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Autore: xingchan    20/06/2019    4 recensioni
"[...] prima che potesse scivolare nel mondo dei sogni una luce improvvisa rossa come il sangue le avvampò davanti alle palpebre abbassate provocandole se non dolore, qualcosa che rassomigliava ad un fastidioso e potente fuoco che la investì in pieno."
[Post Manga; Lieve OOC]
Genere: Angst, Horror, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Jaken, Kohaku, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Il fiore demoniaco






Kyo si strinse nelle braccia, sentendo improvvisamente freddo.

Non era da lei percepire quella strana sensazione di disagio, ma annusando l'aria si accorse di riconoscere quell'odore che si propagava attorno a lei.

Masashi, appurò nella sua mente.

Una spira velenosa che saettò al suo fianco le diede ulteriore conferma dell'identità di colui che la stava importunando. Percepì un'altra artigliata - stavolta più densa di miasma velenoso - farsi vicina fino a sfiorarla e si voltò, sentendo il cuore stringersi in una morsa di paura. Il veleno le aveva corroso un lembo del kimono, ma il fatto che non fosse riuscito ad arrivare al suo corpo le era di grande consolazione. Nonostante fosse un demone lei stessa, che avrebbe rigenerato il suo corpo senza il benché minimo sforzo ed in pochissimo tempo, non sarebbe stato molto piacevole provare del dolore.

Udì alcuni passi leggeri incedere con una cadenza lenta e una risata sottile increspare l'aria, ma per quanto avesse riconosciuto il proprietario di quel meschino agguato non riusciva a mettere a tacere quella brutta sensazione di freddo che oramai la accompagnava da qualche istante.

Non poteva nascondergli quel sentimento di timore, eppure Kyo decise di guardarlo con cipiglio furibondo.

Una volta emerso dalla penombra, il demone cane parve divertito da questo sforzo, tanto che per qualche istante sembrò godere della sua vista con un sorriso sghembo dipinto sul bel viso affilato solcato dai segni demoniaci.

“E così, il Gran Generale Cane ti ha affidato la sua umana.”

La demone indietreggiò piano, pentendosene immediatamente dopo perché a quei pochi passi indietro seguitarono il doppio dei passi avanti che fece Masashi.

“Non ti riguarda” replicò lei, mentre sentiva gradatamente venire meno la paura nei suoi confronti.

“Non ha potuto nasconderlo a lungo” continuò l'altro. “E' stato così maldestro da presentarsi qui a palazzo con indosso l'odore di quel cucciolo d'uomo, per poi affezionarsene. Proprio come si vocifera ormai da un po' di anni, ormai.”

“Cosa si dice?”

“Che il Gran Generale Cane sta scuotendo le montagne per salvare una vita destinata comunque ad avere una fine imminente. Un individuo simile non poteva che seguire le orme di suo padre.”

Kyo sentì che le guance le si infiammarono di rabbia, ma lasciò che le sue emozioni parlassero per lei.

Aveva conosciuto il signor Sesshomaru nelle sue vesti più fredde e spietate, e non appena ebbe percepito un sentimento di amore puro, e sì, anche quell'odore di umano - non di sangue - di cui Masashi parlava Kyo aveva sentito la speranza riaccendersi. Mai avrebbe creduto che il figlio del signor Toga avesse raggiunto il proposito di suo padre, tanto meno che un giorno si fosse innamorato di un essere umano. Ma se per lei era stato meraviglioso avere quel genere di notizie, lo stesso non si poteva dire del resto della corte; era triste pensare che nonostante avesse raggiunto gli obiettivi prefissati dal signor Toga, era tuttavia costantemente bersagliato da quel sottile velo di commiserazione da parte degli altri demoni a causa della sua scelta.

La parola debole era quasi da considerare un complimento rispetto a quegli altri epiteti che gli riservavano.

Kyo cercava spesso di pensare che semplicemente le abitudini erano dure a morire, che c'era un codice troppo ferreo sulle relazioni fra demoni, e per quelle che vedevano coinvolte entrambe le parti un codice non c'era affatto, semplicemente perché rapporti fra umani e demoni non erano contemplati. Questo il signor Sesshomaru lo sapeva più di chiunque altro, ed il fatto che fosse proprio una persona del suo rango - da cui ci si aspettava una discendenza nobile e demoniaca insieme - a rompere con quelle norme faceva credere a Kyo che finalmente le cose potevano cambiare, che quel codice stesso poteva essere cambiato. Ciò significava che anche per lei le cose potevano cambiare.

Sorrise d'istinto a quel pensiero e ritornò ad osservare il demone davanti a lei con un guizzo ironico negli occhi, certa che presto il signor Sesshomaru sarebbe stato in grado anche di scioglierla dal vincolo di fidanzamento che la legava a Masashi.

“Cos'hai da sorridere?” chiese il suo interlocutore, evidentemente infastidito che la mente di Kyo vagasse altrove. “Forse sorridi perché credi che le tue scelte verranno approvate, dal momento che anche tu non sei da meno? Dovresti vergognarti, invece. Lo sai questo, no?”

La ragazza fu punta sul vivo, tanto che invece di piegare la sua mente a quella misera sensazione che Masashi voleva che lei provasse cominciò a montare una rabbia atroce, che forse non avrebbe dovuto esternare, ma che aveva una disperata necessità di essere immediatamente sfogata.

“Non me ne vergogno!” esclamò lei, mostrando i canini affilati. “Dovrei vergognarmi di risparmiare la vita agli esseri umani?”

“Il signore ti ha scelta soltanto per questo motivo - per di più un principe caduto così in basso - quindi non mostrare superiorità rispetto al sottoscritto. Ricorda che presto sarai sottomessa a me, e non potrai sottrarti alla mia volontà.”

La ragazza diventò livida di rabbia, e dal momento che quella rabbia doveva pur trovare una valvola di sfogo, iniziò con un suono sommesso simile ad un ringhio. Aveva tanta paura per quella situazione, esattamente come ne aveva tutte le altre volte che Masashi le si presentava soltanto per deriderla e ricordarle che, qualunque cosa lei avesse fatto o detto, rimaneva costantemente vincolata ad un giuramento su cui lei non aveva mai avuto voce in capitolo. Ma mostrarsi impaurita o ubbidiente rientrava giustamente in quei comportamenti da tenersi in presenza del padron Sesshomaru e della Signora Madre Inukimi - d'altronde, erano loro quelli al di sopra di chiunque altro - di certo non con un tipo tronfio di prepotenza come Masashi, nonostante le sue origini nobiliari.

“Sta' attento, Masashi” disse con quanto fiato avesse in corpo - sebbene dovesse sembrare alquanto ridicola con quell'espressione da cucciolo arrabbiato che aveva assunto. “Non ti converrà fare dei passi falsi, o riuscirò ad ucciderti prima che tu possa superare i duecento anni di vita.”

Aggrottò le sopracciglia, senza tenere minimamente in considerazione quel sudore freddo che le stava scivolando via dal corpo: se fosse riuscito a fiutare la sua paura, Masashi avrebbe approfittato dell'occasione per fare la sua mossa, e se prima era riuscita ad evitare uno scontro lo stesso non si poteva dire di ora, che aveva apertamente mostrato l'intenzione di farlo fuori.

“Minacciarmi non ti servirà, e lo sai bene” disse, ma il suo sorriso maligno si spense piano, perché avvertì un odore che ben presto anche Kyo riuscì a percepire.

Benché fosse in grado di riconoscere l'odore del signore ed ora anche quello della signora e degli altri suoi compagni di viaggio, Kyo non era di certo abituata a pensare che lui arrivasse esattamente nel momento in cui era sola con Masashi. Dei passi lenti e quasi impercettibili riempirono le orecchie della ragazzina così come dovevano averlo fatto con quelle del giovane demone, e i sottili e tenui fasci di luce nella penombra del mattino rivelarono il signor Sesshomaru e il kappa che lo accompagnava.

Kyo si fece piccola piccola di fronte a lui, tanto che cominciò ad agitare la coda per il nervosismo, mentre Masashi non sembrava per nulla intimorito dalla presenza del principe. D'altronde non aveva fatto altro che disprezzarlo, ed ora che si era scelto una compagna umana l'astio nei suoi confronti era peggiorato nella misura in cui la fiducia di Kyo per lui era cresciuta.

Il signore aggrottò un poco le sopracciglia all'indirizzo di Masashi, gettando poi una occhiata veloce verso di lei e sulla sua manica del kimono corroso dal veleno che lei tentò ingenuamente di nascondere. C'era una aura di inquietudine che proveniva da lui, e questa sembrava scontrarsi con quella tronfia di Masashi.

Dal canto suo, Kyo si sentì profondamente umiliata per quella situazione, soprattutto perché aveva dimostrato di non essere capace di prendere un attacco di sorpresa con la dovuta attenzione, rischiando di essere ferita gravemente. Come avrebbe potuto prendersi cura della signora?

“Mi dispiace infinitamente, signor Sesshomaru, non accadrà più” annaspò, inchinandosi quanto più possibile nel tentativo di enfatizzare la sua promessa. Il battito del suo cuore era così forte che il signore avrebbe potuto percepirlo a distanza, ma prima che potesse nuovamente rimediare qualche parola a sua discolpa il signor Sesshomaru fu raggiunto dalla signora Rin e dal ragazzo di nome Kohaku.

Kyo aveva avuto modo di conoscerlo un po', e cosa più importante aveva avuto modo di annusarlo meglio. L'odore che quell'umano emanava era così pregno di tristezza, eppure la demone cane sentiva di percepire un odore familiare, così simile all'essere umano che anni addietro l'aveva salvata nonostante la sua mansione.

Masashi si rivolse al signor Sesshomaru con un cipiglio decisamente irrispettoso. Ma per quanto questo potesse turbare la ragazza, lo stesso non si poteva dire del signore: con il suo saldo autocontrollo nonostante i problemi che affliggevano la sua compagna umana, fece trasparire davvero poco della sua irritazione.

“Andiamo” le disse soltanto, e senza attendere ulteriori disposizioni Kyo lo seguì, ma non appena fece il primo, nervoso passo che l'avrebbe allontanata da Masashi perché la signora Rin le si affiancò con un sorriso luminoso.

“Kyo!” disse lei con una voce amichevole e posandole una mano sulla spalla. “Ho chiesto a Sesshomaru di venirti a cercare. Sei stata così buona con me, e volevo ringraziarti di cuore prima di andare.”

Imbarazzata e ancora piuttosto scossa, Kyo si portò le mani al petto per tentare di calmarsi, e doveva dire che il viso della signora sortì esattamente l'effetto che desiderava. Le sarebbe piaciuto essere come lei, così lontana dalla vita opprimente di palazzo. Il signor Sesshomaru, con il suo solito atteggiamento terribilmente ermetico, le aveva riferito in breve chi Rin fosse e dove avesse vissuto fino a quel momento. Una volta presentatale - anche se in una situazione tutt'altro che piacevole - Kyo aveva desiderato chiederle di più, e questa sete di sapere era spontaneamente cresciuta non appena era rimasta sola con lei. Ma ovviamente come poteva soddisfare la sua curiosità in un momento come quello?

“Non... non era necessario, signora.”

“Certo che lo era, Kyo” incitò lei, con quel bel viso ad incorniciarle gli occhi felini. Si chinò appena per prenderle la mano e racchiuderla nelle sue, “quando tutto sarà finito, sarò felice di tornare per...” ma prima che Kyo potesse ricordarsi della manica sfregiata del kimono, la signora Rin si interruppe, fermandosi a fissare il lembo di stoffa corroso dal veleno di Masashi.

Kyo mancò di un battito mentre sentiva gli sguardi di tutti i presenti puntati su di lei, ma ebbe la prontezza necessaria per reagire nonostante si sentisse tremendamente impacciata in quel momento.

“Oh, non è niente signora!” biascicò, affrettandosi a sfilare la sua mano artigliata da quella umana della giovane. “Fate buon viaggio!”

Ora ciò che Kyo voleva era rintanarsi nella sua stanza a rimuginare su quanto accaduto, come spesso accadeva quando si imbatteva nella personalità disturbante di Masashi, ma nel momento in cui si rese conto di aver letteralmente scacciato la signora Rin, se ne pentì immediatamente. Ritornò con uno sguardo a metà strada fra l'imbarazzato ed il timoroso sui suoi occhi perplessi e si affrettò a farle un sorriso di circostanza che, sapeva, nemmeno un essere umano avrebbe potuto confondere con uno veramente autentico.

La signora però non si lasciò vincere dalla sua rimostranza, e quasi con un atteggiamento tanto spontaneo quanto sfacciato riafferrò con energia il lembo di kimono avvelenato, pensando a qualcosa che le deformò i lineamenti in una espressione seria e assorta, mentre una idea sembrò illuminare la figura del signore.

“Qualcosa in contrario se ti chiedo di venire con noi?”

Kyo si riscosse, percependo un bagliore di felicità nell'udire quella richiesta. Finalmente poteva allontanarsi da quel palazzo, e soprattutto lontano da quel pazzo maniaco di Masashi. La demone cane infine sorrise, e nel momento in cui annuiva energicamente, la signora Rin rimase alquanto perplessa.

“Ma potrebbe essere pericoloso per lei!”

La signora Rin si voltò in direzione del signore, osservando speranzosa un qualunque cenno di approvazione, per quanto potesse sembrarle quasi invisibile. Istantaneamente anche Kyo reindirizzò i suoi occhi verso il principe: lui conosceva la situazione che intercorreva fra lei e Masashi, e in cuor suo Kyo confidò per l'ennesima volta in quella tenue speranza che si era accesa nel momento in cui era venuta a sapere della relazione del signore con un essere umano.

Il signor Sesshomaru la squadrò per un secondo, guardandola con un lampo negli occhi che Kyo decifrò come compassione - del resto, non poteva essere altrimenti - finché diede un'ultima occhiata alla traccia di veleno sul kimono prima di rivolgersi alla sua compagna.

“Non più di quanto possa esserlo qui” convenne il demone, e ritornò con gli occhi su di lei. “Cambia il tuo kimono con uno in buone condizioni, e riponi questo in un baule vuoto.”

Inizialmente Kyo non comprese cosa il signore volesse fare, ma poi arrivò alla conclusione che il signore volesse isolare l'odore del veleno di Masashi, e magari per poterla aiutare. Per quanto fosse fantasiosa come idea, Kyo le si aggrappò con tutta la sua mente, tanto che un primo accenno di lacrime si affacciò sul suo sguardo.

“Non so come ringraziarvi, signor Sesshomaru.”

“Lo sai perfettamente, invece.”









Volare era per Kyo non solo un modo per spostarsi velocemente da un luogo ad un altro, ma costituiva per lei un valido espediente per sentirsi svincolata da ogni faccenda spiacevole della sua esistenza. Librarsi in aria la faceva sentire anonima, piacevolmente sconosciuta perfino a se stessa, e non la figlia del nuovo Inu no Taisa che si era andato sostituendo a quello vecchio.

La cosa stupefacente in tutto questo era che però una volta a terra Kyo si scopriva ferita e colpevole per questo. Tokuma era un padre affettuoso nonostante fosse sempre distante, ma lei non riusciva a capacitarsi di come questa sua qualità si fosse unita insieme alla decisione di fidanzarla con una personalità glaciale quale era Masashi.

Kyo sapeva perfettamente che quello altro non era che una singola parte di un meccanismo che andava avanti da tempo immemore, e che le sue decisioni come quelle di tutte le femmine non erano nulla al confronto di quelle espresse dai maschi di alto rango; e non contava niente il fatto che ci fosse l'incolumità di un essere vivente, demone o umano che fosse, l'importante è che una volta sposata avesse adempiuto al dovere di creare una prole.

Masashi non solo l'aveva minacciata ricorrendo al suo veleno, ma aveva perfino criticato il suo nuovo ruolo, negandole così a priori la stima e l'affidabilità che un consorte doveva necessariamente nutrire nei confronti della propria moglie se voleva mantenere viva la gestione di un feudo in sua assenza.

Ma prima di ogni altra cosa, Kyo voleva essere la sola a determinare la continuità della sua vita. Non Masashi, non suo padre, e nemmeno il signor Sesshomaru - sebbene in quegli anni avesse custodito la possibilità di essere aiutata proprio da lui - dovevano essere i fautori del suo destino, e in quel momento di frustrazione e rabbia si affrettò ad asciugare una lacrima che nel frattempo aveva lasciato le sue palpebre.

Se i due umani che volavano al suo fianco sulle loro cavalcature demoniache non dovevano aver percepito nulla, il signor Sesshomaru dimostrò di essersi accorto di quel malessere che aleggiava su di lei reclinando il capo nella sua direzione, ma non rilasciando alcuna emozione e continuando a volare in testa al gruppo come se nulla fosse.

Sebbene il signor Sesshomaru avesse sempre avuto quell'austerità, Kyo si rattristò per quell'atteggiamento scostante. Ma poi quella lieve sensazione di essere stata ignorata mutò drasticamente in un severo rimprovero nei confronti di se stessa: ora più che mai doveva pensare a quanto i problemi del signore fossero di gran lunga più gravi dei suoi, così come doveva pensare al fatto che ora c'era una bellissima signora in un pericolo più grande del suo.

“Tutto bene, Kyo?”

Kyo si voltò immediatamente, scorgendo il viso della signora Rin che le sorrise bonariamente mentre teneva saldamente fra le mani le redini del suo demone drago in volo. Se soltanto il suo interesse non si fosse palesato, e se lei non fosse arrossita come un cucciolo, di certo non avrebbe attirato tutta quell'attenzione che ora persisteva fissa su di lei.

“Ehm... sì, non preoccupatevi.”

“Perché non vieni con me in sella? Ti farebbe comodo!”

“Eh no, Rin” sbottò il kappa, seduto in sella davanti alla signora. “Non puoi fare sempre a modo tuo!” Evidentemente contrariato, come lei non si aspettava che la signora le facesse quella proposta, per quanto semplice fosse.

“Smettila, Jaken. Ci stiamo tutti!” replicò la signora.

“No, grazie. Continuerò a volare.”

“Meno male, finalmente una ragazza con un po' di senno!” rispose Jaken con sarcasmo.

“Ah, non starlo a sentire!” commentò Kohaku ridendo. “E' sempre stato un po' scontroso. Qui però c'è più spazio!” si offrì poi, e la sua gatta in risposta emise un ruggito invitante, ma Kyo si ritrasse imbarazzata.

“Davvero, sono in grado di coprire le grandi distanze. Perciò non datevi tanta pena per me.”

Sorvolarono una distesa di colline e successivamente una macchia silvestre, e nel momento esatto in cui il sole sfiorò la sottile linea dell'orizzonte, la signora emise uno sbadiglio che portava con sé della stanchezza accumulata a causa della maledizione.

Per quanto volesse sembrare sempre allegra e piena di energie, la signora Rin era comunque una umana, e considerando ciò a cui era costretta era notevole come riuscisse a riprendersi in fretta e senza alcuna ripercussione duratura.

Questa sua forza almeno le avrebbe consentito di avere possibilità contro Noroi in termini di tempo.

“Sesshomaru, possiamo fermarci?” chiese la signora.

L'improvviso odore dell'acqua limpida e il suono lento e sinuoso di un fiume nel suo letto diedero a Kyo la sensazione di essere proprio al fiume Tsuya, laddove la signora Madre aveva detto di recarsi. Anche il signor Sesshomaru doveva aver avvertito quella sensazione, ma sembrava ancora ben lontano dal rispondere alla richiesta della sua compagna. Soltanto quando un profumo tenue di fiori arrivò alle narici di Kyo, la demone intuì come avrebbe risposto.

“Manca poco al fiume Tsuya” disse infine il signor Sesshomaru. “Sento l'odore dell'acqua, ed uno intenso di fiori.”

La rivelazione risvegliò del tutto la signora Rin dal suo stato di stanchezza, tanto che trillò con un forte odore di speranza ad inondarle il viso.

“Davvero?!”

“Siamo vicini.”

Il principe rallentò per perdere progressivamente quota, ed immediatamente Kyo lo seguì sentendo l'umidità del fiume investirla insieme ad un odore floreale totalmente diverso da quelli sentiti fino a quel momento.

Deve essere quel fiore...

Il gruppo volò ancora per qualche manciata di secondi prima di scorgere una fascia azzurra delimitare una enorme macchia rossa come il sangue, situata alla sponda destra. Nel frattempo il fiume strisciava lentamente, lasciando che il sole riflettesse le dolci increspature che di tanto in tanto le conferivano qualche punto scintillante qua e là, ma ciò che sorprese Kyo - e dove inevitabilmente si spostò la sua attenzione - fu la totale assenza di aura demoniaca in quel posto, tanto meno era presente un'aura demoniaca provenire dai fiori.

“Credo che siano proprio i gigli rossi!” confermò la voce della signora. “Grande Sesshomaru!”

L'entusiasmo rivolto al suo compagno si propagò nell'aria con un odore pregno di riconoscenza, ma in risposta ciò che proveniva dal signore fu la sua preoccupazione che si faceva sempre più pesante, rendendo l'aria quasi irrespirabile. Ma essendo una umana, la signora non si rese conto di ciò che il signor Sesshomaru stesse provando.

Trovare il fiore avrebbe forzato il signor Sesshomaru a farsi da parte, a lasciare campo aperto alla signora Rin nella lotta contro Noroi e a non poter interferire per proteggerla il più possibile.

“Come puoi vedere, Kyo” disse poi la signora, richiamando la sua attenzione “Higan bana quando è in fiore è di un rosso intenso, e quando ci avvicineremo ti renderai conto che il suo aspetto rassomiglia molto a quello di un enorme ragno.”

Doveva aver assunto una espressione decisamente rapita da quella descrizione, perché Kohaku le si affiancò con la sua gatta emanando un sentore di interesse che la metteva in imbarazzo.

“Rin è molto più brava in queste cose che a combattere” le disse, schernendo bonariamente la signora.

“Stupido! Se ti ricordi, durante l'ultima commissione sono stata io a sconfiggere quel demone!”

“Già, con me a coprirti le spalle.”

“Vi sembra il momento di bisticciare?”

Jaken intervenne per sedare quel piccolo diverbio richiamandoli a ricomporsi data la criticità del momento. Da quel che aveva potuto osservare Kyo, il kappa costituiva una figura spesso presa sottogamba dagli stessi signori, eppure aveva una vaga aria di autorità che però non era abbastanza.

Kyo toccò terra come tutti gli altri nel mezzo del campo di fiori, e immediatamente si chinò per poter vedere chiaramente che la descrizione fatta dalla signora Rin non poteva essere più esaustiva. La signora forse non era un'abile combattente, eppure aveva una conoscenza che, Kyo sapeva perfettamente, non tutti gli esseri umani potevano vantare. Vide la giovane signora scendere da Ah-Uhn e percorrere estasiata il campo di qualche passo, fermandosi poi ad osservare con uno sguardo colmo di rammarico il fiume al di là della sponda, forse pensando a qualcosa che le era venuta in mente, oppure qualcosa che le aveva procurato un ricordo spiacevole.

Il signor Sesshomaru lanciò ai fiori uno sguardo perplesso, probabilmente per la totale assenza di aure demoniache di quel posto. Nemmeno Kyo riuscì a percepire niente. Sapevano che quei fiori fossero in grado di nascondere la loro aura, ma non così bene e non così a breve distanza.

La signora raggiunse una serie di alberelli che con le proprie radici toccavano appena la terra umida della riva, e arrivata al di sotto di uno di essi si protese per coglierne uno, ma il signore la fermò con il suono tonante della sua voce.

“Ferma, Rin.”

La ragazza rimase con la mano a mezz'aria, ritraendola appena ma ancora fremente per l'attesa, mentre Kyo iniziò a percepire l'odore dei fiori farsi improvvisamente più intenso, spargendo poi finalmente un'aura demoniaca che però rimase concentrata quasi tutta all'interno del fiore che la signora era sul punto di cogliere.

Kirara cominciò a soffiare piano, pronta a scattare se fosse successa qualcosa - anche lei doveva averla percepita - ma il signor Sesshomaru la precedette. Con movenze accorte si piegò accanto alla signora Rin, affiancandosi al suo viso, e recise con le unghie lo stelo del fiore per poi cercare di sottometterlo.

Le due aure entrambe potenti si scontrarono, provocando un'onda d'urto che fece urlare la signora di sorpresa. La giovane si aggrappò al kimono del signore, non riuscendo però a nascondere gli occhi per la troppa ansia di vedere cosa fosse successo durante quello scontro di aure, mentre la nekomata avvolse Kohaku con il suo corpo per fargli da scudo.

Non dovettero attendere molto affinché il forte vento si dissolvesse piano, lasciando il paesaggio come imprigionato all'interno di una coltre fatta di strisce di nuvole azzurre e rosso fuoco.

“Ecco” disse il signore, richiamando volutamente all'attenzione la signora. Porse il fiore alla giovane donna, e senza esitazione alcuna la signora Rin lo accettò con un sorriso riconoscente.

“Grazie, Sesshomaru.”

Fu soltanto per un istante, ma Kyo avvertì un odore di amore totalizzante e disinteressato provenire dal signore mentre guardava la sua compagna negli occhi; e la signora Rin ricambiò con la stessa intensità, lasciando che il suo amore aleggiasse intorno a lei senza timore alcuno, né paura.

Da soli, diversi, senza alcuna remora fra loro, il signor Sesshomaru e la signora Rin emanavano delle sensazioni tangibili, e non solamente degli odori prodotti dai loro sentimenti. Per strana ironia della sorte, quegli odori amorosi avevano la stessa consistenza dell'odio che intercorreva fra lei e Musashi.

La potenza dell'amore è tanto forte quanto quella dell'odio.

Kyo ne fu assuefatta. Per quanto il loro scambio fosse durato nient'altro che un battito di ciglia, le suscitò una commozione che non poté trattenere. Una lacrima solitaria scivolò via dall'occhio sinistro, mentre lei frettolosamente ma senza avere in mente l'idea di nasconderla l'asciugò con la manica del proprio kimono. Quasi le fece male al cuore, e quale dolore aveva scoperto di avere al solo ricordo che la sua vita sarebbe stata ben differente dalla loro, per quanto ostacolata che fosse.

“Sono felici, se non fosse per tutta questa storia.”

Per quanto avesse sentito dei passi avvicinarsi a lei, seppure distratta dai due signori, la voce di giovane uomo di Kohaku si insinuò nelle sue orecchie con una morbidezza innocentemente fluente tale da spaventarla.

Kyo si voltò, portandosi una mano al viso per soffocare un grido, ma il senso di allerta fu presto sostituito da una tranquillità placida come uno specchio. Kohaku stava sorridendo, probabilmente anche lui rapito da quella visione colma di tenerezza; e doveva averla vista mentre si perdeva nelle espressioni complici della coppia.

Quel ragazzo conosceva la signora Rin fin da bambina, e probabilmente doveva conoscere anche il suo legame con il signor Sesshomaru e comprenderlo fino ad un fondo nel quale lei mai sarebbe riuscita ad arrivare, nonostante percepisse il saldo amore che intercorreva fra i due.

Kyo accennò un sorriso languido, il primo che dedicò interamente a quel ragazzo senza però guardarlo direttamente negli occhi. Sarebbe stato tremendamente imbarazzante per lei dargli più confidenza, tanto più lo sarebbe stato se avesse risposto di sì, che era d'accordo con lui.

Per quanto la riguardasse direttamente, assistere a quella scena aveva per lei un risvolto amaro, fatto di odio e paura, di aggressività e di veleno gettato sul suo kimono a scopo intimidatorio.

“Già” rispose soltanto, come se fosse impazzita, e lo disse immaginando di indossare una maschera teatrale, cercando di non lasciare che le sue emozioni diventassero troppo evidenti e turbassero un animo così particolare com'era quello di Kohaku.

La signora Rin fece per alzarsi, sfiorando appena la mano del suo compagno procurandogli una scarica di turbamento e piacere al tempo stesso. Il signore ripeté i movimenti della ragazza con modi decisamente più lenti, senza distogliere gli occhi dai suoi capelli neri mossi dal vento fresco della sera, venati di un rosso fuoco di cui probabilmente lei non era a conoscenza, ma che agli occhi demoniaci erano come scintille solari calde ed irresistibili.

A testimonianza della personalità lucente che emanava, la signora nascose il fiore all'interno del proprio kimono, prendendo immediatamente con entusiasmo il suo arco dalla propria spalla e con altrettanta agilità estrasse una freccia dalla faretra.

“Ed ora, mio caro Kohaku” disse all'indirizzo del suo amico, incoccando la freccia “ti dimostrerò che ti sbagli, che i tuoi sono solo vaneggiamenti di un ragazzone che ha ancora tanto da imparare!”

Tese l'arco, puntando la punta della freccia in direzione di uno degli alberelli e scagliando il dardo con espressione concentrata. Lasciò che la freccia si liberasse dalla sua presa come se fosse dotata di vita propria, andando a conficcarsi al centro di una fogliolina, l'ultima all'estremità del ramo più sporgente, trascinandola poi con sé sul tronco.

La fogliolina si stagliò, inerme e ferita, contro la corteccia scura dell'arbusto; e così visibile a tutti, Jaken emise una esclamazione di sorpresa.

“Ora non montarti troppo la testa” la redarguì immediatamente dopo, lanciandole una occhiata risentita. “Non sarebbe il momento di riposarsi?”

“Ma io non voglio riposarmi, sto benissimo.”

“Sciocca che non sei altro! In quanto debole umana, dovresti recuperare le forze!”

“Lo dici perché sei tu quello stanco!”

“Sei tu quella stanca, te lo si legge in faccia!”

“Significa che ti preoccupi per me, Jaken?”

La signora Rin sorrise con uno sguardo insinuante al kappa, che nel frattempo sembrava decisamente colto alla sprovvista dalla domanda che gli era stata rivolta. Stando alle parole del signore, Jaken conosceva la signora da anni, fin da quando era una bambina - secondo il computo umano - e probabilmente di quei bisticci ce n'erano stati a centinaia.

“No, affatto!”

Nonostante l'orgoglio di Jaken avesse inevitabilmente preso il sopravvento, c'era qualche sfumatura di ammissione nel suo animo, di una resa di fronte all'evidenza - ma nei confronti più di se stesso che in quelli dell'interessata. Quest'ultima però non cancellò il suo sorriso, semmai lo trasformò in uno ancora più sornione; infine si arrese ma non omise di dimostrare la propria morbida riconoscenza.

“Stavolta accendo io il fuoco, per ringraziarti dell'ultima volta che lo hai fatto a me.”

“Aspetta Rin, ti do' una mano.”

Jaken la guardò stranito per qualche secondo, poi scosse la testa andandosi a sedere ai piedi di un albero. La signora si mise immediatamente all'opera aiutata da Kohaku, mentre il signor Sesshomaru inspirava l'aria fresca cercando di combattere contro alcuni pensieri negativi.

Affranta, Kyo decise di unirsi alla signora e a Kohaku per dare loro man forte, e quando ogni cosa fu pronta si misero in cerchio davanti al fuoco, ognuno cercando di distendersi il più possibile.

Kohaku si controllò la gamba ferita da prima che il gruppo arrivasse a palazzo, e si sarebbe messa ad osservare con forse fin troppa morbosità se un influsso indagatore non l'avesse costretta a voltarsi verso il signore rimasto in disparte, incrociando per qualche istante i suoi occhi. La coda di Kyo diventò immobile, ma non per paura. Si voltò, incerta se farlo o meno, mentre sentiva l'atmosfera farsi più tesa e la sua tensione farsi sempre più palpabile.

Sicuramente era quel sentimento di devozione che aveva imparato a provare nei suoi confronti, non poteva negarlo, ma anche di un forte senso di responsabilità che per la prima volta le fece intendere che per pensare anche soltanto di chiedergli qualcosa di così importante come sciogliere un fidanzamento nobiliare, doveva fargli intendere che avrebbe fatto qualunque cosa per lui e per la sua compagna: che anzi, doveva dare una prova concreta che pur di non deluderlo, sarebbe morta per loro. Sperava soltanto di essere in grado di accontentare le aspettative che il signore aveva nei suoi confronti.

La signora doveva aver visto la sua espressione assorta nelle fiamme, perché la richiamò alla sua attenzione con una cadenza quasi materna, che la fece visibilmente arrossire.

“Kyo” le disse la signora, guardandola negli occhi con bonarietà “c'è qualcosa che non va? E' da quando siamo partiti che sei sovrappensiero.”

“Tutto bene, signora” rispose, come al solito, perché al momento c'era in gioco qualcosa di più grande dei suoi desideri. “Riflettevo.”

“Anche io ho riflettuto molto, soprattutto dopo ciò che visto” commentò intristendosi. “Se non sono indiscreta, posso chiederti chi era quel demone che hai chiamato Masashi?”

Il respiro di Kyo si bloccò al pensiero di quell'essere disgustoso, e francamente avrebbe preferito non parlarne almeno per quel periodo in cui poteva stare lontana dal palazzo, ma dovette limitarsi a stringere le gambe in un abbraccio e rispondere, seppure con un filo di voce, cosa fosse Masashi per lei - o sarebbe stato meglio dire, cosa fosse Masashi per la sua famiglia.

“Lui è... lo sposo che la mia famiglia ha scelto per me.”

Ancora una volta, Kyo sentì la rabbia montarle in corpo esattamente come quando Masashi l'aveva aggredita soltanto per il gusto di stuzzicare la sua pazienza, ma dovette reprimere ogni sensazione per non dar modo al signor Sesshomaru di credere che fosse presa soltanto da quella triste realtà.

“Ma non lo vuoi, vero...?”

“Rin, lasciala in pace!” sbottò Kohaku verso la signora. “Non vedi che la metti a disagio?”

“Sì” rispose la ragazza, per niente turbata dal rimprovero dell'amico. “Ma bisogna fare qualcosa! Non è normale che un ragazzo faccia gesti simili su una ragazza! Ora che ci penso, è stato un bene che il signor Sesshomaru ti abbia portato con noi.” Poi si avvicinò a lei, cercando di mormorare quanto più piano possibile alle sue orecchie.

“Ti prometto che ti proteggerò io” sussurrò, e nonostante Kyo sapesse che non era possibile, che la signora non potesse fare niente e che al contrario, era lei a doversi mettere al suo servizio anche con le faccende più pericolose, ne fu rincuorata.

“No,” replicò lei “devo essere io a proteggere voi.”

“Allora, non sei soltanto una ancella.”

“Sono disposta a fare molto altro, per voi.”

Dapprima leggermente turbata per quella risposta, la signora Rin si voltò in direzione del signor Sesshomaru.

“Sesshomaru ti ha scelto per questo?”

“Kyo è totalmente innocua nei confronti degli esseri umani. Non ne mangia le carni.”

L'intervento di Sesshomaru circa il suo atteggiamento verso gli umani la colse di sorpresa. Avvampò, credendo di rendersi oggetto di una forte discussione all'interno del gruppo come era già successo nella sua cerchia familiare, ma tutto ciò che ricevette furono delle espressioni a metà strada fra lo stupore e la riconoscenza.

“Conosco bene i demoni che decidono di non cibarsi di esseri umani, e spesso è perché ne vengono in contatto in modo positivo” sentenziò Kohaku, accarezzando la testa della nekomata “non è vero, Kirara?”

Kyo gettò un'occhiata al signor Sesshomaru, ricordando che era da un po' che non sentiva odore di sangue umano su di lui.

“Quindi hai conosciuto un essere umano prima di noi!” esclamò la signora, completamente entusiasta di ciò che stava ascoltando. “Perché non ci racconti di questa persona?”

Kyo fu spaventata da quella richiesta, ma ciò che la intimorì maggiormente fu la presenza di Kohaku, l'unico insieme alla signora che fosse più interessato a sapere dettagli di quella storia. Il suo odore le ricordava così tanto quell'uomo che dovette fare appello a tutto il suo coraggio per cominciare quel racconto. D'altronde, non poteva di certo deludere le aspettative della signora.

“Era... un uomo, uno sterminatore per la precisione.”

Kohaku fece tanto d'occhi, e Kyo si maledì mentalmente per aver ceduto all'insistenza della signora, ma lo sguardo sognante della ragazza la incitò a proseguire con più tranquillità.

“Ero circondata da alcuni demoni lucertola che probabilmente non sarei mai riuscita a battere da sola, e nel momento in cui caddi per terra, quello sterminatore mi salvò la vita con un'arma gigantesca chiamata Hiraikotsu.”

Il viso della signora sembrò illuminarsi di una luce cupa, che credette di cancellare del tutto con un sorriso tirato; mentre Kohaku assunse una espressione a dir poco angosciata.

“Aveva il tuo stesso odore, Kohaku. Quindi sicuramente ha il tuo stesso sangue.”

“Era mio padre” rivelò infine il giovane uomo, e il suo atteggiamento diventato improvvisamente freddo ed emanante un odore duro e impassibile la convinse a continuare, facendo finta di non aver notato il suo repentino cambio di umore.

“Davvero? Quindi avrò la possibilità di incontrarlo?”

“Non credo, è morto da molto tempo ormai.”

Kyo non interferì oltre, e rimase in silenzio mentre la triste sensazione di angoscia opprimente aleggiava su Kohaku. Per schermarsi da quell'atmosfera, la giovane demone cane abbassò gli occhi e si strinse nuovamente le gambe al petto, sentendo la colpevolezza farsi strada nella sua testa come un serpente che avrebbe fatto meglio ad uccidere.

Non credeva che quell'uomo fosse morto, e ancora più grave per lei era il fatto di averglielo ricordato a Kohaku. Doveva essere stata una emozione fortemente negativa per lui perdere uno dei principali punti di riferimento della sua vita.

Doveva aver fatto con suo padre cose che Kyo con il suo non avrebbe mai fatto, e il pensiero risvegliatosi doveva avergli fatto tremendamente male anche per la sola e semplice ragione di non poter avere più possibilità di rivederlo ancora.

Sentì i pensieri del signore e della signora prendere la forma della compassione, e percepì il debole stridio dei denti di Kohaku che cercava di soffocare la corsa di una lacrima che però cadde senza cercare alcun freno o consenso.

Kohaku infine si allontanò, ma la sua tristezza era così forte da impregnare quasi l'intero campo di fiori demoniaci.







NDA

Ce l'ho fatta, finalmente!

Ritardo millenario, lo so, e mi dispiace moltissimo. Però alla fine ho mantenuto la promessa fatta sulla paginetta, anche se non avendo controllato potreste trovare strafalcioni enormi - spero di no.

E adesso, il nostro Kohakumaiunagioia ha una gioia in meno, e la situazione peggiora sapendo che non potrà scendere nei dettagli dal momento che si sente responsabile della sua morte. Della serie: maltrattiamo i personaggi.

Grazie mille a chi ha letto e sta ancora leggendo :)

Un bacione a tutti :*

   
 
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