Serie TV > Elisa di Rivombrosa
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Autore: Azalea94    20/06/2019    0 recensioni
Cos’è successo ad Elisa dopo aver riscattato Rivombrosa? Agnese riceverà in dono dalla madre uno scrigno che aiuterà a portare alla luce avvenimenti di cui noi tutti eravamo all’oscuro.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Agnese Ristori, Anna Ristori, Antonio Ceppi, Elisa Scalzi, Fabrizio Ristori
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Angelo attendeva davanti alla biblioteca in trepidazione, percorreva il corridoio freneticamente sperando di ingannare quel tempo che sembrava non passare mai. Non aspettava altro che tener fede alla promessa fatta ad Elisa. Avrebbe voluto non guardare in quella direzione, ma la porta di quella camera da letto era semiaperta e non riuscì a non scrutarne l'interno. Fu così che per un attimo la rivide, era stesa sul letto, con il lenzuolo di seta bianco stropicciato fin sotto il seno e con indosso una camicia da notte sottile e sudata a coprirle appena quel corpo esile come non lo era mai stato. Elisa mancava molto a tutti. Tornò alla realtà quando sentì dei passi, doveva essere arrivata, pensò, e subito dopo apparse dal lungo corridoio. Rimase per un attimo incantato, finché Agnese, sorridendogli teneramente, non lo riportò alla realtà: "Angelo, buongiorno! Non mi saluti?" La somiglianza con Elisa era ben visibile a chiunque avesse avuto la fortuna di conoscerla. "Signorina Agnese" le rispose: "Ben tornata, spero abbiate fatto un buon viaggio. Sapete, aspetto questo momento da tanto. So che sarete stanca dal lungo viaggio, ma ora vi prego di ascoltarmi. Vi ho fatta chiamare perché vostra madre mi aveva pregato di conservare per voi qualcosa che avrei potuto darvi solo al raggiungimento dei vent'anni" e, dopo aver appoggiato un piccolo scrigno sulla scrivania in noce, le porse le chiavi che avrebbero dovuto aprirlo. Lasciò Agnese, si trovò nuovamente davanti alla camera di Elisa e Fabrizio e, riguardando quel letto un’ultima volta, la sua mente viaggiò in quell'incancellabile e doloroso ricordo. Viaggiò anni indietro, a quando, sceso dalla carrozza dopo un giro di controllo nei campi di Rivombrosa, Bianca gli disse di fare presto perché Elisa chiedeva di parlare con lui. Corse. I gradini della maestosa scala gli sembravano infiniti, pesavano sotto i suoi piedi come mai prima di allora, così come gli pesava tremendamente ciò che i suoi pensieri gli comunicavano. Non aveva chiesto niente a sua sorella, ma Elisa era malata da tempo e gli occhi di Bianca erano rossi e lucidi. Scrollò la testa per cacciare via i pensieri prima che affiorassero ancor più chiaramente nella sua testa. Arrivò alla camera da letto di Elisa e bussò. Anna gli aprì la porta con la mano destra, mentre con la sinistra si asciugava una grossa lacrima appena prima che le arrivasse al labbro. "Ciao Angelo, Elisa chiede di te" gli disse cercando di far tremare il meno possibile la voce, non riuscendoci. Arrivò anche Antonio e, avvicinandosi al suo orecchio perché Elisa non potesse sentirlo, gli sussurrò: "Rimango qui fuori dalla porta, ma devi essere pronto, il suo cuore è molto debole e oramai non posso più fare molto". Angelo si sentì penetrare la schiena da un grosso brivido freddo e le gambe pesanti tremare, solo con impegno riuscì a muoverle per andare dalla sua Elisa. Lo sapeva, non era mai stata sua, ma nel suo cuore lo era stata, almeno un tempo. Si sedette nella sedia vicino al letto e le mise una mano tra i riccioli, delicatamente, per non farla sobbalzare dallo spavento, sperava che si svegliasse per vedere i suoi occhi ancora una volta. E così fu: "Angelo.. amico mio.. " eccoli, i suoi occhi chiari e profondi come il mare, quel mare che aveva visto solo nei dipinti ma dal colore così simile al suo. La sua voce era flebile e lui le si avvicinò ancor di più per non perdersi niente di quello che gli stava dicendo: "Sotto il mio letto.. guarda sotto il mio letto", così dicendo si sforzò a inarcare la schiena in modo che la posizione del corpo la aiutasse ad esprimersi. Angelo temeva che Elisa stesse vaneggiando ma poi cambiò idea pensando che neanche la sofferenza avrebbe potuto annebbiare la sua mente così scaltra, si chinò, vide uno scrigno di legno con una chiave in ferro battuto e lo prese. Elisa gli sorrise, quel sorriso farebbe ancora innamorare anche i muri, si disse Angelo. "Ci ho pensato tanto e giuro su mia figlia che so ancora quel che dico. Quando avrà vent'anni dovrai consegnare questo scrigno direttamente ad Agnese, nelle sue mani. Prima ti prego di conservarlo tu, Angelo. Voglio che veda il suo contenuto solo quando sarà abbastanza grande per capire. Le devo spiegazioni che non sono stata in grado di darle prima". Angelo scosse la testa in segno di approvazione e le accarezzò dolcemente la fronte, la sfiorò appena per paura di farle del male, era così magra e bianca da sembrare che il sangue non le scorresse più nelle vene. Si chiedeva come facesse ancora a parlare mentre guardava il suo petto alzarsi debole ad ogni respiro, poteva contarne ogni costola. Le lacrime non gli permisero di parlare. Fu Elisa a rincuorarlo: "Lascio questa terra serena, sono stata madre di Agnese e Martino e so che Anna e Antonio ci saranno sempre per loro. Sono stata figlia, sorella e moglie." Non staccò mai un attimo lo sguardo dagli occhi di Angelo, poi continuò: "Moglie.." nei suoi occhi si accese una luce scintillante, viva, la stessa che gli ospiti di Rivombrosa le avevano visto per la prima volta al ballo per festeggiare il ritorno di Fabrizio, la stessa luce che si è spenta quel Natale maledetto e che risplendeva solo quando parlava di lui. Angelo si era sempre vergognato di adorare così tanto quella luce in Elisa, perché essa si accendeva per un altro uomo, uomo che non era mai stato lui. Continuò: "moglie del mio Fabrizio. Tu lo sai Angelo, se non avessi avuto Agnese io lo avrei raggiunto subito" attese qualche secondo, cercando un po’ di saliva in quella bocca incorniciata dalle labbra bianche, per ritrovare le forze di continuare: "È stato bene così. Spero di risvegliarmi in un’altra dimensione avvolta tra le sue braccia. Le sue forti braccia". Riguardò Angelo un'altra volta, portò debole la guancia sulla mano di lui che era appoggiata sul cuscino a fianco della sua nuca, e si addormentò per sempre. Angelo rimase per minuti che non seppe quantificare immobile, senza guardarla. Poi tolse la sua mano da sotto la guancia di Elisa, stringendole il viso la baciò sulla fronte, ne sistemò il capo sul cuscino e le sussurrò un "Ti voglio bene Elisa". Erano passati anni dalla sua morte, e Angelo di bene ad Elisa ne voleva sempre tanto. Si era sposato e con sua moglie avevano avuto due bambine, abitava vicino a Rivombrosa e di lavoro aiutava Martino a portare avanti al meglio la tenuta, per lui non era uno sforzo. Teneva ai Ristori, l'astio per Fabrizio era passato subito dopo che aveva capito che lui ed Elisa erano due anime complementari, e in questi casi non si può fare altro che accettare. Aveva accettato, aveva gioito con loro quando si erano sposati dopo mesi e mesi di sofferenze. Aveva pianto alla morte del Conte, aveva ancor più pianto alla morte di Elisa. Ora immaginava Agnese immersa nei ricordi di coloro che più l'avevano amata e desiderata e si chiedeva quale fosse il contenuto di quello scrigno che per anni aveva custodito per lei.

 

   
 
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