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Autore: Lost In Donbass    19/06/2019    1 recensioni
Spaccone, arrogante, attaccabrighe, Denis non ha niente che non sia la sua voce meravigliosa e l'ottima prospettiva di capitanare la sua band nel mondo del metalcore. Peccato che per adesso sia solo un bullo di periferia qualunque vittima dell'alcol, delle sigarette e del sesso facile.
Sasha, al contrario, pensa troppo. Depressa, anoressica, inquietante, desidera follemente la storia d'amore che nessuno sembra in grado di darle.
Però poi si incontrano, ed è subito amore.
Ma come possono due ragazzi così persi ritrovarsi nella periferia violenta di Omsk, quando tutto sembra lottare per separarli? E soprattutto, quando ormai hanno superato il punto di non ritorno?
Genere: Angst, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Universitario
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CAPITOLO SECONDO: GIRL IN THE MOONLIGHT

Would you be so surprised if I gave up tonight?
I’m barely breathing, I wanna kill the pain I feel inside
But I won’t quit for the people I love
So I’ll say I’m fine until the day I fucking see the light
[Sleeping With Sirens – Leave It All Behind]
 
-E avete assistito ai … My Girlfriend’s Depressed!
Sudato marcio, stanco e con la voce ormai roca, Denis scese dal palco, spettinandosi furiosamente i capelli. Concerto violento, concerto sentito, concerto arrabbiato, dove aveva cercato di dare il meglio di sé – dovevano incidere quello stramaledetto ep da spedire in giro, non esisteva che i My Girlfriend’s Depressed, con tutto il loro carismatico fascino metalcore non riuscissero a salire di grado rispetto ai tristi locali di Omsk e dei dintorni. Si guardò in giro e sospirò: seh, doveva decisamente darsi una mossa a mandare in giro l’ep, “Memorie dall’Umiliazione” (nome decisamente poetico dettato dal leggero fanatismo suo e di Kuzma per Dostoevskij). Sbuffò, andando  a sedersi al bancone e ordinò una vodka, con poco entusiasmo e tanta voglia di andare a casa a dormire. Doveva fare qualcosa. Doveva trovare uno stimolo che lo aiutasse a stare a galla almeno finché il loro ep non fosse stato accettato da qualcuno. E quello stimolo sembrava non arrivare da nessuna parte.
-Den, come stai?
Kuzma gli si era pesantemente seduto a fianco e il ragazzo sospirò
-Come vuoi che stia, Kuzja. Dovremmo sbrigarci a mandare in giro l’ep.
-Cominciamo da domani.- il biondo lo fissò con i suoi piccoli occhi celesti e gli passò un braccio attorno alle spalle – Vedrai che andrà tutto bene. Nel circondario siamo famosi. È un passo per poter firmare un contratto serio.
Denis avrebbe tanto voluto credergli e si chiese come facesse il suo batterista nonché amico di una vita ad essere sempre così positivo. Cacciato dall’Università perché non riusciva a pagarsi la retta, odiato da un padre che lo avrebbe voluto veder militare, fidanzato con una ragazza autistica con la sindrome di Asperger, forse Kuzma era l’unico che avrebbe avuto il diritto di lamentarsi. Ma no, invece non lo faceva mai. Sorrideva alla vita e Denis avrebbe tanto voluto poter incanalare la sua rabbia in modo positivo come faceva l’amico. Invece sembrava solamente in grado di odiare e basta.
-Avrei bisogno di una distrazione.- commentò Denis – Qualcosa che non sia la vodka, le sigarette o le risse di strada.
-Trovati una donna. Oppure un lavoro. Cerca di vivere, ragazzo.- Kuzma lo guardò e lo strinse a sé – Sei troppo perso, amico. Ritrovati.
-Ma come faccio a ritrovarmi se sono nel deserto?
-Segui la Stella Polare. Lei la trovi sempre.
-E se il cielo è nuvoloso?
-Allora segui il tuo istinto. Quello non tradisce mai.
-E se …
-Se niente Denis. Vivi, e non soffrire più. Trova qualcosa che ti faccia battere il cuore a mille. Trova la via, perché so che la troverai. Devi solo avere tanta pazienza.
I due giovani si guardarono e Denis annuì, tristemente. Kuzma aveva ragione, ovviamente, eppure a lui sembrava tutto così complicato ed impraticabile. Lui era nato per essere triste di natura, per trascinarsi nella sua depressione che incanalava in una rabbia selvaggia e inarrestabile. Lui era Denis Shostakovich, il Fratello Ucraino, che picchiava per non piangere, che distruggeva per non autodistruggersi. Era Denis Shostakovich, con ben stretto in mano un biglietto per l’inferno.
-Usciamo, Kuzja? Penso di morire qui dentro.- brontolò e i due ragazzi uscirono all’aria aperta, nella gelida sera siberiana.
Cominciarono a camminare lungo la strada semi vuota, con una bottiglia di Stolychnaya da passarsi e pacchette di sigarette schiacciati nelle tasche degli skinny. Annoiati, soli, depressi e arrabbiati, Denis e Kuzma erano di quanto più esplosivo ci potesse essere. La gente lo capiva anche solo vedendoli avanzare per le strade, senza una meta, senza un porto dove attraccare, senza niente che non fosse la loro band e la loro passione per la musica che forse li avrebbe salvati, ma forse avrebbe anche potuto spedirli a marcire sotto un ponte. Incerti, abbandonati a loro stessi, instabili mentalmente, Denis e Kuzma calcavano le solitarie vie di Omsk come nuovi baronetti della disperazione, come rockstar già decadute, come cupi personaggi abbruttiti dal vizio che popolano i quartieri tristi dei romanzi di Dostoevskij.
-Ti ci vorrebbe una ragazza fissa, Den.- commentò Kuzma, passandosi una mano tra i corti capelli biondissimi.
-E dire addio alle scopate occasionali che sono il sale della vita?
Era sarcastico, ovviamente. Molto, troppo, sarcastico.
-Mi hai capito, ragazzo. Una che ti metta sulla retta via, che ti levi il vizio dell’autodistruzione. Che ti ami e si prenda cura di te.- Kuzma gli passò un braccio attorno alle spalle – Hai bisogno di amore, Denisoch’ka. E il mio non basta più.
Denis sospirò rumorosamente e si accese una sigaretta
-Come vuoi. Mi cercherò una ragazza. Ma chi vorrà mai stare con me, Kuzja? Sono un fottuto depresso. Non contengo la rabbia. Se la picchiassi? Se passassi le mie giornate in giro a piangere? Nessuna potrà mai avere il fegato di starmi al fianco.
-Io ce l’ho avuto.- Kuzma gli scompigliò la massa di capelli scuri spettinati ad arte – E le ragazze non sono tutte sgualdrine oche come credi tu. Ci sono anche le ragazze intelligenti e affezionate.
-Parli solo perché tu hai Valerya. A proposito, come sta?
Kuzma si rabbuiò per un attimo.
-Sta. È un po’ … instabile, in questo periodo. Ma si rimetterà presto.
-Come fai ad essere così positivo io non lo so.
-Cerco di lottare contro un mondo che fa schifo, Den. Cosa che dovresti fare anche tu invece di lasciarti andare.
I due giovani si guardarono e continuarono a fumare e a bere sotto l’impietosa luna di Omsk, guardandosi stancamente intorno. Sempre la stessa gente, sempre le stesse ragazze stupide, gli stessi ragazzi andati, tutto uguale, tutto fottutamente uguale. Così uguale che Denis non si rendeva nemmeno più conto del tempo che passava, sospeso in un limbo di alcol, fumo, sesso, risse e musica metal. Era sconvolto dalla ripetitività delle sue giornate, sconvolto da tutto quel mondo depresso e avvilente che era costretto a vivere. Sconvolto dalla vita, Denis si trascinava avanti come lo scarto di un mondo distrutto, come l’ultimo dei derelitti.
Era così preso dai suoi pensieri che ci mise un po’ a realizzare che la ragazza bionda gli stava parlando.
-Come, scusa?- disse, risvegliatosi di colpo.
-Ti ho chiesto se avete da accendere.- ripeté gentilmente la ragazza e Denis si ritrovò a guardarla meglio.
Era … bellissima. Ma non il bellissimo di Yulija, che andava bene per scopare e basta, o il bellissimo di Valerya, che era rimirare come fosse una bambola. No, quella ragazza era più che bella, più che meravigliosa: era angelica. Eppure c’era un tale dolore in quella bellezza da fare male. La magrezza eccessiva, i grandi occhi verdi tinti di una malinconia atavica, i lunghi capelli biondissimi che cadevano lisci circondando un viso affilato di rara tristezza, il sorriso mesto, tutto in quella giovane urlava sofferenza incredibile. E Denis era disperatamente attratto dalla disperazione.
-Certo. Tieni.- si affrettò a cavare di tasca l’accendino e le accese la sigaretta.
Tremò quasi quando lei gli sorrise, con quel sorriso così triste e nostalgico di qualcosa che non aveva mai visto.
-Ho sentito il vostro concerto.- mormorò la ragazza, e Denis si ritrovò a pensare che fumava in modo delizioso – Mi siete piaciuti moltissimo.
Per un attimo, Denis si sentì quasi fiero di sé stesso, e non lo era da così tanto tempo che aveva persino dimenticato come ci si dovesse sentire.
-Grazie.- rispose al suo posto Kuzma, sfoderando un sorriso smagliante – Se vuoi domani suoniamo sulla Kirova.
La ragazza sorrise graziosamente.
-Uno dei vostri testi diceva “Girl, are you really sure that not eat is the answer?”.
Lo disse quasi con noncuranza, abbassando le lunghe ciglia bionde.
-Sì!.- esclamò Denis – L’ho scritto io. Ti è piaciuto?
Lei non disse nulla. Si aggiustò il beanie nero sulla testa e si limitò a fare un sorrisino misterioso, appena accennato eppure velato da una certa malinconia
-Mi chiedevo solo se sapeste veramente di cosa state parlando. Solo questo.
Detto questo, chinò appena il capo, e scivolò via nell’oscurità.
  
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