Fandom:
MacGyver
(2016)
Rating:
Giallo
Personaggi/Pairing:
Team
Phoenix, MacDalton
Tipologia:
Long-fic
Genere:
Drammatico,
hurt/comfort, romantico
Disclaimer:
Personaggi,
luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da
cui ho elaborato
la seguente storia, non mi appartengono.
Note:
Dedicata
a Mairasophia, deadellapioggia e Dida.
UNDERNEATH
CAPITOLO 5
THE REAL ME IS BREAKING THROUGH
And so I'm here just as I am
Bruised or broken
I don't have to pretend
When I'm with you – Citizen Way
"Ehi,
capo. Posso rientrare o devo
chiamare Anderson perché hai preso in ostaggio il mio futuro
marito e vuoi
consegnarlo a Murdoc?"
Quando
Jack, infilata la testa nella
stanza, cercò di guardare all'interno, venne accolto da un
cuscino che, con
precisione quasi chirurgica, lo colpì dritto in faccia; con
un sussulto
indignato, l'ex Delta lo buttò di lato, accorgendosi subito
dopo
dell'espressione soddisfatta di Matty e della risata appena trattenuta
di Mac.
"E
sono stata buona, Dalton.
Potevo lanciarti una siringa." esclamò la Direttrice, con la
mano ancora
alzata in posizione di lancio: "Sei uscito da neppure dieci minuti, Mac
è
perfettamente in grado di restare in mia compagnia senza bisogno del
San
Bernardo di servizio. Vatti a fare una doccia, piuttosto, che hai lo
stesso odore
di uno spogliatoio maschile delle superiori."
Alle
spalle di Jack, Bozer e Riley
risero, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Jack: "Non puzzo
così
tanto. Vero, Mac?"
"Mac
non te lo direbbe mai, ma io
non ho questo tatto. Quindi sparisci a farti una doccia, Bozer ha la
borsa con
il tuo cambio."
Wilt
sorrise e passò a Dalton l'oggetto
incriminato: "Buona ripulita!" gli augurò prima di superarlo
ed
entrare nella stanza, seguito da Riley con l'onnipresente zaino sulle
spalle,
"Io ascolterei Matty, sai? Non vorrei vederla arrabbiata. Potrebbe
decidere di tenerti lontano da questa stanza.".
Sconfitto,
Jack infilò la testa
all'interno per scambiarsi un'occhiata con Mac, il quale gli sorrise
rassicurante dal letto, era ancora pallido, troppo per i gusti dell'ex
Delta,
ma si fidava dei suoi compagni.
"Torno
tra venti minuti!"
gridò prima di sparire nel corridoio.
I
due agenti più giovani scossero la
testa divertiti prima di raggiungere il letto di Angus, che li
fissò con
espressione riconoscente e affettuosa, con quel sorriso a cui in pochi
sapevano
dire di no: "Sono contento di vedervi, ragazzi." disse lui,
allungando le mani ancora tremanti per stringere le loro.
Per
tutta risposta, i due si gettarono
su di lui, abbracciandolo; gli mozzarono il respiro per l'impeto ma la
loro
presenza non era un fastidio per Mac, anzi; era quasi un sollievo e una
liberazione, un peso in meno sulla sua anima.
Non
era riuscito a vederli prima,
nonostante sapesse che fossero passati mentre lui era ancora
addormentato, e ora
poteva finalmente chiedere scusa, parlargli riguardo a tutta quella
brutta
storia e-
"Se
osi chiedere scusa per
qualsiasi cosa, mi rimangio la mia promessa e non verrò al
tuo
matrimonio." mormorò Wilt al suo orecchio: "E io
modificherò gli atti
civili per far sì che tu sia sposato con la vecchia signora
Dast che abita in
fondo alla tua strada." aggiunse Riley.
Rassegnato,
non l'avrebbe mai spuntata
con loro due, ricambiò l'abbraccio e nascose il viso sulla
spalla di Bozer per
non far vedere la lacrima fuggiasca che gli scendeva lungo le guance:
"Mi
siete mancati…" ammise Angus con voce strozzata.
"Anche
tu, Mac… E mi dispiace non
aver sentito che stessi bussando sulla bara… Stavo lasciando
che ti
seppellissero vivo, se non ci fosse stato Jack…"
"Non
è colpa tua,
fratellino."
"Ehi,
ci separano soltanto pochi
mesi!"
"Sei
comunque più piccolo di
me."
Sentendoli
battibeccare a bassa voce ma
in maniera sostenuta e, quasi non osava dirlo, normale, Riley sorrise
tra i
singhiozzi e si staccò dal collo di Mac per asciugarsi gli
occhi con un
fazzoletto che Matty le passava mentre i due ragazzi non sembravano
avere
fretta di allontanarsi l'uno dall'altro; vedere Mac che, seppur debole
e
frastornato, faceva del suo meglio per rassicurare la persona che gli
era sempre
rimasta al fianco, con il bello e il cattivo tempo, ancora prima
dell'arrivo di
Jack, riempì il cuore dell'hacker di uno strano calore.
Non
erano fratelli di sangue ma lo
erano senza dubbio di cuore.
"Ok,
ora basta oppure piango di
nuovo." fu il prop-maker a sciogliere l'abbraccio – ma non il
contatto con
l'amico, la sua mano era ancora poggiata sulla spalla di Mac
– per tirare fuori
il proprio cellulare dalla tasca: "Dobbiamo fare una telefonata."
aggiunse, con una nota di ansia nella voce.
"A-Avete
chiamato mamma?"
"Dovevamo
farlo, Mac…"
"Qual
è la storia di
copertura?"
"Sei
andato con dei bambini in
gita per osservare alcune costellazioni e sei caduto in un crepaccio
per
salvare uno di loro che era scivolato. Il tuo corpo non è
stato ritrovato ma
sotto c'era un fiume ingrossato per le forti piogge e la percentuale di
sopravvivenza era minima."
Matty
si alzò dalla sedia e avvicinò i
due agenti: "Non è stato semplice per nessuno, ragazzi. Ma
siamo tutti
qui, non manca nessuno, ed è l'ultimo sacrificio che va
fatto prima di voltare
definitivamente pagina. Vi proporrei di chiamare io ma so che vostra
madre
preferirebbe sentirlo dire da voi."
"Voglio
chiamarla io."
Con
aria determinata malgrado la
stanchezza, Mac allungò la mano a prendere il cellulare di
mano a Wilt e,
inserito il codice di sblocco, iniziò a spulciare la rubrica
alla ricerca del
numero: "Voglio che senta la mia voce e che si tranquillizzi, non avrei
mai voluto che ricevesse una telefonata simile, è mia
responsabilità."
"L'unica
persona ad essere
responsabile di qualcosa qui è Dolores Castillo." la voce di
Matty era
furiosa nel nominare la donna che aveva causato tutto quello: "Ma non
vi
preoccupate, non potrà più nuocere a nessuno. La
CIA l'ha presa in custodia e
verrà presto estradata in Spagna per essere giudicata in
loco. Non metterà più
piede negli Stati Uniti. Se solo ci provasse, verrebbe arrestata e
buttata in
prigione, e lo farei personalmente."
"Mi
chiedo cosa l'abbia spinta a
farlo… Non la conoscevo neppure. Non come conosco Lancelot,
comunque." Mac
aveva trovato il numero ma esitava a chiamarlo.
"Ancora
non lo sappiamo ma appena
finiranno l'interrogatorio, quelli della CIA ci invieranno tutti i
documenti.
Abbiamo però dei sospetti, Biondino. Probabilmente avrai
già capito."
"Sì,
non è necessario andare
oltre..."
Nella
stanza cadde un silenzio
irrequieto mentre Mac finalmente si decideva ad effettuare la chiamata
e i
presenti si avvicinavano ancora di più a lui per fornirgli
supporto e
rassicurazione; Wilt gli prese la mano e gliela strinse con forza
mentre, nei
suoi occhi, c'era solo affetto e orgoglio rivolti a Mac:
"Andrà tutto
bene." disse lui con convinzione al quarto squillo.
Poi,
qualcuno dall'altra parte alzò la
cornetta e lui trattenne il fiato: "Pronto?"
§§§
Quando
il telefono squillò, Savannah
Bozer era distesa sul divano con in grembo l'album di fotografie di
famiglia;
addormentatasi mentre sfogliava le foto dell'infanzia dei suoi due
bambini, la
donna venne svegliata di colpo dallo squillo, il quale la fece
sobbalzare e le
fece cadere di dosso il pesante volume.
Con
un tonfo, questi cadde a terra e
lei, confusa, si guardò attorno, riconoscendo infine il
suono.
Allungatasi
a prendere il cordless sul
tavolino da caffè, rispose al telefono con voce impastata di
sonno e tristezza
e la prima cosa che sentì fu un rantolo risuonarle
nell'orecchio.
"Pronto?
Wilt, sei tu?"
chiese la donna, non aveva guardato il numero ma non poteva pensare ad
altra
eventualità, soltanto il figlio la chiamava sul numero di
casa: "Wilt,
amore, tutto bene? Parlami."
"N-No,
mamma. Sono io, Mac."
Per
un istante, la donna rimase senza
parole, con le lacrime che minacciavano di scendere e il groppo in
gola; si
portò la mano alla bocca mentre faceva cenno con l'altra a
Sean, il marito, di
raggiungerla, con il telefono incastrato tra orecchio e spalla: "Mac,
t-tesoro... Mi avevano detto..."
"S-Sì,
lo so. E mi dispiace ma
e-ero caduto in un crepaccio e non erano riusciti a trovarmi prima."
La
donna ormai piangeva senza freni,
preoccupando non poco l'uomo che la affiancò premuroso; lei
sorrise e scosse la
testa, passandogli l'apparecchio: "Pronto, chi parla?" chiese lui,
cercando di mostrarsi deciso.
"P-Papà
Bozer, sono Mac. Sto
bene... La mamma è ancora lì?"
Se
gli avessero dato un pugno in
pancia, avrebbe fatto meno male.
"Se
è uno scherzo, giuro
che-"
"Papà,
sono Wilt. Non è uno scherzo,
Mac è davvero qui, sano e salvo. Mi dispiace così
tanto di avervi detto che era
m-morto, ma l'h-hanno ritrovato due giorni fa e solo oggi ha ripreso a
parlare.", l'agente aveva preso il cellulare dalle mani dell'amico
fraterno e aveva cercato di rassicurare i genitori: "Vorrebbe che ci
raggiungeste."
In
quel momento, il giovane agente si
interruppe un attimo a causa del tocco gentile della mano di Matty sul
suo
avambraccio e la vide far scivolare un bigliettino nella sua direzione:
"Il nostro capo dice che può far arrivare un elicottero
privato a Mission
nel giro di un paio d'ore al massimo, potrebbe atterrare nel campo
dietro la
stia di zio Bartholomew."
"Wilt,
tesoro mio... Dì al tuo
capo che apprezziamo la sua offerta e che saremo lì al
più presto. Potresti
passarmi di nuovo Mac, per favore?"
Bozer
obbedì e sistemò il telefono con
cura sotto l'orecchio di Angus, che sorrise debolmente: "Mamma...
s-scusami. Davvero."
"Shhh,
bambino. Tra poco saremo lì
da voi, Dì a tuo fratello che deve occuparsi di te
finché mamma non sarà da
voi."
"Come
se potessi fare
diversamente..." borbottò Wilt, guadagnandosi una gomitata
scherzosa da
parte di Riley: "D-Daremo le coordinate della stia di zio Bart al
pilota
per raggiungervi."
"Ringrazia
il tuo capo da parte
nostra, bambino mio. Tra poco saremo lì."
La
comunicazione si interruppe e,
mentre Matty parlava animosamente al telefono a voce bassa, Bozer
abbracciò di
nuovo Mac e restò lì, con la testa del fratello
poggiata contro la spalla e le
sue braccia avvolte attorno al busto di Mac: "Non avrei voluto che
soffriste." disse Angus con un sospiro stanco, "Non ve lo meritavate.
E non se lo meritavano neppure loro, non dopo tutto quello che hanno
fatto per
me."
Wilt
scosse la testa e aumentò la
stretta: "E tu non meritavi di finire in mezzo a questa brutta storia,
quindi siamo pari. Mac, come dobbiamo dirti che non devi scusarti di
niente?
Nei hai passate tante, amico. Pensa soltanto a recuperare, è
il modo migliore
per renderci contenti. Sicuramente anche mamma sarebbe d'accordo con
me."
I
due ragazzi restarono abbracciati per
parecchi minuti, incapaci di staccarsi per l'emozione della telefonata
da poco
conclusasi e fu così che li trovò Jack, di
ritorno dalla doccia.
Preoccupato,
l'ex Delta si voltò verso
la figlia adottiva e le lanciò uno sguardo interrogativo,
rassicurato soltanto
in parte dall'espressione commossa sul viso della ragazza: "Non ora."
mimò con le labbra lei prima di avvicinarglisi, "Hanno
chiamato la mamma
di Bozer." sussurrò all'orecchio di Jack, "Lasciagli qualche
minuto.".
Quando
infine si staccarono, Mac alzò
istintivamente lo sguardo verso Jack e gli sorrise con affetto prima di
allungare
la mano perché si facesse più vicino; attirato
come una falena dalla fiamma, il
più anziano colmò la distanza tra sé e
il fidanzato e afferrò la mano,
sentendola finalmente calda e non più gelida e sudata: "Come
ti
senti?" gli domandò con tono leggermente apprensivo,
lasciando che le loro
fronti si toccassero.
"Bene."
rispose Mac,
asciugandosi gli occhi: "Avevo soltanto bisogno di parlare con lei."
"Quando
arriveranno?"
"Tra
qualche ora, probabilmente…
Vorrei farmi una doccia, prima. O almeno cambiarmi."
"Non
appena gli altri se ne
saranno andati, ci penserò io."
Matty
concluse in quel momento la
propria telefonata e, riposto il cellulare in tasca, posò la
mano sullo schienale
della sedia di Jack: "L'elicottero parte tra un'ora, Amanda, la 2IC di
Anderson, sta finendo di fare rifornimento. Mi aspetta all'aeroporto
della
Fondazione tra mezz'ora per i controlli pre-volo, è meglio
che mi avvii."
Le
sue parole fecero alzare lo sguardo
a Wilt, che la fissò senza capire bene cosa stesse dicendo,
ma strapparono un
sorriso a Mac, un sorriso che commosse la donna: "Li
scorterò io qui al
Nido per vederti, ho già preso contatti con un albergo
perché siano alloggiati
con tutte le misure di sicurezza del caso."
"Grazie,
Matty. Non so cosa
dire…"
"Il
Biondino ammutolito? È una
data da segnare sul calendario." rise lei prima di voltarsi verso Riley
e
Bozer: "Mi servono quelle coordinate da dare al pilota.".
"Matty,
quindi va lei a prenderli?
Di persona?"
"Certo,
Bozer. Non sarebbe
professionale, da parte mia, non andare a prendere i genitori di due
miei
agenti. Soprattutto in un frangente del genere. Dalton, li porto via
con me, tu
non molestare Mac o dico a Gregor di allontanarti dal Nido fino al
giorno del
matrimonio." la direttrice alzò un dito e lo
avvicinò pericolosamente agli
occhi di Jack: "Sei sorvegliato." lo avvertì prima di
uscire, con
Riley dietro di lei che rideva senza curarsi di controllarsi.
Prima
di seguirle, Wilt rivolse un
cenno di saluto al fratello e al fidanzato di quest'ultimo, un saluto
che
sembrava più una minaccia; quando vennero finalmente
lasciati soli, Jack cinse
le spalle di Mac con un braccio e se lo strinse contro il petto,
sospirando
rumorosamente: "Ma perché tutti mi minacciano?"
borbottò infastidito
prima di posare un bacio sulla testa dell'agente più
giovane, "Dovrebbero
sapere che sei perfettamente al sicuro con me.".
Mac
sbadigliò ma si accoccolò contro di
lui: "Lo sanno perfettamente, per dirla a modo tuo. Ma Matty deve
mantenere le apparenze e Bozer… Beh, Bozer penso che abbia
preso molto sul
serio il proprio ruolo." ridacchiò mentre si aggrappava alla
sua spalla,
"Mi avevi promesso una doccia o sbaglio?"
"Giusto.
Ti aiuto a
scendere."
"Vorrei
provare a camminare, se
possibile."
"Sei
sicuro?"
Mac
annuì convinto e, sciolta la
stretta del fidanzato, si raddrizzò per mettersi seduto:
sentiva i piedi
dondolare a mezz'aria ed era una sensazione strana, abituato com'era
all'immobilità degli ultimi giorni, ma voleva provare a
camminare e velocizzare
il processo di guarigione.
Sentiva
Jack accanto a sé, sicuro che,
qualunque cosa potesse succedere, sarebbe stato lì per
aiutarlo, e questo lo
convinse a scendere dal letto: per una gloriosa manciata di secondi,
Mac riuscì
a stare in piedi, le sue gambe lo reggevano come un tempo e il suo
corpo si
abituava al nuovo impatto della gravità.
All'improvviso,
però, le ginocchia gli
cedettero ma Jack fu veloce a prenderlo al volo e a passargli un
braccio sotto
le stesse e un altro dietro la schiena per prenderlo tra le proprie
braccia e
sollevarlo: "Cerca di non aggiungere trauma cranico alla lista di
ferite
da cui devi riprenderti." disse l'uomo a bassa voce prima di baciarlo
con
amore e riverenza sulle labbra: "Non devi avere fretta, piccolo. Ti
riprenderai presto.".
"Non
mi piace dipendere da
qualcuno, lo sai."
Jack
scosse la testa: "Non è
dipendere da qualcuno, Mac. È lasciare che le persone che ti
amano si prendano
cura di te quando hai bisogno soltanto di pensare a guarire. Te l'ho
già detto
una volta, piccolo, e non soltanto io ma anche gli altri: siamo una
famiglia, e
la famiglia si aiuta e si supporta. Senza se e senza ma. Ricordatelo
sempre,
anche se ci allontani, ci chiudi fuori dalla tua vita, noi resteremo
sempre ad
aspettarti, io resterò sempre ad aspettarti, è
una promessa."
"Forse
posso vivere con questa
promessa…"
Con
un sorriso, e Mac disteso tra le sue
braccia, Jack uscì nel corridoio deserto e illuminato dalla
luce del sole che
entrava dalle finestre che davano sul cortile interno del Nido: era una
bella
giornata, il cielo era azzurro e l'aria tiepida e profumata, una di
quelle
giornate che ti invogliano ad andare in spiaggia a prendere il Sole e a
goderti
la brezza di mare.
Muovendosi
con sicurezza attraverso i
corridoi più interni del Nido, senza incontrare nessuno, si
fermarono infine davanti
a una porta bianca, anonima, che Jack aprì poco
elegantemente con un calcio: si
ritrovarono in un bagno bianco immacolato dove, accanto alla
cabina-doccia,
c'era una vasca già piena, con asciugamani posati accanto e
un pigiama pulito.
"Lancelot
ha detto che potevamo
usare il suo bagno privato." disse soltanto l'agente, prima di farlo
sedere sulla tavoletta del gabinetto: "Allora, ci pensi tu a
toglierteli
oppure ti lancio in acqua vestito?" ghignò.
Roteando
gli occhi, Mac mosse le
braccia con una smorfia infastidita, ma riuscì a sollevare
la casacca sopra la
testa e a levarla; con l'aiuto di Jack, tolse anche i pantaloni e
l'intimo; con
un sorriso – da quando Mac era tornato, difficilmente l'ex
Delta smetteva di
fare smorfie felici in sua presenza - Dalton lo sollevò di
nuovo e lo depositò
nell'acqua tiepida: "È di suo gradimento, signore?"
Mac
non rispose ma, dal modo in cui si
lasciava andare alle carezze del liquido sulla pelle, il fidanzato
capì che
doveva aver fatto centro: "Ora, scegli tu. Doccia da soldato in tre
minuti
scarsi oppure preferisci sguazzare un po' qui dentro?"
"Jack,
non tocco acqua da una
settimana, ho bisogno di sentirmi pulito." borbottò Mac
prima di immergere
la testa fino al livello degli occhi.
Quando
riemerse per prendere aria, Jack
era pronto con lo shampoo in mano: ne versò una generosa
dose sui capelli ormai
stopposi e secchi del partner e prese a massaggiargli il cuoio
capelluto con
gli stessi movimenti circolari che usava per tranquillizzarlo; in pochi
minuti,
complice anche la stanchezza e le emozioni - Gregor si era raccomandato
di
tenerlo tranquillo ma telefonare alla madre di Bozer doveva essere
stato un
duro colpo per lui - Mac si lasciò andare all'indietro e
chiuse gli occhi.
Galleggiava
sul pelo dell'acqua,
sprofondando sempre più nel sonno tanto più Jack
continuava con i propri gesti.
Quando
l'acqua tiepida cadde sui suoi
capelli per risciacquarli, sembrava una pioggia estiva, calda
nonostante debba
portare refrigerio alla natura avviluppata dall'afa.
La
stanza era silenziosa, tranne che
per la voce bassa di Jack che canticchiava, una melodia accattivante
che sapeva
di vecchie musicassette che gracchiavano in un walkman dimenticato al
sole:
"But I would walk 500 miles, and I would walk 500 more, just to be the
man
who walks a thousand miles to fall down at your door..."
Di
rimando, Mac abbozzò un sorriso e
canticchiò lo stesso ritmo ma senza le parole, non era una
canzone che conosceva
ma ila melodia non era difficile da ricordare.
Era
mezzo addormentato ma la
performance doveva aver soddisfatto Jack, perché questi si
chinò sul suo
orecchio e, dopo averlo baciato lì dietro, lo
sfiorò con le labbra distese in
un sorriso: "Una delle canzoni che preferivo al karaoke."
confessò.
Vedendolo
del tutto abbandonato con le
membra avvolte dall'abbraccio dell'acqua, Jack sorrise e si
concentrò sul resto
del corpo: lo lavò accuratamente e con una punta di
imbarazzo - non che non
l'avesse mai visto nudo come mamma l'aveva fatto ma mai in situazioni
del
genere, gli sembrava quasi di approfittarsi di lui -
dopodiché, quando ormai
l'acqua si era quasi del tutto raffreddata, aprì lo scarico
per farla fluire.
Quando
ormai era quasi del tutto
sciabordata via, Jack prese l'asciugamano di morbido cotone e
semplicemente ci
avvolse dentro Mac, frizionandolo per asciugarlo.
Del
tutto indisturbato, l'agente più
giovane continuava a dormire, Jack lo prese come un segno di fiducia e
totale
arrendevolezza nei suoi confronti, un dono prezioso.
Difficilmente
Mac si fidava e quel suo
essere insolitamente docile era forse la cosa più importante
di cui Mac poteva
fargli dono.
"Ehi,
piccolo... Piaciuto il
bagno?" la voce di Jack era permeata di affetto mentre gli posava un
bacio
sulla testa umida, l'unica altra cosa che spuntava dall'asciugamano
oltre alle
lunghe gambe di Mac.
Il
più giovane non rispose e strappò
una risata al'ex Delta: "E dicevi di non essere stanco,
assolutamente." lo prese in giro prima di spostargli una ciocca umida
dalla fronte, "Sei un testone.".
Dopo
avergli messo addosso il pigiama
pulito e aver lasciato vestiti sporchi e accessori da bagno nel cesto
come gli
aveva indicato Lancelot, Dalton lo riprese tra le braccia e se lo
strinse
addosso, inspirandone il profumo dello shampoo e il calore della pelle
baciata
dall'acqua tiepida: "Sono così felice che tu sia vivo..."
mormorò
mentre ne guardava l'espressione pacifica nel sonno, con la testa
poggiata
contro il suo petto, "Davvero felice... Resta così, Mac, non
potrei sopportare
qualcosa di diverso."
Era
ancora debole, forse lo sarebbe
stato per ancora qualche tempo, ma tutto era meglio dell'alternativa.
"Ti
amo, Mac…"
La
voce di Jack era un sussurro
praticamente inudibile ma aveva toccato comunque le corde dell'anima
del più
giovane, che sorrise nel sonno e mormorò un semplice
"Anch'io" di
rimando: non c'era nient'altro di così importante.
§§§
Quando
l'elicottero della Fondazione arrivò
a destinazione un'ora e mezza dopo la telefonata che avevano ricevuto dai
figli,
Savannah e Sean Bozer uscirono nel cortile che confinava con la
proprietà del
fratello di lei, Bartholomew, e videro la carlinga lucente
dell'elicottero sfiorare
le cime degli alberi prima di iniziare le manovre di atterraggio nel
punto
concordato.
La
donna strinse la mano del marito per
farsi forza e, quando dal mezzo ormai atterrato, scesero due donne, fu
la prima
a farsi avanti per accoglierle: "Sono Savannah Bozer, benvenute a
Mission
City." salutò lei.
Quella
che era senza dubbio il capo le
sorrise e allungò una mano: "Matilda Webber, direttrice
della Fondazione Phoenix
e capo di Wilt e Angus. Lei è Amanda, è lei a
pilotare l'elicottero. A nome
della Fondazione, vi chiedo scusa per quanto accaduto e sono venuta qui
per
accompagnarvi personalmente."
Sean
annuì ma non disse nulla,
lasciando che fosse la moglie a dire tutto: "La ringraziamo per il suo
interessamento, signora Webber. Ma sia sincera, Mac sta bene, vero? Se
lo
conosce bene, sa che non è molto aperto sulla propria salute
e-"
"Mi
chiami Matty, Savannah. Per
quanto riguarda Mac… Siamo a conoscenza del…
problema, diciamo. È tenuto sotto controllo dal
primario della clinica
privata della Fondazione, ci penserà lui a rivelare tutte le
scuse che Mac si
azzarda a propinarci."
Savannah
rise sotto i baffi e, con un
cenno della testa, indicò al marito di prendere la borsa ai
loro piedi: "Abbiamo
prenotato una stanza in albergo per restare con Mac ma non conosciamo
bene Los
Angeles, potrebbe darci indicazioni, una volta arrivati?"
"Non
è necessario, Savannah. La
Fondazione ha prenotato una stanza per voi a nostro carico e avrete
sempre
qualcuno a farvi da autista. Se mi fate avere il numero dell'hotel,
posso
disdire personalmente, senza farvi pagare per l'annullamento della
vostra
prenotazione precedente."
"Matty,
ma non è necessario-"
"Insisto,
Wilt e Angus sono due
dei miei migliori scienziati e la politica della Fondazione
è fornire supporto
e alloggio alle famiglie dello staff in caso di emergenza o situazioni
delicate. Non vi preoccupate, è uno dei privilegi del mio
ruolo e sono ben
contenta di approfittarne." Matty sorrise a entrambi e fece un gesto
verso
l'elicottero alle sue spalle: "Wilt ci aspetta all'aeroporto e da
lì andremo
direttamente all'ospedale."
"Non
è rimasto con Angus?"
chiese Sean, caricando sulla spalla la borsa da viaggio.
"Avevo
bisogno delle coordinate
esatte, ma non vi preoccupate. Mac è in compagnia di Jack
Dalton, un suo
collega."
"Se
c'è Jack con lui allora non ci
preoccupiamo." intervenne Savannah con un sorriso sollevato: "Mac ci
ha parlato tanto di lui, sappiamo che sono molto uniti e che Jack gli
è molto
legato."
Sean,
sempre di poche parole, annuì con
serietà e seguì Amanda fino al velivolo,
lasciando le due donne indietro a
scambiarsi ancora qualche parola: "Sean è molto affezionato
a Mac." disse
Savannah, riconoscendo nei gesti del marito i sentimenti dell'uomo,
"È un
uomo un po' burbero ma ha insegnato lui a Wilt a essere sempre aperto e
gentile
con tutti, ha accolto Mac come uno di famiglia fin dall'inizio e la
notizia
della sua scomparsa ha ferito forse più lui tra noi due."
"Sono
desolata, Savannah. Era una
gita come tante, non era la prima volta che Mac accompagnava quei
ragazzi a
osservare le costellazioni."
"È
tutto a posto, Matty. Voglio
solo raggiungere i miei bambini e abbracciarli."
"Presto
saremo lì, è una
promessa."