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Autore: Hikaritokage    20/06/2019    8 recensioni
C’era una volta una bellissima Principessa molto malata. La sua malattia era sconosciuta a tutti, schiere di archiatri e guaritori di ogni sorta avevano sperato di poterla curare, perfino le fate dei boschi e le streghe millenarie e i maghi più potenti erano accorsi in aiuto, attratti dalla smisurata ricompensa che il Re aveva promesso a chiunque fosse riuscito a salvare sua figlia. Tutto era stato tentato, invano.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’era una volta una bellissima Principessa molto malata. La sua malattia era sconosciuta a tutti, schiere di archiatri e guaritori di ogni sorta avevano sperato di poterla curare, perfino le fate dei boschi e le streghe millenarie e i maghi più potenti erano accorsi in aiuto, attratti dalla smisurata ricompensa che il Re aveva promesso a chiunque fosse riuscito a salvare sua figlia. Tutto era stato tentato, invano.
La Principessa peggiorava sempre di più, era stanca e sofferente, consumata da quel Male Oscuro che non aveva un nome, e non le permetteva neppure di lasciare la sua stanza. Era prigioniera della sua malattia, ormai da molto tempo.
Il Re e la Regina si erano chiusi nel loro immenso dolore, affranti, impotenti davanti al Destino malevolo che si era accanito sulla loro unica figlia. Ormai arresi, si limitavano a piangere e sospirare, mentre la Principessa nelle sue stanze aveva deciso di non ricevere più nessuno, ad eccezione di medici e servitori, chiudendosi nella sua solitaria e infinita tristezza.
Il castello svettava imponente su un’alta scogliera, e la giovane si era ritrovata quasi per caso a trascorre le sue giornate affacciata a una finestra, a fissare il Mare. Erano momenti splendidi quelli che passava in compagnia del Mare, e ben presto aveva scoperto di preferire il rumore delle onde alla voce delle persone, e la vista di quell’acqua limpida al viso dei suoi cari.
Non le pesava più così tanto la sua solitudine, le bastava poter continuare a fissare il Mare, perché solo il suo mormorio costante la aiutava a non pensare alla sua malattia.
Quasi senza accorgersene, la Principessa aveva iniziato a parlare con il Mare, a sentire nel rumore delle onde le risposte alle sue domande, e ora sempre più spesso chiedeva a lui, suo unico amico, cosa mai ne sarebbe stato della sua vita.
Il Mare le rispondeva che una bella Principessa come lei avrebbe trovato l’amore molto presto, le sussurrava che sarebbe arrivato un Principe bello e valoroso per portarla via con sé, sul suo cavallo bianco. L'amore del Principe sarebbe riuscito a guarirla, e avrebbero vissuto per sempre felici e contenti.
Ma come poteva lei crederci? Vedeva la sua bellezza sfiorire un giorno dopo l'altro, il corpo magrissimo che di femminile non aveva più nulla, il volto pallido e scavato, lo sguardo spento così come i lunghi capelli che un tempo erano stati di seta. Ormai rifuggiva la propria immagine riflessa, e aveva dato ordine che tutti gli specchi fossero portati via dalle sue stanze. Non voleva più vedere lo scempio che la malattia aveva fatto di lei, voleva solo piangere e cullarsi nel ricordo di ciò che era stata, nel rimpianto di ciò che non sarebbe stata mai.
Il Mare invece la trovava bellissima.
Bella davvero, più bella di qualsiasi altra cosa avesse mai visto. E ne aveva viste, lui, di meraviglie.
Nelle profondità dei suoi abissi, lì dove non arrivava neppure la luce accecante del Sole, custodiva il più grande dei segreti: si era innamorato di lei. Non riusciva a capacitarsi che fosse accaduto, eppure era così. Non riusciva a credere che in una donna - un essere umano! - potesse celarsi un’anima capace di ascoltare la sua voce nell’infrangersi delle onde contro la scogliera, capace addirittura di comprenderlo, di sentire ogni sua parola mentre tutti gli altri non sentivano che uno scrosciare indistinto.
Incredibile, impensabile, si ripeteva. Eppure lei era lì.
Lei esisteva, e ogni mattina si trascinava alla finestra solo per lui. Quella meravigliosa Principessa lo capiva, sapeva davvero ascoltare, e il Mare ormai non poteva più fare a meno di stare con lei, di vederla ogni giorno, e si struggeva al pensiero di saperla così malata e di non poterla guarire. Cercava però di consolarla e distrarla, parlandole continuamente, riportando le chiacchiere da mercato che ascoltava dai pescatori, raccontando storie avventurose di pirati sanguinari e di marinai ammaliati dalle spietate sirene, descrivendo i popoli che vivevano dall'altra parte del mondo e i terrificanti mostri abissali che stritolavano le navi tra i loro enormi tentacoli, svelando per lei lo splendore dei tesori rimasti prigionieri per sempre dei suoi fondali.
Il Mare raccontava e la Principessa ascoltava, dimenticando la sua malattia e sorridendo incantata. E più ascoltava, più sorrideva, più si rendeva conto di essersi innamorata del Mare.
Lo amava davvero, amava il suo moto continuo e costante eppure mai uguale a se stesso, la spuma delle onde così vicina e il blu lontanissimo che all'orizzonte toccava il cielo, amava il suo fascino e il suo profondo mistero e la sua sconfinata bellezza. E amava la sua libertà, sopra ogni cosa. Quella libertà che anche lei desiderava, e che il suo Male Oscuro le aveva negato per sempre.
Consapevoli dell’impossibilità di questo loro stranissimo amore, né la Principessa né il Mare avevano mai osato confessare questi sentimenti. Si accontentavano della loro bella amicizia, del tempo prezioso che passavano insieme, neppure nei sogni più arditi si abbandonavano alla speranza di poter avere qualcosa in più.
Il tempo passava e la Principessa peggiorava, finché un triste giorno si era accorta di non riuscire più ad alzarsi dal letto, di non poter raggiungere la finestra.
Aveva chiesto aiuto, ma la sua vecchia balia vedendola inerme era corsa a informare il Re e la Regina, e loro avevano mandato a chiamare l'archiatra di corte, e in poco tempo una piccola folla preoccupata e afflitta aveva invaso le stanze della Principessa. Lei avrebbe voluto soltanto che qualcuno la portasse davanti alla finestra, che la posassero lì e la lasciassero finalmente sola col suo unico amore, che smettessero di tormentarla con salassi e intrugli disgustosi da mandare giù a forza. Voleva soltanto affacciarsi alla finestra, non chiedeva altro.
Ma nessuno aveva esaudito il suo ultimo desiderio.
Il Mare, da parte sua, l’aveva aspettata tanto e invano. Alla fine, rassegnato, si era augurato che la Principessa stesse meglio, e che magari non avesse più bisogno di lui.
Ma il giorno seguente, due pescatori che gettavano le reti a largo avevano parlato della Principessa, e il Mare innamorato aveva ascoltato i loro discorsi. La povera fanciulla era ormai in fin di vita, diceva uno, era costretta a letto e paralizzata dal dolore, rispondeva l'altro, e entrambi temevano che non avrebbe superato la notte.
Sconvolto da quelle parole, il Mare aveva scatenato una violenta tempesta, con onde così alte da infrangersi contro il castello in cima alla scogliera, fino a raggiungere la finestra dell’amata.
L'aveva vista lì, immobile nel letto, in grado soltanto di voltare la testa verso di lui e accennare un triste sorriso rassegnato. Poi, piangendo tutto il suo dolore, con un sussurro la Principessa aveva detto addio al suo unico amico, al suo unico amore, al compagno fedele che non l’aveva mai lasciata sola, che era con lei perfino nella morte.
Ma il Mare non era venuto per dire addio.
Disperato e impetuoso, le aveva confessato di amarla. La amava da sempre, dal primo momento, da quando guardandola negli occhi aveva visto in lei qualcosa di misterioso, unico, diverso, qualcosa che non era fatto per il mondo degli uomini.
La Principessa continuava a piangere, lacrime di gioia inaspettata, non avrebbe mai creduto che il suo amore potesse essere ricambiato.
Si erano guardati per un lungo istante, senza più parlare. In quello sguardo c'era tutto ciò che avevano tenuto nascosto, tutto l'amore che provavano l'uno per l'altra, un amore taciuto da sempre, che sembrava soltanto un'irrealizzabile follia. In quello sguardo, senza parlare, si erano detti di sì.
Sì, il loro amore poteva sconvolgere l'ordine delle cose, sfidare la natura che li aveva voluti così diversi, sconfiggere un Male Oscuro e sconosciuto, ingannare la morte che già aveva proteso le sue dita gelide.
Sì, il loro amore era tanto grande da poter fare tutto questo.
In quel momento, in quel ‘sì' un vortice si era alzato dalle profondità degli abissi, dal cuore stesso del Mare, per avvolgere il corpo della Principessa in un abbraccio struggente e infinito. E poi si era ritratto, portando l’anima della fanciulla via con sé.
La Principessa e il Mare erano diventati una cosa sola, ormai indivisibili.
Innamorati e felici, liberi e eterni.
Quando la vecchia balia era entrata nella stanza, aveva trovato la Principessa senza vita, dolcemente adagiata sul pavimento proprio sotto la finestra. Bellissima, come se la malattia non ci fosse mai stata, il volto sereno e incorniciato dai lunghi capelli di seta, gli occhi chiusi per sempre, le labbra distese nell'accenno di un sorriso.
Anche il suo corpo aveva ritrovato la pace, perché non era più abitato da un’anima irrequieta e prigioniera.

   
 
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