LETTERA A MIO PADRE
Lettera a mio padre;
nei sogni infranti ti ho incontrato,
tra un fallimento e l’altro.
Sono diventato un matematico
a furia di fare addizioni;
conto sempre tutto quello che mi hai
portato via.
Con mio padre ho imparato
cosa vuol dire avere Fame,
non sono di materia, ma anche di
spirito.
Mai un abbraccio,
mai un contatto o una gentilezza;
ho raccolto l’odio
una naturale repulsione
come quando si trebbia il grano
maturo.
Senza soldi, una sola maglietta
bucherellata,
il tuo bagaglio ti fece onore.
Sono nato sotto il segno
dell’Acquario,
segno d’acqua e di speranza,
ma tu che sei Pesci
io non so contenerti.
La tua furia senza senso
immotivata
le tue urla
i tuoi gesti di stizza
e di violenza;
il mio incubo personale,
gli accidenti che ti ho mandato,
le mie paure…
mi nascondevo sotto al letto, da
bambino.
Ora sotto i letti non ci sto più,
sto solo sopra e le mie lenzuola
sono fredde e confuse come i miei
desideri.
Quando rompevi i miei giochi,
e lo facevi perché ero piccolo e
indifeso, facile preda;
quando non hai voluto più che
studiassi
che ero un fallimento e una vergogna
per te.
Passando ore a fare il fantasma
perché
temevo di essere giudicato così come
facevi tu.
Quando ho scoperto che tanti altri
non sono come te
ho iniziato a ridere,
e tu con quegli occhiacci mi
guardavi,
in casa non si ride, si piange solo.
Il tuo godimento nel dolore altrui.
Tu, padre, avresti voluto anche
strapparmelo,
quel sorriso,
e lo so che vorresti ancora farlo.
Come potrai un giorno giudicarmi male
quando ti dirò che ho cercato un uomo
che stesse al posto tuo?
O che ho cercato un uomo che sapesse
darmi
ciò che tu non mi hai mai offerto,
per odio e dispetto?
E ora mi salgono le lacrime agli
occhi
la gente non capisce che ci sono
traumi
che restano dentro e che non si
superano
e sembra sempre di tornare al punto
di partenza
e ci si sente soli e incompresi,
prossimi alla follia
che io ho un vuoto dentro ed ho
cercato di colmarlo
inseguendo sogni e desideri,
amando, al contrario di te,
offrendo possibilità e tenendo le
porte aperte,
nonostante la mia nullità interiore.
Ognuno ha la sua storia, e tu, padre,
hai provato a scrivere la mia con la
forza.
Io ora barcollo perché sono fragile,
ma da te ho imparato solo una cosa;
come non vorrei mai diventare.
Io sono Poeta e imbratterò il mio
piccolo mondo
con versi poveri e senza rime,
ma ricchi di quel che mi manca
e di quel che mi hai portato via
negli anni migliori.
NOTA DELL’AUTORE
Rimasugli di pensieri è un percorso poetico, un insieme di
poesie scelte e scritte l’una dopo l’altra a creare una sorta di album. Questa è
una poesia che avrei voluto censurare e non pubblicare; però tratta uno dei
temi più importanti della mia fragilità, e cioè il difficile rapporto che ho
avuto con mio padre fin da quando sono nato.
Qualche momento assieme l’abbiamo anche passato ora che sono
cresciuto, ma si è sempre concluso con qualche litigio. Insomma, alla fine
siamo persone incompatibili, troppo diverse.
Non prendetemi per depresso, per favore xD e di non
giudicarmi male.
Tra l’altro queste sono cose che possono capitare, anche se
fa male. Ma ora sono adulto, la mia storia posso scriverla anche da solo, ma
soprattutto so come non devo mai comportarmi.
C’è caso che pubblichi un’altra poesia prima di giovedì
prossimo.
Grazie a tutti, di tutto.