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Autore: Gaia Bessie    21/06/2019    2 recensioni
Prima di Draco Malfoy e sua moglie, il divorzio tra Purosangue non esisteva.
O, meglio, c'era, ma era una possibilità talmente remota e inusuale da non venire assolutamente contemplata, era un di più, un superfluo che nessuno si era mai dato la pena di usare.
Così, quando infine Malfoy si era deciso a pronunciare quelle parole, bacchetta alla mano, io divorzio da te, lui e Asteria Greengrass erano diventati un caso nazionale.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Hermione Granger, Scorpius Malfoy
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Prima di Draco Malfoy e sua moglie, il divorzio tra Purosangue non esisteva.

O, meglio, c'era, ma era una possibilità talmente remota e inusuale da non venire assolutamente contemplata, era un di più, un superfluo che nessuno si era mai dato la pena di usare.

Così, quando infine Malfoy si era deciso a pronunciare quelle parole, bacchetta alla mano, io divorzio da te, lui e Asteria Greengrass erano diventati un caso nazionale.

 

 

Bovarisme or the Bovary syndrome

 

Tu bella e rovinata
Da quella storia che ti ha fatto male
E ti ha cambiata

(Irama – Bella e rovinata)

 

«Vede, signor Malfoy, il suo è un caso, come dire... peculiare» borbottò il dottor Miller, sistemandosi gli occhiali sul naso aquilino. «Non era mai successo che si dovesse annullare un'unione civile... è ovvio che il Wizengamot vorrà un processo».

«Non capisco perché» replicò Draco Malfoy, serafico. «La nostra è una separazione consensuale, da ambo le parti».

«Ma certo» convenne l'avvocato. «Ma sicuramente il Ministero vorrà accertarsene, proprio vista l'unicità di questo caso».

Miller guardò i due, ancora per poco, coniugi, sperando di cogliere un vago senso di approvazione sui loro volti.

Lui era stanco, visibilmente, e continuava a tormentarsi i capelli che, negli anni, avevano percorso a ritroso buona parte del cranio.

Lei, invece, sembrava essere totalmente priva di espressione: non vi era un accenno di malcontento, questo sì, ma nemmeno di serenità, contentezza, sollievo o qualunque altra cosa. Era ancora bellissima, e sembrava molto più giovane dei suoi trentacinque anni ma, seduta su quella sedia, non sembrava altro che una splendida bolla di sapone.

Dietro i capelli bruni, gli occhi verdissimi, non si riusciva a scorgere altro, un pensiero che le animasse la testa, nulla.

«Non sarà nulla di impegnativo» disse infine Miller, senza distogliere lo sguardo dal viso della signora Malfoy. «Immagino sentiranno qualche vostro amico di famiglia, appureranno che avete i vostri buoni motivi per volervi separare e manderanno tutti a casa».

«Tutto qui?» domandò lei, annoiata. «Spero possa essere una cosa veloce».

«Lo sarà. Non avete nulla da nascondere, stando a quello che mi avete raccontato... e lei, signor Malfoy, ha sicuramente affrontato processi peggiori».

Il sorriso dei futuri ex coniugi avrebbe potuto gelare il sangue nelle vene.

 

***

 

«Spiegami perché dovrei cambiare idea, Asteria, perché ti giuro che in questo momento mi sfugge» Blaise Zabini guardò sua cognata, soppesandola con aria annoiata. «O, quantomeno, spero vivamente che mi stia sfuggendo e che tu non sia completamente impazzita».

«Oh, andiamo, non vedo proprio cosa ci sia da stupirsi» replicò lei, giocherellando con la fede nuziale.

L'anello dei Malfoy, uno smeraldo di un verde indicibile, le proiettava un bagliore sinistro sull'anulare.

«Nel caso ti sfuggisse» osservò Blaise, freddandola con i suoi occhi scuri. «Sono ancora sposato con tua sorella. E, per quanto il tuo matrimonio sembri andare a rotoli, non credo seguirò il tuo esempio».

Asteria non si scompose minimamente ma ricambiò il suo sguardo, senza cedere di un millimetro e sorrise dolcemente. Il rossetto rosso scuro, che si era un po' sbaffato sul bordo delle labbra, sembrava una ferita aperta.

Le si era stampato sui denti, notò Blaise. Sembrava che avesse morso il cuore di qualcuno, prima di presentarsi a casa sua.

«Non vedo quale sia il problema» dichiarò, candidamente. «Lo so, è vero: Daphne è più bella di me».

Lui fece per interromperla, spiegandole che il problema non era chiaramente quello. Che, se non le importava più del proprio matrimonio, doveva ricordarsi di avere ancora un figlio, appena dodicenne, che la venerava come una dea.

Probabilmente, Scorpius, sua madre non l'aveva mai vissuta da vicino: si sarebbe accorto che Asteria era solamente un idolo di doratura scrostata, piena di crepe, perennemente insoddisfatta.

Ma non fece in tempo a dirle niente, perché lei continuò a parlare, decisa.

«Sarà anche più bella di me, ma sai quante ce ne sono, in questo mondo, di donne più belle» disse. «Ma io so amare meglio».

«Non ne dubito» osservò Blaise. «Ma non credo di volere l'occasione di provare, Asteria: in questo mondo non siamo tutti tristi e insoddisfatti».

«Nemmeno io lo sono».

«Asteria, ascoltami, per favore» tentò lui, sfiorandole la mano con la propria. «Un tempo sei stata mia amica, permettimi di darti un consiglio: parlane con qualcuno. Non sei stata più la stessa, da quando...».

Lei lo gelò con quel suo sorriso sporco di rossosangue che le si era crepato sulle labbra, che le lordava il viso come una macchia. Sorrise e lo fermò lì, su una sedia foderata di blu notte, le mani ancorate ai braccioli.

«Quello no» l'avvertì. «Se ne parli un'altra volta sarò costretta a farti del male, Blaise».

«Fallo pure, ma parlane» rispose lui. «Non puoi fare finta di niente per tutta la vita, Asteria, sei abbastanza grande per capirlo».

Le ultime parole le urlò, ma lei si era già smaterializzata, lasciandolo lì, a parlare con una poltrona vuota.

 

***

 

L'udienza per il divorzio di Asteria Greengrass e Draco Malfoy si sarebbe dovuta tenere di lì a una settimana: gli ultimi giorni di maggio, forse, o i primi di giugno.

Ma, di fatto, quell'udienza non si tenne mai. Perché, il dodici maggio duemiladiciotto, la signora Malfoy fu trovata a penzolare dal soffitto della sua camera da letto.

Si era impiccata con una fusciacca di seta, un regalo di sua madre quando era ancora una ragazza, e lì si era lasciata accarezzare dall'aria che trapelava dalla finestra lasciata aperta.

Asteria Greengrass era morta con una vestaglia di raso color pesca, i capelli perfettamente acconciati e il viso pulito e struccato. Le si erano slavati gli occhi, scolorendo in un verde pallido e malaticcio, le labbra erano diventate livide e vi sporgeva la lingua, come se la donna si stesse prendendo gioco di chi l'aveva trovata.

Suo marito non aveva pianto. In stato di shock, era rimasto seduto sulla poltrona del suo studio, con gli occhi spalancati a fissare il vuoto.

Quando finalmente si era considerato in grado di parlare aveva guardato l'Auror che si stava occupando del caso, e gli aveva mormorato come faccio a dirlo a mio figlio.

Non aveva ottenuto risposta e, così, altro non gli era rimasto da fare che non ascoltare il rumore dei suoi stessi pensieri.

Si erano portati via il corpo, non che li avrebbe pregati di non lasciarglielo lì, e Draco Malfoy era rimasto sempre nel suo studio, davanti a carta e piuma, senza parole.

Aveva scritto a suo figlio, attività che aveva riempito diverse ore perché, per quanto provasse a esprimersi con una certa delicatezza, la notizia era tutt'altro che delicata.

L'avrebbe anche spedita, quella lettera, se una busta rossa dal Ministero non gli fosse piombata all'improvviso sulla scrivania.

 

***

 

«Si può sapere cosa vuol dire che ci sarà un altro processo?» sbraitò Draco, sbattendo le mani sulle cosce. «Mia moglie è morta e processano me, per cosa poi?».

«Non si agiti, Signor Malfoy» lo rimbeccò l'avvocato, serafico. «Sua moglie è morta in circostanze non meglio specificate... il Ministero ci terrà a fare chiarezza».

«E io sono un ex Mangiamorte, sì, è stato chiaro» mormorò Malfoy, così piano che Miller fece quasi fatica a udirlo. «Cosa dovrei fare?».

«Si presenti all'udienza, dia la sua testimonianza» rispose Miller, conciliante. «Trovi qualcuno che possa testimoniare per lei. Un amico di famiglia, un parente... qualcuno che riesca a dimostrare che lei non aveva alcun motivo per uccidere sua moglie».

«Non basterebbero le prove che posso portare io?» sbottò il biondo, torcendosi le mani. «Ero suo marito, è ovvio che non l'ho uccisa, io...».

L'ho amata, pensò. In un tempo che quasi faceva fatica a ricordare, sì, Draco Malfoy aveva amato sua moglie. L'amava ancora?

«Cerchi di capire» disse l'avvocato, conciliante. «Sua moglie è deceduta poche settimane prima dell'udienza per il vostro divorzio. È normale pensare che sia stato un avvenimento... molto comodo, ecco, se posso permettermi di usare questo termine».

«Vogliono dimostrare che l'ho uccisa io?».

Miller, per la prima volta da quando era iniziato l'incontro, si convinse a guardare dritto negli occhi.

Draco Malfoy era impallidito, sulla sua sedia: era evidente che non fosse colpevole, si ritrovò a pensare, non era il tipo d'uomo da impiccare la moglie al soffitto di casa.

L'aveva visto stanco, insoddisfatto, da quel matrimonio, forse esasperato, questo sì. Ma bastava per compiere un omicidio?

E aveva visto anche Asteria Greengrass. Annoiata, forse stanca, di certo priva di ogni voglia di recuperare quel matrimonio. Ma bastava per compiere un suicidio?

«Io...» si trovò a bisbigliare, in un momento di indicibile sincerità. «Temo proprio di sì».

 

***

 

«Devi aiutarmi» non se ne accorse subito, Draco, ma la sua voce aveva assunto una sfumatura supplicante. «Blaise, ci conosciamo da una vita... tu puoi dire che non l'ho uccisa io».

Si ritrovò a guardare il suo ex compagno di scuola che lo fissava, senza espressione, la bocca stesa in una linea che gli squarciava in due il viso.

«Blaise» mormorò, incerto. «Tu lo sai che non l'ho uccisa io, non è vero?».

Zabini gli restituì uno sguardo vacuo, esitante: se Draco avesse abbassato lo sguardo, appena un po', si sarebbe reso conto che gli tremavano le mani.

«No» scandì lentamente. «Certo che no».

«Testimonierai per me?» chiese Malfoy, con un briciolo di speranza. «Sono già stato da Theodore e Pansy e mi hanno entrambi detto di...».

«No» rispose Blaise, scuotendo il capo. «Non posso testimoniare per te».

«Se è per Daphne, sono sicuro che anche lei riesca a capire che non sono un uxoricida».

Zabini sospirò, passandosi una mano tra i capelli brizzolati.

«Ascoltami, Draco» scandì, con insostenibile lentezza. «Io... non credo che troverai qualcuno disposto a testimoniare per te. Non tra i tuoi vecchi amici di scuola, almeno».

«E perché mai?» sbottò il biondo, con le mani tra i capelli. «Non potete pensare per davvero che io...».

«Non lo pensa nessuno di noi» lo rassicurò Blaise. «Te lo posso garantire. Ma abbiamo delle famiglie, posti di lavoro e nessuno... è disposto a mettersi in gioco, ecco».

«Mi date già per spacciato, non è vero?» bisbigliò Malfoy. «Se te lo dovessero domandare, diresti che l'ho uccisa io?».

«Se dovessi scegliere tra me e te... sì, direi che l'hai uccisa tu» rispose l'altro, serafico. «Ma non mi discosterei eccessivamente dalla realtà. Un po' l'hai uccisa anche tu».

Rise, nel vedere lo sguardo ferito del biondo.

«Oh, non guardarmi così» gli disse. «Certo che l'hai uccisa tu: di troppo amore, prima, d'indifferenza, poi».

«Potresti spiegarti?» domandò Draco Malfoy. «Come avrei fatto a ucciderla con l'indifferenza se lei...».

Mi ha tradito pensò, ma si rifiutò di dirlo ad alta voce. Sapeva dei tradimenti di Asteria ma aveva sempre chiuso un occhio: perché l'amava troppo, si era detto al tempo. Ma poteva davvero esserne sicuro?

Come avrebbe fatto a ucciderla d'indifferenza se l'amava così tanto da perdonarla ogni volta?

«Non posso essere io a spiegartelo» sospirò Blaise. «Senti, voglio aiutarti: vai al Ministero, scendi al piano degli archivi. Chiedi della Granger e... cerca il fascicolo processuale di tua moglie».

Non gli diede nemmeno il tempo di ringraziarlo, o di chiedergli altre spiegazioni, che già era andato via.

 

***

«Avanti!».

L'ufficio della Granger era esattamente come se lo era immaginato: ordinato, ma impolverato e pieno di indicibili montagne di scartoffie.

«Buongiorno» salutò Draco, cercando di apparire cortese. «Mi è stato detto che potresti aiutarmi... per una questione personale».

Hermione Granger lo squadrò, dubbiosa. Aveva i capelli tirati su in una crocchia un po' sfatta, da cui continuavano a sfuggire ciocche ribelli.

Evidentemente non tingeva la chioma, così che qualche ciocca grigia andava a turbare l'onda castana che le s'infrangeva lungo le tempie.

«Non penso tu sia nell'ufficio giusto» rispose, calma. «Io qui mi occupo di catalogare e conservare...».

«Documenti» completò lui. «Testamenti, donazioni... e atti processuali».

Lei annuì, spaesata. Le era rimasto in mano un fascio di documenti, che probabilmente avrebbe dovuto ordinare, prima che lui arrivasse a interrompere il suo lavoro.

«Ho bisogno di consultare il fascicolo di mia moglie» disse lui, lentamente. «Non... non so nemmeno cosa dovrei cercare, ma...» s'interruppe. «Ma mi è stato detto che potrebbe aiutarmi».

«Ho saputo» borbottò Hermione, lentamente. «Ti faccio le mie condoglianze, deve essere stato un bel colpo da sopportare».

Malfoy chinò il capo, annuendo appena. «E ora vogliono processarmi» sussurrò. «E nessuno ammetterà mai che non posso averla uccisa, nessuno dei miei amici verrà a testimoniare per me... tutto quello in cui posso sperare è che quel fascicolo contenga qualcosa».

«Certo» rispose lei, alzandosi da dietro la scrivania. «Posso portarti in archivio, ma... sappi che molti fascicoli sono vuoti o quasi, potresti non trovare nulla. Ma possiamo tentare».

«Ti ringrazio» disse Draco, umilmente. «Sei l'unica persona che mi sta aiutando, in qualche modo».

 

***

 

«Ecco qui» borbottò Hermione, estraendo un fascicolo da uno scaffale. «Sembra molto voluminoso».

«Sei sicura sia quello giusto?» borbottò Malfoy, nervosamente. «Mia moglie... Asteria, insomma, non ha mai avuto guai con la giustizia, o cose del genere».

Lei scrollò le spalle e gli passò il fascicolo, dove il nome di Asteria Greengrass riluceva di inchiostro blu scuro su carta leggermente ingiallita. Istintivamente, Draco Malfoy sentì un brivido che gli si arrampicava lungo la colonna vertebrale, nonostante fosse maggio inoltrato, e così si ritrovò a fissare quei fogli, senza sapere che farsene.

Li avesse sfiorati con la punta delle dita, pensò, lo avrebbero morso, staccandogli le falangi.

Ma c'era la Granger che lo guardava, quasi speranzosa e, allora, lui non ce la fece a deluderla, dopo che aveva deciso di aiutarlo. Si fece mordere le falangi, Draco Malfoy, si fece sporcare di polvere e divorare in un sol boccone.

«Cosa vuol dire?» mormorò, leggendo il primo foglio, senza capire. «Qui c'è scritto che Asteria era una testimone nel processo per gli ex Mangiamorte... ma io c'ero».

Malfoy aveva gli occhi che sembravano sabbia vetrificata, come se le parole avessero potuto scolorirgli l'iride man mano che le leggeva.

«Perché non mi ricordo?».

Prevedibilmente, Hermione Granger mantenne la sua proverbiale calma e si chinò per indicargli una riga, pericolosamente piccola, sul foglio.

«Tu sei stato processato la settimana dopo» gli spiegò. «Questo era il processo per i crimini... più gravi, ecco».

«Tu c'eri?» domandò lui, pietrificato. «Ci conoscevamo già, all'epoca, perché Asteria non mi ha detto...».

Lei lo interruppe, posandogli una mano sul braccio. Draco non ebbe nemmeno la forza di scacciarla, tanto si sentiva deluso e senza speranze, di fronte a quell'evidenza, blu su bianco, che sua moglie gli aveva mentito, no, omesso, qualcosa di fondamentale. Ancora una volta.

Chissà quante altre bugie, no, omissioni, Asteria gli aveva nascosto negli anni, oltre quelle che lui aveva scoperto da sé, chissà quanti altri scheletri o amanti aveva nascosto sotto il materasso.

«Malfoy» mormorò Hermione, indicandogli un'altra riga sul foglio. «Non so perché non te lo abbia detto, d'altronde era tua moglie, ma...».

Fu in quel momento, in quel singolo istante in cui i suoi occhi colsero una parola, poche lettere che gli fecero pregare di aver improvvisamente disimparato a leggere.

Fu in quel momento che il mondo di Draco Malfoy crollò per sempre.

«Era un processo per stupro».

 

***

 

Si dovette sedere sul pavimento. Poco gli importava della polvere, degli scatoloni pieni di documenti simili a quello che lui aveva in mano, della Granger che lo guardava con quella pietà talmente palese da infastidirlo, no disgustarlo.

Scivolò sulle piastrelle scure, tenendosi la testa con le mani, i documenti persi sulle ginocchia e gli occhi che faticavano a smettere di leggere. Avevano trascritto tutto, della testimonianza di Asteria.

Ogni singola parola che lei aveva pronunciato era stata sistematicamente trascritta ed erano stati talmente zelanti da segnalare tutte le volte in cui avevano dovuto sospendere il processo perché la testimone piangeva troppo.

E aveva solamente quindici anni, pensò Draco con sgomento, quindici anni e chissà cosa doveva aver visto o sentito o subito negli anni precedenti. E lui, che era stato sposato con lei per un quindicennio, non ne aveva nemmeno la più vaga idea.

«Io c'ero» mormorò Hermione, prendendo il fascicolo di documenti. «Scritto così sembra terribile» sospirò. «Sentirlo è stato anche peggio».

«Non capisco» mormorò lui, con la voce rotta di pianto. «Greengrass... mio suocero, non era un Mangiamorte».

Lei annuì. «No» convenne. «Lo era sua moglie».

La madre di Asteria non era sopravvissuta alla Guerra Magica, pensò lui, ma non aveva mai domandato per che parte avesse combattuto.

«Non mi ricordo di lei» bisbigliò. «Io... non può essere, non può essere».

«Ha disertato» spiegò Hermione. «Passava informazioni all'Ordine da mesi, quando... quando l'hanno scoperta».

«Chi?» domandò lui. Non gli rimaneva più nemmeno la voce. «Chi l'ha scoperta?».

Lei lo guardò, dubbiosa.

«Sta scritto in quei fogli che hai in mano, Granger» mormorò Draco. «Preferirei che me lo dicessi tu, è meno... peggio, del leggerlo lì sopra».

«Greyback» tossì lei, abbassando lo sguardo. «Nott. Dolohov. I due Lestrange».

La vide prender fiato, ripensarci, inghiottire un nome che lui, dietro la pelle, sentiva premere come un ago che gli perforava la carne.

«Tuo padre» disse, infine. «Loro... immagino tu sappia come funziona: non potevano colpire Silena, lei... era sotto la nostra protezione».

«Allora hanno preso lei» mormorò Draco, completando il discorso. «Mio padre ha...».

Lei non riuscì a rispondergli, non ne ebbe la forza, così si limitò a rendergli i fogli. Se lui avesse avuto la forza di notarlo, si sarebbe accorto che la Granger aveva gli occhi lucidi.

Così, si limitò a scorrere velocemente la testimonianza di sua moglie, in certa del nome di Lucius Malfoy.

Lo stupro di Asteria Greengrass era stato sistematico, programmato, premeditato. Era stato a dicembre, durante le vacanze di Natale che lei avrebbe dovuto trascorrere con la famiglia quando, invece, a casa sua non ci arrivò mai.

Lo stupro di Asteria Greengrass era avvenuto non in un momento o in un istante, ma era durato tre giorni. L'avevano fatta rimanere tre giorni in una stanza buia – Malfoy Manor? si domandò Draco, mentre il terrore gli inzuppava le ossa – e per tre giorni, a turno, avevano abusato di lei.

Greyback. Nott. Dolohov. I due Lestrange.

E, alla fine, anche Lucius Malfoy.

«Non me l'ha mai detto» mormorò Draco, sentendo il viso che piano piano s'andava bagnando di lacrime. «Lei... in quindici anni non mi ha mai detto...».

«Non ne hanno voluto parlare nemmeno i giornali» disse Hermione, atona. «Lei... probabilmente le è capitata la cosa peggiore di tutta la guerra... prima del processo, ha detto che avrebbe testimoniato solamente una volta».

«E non è servito a niente» disse lui, amaramente. «Sono ancora tutti vivi, e solamente Greyback è stato condannato al Bacio».

Lei annuì. «Non si era riusciti ad arrivare a una sentenza» spiegò. «Asteria... era così... turbata dagli avvenimenti che la difesa disse che la sua testimonianza era inattendibile. Il processo è rimasto aperto».

«A che pro?» domandò Draco. «Speravate in qualche miracolosa testimonianza dopo vent'anni?».

«Asteria si era sposata, aveva avuto un figlio, sembrava essersi ripresa» mormorò Hermione. «L'avevano richiamata a testimoniare».

 

***

 

L'avevano richiamata a testimoniare e lui non ne sapeva nulla, non ne aveva nemmeno avuto il sospetto e, così, Asteria aveva mantenuto la sua promessa e si era rifiutata di rivivere il suo incubo.

L'aveva trovata a penzolare dal soffitto di casa loro, sfrontatamente, senza alcun riguardo per suo marito e suo figlio. E nemmeno per sé stessa.

«Avrei potuto aiutarti» mormorò Draco, rivolto a una foto del loro matrimonio. «Se soltanto tu me lo avessi detto».

Asteria Greengrass, nel suo abito da sposa, sorrideva raggiante, appoggiata alla cornice.

Era ancora giovane, ancora bellissima. E forse era suggestione, la sua fantasia malata che aveva cominciato a spandere muffa nerastra negli angoli del suo stesso cervello, o magari il suo subconscio aveva ragione: poteva essere bella in quella maniera quasi dolorosa, Asteria, ma c'era un punto del suo viso in cui le si leggeva addosso di quelle tre sere.

C'era un solco, che lui non aveva mai visto prima, che le segnava l'angolo della bocca, una piega dolorosa che le distorceva il viso. Una piccola cicatrice sotto l'orecchio.

C'erano sempre stati, quei segni? O erano comparsi così, da un giorno all'altro, quando il sangue aveva smesso di illuminarle il volto, quando le si erano scoloriti gli occhi.

«Perché non mi hai voluto dire niente di tutto questo?» mormorò, con la voce rotta di pianto. «Io... non ti avrei mai lasciata, se lo avessi saputo».

Lo so, sembrava dirgli sua moglie, con il bouquet di rose bianche in mano. Ma io non te lo avrei mai permesso.

 

***

 

«Sono passato a ringraziarti per l'aiuto che mi hai dato» mormorò Draco, sulla soglia dell'ufficio della Granger. «Mi hai... fatto capire molte cose».

«L'ho fatto con piacere» rispose lei, cortesemente. «Ma... cosa succede, Malfoy? Non... non mi aspettavo di rivederti qui così presto».

«Volevo solamente ringraziarti» ripeté lui, lentamente. «Non... potrei non averne la possibilità, in seguito».

«Non l'hai uccisa tu» disse Hermione, senza alzare lo sguardo dalla propria scrivania. «Io... se me lo chiederanno, dirò che...».

«Non dirai niente» rispose Draco, perentorio. «Non ti permetterebbero di testimoniare per me, troverebbero un modo per non farti... sporcare».

Direbbero che sei troppo coinvolta, pensò. In un modo o in un altro.

«Se non lo faccio io, non verrà nessuno a dire che non puoi aver ucciso tua moglie».

Lui le lanciò uno sguardo che le fece gelare il sangue nelle vene, facendola rimanere immobile, senza parole, mentre una viscida consapevolezza le strisciava addosso.

«Non puoi farlo, non puoi dire che sei stato tu» bisbigliò. «Non è giusto».

«No» confermò Draco, atono. «Ma, in fondo, l'ho uccisa io per davvero».

 

***

 

Ma adesso non badarci se puoi
Domani è già tardi per noi
E pensaci mentre respiri stai urlando
(Irama - Bella e rovinata)

 

«Buongiorno».

Hermione Granger alzò lo sguardo, incontrando un paio di occhi indicibilmente verdi e, per un attimo, le mancò il respiro, così che non riuscì a ricambiare il saluto.

«Mi chiamo Scorpius Malfoy» si presentò il ragazzo. «Mi è stato detto che lei potrebbe aiutarmi, per una ricerca».

«Certo, dimmi pure» rispose Hermione, annuendo. «Di cosa hai bisogno?».

«Sto studiando per diventare un avvocato, mi piacerebbe specializzarmi in casi irrisolti» spiegò lui. «E... ce n'è uno che mi sta particolarmente a cuore».

«Posso portarti in archivio» propose lei. «Se mi dici cosa ti interesserebbe cercare».

«Dieci anni fa mio padre si è dichiarato colpevole di un omicidio che non penso avesse commesso. Vorrei vedere il suo fascicolo, con la sua testimonianza al processo».

«Certamente» disse Hermione, facendogli segno di seguirla. «Vieni con me».



 


Direi che chi non muore si rivede: era più di un anno che non postavo una ff (non per mancanza di tentativi, ma sono riuscita a rompere due pc di seguito e a perdere ogni dato contenuto in essi) e, università permettendo, continuerò su questa strada.
Questa storia è... particolare. Inizialmente non avrebbe dovuto prendere certe svolte ma, una volta che ero in ballo, ho ballato: il titolo inizialmente si riferiva ad Asteria, che volevo descrivere come insoddisfatta, ma, in realtà, la vera Madame Bovary è chiaramente Draco.
Inoltre segnalo che la citazione "Ce ne sono di più belle, ma io so amare meglio" proviene, guardacaso, dal libro di Flaubert, Madame Bovary.
E questo è quanto.
Grazie per essere arrivati fin qui.
Bess

   
 
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