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Autore: LaraBennet    22/06/2019    0 recensioni
Il sorriso sul volto di Christabel aveva la dolcezza misteriosa delle donne di ogni tempo. «Stephen mi ama», disse. «Deve solo trovare in uno dei suoi libri le parole adatte per dirlo a se stesso». — Black Friars, Ordine della croce
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Stephen Eldrige
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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     Vedeva la sua mano passare leggera fra i dorsi in pelle dei vari volumi, alcuni così antichi che mostravano solo un leggero alone sbiadito al posto dei relativi titoli: fantasmi antichi e perduti, i suoi fantasmi. Sapeva che quella libreria era stato un regalo di un suo vecchio amante, forse l’unico che lei avesse mai veramente amato. Ogni volta che si trovava lì per qualche sua ricerca, la trovava a osservare quella stanza, quella libreria piena di ricordi e parole mai dette eppure sempre lì, udibili a chiunque prestasse loro ascolto, con una tale dolcezza e nostalgia che gli faceva nascere sopra il naso, proprio lì in mezzo alla fronte, un increspamento dolce ma deciso, un segno del proprio disappunto che inaspettato lo stupiva incredibilmente. Lei guardava quella libreria, e vedeva solamente l’unico, ultimo loro legame che le restasse, suo e del suo amante; era talmente evidente. Serrò la mascella e intinta la penna nell’inchiostro, cancellò il nome che firmava la dedica nel risguardo del libro che aveva tra le mani. Non capiva il senso di quel gesto, ma lo fece comunque. Quella mano candida come la neve, no, pallida come la luna, no –più esattamente–, esangue come un cadavere gli porse un volumetto: era di medie dimensioni, e talmente impolverato ché per poco non gli sfuggì uno starnuto. –Vorrei che lo leggessi– gli disse con un sorriso, quel sorriso a cui troppo spesso si aggrappavano i suoi sogni la notte. Si rigirò il libro tra le mani e ne lesse il titolo. –Un libro di poesie?– chiese dunque indifferente; con lei meno che mai doveva fingere le buone maniere. –Sì, non credi possa aiutarti a capire ancora di più come ognuno di noi… funziona?–. –Non vedo come, non c’è niente di razionale, non c’è niente di scientifico; niente può essere studiato, confutato o dimostrato con assoluta certezza, qui. Non ho interesse per ciò su cui non posso analizzare o esaminare–. Lei lo guardava calma, nessun movimento agitava il suo corpo; una statua bellissima, tenera e inanimata. Poi fu solo una carezza sulle dita, e lui non ebbe più il libro tra le mani. Senza dire niente lei si girò di scatto, e quando i suoi occhi poterono di nuovo vedere la sua sagoma sottile e minuta, lei era già accanto allo scaffale da cui aveva preso il volumetto. –Scusami–. Rimise il libro al suo posto. –Ti lascio ai tuoi studi– aggiunse. Poi scomparve, e Stephen si ritrovò solo. Un’espressione perplessa deformava il suo viso e dopo qualche secondo, ritornò al suo tavolino pieno di volumi e fogli sparsi su cui stava svolgendo un’importante ricerca. Trascorse così tre ore piene, sfogliando pagine, trascrivendo appunti e analizzando calcoli e formule. L’improvviso diminuire di luce lo ridestò da quella furia studiosa che sin da quando aveva memoria gli apparteneva. Si accorse che qualcuno aveva acceso le candele nella stanza, e un candelabro che prima non c’era irrorava della sua luce calda e chiara il tavolo presso cui si trovava. Un profumo di magnolia avvolgeva l’aria tutta intorno e come per istinto i suoi occhi ritornarono a quello scaffale impolverato a cui lei prima si era avvicinata. Si alzò e lo raggiunse in fretta. Scorse i vari volumetti, fino a trovare quello di prima ricoperto in raso azzurrino. La mano esitò per un solo istante, poi lo prese e ritornato al tavolino, raccolse le sue cose e se ne andò. Non c’era bisogno di salutare la padrona di casa, l’avrebbe rivista la prossima volta che sarebbe tornato. 

**

    “Quando guardo la libreria in cui passi più tempo tu che io, la proprietaria, mi ritorna in mente la prima volta che venisti a consultare uno dei miei antichi manuali. I tuoi occhi avevano una strana luce, bellissima. Vorrei rivedere quello stesso sguardo, magari causato questa volta da qualcosa di realmente mio. Buona lettura,
Christabel”.

   
 
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