cresciuta. Fu lì che, una mattina, l’aveva raggiunta Oscar, chiedendole di trasferirsi a Palazzo Jarjayes. Rosalie aveva acconsentito di buon grado, pensando che qualche giorno di cibo abbondante e di coperte calde avrebbe sicuramente giovato al bambino che portava in grembo. I giorni si erano tramutati in settimane e le settimane in mesi, finché la permanenza era diventata definitiva. In breve, Rosalie era divenuta la vice governante, il braccio destro di Marie Grandier che mai aveva voluto lasciare la sua occupazione neppure dopo la nobilitazione e il matrimonio del nipote. La donna aveva imparato a essere un insostituibile sostegno per le ossa stanche della vecchia governante che, giorno dopo giorno, insegnava alla sua allieva i segreti del mestiere. Sotto l’ala protettrice di quelle persone care, Bernard era scivolato in un ricordo sempre meno tormentoso e allo struggimento si era, progressivamente, sostituita una languida malinconia. Qualcosa, però, era definitivamente appassito nell’anima di Rosalie.
Era stato a Palazzo Jarjayes che Rosalie, nel mese di novembre del 1790, aveva messo al mondo una bella bambina, dai capelli neri e dagli occhi verdi, alla quale aveva imposto il nome di Bernadette, in onore di quel padre che mai avrebbe conosciuto.
 
Terminata la rappresentazione, Oscar, André e Rosalie uscirono dal palco e, quando ebbero messo piede nel foyer, furono notati dai coniugi Girodel. Il Colonnello si avvicinò a Oscar per parlarle mentre la moglie, scambiato uno sguardo d’intesa con lui, si accostò a Rosalie e le disse:
– Vi trovo bene, mia cara…. Oh! Guardate, c’è la Marchesa de Beynes! Andiamo a salutarla.
Quando le due donne si furono allontanate, Girodel, a bassa voce, riferì al suo Comandante:
– Generale, questo pomeriggio, hanno arrestato Antoine Laurent de Lavoisier per l’omicidio di Bernard Châtelet. Pare che il giornalista stesse indagando su alcuni episodi di peculato avvenuti nella Fermée Générale di cui Lavoisier è uno dei dirigenti. Lo Châtelet stava diventando sempre più scomodo e, così, Lavoisier avrebbe approfittato della presenza di entrambi nella reggia per pugnalarlo a tradimento.
– Lavoisier gode di una fama a livello internazionale. Ne scaturirà un grande scandalo – rispose Oscar mentre guardava preoccupata Rosalie che conversava con Madame de Girodel e con la Marchesa de Beynes.
 
********
 
Rosalie piangeva disperata, con le mani davanti agli occhi e le spalle che sussultavano, scosse da fremiti incontenibili. Oscar e André la guardavano colmi di compassione, sentendosi un po’ colpevoli per quell’amore che li univa e del quale Rosalie era stata prematuramente defraudata.
– Oh! Madame Oscar, André, pensavo che il peggio, ormai, fosse passato e che la nascita di Bernadette avesse lenito la parte più intensa e cupa del mio dolore ed ecco, invece, che questa notizia mi riporta nella disperazione!
– Rosalie, siamo costernati – disse André, pieno di tristezza – Oscar e io abbiamo a lungo discusso se renderti partecipe di questa notizia, ma, poi, abbiamo pensato che avresti comunque scoperto tutto e che, quindi, sarebbe stato meglio per te essere informata da persone amiche….
– André, Madame Oscar, Voi avete fatto benissimo e ringrazio anche il Colonnello de Girodel e la moglie per la delicatezza usatami, ma io sono fatta così, ho i nervi fragili…. Oh! Oh! Oh!
Dopo alcuni minuti trascorsi a singhiozzare, la donna si calmò un poco e, poggiando l’avambraccio sinistro sul bracciolo della poltrona sulla quale era seduta e asciugandosi gli occhi col fazzoletto che la mano destra tormentava senza posa, con voce a tratti ancora spezzata, disse:
– Ora che ci penso, però, Bernard non ha mai fatto il nome di Lavoisier in mia presenza. Mi ha parlato, è vero, di alcuni episodi di peculato avvenuti nella Fermée Générale, ma, che io sappia, non si è mai dedicato in modo approfondito a quell’inchiesta. A lui interessavano, più che altro, gli abusi della nobiltà sulla povera gente.
Disse ciò, ma tacque subito dopo, arrossendo e mordendosi il labbro inferiore, perché si era ricordata del ceto dei suoi interlocutori.
– Rosalie, ne sei sicura? – le chiese Oscar con tono stupefatto.
– Sì, Madame Oscar….
– Rosalie, tuo marito teneva degli appunti sulle sue inchieste? Li hai conservati?
– Sì, sono contenuti in alcuni fogli che ho portato con me, all’interno di due bauli. Sono cimeli per me inutili, ma mi sembrava male sbarazzarmene…. Non sono moltissimi, se confrontati con i lunghi anni di attività di Bernard, ma lui era sintetico e, poi, aveva una memoria portentosa….
– Rosalie, so di chiederti molto, ma potresti mostrarmeli?
– Naturalmente, Madame Oscar!
 
********
 
Alain fermò il cavallo davanti alla fontana principale di Palazzo Jarjayes e, volgendo gli occhi verso l’alto, scorse il suo ex Comandante sul balcone.
Malgrado fosse dicembre, la mattina era soleggiata e insolitamente calda e Oscar aveva portato in balcone il piccolo Honoré, per fargli prendere un po’ d’aria. Avvolto in calde coperte e con una cuffietta di lana sul capo, il bimbo, che stava per compiere nove mesi, sorrideva e gorgheggiava in braccio alla madre che lo guardava con tenerezza. Curioso e divertito, Honoré era tutto intento a sfiorare con le piccole dita le medaglie lucenti appuntate sull’uniforme della genitrice e a giocherellare con i biondi capelli di lei.
Accortasi dell’arrivo di Alain, Oscar consegnò a una cameriera il fagottino, che si fece ricondurre nella nursery senza protestare, e si apprestò ad accogliere l’ospite.
– Bene, Alain, cosa dice la rete degli informatori della caserma? – chiese Oscar, dopo avere invitato il soldato a sedersi su una delle sedie dello studio di lei.
– Comandante, la situazione è strana…. Nessuna delle persone sentite – e sono tante – ha mai detto di essere stata interrogata dallo Châtelet su Lavoisier…. Nessuna…. Tutto ciò è piuttosto anomalo…. Pare che fra i due uomini non ci fosse alcun nesso e che quel povero diavolo si interessasse del Lavoisier come io mi occupo di letteratura…. Ah! Ah! Ah! Ah!
– Ne sei sicuro, Alain? – domandò André che, nel frattempo, li aveva raggiunti nello studio della moglie.
– Certamente, ma….
– Ma? – lo incalzò Oscar.
– Ma, a questo punto, le cose si complicano, perché pare che il principale, se non l’unico, accusatore di Lavoisier sia un certo Jean Paul Marat, un medico, giornalista e scienziato dilettante, dedito alla politica.
– E che tipo è? – domandò Oscar.
– Ma! Come uomo, pare che sia un tipo invidioso, intrigante e meschino, molto rancoroso e vendicativo…. Come medico, io non lo interpellerei neppure per curarmi i foruncoli…. Un mio amico si è rivolto a lui per un problema al fegato ed è tornato più malato di prima…. Come scienziato, è un dilettante. Ha chiesto l’ammissione a una certa accademia ma…. e qui viene il bello, Lavoisier gli ha riso in faccia. Non riuscendo in nulla di significativo, si è dato alla politica…. Ah! Ah! Ah! Ah!
– Quindi, fra i due uomini, non corre buon sangue? – domandò Oscar.
– Diciamo che è Marat ad avercela con Lavoisier mentre quest’ultimo non lo considera proprio. Ad ogni modo, secondo le nostre spie, pare che tutte le voci contro Lavoisier siano state messe in giro da Marat. A questo punto, Saint Just, che pure non amava molto lo Châtelet, ha fatto della vicenda una bandiera, forse per distogliere l’attenzione dei simpatizzanti dalla battuta d’arresto subita dalle rivolte e ha chiesto a Robespierre la testa di Lavoisier e pare che Robespierre sia disposto a concedergliela, per rasserenare i loro rapporti, ultimamente divenuti un po’ tesi e per dissipare le accuse di essersi venduto al potere….
– Ti ringrazio, Alain – disse Oscar con voce cupa.
 
********
 
Seduta alla scrivania del suo ufficio nella reggia, Oscar guardava il suo secondo con aria stanca, ma attenta.
– Bene, Colonnello, cosa avete scoperto?
– Le parole del soldato de Soisson sono state confermate dai nostri informatori. A parte il dislivello culturale, Lavoisier e Marat sono anche scientificamente schierati su fronti opposti. Per la precisione, Jean Paul Marat, per spiegare i processi di combustione e di ossidazione, si è fatto sostenitore della vecchia teoria del flogisto, in aperta antitesi con i più moderni studi di Lavoisier. Per questo e per un’obiettiva inadeguatezza culturale di Marat, Lavoisier gli ha negato l’accesso all’Accademia delle Scienze. Essendo di animo rancoroso e meschino, per natura portato a detestare le persone più valenti di lui, Marat ha preso a odiare Lavoisier. Così hanno riferito persone a lui vicine.
– Quanto riportate è molto grave, Colonnello – mormorò Oscar.
– Due assistenti dello scienziato, cinque valletti e un maggiordomo sono pronti a giurare che Lavoisier, il giorno in cui lo Châtelet è stato ucciso, non ha mai lasciato la stanza della reggia che gli era stata assegnata per analizzare il contenuto dell’ampolla falsa.
– Ma, allora, perché quello sciagurato è stato tradotto in carcere?
– Il soldato de Soisson Vi ha riferito bene, Comandante. Saint Just si è schierato con Marat e ha chiesto, a gran voce, la testa di Lavoisier a Robespierre che pare intenzionato ad accontentarlo, in nome della distensione dei rapporti fra rivoluzionari. Robespierre ama la giustizia, ma di questo caso non si è interessato più di tanto, essendo occupato da altro. Salvo qualche miracolo, la sorte di Lavoisier è segnata.
– Tutto ciò è assurdo! – tuonò Oscar – Ingiusto e assurdo!
– Il grande Shakespeare definì la gelosia “il mostro dagli occhi verdi”, Comandante, ma questo aforisma si adatta benissimo anche all’invidia. Il mediocre, per sua natura, è frustrato dalla consapevolezza della propria inferiorità e, non trovando uno sbocco alla sua sete di affermazione e di rivalsa, si dedica alla distruzione dell’oggetto della sua invidia. Dobbiamo temere i mediocri e non i grandi….
Mentre il Colonnello pronunciava queste parole, un valletto bussò alla porta e, invitato a entrare, disse:
– Generale, Madame Marie Anne Pierrette de Lavoisier si trova nella Vostra anticamera e chiede di essere ricevuta.
– Fatela entrare – rispose Oscar.
Senza porre altro tempo in mezzo, il valletto introdusse nell’ufficio di Oscar una bella donna di poco più giovane di lei. La signora vestiva in modo ricercato e aveva un portamento aggraziato ed elegante, ma il volto di lei era tirato e una viva agitazione le si sprigionava dagli occhi acuti e intelligenti.
– Prego, Signora, accomodateVi – le disse Oscar, indicandole la poltroncina accanto a quella del suo secondo – Vi presento il Colonnello Victor Clément de Girodel.
– Colonnello è un piacere e un onore – gli disse la signora mentre Girodel si alzava e le faceva un rispettoso inchino – Generale, Vi ringrazio di avermi ricevuta. Non è da tutti essere cortesi con le persone in disgrazia!
– Madame de Lavoisier, non disperate – le rispose Oscar – Vostro marito neppure è stato processato.
– Da quello che si dice, però, la sorte di lui è ormai segnata…. Marat e Saint Just ne chiedono, con insistenza, la testa e, di sicuro, Robespierre li esaudirà. E’ soltanto questione di tempo…. Cosa dovrebbe fare il Parlamento di Parigi a quel punto? Io, però, Vi giuro che mai mio marito mi ha fatto il minimo accenno a problemi nella Fermée Générale o a rapporti tesi con lo Châtelet… Sapete, noi due lavoriamo insieme, sono una scienziata pure io e, fra noi, non ci sono segreti, parliamo di tutto…. Vi prego, Generale, fate qualcosa per mio marito! Restituitelo a mio figlio e a me!
– Signora – rispose Oscar con voce rassicurante mentre Girodel annuiva in segno di approvazione – Vi giuro che farò di tutto per restituirVi Vostro marito.
Madame de Lavoisier lasciò l’ufficio di Oscar oltremodo rallegrata, per quanto la situazione lo consentisse.
 
********
 
Violarle e renderne ragione
ai Numi non potevo io, per timore
d’alcun superbo.
 
– Eccellenza, la situazione è estremamente delicata e richiede una Vostra immediata presa di posizione – disse Oscar, guardando Robespierre che era più pallido e teso del solito sotto la sua parrucca incipriata.
– Preso come sono dai vari progetti di riforma che giacciono sul tavolo, non ho approfondito l’affare Lavoisier, ma non ho alcuna ragione di dubitare delle parole di Marat e di Saint Just che molto hanno a cuore il bene dello Stato.
– Tutti possono errare, Eccellenza e loro come gli altri.
– Dove sarebbe l’errore? Bernard Châtelet stava indagando su Lavoisier e questi l’ha ucciso, per timore di essere smascherato e privato di tutto. Bernard Châtelet era uno dei miei pochi amici e non posso lasciare che la morte di lui resti impunita.
– Proprio per questo non dovete fermarvi al primo colpevole apparente, ma indagare più a fondo.
– Anche il Duca d’Orléans è d’accordo: Lavoisier si è fatto prendere dall’agitazione e, approfittando della presenza di Bernard Châtelet nella reggia, gli ha chiuso la bocca per sempre. Aggiungiamo che, a metà giugno, faceva caldo e la cornice del delitto è bene illustrata.
Già, il Duca d’Orléans! – pensò Oscar – E chi meglio del vero mandante di un delitto può avere interesse ad avallarne il depistaggio?
Tacque, però, perché non era in confidenza con Robespierre e non poteva metterlo a parte dei propri sospetti. Temeva, poi, che accusare l’antico mecenate dell’uomo di Arras avrebbe potuto indurlo alla diffidenza e ad arroccarsi su posizioni di chiusura.
– Ho, qui, della documentazione che prova il contrario – disse Oscar, tirando fuori da una borsa di cuoio alcuni fogli di carta – Appunti dello stesso Bernard Châtelet, dove l’affare della Fermée Générale è appena accennato e il Lavoisier non è mai menzionato; i verbali delle deposizioni di otto testimoni che affermano, sotto giuramento, che Lavoisier mai si allontanò dalla stanza della reggia dove stava analizzando il contenuto della falsa ampolla; i verbali delle escussioni di innumerevoli altri testimoni che affermano che Jean Paul Marat nutriva del rancore verso Lavoisier per la mancata ammissione all’Accademia delle Scienze e che lo stesso Marat è, praticamente, l’unico accusatore di Lavoisier.
Robespierre allungò la mano e prese gli incartamenti che Oscar gli stava porgendo.
– L’amore per la giustizia deve trionfare anche sulle amicizie e sugli umani rispetti – disse Oscar, parlando all’animo incorruttibile di Robespierre – Restituite quel solido baluardo alla moglie e al figlio che tanto bisogno hanno di guida e protezione – aggiunse, infine, facendo leva sulle convinzioni di Robespierre che vedevano nella donna una creatura fragile e bisognosa della protezione maschile.
– Vi prometto che studierò con cura l’intera vicenda e che mi regolerò esclusivamente secondo coscienza e giustizia – concluse il Ministro, congedando Oscar.
 
********
 
L’impossibile brami e non potrai.
 
Quando più non potrò, desisterò.
 
L'impossibile tenti e sarà vano.
 
Se questo dici, l’odio mio sarai.
 
– Che cosa volete di preciso da me, Generale? – chiese Mirabeau, appoggiando la bocca sgraziata sulle mani intrecciate e fissando Oscar coi suoi occhietti spenti.
– Giustizia, Signor Conte – rispose Oscar, con voce severa e decisa.
– Meglio avreste fatto a chiedermi un milione di livree, Generale e io Vi avrei esaudita con maggiore facilità. La giustizia…. Che cos’è la giustizia se non una vana proiezione dei nostri bisogni inappagati?
– Con tutto il rispetto, Conte, non sono qui per filosofeggiare. Un uomo rischia la vita, non si tratta di un vuoto esercizio di retorica.
– Conosco la vicenda di Monsieur de Lavoisier, Generale, ma in che modo essa potrebbe influire sulla stabilità dello Stato, sul benessere della Nazione e sulla pace sociale? Temo, anzi, che un nostro intervento per salvare la vita a quel disgraziato potrebbe esacerbare di nuovo gli animi. Pare che Robespierre e Saint Just vadano nuovamente d’accordo dopo alcuni mesi di freddezza.
– Devo, forse, rammentarVi, Conte, che, fra i motivi che Vi spinsero a caldeggiare la nomina di Robespierre a Ministro di Giustizia, vi fu proprio l’intento di fare nascere rivalità e incomprensioni fra lui e Saint Just? Volevate spaccare il fronte rivoluzionario….
– Volevo, appunto, volevo…. Ora, però, che i rapporti con l’Austria si sono agitati, perché il nuovo Imperatore non ha gradito il trattato stipulato nel settembre del 1789, non è bene che ci sia burrasca anche negli equilibri interni. A spaccare il fronte rivoluzionario ci penseremo in seguito, diamo tempo al tempo.
– Ma Antoine Laurent de Lavoisier rischia la vita adesso e non in seguito! Il Vostro aiuto potrebbe essere fondamentale!
– E con chi dovrei parlarne, di grazia? Sapete meglio di me che la Regina mi disprezza e mi sopporta soltanto perché, attualmente, sono l’ultimo paravento fra lei e il baratro.
– Robespierre Vi dà ascolto.
– Robespierre dà ascolto soltanto all’idea che ha di se stesso.
– E Lavoisier che è innocente, Signor Conte? Deve essere immolato sull’altare della ragion di Stato?
– Non sarebbe il primo né l’ultimo. Io sono uno statista, Generale e guardo lontano. Non sono un medico e non salvo vite. Non sono un prete e non salvo anime. Sono soltanto un banale politico che salva gli stati.
– Lavoisier è una mente geniale e una gloria della scienza. Se gli infliggessimo un’ingiusta condanna, ci attireremmo il biasimo di tutta l’Europa.
 – L’opinione pubblica dimentica in fretta, Generale e, poi, chi mai saprebbe che quella condanna è ingiusta? Ora come ora, si tratta di un pubblicano che si è appropriato delle tasse dei cittadini.
– Quell’uomo non ha colpa!
– Pensate a lui come a un martire. Ha nobilitato la sua vita con la scienza, glorificherà la sua morte col martirio.
Oscar si mise sull’attenti e batté i tacchi, salutando Mirabeau con voce atona e con sguardo glaciale.
 
********
 
Siamo donne, non fatte per lottar con gli uomini;
e ancor più forti sono quelli che comandano;
obbedire dobbiamo, dunque, ai loro ordini,
anche se fossero più duri. Io, dunque, ai morti
chiedo perdono, poiché sono costretta,
e ai potenti obbedirò: ché ardire
oltre le proprie forze è cosa stolta.
                                                           
– Madame Oscar, siete sicura di quello che fate? – si lamentò un’accorata Rosalie mentre giungeva le mani, stringendo le dita così forte da farsi sbiancare le nocche.
– A cosa ti riferisci, Rosalie? – chiese Oscar, sorridendo.
– Mi riferisco all’arresto di Monsieur de Lavoisier e a tutti i malanimi che ci sono dietro…. Voi non sapete con chi Vi state impelagando!
– E’ un’intera vita che ho a che fare con persone di scarsi principi e di dubbia moralità, Rosalie. Me la caverò pure questa volta.
– Quegli uomini frequentavano casa mia, quando Bernard era vivo e io li conosco bene…. Robespierre è un estremista, vede la vita a modo suo e non tollera di essere contraddetto…. Temo che abbia la mentalità del tiranno…. Saint Just è un violento e un fanatico e Marat…. Marat è maligno, crudele, meschino e vendicativo…. A modo suo, è il peggiore di tutti….
– Un bel serraglio, quindi – disse Oscar, ridendo divertita.
– Oh! Non ci scherzate, Madame Oscar e non sottovalutate il problema! Si tratta di gente molto pericolosa che è bene evitare il più possibile…. Se lo fate per Bernard, Vi prego di ripensarci…. Ormai è morto e non c’è rimedio…. Dio solo sa quanto vorrei riaverlo qui, accanto a me e cosa farei per ridargli la vita…. Purtroppo, però, tutto ciò non è possibile e qualunque cosa doveste fare per scoprire i responsabili dell’omicidio non servirebbe a rendere un marito a me e un padre a Bernadette…. Oh, Madame Oscar, non voglio perdere pure Voi! – e scoppiò in lacrime, portandosi le mani a coppa davanti agli occhi.
– Non temere, Rosalie, non mi accadrà niente, ma, se resto inoperosa, un’altra donna rimarrà vedova e un altro figlio resterà orfano e tu non vuoi che ciò accada, vero?
– No, ma….
– Non temere Rosalie. Vai ad aiutare Nanny con le decorazioni natalizie, ora! Che tutte le stanze e i saloni di questo palazzo siano adornati di vischio, di bacche e di agrifoglio! E’ il primo Natale di Bernadette e dobbiamo superare noi stessi! Festeggeremo tutti insieme e sarà magnifico!
 
********
 
Rabbrividir mi fa ciò che t’infiamma.
 
– Oscar, devo parlarti – disse André, accostandosi alla moglie con fare deciso e volto grave.
– Cosa c’è, André? Ho udienza dalla Regina e pure tu hai appuntamento con l’amministratore delle tue terre.
– Rosalie ha ragione, Oscar – la incalzò il marito con voce bassa.
– Da quando in qua, sei solito origliare, André? – rispose lei in un sospiro.
– Da quando mi preoccupo per te…. Per noi….
– André, ti prego, ne abbiamo già discusso….
– Sei all’ottavo mese di gravidanza, Oscar. Siamo già a dicembre e, a gennaio, il nostro secondogenito nascerà. Hai già raccolto documenti e testimonianze, hai fatto più del tuo dovere. Lascia che del resto si occupino i Magistrati, come è giusto che sia.
– In condizioni normali, avresti ragione, André, ma questo non è un caso come gli altri. La politica sta prendendo il sopravvento e un innocente rischia di rimanere stritolato.
– Non è compito tuo fartene carico! Arriva sempre il momento di pensare a se stessi e tu, adesso, sei più che giustificata. Tutta questa agitazione fa male al bambino!
– André, non ti riconosco….
– E io, invece, ti riconosco fin troppo! Questa fiamma che arde in te, questo fuoco che ti divora finirà per essere la tua rovina! Non può andarti sempre bene, Oscar! Hai a che fare con gente pericolosa e fuori controllo! Ti prego di ripensarci!
– André – disse Oscar, prendendo fra le sue le mani del marito – Non stare in pensiero per me, so quel che faccio! Vai a parlare con l’amministratore…. Magari, ti ha portato le castagne da Lille e, questa sera, le arrostiremo nel camino e scherzeremo di tutta questa storia!
Pronunciate queste parole, si accomiatò da lui, tentando di assumere il contegno più rassicurante che le fosse riuscito.
André la guardò allontanarsi con gli occhi di smeraldo che avevano assunto una tonalità verde cupo.
 
********
 
Bella, se l’opera
avrò compiuta, mi parrà la morte.
 
Seduta sul canapé giallo-oro del suo studiolo, Maria Antonietta guardava Oscar con il volto pensieroso e un sorriso amaro. La Regina era avvolta nelle sue nere vesti vedovili e parve a Oscar appesantita nel fisico, stanca e un po’ distratta, ma sempre ben disposta verso di lei. Il sole mattutino delle nove le rischiarava il volto, rendendo enorme il contrasto fra il velo nero e il pallido incarnato.
– Il Conte de Mirabeau mi ha negato il suo aiuto, Maestà – disse, con voce atona, Oscar, seduta su una poltrona rivestita di broccato, mentre scrutava, senza particolare entusiasmo, la tazza di cioccolata fumante che le era stata offerta, nella quale si stava sciogliendo una stecca di cannella.
– Ciò che dite non mi stupisce, Madame Oscar. Parlare di questioni morali con quell’uomo è come conversare di arte coi miei cani – rispose la Regina, riponendo la sua tazza sul tavolino intarsiato d’avorio, dopo avere appena sorseggiato il liquido denso e scuro in essa contenuto.
– Robespierre, invece, è stato piuttosto enigmatico – aggiunse Oscar con un mezzo sorriso.
– Neanche questo mi stupisce. Siamo, insomma, ben circondate, Madame Oscar – concluse, ironicamente, Maria Antonietta.
– Il regno di Vostro figlio non può essere macchiato da un simile misfatto.
– Concordo e, siccome mi sono convinta delle Vostre ragioni, ho firmato l’ordine di scarcerazione di Monsieur de Lavoisier. Ho fatto inoltrare al Parlamento di Parigi le prove da Voi raccolte e credo che non ci saranno ostacoli a ottenere l’archiviazione di questo caso.
– Vi ringrazio, Maestà! Andrò a consegnare l’ordine io stessa!
– Fate attenzione, Madame Oscar. So che molta gente, da questa mattina presto, si è assiepata davanti alla Grande Force, urlando e schiamazzando all’indirizzo di Lavoisier. La folla è guidata da Marat e da Saint Just ed è alquanto esagitata. Vi prego di considerare che, come mio Comandante delle Guardie Reali, rischiate il linciaggio. Restate qui, prendeteVi cura di Voi stessa e della Vostra creatura. A portare l’ordine di scarcerazione ci penseranno le Guardie Metropolitane che Voi ben conoscete.
– Non dateVi pena per me, Maestà. So prendermi cura di me stessa e…. di chi arriverà. Se le cose, invece, non dovessero andare bene, avrò fatto il mio dovere.
Oscar si congedò rispettosamente dalla Regina che la guardò allontanarsi, sospirando e scuotendo la testa.
 
********
 
Non Giove a me lanciò simile bando
né la Giustizia che dimora insieme
coi Demoni d’Averno
 
Oscar guardava i filari degli alberi che costeggiavano il lungosenna dal vetro della carrozza nella quale era seduta, unica concessione che aveva fatto al suo stato di donna gravida.
Parigi si avvicinava e, con essa, la prova alla quale sarebbe stata sottoposta. Stringeva fra le mani l’ordine di scarcerazione, una sottile pergamena che fungeva da limitare fra la vita e la morte di un uomo.
Il bambino, dentro di lei, era molto agitato e si muoveva in modo convulso.
Che strano – pensava la donna – Non deve nascere che fra un mese….
Giunta davanti alle mura della Grande Force, le orecchie di lei furono oltraggiate da una polifonia scomposta di note scordate, strazianti quanto la vista dei volti beceri e deformati dall’esaltazione degli uomini che le emettevano.
Dopo avere scorto la carrozza e averne notato lo stemma, le guardie che presidiavano il carcere si avvicinarono, ingiungendo alla folla di fare largo. Molte persone, però, non vollero retrocedere, con la conseguenza che il veicolo restò fermo per alcuni minuti mentre i cavalli scalpitavano, sbavavano e diventavano sempre più nervosi.
Varcati, finalmente, i cancelli del carcere, Oscar poté dirigersi al piano alto della fortezza e consegnare l’ordine di scarcerazione al Governatore. Affacciatasi a una finestra, vide che un’altra carrozza si stava avvicinando e si chiese, con viva curiosità, da chi potesse essere occupata. Fra quegli individui urlanti, riconobbe Saint Just, esagitato e rissoso come al solito e, al fianco di lui, distinse un uomo non più giovanissimo, dotato di discreta bruttezza, che pensò essere Marat.
La nuova carrozza, non riuscendo ad avanzare e non avendo beneficiato dell’aiuto delle guardie, si arrestò in mezzo alla folla. Lo sportello di essa si aprì non senza difficoltà, lasciando uscire dall’abitacolo un uomo di mezza età, nel quale Oscar riconobbe il segretario personale di Robespierre. Con vivo stupore, la donna guardò l’uomo arrampicarsi sul tettuccio e, dopo avere dispiegato un foglio, predisporsi ad arringare la folla.
– Brava gente, vi prego di ascoltarmi! Sto per leggervi le parole del nostro Ministro di Giustizia, Sua Eccellenza Monsieur Maximilien François Marie Isidore de Robespierre. Udite, parigini: “Cittadini, ho approfondito questo caso, ho studiato le carte, ho udito molteplici resoconti orali e sono giunto alla conclusione che Antoine Laurent de Lavoisier è innocente dell’omicidio di Bernard Châtelet. Il senso di giustizia e di equanimità che deve animare ogni cultore dei lumi e della ragione mi spinge a mandare un uomo di fiducia in mezzo a voi, a rendere testimonianza della Verità!
– E’ così, parigini! – urlò Oscar dalla finestra della fortezza – Prestate fede alle parole del Ministro! Questa stessa mattina, la Regina Maria Antonietta ha firmato l’ordine di scarcerazione di Antoine Laurent de Lavoisier che io ho appena consegnato al Governatore della prigione!
– Non è possibile! Non li ascoltate! Assaltate la fortezza! Demolitela pietra su pietra! – iniziò a urlare Saint Just, fuori della grazia di Dio.
– Tradimento! Tradimento! – ruggiva Marat, livido di rabbia, in preda a un dolore quasi fisico procuratogli dalla frustrazione.
– Taci, pagliaccio! – gli urlò, di rimando, Alain, arrivato sul posto insieme ad altre Guardie Metropolitane – Porta rispetto a persone migliori di te!
– Tradimento! Tradimento! – continuava a urlare, con voce stridula e velenosa, Marat.
– Qui, l’unico traditore sei tu! – urlò una giovane e concitata donna, giunta alle spalle di lui – Muori, cochon! – e, librato in aria un pugnale, lo abbatté sulla schiena dell’uomo, dileguandosi, subito dopo, fra la folla.
Marat si accasciò a terra in agonia mentre la calca indietreggiava o si disperdeva, lasciando attorno al corpo di lui un tragico vuoto.
– Arrestate quella donna e gli altri facinorosi e prestate soccorso ai feriti! – ordinò il Governatore della fortezza ai suoi uomini.
 
********
 
Oscar comandò al cocchiere di fare immediato ritorno a Palazzo Jarjayes, desiderosa, com’era, di immergersi in un bagno caldo e di riposare.
Il bambino continuava ad agitarsi convulsamente e a muoversi in modo strano.
Giunta a una tesa di distanza da casa, le acque le si ruppero e fu colta, quasi subito, dalle contrazioni.
Su esortazione di Oscar, la carrozza cominciò a correre all’impazzata verso il palazzo, sbandando e sobbalzando, ma questi movimenti bruschi non fecero che accelerare il parto prematuro, tanto che, alla fine, la donna fu costretta a ordinare al cocchiere di arrestare la corsa e di fermarsi in un boschetto di tigli e di ontani, situato all’interno della tenuta Jarjayes.
Oscar scese dalla carrozza, ingiungendo al cocchiere di proseguire verso casa e di tornare con i soccorsi. Sedutasi sotto un albero, ormai del tutto dilatata, a mezzogiorno in punto, diede alla luce una bambina.
Circa mezz’ora dopo, guidati dal robusto vagito della neonata, giunsero sul posto, tirando i cavalli per le redini, scavalcando radici e scostando fronde, il Generale, la Contessa, Rosalie e, naturalmente, André, tutti col cuore in gola. Li seguivano, a bordo di un carro scoperto, alcuni servitori che recavano con sé biancheria e recipienti d’acqua.
– Vi presento mia figlia! – disse Oscar che, ormai, si era rivestita, stringendo fra le braccia, avvolta nella giubba militare, una creatura a lei somigliantissima.
– Certo che piange forte questa bambina! – esclamò il Generale, tutto orgoglioso dei polmoni della nipote mentre, dentro di sé, già pensava a cosa fare di tanto vigore.
Fra un ramo e una radice, André si accostò, timoroso e ansante, alla moglie che se ne stava seduta su un manto fiammeggiante di foglie, con la schiena appoggiata a un fusto nodoso e, scostando un poco la giubba in cui era avvolta, vide sua figlia ed ebbe un sussulto. 
Silfide dell’aria, genio del vento, spirito dei boschi…. – esclamò, in cuor suo, l’uomo, con la mente attraversata dalle vestigia di un sogno antico.
Proprio in quel momento, la neonata sollevò le palpebre e guardò il padre coi suoi occhi di cielo e di oceano.
Oh creatura che popoli le selve, leggiadra ninfa della foresta, finalmente so chi sei….
– Vorrei chiamarla Antigone – gli sussurrò Oscar con un filo di voce lieve come un soffio di vento.







E’, finalmente, giunto il capitolo di cui la mia one shot, intitolata: “La selva”, qui pubblicata il 30 dicembre 2018, costituisce il prequel e ad essa collegato dalle citazioni di “Antigone” e non solo.
Lavoisier fu decapitato a causa di accuse relative a presunti reati che avrebbe commesso mentre ricopriva il ruolo di dirigente della Fermée Générale. Fra i principali accusatori, c’era Marat, scienziato dilettante e invidioso della fama del più celebre Lavoisier, al quale mai aveva perdonato la non ammissione all’Accademia delle Scienze Francese.
Quella del flogisto era una fantasiosa teoria, elaborata nel seicento, per spiegare i fenomeni di ossidazione e di combustione, non suffragata da alcun dato scientifico.
Lavoisier e la moglie non ebbero figli, ma, in questa storia, mi serve che un figlio ci sia.
Quando ho scritto che Saint Just non amava Bernard, ho fatto riferimento alla puntata nella quale ha tentato di accoltellarlo.
In questo capitolo, quindi, è successo un po’ di tutto e sono anche nate Bernadette e Antigone che, appena affacciatasi a questo mondo, ha già dimostrato di avere un temperamento molto diverso da quello del fratello maggiore Honoré.
Nel prossimo capitolo, ci sarà un’altra nascita. Di chi si tratta e di chi sarà figlio/a?
Grazie, ancora una volta, a chi ha letto!
   
 
Leggi le 15 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: _Agrifoglio_