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Autore: Mahlerlucia    20/06/2019    4 recensioni
[Smells like green spirit]
{Questa mini-long partecipa alla challenge “Look at the Mirror”, ideata dal gruppo Facebook “Boys Love – Fanfic & Fanart's World”}
Come vivi la tua vita sono affari tuoi. Ma ricordati, cuore e corpo ci vengono dati una volta sola. La maggior parte di noi non riesce a fare a meno di vivere come se avesse a disposizione due vite, la versione temporanea e quella definitiva, più tutte quelle che stanno in mezzo. Invece di vita ce n’è una sola, e prima che tu te ne accorga ti ritrovi col cuore esausto e arriva un momento in cui nessuno lo guarda più, il tuo corpo, e tanto meno vuole avvicinarglisi.
Adesso soffri. Non invidio il dolore in sé. Ma te lo invidio, questo dolore.
(André Aciman – 'Chiamami col tuo nome')
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Questa mini-long partecipa alla challenge "Look at the Mirror" del gruppo Facebook

Boys Love - Fanart & Fanfic's World



  

Fandom: Altri anime/manga yaoi
Manga: Smells like green spirit
Autrice: Nagai Saburou
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico
Personaggi: Futoshi Mishima, Makoto Kirino (Tarou Yumeno)
Tipo di coppia: Yaoi


 

Prompt utilizzato: 'What if?'

E se la storia prendesse una direzione differente?
E se i personaggi si muovessero in altra maniera, modificando di fatto il corso degli eventi?
E se noi fossimo i fautori di questi cambi di rotta, così da stravolgere il canon e reinterpretare il tutto?

 


 

Sulla porta




 

“... Mamma nella mia stanza ho messo a posto tutto
Le chiavi le ho lasciate lì sulla credenza
Mi mancherà il sorriso del tuo caffè a letto
Quel nostro paradiso dell’infanzia
Quando il mio desiderio era di piacerti
E allora col rossetto e con il tuo ventaglio
In bagno mi truccavo per assomigliarti...”



 

La menzogna non rientra tra le abituali strategie che sei costretto a mettere in atto per sopravvivere quotidianamente nel tuo piccolo mondo. Ma in questo frangente sta diventando molesta quanto necessaria, figlia di un desiderio che hai nel cuore da troppo tempo e che non puoi permetterti di ignorare ancora una volta.
Il tuo istinto ha vinto quella dura battaglia decennale innescata contro la ragione. Ed ora è lui che comanda, spavaldo e contenuto allo stesso tempo, come solo la tua incertezza di fondo riesce a forgiarlo ad ogni evenienza. Il senso di colpa martella le tue meningi come una di quelle terribili torture medievali, portandoti continuamente a non sottovalutare l'idea di un'eventuale resa.
Non avresti mai retto l'inevitabile interrogatorio di tua madre. Men che meno l'immeritato sentimento di gelosia che avresti sicuramente inculcato nella fragile indole di Tarou. Sai bene che non si merita uno schiaffo morale del genere dopo tutto quello che ha fatto per te in quel lungo lasso di tempo che vi ha visti sempre più uniti. A cominciare dal superamento della sua paura più grande, ovvero l'iniziale incapacità di riconoscere persino se stesso. E tutto questo con l'unico scopo di poter restare al tuo fianco il più a lungo possibile. Se non – addirittura – per sempre.

Indossi lo stesso cappellino che calzavi il giorno in cui avevate preso le vostre decisioni definitive, di ritorno da quella tanto agognata e mai raggiunta Shangri-La. Scelte avventate che ancora oggi ti mettono i brividi per quanto siano risultate mature e forzate dagli eventi. Specie per lui.
Hai legato i tuoi lunghi capelli corvini in un'unica coda di cavallo, per poi nasconderla sotto il tuo infantile copricapo. Le tue grandi iridi grigio perla, invece, sono state oscurate da un paio di occhiali a specchio di gran moda in quel di Tokyo. Ti concedi un'ultima furtiva occhiata prima di uscire dall'umile appartamento nel quale eri cresciuto insieme alla tua giovane mamma, rimasta vedova a soli vent'anni.
Yumeno si era recato in visita dalla sua famiglia, lasciandoti campo libero per compiere quel gesto inconsulto che stavi rimandando da troppo tempo, oramai. In cuor tuo senti davvero di non poter attendere oltre. Le prove di resistenza hanno pur sempre un loro limite pronto a palesarsi nei momenti meno opportuni.

Ma ti senti realmente pronto per andare incontro a tutti i cambiamenti che si sono avverati dall'ultima volta in cui i vostri sguardi muti si erano incrociati sul tetto della scuola?
La sola idea d'inforcare di nuovo la bicicletta e pedalare fin nei pressi della sua abitazione ti sta portando all'esaurimento nervoso. Sono passati eoni dall'ultima occasione in cui ti sei sentito spaventato a quel modo e non riesci assolutamente a ricordare come ne fossi uscito indenne.
Ci saresti davvero riuscito? Gli avresti parlato? Avresti mai avuto il coraggio di rivelargli quanto ti fosse mancato per tutto quel tempo? E quanto trovassi coraggiosa e disarmante la scelta di condurre una vita che questa società retrograda lo aveva convinto a considerare come 'normale'? Avresti avuto la forza di fare la conoscenza dei suoi 'nuovi' punti di riferimento affettivi? Mishima, saresti davvero capace di affrontate tutto ciò... da solo?
E Kirino... lui sarebbe mai stato in grado di riaprire il suo Vaso di Pandora, almeno in tua presenza? E se, guardandoti negli occhi, capitasse l'irreparabile? Scapperebbe a gambe levate per cancellarti immutabilmente dalla sua esistenza?

Scuoti la testa premendo con forza le tue dita affusolate su entrambi i freni della bici. Butti un occhio al sentiero che ti condurrà a lui da quella sommità della collina su cui ti sei fermato, quasi senza volerlo. Il piccolo villaggio all'interno del quale è situata la sua abitazione compare nel tuo campo visivo, assieme ad una nuova ondata di agitazione e perplessità. Ultimo pit stop a disposizione per i doverosi ripensamenti, prima di commettere l'irreparabile.
Decidi di proseguire a piedi lungo la discesa per non concederti troppa visibilità. D'altronde, i soliti occhi indiscreti che ti giudicavano anni prima, non si erano di certo trasferiti in altri lidi; sono rimasti tutti lì, ai loro posti di combattimento, pronti a riprendere i loro vacui discorsi esattamente dal punto in cui li avevano dovuti interrompere per permettere alle vostre vite di proseguire con i loro naturali percorsi. Lontani anni luce dai loro vetusti pregiudizi.

 

***

 

“Natsuki, tieniti forte alle corde dell'altalena. La nonna non ha più l'età per poterti spingere forte come vorresti, lo sai.”

Una voce calma e cortese attira la tua attenzione mentre ti accingi a riporre il telefono nella tasca anteriore dei tuoi jeans. Yumeno si fermerà a cena dai suoi e rientrerà più tardi rispetto a quanto aveva inizialmente previsto. Questo significa che avrai ancora più tempo a disposizione per te. Per lui. Per buttare ancora più benzina sul fuoco.
Ti volti in direzione di colei che ha appena rivolto l'ennesima raccomandazione ad una nipotina dalla personalità piuttosto esuberante. Nel giardino di una villetta poco distante dal punto in cui ti sei fermato, un seggiolino in legno d'acero oscilla rumorosamente, portandosi con sé le grida di gioia di un'innocente creaturina di circa tre anni.

“Ehi, voi là fuori! Venite dentro che Fumi-san vi ha preparato la merenda.”

Fumi-san. La governante.
Una seconda donna – dall'aspetto decisamente più giovane e dal ventre prominente – si affaccia sulla veranda di casa per richiamare la bimba e l'anziana signora. Non sei riuscito ad inquadrare come si deve il suo viso prima di vederla rientrare; ma i suoi lunghi capelli scuri e lisci si sono impressi nella tua mente sin dal primo impatto visivo. Esattamente come era successo con il nome Fumi-san. La chiave per capire fino a dove sei stato capace di spingerti per arrivare a... lui.

“Buonasera! Cerca qualcuno?”

Una nuova voce alle tue spalle. Profonda, virile, calda. Diversa da come la ricordavi, ma ancora perfettamente riconoscibile. Il tono ti è apparso fin da subito fermo e deciso, ma anche cordiale ed accogliente. Come solo Makoto Kirino aveva saputo essere nei tuoi riguardi durante il vostro fugace avvicinamento preadolescenziale.
Resti immobile, impossibilitato persino a respirare con regolarità. Il battito del tuo cuore ha subito un'accelerazione tale da darti l'idea di voler uscire dal tuo petto per non impazzire a causa dello scombussolamento che stanno subendo la tua mente ed il tuo corpo in contemporanea. Vorresti voltarti per corrergli incontro, salutarlo, stringergli la mano e magari abbracciarlo. Solo gli dèi sanno quanto ti era mancato il conforto delle sue forti braccia strette intorno al tuo esile corpo continuamente scosso da fremiti d'inquietudine.
Socchiudi le labbra nel disperato tentativo di fornire una risposta sensata alla sua domanda. Ma non c'è nulla da fare: le tue corde vocali sembrano essere andate in cortocircuito, assieme alla tua capacità di comporre un pensiero ragionato.
Kirino... sei davvero tu! Aiutami... non riesco a respirare...

Avverti il rumore dei suoi passi avvicinarsi lento ed inesorabile. Il tocco della sua mano sulla spalla ti coglie totalmente impreparato. Ti senti come un farabutto che ad un certo punto della sua esistenza si è ritrovato a dover scrivere la parola fine ai suoi giorni di latitanza; finalmente libero da quella fuga da se stesso che sembrava non aver mai avuto uno scopo concreto.
Un attimo prima di voltarti prendi la drastica decisione di toglierti gli occhiali da sole, rivelandoti senza alcun pudore. Pronto a sconvolgerlo di nuovo. O forse no.
Dì qualcosa per favore! Questo silenzio mi sta uccidendo!

“Mi-Mishima-kun!”

Soffia via il tuo nome insieme a quel refolo di vento che si è appena intromesso tra voi, come un qualsivoglia elemento di contorno per quel primo incontro avvenuto dopo anni di separazione consensuale; ma mai realmente desiderata.
Sfoderi il tuo migliore sguardo di sfida, pronto a tenere testa ad una situazione che ti sta già mettendo a dura prova. Quell'indesiderato senso di smarrimento, come suo solito, non ti concede pace nemmeno per un istante. Esattamente come un serpente demoniaco pronto a morderti ad ogni tuo impeto di disgraziata iniziativa.

Il massimo che puoi fare è sorridergli, in attesa che ogni singolo evento faccia il proprio corso.
E difatti, In men che non si dica i suoi splendidi occhi si fanno enormi, così come la sua bocca carnosa pronta a divaricarsi in una mera smorfia di stupore. Si porta entrambe le mani al viso, lasciandoti giusto il tempo sufficiente per mostrargli la tua identica reazione. Le sue guance si bagnano di calde e copiose lacrime che fremevano per poter vedere la luce, prigioniere di quei ruoli a cui erano da sempre costrette a sottostare.
Quel giovane uomo che un tempo era stato il tuo confidente, nonché il tuo miglior amico, può finalmente tirare un sospiro di sollievo. Il Vaso di Pandora non può più essere chiuso in maniera definitiva, una volta che è stato aperto.

“Kirino! So-sono felice di rivederti!”

Le dita coprono interamente il suo viso in preda ad una serie di emozioni contrastanti che stanno inevitabilmente implodendo dentro di lui. La sua istintiva commozione lo imbarazza proprio come ai vecchi tempi, con una tenerezza che ti porta istintivamente a volerlo stringere a te. La sua infinita sensibilità è rimasta illesa, cristallina e viscerale. Un toccasana racchiuso in un limbo di convenzioni sociali e false apparenze.
Liberi la tua folta chioma scura da quel cappellino, accessorio puerile ancora ben custodito nei vostri ricordi più intimi. Il tuo viso delicato si rivela, portandolo a scrutarti come se stesse disperatamente ricercando una traccia di quella crisalide di campagna trasformatasi, oramai, in una leggiadra farfalla di città.
Non stancarti mai di guardarmi con quei bellissimi occhi così simili ai miei... non farlo mai... per favore...

“Per gli dèi, Mishima! Sei proprio tu? Quando sei tornato?”

“In persona! Sono arrivato giusto un paio di giorni fa. Desideravo rivedere mia madre, così come... beh, così come Yumeno voleva ricongiungersi alla sua famiglia. Sai, suo fratello è diventato papà da pochissimo tempo.

Potresti giurare di aver visto il suo sguardo farsi vacuo, giusto il tempo di attutire quel colpo basso che di certo non si aspettava. Eppure... era sempre stato consapevole del fatto che tu e Tarou avevate iniziato a frequentarvi proprio al termine della scuola media. Non si era mai posto alcun problema quando il tuo compagno si era premurato di mettersi in contatto con lui per le Festività o i loro rispettivi compleanni. Di tanto in tanto balenavi all'interno dei loro discorsi, ma non erano mai giunti al punto di volerti direttamente coinvolgere. Probabilmente non era necessario. O, più semplicemente, era giusto così, senza ulteriori complicazioni da dover aggiungere.

“Capisco...”

In realtà desideravo prima di tutto rivedere te.
Non avresti mai avuto il coraggio di essere tanto esplicito, considerando l'altissimo rischio di essere udito da qualche vicina pettegola e bigotta o, peggio ancora, da uno dei suoi cari. Non ti è stato concesso alcun permesso speciale per poter oltrepassare quel confine invalicabile che lui stesso aveva posto tra di voi quando, nel corso di quella lontana estate che ancora portate nel cuore, avete preso la comune decisione di allontanarvi definitivamente l'uno dall'altro.
Il tempo sarà lo strumento che dovrai utilizzare al meglio per metabolizzare ciò che siete diventati. La probabilità di commettere errori dalle conseguenze irreparabili è molto più insidiosa di quanto entrambi possiate anche solo immaginare.

“Sono davvero contento di sapere che tra te e Yumeno proceda tutto per il meglio.”

Non ho detto questo... ma ti ringrazio.

“Sai, mi fa piacere saperti ancora assieme a lui. Come ti dissi anni fa, nel bene o nel male, è un bravo ragazzo e gode di molti lati positivi.”

“Hai ragione. Sai, gli mancano giusto una manciata di esami per laurearsi. Nel frattempo ci dividiamo le spese domestiche lavorando entrambi.”

I suoi occhi si lasciano sopraffare da un velo di sarcastica malinconia; tenta immediatamente di liberarsene mostrandoti un sorriso dalla spontaneità inesistente. Osservi la punta della sua scarpa mentre trascina un sasso rivelatosi leggermente più massiccio della rimanente ghiaia presente sul sentiero pedonale. In realtà, sta solo cercano un diversivo per tergiversare un'altra volta nei confronti di quell'immane consapevolezza che ha di sé. Una certezza che lo colpisce in maniera ancora più violenta di una freccia conficcata in pieno petto.

“Vedo che sei riuscito a portarlo sulla retta via. Posso offrirti qualcosa da bere? Conosco un posto carino che hanno appena aperto giù in paese.”

“Cosa?! Nella vastità di queste campagne si sono persino presi la briga d'inaugurare qualcosa che somigli vagamente ad un bar o addirittura ad un'Izakaya?”

“Si saranno accorti anche da queste parti che siamo giunti nel ventunesimo secolo, non credi?”

Già... siamo nel ventunesimo secolo. Eppure...

 

***

 

La locanda di cui ti ha parlato si discosta parecchio dal genere di locali edochiani a cui oramai ti sei ampiamente abituato. Ha posti a sedere sia nell'area interna che nell'ampio giardino frontale. La vista, da quel fluttuante gazebo sotto il quale vi siete accomodati, è da togliere il fiato.
E pensare che in tenera età passavi il tempo a contare le vette visibili dalle finestre per pura noia; e non mancavi mai di considerare mentalmente le infinite distanze presenti tra l'appartamento che condividevi con tua madre e le poche attrazioni di cui godeva il paese a quel tempo.
Ora che sei riuscito a trovare gran parte del tuo equilibrio personale all'interno del caos offerto da una megalopoli come Tokyo, non puoi fare a meno di ammettere a te stesso che la quiete e l'armonia di quei luoghi ti erano quasi mancati. Lo stesso non si può di certo dire dei suoi abitanti, con poche – pochissime! – eccezioni. Una di queste si trova proprio di fronte a te, intenta ad evitare il tuo sguardo per non incorrere nell'implicita richiesta che sta tentando di formulargli.

La sua mano stringe il bicchiere umido in maniera spasmodica, quasi come se temesse che qualcuno tra i presenti potesse sottrarglielo da un momento all'altro, senza alcun motivo apparente. Ma, a dire il vero, non ha bevuto neanche un sorso di quel cocktail alla frutta che aveva ordinato mostrando persino una singolare disinvoltura. Il ragazzo che vi ha serviti al tavolo sembrava conoscerlo da tempo, il ché ti ha portato istintivamente a pensare a Yumeno.
E se fosse un amico in comune?

“Non ti piace?”

“Eh? Cosa?”

Kirino si risveglia dal suo stato di trance palesando un disagio che avresti tanto voluto approfondire assieme a lui.
Sul suo viso squadrato si accende una buffa espressione di sconcerto, segnale inconfutabile di mancata attenzione e conseguente impaccio da ammissione del misfatto. Solleva le sopracciglia con aria interrogativa, poggiandosi allo schienale di quella scomoda sedia in vimini.
Ad ogni incrocio di sguardi senti vacillare tutto ciò che pensavi di aver consolidato col tuo attuale compagno.
Sorridi, perché non puoi mostrare altra reazione di fronte a quel suo viso corrucciato, dubbioso e, al contempo, dispiaciuto. Un mix di caratteristiche che non fanno altro che renderlo ancora più desiderabile ai tuoi sensi.
E questo non è un bene per nessuno.
No, nemmeno per noi due. Soprattutto per noi due.

“Parlavo del cocktail. Vedo che non l'hai nemmeno assaggiato.”

“Ah, questo. Beh, ora lo bevo. Guarda!”

Lo vedi rigirare più volte la piccola cannuccia colorata nel bicchiere. Il tintinnio dei cubetti di ghiaccio contro il vetro ti riporta alla mente le serate condivise con gli amici della capitale. Per un attimo ti sfiora un'idea folle, da considerare irrealizzabile a prescindere. Vuoi aumentare il livello di difficoltà a cui hai già portato il superamento di quel pomeriggio?
Le tue guance prendono colore dinnanzi all'immagine delle sue labbra poggiate sul bordo di quel bicchiere. I suoi movimenti sono lenti, studiati, rilassanti. Non ci mette poi molto a scovare quel tuo imbarazzo latente. Anzi, sembra persino averlo preso in simpatia.

“Vuoi assaggiarlo?”

Cosa? Un altro bacio indiretto? Sei impazzito?

“No, no. Non ti preoccupare. Devo ancora finire la mia Caipiroska.”

“Posso assaggiarne un po'?”

Kirino cosa ti succede?

“L'ho quasi finita...”

“Ah, va bene...”

Uno strano sorriso rimane incastrato tra le sue labbra. Una rassegnazione che oramai ha imparato a nascondere bene in tutti quegli anni di sano allenamento. Abbassa lo sguardo, attirato dal suono di un telefono cellulare. Sua moglie.
Risponde velocemente al suo messaggio per poi tornare a concentrarsi su di te, fissandoti dritto nelle tue grandi iridi chiare. Sono passati molti anni, ma la sensazione di sentirti protetto dai suoi sguardi e dalle sue argute osservazioni non è mai venuta a mancare. La cosa ti spaventa, ma di una paura con la quale vorresti convivere per il resto dei tuoi giorni, indipendentemente da tutto e da tutti.

“Di cosa ti occupi a Tokyo?”

Sei sorpreso. Più che dal contenuto della sua domanda, dal modo in cui ti è stata posta. Sua moglie si è messa in contatto con lui probabilmente per sapere dove si trovasse, visto e considerato che non aveva più varcato la soglia di casa proprio a causa della tua presenza. 
E lui pensa... a quello di cui mi occupo io a Tokyo?!

“Lavoro in un famoso centro di bellezza. È stata mia madre a spingermi a trasferirmi in città. Sosteneva... e sostiene ancora oggi, che questo non è un posto per me. L'aria è troppo 'soffocante'. Sai cosa intendo...”

“Come posso darle torto. So bene cosa intendi.”

Il suo sguardo si perde su di un punto non ben definito del piano del tavolo. Il suo sospiro è stato più eloquente di un lungo discorso nel quale ti avrebbe potuto illustrare la sua quotidianità. La sua normale vita da figlio esemplare, marito gratificante, padre responsabile e lavoratore instancabile. Ciascuno dei diversi ruoli dietro ai quali aveva deciso di celare se stesso e le sue esigenze personali. Un breve passato di luce trasformato in una serie di ombre da dimenticare, rinchiuse nel suo Vaso di Pandora. La sua unica ancora di salvezza.

“Era tua moglie?”

Che diamine di domande mi salta in mente di fargli?

“Già.”

“Natsuki è tua figlia?”

Sono un recidivo senza speranza. Strozzami pure, se ti va.

“Quando l'hai vista?”

“Poco prima del tuo arrivo. Era in giardino che giocava con tua madre. Sei circondato da un sacco di belle donne!”

Ora sto davvero toccando il fondo.

“Per fortuna che è in arrivo un maschietto.”

L'avevi vista. Sua moglie. Bellissima, con i suoi lunghi capelli lisci e corvini. Il suo ventre tondo. Il secondo 'piccolo Kirino' in arrivo. Ecco cosa impediva alla tua vita di essere considerata 'normale': l'impossibilità biologica di potergli donare un figlio che possa portare il suo cognome. Ecco quale sarebbe stata la tappa fondamentale di vita che avresti saltato per aver fatto le tue scelte. Dicevi di voler portare avanti la discendenza dei Mishima, una volta diventato adulto. Ed invece sei ancora impelagato nella ricerca di te stesso e della tua felicità. E ancora ti domandi se questo strano stato d'animo prima o poi avrà il coraggio di bussare alla tua porta o, perlomeno, di prenderti in considerazione.

“Uh, che bello! Quando nascerà?”

“Fra un mesetto... più o meno.”

Le sue risposte sono brevi, concise, centellinate. Sembra quasi che non abbia alcun desiderio di soffermarsi su argomenti che riguardino la sua famiglia. Nei suoi occhi non hai visto quel guizzo di gioia che ti capita spesso di ritrovare nelle tue clienti in dolce attesa. Queste signore solitamente passano gran parte del tempo dedicato al trattamento ad aggiornarti sull'ultima ecografia fatta, sul corredino acquistato, su quale sia per loro la migliore marca di omogenizzati o su altre cose di questo genere. Quando capita di vedere i loro mariti, la gioia è la stessa, seppur vissuta in maniera diversa, naturalmente parlando.

“Come lo chiamerete?”

“Io un'idea sul nome ce l'avrei. Ma Yoshiko non è molto d'accordo.”

Yoshiko. Ecco come si chiama la donna che aveva sposato. La madre della piccola Natsuki e del futuro nascituro. La donna che hai sempre invidiato e che probabilmente avresti voluto essere. Ma solo nel caso in cui avessi avuto la fortuna di nascere femmina.

“E come lo vorresti chiamare?”

Sbuffa una breve e squillante risata che ti riempie il cuore di gioia. Abbassa di nuovo gli occhi per poi scuotere debolmente la testa. Il fruscio dei suoi capelli ti riporta alla mente il ricordo del giorno in cui si era occupato dei tuoi crini forse davvero un po' troppo lunghi; il taglio improvvisato che ne era uscito fuori era piaciuto sia a te che a tua madre.

 

“Ho tagliato i tuoi capelli in modo che stessero bene col tuo viso grazioso. Non potevo fare altrimenti, anche se certe volte la tua faccia mi fa incazzare.”

 

Era questa la motivazione che ti aveva fornito per giustificare la perfetta riuscita del proprio operato, seppur attuato fortuitamente.
Probabilmente gli sarebbe piaciuto poter partecipare agli stessi corsi per parrucchieri a cui ho partecipato io.

“È un segreto!”

“Eh?! Come è un segreto?! Ma io sono curioso!”

“Tanto poi lo verrai comunque a sapere, quindi...”

“Ma sì, hai ragione. Senti, cambiando un attimo discorso... ti capita mai di venire a Tokyo per uno dei tuoi viaggi di lavoro? Yumeno mi ha detto che tu-”

“Sì! almeno un paio di volte all'anno devo partecipare a dei meeting aziendali che si tengono nella sede centrale della capitale. Perché me lo chiedi?”

Era stato a Tokyo. Almeno due volte all'anno. E non mi aveva mai cercato. Mai.
Non puoi fingere che la cosa non ti stia urtando, lo avevi anche immaginato. Ora ne hai avuto persino la deludente conferma.
Ma se ti ignorava sin dai tempi della scuola, che cosa pretendi che faccia ora che ha messo su famiglia? Una normale famiglia eterosessuale, non scordarlo mai!

“No, nulla. Lo dicevo così, per chiacchierare un po', sul serio.”

Lo sai che quando aggiungi intercalari come 'sul serio' finisci per diventare ancora meno credibile. E non è nemmeno la prima volta che ti poni di fronte a Kirino con quelle blande affermazioni da repertorio.

“Possiamo vederci. Il prossimo meeting sarà tra qualche settimana.”

Tra qualche settimana. Senza condizionale. Senza ma e senza se.
Kirino ed io.

 



Oh mamma non capisci com’è falsa la morale
La maschera di fango bagnata nell’argento
Sono un diverso mamma, un omosessuale
E questo tu lo prendi come un tradimento

Sulla porta, sulla porta, io vorrei che tu sapessi perdonare
Una volta, una volta, non buttare sulle mie ferite il sale
Come adesso sulla porta che mi dici vai per te io sono morta


[Federico Salvatore - "Sulla porta" (1996)]










 


 

Angolo dell'autrice


Ringrazio anticipatamente tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia mini-long. :)

Questa storia è tratta dal manga Smells like green spirit di Nagai Saburou, concluso e facilmente reperibile sul web.
Tutto quello che posso fare, nel mio piccolo, è consigliarvi caldamente la lettura di questa bellissima (e sottovalutata!) opera su carta. Se vi aspettate il solito manga yaoi in cui i ruoli vengono incasellati a dovere, dove ci si rigira tra le lenzuola ad ogni capitolo o vi è la costante presenza delle solite tresche tra ragazzini all'interno di una scuola nipponica... sappiate che vi state sbagliando. E di grosso! Questo è davvero uno dei manga di genere più belli, intensi e realistici che abbia mai letto! I personaggi sono perfettamente caratterizzati e non esiste un 'buono' o un 'cattivo'. Questi ragazzi sono vittime della stessa società che ha dato loro la vita, non ancora pronta ad accettare la loro naturale omosessualità.

La storia è scritta al tempo presente, in seconda persona. Il punto di vista è quello di Mishima, dato che l'intero arco narrativo della storia originale parte da lui e dai suoi intricati rapporti con Kirino e Yumeno.
Ho utilizzato una citazione tratta dal libro Chamami col tuo nome di André Aciman come introduzione, mentre all'interno del testo troverete stralci del testo della canzone Sulla porta di Federico Salvatore (che dà il titolo al capitolo). Il titolo generale della mini-long (Uomini farfalla), invece, è tratto da una bellissima canzone di Mia Martini.
Sono tutte opere inerenti al tema portante della storia.

In particolare, ho fatto riferimento al capitolo 14 del manga originale, ovvero l'ultimo della storia portante (in seguito sono stati realizzati 4 spin-off).


Breve riassunto della trama di Smells like green spirit:

Futoshi Mishima è uno studente delle scuole medie dichiaratamente omosessuale e con la passione per il cross-dressing. Proprio per questo viene spesso preso di mira da alcuni suoi compagni di classe, tra i quali ci sono Makoto Kirino e Tarou Yumeno.
Un giorno Kirino interviene per salvare Mishima da un gruppo di ragazzi più grandi che volevano provarci con lui, scambiandolo per una ragazza. In quell'occasione Mishima perderà un rossetto che aveva sottratto alla madre. Il giorno seguente il ragazzo scopre che l'oggetto perduto è stato ritrovato proprio da colui che lo aveva salvato. Infatti, i due si ritrovano sul tetto della scuola proprio mentre Kirino cerca di dare colore alle sue labbra, rivelando rabbiosamente di essere a sua volta omosessuale. Da quel giorno i due diventano amici e confidenti. Yumeno, nel frattempo, intuisce il loro avvicinamento e ne è persino geloso.
A seguito di una quasi violenza sessuale subita da Mishima da parte di un professore represso e pedofilo, Kirino e Yumeno si avvicineranno ancora di più al giovane Futoshi. Yumeno, diversamente da Kirino, avrà fin da subito un approccio più fisico (dichiarando a sua volta le sue reali preferenze sessuali), arrivando a baciarlo e ad avere quasi (!) un rapporto completo con lui. Kirino, dal canto suo, riesce ad essere più cauto, preferendo una vicinanza maggiormente 'affettiva'.
Purtroppo, come spesso capita nei paesini di campagna in cui sono ambientate le vicende, le voci su due/tre ragazzi che escono spesso assieme cominciano a girare e ad essere volgarmente esagitate. Questi pettegolezzi arrivano fino alle orecchie delle tre famiglie in questione e le conseguenti reazioni risulteranno essere completamente diverse l'una dall'altra. C'è chi verrà accettato e compreso di buon grado, chi dovrà essere aiutato dal genitore più 'open minded' per convincere anche il coniuge e chi, venendo da una situazione familiare piuttosto travagliata, sarà costretto a fare diversi passi indietro per non arrecare ulteriori 'danni'.
Nell'ultima parte del manga (esclusi i 4 spin-off) la trama è spostata a (circa) una decina di anni dopo e ci vengono mostrate come sono cambiate le vite dei tre protagonisti in base alle loro scelte adolescenziali.
Sul finale non vado nei dettagli sia per evitarvi l'eventuale piacere della lettura, sia perché è stato un epilogo che mi ha fatto letteralmente incazzare, ve lo dico!


Una dedica speciale va a _aivy_demy_ e BlueRoar, le due fantastiche amministratrici del gruppo Facebook “Boys Love – Fanfic e Fanart's World” che hanno saputo dar vita a questa splendida challenge dedicata al mondo del 'What if?'.
Questa storia meritava davvero il suo finale alternativo e ho potuto realizzarlo anche grazie a voi! :*

Al prossimo capitolo,

Mahlerlucia

   
 
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