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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    22/06/2019    2 recensioni
[LongFic][MacDalton][Season 3 canon divergence]
“Ehi, Mac. Dormi?”
“No… Non si dorme davanti a Die Hard, no?”
“Bugiardo, ti eri appisolato, confessa.”
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fandom: MacGyver (2016)

Rating: Giallo

Personaggi/Pairing: Team Phoenix, MacDalton

Tipologia: Long-fic

Genere: Drammatico, hurt/comfort, romantico

Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono.

Note: Dedicata a Mairasophia, deadellapioggia e Dida.

UNDERNEATH

CAPITOLO 5

THE REAL ME IS BREAKING THROUGH

 

And so I'm here just as I am
Bruised or broken
I don't have to pretend

 

When I'm with you – Citizen Way

 

"Ehi, capo. Posso rientrare o devo chiamare Anderson perché hai preso in ostaggio il mio futuro marito e vuoi consegnarlo a Murdoc?"

 

Quando Jack, infilata la testa nella stanza, cercò di guardare all'interno, venne accolto da un cuscino che, con precisione quasi chirurgica, lo colpì dritto in faccia; con un sussulto indignato, l'ex Delta lo buttò di lato, accorgendosi subito dopo dell'espressione soddisfatta di Matty e della risata appena trattenuta di Mac.

 

"E sono stata buona, Dalton. Potevo lanciarti una siringa." esclamò la Direttrice, con la mano ancora alzata in posizione di lancio: "Sei uscito da neppure dieci minuti, Mac è perfettamente in grado di restare in mia compagnia senza bisogno del San Bernardo di servizio. Vatti a fare una doccia, piuttosto, che hai lo stesso odore di uno spogliatoio maschile delle superiori."

 

Alle spalle di Jack, Bozer e Riley risero, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Jack: "Non puzzo così tanto. Vero, Mac?"

 

"Mac non te lo direbbe mai, ma io non ho questo tatto. Quindi sparisci a farti una doccia, Bozer ha la borsa con il tuo cambio."

 

Wilt sorrise e passò a Dalton l'oggetto incriminato: "Buona ripulita!" gli augurò prima di superarlo ed entrare nella stanza, seguito da Riley con l'onnipresente zaino sulle spalle, "Io ascolterei Matty, sai? Non vorrei vederla arrabbiata. Potrebbe decidere di tenerti lontano da questa stanza.".

 

Sconfitto, Jack infilò la testa all'interno per scambiarsi un'occhiata con Mac, il quale gli sorrise rassicurante dal letto, era ancora pallido, troppo per i gusti dell'ex Delta, ma si fidava dei suoi compagni.

 

"Torno tra venti minuti!" gridò prima di sparire nel corridoio.

 

I due agenti più giovani scossero la testa divertiti prima di raggiungere il letto di Angus, che li fissò con espressione riconoscente e affettuosa, con quel sorriso a cui in pochi sapevano dire di no: "Sono contento di vedervi, ragazzi." disse lui, allungando le mani ancora tremanti per stringere le loro.

 

Per tutta risposta, i due si gettarono su di lui, abbracciandolo; gli mozzarono il respiro per l'impeto ma la loro presenza non era un fastidio per Mac, anzi; era quasi un sollievo e una liberazione, un peso in meno sulla sua anima.

 

Non era riuscito a vederli prima, nonostante sapesse che fossero passati mentre lui era ancora addormentato, e ora poteva finalmente chiedere scusa, parlargli riguardo a tutta quella brutta storia e-

 

"Se osi chiedere scusa per qualsiasi cosa, mi rimangio la mia promessa e non verrò al tuo matrimonio." mormorò Wilt al suo orecchio: "E io modificherò gli atti civili per far sì che tu sia sposato con la vecchia signora Dast che abita in fondo alla tua strada." aggiunse Riley.

 

Rassegnato, non l'avrebbe mai spuntata con loro due, ricambiò l'abbraccio e nascose il viso sulla spalla di Bozer per non far vedere la lacrima fuggiasca che gli scendeva lungo le guance: "Mi siete mancati…" ammise Angus con voce strozzata.

 

"Anche tu, Mac… E mi dispiace non aver sentito che stessi bussando sulla bara… Stavo lasciando che ti seppellissero vivo, se non ci fosse stato Jack…"

 

"Non è colpa tua, fratellino."

 

"Ehi, ci separano soltanto pochi mesi!"

 

"Sei comunque più piccolo di me."

 

Sentendoli battibeccare a bassa voce ma in maniera sostenuta e, quasi non osava dirlo, normale, Riley sorrise tra i singhiozzi e si staccò dal collo di Mac per asciugarsi gli occhi con un fazzoletto che Matty le passava mentre i due ragazzi non sembravano avere fretta di allontanarsi l'uno dall'altro; vedere Mac che, seppur debole e frastornato, faceva del suo meglio per rassicurare la persona che gli era sempre rimasta al fianco, con il bello e il cattivo tempo, ancora prima dell'arrivo di Jack, riempì il cuore dell'hacker di uno strano calore.

 

Non erano fratelli di sangue ma lo erano senza dubbio di cuore.

 

"Ok, ora basta oppure piango di nuovo." fu il prop-maker a sciogliere l'abbraccio – ma non il contatto con l'amico, la sua mano era ancora poggiata sulla spalla di Mac – per tirare fuori il proprio cellulare dalla tasca: "Dobbiamo fare una telefonata." aggiunse, con una nota di ansia nella voce.

 

"A-Avete chiamato mamma?"

 

"Dovevamo farlo, Mac…"

 

"Qual è la storia di copertura?"

 

"Sei andato con dei bambini in gita per osservare alcune costellazioni e sei caduto in un crepaccio per salvare uno di loro che era scivolato. Il tuo corpo non è stato ritrovato ma sotto c'era un fiume ingrossato per le forti piogge e la percentuale di sopravvivenza era minima."

 

Matty si alzò dalla sedia e avvicinò i due agenti: "Non è stato semplice per nessuno, ragazzi. Ma siamo tutti qui, non manca nessuno, ed è l'ultimo sacrificio che va fatto prima di voltare definitivamente pagina. Vi proporrei di chiamare io ma so che vostra madre preferirebbe sentirlo dire da voi."

 

"Voglio chiamarla io."

 

Con aria determinata malgrado la stanchezza, Mac allungò la mano a prendere il cellulare di mano a Wilt e, inserito il codice di sblocco, iniziò a spulciare la rubrica alla ricerca del numero: "Voglio che senta la mia voce e che si tranquillizzi, non avrei mai voluto che ricevesse una telefonata simile, è mia responsabilità."

 

"L'unica persona ad essere responsabile di qualcosa qui è Dolores Castillo." la voce di Matty era furiosa nel nominare la donna che aveva causato tutto quello: "Ma non vi preoccupate, non potrà più nuocere a nessuno. La CIA l'ha presa in custodia e verrà presto estradata in Spagna per essere giudicata in loco. Non metterà più piede negli Stati Uniti. Se solo ci provasse, verrebbe arrestata e buttata in prigione, e lo farei personalmente."

 

"Mi chiedo cosa l'abbia spinta a farlo… Non la conoscevo neppure. Non come conosco Lancelot, comunque." Mac aveva trovato il numero ma esitava a chiamarlo.

 

"Ancora non lo sappiamo ma appena finiranno l'interrogatorio, quelli della CIA ci invieranno tutti i documenti. Abbiamo però dei sospetti, Biondino. Probabilmente avrai già capito."

 

"Sì, non è necessario andare oltre..."

 

Nella stanza cadde un silenzio irrequieto mentre Mac finalmente si decideva ad effettuare la chiamata e i presenti si avvicinavano ancora di più a lui per fornirgli supporto e rassicurazione; Wilt gli prese la mano e gliela strinse con forza mentre, nei suoi occhi, c'era solo affetto e orgoglio rivolti a Mac: "Andrà tutto bene." disse lui con convinzione al quarto squillo.

 

Poi, qualcuno dall'altra parte alzò la cornetta e lui trattenne il fiato: "Pronto?"

 

§§§

 

Quando il telefono squillò, Savannah Bozer era distesa sul divano con in grembo l'album di fotografie di famiglia; addormentatasi mentre sfogliava le foto dell'infanzia dei suoi due bambini, la donna venne svegliata di colpo dallo squillo, il quale la fece sobbalzare e le fece cadere di dosso il pesante volume.

Con un tonfo, questi cadde a terra e lei, confusa, si guardò attorno, riconoscendo infine il suono.

 

Allungatasi a prendere il cordless sul tavolino da caffè, rispose al telefono con voce impastata di sonno e tristezza e la prima cosa che sentì fu un rantolo risuonarle nell'orecchio.

 

"Pronto? Wilt, sei tu?" chiese la donna, non aveva guardato il numero ma non poteva pensare ad altra eventualità, soltanto il figlio la chiamava sul numero di casa: "Wilt, amore, tutto bene? Parlami."

 

"N-No, mamma. Sono io, Mac."

 

Per un istante, la donna rimase senza parole, con le lacrime che minacciavano di scendere e il groppo in gola; si portò la mano alla bocca mentre faceva cenno con l'altra a Sean, il marito, di raggiungerla, con il telefono incastrato tra orecchio e spalla: "Mac, t-tesoro... Mi avevano detto..."

 

"S-Sì, lo so. E mi dispiace ma e-ero caduto in un crepaccio e non erano riusciti a trovarmi prima."

 

La donna ormai piangeva senza freni, preoccupando non poco l'uomo che la affiancò premuroso; lei sorrise e scosse la testa, passandogli l'apparecchio: "Pronto, chi parla?" chiese lui, cercando di mostrarsi deciso.

 

"P-Papà Bozer, sono Mac. Sto bene... La mamma è ancora lì?"

 

Se gli avessero dato un pugno in pancia, avrebbe fatto meno male.

 

"Se è uno scherzo, giuro che-"

 

"Papà, sono Wilt. Non è uno scherzo, Mac è davvero qui, sano e salvo. Mi dispiace così tanto di avervi detto che era m-morto, ma l'h-hanno ritrovato due giorni fa e solo oggi ha ripreso a parlare.", l'agente aveva preso il cellulare dalle mani dell'amico fraterno e aveva cercato di rassicurare i genitori: "Vorrebbe che ci raggiungeste."

 

In quel momento, il giovane agente si interruppe un attimo a causa del tocco gentile della mano di Matty sul suo avambraccio e la vide far scivolare un bigliettino nella sua direzione: "Il nostro capo dice che può far arrivare un elicottero privato a Mission nel giro di un paio d'ore al massimo, potrebbe atterrare nel campo dietro la stia di zio Bartholomew."

 

"Wilt, tesoro mio... Dì al tuo capo che apprezziamo la sua offerta e che saremo lì al più presto. Potresti passarmi di nuovo Mac, per favore?"

 

Bozer obbedì e sistemò il telefono con cura sotto l'orecchio di Angus, che sorrise debolmente: "Mamma... s-scusami. Davvero."

 

"Shhh, bambino. Tra poco saremo lì da voi, Dì a tuo fratello che deve occuparsi di te finché mamma non sarà da voi."

 

"Come se potessi fare diversamente..." borbottò Wilt, guadagnandosi una gomitata scherzosa da parte di Riley: "D-Daremo le coordinate della stia di zio Bart al pilota per raggiungervi."

 

"Ringrazia il tuo capo da parte nostra, bambino mio. Tra poco saremo lì."

 

La comunicazione si interruppe e, mentre Matty parlava animosamente al telefono a voce bassa, Bozer abbracciò di nuovo Mac e restò lì, con la testa del fratello poggiata contro la spalla e le sue braccia avvolte attorno al busto di Mac: "Non avrei voluto che soffriste." disse Angus con un sospiro stanco, "Non ve lo meritavate. E non se lo meritavano neppure loro, non dopo tutto quello che hanno fatto per me."

 

Wilt scosse la testa e aumentò la stretta: "E tu non meritavi di finire in mezzo a questa brutta storia, quindi siamo pari. Mac, come dobbiamo dirti che non devi scusarti di niente? Nei hai passate tante, amico. Pensa soltanto a recuperare, è il modo migliore per renderci contenti. Sicuramente anche mamma sarebbe d'accordo con me."

 

I due ragazzi restarono abbracciati per parecchi minuti, incapaci di staccarsi per l'emozione della telefonata da poco conclusasi e fu così che li trovò Jack, di ritorno dalla doccia.

 

Preoccupato, l'ex Delta si voltò verso la figlia adottiva e le lanciò uno sguardo interrogativo, rassicurato soltanto in parte dall'espressione commossa sul viso della ragazza: "Non ora." mimò con le labbra lei prima di avvicinarglisi, "Hanno chiamato la mamma di Bozer." sussurrò all'orecchio di Jack, "Lasciagli qualche minuto.".

 

Quando infine si staccarono, Mac alzò istintivamente lo sguardo verso Jack e gli sorrise con affetto prima di allungare la mano perché si facesse più vicino; attirato come una falena dalla fiamma, il più anziano colmò la distanza tra sé e il fidanzato e afferrò la mano, sentendola finalmente calda e non più gelida e sudata: "Come ti senti?" gli domandò con tono leggermente apprensivo, lasciando che le loro fronti si toccassero.

 

"Bene." rispose Mac, asciugandosi gli occhi: "Avevo soltanto bisogno di parlare con lei."

 

"Quando arriveranno?"

 

"Tra qualche ora, probabilmente… Vorrei farmi una doccia, prima. O almeno cambiarmi."

 

"Non appena gli altri se ne saranno andati, ci penserò io."

 

Matty concluse in quel momento la propria telefonata e, riposto il cellulare in tasca, posò la mano sullo schienale della sedia di Jack: "L'elicottero parte tra un'ora, Amanda, la 2IC di Anderson, sta finendo di fare rifornimento. Mi aspetta all'aeroporto della Fondazione tra mezz'ora per i controlli pre-volo, è meglio che mi avvii."

 

Le sue parole fecero alzare lo sguardo a Wilt, che la fissò senza capire bene cosa stesse dicendo, ma strapparono un sorriso a Mac, un sorriso che commosse la donna: "Li scorterò io qui al Nido per vederti, ho già preso contatti con un albergo perché siano alloggiati con tutte le misure di sicurezza del caso."

 

"Grazie, Matty. Non so cosa dire…"

 

"Il Biondino ammutolito? È una data da segnare sul calendario." rise lei prima di voltarsi verso Riley e Bozer: "Mi servono quelle coordinate da dare al pilota.".

 

"Matty, quindi va lei a prenderli? Di persona?"

 

"Certo, Bozer. Non sarebbe professionale, da parte mia, non andare a prendere i genitori di due miei agenti. Soprattutto in un frangente del genere. Dalton, li porto via con me, tu non molestare Mac o dico a Gregor di allontanarti dal Nido fino al giorno del matrimonio." la direttrice alzò un dito e lo avvicinò pericolosamente agli occhi di Jack: "Sei sorvegliato." lo avvertì prima di uscire, con Riley dietro di lei che rideva senza curarsi di controllarsi.

 

Prima di seguirle, Wilt rivolse un cenno di saluto al fratello e al fidanzato di quest'ultimo, un saluto che sembrava più una minaccia; quando vennero finalmente lasciati soli, Jack cinse le spalle di Mac con un braccio e se lo strinse contro il petto, sospirando rumorosamente: "Ma perché tutti mi minacciano?" borbottò infastidito prima di posare un bacio sulla testa dell'agente più giovane, "Dovrebbero sapere che sei perfettamente al sicuro con me.".

 

Mac sbadigliò ma si accoccolò contro di lui: "Lo sanno perfettamente, per dirla a modo tuo. Ma Matty deve mantenere le apparenze e Bozer… Beh, Bozer penso che abbia preso molto sul serio il proprio ruolo." ridacchiò mentre si aggrappava alla sua spalla, "Mi avevi promesso una doccia o sbaglio?"

 

"Giusto. Ti aiuto a scendere."

 

"Vorrei provare a camminare, se possibile."

 

"Sei sicuro?"

 

Mac annuì convinto e, sciolta la stretta del fidanzato, si raddrizzò per mettersi seduto: sentiva i piedi dondolare a mezz'aria ed era una sensazione strana, abituato com'era all'immobilità degli ultimi giorni, ma voleva provare a camminare e velocizzare il processo di guarigione.

 

Sentiva Jack accanto a sé, sicuro che, qualunque cosa potesse succedere, sarebbe stato lì per aiutarlo, e questo lo convinse a scendere dal letto: per una gloriosa manciata di secondi, Mac riuscì a stare in piedi, le sue gambe lo reggevano come un tempo e il suo corpo si abituava al nuovo impatto della gravità.

 

All'improvviso, però, le ginocchia gli cedettero ma Jack fu veloce a prenderlo al volo e a passargli un braccio sotto le stesse e un altro dietro la schiena per prenderlo tra le proprie braccia e sollevarlo: "Cerca di non aggiungere trauma cranico alla lista di ferite da cui devi riprenderti." disse l'uomo a bassa voce prima di baciarlo con amore e riverenza sulle labbra: "Non devi avere fretta, piccolo. Ti riprenderai presto.".

 

"Non mi piace dipendere da qualcuno, lo sai."

 

Jack scosse la testa: "Non è dipendere da qualcuno, Mac. È lasciare che le persone che ti amano si prendano cura di te quando hai bisogno soltanto di pensare a guarire. Te l'ho già detto una volta, piccolo, e non soltanto io ma anche gli altri: siamo una famiglia, e la famiglia si aiuta e si supporta. Senza se e senza ma. Ricordatelo sempre, anche se ci allontani, ci chiudi fuori dalla tua vita, noi resteremo sempre ad aspettarti, io resterò sempre ad aspettarti, è una promessa."

 

"Forse posso vivere con questa promessa…"

 

Con un sorriso, e Mac disteso tra le sue braccia, Jack uscì nel corridoio deserto e illuminato dalla luce del sole che entrava dalle finestre che davano sul cortile interno del Nido: era una bella giornata, il cielo era azzurro e l'aria tiepida e profumata, una di quelle giornate che ti invogliano ad andare in spiaggia a prendere il Sole e a goderti la brezza di mare.

 

Muovendosi con sicurezza attraverso i corridoi più interni del Nido, senza incontrare nessuno, si fermarono infine davanti a una porta bianca, anonima, che Jack aprì poco elegantemente con un calcio: si ritrovarono in un bagno bianco immacolato dove, accanto alla cabina-doccia, c'era una vasca già piena, con asciugamani posati accanto e un pigiama pulito.

 

"Lancelot ha detto che potevamo usare il suo bagno privato." disse soltanto l'agente, prima di farlo sedere sulla tavoletta del gabinetto: "Allora, ci pensi tu a toglierteli oppure ti lancio in acqua vestito?" ghignò.

 

Roteando gli occhi, Mac mosse le braccia con una smorfia infastidita, ma riuscì a sollevare la casacca sopra la testa e a levarla; con l'aiuto di Jack, tolse anche i pantaloni e l'intimo; con un sorriso – da quando Mac era tornato, difficilmente l'ex Delta smetteva di fare smorfie felici in sua presenza - Dalton lo sollevò di nuovo e lo depositò nell'acqua tiepida: "È di suo gradimento, signore?"

 

Mac non rispose ma, dal modo in cui si lasciava andare alle carezze del liquido sulla pelle, il fidanzato capì che doveva aver fatto centro: "Ora, scegli tu. Doccia da soldato in tre minuti scarsi oppure preferisci sguazzare un po' qui dentro?"

 

"Jack, non tocco acqua da una settimana, ho bisogno di sentirmi pulito." borbottò Mac prima di immergere la testa fino al livello degli occhi.

 

Quando riemerse per prendere aria, Jack era pronto con lo shampoo in mano: ne versò una generosa dose sui capelli ormai stopposi e secchi del partner e prese a massaggiargli il cuoio capelluto con gli stessi movimenti circolari che usava per tranquillizzarlo; in pochi minuti, complice anche la stanchezza e le emozioni - Gregor si era raccomandato di tenerlo tranquillo ma telefonare alla madre di Bozer doveva essere stato un duro colpo per lui - Mac si lasciò andare all'indietro e chiuse gli occhi.

 

Galleggiava sul pelo dell'acqua, sprofondando sempre più nel sonno tanto più Jack continuava con i propri gesti.

 

Quando l'acqua tiepida cadde sui suoi capelli per risciacquarli, sembrava una pioggia estiva, calda nonostante debba portare refrigerio alla natura avviluppata dall'afa.

 

La stanza era silenziosa, tranne che per la voce bassa di Jack che canticchiava, una melodia accattivante che sapeva di vecchie musicassette che gracchiavano in un walkman dimenticato al sole: "But I would walk 500 miles, and I would walk 500 more, just to be the man who walks a thousand miles to fall down at your door..."

 

Di rimando, Mac abbozzò un sorriso e canticchiò lo stesso ritmo ma senza le parole, non era una canzone che conosceva ma ila melodia non era difficile da ricordare.

 

Era mezzo addormentato ma la performance doveva aver soddisfatto Jack, perché questi si chinò sul suo orecchio e, dopo averlo baciato lì dietro, lo sfiorò con le labbra distese in un sorriso: "Una delle canzoni che preferivo al karaoke." confessò.

 

Vedendolo del tutto abbandonato con le membra avvolte dall'abbraccio dell'acqua, Jack sorrise e si concentrò sul resto del corpo: lo lavò accuratamente e con una punta di imbarazzo - non che non l'avesse mai visto nudo come mamma l'aveva fatto ma mai in situazioni del genere, gli sembrava quasi di approfittarsi di lui - dopodiché, quando ormai l'acqua si era quasi del tutto raffreddata, aprì lo scarico per farla fluire.

 

Quando ormai era quasi del tutto sciabordata via, Jack prese l'asciugamano di morbido cotone e semplicemente ci avvolse dentro Mac, frizionandolo per asciugarlo.

 

Del tutto indisturbato, l'agente più giovane continuava a dormire, Jack lo prese come un segno di fiducia e totale arrendevolezza nei suoi confronti, un dono prezioso.

 

Difficilmente Mac si fidava e quel suo essere insolitamente docile era forse la cosa più importante di cui Mac poteva fargli dono.

 

"Ehi, piccolo... Piaciuto il bagno?" la voce di Jack era permeata di affetto mentre gli posava un bacio sulla testa umida, l'unica altra cosa che spuntava dall'asciugamano oltre alle lunghe gambe di Mac.

 

Il più giovane non rispose e strappò una risata al'ex Delta: "E dicevi di non essere stanco, assolutamente." lo prese in giro prima di spostargli una ciocca umida dalla fronte, "Sei un testone.".

 

Dopo avergli messo addosso il pigiama pulito e aver lasciato vestiti sporchi e accessori da bagno nel cesto come gli aveva indicato Lancelot, Dalton lo riprese tra le braccia e se lo strinse addosso, inspirandone il profumo dello shampoo e il calore della pelle baciata dall'acqua tiepida: "Sono così felice che tu sia vivo..." mormorò mentre ne guardava l'espressione pacifica nel sonno, con la testa poggiata contro il suo petto, "Davvero felice... Resta così, Mac, non potrei sopportare qualcosa di diverso."

 

Era ancora debole, forse lo sarebbe stato per ancora qualche tempo, ma tutto era meglio dell'alternativa.

 

"Ti amo, Mac…"

 

La voce di Jack era un sussurro praticamente inudibile ma aveva toccato comunque le corde dell'anima del più giovane, che sorrise nel sonno e mormorò un semplice "Anch'io" di rimando: non c'era nient'altro di così importante.

 

§§§

 

Quando l'elicottero della Fondazione arrivò a destinazione un'ora e mezza dopo la telefonata che avevano ricevuto dai figli, Savannah e Sean Bozer uscirono nel cortile che confinava con la proprietà del fratello di lei, Bartholomew, e videro la carlinga lucente dell'elicottero sfiorare le cime degli alberi prima di iniziare le manovre di atterraggio nel punto concordato.

 

La donna strinse la mano del marito per farsi forza e, quando dal mezzo ormai atterrato, scesero due donne, fu la prima a farsi avanti per accoglierle: "Sono Savannah Bozer, benvenute a Mission City." salutò lei.

 

Quella che era senza dubbio il capo le sorrise e allungò una mano: "Matilda Webber, direttrice della Fondazione Phoenix e capo di Wilt e Angus. Lei è Amanda, è lei a pilotare l'elicottero. A nome della Fondazione, vi chiedo scusa per quanto accaduto e sono venuta qui per accompagnarvi personalmente."

 

Sean annuì ma non disse nulla, lasciando che fosse la moglie a dire tutto: "La ringraziamo per il suo interessamento, signora Webber. Ma sia sincera, Mac sta bene, vero? Se lo conosce bene, sa che non è molto aperto sulla propria salute e-"

 

"Mi chiami Matty, Savannah. Per quanto riguarda Mac… Siamo a conoscenza del…  problema, diciamo. È tenuto sotto controllo dal primario della clinica privata della Fondazione, ci penserà lui a rivelare tutte le scuse che Mac si azzarda a propinarci."

 

Savannah rise sotto i baffi e, con un cenno della testa, indicò al marito di prendere la borsa ai loro piedi: "Abbiamo prenotato una stanza in albergo per restare con Mac ma non conosciamo bene Los Angeles, potrebbe darci indicazioni, una volta arrivati?"

 

"Non è necessario, Savannah. La Fondazione ha prenotato una stanza per voi a nostro carico e avrete sempre qualcuno a farvi da autista. Se mi fate avere il numero dell'hotel, posso disdire personalmente, senza farvi pagare per l'annullamento della vostra prenotazione precedente."

 

"Matty, ma non è necessario-"

 

"Insisto, Wilt e Angus sono due dei miei migliori scienziati e la politica della Fondazione è fornire supporto e alloggio alle famiglie dello staff in caso di emergenza o situazioni delicate. Non vi preoccupate, è uno dei privilegi del mio ruolo e sono ben contenta di approfittarne." Matty sorrise a entrambi e fece un gesto verso l'elicottero alle sue spalle: "Wilt ci aspetta all'aeroporto e da lì andremo direttamente all'ospedale."

 

"Non è rimasto con Angus?" chiese Sean, caricando sulla spalla la borsa da viaggio.

 

"Avevo bisogno delle coordinate esatte, ma non vi preoccupate. Mac è in compagnia di Jack Dalton, un suo collega."

 

"Se c'è Jack con lui allora non ci preoccupiamo." intervenne Savannah con un sorriso sollevato: "Mac ci ha parlato tanto di lui, sappiamo che sono molto uniti e che Jack gli è molto legato."

 

Sean, sempre di poche parole, annuì con serietà e seguì Amanda fino al velivolo, lasciando le due donne indietro a scambiarsi ancora qualche parola: "Sean è molto affezionato a Mac." disse Savannah, riconoscendo nei gesti del marito i sentimenti dell'uomo, "È un uomo un po' burbero ma ha insegnato lui a Wilt a essere sempre aperto e gentile con tutti, ha accolto Mac come uno di famiglia fin dall'inizio e la notizia della sua scomparsa ha ferito forse più lui tra noi due."

 

"Sono desolata, Savannah. Era una gita come tante, non era la prima volta che Mac accompagnava quei ragazzi a osservare le costellazioni."

 

"È tutto a posto, Matty. Voglio solo raggiungere i miei bambini e abbracciarli."

 

"Presto saremo lì, è una promessa."

   
 
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